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Autore: Sarandom    18/07/2017    2 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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D

 

29 Dicembre 2020

 

«Dean! Li ho trovati.» mentì Sam dal tavolino dalla sala da pranzo; Dean era a preparare dei panini in cucina.

 

«Di già?» Lo raggiunse.

 

«Sono anche più vicini di quanto pensassi.»

 

Il biondo si sedette accanto a lui. «Dove?»

 

«A Sterling, circa due ore di viaggio da qui, più o meno.» rispose Sam facendogli vedere le indicazioni sulla mappa del computer ed umettandosi le labbra; l’ultima telefonata a Crowley nel cuore della notte era stata molto utile.

 

«Mh, sono loro?» indicò Dean con un cenno del capo verso la foto ad un lato dello schermo.

 

«Sì… i figli» suo fratello additò i due ragazzi, «Danny, quello del patto... e Alla. Kathy, la ex moglie e Austin... il nuovo marito.»

 

«Siete sicuri di volerlo fare?» Castiel fece teneramente capolino dal giardino, dove stava aiutando Eileen con le piante, e si affiancò a Dean.

 

«Sarà un brutto colpo, ma almeno la smetterà di tormentarmi... e di tormentarsi. Deve solo… guardare in faccia la realtà.» spiegò Dean.

 

«Lo hai preso a cuore.» commentò Sam.

 

«Sta’ zitto, alce.» gli fece il verso con accento inglese, imitando Crowley.

 

Partirono alle cinque del mattino; solo Sam e Dean con l’Impala. Castiel aveva promesso a Dean di restare fuori dai guai per un po’ e dopo la sera prima, non fece obiezioni.

 

Per i fratelli fu come tornare indietro nel tempo, come se stessero ancora cacciando: Dean con una delle sue solite cassette nel lettore e Sam a pensare a cosa li avesse portati fin lì.

 

«Perché non ce lo hai detto subito?» chiese Sam, corrugando la fronte. 

 

Dean rise, colto sul fatto, alzando la testa. «Potevo occuparmene da solo, è stato Crowley ad avvertirti.»

 

«Non vuole che ti accada niente, eh?» rise il fratello sotto i baffi.

 

«Oh, piantatela.»

 

Passarono alcuni minuti in compagnia della musica, poi il maggiore aggiunse: «Dante voleva solo... qualcuno che lo ascoltasse.»

 

Sam corrugò il mento ed annuì.

 

*

 

Arrivarono verso le undici e mezzo, dopo essersi fermati a mangiare qualcosa in un locale non troppo distante dalla casa.

 

«Mi raccomando…» iniziò Dean, appena spense il motore. 

 

«…E’ l’unico modo.» rispose Sam, scendendo ed aspettandolo.

 

Suonarono alla porta, e quella si aprì mostrando una donna sulla quarantina con i capelli mossi e castani e gli occhi marrone chiaro. Non era molto alta ed aveva un corpo proporzionato, calzato da dei semplici jeans e da una maglia larga colorata.

 

«Salve, signora.» la salutò Sam, cordialmente.

 

«Salve… posso esservi utile?»

 

«Lei è Kathy… Jenkins?» Dean ebbe la furbizia di chiamarla con il nome dell’ex marito.

 

«Ehm… no, non più. Sono Kathy Fisher, adesso.» rispose la donna, il tono cupo. 

 

Ci fu una pausa imbarazzante. 

 

«S-siamo qui per... parlarle di Dante.» mormorò Sam, esitando. Il volto di Kathy mutò espressione; la signora abbassò il capo e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

 

«…Dante... è morto... da anni.»

 

«Sì, ma… possiamo scambiare solo due parole?»

 

Kathy sembrava impaurita, infatti passò il peso da un piede all’altro. Si girò verso l'interno della casa. «Austin, puoi venire un attimo?»

 

«Arrivo.» rispose una voce attutita dalla lontananza. 

 

Fisher era un alto e biondo uomo coetaneo; indossava un maglione color rame e dei jeans scuri.

 

«Salve, possiamo fare qualcosa per voi?» domandò, sfiorando la spalla della moglie. 

 

«Vogliamo solo scambiare due parole, anche con entrambi.» esordì Dean, e sapeva di essere stato convincente. Era da molto che non investigava, ma non aveva arrugginito i suoi metodi. 

 

Austin li osservò un attimo, si rivolse alla moglie e fece un severo cenno di assenso. «Prego, seguitemi.» Fece loro strada in quella casa elegante e dai toni ordinari, fino a giungere accanto a due divani di pelle beige.

 

«Vi porto qualcosa da bere?» domandò lei.

 

«No grazie, stiamo apposto così.» rispose garbato Sam. Kathy si sedette alla destra di suo marito e di fronte a Dean.

 

«Quello che sto... per raccontarle sarà strano, ma partiamo dall’inizio. Come è… venuto a mancare il suo ex marito?» 

 

Kathy tirò indietro la schiena dopo quella domanda diretta, Austin le diede del conforto passandole una mano sul braccio. «E’ proprio necessario?» chiese, lievemente indispettito. 

 

«Temo di sì.» insistette Dean.

 

«…va bene.» esalò Kathy. «È passato tanto tempo. Sono… tornata a casa e l’ho trovato a terra, circondato dal suo stesso sangue e… massacrato.» Assunse un'espressione apatica. 

 

Sam guardò Dean, il quale aveva abbassato la testa ricordando quando era toccato a lui vedersela con un mastino infernale.

 

«Non si è mai trovato il colpevole... ed io ho cercato di continuare a vivere ugualmente.» Austin le prese una mano e le sorrise, malinconico.

 

«Certo. Non le ha mai raccontato nulla di strano o lei ha mai notato qualcosa del genere in lui?»

 

«Cosa mi sta chiedendo?»

 

«Se… per caso, vedesse delle cose, prima di…»

 

«Mi sta chiedendo se Dante era pazzo?» Kathy si accigliò. 

 

«No. Ma quello che gli è successo non è stato un fatto… normale. E’ un qualcosa di più… soprannaturale.»

 

Austin rise: «Vi ho veramente fatti entrare in casa?» 

 

«Sappiamo che sembra assurdo, okay?» Sam cercò di calmarlo, mentre Dean era intento ad osservare Kathy, la quale non aveva detto una parola e si guardava le mani.

