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Autore: _Polx_    16/07/2017    2 recensioni
La vicenda prende ispirazione dall'ottava opera, non più narrativa bensì teatrale, che ha offerto al pubblico nuovi personaggi molto promettenti, ma al contempo uno sviluppo di trama, a mio parere, mediocre. Forse raccontare quanto venne dopo renderà tutto più chiaro.
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“Cos'ha a che vedere questo con Delphi? Lei è ad Azkaban, isolata dal mondo. Non può certo essere a capo di simili azioni criminali”.
“Ho la forte sensazione che in tutto questo Delphi sia sempre stata una semplice pedina. Un mezzo, inconsapevole d'essere tale, che infine è sfuggito dal controllo di chi cercava di governarlo”.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Presto l'intero gruppo docenti fu presente, a eccezion fatta per il professore di Pozioni, che in tutto l'inizio dell'anno s'era dimostrato una figura alquanto evanescente e ardua da reperire.
“Sappiamo, purtroppo, che il professor Solari ha accettato con piacere la cattedra offertagli, ma che troppo tardi abbia compreso di non potervisi dedicare con la giusta presenza” cominciò la preside McGranitt “s'è dunque sentito in dovere di ritirarsi dall'incarico e noi tutti ci siamo adoperati perché la sospensione delle lezioni fosse breve e rapidamente risolta. Perdonerete il suo ritardo: tra poco si presenterà a voi il nuovo docente di Pozioni” quasi per coincidenza, una figura si avvicinò discretamente al grande tavolo, sgusciando dall'ombra in cui era immerso uno degli ingressi secondari alla Sala Grande e, coi cordiali saluti della preside McGranitt, si accomodò accanto al professor Paciock che, dal canto suo, non ne sembrava particolarmente gratificato. Non troppo alto e non certo imponente, il nuovo venuto dava tutta l'impressione d'esser nato e cresciuto in un mondo di gran classe. Eppure il suo sguardo, più freddo del marmo, era velato da un'ombra di repulsa, come se disprezzasse il luogo in cui era o, quanto meno, non desiderasse trovarvisi.
Il bizzarro silenzio che piombò sull'intero salone fu improvvisamente spezzato da un'esclamazione proveniente dai Serpeverde, dove un giovane era balzato in piedi nonostante l'amico al suo fianco tentasse di trattenerlo: “è uno scherzo?” inveì Scorpius.
La preside McGranitt alzò allora la voce per sovrastare la sua, nella speranza di metterlo a tacere: “il signor Draco Malfoy sostituirà il professor Solari per l'anno in corso: voi studenti, in particolar modo coloro che a inizio estate dovranno sostenere gli esami del settimo anno, siete molto fortunati ad averlo, perché la sua preparazione è lodevole”.
“Come no” insistette Scorpius, parlando sommessamente, ma non ancora al proprio posto, troppo sorpreso e oltraggiato per sedere docilmente e soffocare le molte obiezioni.
Fu Albus che, afferrata saldamente la manica della sua divisa, lo strattonò con tale foga da costringerlo ad abbassarsi: “non fare spettacolo” ringhiò a denti stretti “la nostra prossima lezione sarà Pozioni. Gli parlerai di persona, che ne dici?”.
“Sarò lo zimbello di tutti”.
“Sei già lo zimbello di tutti”.
“Parli per esperienza personale, immagino” replicò con acida prontezza.
Il loro battibecco fu interrotto dal commiato dei professori, che congedarono i presenti e li incitarono a raggiungere i propri dormitori. Questo generò un'ulteriore polemica da parte del giovane Malfoy che, anziché godersi il banchetto serale assieme agli altri studenti, s'era dovuto accontentare del leggero pasto concessogli da Madam Pomfrey in infermeria.
Di certo quella sera Albus non giovò di una compagnia particolarmente allegra, perché Scorpius sembrava sinceramente turbato dal fatto che suo padre fosse entrato a far parte del personale di Hogwarts: “questo deve avere a che fare con la sua convocazione al Ministero. Per tenerlo d'occhio, l'hanno spedito qui. E io ne pago le conseguenze”.
