Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shippers    16/07/2017    2 recensioni
"Buonasera! Come mai il cinema è chiuso a quest'ora? Sono venuto qui per l'anteprima di quel film e credevo che..." provò indicando il poster, peccato che si interruppe bruscamente quando si accorse che il dipendente lo stava ignorando e che stava per entrare nel cinema.
"Aspetti!" quasi gridò confuso.
L'altro si chiuse la porta alle spalle.
Eren era decisamente infastidito dal comportamento così maleducato di quel ragazzo. Possibile che trattasse così i suoi clienti? Persone che erano lì pronte a spendere il proprio denaro?
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Eren x Levi!
Modern!AU
(Possibile OOC)
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[Repost perché per sbaglio mi si è cancellata]

Eren odiava il cinema.

No, non odiava il cinema.

Eren odiava il cinema nel momento in cui i suoi amici si rifiutavano di andare al bowling per vedere uno stupido film. Quel sabato inoltre, al bowling era stata indetta una competizione: a chi avesse concretizzato trenta strikes di fila sarebbe stata offerta la cena e il titolo di re del locale. Inutile dire che Eren aveva prontamente sfidato il suo amico/rivale Jean per decretare finalmente chi fosse il migliore fra i due.

Peccato che all'ultimo minuto Armin e Mikasa avessero liquidato quel tanto agognato programma per la serata e deciso per altro.

In circostanze ordinarie non sarebbe mai accaduto, ma a quanto pare il cinema, per concessione straordinaria, trasmetteva in anteprima nazionale la tanto attesa trasposizione cinematografica dell'altrettanto famoso manga "L'attacco dei Giganti". Inutile dire che i due amanti della serie lo avevano pressoché costretto ad accompagnarli e dunque si erano dati tutti e tre appuntamento davanti alla struttura alle venti in punto.

Una leggera brezza soffiava sul viso del ragazzo in quella sera di Settembre. L'estate stava volgendo al termine, ma nonostante ciò il clima era ancora dei migliori, fatta eccezione per qualche scura nuvola in cielo.

Eren, giunto all'entrata del cinema, si chiese per quale assurdo motivo fosse tutto chiuso e perché le luci e le insegne luminose fossero completamente spente. Diede uno sguardo all'orologio: le 20:02.

Si guardò intorno, ma dei suoi amici nessuna traccia.

Pescò il cellulare dalla tasca dei jeans, sbloccò lo schermo alla ricerca di qualche messaggio, ma nulla.

L'enorme poster promozionale del film che avrebbero dovuto vedere risultava incredibilmente inquietante privato di luce al neon.

Un gigante lo fissava con occhi spiritati mentre masticava apparentemente un essere umano.
Eren rabbrividì. Era disgustoso. Come facevano Armin e Mikasa ad apprezzare qualcosa del genere? Alquanto scosso, il ragazzo tentò più e più volte di contattare gli altri, ma la segreteria telefonica glielo impediva ogni volta. Che gli avessero dato buca? Che lo avessero preso in giro? Forse era uno scherzo? Forse era tutta opera di Jean per farsi incoronare Re del Bowling incontrastato.

Alla sola idea ribollì di rabbia, così afferrò nuovamente il cellulare e con foga compose il numero di quella faccia da cavallo. Stava per far partire la chiamata quando i fari di un auto lo accecarono completamente.

La macchina si addentrò nel cortile del cinema e con cura parcheggiò in uno dei posti riservati ai dipendenti.

Eren sgranò gli occhi per mettere quanto più a fuoco possibile nonostante il buio. Dal sedile del guidatore venne fuori un uomo. O almeno a quella distanza Eren suppose che fosse un uomo. Quest'ultimo chiuse la portiera e girò la chiave nella serratura dell'automobile. Fece per allontanarsi quando l'allarme antifurto scattò. Il ragazzo lo sentì imprecare qualcosa da lontano mentre sferrava un calcio alla malandata e vecchia macchina. L'allarme cessò di suonare.

Così l'uomo si diresse verso l'entrata del cinema.

Da più vicino, Eren poté constatare che l'uomo dimostrava circa venticinque anni.

Era estremamente basso, i suoi occhi sembravano quasi neri al buio e portava un taglio di capelli tipicamente militare. Il suo petto era fasciato da una maglietta nera a maniche corte e, tanto per cambiare, i suoi jeans erano rigorosamente neri.

Giocherellava con quelle che Eren riconobbe come le chiavi del cinema.

Quando finalmente l'altro ragazzo era giunto a destinazione, si rese conto della presenza di Eren ed iniziò a scrutarlo con attenzione. Poi tirò su le serrande dell'ingresso e cominciò ad aprire il luogo. Eren tentò dunque di chiedere informazioni.

"Buonasera! Come mai il cinema è chiuso a quest'ora? Sono venuto qui per l'anteprima di quel film e credevo che..." provò indicando il poster, peccato che si interruppe bruscamente quando si accorse che il dipendente lo stava ignorando e che stava per entrare nel cinema.

"Aspetti!" quasi gridò confuso.

L'altro si chiuse la porta alle spalle.
Eren era decisamente infastidito dal comportamento così maleducato di quel ragazzo. Possibile che trattasse così i suoi clienti? Persone che erano lì pronte a spendere il proprio denaro?

Non si perse d'animo e cominciò a battere forte sulla vetrata cercando di attirare l'attenzione del ragazzo all'interno.

Passarono cinque, dieci minuti e finalmente l'altro si decise a dargli retta.

"Ragazzino, puoi smetterla? Se rompi il vetro te lo faccio ripagare!" esordì con un tono alterato.

Nonostante la sua statura non fosse per nulla una preoccupazione, appariva parecchio intimidatorio. La sua voce lasciava sì trasparire evidente fastidio, ma il viso era innaturalmente inespressivo.

"Entra e non mi seccare."

Eren seppur contrariato, non se lo fece ripetere due volte.

Il dipendente stava sistemando l'ingresso. Evidentemente quel giorno il cinema non aveva proprio aperto. Ad un certo punto scomparve dietro la biglietteria e dopo poco uscì fuori con una sedia di plastica.

"Prego" disse porgendola ad Eren che non seppe se considerarla una gentilezza o meno.

"Grazie..."

"Levi" completò la frase iniziata dall'altro così presentandosi.

"Beh grazie! Io sono Eren!" ricambiò a sua volta.

Il silenzio calò di nuovo nella sala. Silenzio intervallato solo da Levi che ogni tanto faceva rumore sistemando il bar e il distributore dei pop corn. Eren intanto si guardava intorno contemplando la tranquillità insolita del cinema vuoto.

"Oggi abbiamo aperto solo per l'anteprima. Inoltre il film inizia alle nove e mezza. È ancora presto" spiegò Levi all'improvviso.

"Oh. Credevo fosse prima" pensò ad alta voce Eren.

Mentre Levi lavorava, Eren osservava ogni suo movimento.

Quel ragazzo aveva un particolare fascino nonostante il fare brusco. La sua carnagione esangue spiccava particolarmente se paragonata a quella ambrata di Eren.

Quando Levi si alzò in punta di piedi per mettere in ordine un oggetto sporgente da uno scaffale del bar in alto, la sua t-shirt si alzò di poco ed Eren poté notare un tatuaggio sul fianco sinistro. Era uno strano stemma che raffigurava un paio di ali.