 

«Tu sai di cosa parliamo, vero?» le domandò Dean e lei alzò lo sguardo, comprendendolo. Conosceva quel modo di fare alla perfezione. 

 

Kathy lo fissò per qualche istante, esitando, poi si alzò, e con pochi passi raggiunse il camino; Austin la guardò curioso mentre la donna girava un pomello di marmo posto su una colonnina che si aprì di lato. Dentro c’era un foglietto girato su sé stesso che Kathy prese ed aprì.

 

«Questo… lo trovai in una tasca dei suoi pantaloni dopo che…» Lo diede a Dean, il quale lo lesse rapidamente e lo passò al fratello. «E’ diverso dal nostro, forse più antico.» disse.

 

Sam riconobbe una formula per evocare un demone degli incroci.

 

«Lei sa di cosa si tratta?» fece Sam.

 

«Non proprio, ma dei miei conoscenti credono in queste cose e le studiano. Non gliel’ho mai fatto vedere… dopo ciò che ci è successo.»

 

Dean annuì.

 

«Io… devo chiederle un favore.» Dean la guardò negli occhi e lei annuì lentamente. «Non sarà facile, ciò che sto per dirle...»

 

Lei annuì. «Non più difficile di quello che è già accaduto.»

 

Dean sospirò. «Suo marito è diventato uno di loro.» accennò al foglietto, «E’ stato convinto a scegliere quella via, invece di riposare in pace. Le chiedo solo... di parlargli. E’ diverso da loro, perché non ha dimenticato come era la vita da… umano e cosa si prova ad esserlo. Ma deve andare avanti.»

 

«Parlargli? Volete fare una seduta spiritica?» chiese, sarcastico, Austin.

 

«No, solo evocarlo qui.» Accennò alla stanza. 

 

«Non accetterò mai di fare una cosa del genere in casa mia.» disse Fisher, lo sguardo severo.

 

«Austin…»

 

«Kathy, non vorrai dirmi che credi in que-»

 

«Per favore.»

 

«Io non-» L'uomo cercò di opporsi, ma guardando la moglie supplichevole, cedette e le restò accanto.

 

«Posso?» Sam indicò il pavimento, «Mi serve del colorante, qualsiasi cosa per scrivere sul pavimento.»

 

«Sì, vieni con me.» gli disse Kathy.

 

«Sei sicuro funzionerà? E’ un demone degli incroci.» domandò il maggiore.

 

«Fidati.»

 

«Ti ha aiutato Crowley?» sussurrò il maggiore.

 

Sam lo guardò. «Per forza.» e fece spallucce, mentre Dean roteò gli occhi.

 

Sam si fece aiutare per disegnare a terra il sigillo che avrebbe permesso di non far allontanare Dante dalla casa una volta apparso, e intanto Dean recuperò delle candele e l’occorrente per evocarlo.

 

«Siamo pronti?» domandò a Kathy.

 

Lei annuì e Dean iniziò a recitare le frasi in latino che conosceva. «Ah.» si era dimenticato di specificare. «Il Dante che conosceva non è uguale a questo… ha un altro aspetto.»

 

«Va bene.»

 

Quando ebbe finito, tutti erano carichi di attesa. 

 

Ad un certo punto, Kathy trattenne il respiro, ritrovandosi un uomo con degli occhi rosso sangue che non aveva mai visto in vita sua nel suo soggiorno.

 

Subito dopo essere apparso, gli occhi del demone tornarono verdi. Il nuovo arrivato guardò imbambolato Kathy, schiudendo le labbra. Fece qualche passo indietro, ma la trappola lo fermò bruscamente; cercò di farlo in avanti e di lato, nervosamente, ma era tutto inutile.

 

Era sotto shock e ci volle un minuto prima che facesse mente locale e si girasse verso i fratelli. «Che diavolo avete-»

 

Dean si alzò. «Dante, devi fare i conti con il passato.» gli disse, abbassando la voce.

 

«Cos’è?» domandò Kathy, come se avesse dimenticato ciò che Dean le aveva detto un attimo prima.

 

«E’ il suo contenitore, tuo marito è lì dentro.»

 

«Non raccontarle cazzate.» Dante guardò Dean con astio e una smorfia delle labbra.

 

Dean lo fece girare, dando le spalle a tutti. «Hai la possibilità di fare ciò che devi. Affronta il passato.»

 

«Non prendo ordini da te!» disse a denti stretti.

 

«Senti, mi odi e l’ho capito, posso convincerti. L’ho fatto con molte persone. Non sei stupido e non sei come gli altri demoni, accetta il nostro aiuto e dille addio. Cosa che farò anche io.» abbassò la voce. «Anzi, l’ho già accettato.»  

 

Dante ponderò le sue parole, un lieve sguardo malizioso passò nei suoi occhi, poi fu occupato dalla paura.

 

«Tocca a te.» Dean tornò a sedersi.

 

In quel momento, un ragazzo passò al lato della stanza dirigendosi verso Kathy, e Dante barcollò sul posto. «…Cosmo.» sigillò la mascella appena dopo averlo chiamato in quel modo.

 

Il figlio restò in piedi a guardare il nulla, lentamente si girò verso di lui. «Tu che ne sai...?»

 

Dante fece per dire qualcosa, ma evitò ed abbassò lo sguardo.

 

Danny guardò la madre, che gli disse: «Amore, è complicato.»

 

«Cosa ne sa? Chi è?»

 

«Little Dan, little Dan, don’t watch the boogyeman. Little Dan, little Dan, don’t be scared, but look at me and the fear will go away.» Dante gemette nell’ultima frase e la moglie lo guardò con le lacrime agli occhi.

 

«Papà?» Danny gli si avvicinò.

 

Sam si spostò quel tanto che servì per cancellare lo spray argenteo sul pavimento di cotto.

 

«E’ complicato.» ripeté Dante in un sussurro; non riusciva più a parlare.  Si ritrovò circondato dalle braccia del figlio, stretto in una morsa e cedette. Lo strinse forte a sé, respirando quel profumo che... sapeva così tanto di casa.

 

«Mi dispiace tanto.» gemette nel suo orecchio, con il nodo alla gola che gli stava facendo male.