“Cosa potrebbe mai avere a che fare Hogwarts col Ministero?”.
“La storia. Questa sconosciuta, vero, Albus? A dire il vero, non penso possa neppure considerarsi davvero storia, se risale a meno di trent'anni fa”.
“Quei tempi sono finiti. Rilassati, rimpinzati di zucchero come tuo solito, quando sei troppo nervoso. Io ho sonno” e così sfuggì alle sue martellanti rimuginazioni.
Come Scorpius temeva, il giorno seguente molti sguardi si puntarono su di lui e avevano espressioni decisamente troppo canzonatorie. Ringraziò soltanto che il talento per il Quidditch, ben celato ma pur sempre coltivato in quegli ultimi anni, avesse incrementato esponenzialmente la sua popolarità tra le fila dei Serpeverde, rendendolo una personalità degna di timore e rispetto anche agli occhi dei giocatori delle altre casate.
Al contrario di Albus, curioso più che perplesso di sapere Draco loro nuovo insegnante e desideroso di scoprire quanto valido o mediocre sarebbe stato, Scorpius sedeva rigido come un giunco al proprio posto ed era di malumore come di rado si aveva la sfortuna d'incontrarlo.
Entrambi furono grati quando, al suo arrivo, Draco li ignorò e sedette semplicemente alla cattedra. In realtà, la sua indifferenza sembrava rivolta generalmente all'intera classe.
Badò ai fatti propri per qualche minuto, poi finalmente si abbandonò sullo schienale della sedia e disse con cruda schiettezza: “mi hanno chiamato per questo posto vacante e non mi hanno dato possibilità di sottrarmici, quindi vediamo di recuperare ciò che quell'incompetente del mio predecessore non ha avuto l'accortezza di insegnare, causando impressionanti lacune nel programma, e passiamo i N.E.W.T senza troppe storie. Ho un immenso podere di pace e fatti miei cui tornare”.
Prima che potesse prendere fiato per pronunciare la frase successiva, la mano di Scorpius balzò in aria: “domanda d'ufficio: come dovrei chiamarti?”.
Seccato da quella che sapeva essere una provocazione innocente ma ben ponderata, Draco respirò a fondo e rispose con sorriso teso: “potresti cominciare col non chiamarmi affatto. In tal modo, la lezione scorrerebbe liscia come l'olio”.
Quella risposta strappò un sorriso poco cameratesco ad alcuni dei ragazzi, mentre gli occhi di Scorpius si assottigliarono e le sue dita picchiettarono nervosamente sulla superficie del banco. Albus sapeva che il suo cervello si stava arrovellando alla ricerca di un modo per far breccia nella solidissima impassibilità del professor Malfoy, per quanto bizzarro gli sembrasse accostarlo a quel titolo.
“Di tutti coloro a cui potevano rivolgersi, hanno scelto proprio lui” borbottò Scorpius quando la lezione ebbe inizio e la sua distrazione non gli permetteva di constatare che la formazione personale di Draco fosse più che degna del compito affidatogli “un nullafacente privo d'interesse ed esperienza per una cattedra come questa”.
“Dopo Silente, la preside McGranitt è una dei più grandi luminari della scuola di Hogwarts” ribatté Albus “sa quello che fa”.
“Sempre che sia stata lei a decidere”.
Solo allora si accorsero dell'altera presenza che incombeva su entrambi, ma non si voltarono. Semmai, serrarono le labbra e attesero.
“Sottrarrei punti alla vostra casata, se non fosse l'unica di cui m'importi qualcosa” sibilò la voce di Draco Malfoy alle loro spalle, poi punzecchiò la loro disattenzione con un'ostica domanda sul siero di ninfea sanguigna coltivata dalle Veela e la relazione intercorrente tra la sua sintetizzazione mal riuscita e il disastroso fallimento di un'intera fabbrica sperimentale di burrobirra avvenuto nel 1852, nonché con la più che plausibile bocciatura di entrambi, se non fossero stati in grado di rispondere a una domanda simile in sede d'esame. Tuttavia, con sua grande sorpresa e prendendosi gioco del totale disorientamento di Albus, Scorpius gli diede la risposta che cercava e questa fu precisa ed esaudiente: per la prima volta da quando aveva messo piede ad Hogwarts, il giovane Malfoy trovò immensa soddisfazione nell'aver aperto un libro scolastico prima che gli venisse chiesto.