Il ragazzo tuttavia non poté scrutarlo per bene visto che l'altro era in continuo movimento.

Considerando che il tempo che avevano davanti era abbondante, Eren cercò quantomeno di fare conversazione.

"Da quanto tempo lavori qui?" chiese curioso.

Dall'altro lato nessuna risposta. Levi non si era neanche voltato a guardarlo. Possibile che non lo sentisse? Forse era sordo? Impossibile. Prima si erano parlati. Non poteva essere sordo.

Forse leggeva il labiale?

"Sei mesi" rispose seccamente.

Non era sordo.

Detto ciò ripiombò il silenzio catacombale di prima.

Il tempo passava così lentamente che Eren credette che tutti gli orologi della zona si fossero inceppati. Guardava in continuazione lo schermo del cellulare sperando in qualche messaggio dai suoi amici, ma nulla. Era ancora troppo presto.

"Posso farti una domanda?" iniziò Levi serio.
Eren deglutì involontariamente. Quel ragazzo gli faceva provare un'ansia ingiustificata.

Annuì.

"Non è che potresti sistemare la Sala Uno? Sempre se ti va. Devi solo dare una controllata in giro e in caso buttare qualche cartaccia nel cestino. Ci stai?" chiese il dipendente, anche se dal tono sembrava più un'imposizione che una richiesta.

Eren, che si trovava decisamente in imbarazzo alla presenza di Levi, accettò di buon grado.

"Eren!"

"Sì?"

"Prendi questa" disse porgendogli una sorta di mini aspirapolvere "potrebbe servirti."

*

Per fortuna di Eren, la sala non era così sporca. La cosa più disgustosa che aveva trovato era una gomma da masticare di vecchia data. Quando terminò di dare una ripulita diede un'occhiata all'orologio che finalmente segnava le nove e un quarto.

Quando scese le scale per tornare all'ingresso fece per chiamare Levi quando si fermò ad osservare ciò che stava accadendo davanti ad i suoi occhi.

Il ragazzo, che non aveva ancora aperto le porte del cinema, si stava cambiando per indossare la divisa. Si sfilò con insolita grazia la t-shirt nera e ciò che Eren vide fu incredibile. Impercettibilmente arrossì durante la contemplazione di quel corpo asciutto e tonico. Il suo occhio cadde sull'accenno di addominali e sui pettorali così ben definiti. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma rimase invece incantato.

Quando poi l'altro si infilò la maglietta rossa in dotazione ai lavoratori, Eren in un qual modo si ridestò. Levi si girò verso di lui, il quale non poté far altro che arrossire ancora più violentemente come se fosse stato colto a fare chissà che cosa.

"Hai finito?" domandò il moro atono.

"Sì, tutto pulito!" rispose Eren senza esitazione.

Levi lo fissò dritto negli occhi, come se volesse comunicargli qualcosa. Il più giovane assunse un'espressione interrogativa. Si era creata una strana tensione nell'aria.

Un telefono squillò.

Eren agguantò il suo cellulare e lesse mentalmente il nome apparso sullo schermo. Era Armin.

"Armin? State arrivando? Bene! Io sono già qui, a dopo!" e riagganciò.

"È il caso di aprire" dichiarò Levi tossendo.

*

"Eren! Incredibile! È la prima volta che arrivi in anticipo!" lo salutò Armin assieme a Mikasa venendogli incontro.

"Questo perché avevamo stabilito di vederci qui alle otto! Perché non vi siete presentati?" domandò cercando di tenere un tono infastidito.

Mikasa lo guardò confusa.

"Avevo detto di vederci per le nove. Non posso aver sbagliato" fece con calma.

Eren, sentito ciò, controllò il suo telefono. Aprì la sezione dedicata ai messaggi e in seguito la conversazione con l'amica.

Sbiancò e spalancò gli occhi quando, rileggendo il messaggio, si accorse che era stato lui a sbagliare, avendo così sprecato un'ora in quel cinema vuoto. O quasi vuoto, si corresse mentalmente pensando al giovane dipendente.

Si scusò con gli amici per averli accusati ingiustamente e ripresero a discorrere normalmente.

"Che cosa hai combinato qui fuori per un'ora?" chiese curioso Armin passandosi una mano fra i capelli biondi.

"Ehm..." iniziò Eren "vedete quel ragazzo lì? Mi ha fatto entrare ed ho aspettato dentro per un po'. È davvero inquietante. Addirittura più di te Mikasa!" affermò Eren indicando di nascosto Levi all'interno.

Mikasa, per tutta risposta, gli tirò un calcio ben piazzato sugli stinchi e assunse un'espressione soddisfatta quando l'amico fece strane smorfie a causa della botta.

"Sei impazzita?" fece dolorante.

"Io non sono inquietante" proclamò la ragazza con fare solenne, stringendosi nella sciarpa rossa che si ostinava a portare anche in estate.

Ed Armin rise di gusto.

"Tra un po' comincia, andiamo!" disse quest'ultimo controllando l'orologio da polso.

Così i tre entrarono nell'ingresso e si diressero alla biglietteria.

"Uno per l'attacco dei giganti!" fecero in coro i due amici sventolando le loro banconote, pronti ad assistere al film che aspettavano da tempo.

Levi passò i biglietti sotto il vetro e incassò i soldi.

Quando Eren si avvicinò e fece per parlare, il moro lo interruppe.

"Tieniti i soldi, moccioso" disse porgendogli un biglietto.

Eren avrebbe voluto controbattere e pagare regolarmente, come tutti i buoni cittadini, ma Levi aveva accompagnato la frase ad una espressione che non ammetteva repliche.

Perciò, per tenersi lontano dai guai, ringraziò sotto voce e raggiunse i suoi amici che si erano già fiondati esaltati nella sala.

*

Il film che stavano guardando era la cosa più ripugnante che Eren avesse mai visto.

Bestioni di metri e metri d'altezza che divoravano poveri uomini innocenti! Il ragazzo rabbrividiva ad ogni scena. Sangue ovunque, di un rosso scarlatto che pareva reale. Aveva trattenuto i conati di vomito quando la madre del protagonista era stata brutalmente massacrata e ridotta a cibo per giganti. Il protagonista, che i suoi amici continuavano a considerare uno stupido impulsivo, era sicuramente l'unica cosa che Eren apprezzava.

Quando, per l'appunto, lo difendeva dalle aspre critiche degli altri due, questi non facevano altro che dirgli che lui non conosceva la storia e che perciò avrebbe fatto meglio a tacere.

"Ancora non capisco come possiate amare questa roba!" sottolineò Eren mentre camminavano verso il bar durante la pausa dovuta alla fine del primo tempo.

"Non comprendi la complessità e la bellezza della trama. Potere, libertà, miseria umana, è tutto lì, ma evidentemente sei troppo bacato per arrivarci" constatò Mikasa.

Eren le lanciò uno sguardo indignato.

"Allora, cosa posso servirvi?"

Levi era passato dalla biglietteria al bar, ma aveva mantenuto la stessa identica aura apatica. Era quasi divertente, notò Eren, come il rosso sgargiante e colorato della sua maglietta, con tanto di badge con rispettivo nome seguito da una faccina felice, facesse a pugni con il suo volto decisamente poco entusiasta. Nonostante ciò, non poteva non considerarlo affascinante.