 

Con una mano gli accarezzò i capelli, lo allontanò quel tanto che bastò per guardarlo in volto e gli sorrise ridendo, lasciandogli poi un bacio sulla fronte.

 

«Tua sorella?»

 

«E’ di sopra. Alla! Corri giù!» urlò il ragazzo, rivolto verso il piano di sopra.

 

Dean capì quanto tutto questo potesse liberarlo da quella gabbia autoimposta. Non aveva mai avuto un vero addio con la sua famiglia, ed il suo essersi risvegliato in un corpo che non era il suo; con una fisionomia che non conosceva, con dei poteri; capì, in parte, come potesse sentirsi.

 

In fondo, anche lui e Sam erano stati di tutto, ma loro ci vivevano in quel mondo e potevano condividerne le gioie e i dolori. Lui era rimasto solo.

 

«Che succede?» Sentirono una voce femminile e dei passi veloci lungo le scale. 

 

Dante si girò e la rivide per la prima volta dopo tanti anni. Era identica alla madre.

 

«Wanda...»

 

La ragazzina si fermò e sgranò gli occhi; guardò il fratello ancora abbracciato a quell’uomo che l’aveva appena chiamata come faceva il suo… «Papà?» 

 

«My Little bright star of my dark sky.» Allungò una mano verso di lei, come un invito.

 

«Non capisco.» Alla lanciò un’occhiata alla madre, e lei si asciugò una lacrima mostrandole entrambe le braccia aperte, lei andò da Kathy.

 

«Amore, è papà. Anche se non sembra lui.» Le sistemò i capelli dietro l’orecchio.

 

«Io-io non so se questo è giusto.» disse Austin passandosi una mano sugli occhi. «A cosa serve? Vuoi rovinargli il ricordo che hanno di te? Te ne andrai e resteranno solo confusi.»

 

«Lasciali fare.» cercò di riprenderlo Kathy.

 

«No, per me non è giusto. Lo stanno facendo per far sentire meglio LUI. Non voi.»

 

Dante cercò di non ascoltarlo, anche se in cuor suo sapeva avesse ragione.

 

Sam cercò di dire qualcosa, ma il demone lo fermò con un dito, mentre era ancora intento ad osservare la figlia. Lei, dopo averci riflettuto ancora, si lasciò abbracciare dal padre.

 

«Se sei davvero tu… noi... noi due abbiamo un segreto, dimmi quale.»

 

Dante ci pensò un attimo, senza toglierle gli occhi di dosso, e poi sorrise: «Avevi cinque anni, la mamma aveva lasciato un anellino sul lavandino della cucina per lavare i piatti.»

 

Kathy si accigliò.

 

«Tu hai preso una sedia dall’isola e l’hai avvicinata al lavabo per provartelo, ma è caduto nel tritarifiuti spento. Hai avuto paura di metterti nei guai, quindi hai aspettato che tornassi io a casa ed intanto sei andata a giocare. Te ne sei dimenticata e, quando la mamma lo ha acceso a fine cena... ti è tornato in mente. Quando sono venuto a rimboccarti le coperte me lo hai raccontato... e io ti ho detto di non preoccuparti perché glielo avrei ricomprato, senza dirle nulla.»

 

Kathy spalancò la bocca, e poi la coprì con una mano, guardando l’altra e l’anello in questione che teneva ancora al dito, ridendo.

 

Risero tutti e quattro, e finalmente Alla si fidò di lui, lo guardò seria e gli domandò: «Non resterai, vero?»

 

Cercando di non abbandonare quell’aria felice, Dante accarezzò i volti di entrambi: «Purtroppo non posso, ma sappiate che vi voglio bene. Vi amo da… morire. Mi lasciate parlare con la mamma?»

 

Entrambi annuirono e dopo un bacio sulla guancia a ciascuno, tornarono alle loro camere, guardandolo finché non sparirono al piano di sopra, sotto lo sguardo sorridente del padre.

 

«Puoi andare anche tu, per favore?» Dante si voltò verso Austin.

 

«Ho il diritto di ascoltare.»

 

Dante ci riprovò, con ancora quell’aria di malinconia addosso. «Per favore.»

 

Nel vederlo in quello stato, Austin gli concedette quel tempo con Kathy, alzandosi e chiudendo le porte del soggiorno.

 

«Senza origliare.»

 

Sentirono un basso “dannazione”, con dei passi che pian piano sparirono. 

 

«Te lo aspettavi?» domandò Dante all'ex moglie, facendo finta di dimenticarsi dei fratelli e spostandosi accanto a lei. Kathy, d’istinto, si allontanò un po’ da lui.

 

«Non lo so.»

 

«Non sei scandalizzata...»

 

Lei guardò i fratelli; ormai, poteva credere a tutto.

 

Non si sentiva in pericolo; era solo strano vedere un altro corpo parlare esattamente allo stesso modo dell’ex marito, ma cercò di rilassarsi.

 

«Cosa ci è successo?» gli domandò.

 

Dante abbassò gli occhi, «Ho fatto una cosa che… rifarei. Non me ne pento. L’unica cosa che cambierei è solo il modo in cui è finito tutto. Ma... devo raccontarti come sono andate veramente le cose.»

 

Guardò Sam e Dean, «Mi hanno detto del patto…»

 

«Non solo quello.»

 

I cacciatori si guardarono interdetti.

 

«Prima della malattia di Danny, iniziai a vedermi con una persona. Ti ricordi quando mi iscrissi a tennis? Ci andavo, ma… non duravano così tanto le partite.»

 

Kathy non capì.

 

«Ricordi… Lenny Walter?»

 

«Il professore universitario.»

 

«Sì.»

 

Lo esortò a continuare.

 

«Iniziammo una relazione.»

 

Kathy si girò con lo sguardo basso.

 

«Ci siamo conosciuti lì. Ci capivamo, finivamo le frasi dell’altro. Eravamo come…trasparenti tra noi.»

 

Dean si massaggiò le mani, pensando a quelle parole. Non poté non pensare al suo rapporto con Castiel, cambiato molto negli anni e sfociato in quell’ultimo mese.

