Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shippers    16/07/2017    3 recensioni
In quel mondo così crudele e brutale dove legarsi a qualcuno è considerato un atto di coraggio minacciato in continuazione dalla spietata condizione umana costantemente in bilico fra ciò che è terreno e il nulla eterno, Eren si era inevitabilmente legato.
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Eren x Levi!
Canonverse!
Spoiler Free!
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si erano salutati quella mattina.

Eren si era svegliato e si era precipitato giù dal letto con il cuore in gola.

Sentiva che non aveva più tempo e doveva per forza agire. In un mondo come quello dove il confine tra vita e morte è così labile, dove non è sempre detto che il sole illumini un nuovo giorno, in un mondo dove le grida lacerano la quotidianità e dove i cuori sembrano essere stritolati in continuazione dall'angoscia fino a perdere ogni singola goccia di sangue e di speranza; in quel mondo così crudele e brutale dove legarsi a qualcuno è considerato un atto di coraggio minacciato in continuazione dalla spietata condizione umana costantemente in bilico fra ciò che è terreno e il nulla eterno, Eren si era inevitabilmente legato.

Non era stato lui a deciderlo ovviamente.

Lo avrebbe volentieri evitato, ma non ne era stato capace.

Ogni volta la sua anima si era avvicinata sempre di più a quella dell'uomo che tanto ammirava.

Era stato rocambolesco il loro primo incontro. Eren, trattato all'epoca come una bestia, come un curioso, ma pericoloso caso umano, era stato affidato al Capitano Levi dopo che quest'ultimo lo aveva pestato davanti alla corte del tribunale. Il ragazzo si era sentito così spaventato da quell'uomo così piccolo, ma così grande.

Le settimane dopo si era sentito spesso in soggezione, il semplice parlare con quel suo superiore lo terrorizzava più di ogni altra cosa. Solo in seguito era avvenuta la conoscenza e dopo di essa la costruzione di un legame che ancora faceva fatica ad etichettare.

Eren si fidava di Levi più di chiunque altro. Le sue capacità di giudizio erano ormai rinomate e militarmente riconosciute, ma Eren rimaneva comunque meravigliato.

Levi non lo aveva incolpato quando a causa di una sua scelta, Eren aveva contribuito alla morte della sua intera squadra. Levi non aveva detto niente. Levi non era crollato. Il Capitano lo aveva addirittura sostenuto e aiutato con l'addestramento, gli era stato a suo modo vicino e questo Eren lo aveva enormemente apprezzato.

Aveva ormai un punto fisso, dopo anni, aveva qualcuno su cui contare, qualcuno a cui ispirarsi.

Che fosse una semplice cotta, che fosse amore o altro, Eren doveva confessare tutto al corvino.

Non perché fosse un giorno particolare, ma proprio perché fosse un giorno come tanti. Non sapeva quanti ancora ce ne sarebbero stati. Non poteva perdere nessuna occasione.

Così si era fiondato su per le scale e aveva cercato l'altro ovunque per la tenuta.

Dopo aver girato a vuoto per nessuno sa quanto, Eren aveva percepito dei rumori provenire da fuori.

Quando, guidato da quei suoni, era arrivato al cortile, aveva visto Levi assieme ad altri membri dell'Armata Ricognitiva intenti nei preparativi di quella che pareva una missione improvvisa, ad Eren era mancato stranamente il respiro.

Quasi immediatamente Levi si era accorto del ragazzo e si era congedato dai suoi colleghi per un attimo.

"Eren! Buongiorno, cosa stai facendo qui?" aveva chiesto con la solita calma che lo contraddistingueva.

Il più piccolo, sul momento, non aveva saputo esattamente come reagire. Aveva perfino preso in considerazione l'idea di non dirgli nulla e andarsene, ma poi si sarebbe sentito un vigliacco.

"Cosa state facendo?" aveva perciò domandato innocentemente.

Cosciente del fatto che non fosse tenuto a dargli spiegazioni riguardo ad azioni coordinate da superiori, Levi gli aveva risposto lo stesso.

"È una missione semplice con lo scopo di portare all'interno il cadavere di un nuovo gigante anomalo che si è arrischiato ed è poi successivamente morto fuori dalle mura. Nulla di eclatante, né di eccessivamente pericoloso. Saremo di ritorno per il tramonto. Volevi comunicarmi qualcosa?" aveva detto scrutandolo attentamente avendo percepito il nervosismo del giovane cadetto.

Così Eren si era fatto coraggio.

"Capitano Levi, so che non è il momento giusto e so che forse ciò che sto per dirle potrà anche infastidirlo notevolmente, ma in questo periodo lei è stato un punto di riferimento e non smetterò mai di ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per me, anche se magari non se ne sarà reso particolarmente conto. Probabilmente mi troverà parecchio infantile e inopportuno, ma Capitano, volevo confessarle che io la..."

"Rivaille! Presto! O non faremo in tempo!"

Eren era stato interrotto nel punto fondamentale del suo discorso.

Un senso di spaesamento lo aveva invaso e non sapeva dunque come continuare.

"Eren" Levi aveva posato una mano sulla sua spalla e lo aveva fissato dritto negli occhi "ne parliamo dopo."