I suoi occhi avevano comunque un che di vissuto che non aveva mai riscontrato in nessuno dei suoi coetanei.

Quando Eren si rese conto che lo stava fissando con insistenza, si voltò di colpo imbarazzato in maniera così plateale che Armin gli chiese se si sentisse bene.

"Prendo quelle patatine al formaggio" rispose dopo un po' Mikasa indicando un pacchetto in alto.

Levi dovette dunque alzarsi nuovamente in punta di piedi per recuperarlo e Eren poté nuovamente ispezionare il tatuaggio di prima.

Quelle ali, adesso, risultavano molto più familiari.

Poi ebbe l'illuminazione. Quello stemma era lo stesso che appariva nel film sui mantelli del Corpo di Ricerca! Levi era un fan del manga.

"Comunque sia, ragazzi, adoro come abbiano adattato la storia a livello cinematografico! È incredibile!" disse all'improvviso Eren con eccessivo impeto e con un tono assurdamente alto.

I suoi amici gli riservarono un'occhiata perplessa.

"Eren? Sicuro di stare bene?" cominciò il biondo sconcertato "Non avevi detto che queste cose ti disgustavano e..."

"Armin! Ma cosa dici! Anche se non sono un grande fan delle trasposizioni cinematografiche, questa si sta rivelando impeccabile!" continuò Eren con falsa sicurezza.

"Un euro e venti" comunicò Levi a Mikasa nel frattempo.

Il dipendente non si era smosso di una virgola.

"E poi, il Corpo di Ricerca è davvero fantastico anche nel film!" provò Eren, in cerca di attenzioni da parte dell'altro.

Solo dopo quella affermazione Levi sembrò mostrarsi lievemente interessato alla loro conversazione.

"Voi dovete prendere qualcosa?" domandò Mikasa dopo aver pagato.

Armin fece di no con la testa.

"Perfetto! Torniamo dentro" proferì l'amica.
"Ragazzi, io arrivo subito, iniziate ad andare" li avvisò Eren mentre i due continuavano a fissarlo come se gli avessero diagnosticato qualche malattia bizzarra.

Così rimasero solo Levi ed Eren.

Eren tuttavia non aveva previsto l'indifferenza dell'altro nei suoi confronti, il quale sembrava ignorare totalmente la sua presenza.

Avrebbe dovuto dire qualcosa d'effetto, ma non sapeva cosa. Perché non era tornato in sala con i suoi amici? Perché era stato così idiota? Ora Levi era passato dall'ignorarlo a scrutarlo con un sopracciglio alzato. Perché si era ficcato in una situazione del genere?

"Ehm" fece schiarendosi la voce "sai... assomigli moltissimo a quel Capitano figo del Corpo di Ricerca e..." si interruppe autonomamente vista l'inappropriatezza della sua osservazione.

Le sue guance si tinsero di rosso e iniziò a balbettare così tanto che dalla sua bocca uscivano solo parole sconnesse. Dal canto suo Levi non si era scomposto più di tanto.

"Sta ricominciando il film! Sbrigati!" queste parole apparse sul display del suo smartphone furono la scusa che Eren stava disperatamente cercando per dileguarsi.

"C-Ciao!" e corse via più impacciato che mai.
Levi lo guardò darsi a gambe e impercettibilmente sorrise. In seguito tornò ad aggiungere burro ai pop corn.

*

"Che figata!"

Armin aveva in tal modo espresso la sua approvazione per quel film che tanto aveva atteso. Si era illuminato al momento dei titoli di coda e aveva detto ad Eren: "È uguale al manga! È perfetto! Mozzafiato!" Eren al contrario non capiva come una storia già conosciuta, letta e riletta, potesse risultare, senza nemmeno una modifica, appassionante e innovativa.

Dunque si era limitato ad un'alzata di spalle accondiscendente.

Mikasa era estasiata tanto quanto il biondo e insieme non avevano fatto altro che parlare ignorando, non intenzionalmente, il ragazzo che riusciva a focalizzarsi esclusivamente sulla pessima figura fatta in precedenza con Levi.

Ormai la notte era giunta ed il cielo era completamente nero pece.

Eren si era sempre chiesto come mai le persone considerassero la notte blu scuro, quando era ovvio che la notte era tinta del colore meno acceso di tutti. Desiderava quasi essere inghiottito da quell'oscurità per dimenticarsi di quella uscita così socialmente estenuante.

Quanto avrebbe voluto partecipare alla competizione del bowling e sbattere la corona da Re in faccia a Jean, ma gli sarebbe bastato anche di meno. Perdere contro quel cavallo bipede sarebbe stato molto meno umiliante di quella situazione incresciosa. Per fortuna i suoi amici non si erano accorti granché della situazione.

"Noi andiamo! Se poi sarai realmente interessato alla storia e non solo al tipo del cinema, ti passerò i manga! Ci vediamo Eren!" salutò Mikasa.

Chi avrebbe dovuto pregare per farsi ingurgitare da un qualsiasi gigante?

Inutile nascondere l'imbarazzo che era percepibile anche a metri di distanza. Non avrebbe dovuto sottovalutare le capacità d'osservazione e l'attenzione per i dettagli di Mikasa. D'altronde era stata lei la prima a rendersi conto della sua sessualità. Era stata lei la prima a scoprire della sua cotta per il professore di matematica dell'anno prima. Stupido. Era stato stupido.

"Cosa? Ma che?! Ragazzi!" tentò rovinosamente di scandire una frase, ma le sue corde vocali non contribuivano.

"Stai tranquillo! Ci sentiamo!" fece Armin caricando ancora di più quella scena già fortemente comica.

E prima che potesse ribattere era rimasto solo.

O almeno così avrebbe voluto.

"Allora sono tanto figo, eh?"

Era calato il gelo. Eren aveva perso le facoltà intellettive e motorie. Non poteva credere alla distopica serata che stava vivendo. Nonostante sentisse Levi dietro di sé, non si azzardò a voltarsi, troppo sconvolto per spiegarsi in maniera sensata e per affrontare gli occhi di ghiaccio dell'altro. Il suo buon senso stava cercando di comunicargli che avrebbe dovuto rispondere o quantomeno dire qualcosa, ma ormai era completamente bloccato.

Eren sentì il dipendete spegnere degli interruttori e abbassare le serrande. Poi iniziò a giocare con il mazzo di chiavi che teneva con sé. Senza aggiungere altro, cominciò ad allontanarsi e quindi Eren dovette per forza inventarsi qualcosa.

"Mi dispiace moltissimo!" si scusò quasi urlando rivolto a Levi che, colto di sorpresa, aveva smesso di camminare.

"Mi scuso per la mia sfacciataggine e... e...."
Si ammutolì quando si rese conto del suo tono di voce eccessivamente acuto e abbassò lo sguardo.

"Ora, io... me ne vado" annuncio a mezza bocca per congedarsi.

Stava per oltrepassare il cancello del cinema quando si sentì chiamare.

"Ragazzino! Ti porto a bere qualcosa" fece Levi all'improvviso.

Quando Eren si girò per guardare il suo interlocutore, notò una sfumatura diversa dalla noia. Il moro sembrava quasi, divertito? Compiaciuto?