 

«Non che io non provassi più nulla per te, era solo diverso e in quel momento sentivo di averne bisogno. Dopo le partite ci spostavamo in una camera d’albergo, senza fare molto. Esploravamo cose piccole, non avevo mai avuto esperienze del genere. Lui sì. Ero terrorizzato che i miei lo venissero a sapere, sai come sono fatti. Ma… dopo la nostra prima notte passata insieme…»

 

«Hai fatto sesso con un uomo?» fece Dean, deglutendo. Il cacciatore ripensò a quella sera al locale, da ubriaco. Non gli era minimamente passato per la testa come sarebbe diventato per lui e Castiel il futuro; lui e Dante si somigliavano più di quanto pensasse.

 

«Sì. E, dopo, Danny si ammalò. Iniziai a sentire le voci dei miei, come fossero la mia coscienza. Mi dicevano quanto fosse tutto sbagliato e... colpa mia. Dopo aver parlato con i medici, sono andato in un bar per pensare a cosa fare. Non avevamo neanche i soldi per tutte le spese mediche. Un tizio mi si avvicinò, dicendomi che aveva avvertito il mio dolore e che poteva darmi una mano. Poteva guarire Danny e dopo tre anni sarebbe tornato a riscuoterne il prezzo. La mia anima. Non avevo idea di chi fosse e cosa intendesse. Con i discorsi dei miei pensai solo… che si riferiva alla mia parte sbagliata. Insomma, male per male, quindi ciò che provavo per Lenny e forse sarei diventato diverso, ma avrei cercato di andare avanti. Quelle cose spirituali. Ma dopo l'ho capito.»

 

«Avresti potuto parlarmene.» mormorò Kathy. 

 

«Non so se mi avresti capito, avevo paura. Mi maledico ogni giorno per quello che vi ho fatto, che ho fatto a noi due.»

 

«Pivello.» sussurrò Dean a Sam, ma il fratello non fu l’unico a mostrarsi poco divertito da quell’espressione.

 

«Tu devi solo ringraziare quel pennuto che ti ha salvato il culo. Ricordo come fosse ieri cosa eri lì dentro.» ringhiò Dante, rivolto a Dean, mentre lo aveva preso per il collo ed attaccato al muro, gli occhi di nuovo rossi.

 

«Appunto... ero. Puoi... cambiare…di nuovo... ah-nche tu» Dean respirava a fatica, e Dante non dava segno di voler mollare la presa. Sam accanto a loro cercava di non toccarlo per non peggiorare la situazione. «Lascialo, ti prego.»

 

Il demone strinse ancora di più.

 

La moglie si alzò e gli intimò di smetterla: «Dante, lascialo!»

 

Il demone allentò le dita sulla sua pelle e si girò verso di lei con i suoi occhi verdi e lasciò Dean a massaggiarsi il collo. Il cacciatore tossì, tornando seduto.

 

«Te la sei cercata.» gli disse Sam quasi mimando le parole.

 

Kathy prese una mano di Dante tra le sue, «Devi perdonarti, amore mio.» Gli sfiorò il volto: «Quello che avevi con Lenny... non c'entra con... con Cosmo. Hai salvato nostro figlio, questa è la cosa importante e per cui ti ringrazio.»

 

Dante affondò il viso nell'incavo del suo collo e lei lo riportò su, dandogli un ultimo bacio sulle labbra. 

 

Sam e Dean cercarono di guardare altrove, a disagio.

 

«Adesso dove te ne andrai?» gli chiese la donna.

 

Dante sospirò. «A fare il mio lavoro. Mi occupo degli incroci, qualche persona che... come me ha bisogno di aiuto. Io faccio sparire i loro problemi e scelgo tra quanti anni rivederci.» 

 

«Ma...»

 

«Patti col diavolo... sì...» la voce gli tremava. 

 

Gli occhi scuri di Kathy si inumidirono. «No... no...» La donna scosse la testa. «Non è così che saresti dovuto finire... non è così che-» Si interruppe a causa di un singhiozzo. 

 

I Winchester glielo avevano già anticipato, ma sentire la conferma da lui era stato peggiore. 

 

Dante la prese fra le sue braccia, lasciando che piangesse e si sfogasse. 

 

«Questo non- …questo non è il 'lavoro' giusto per te... tu devi... devi riposare...» mormorò Kathy, la voce spezzata ed attutita dal petto di Dante. 

 

«Ricordo quando eri a lavoro e con i ragazzi andavamo sulla collina. Prendevamo cibo da asporto e gli insegnavo quali erano le costellazioni...» iniziò a raccontare per farla calmare, mentre le accarezzava la schiena. «...ogni segreto sul cielo, ricordi i gruppi di astronomia che frequentavo al liceo?» domandò a Kathy e lei rise al ricordo. «... come fosse ieri.» rispose lei.

 

«La volta in cui Danny vide la stella polare, e me la additò con gli occhi spalancati, credendo si trattasse di un UFO.» Dante rise appena fra le lacrime che scorrevano spontanee sul bel viso del suo tramite. 

 

«Quei nomi uscirono da quel cartone, giusto?» chiese lei.

 

«Sì.» risero insieme di qualcosa che solo loro due potevano comprendere.

 

Dean si girò verso il fratello, un po' indispettito, e vide ciò che immaginava: un Sam irrimediabilmente commosso che fingeva di strofinarsi l'occhio destro con noncuranza. 

 

«No, ma... sul serio?» domandò il maggiore dei Winchester.

 

«Cosa, Dean?» chiese Sam, deglutendo senza staccare gli occhi da Dante e dalla moglie. 

 

Dean aprì appena le braccia e: «Sei fuori allenamento.»

 

«Ma è così triste... C'è ancora dell'umanità in lui, tanti sentimenti... emozioni...e tra poco sarò padre anche io.» 

 

Dean sospirò e gli strinse una spalla. «Non accadrà più niente del genere.»

 

«Non è vero.» 

 

Dante e Kathy non li sentivano, erano troppo occupati tra loro, ma arrivò il momento dei saluti e si concluse in modo piuttosto tranquillo - con l'unico inconveniente di Dante, che non si decideva a lasciare in pace il maggiore dei Winchester.

 

Infatti, il demone si intrufolò nell'Impala mentre i due fratelli stavano per partire.

 

Dean ruotò stancamente gli occhi, ma Sam lo rassicurò con un gesto. «Sistemeremo anche questo.»