Poi gli aveva dato le spalle e si era diretto verso i suoi compagni. Mentre lo guardava allontanarsi Eren credeva che prima o poi avrebbe smesso di seguirlo e che finalmente avrebbe camminato al suo fianco, un giorno avrebbe raggiunto il suo mito, la sua ancora.

Un giorno.

Intanto aveva fatto il primo passo e avrebbe solo dovuto aspettare il crepuscolo, poi si sarebbe tolto un peso, Levi finalmente sarebbe venuto a conoscenza dei suoi sentimenti.

*

Adesso è sera e il Corpo di Ricerca non è ancora tornato.

Il sole è scomparso dietro le mura e del Capitano nessuna traccia.

Eren è seduto a terra, fuori dalla tenuta in attesa.

Deve parlare con Levi. Levi sarebbe arrivato a breve.

Armin gli aveva detto di rientrare e aspettare che arrivasse dentro, al caldo, ma Eren voleva essere il primo ad assistere al ritorno del Capitano.

Finalmente un rumore di zoccoli riempie l'aria. Un carro si sta avvicinando ed Eren può scorgere due uomini che non conosce. Dov'è Levi?

Gli uomini lo salutano. Scendono e recuperano un sacco da dietro.

Eren inorridisce, pallido e tremante si accosta ai due.

È un corpo.

"Ciao ragazzo, è impensabile ciò che sia successo, il soldato più forte dell'umanità colpito mortalmente da questo gigante che credevamo innocuo. Levi Ackerman se n'è andato e..."

Si accascia al suolo Eren, con le mani tra i capelli mentre non riesce ad articolare una frase e mentre tutto attorno a lui inizia a girare. Sicuramente urla Eren, se ne rende conto perché vede che i due uomini stanno cercando di calmarlo, ma non sente niente.

Le loro parole sono ovattate così come le sue grida. È furente l'animo di Eren che non crede ai suoi occhi. Il petto è conficcato da una miriade di spilli più caldi del fuoco che arde. Le lacrime iniziano a scivolare sul suo viso senza che se ne renda conto, mentre continua ad urlare parole sconnesse.

Spinge forte le mani contro le orecchie nel tentativo di sentire nella sua testa solo la voce del Capitano che già fa fatica a ricordare.

Ma la sua mente è buia, oscura. Adocchia la lama dell'uomo di fronte a lui, pensa di sottrargliela, pensa di conficcarsela nello stomaco per far sì che smetta di pungere.

È ancora a terra quando vede Armin, Jean e Mikasa venirgli incontro.

Poi qualcuno scopre il cadavere di Levi.

Il suo viso è intatto, ma ha una ferita profonda nell'incavo del collo. Eren nota una fascia con cui forse avevano cercato di medicarlo.

Grida ancora di più nella notte.

Urla che squarciano il cielo.

Doveva parlargli, doveva dirgli che forse lo amava.

Eren si ammutolisce. Le persone attorno a lui lo guardano stupefatte.

Cominciano a parlare, ma Eren non le sta ascoltando. Annuisce a intervalli regolari come un automa, ormai non sente niente.

Qualcuno lo trascina dentro. Lo porta nella sua camera nei sotterranei. Quel qualcuno è Armin che gli sta sussurrando parole di conforto, ma Eren continua a non capire.

Ad un tratto si ritrova solo. Disteso sul suo giaciglio.

L'alba si insinua tra le sbarre della sua finestra. Il soffitto riflette la luce del sole.

Eren scatta in piedi.

Cerca di proferire parola, ma non riesce. Sembra che il dolore gli abbia strappato le corde vocali.

Un uomo spunta nella sua stanza. Apre la porta e lo saluta. Eren fa altrettanto, ma ormai non è più consapevole delle sue azioni.

L'altro dice qualcosa poi gli porge una piccola ed insignificante pergamena.

Se ne va.

Eren dà un pugno contro il muro.

Sente le ossa rompersi e guarda il sangue sgorgare dalle ferite. Guarirà, è un gigante.

Apre il foglio, delle gocce scarlatte bagnano la pergamena.

Anche io Eren.
- Levi

C'è scritto solo questo.

Eren all'inizio non comprende. Anche io? Anche io cosa?

Poi, come se lo avessero sviscerato, cade rovinosamente sulla pietra fredda.

Anche io.

Lo sapeva bene che non avrebbe dovuto. Sapeva che non era consono legarsi così ad un altro spirito.

Non aveva mai provato nulla di simile. Quel senso di impotenza che aveva sempre cercato di combattere promettendo a sé stesso che avrebbe ucciso tutti i giganti.

Eren non è in sé.

Sente il sapore ferroso del sangue nella bocca.

Non capisce molto.
Perde i sensi.

Quando si risveglierà dovrà affrontare la cosa e tornare a vivere.

"Volevo confessarle che io la amo Capitano" avrebbe voluto dire.

"Anche io Eren" Levi gli avrebbe risposto.



Note: Salve! Ho sentito il bisogno di pubblicare questa cosa. Ringrazio chi ha letto e sono aperta a commenti. Grazie per il vostro tempo e alla prossima!

   
 
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