Purtroppo non poté esserne certo perché i suoi muscoli facciali tornarono quasi immediatamente alla posizione standard.

Così Eren annuì con vigore e senza pensarci troppo, seguì il ragazzo in auto.

*

Quando giunsero al luogo stabilito, Eren non poté far a meno di notare che quel locale assomigliava vagamente ad una bettola di periferia, quando si trovava invece al centro della cittadina. I due scesero dall'auto e senza troppe cerimonie entrarono.

All'interno, appariva sicuramente più curato e molto meno grezzo di come sembrasse dall'esterno. Una luce soffusa illuminava una grande stanza arredata con piccoli tavoli circolari. Al piano bar lavoravano due persone: una donna dai capelli rossi con degli occhiali che le conferivano un'aria particolarmente stravagante e un ragazzo più giovane e rasato che avrebbe dovuto avere circa l'età di Eren. Quest'ultimo preparava qualche bevanda, mentre la collega puliva il bancone fischiettando. Il posto non era troppo affollato, anzi, c'erano parecchi tavoli vuoti.

Levi si accommodò immediatamente al primo tavolo libero e iniziò a massaggiarsi le tempie evidentemente stanco. Eren rimase per un attimo in piedi a riflettere sul da farsi, quando in seguito, dopo un'occhiataccia di Levi, decise di prendere posto.

"Buonasera Levi! Anche oggi qui da noi! Che gioia! E hai portato compagnia! Chi è questo bel ragazzo?" chiese la donna precedentemente dietro al bancone la quale si era avvicinata nel momento in cui gli appena arrivati clienti si erano seduti.

"Salve! Mi chiamo Eren" si presentò il più piccolo stupito dall'ospitalità del bar.

"Eren! Ma che bel nome!" fece ad alta voce, poi si avvicinò un po' di più al ragazzo stesso ed iniziò a sussurrare.

"Sai, Eren, Levi è una persona vagamente asociale e schiva. Lo considero anche un nerd riservato ed è la prima volta che porta qualcuno qui. Sono così contenta! Di solito è sempre da solo con i suoi libri di non so che cosa, e guarda che progressi fa adesso! Tu dunque saresti il suo ragazzo?' domandò interessata la rossa con occhi incantati.

"Quattrocchi, sta zitta. Ti prego" la interruppe Levi brutalmente.

"Potresti essere un po' più gentile, sai?" lo rimbrottò l'altra.

Levi respirò profondamente.

"Okay. Hanji, potresti gentilmente smetterla con queste ipotesi e teorie e prendere le nostre ordinazioni?" si corresse sbuffando.

"Perfetto! Cosa volete?" si riprese la donna.

"Per me tè nero, per lui una birra analcolica."

"Ho diciotto anni!" intervenne Eren stizzito dalla richiesta del moro. Una birra analcolica? Non era di certo un dodicenne qualsiasi!

Hanji rise.

"Sei così carino! Peccato che tu non sia il suo fidanzato" disse con aria affranta "Allora tè nero e birra non analcolica per te! Perfetto!" concluse volatilizzandosi dietro il bancone.

Levi aveva iniziato a recuperare dal suo zaino dei libri. Probabilmente quelli a cui si riferiva Hanji. Il titolo di uno di questi era una cosa come "Grafica: anni '90". Il più grande si era gettato a capofitto nella lettura del volume e non aveva più proferito parola.
"Qui fanno davvero il tè nero?" domandò Eren per fare un minimo di conversazione.

Levi alzò per un secondo gli occhi dal testo, gli rivolse uno sguardo carico di disappunto e riabbassò nuovamente gli occhi.

"Da quando frequento il locale sì, hanno imparato" rispose.

Eren si sentiva a suo modo spaesato a causa dell'atteggiamento ermetico dell'altro. Era una persona così introversa, ma lo aveva invitato in quel locale con lui. Nonostante tutte le vicende sgradevoli della serata, quel tipo aveva ancora intenzione di avere a che fare con lui, gli offriva da bere, ma poi lo ignorava in questo modo? Era sconcertante.

"Ecco a voi, ragazzi!" si annunciò Hanji portando le ordinazioni. E così si dileguò ancora.

Eren contemplò la sua birra e successivamente Levi che aveva già iniziato a sorseggiare elegantemente la sua bevanda.

"Non fissarmi" ordinò il moro sempre senza distaccare gli occhi dal libro.

Eren arrossì, ma fortunatamente Levi non aveva intenzione di rivolgersi verso di lui.
Passarono altri buoni dieci minuti quando il più piccolo si decise a parlare di nuovo.

"Perché leggi libri di grafica?"

A quella domanda, finalmente Levi scelse di chiudere il volume che stava consultando, seppur sospirando. Lo ripose nel suo zaino e poi rispose.

"Voglio diventare un grafico. Mi sono laureato in ingegneria elettronica un anno fa e sto cercando lavoro" iniziò a spiegare incatenando i suoi occhi a quelli dell'altro senza la minima titubanza "purtroppo non ho avuto ancora nessun colloquio produttivo e dunque per fare un po' di soldi nel frattempo lavoro al cinema, senza tralasciare lo studio ovviamente. Sono stato abbastanza esauriente?" concluse ironicamente.

Eren si ritrovò spiazzato di fronte a quel cambio di atteggiamento repentino, ma non si fece sfuggire l'occasione di fare della vera e proprio conversazione con quell'individuo così volubile.

"Oh, è per questo che sei appassionato di cinematografia?" chiese Eren indicando un libro sulla storia del cinema rimasto sul tavolo.

"Abbastanza. Uno schermo verde, un computer e puoi girare il mondo" disse con un che di sognante.

"Capisco" fece Eren annuendo.

"Motivo per cui" continuò Levi" sono anche interessato agli anime giapponesi. Mi piace studiare la grafica dei migliori. Poi se la trama è coinvolgente meglio ancora. Per questo adoro tanto L'attacco dei Giganti, ma immagino che tu al riguardo sia esperto dato che hai egregiamente finto di saperne qualcosa per impressionarmi, o sbaglio?" domandò Levi tagliente e sarcastico ponendo Eren in una situazione di disagio.

Di conseguenza il castano iniziò a trovare davvero interessante il pavimento pur di non incrociare le cave di ghiaccio al posto degli occhi dell'altro. Le mattonelle erano incredibilmente lucide e poteva quasi osservare il suo patetico riflesso.

"Tieni questi!"

Eren sentì il tavolino tremare quando Levi fece cadere su di esso cinque piccoli fumetti.

Non ci volle molto perché Eren capisse cosa fossero e rimase parecchio sconcertato dal gesto.

Gli rivolse uno sguardo interrogativo.

"Fatti una cultura. Appena hai finito di leggerli, ridammeli. Inoltre, dato che te lo stai chiedendo da quando sei salito in auto, ti ho portato qui per ringraziarti per l'aiuto che mi hai dato nel rassettare il cinema, nonostante la tua insolenza. Tutto qui."

"Ehm... ehm... non c'era bisogno e-e poi..." Eren iniziò a articolare frasi sconclusionate a causa del forte imbarazzo.

Tuttavia si ammutolì immediatamente nel momento in cui Levi gli sfiorò il lato sinistro della bocca con le dita. Il più piccolo si sentì così insicuro e stranamente vulnerabile che non riuscì più a produrre un suono. Dopo l'altro ritrasse la mano.