 

 

*

 

 

Sulle scale di casa, Dean trovò Castiel, il quale stava seduto ad aspettarlo.

 

«Come è andata?» lo incalzò subito.

 

Dean mosse un sopracciglio. «Come doveva andare, ma non sembra ancora finita...» accennò all’Impala.

 

Cas si sporse e notò Dante ancora seduto lì dentro.

 

«Andiamo da lui.» esordì.

 

«Hai qualche kink per chi finisce all’inferno?»

 

Cas sorrise alla battuta e lo superò. Mentre lo raggiunsero, Dante scese dalla macchina e fece qualche passo per poi accucciarsi a terra, dandogli le spalle.

 

«Come stai?» domandò Castiel.

 

Dante rise passandosi le mani sul viso per poi rialzarsi. «Non credo di poter continuare a farlo.»

 

Dean si avvicinò a Castiel. «Perché no?»

 

«Perché non sono come voi, non sarò mai come voi.»

 

«Appunto perché non lo sei potrai cambiare le cose, potrai rendere migliore tutto quello che farai.»

 

«Uccido le persone, Dean.» 

 

«Tu le aiuti, con qualcosa per cui pagano un prezzo. Ma sono loro a venire da te. Non lo fai per vendicarti…è così che funzionano le cose.»

 

«Anche tu lo hai fatto?» gli chiese Dante.

 

«Sì, ma a Crowley non piacevo perché facevo di testa mia.»

 

«Mi procura cose giuste…per quanto possano esserlo. Cose che potrei anche accettare, ma dovrei farlo per troppo tempo.»

 

Dean rise sotto i baffi. «Mi sa che…continua.» lo guardò con serietà negli occhi. « E’ stato lui a venire da noi per aiutarti.»

 

Dante sembrò sorpreso.

 

«Lo fa sempre. Ricava ogni volta qualcosa in cambio, ma lo fa.» disse Dean.

 

«Non ho avuto modo di passarci del tempo insieme.» ammise Dante.

 

«Provaci ora, cerca di…vedere il lato positivo.» Dean cercò di convincerlo.

 

«Questa sì che fa ridere.» disse Castiel.

 

«Solo dopo averla detta me ne sono reso conto. Ti ho convinto almeno?»

 

Dante si sdraiò e restò a terra, distese a gambe e braccia divaricate in mezzo alla strada a guardare il cielo blu scuro e pieno di stelle. I lampioni illuminavano la strada del loro quartiere. Restarono fermi ad aspettare qualche cenno dal demone.

 

Castiel si avvicinò per parlargli all’orecchio: «Che stai aspettando?»

 

Dean lo guardò incredulo, e Castiel continuò: «Vuole tu vada da lui.»

 

Dean sbarrò gli occhi e socchiuse le labbra: «Che dovrei dirgli? L’ho appena fatto.»

 

«Allora... che ti costa farlo di nuovo?» domandò Cas con ovvietà nel tono.

 

Anche se con riluttanza, Dean si avvicinò alla figura distesa, si fermò al suo fianco. «Non fa freddo» Con una mano batté sull’asfalto in un chiaro invito a fare lo stesso; Dean guardò Castiel esasperato e lui lo incitò a dargli retta. Dean roteò di nuovo gli occhi al cielo, esasperato, e si sdraiò poco distante dal demone.

 

«Hai mai fatto cose del genere?» chiese Dante.

 

Dean abbassò lo sguardo, e lo sbirciò con la coda dell’occhio.

Dante si girò a guardarlo per poi tornare alle stelle. «Sdraiarti in mezzo alla strada. Piazzarti in mezzo alle rotaie con il suono del treno che ti raggiunge. Salire su un cornicione e sentire il vento sbuffarti sul corpo e il sole bruciarti il viso. Stare troppo tempo sott’acqua, con i polmoni che si ribellano. Mettere una mano troppo vicina al fuoco. Ritrovarti da solo in mezzo all’oceano o in una landa desolata.»

 

Dean aspettò, ma non aggiunse altro.

 

Dante si voltò di nuovo con un piccolo sorriso: «Io sì.» poi si tirò su a sedere, con le mani a terra ai suoi lati, non smetteva di guardare le costellazioni, una per una. «Da quando mi sono risvegliato così, in questo corpo, ho provato a fare tutte le cose che credevo impensabili. All’ultimo momento, quando era troppo tardi per un essere umano, sparivo e mi salvavo.»

 

Dean tacque per vari istanti, rimuginando sulle parole del demone che gli rimbombavano in testa. «Volevi trovare un limite...?» gli domandò. 

 

Dante gemette nel silenzio di quella notte, gli occhi socchiusi. «Sapevo di non averne più... ed è questo che continua a farmi paura.» Alzò di poco il viso e fece segno a Castiel di unirsi a loro. L’ex angelo obbedì, sdraiandosi accanto a Dean. 

 

Tre paia di occhi restarono a guardare le stelle, e ad ascoltare il silenzio per un tempo indefinito scandito solo dai loro battiti.

Ad un certo punto, Dante schioccò le dita e dall'Impala provenne una melodia; gli altri due non capirono subito di quale canzone si trattasse, Dean non riconobbe nessuna delle sue cassette.

Dante teneva il tempo con una mano sullo sterno, agitando un piede per tenere il ritmo iniziò a cantare insieme alla voce che usciva dalla radio:

«I'm like a child looking off on the horizon

I'm like an ambulance that's turning on the sirens

Oooh, I'm still alive

 

Dean si tirò a sedere fissandolo, la bocca spalancata: «Oh... oh mio Dio... ecco chi sei!»

 

«Non sono chi tu pensi io sia.» replicò Dante; provò a tornare a cantare, ma Dean lo interruppe di nuovo.

 

«È... è impossibile, hai anche la stessa voce!»

 

«Per l'ultima volta: Non. Sono. Billie Joe Armstrong.»

 

Castiel si accigliò, e guardò il cacciatore: «Dean, ascolti i Green Day?»

 

«Farebbe il botto al locale...» mormorò Dean, ignorando l'ex angelo.

 

«Non ti azzardare a far girare la voce per fare il pienone.» disse Dante.