Indispettito, Draco fu costretto a fingere indifferenza nei loro confronti e tornare alle proprie spiegazioni.
“Neppure un misero punto” borbottò Scorpius in fil di voce.
“Mi sembra ovvio” replicò Albus “ce l'ha con noi”.
“La cosa certo non mi stupisce: è la persona più indisposta del mondo, come se camminasse costantemente con delle spine sotto i piedi. Oggi, però, sembra proprio avercela con tutti: siamo oltre metà lezione, ormai, e non ha ancora assegnato un misero punto a nessuno della classe, indifferentemente dalla casata. Pare che gli abbiano chiesto di agire in maniera politicamente corretta e, ond'evitare incomprensioni, finge neutralità”.
“Dagli tregua: è la prima vera lezione di Pozione che abbiamo dall'inizio dell'anno”.
“Gli darò tregua quando avrò delle risposte” troncò seccamente e più non parlò, né tanto meno ascoltò, per il resto dell'ora.
Quando la lezione si concluse, lentamente la classe si svuotò, finché non rimasero che pochi ragazzi, oltre ad Albus e Scorpius, e ognuno badava per sé.
“Non ho idea di cosa tu voglia fare” borbottò Albus “ma so già che è stupido, quindi vado. Ringrazio di non avere lezione con te, ora, o ti dovrei sorbire per tutto il giorno” e, detto questo, prese i propri libri e uscì discretamente dall'aula.
Quando finalmente Scorpius restò l'unico studente presente all'appello e Draco ancora sedeva al proprio posto senza prestare alcuna attenzione agli alunni che si congedavano, il ragazzo prese la propria sedia e si accomodò accanto alla cattedra.
“Dunque” esordì “non posso negare, papassore, che mi hai profondamente stupito”.
Già pronto a sbuffare seccamente e a ordinargli di andarsene come tutti gli altri, Draco si bloccò, ripensando tra sé a quel bizzarro epiteto: “come?”.
“Non posso certo chiamarti 'papà' davanti a tutti: sarebbe fuori luogo. Allo stesso modo, il titolo di 'professore' mi suona davvero ridicolo. Ho trovato una via di mezzo. Dunque” tornò prontamente al discorso che più gli premeva “da quando i Malfoy si dedicano a degli impieghi onesti e onestamente remunerati? Siamo al verde?”.
“Non vengo remunerato per questo incarico”.
“Ah no?” chiese Scorpius ostentando sorpresa “dunque perché ci troviamo qui?”.
“Evidentemente perché non hai nulla di meglio da fare”.
“Ha a che vedere col Ministero? Ti ho visto punzecchiare parecchio il tuo braccio sinistro, ultimamente. Qualcosa lo infastidisce? Qualcosa di nero e molto compromettente?”.
“A volte un braccio prude, sia esso decorato o meno. Ora, se tu hai tempo da perdere, lo stesso non vale per me” e fu lui ad alzarsi, prendendo le proprie cartelle e marciando speditamente verso la porta.
“Mamma me l'avrebbe detto” esclamò Scorpius per sovrastare la distanza che ormai li separava.
“Tre punti vengono sottratti a Serpeverde” fu la pronta risposta di Draco che non si voltò neppure, ma continuò a camminare imperterrito per il maestoso corridoio immerso nella tenue luce della mattinata autunnale.
Scorpius fu così sconvolto da quelle parole che per una buona manciata di secondi rimase impietrito come una bambola di pezza a fissarlo mentre si allontanava. Poi colpì la cattedra, anche se con forza contenuta, e imprecò tra sé mentre la sua mente ancora rimuginava su un modo per estorcergli qualche misera informazione di bocca.
  
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