"Avevi ancora briciole di pop corn addosso e mi stavano dando enormemente fastidio" si giustificò tranquillamente.

"Grazie" fece Eren poco convinto.

Levi terminò di bere il suo tè con calma e poi, incrociando le braccia al petto, si rivolse nuovamente a chi aveva davanti: "E tu? Cosa fai nella vita?"

Da quel momento in poi la serata fu in discesa e parlando di sé Eren ebbe la possibilità di ritrovarsi nuovamente a suo agio. Riuscì straordinariamente anche ad affrontare discussioni e discorsi intelligenti con l'altro, che si rivelava sempre di più un uomo di grande preparazione ed esperienza.

Un qualcosa di infinitamente lontano dalle sue conoscenze che si fermavano purtroppo al quarto anno di scuola superiore. Era bello perciò parlare con quel ragazzo che, nonostante apparisse come una persona fredda, distaccata e disinteressata, era in realtà pieno di spirito e passione, seppur avesse uno strano ed insolito modo di dimostrarlo.

Quando il locale chiuse, il corvino si offrì di riaccompagnarlo a casa.

Si salutarono, Eren rincasò e si gettò stanco sul letto.

Sbloccò il telefono che aveva completamente ignorato nelle passate ore e si ritrovò a leggere i messaggi che non aveva letto.

Da Armin (23.02):
Eren! Quando siamo andati via e spuntato il tipo del cinema, tutto a posto? Ti ha detto qualcosa? Scusa se ti abbiamo fatto fare una figuraccia!

Da Armin (00.34):
Eren! Il tipo del cinema ti ha per caso ucciso?

Il ragazzo stava per inviare la risposta che aveva scritto quando il cellulare vibrò un'altra volta.

Da Armin (01.27):
Non è che sei finito con il farti il tipo del cinema?

Eren sgranò gli occhi e alla sola idea si tinse violentemente di rosso. Generalmente non aveva queste reazioni, scherzava spesso e con leggerezza riguardo questo genere di cose, ma Levi purtroppo gli faceva tutt'altro effetto.

Cancellò il messaggio che stava scrivendo e decise che avrebbe parlato con Armin il giorno seguente. Non voleva rischiare di dare l'impressione che fosse così affascinato dal "tipo del cinema", arrossire, balbettare, il battito accelerato, non erano cose da Eren Jaeger. Perciò com'era possibile che si sentisse così?

Non si diede risposta e semplicemente si addormentò.

*

Il giorno dopo le domande non tardarono ad arrivare. Una tempesta di interrogativi da parte di Armin che gli facevano essenzialmente girare la testa.

"Perché ieri non hai risposto?"

"Hai visualizzato tardissimo, come mai?"

"Com'è andata a finire con il tipo del cinema?"

Domande su domande ed Eren non poteva che sentirsi soffocato da esse.

Poi Armin si fermò miracolosamente.

"Forse sto esagerando" disse "andiamo con ordine: perché hai ignorato i miei messaggi?"

Eren alzò gli occhi al cielo che quella mattina era di una sfumatura tenue. Un azzurro quasi color pastello. Ormai la luminescente stagione estiva stava volgendo al termine. I colori abbaglianti del mare, dei prati verdi, dei fiori, degli insetti e delle persone stavano per cambiare gradazione.

I volti rilassati e rosei della gente, beati dalle vacanze estive, stavano per tingersi di bianco, il pallore e il nero delle occhiaia incombevano al pensiero dello stressante nuovo anno lavorativo che tutti avevano davanti. Non avrebbero mai più speso giornate tanto spensierate al parco.

Il biondo era lì, che aspettava una risposta da Eren come se le parole dell'amico potessero cambiare il mondo. Che strane le priorità degli adolescenti.

"Levi, ovvero il tipo del cinema, mi ha invitato a bere qualcosa" rivelò tutto d'un fiato. Che senso avrebbe avuto nascondere la cosa al suo migliore amico?

"Cosa? Non ci posso credere!" fece allibito.
Così Eren gli raccontò tutta la vicenda nel dettaglio. I vari siparietti tra loro avvenuti prima del film, la tensione generale fino ad arrivare alle ore passate al bar.

Eren nel frattempo cercava di non pensare a come il suo cuore stesse accelerando al sol parlare di Levi, voleva scacciare quelle sensazioni che egli stesso considerava da ragazzino.

Armin intanto era incantato dalla storia e non mancava di reagire a determinate affermazioni con espressioni buffe o effetti sonori di dubbia esistenza.

"Quindi gli piaci?" chiese l'amico candidamente.

"Ehm... non credo. Non ci conosciamo nemmeno. Inoltre lui è grande. Credo mi veda come una sorta di moccioso" soffiò quasi triste Eren.

"Ma a te lui piace?"

"Non lo so... sì? Mi interessa, diciamo che mi interessa" affermò incerto.

"Perché non lo inviti ad uscire così..."

"Jaeger!"

Era impossibile non riconoscere quella voce così fastidiosa, ma allo stesso tempo così familiare. Jean si stava avvicinando a passo svelto e su di giri.

"Jean!" lo salutò con un braccio alzato Armin brillante.

"Buongiorno Armin!" rispose il diretto interessato al saluto.

"Cosa vuoi?" chiese Eren poco garbatamente. Qualcun'altro avrebbe potuto avere da ridire sul suo tono volutamente brusco, ma era così che lui è Jean interloquivano solitamente.

"Sabato non ti ho visto al bowling! Temevi una disfatta di proporzioni epiche?" domandò curioso schernendolo.

Eren ci rise su: "Armin, da bravo nerd, mi ha trascinato al cinema per un film, com'è andata a finire al locale? Ti hanno incoronato re?"

"In realtà" Jean divenne più pacato adesso che avevano iniziato a discorrere con più calma "non c'è stata alcuna gara perché quella sera hanno dovuto chiudere prima a causa di un problema alle cucine" finì di spiegare.

"Che tipo di problema?" fece il biondo curioso.

"Non hanno voluto informarci" rispose.

"Beh, meno male che non mangiamo mai direttamente al bowling!" affermò contento Eren.

"Io però mangio sempre al bowling" riflettè Jean.

"Mh... ora come minimo ti spunterà una seconda testa a causa delle radiazioni ingerite assieme a quei panini da denuncia" scherzò il castano.

Jean lo fulminò, ma poi iniziò a ridere di gusto.

"Comunque" si riprese schiarendosi la gola "sabato ci sarà la gara, quindi vedi di presentarti" gli intimò.

"Non mancherò!" promise Eren.

"Bene, ci vediamo, ora questo ragazzo deve andare a lavoro! Sì, perché io già lavoro! Ciò mi rende ancora più maturo e appetibile e il mio fascino raggiunge e supera i limiti del..."

"Jean, è solo una gelateria" lo interruppe Armin ghignando.

L'altro assunse un'espressione stranamente vittoriosa.

"Ci sono tantissime ragazze in gelateria" riportò loro sorridendo. E così se ne andò di buon umore.

"Come ha fatto Marco a prendersi una cotta per quello lì?" sussurrò perplesso Eren all'amico.

"Non ne ho idea, non vorrei essere al suo posto. Chissà come gestirà la sbandata."