 

Dean si voltò di scatto verso di lui. «Non prenderò in giro proprio nessuno, sei un sosia a tutti gli effetti! Sei solo più alto e non sei tatuato.»

 

«Come fai a sapere queste cose?» Castiel lo aveva imitato, e si era seduto ad ascoltare il loro battibecco; Dean continuò a provare a convincere Dante.

 

«Senti... hai avuto l'ennesima giornata complicata, ma questa è l'ultima. Vuoi chiudere il tuo capitolo liberandoti o no?»

 

Dante, finalmente, si girò per degnarlo di un'occhiata. «Dopo promettete di lasciarmi in pace?» chiese, a denti stretti. 

 

«Non ho motivi per correrti dietro.»  rispose spavaldo, Dean.

 

«Ne sei veramente sicuro?» Gli occhi di Dante si illuminarono, e fece un sorrisetto malizioso.

 

«Prova con Crowley.» disse Dean, ammiccando.

 

«Lo farò.» rispose spavaldo Dante, provocando della sorpresa in Dean.

Castiel rise sotto i baffi.

 

«Bravo, prenditi gioco di me anche tu.»

«Scusa, Dean. Ma nessuno dimentica i tuoi passati.»

 

«Scommetto neanche Dean.» Dante resse il gioco a Castiel.

 

«Avete finito?» Il cacciatore prese il suo cellulare dalla tasca e fece partire una chiamata. «Adesso vi sistemo io, con la migliore serata della vostra vita.» mormorò Dean.

 

«Sam... sì sì, tutto bene. No, non ancora. No... non vivrò un'altra luna di miele in stile Crowley.» sottolineò l'ultima frase e vide il batti cinque di Dante alla ricerca della mano di Castiel.

 

«Me lo aspettavo.» gli disse il demone, ricevendo la conferma dell'ex angelo.

 

«Dai l'annuncio, per Capodanno. Avremo un... ospite speciale. No, non canterò di nuovo al karaoke. Raggruppa la band e annuncia un sosia del cantante di una famosa punk band americana.» silenzio, Dean notò Dante ridere e tirarsi su, seguito da Cas. «Quindi tu lo avevi capito! Figli di buona don-. No, non sto insultando nostra madre!»

 

Dean si passò una mano sul volto. «Andiamo a casa.» fece segno agli altri di salire

in auto. «Muovete il culo.» comandò, guadagnandosi un'occhiataccia da Dante.

 

 

*

 

31 Dicembre 2020 ore 18:00

 

Passarono per la porta di servizio ed arrivarono nell'ufficio di Sam. Eileen era con lui. Il minore dei Winchester li guardò sorridendo, poi spostò la sua attenzione dal pc e batté le mani «Che inizi lo spettacolo!» indicò Dante con entrambe le mani. «Sei pronto?»

 

«Certo.»

 

«Ehm... non so se suoni la chitarra.» disse, prendendolo per una spalla e guidandolo per un corridoio; iniziarono a sentire gli schiamazzi della gente in attesa. 

 

«Dammi una chitarra e te lo dico.» rispose Dante, strizzandogli l'occhio con fare complice.

 

Sam fece segno ad un ragazzo dello staff che gli porse una chitarra elettrica. Dante si passò la cinghia sulla spalla e strimpellò qualcosa. Il suo viso si illuminò, e si passò una mano fra i capelli neri. «Sì, decisamente sì.»

 

Ci fu una pausa di silenzio, interrotto da Sam che incoraggiò Dante con una mano sulla spalla: «Tocca a te.»

 

Dante passò in rassegna tutti loro. «A mai più?»

Dean fu l'ultimo su cui i suoi profondi occhi verdi - altra caratteristica che avevano in comune - caddero ed il cacciatore fece un passo in avanti mostrando la mano. «Mai dire mai.»

 

Dante la osservò, e dopo un attimo di esitazione, gliela strinse sorridendo.

 

«Salve a tutti! Siete pronti per l'invitato speciale?» Sentirono il presentatore preparare il pubblico che strillava ed emetteva un frastuono incredibile. Dante non aveva mai fatto una cosa del genere, ma aveva deciso di abbattere molti muri - come aveva raccontato a Dean. 

 

Aveva riconosciuto il suo nuovo corpo solo dopo qualche giorno; giurava a sé stesso di averlo già visto, anche se non proprio uguale, ma la voce gli somigliava parecchio. Salì gli ultimi gradini di quella triste avventura, convinto ad assimilare il meglio di tutta la vicenda. Si lisciò nervosamente la giacca nera, e appena si mostrò sul palco fu raggiunto da apprezzamenti ed applausi. Le luci si abbassarono, ed un unico fascio bianco illuminò una sedia sul palco dove Dante prese posto. 

Il demone sorrise al pubblico. 

 

«D'accordo ragazzi, siete pronti?!» esclamò, reggendo il microfono.

 

Il pubblico urlò, prima di sentire le note sul pianoforte della band.

La voce di Dante riempì il locale, come se fosse abituato a cantare, le strofe si susseguirono.

«My beating heart belongs to you

I walked for miles till I found you

I’m here to honour you

If I lose everything in the fire

I’m sending all my love to you

 

I suoi pensieri volarono a Kathy, ai figli e a Lenny, come sempre da anni a quella sera. Poi il suo sguardo gli cadde sopra quelle nuove persone, che pur non conoscendolo, lo avevano aiutato. E lui glielo aveva permesso; avevano usato i mezzi giusti senza giudicarlo, anche quando li aveva attirati con mezzi bruschi.

 

La canzone scivolò via, seguita da un’altra, per la quale si alzò spostando la sedia.

«I lost my way

Oh baby this stray heart

Went to another

Can you recover baby?

Oh you’re the only one

That I’m dreaming of

Your precious heart

Was torn apart by me and

You, you are not alone

Oh oh and now I’m where I belong…»

 

Arrivò alla canzone che aveva intonato in mezza alla strada, era una delle sue preferite. Descriveva ciò che aveva passato e nonostante fosse morto veramente, una seconda chance gli era comunque stata data.

 

«My head’s above the rain and roses

Making my way, my way, my way…

As I walked out on the ledge

Are you scared to death to live?