Marco era un loro nuovo amico. Si era trasferito da poco e tutti avevano da subito notato il singolare interesse che provava nei confronti di faccia da cavallo. I due erano diventati ormai molto amici, ma Jean ancora sembrava non captare i segnali che il povero Marco gli mandava in continuazione.

"Eren! Ho una idea!"

Il ragazzo sussultò e lo guardò aspettando che esponesse ciò che aveva in mente.

"Invita Levi al bowling!"

Armin sembrava davvero fiero ed orgoglioso della sua trovata. Tant'è che aspettava un cenno di approvazione da parte dell'amico.

Eren lo fissò basito.

Era una pessima idea.

Levi in mezzo ad una miriade di adolescenti. Era una immagine decisamente inusuale. Che potesse funzionare?

*

Nonostante le remore, Eren aveva deciso di tentare la sorte e quel pomeriggio si era recato al posto di lavoro della sua ormai cotta ufficiale.

Armin gli aveva consigliato di provare e lui aveva realizzato che effettivamente non poteva rifiutarsi.

Appena fu giunto all'entrata del cinema, prese un respiro profondo e spalancò la porta d'ingresso. Vide Levi, al bar, seduto noiosamente su uno sgabello mentre leggeva uno dei suoi soliti libri.

Le sale proiettavano i primi tempi di svariati film, non c'era dunque nessuno a compare pop corn e roba varia.

Eren notò anche un uomo alla biglietteria, biondo e fisicamente prestante che lo fissava incuriosito.

Il ragazzo non si fece troppe domande e si diresse dritto verso il suo obiettivo.

Levi sollevò il capo dal testo che destava il suo interesse e spalancò gli occhi nel momento in cui si ritrovò Eren davanti.

"Che ci fai qui?" fece sorpreso.

Eren, quando incontrò nuovamente i suoi occhi, esitò. Cosa stava facendo? Prendere l'iniziativa con un ragazzo così maturo era giusto? O stava per incorrere in una figuraccia epica?

"Io volevo chiederti una cosa!" si riprese alla fine.

"Avanti" lo incoraggiò Levi sul cui volto si era dipinta ad una indecifrabile espressione.

"Ti va di andare al bowling questo Sabato?" domandò Eren speranzoso e tutto d'un fiato, spaventato dal rifiuto che avrebbe potuto ricevere.

"Non mi piace il bowling."

Primo colpo assestato.

Eren avrebbe potuto incassare e andarsene, ma invece decise di riprovare.

"Ti va di andare a mangiare fuori?" riprovò con rinnovata convinzione.

Levi roteò istintivamente gli occhi.

"Non mi piace mangiare."

A quel punto Eren scoppiò in una risata fragorosa, la quale aveva una leggera sfumatura isterica che fortunatamente non venne percepita.

"Perché ridi?" chiese Levi preso in contropiede.

Eren si ricompose, assunse lo sguardo più serio a sua disposizione e cercò di persuadere colui che aveva davanti mostrandosi calmo e disinvolto nonostante l'altro volesse palesemente rifiutarlo.

"Riformulo: sabato vuoi venire al bowling con me? Non accetto un no come risposta."

L'apparente sfrontatezza, che però celava l'animo di Eren il quale stava letteralmente pregando affinché Levi non gli desse il palo una terza volta, fu vincente.

"Se vengo poi mi lascerai in pace, ragazzino?"

"Lo prendo come un sì! Ci vediamo!" concluse Eren infilandosi le mani in tasca per evitare che l'altro potesse notare quanto stesse in realtà tremando a causa della paura e dell'ansia del momento.

Uscì dal cinema per evitare di dire qualcosa di imbarazzante di cui si sarebbe sicuramente pentito in seguito.

Intanto Levi era rimasto, comunque sia, spiazzato dal più piccolo. Non si aspettava di certo tutta quella confidenza e sicurezza. Come faceva ad essere così convinto che avrebbe accettato?

Levi avrebbe continuato a declinare l'invito se non fosse stato per il fatto che Eren attualmente era in possesso dei suoi manga più preziosi. Doveva perciò tenerlo un minimo d'occhio. O almeno questo era quello che diceva a se stesso.

"Chi era quel ragazzo?" Erwin, il suo collega di lavoro nonché amico, aveva, con questa domanda, interrotto i suoi pensieri.

"Un tizio insopportabile a cui piaccio" si affrettò a rispondere.

Erwin alzò un sopracciglio dubbioso.
"Sicuro? A me non sembra che tu lo trovi tanto insopportabile, non hai fatto molta resistenza al suo invito" osservò il biondo.

Levi lo fulminò.

"Smettila" gli intimò senza altro con cui ribattere.

"Quindi anche tu puoi avere un interesse amoroso! Bravo Levi!" si congratulò  fastidiosamente l'amico con una pacca sulla spalla.

"Erwin, cosa vai blaterando? Non ho nessun interesse amoroso! E figurati poi per un ragazzino come quello!" affermò scostandosi di colpo.

"Va bene, va bene" fece il collega dopo le lamentele.

Si diresse nuovamente verso il botteghino, ma non prima di aver incalzato Levi con un'ultima frase.

"Puoi avere tutto l'autocontrollo del mondo, ma sappi che stai arrossendo."

"Cosa?" gridò Levi indignato aprendo velocemente la fotocamera anteriore del telefono.

Bugia.

La sua carnagione funerea era intatta.

"Erwin, ti odio" sputò con risentimento nei confronti del biondo che stava ridendo di gusto.

*

Per Eren sarebbe stato un sabato come un altro se non fosse stato per l'angoscia che lo stava divorando ormai dal primo pomeriggio.

L'appuntamento con gli altri al locale era alle otto, ma già aveva avuto svariati incubi ad occhi aperti. E se Levi lo avesse trovato noioso? E se lo avesse considerato troppo infantile? Infondo era più grande di lui, aveva più esperienza di lui, magari preferiva divertirsi in altri modi. Eren stava addirittura pensando a come vestirsi, tutto ad un tratto le sue t-shirts e i suoi jeans sembravano così sciatti e scoloriti. Prima che potesse rendersene conto era già quasi ora.

Da Mikasa (19.45):
Tra un po' passo a prenderti.

Il ragazzo iniziò ad agitarsi e dunque indossò la prima cosa decente che trovò e corse a sistermarsi un minimo i capelli.

*

"Allora? Questo fantomatico Levi arriva o no?" disse Jean mentre sbuffava sonoramente di fronte all'entrata del bowling osservando la strada alla ricerca di un individuo che non aveva neanche mai visto.

Eren, che già stava sudando sette camicie dall'ansia, temeva seriamente che Levi non si sarebbe presentato.

"Jean, sono passati solo dieci minuti, lascia Eren in pace!" lo difese Marco.

Passarono altri cinque minuti nei quali Eren pregò chiunque ci fosse in alto affinché il corvino non gli desse buca.

Poi un'auto malandata sbucò sul viale principale.

"È lui?" chiese improvvisamente Jean.

Eren si sistemò il colletto della polo che aveva raccattato dall'armadio nel suo precedente stato di agitazione e aspettò che l'altro parcheggiasse.

"Va bene Eren, noi entriamo!" fece Armin non appena udirono il motore della macchina spegnersi.

"Perché? Non possiamo aspettare qui tutti insieme?" domandò istintivamente Mikasa.

"Ehm... iniziamo ad entrare, così Jean potrà iscriversi al torneo!" spiegò il biondo.

Eren poté giurare di aver visto l'amico fargli un occhiolino, ma non poteva esserne sicuro vista la sua irrequietezza.

Quando Levi scese dall'auto Eren credette di svenire. Levi indossava una semplice camicia bianca e dei jeans scuri, ma era comunque così elegante e raffinato. Era il tipo che sarebbe apparso mozzafiato anche in pigiama.

Nei pochi secondi che precedettero il momento in cui avrebbe dovuto salutare l'altro, Eren fece mente locale e si raccomandò di non dire cose fuori luogo.

"Ciao Eren" disse Levi in totale tranquillità.
Il più piccolo si limitò dunque ad un cenno della testa.

"Entriamo?" propose l'altro indicando la porta.

"Certo!" rispose prontamente Eren.

Quando varcarono l'ingresso Eren adocchiò i suoi amici accanto al tabellone della gara.

Mikasa alzò un braccio per far segno di raggiungerli.

Eren si fece spazio fra la gente assicurandosi che Levi fosse ancora con lui e giunsero a destinazione.

"Jaeger! Iscriviti! O non potrò stracciarti davanti a tutti!" lo incalzò Jean.

Eren colse al volo la sfida e scrisse il suo nome sulla lista.

"In cosa consiste la gara?" chiese Levi ad alta voce con discreta curiosità.

"Chi attua trenta strikes di fila vince. E ovviamente il vincitore sarò io" sottolineò nuovamente Jean con convinzione.

Levi fece schioccare le labbra e poi disse: "Eren, passami la penna, gioco anche io."

"Non avevi detto che il bowling non ti piaceva?'

"Sì, ma ora sono qui, quindi passami la penna" fece deciso.

Con una calligrafia senza dubbio elegante, Levi Ackerman faceva ufficialmente parte della competizione.

*

La tensione era nell'aria.

Nessuno tra i partecipanti era riuscito ad andare oltre i dieci strikes. Jean ed Eren avevano provato ed entrambi si erano fermati a diciassette. Toccava solo a Levi e poi il giro sarebbe ripartito.

Eren intanto era completamente preso dal gioco. La sua ansia era quasi scomparsa e ora era decisamente riuscito a rilassarsi. Levi intanto era sempre lì, a fargli compagnia, indecifrabile.

Non avevano parlato molto, ma era normale considerato che erano tutti presi dalla partita.

Quel piccolo bowling non era il massimo della classe, ma lì Eren e i suoi amici si divertivano sempre.

"Levi, tocca a te" fece il più piccolo invitandolo ad alzarsi e a dirigersi verso la pista.

L'altro annuì e si preparò a tirare con particolare concentrazione.

Primo strike.

Tutti applaudirono, ma lui non si sbottonò.

Secondo strike.

Eren applaudì sorridendo assieme alla folla.
Quando gli strike arrivarono a venti, le persone erano ormai sinceramente incantate. Ogni tiro era preciso e sembrava che Levi non facesse il minimo sforzo.

Eren da entusiasta si era ritrovato confuso, mentre Jean era ormai attonito e sconvolto.

"Abbiamo un vincitore! Trenta strikes per Levi Ackerman! Vieni a ritirare il tuo premio!" annunciò uno dei dipendenti con il microfono.

Levi fece un leggero inchino verso quello che ormai si era tramutato nel suo pubblico e si fece incoronare con un sorriso divertito.

Eren vedendolo sorridere pensò seriamente che fosse bellissimo.

*

"Io credevo che non sapessi giocare!"

"Ho detto che non mi piace il bowling, non che non sappia giocare" si difese Levi mentre intingeva una patatina nel ketchup.

I ragazzi si erano radunati tutti attorno ad un tavolo nel locale e si erano messi a mangiare nonostante Jean temesse ancora per la non ideale pulizia delle cucine.

Stranamente, Levi sembrò integrarsi in fretta con il gruppo di Eren. Scherzava, rideva, era parte attiva di molte conversazione, anche se si ritagliava dei momenti per rimanere in silenzio ed ascoltare.

Eren si sentiva incredibilmente sollevato.
Il clima era molto più disteso e la serata ormai era tutta in discesa.

Ben presto si fece l'orario di chiusura.

"Ragazzi ci vediamo! Jaeger, non è finita qui! E neanche tu me la conti giusta caro Levi!" disse Jean ghignando "Vi batterò entrambi!"

Fece per andarsene quando improvvisamente tornò sui suoi passi: "Marco! Vuoi che ti dia uno strappo a casa?"
Lo chiese con così tanto gentilezza che quel momento sembrava stonare se correlato ad un tipo come quella faccia da cavallo.

"Ehm... sì, grazie!" rispose Marco sospettosamente dubbioso "Ci vediamo ragazzi!"

E i due si incamminarono.

Mikasa se n'era andata assieme ad Armin circa dieci minuti prima dunque Eren era rimasto lì con Levi.

"Ti serve un passaggio?" gli domandò il più grande.

"In realtà abito qui vicino. Posso arrivarci anche a piedi" si affrettò a precisare Eren.

"Bene, allora vorrà dire che ti farò compagnia nel tragitto!"

"Grazie, ma non c'è bisogno e poi se devi andare..."

"Zitto e cammina" lo interruppe Levi. Tuttavia non era brusco come suo solito.

Così Eren tacque ed entrambi si incamminarono.

Dopo cinque minuti buoni di silenzio fu Eren il primo a parlare.

"Allora... ti sei trovato bene?"

Il tono incerto divertì Levi il quale sorrise lievemente.

Eren lo guardava di sottecchi con il cuore a mille per un semplice sorriso. Si sentiva un idiota.

"Sì dai, mi sono sentito spensierato dopo tanto tempo" osservò il corvino alzando gli occhi al cielo.

Eren non seppe come mandare avanti la conversazione e perciò non parlò fino a quando non si ritrovò davanti alla porta di casa.

"Abito qui, grazie mille per avermi accompagnato" ringraziò cortesemente il castano.

Inaspettatamente Levi gli afferrò i polsi, era così vicino che si sentì morire. Voleva forse baciarlo?

"Cos'è questo?" domandò infine l'altro notando una sorta di cicatrice sulla mano.

Eren si sentì stupido per aver iniziato a fantasticare così in fretta, perciò cercò di dissimulare nel miglior modo possibile.

"Una ferita, di quando ero piccolo. Continuavo a mordermi la mano per gioco, un giorno ho dato un morso troppo profondo."

"Oh, un po' come il protagonista dell'attacco dei giganti" constatò Levi "hai finito i manga che ti ho prestato?"

"Non proprio" confessò Eren colpevole.

"Va bene, ma li rivoglio indietro il prima possibile. Così poi la finirai definitivamente di starmi tra i piedi."

Eren rise perché Levi sembrava tutto meno che serio. L'altro tuttavia non comprese il motivo della sua risata e si limitò a fissarlo stranito.

"Buonanotte Eren" si congedò andandosene.

Eren si fiondò immediatamente in camera.