I’ve been running all my life

Just to find a home that’s for the restless

And the truth that’s in the message…»

 

Ad un certo punto, Dante riprese il microfono in mano, e fece un cenno per attirare l'attenzione. 

 

«Quest'ultima la dedico ad alcune persone speciali...» disse, la voce un po' commossa.

 

La chitarra acustica tra le sue mani intimò un ritmo da ballata, la batteria lo seguiva e si sentì subito il testo pieno d’amore. Dean ricordò il ritmo e subito dopo riconobbe le parole.

 

«Words get trapped in my mind,

Sorry if I don't take the time to feel the way I do.

'Cause the first day you came into my life,

My time ticks around you

 

Dean sentì qualcosa afferragli il braccio, si voltò e vide un Sam paralizzato.

 

«Che succede?»

 

«Credo sia arrivato il momento.»

 

«Per cosa?»

 

Sam si voltò. «Eileen.»

 

La donna non poteva sentire nulla di ciò che aveva intorno, così Sam si preparò per bene, dicendole il testo della canzone quando le strinse una mano per farla girare.

 

«Sam?» gli domandò, con un gran sorriso, seguendo il labiale.

 

«All I want

you to understand

That when I take your hand

It’s ‘cause I want to.

We are all born in a world of doubt

But there’s no doubt

I figured out…»

 

Dean era al centro di tutto ciò che stava accadendo in quel momento; il fratello stava facendo la sua proposta, un demone sosia di una rockstar stava cantando la canzone che Sam stava dedicando ad Eileen, e Castiel accanto a lui ascoltato trasportato dalle parole. Dean notò che Dante lo stava osservando; mentre il demone continuava a cantare, il cacciatore abbassò lo sguardo, posandolo sulla sua mano e quella di Castiel vicino a lui. Le intrecciò, e Cas si girò subito, ma Dean stava osservando il palco sorridendo.

 

«I love you.»

 

Sentì un «Sì!» dietro di lui e dopo vide il fratello e la sua future moglie abbracciarsi.

 

«I feel lonely for

All the losers that will never take the time to say

What's really on their mind instead

They just hide away

Yet they'll never have

Someone like you to guide them and help along the way.»

 

Dean sciolse la stretta alla mano di Castiel, per abbracciarlo dietro le spalle e l'ex angelo abbandonò la testa nell’incavo del suo collo.

 

«Or tell me

when it's time to say I love you»

 

«E questa è per…dei nuovi amici.» Dante fece loro l’occhiolino da lontano.

Dean e Castiel si guardarono, Sam ed Eileen apparirono alle loro spalle e lei mostrò il suo anello di fidanzamento. Dean, al centro, ammiccò mettendo in evidenza le rughette attorno agli occhi e lasciò un bacio sulla tempia di Cas.

 

«Where can I find the city of shining light

In an ordinary world?

How can I leave a buried treasure behind

In an ordinary world?»

 

Dante non staccò gli occhi da loro, Dean prese quel messaggio come un consiglio.

 

«What would you wish if you saw a shooting star

In an ordinary world?

I’ve walked to the end of the earth and afar

In an ordinary world

Baby, I don’t have much

But what we have is more than enough

Ordinary World.»

 

"Grazie," mimò con le labbra Dante appena finì di cantare, incontrando gli occhi color smeraldo del cacciatore.

 

THE END

.

.

.

.

.

 

Not really

 

Erano tornati a casa, in attesa di festeggiare il nuovo anno, ma a Dean turbava ancora qualcosa. Voleva provarci, voleva convincere Chuck a farlo tornare con sé per salvarlo, come Castiel aveva fatto con lui dal loro primo incontro ed aveva continuato a fare. Nella sua camera, ora, quella dannata fialetta luminescente se ne stava ad aspettare la fine dei tempi in una scatoletta qualunque. Per il cacciatore continuava a non essere giusto.

Da tanto aveva smesso di pregare - non serviva più; Cas non poteva sentirlo, ma poteva sempre provare, lo avrebbe fatto per lui. Nel ripercorrere gli anni passati, non lo aveva ringraziato abbastanza di tutto, ma era maledettamente felice di rivederlo ogni volta.

Quindi da seduto, si girò verso l'altro lato del letto e scorse fugace verso la camera.

La scatolina era sul comodino accanto a lui, come se la vicinanza alla forza celeste potesse fungere da satellite.  

«Non so dove sei. Non so neanche se ascolterai, o se te ne frega qualcosa. Dovresti star cercando di impartire nuove regole ai pennuti, ma... io ne ho uno qui che ti ha sempre stimato; anche quando la speranza era vana, so che in fondo... Castiel continuava a crederci, in te. Forse sì, sono qui per supplicarti, quindi, per favore... se puoi fare ancora qualcosa per lui... ricostruisci la sua grazia e fallo tornare come era prima...»

 

Ci fu silenzio per alcuni istanti; il suo respiro l’unico suono nella stanza.

«Tu credi veramente sia questo ciò che vuole?» La voce proveniva da davanti a lui. Dean si voltò completamente e Chuck era lì.

Si alzò, sorpreso e si toccò l'orologio sul polso. «Chuck...» Esitò per un momento. «Lui non dice mai cosa vuole...»

Chuck sorrise sotto la barbetta scura, avvolto in una camicia bianca. «Sicuro? Forse lo dice, ma tu non ascolti. Non attentamente.» Fece un gesto per fargli capire.

«Perché? Tu sì?»

Chuck deglutì, tirando su il mento. «Mi ricordo come fosse ieri quando mi avete trovato, quando mi avete detto di non pubblicare più i miei libri. Mi avete divertito.» Sorrise di nuovo, prima di avvicinarsi ed abbandonare l'aria simpatica.

Gli venne da pensare che tale padre e tale figlio per quanto riguardava gli spazi personali. «Mi piaci. Mi piace tuo fratello. Mi piace mio figlio. E mi piace anche la vita che vi siete creati. Non me ne prendo neanche troppo il merito, se volete. Ma non giudicare troppo le mie scelte. Ho pur sempre salvato tutti, quando ero presente, non posso farlo sempre, non siete un gioco per la playstation...» Lo fissò, con quegli occhi celesti e taglienti. «Smettila di piangerti addosso. Smettila di pensare di non meritartelo. Smettila di pensare che le sue scelte siano stupide.»

«Io non-»

«Sì invece.» lo interruppe Dio.

Dean chiuse la bocca.

«Sta arrivando. Vedi di comportarti bene e passa una bella vita, Dean Winchester.» Detto ciò, sparì e si aprì la porta della sua camera.

 

«Dean.» Il tono di Cas era strano, tanto quanto il caos che aveva in testa Dean.

«Che succede?»

Solo dopo aver parlato si rese conto del suo tono spaventato, cercò di calmarsi trovando gli occhi dell'angelo, funzionavano sempre.

«Stai bene?»

«Sì, si. Che ti prende?» Anche Castiel sembrava non essere molto in se. Sospirò affranto. «Ricordi il bambino in ospedale?»

Il biondo annuì.

«Sta male, molto male.»

«C'è qualcosa che possiamo fare?» domandò il cacciatore.

«...una ci sarebbe.» lo guardò, aspettando che realizzasse.

Dean ci restò secco.

“Smettila di pensare che le sue scelte siano stupide.”

«Sei sicuro?» gli chiese, convinto di poterlo dissuadere.

«Sì, Dean. È inutile tenerla...se inutilizzata. Può avere uno scopo...»

Dean sospirò chiudendo gli occhi e abbassando il capo.

«Dean... io mi sento libero ormai. Per te continuerà ad essere difficile, forse, ma sto bene così...»

Il biondo si passò una mano sul viso. «Cas...a me non interessa se hai i poteri o no... è che ho paura. Con la grazia potevi sempre tornare indietro.»

«Dean, qui è diverso.»

«Non parlo di mostri…esistono le malattie e simili. A quelle non potrai fuggire.»

«Neanche tu. Adesso non fate più parte del disegno di Dio, Dean. Nessuno vi salverà più.»

Dean si ammutolì un'altra volta, fissandolo con gli occhi leggermente lucidi. O era un'impressione di Cas?

«Ora potremo vivere insieme serenamente. Accadrà qualcosa? Ci faremo i conti, non ci coglieranno impreparati. E forse… in seguito, ci rivedremo in Paradiso.» Disse con nonchalance, fingendo di sistemargli la giacca di jeans.

Dean taceva, le braccia rigidamente allineate ai fianchi, guardando il vuoto.

Cas socchiuse gli occhi, e fece un piccolo sospiro. «Ascolta, lo so. Capisco perfettamente le tue paure adesso che sono un umano...ma non sono di cristallo. Lo abbiamo già appurato.»

Dean lo guardò mortificato, non che lui lo pensasse. «Cas, io non penso che tu-»

Castiel fece un piccolo sorriso. «Lo so.» seguì un occhiolino. «Ma so di aver fatto molte scelte per le quali ti ho fatto soffrire e non vuoi più trovarti in certe situazioni. Lo capisco, ma ormai non posso tornare indietro.»

Il biondo sospirò, erano alla resa e si lasciò andare. «Sì, lo so.»

«Io voglio vivere con te, mi piace tutto quello che abbiamo. E…se proprio vuoi saperlo, il dolore umano è diverso dagli altri. Quando hai poteri vuol dire che ti sei arreso e non avrai scampo. Ma quando è un umano a soffrire, trova più forza, guarda dove siamo arrivati. Guarda te e Sam.» 

Il cacciatore si avvicinò di un passo e giunse di fronte a lui. «Puoi scommetterci.» vide finalmente un piccolo sorriso sulle piccole e carnose labbra del cacciatore e una piccola lacrima scese su di loro, mentre Castiel le osservava.

Il moro portò una mano sulla sua guancia, scacciandola. «Non piangere.»

«Non sto piangendo.» Rise Dean, scuotendo il capo e Castiel lo prese tra le sue braccia, nell’abbracci più stretto che si fossero mai scambiati.

Cas gli accarezzò la schiena con una mano, disegnando cerchi invisibili. «Sapevo di essere bravo a parlare.»

«Non mi hanno mai detto cose del genere.» ammise Dean. Quando sciolsero l'abbraccio, il cacciatore fissò l'ex angelo per un po', prima di posare le labbra sulle sue per qualche secondo. «Vorrei solo che questo momento non passi, mai.»

«Non lo farà.»

In quel momento bussarono alla porta. «Avanti.» disse Dean.

Sam fece capolino. «Hey, sbrigatevi, stanno per iniziare!»

Tutti insieme uscirono da casa di Dean, Sam ed Eileen stringendosi, il vialetto alberato era pieno di persone con le teste rivolte verso l’alto.

Sentirono un conto alla rovescia.

«3…2….1!»

Furono raggiunti da esplosioni di colore alti nel cielo scuro, ogni tipo di forma dava sfumature al cielo e Dean ricordò quel 4 di Luglio, con Sam sull’Impala.

Castiel gli strinse una spalla, come se avesse sentito quel suo ricordo e si guardarono, come sapevano fare solo loro due.

Dean abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato, erano anche più difficili da sostenere adesso che tenevano dentro di loro tante diverse emozioni consapevoli.

Quando rialzò gli occhi Dean la vide e le sue labbra si schiusero, gli occhi si sgranarono e restò senza fiato.

Si era ricordato di quei momenti da bambino, quando pensava che bastava guardare attentamente fuori dalla finestra per vederne una. L’aveva ricordata da poco, da quando era bambino e ora l’aveva vista per la durata di un attimo. Un fascio di luce bianca si era staccata da un punto impreciso sul cielo per poi cadere.

Aveva appena visto una stella cadente.

Probabilmente Chuck se la stava ridendo.

«No, questo momento non passerà.» disse Dean, sorridendo poi sia a Castiel, che a Sam ed Eileen.

 

 

 

Angolo di Sarandom e Feathers

Ho solo le info da commentare, per il resto ci vediamo all'epilogo <3

Sarandom: Dante è un personaggio sempre presente nelle mie ff originali che lascio nella testa, non sono ff sui Green Day, ma lui ha sempre il suo aspetto. Mi è piaciuto scriverlo, anche se qui è un sosia, non mi andava di portare sfiga lol, spero vi sia piaciuto dato che è la prima volta che lo scrivo veramente. I link nei testi l'ho aggiunto perché la sua voce accompagna bene ogni cosa.

   
 
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