Quella sottospecie di appuntamento era andato. In quelle poche ore trascorse aveva però capito che la sua cotta era una delle cose più imbarazzanti degli ultimi tempi. Si sentiva eccessivamente vulnerabile e sentimentale. Ringraziò mentalmente se stesso per non essersi fatto prendere dall'impulsività. Gli balenò irrimediabilmente in testa il momento in cui Levi lo aveva preso per i polsi e si era avvicinato così tanto.

Era stato così vicino che Eren aveva potuto scorgere le labbra sottili, ma allo stesso tempo invitanti.

Cercò di scacciare via quei pensieri e tentò di dormire.

Fu tutto inutile.

Poi gli cadde l'occhio sui manga riposti sul comodino. Quale miglior momento per iniziare se non una notte insonne? E così si immerse nella lettura del rinomato l'attacco dei giganti.

*

Levi era tornato al suo lavoro ordinario tranquillamente. O forse non proprio tranquillamente. Come fosse un interrogatorio, Erwin gli fece così tante domande riguardo all'uscita con Eren che Levi iniziò ben presto a non rispondere visibilmente innervosito.

"Potresti smetterla? È una settimana che non mi chiedi d'altro!" sbottò alla fine nei confronti del pedante amico.

"Dai Levi! Non puoi biasimarmi, è la prima volta che esci con qualcuno!" si difese il biondo.

"Non è vero!"

"Sentiamo allora, con chi saresti uscito?" lo incalzò a quel punto.

"Ehm... Petra?" provò il corvino.

"Non ti interessava minimamente" fece Erwin.

"Neanche Eren mi interessa!"

"E allora perché stai cercando il suo numero di telefono sull'elenco online?"

Beccato.

Era passata circa una settimana ed Eren non si era più presentato al cinema. Il sabato precedente erano usciti, si erano divertiti, si erano salutati ed era finita lì. Non l'aveva più visto sin da allora.

I primi giorni ne fu quasi sollevato. Si era autoconvinto del fatto che Eren, con il suo fare energico e spontaneo, lo infastidisse.

Era troppo esagitato, si arrabbiava facilmente, non riusciva a stare zitto, decisamente emotivo, adorava la competizione ed era eccessivamente impulsivo. Insomma, non era ancora maturo. Poi iniziò a sentire una strana stretta al cuore quando alla fine del terzo giorno, il ragazzo non si era ancora fatto vivo. Forse gli mancava?

In seguito aveva iniziato a preoccuparsi.

Così aveva preso in considerazione l'idea di contattarlo, ma si era poi reso conto di non aver il suo numero di cellulare. Né il suo né quello dei suoi amici. E se quella testa calda si fosse cacciata in qualche guaio? Dunque era ormai da un po' che spulciava l'elenco telefonico su internet con pessimi risultati.

"Posso spiegare, Eren è un ragazzino insopportabile e ha improvvisamente smesso di essere irritante nei miei confronti, credo sia successo qualcosa" si giustificò Levi rendendosi conto solo dopo di quanto le sue parole sembrassero assurde.

Un attimo di silenzio precedette ciò che disse poi Erwin.

"Levi, non credevo potessi essere così apprensivo. Cosa ti ha fatto quel ragazzo?"

Levi sbuffò sonoramente. Non avrebbe mai ammesso nulla davanti al collega.

Mentre puliva i vetri della porta d'ingresso in un momento morto prima dell'apertura serale, Levi scorse una figura in lontananza.

La persona in questione stava correndo verso il cinema. Dal passo che teneva sembrava palesemente affannato, come se avesse appena terminato una maratona.

Solo quando l'immagine si fece più vicina, Levi notò che quella persona era un ragazzo e che quel ragazzo era Eren. Spalancò gli occhi mentre lo osservava avvicinarsi sempre di più. Eren alzò un braccio a mo' di saluto mentre respirava sempre più a fatica.

Levi uscì fuori quando Eren raggiunse l'entrata.

"Levi!" quasi gridò il più giovane mentre si accovacciava nel tentativo di recuperare fiato.

Levi lo fissava confuso senza proferire parola. Aveva tentato per giorni di trovare un modo per contattarlo temendo il peggio e adesso si presentava davanti a lui in maniera così sfacciata con un sorriso tanto luminoso e innocente sul volto?

Eren si riprese e si alzò in piedi ostentando così tutta la sua altezza. La differenza d'altezza fra i due era quasi ridicola. Nonostante fosse più grande Levi raggiungeva a stento il viso dell'altro.

"Ho letto l'intero manga! Non solo i numeri che mi hai prestato, l'ho letto tutto! Completamente! Ho trovato i capitoli su internet sotto forma di scan, così mi pare li chiamino. È assurdo. Sono stato per giorni a leggere senza fermarmi. Non posso credere di non aver mai dato una possibilità a questa storia!"

Levi sentì quasi il bisogno di urlargli contro quando venne a sapere che quel moccioso lo aveva fatto preoccupare per nulla.

"Sono rimasto scioccato dalla maggior parte delle rivelazioni. È incredibile! Sto aspettando con ansia che esca il prossimo capitolo e non riesco a smettere di pensarci, io non..."

Levi, senza riflettere, premette le labbra contro le sue. Era così arrabbiato con Eren per il semplice fatto che fosse Eren e che lo facesse sentire in quel modo.

Avvertì il più giovane irrigidirsi a causa di quel contatto. Che fosse sorpreso o altro, Levi non aveva intenzione di staccarsi. Con una gentilezza fuori dal comune, pose la sua mano dietro la nuca di Eren per avvicinarlo ancora di più.

L'altro parve sciogliersi e cinse i fianchi del corvino seppur con cautela, come se avesse paura che Levi potesse ritrarsi.

Al contrario, quest'ultimo chiese il permesso per approfondire il bacio.

Una scarica di adrenalina mai provata inondò entrambi.

Il rumore di qualcosa che si infrangeva li riportò brutalmente alla realtà.

I due, spaesati, si voltarono verso l'origine di quel suono. Erwin sorpreso, assistendo alla scena, aveva fatto cadere un bicchiere di vetro del bar.

"Levi, volevo dirti che devi andare a sistemare la Sala Uno, ma... ehm... hai capito, insomma" e così si volatilizzò.

Eren intanto era completamente estasiato e respirava affannosamente.

Levi non sapeva esattamente come esprimersi in quell'occasione, perciò pensò di dirgli semplicemente ciò che gli passava per la testa.

"Questo è per avermi fatto preoccupare. Non ti sei fatto vivo per giorni" lo rimproverò cercando di darsi un tono.

Eren inizialmente non rispose, poi gli rubò un bacio a stampo.

"Allora cercherò di farti preoccupare più spesso!"

Inutile dire che Levi alzò gli occhi al cielo a quella provocazione decisamente infantile mentre reprimeva un sorriso divertito. Quel ragazzino lo avrebbe fatto sicuramente impazzire.

~

Note: Salve! Questa è una cosa che ho scritto senza cognizione di causa. Penso sia lontana dall'essere chiamata 'storia', ma siccome ho speso del tempo per scriverla ho deciso di pubblicare. È un po' buttata lì, ma non tutti nasciamo scrittori d'altronde! Se qualcuno è arrivato a leggere fin qui, beh, grazie (e complimenti per il coraggio)! Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali e/o buchi di (inesistente) trama. Sono aperta a commenti! Con questo mi dileguo e arrivederci!

   
 
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