Capitolo diciassette:
La nave arenata
(Parte uno)
-A cosa devo questa visita di cortesia?- esclamò Hector.
Jack alzò subito le mani -Non ho infastidito tua figlia, non allarmarti... quello che, in un certo senso allarma me, è quel nuovo arrivato che abbiamo a bordo da giorni- affermò, inclinando di poco il capo.
-Mastro Fisher? Come potrebbe mai preoccupare un semplice mozzo.-
-Per esperienza so che sono quelli di grado più basso i più infidi...-
Barbossa capì benissimo il vero significato di quella frase, ma non ci badò più di tanto per non innervosirsi oltre.
-A parte ciò...- continuò Sparrow, cominciando a girare a caso nella cabina -Di quel tipo non posso dire che mi fido... puzza troppo di pesce marcio.-
-Continuo a non capire cosa tu voglia dire, Jack...- replicò il burbero Hector, battendo il bastone con il quale si aiutava a camminare.
-Suppongo, mio illustre collega, ex-rivale e alleato, che anche tu abbia notato il più che ben evidente comportamento del ragazzo...- parlando, Jack gli lanciò il fazzoletto, che venne afferrato al volo -Da quando ha perso questo.-
Il vecchio capitano lo osservò attentamente.
-Strano- dichiarò, leggermente sorpreso.
Lo girò e lesse le lettere -L. B.-
-Allora? Scoperto qualcosa? Un'illuminazione?- allargò le braccia l'ambiguo capitano della Perla nera, beccandosi un'occhiataccia.
-Quasi, pazienta una volta nella tua vita...- Barbossa si girò di spalle per esaminare meglio la stoffa.
Dopo una decina di minuti ebbe una possibile risposta.
-Può sembrare pazzesco ma, una leggenda racconta del pirata traditore, il quale possedeva esattamente un bracciale come questo...-
-Bracciale?- chiese Jack, stranito.
-Si! Questo in realtà è un bracciale. Il pirata traditore ne ha uno identico. Uno per lui e uno si diceva fosse per la sua amante.-
A queste parole il bel capitano roteò gli occhi -Uffa, pure qui un'amante... sempre la solita storia, ma non sanno inventarsi nulla di nuovo?- borbottò acidamente.
-In effetti è sempre la solita minestra, ma non possiamo farci nulla...- concordò l'altro.
-Leonard Bottom era il suo nome...-
Così raccontò all'ex rivale la leggenda del pirata traditore.
-Come vedi, non si sa molto di lui, purtroppo... solo che morì senza mai distogliere lo sguardo dal fazzoletto che aveva al polso.-
Solo dopo pochi secondi Jack parlò, spostando la mano con cui si teneva su il muso -Storia commovente devo dire... allora il giovanotto potrebbe essere il suo adorato figlioletto, no? Come vedi, tutto lineare- azzardò una teoria.
-C'è un problema... fin'ora non si è mai parlato della possibilità di un suo erede, quindi non possiamo accusarlo. Forse il fazzoletto lo ha solo rubato. Come vedi, c'è una bella curva alla tua linea immaginaria, Jack.-
-Come spieghi il sui comportamento nervoso, allora?-
-Forse ha paura di essere scambiato per qualcuno che non è...-
L'astuto bel capitano non era per niente convinto e si mise a riflettere, collegando i vari fatti.
Infine tornò a guardare Barbossa -Amico, probabilmente conosco la nostra ignota destinazione...-
Quello assunse un'aria, più che stupita, curiosa e quasi persa. Sapeva che Jack Sparrow non parlava mai a caso, almeno quando si trattava di usare l'astuzia.
-E... lì scopriremo anche la verità sul presunto John Fisher...- dichiarò infine Sparrow, abbozzando un sorriso freddo e sottile.
La determinazione gli luccicava negli occhi proprio come l'oro azteco luccicava alla luce fulgida della luna.
***
A giorno ormai inoltrato, Rain era concentrata, o meglio, cercava di concentrarsi sulla rotta ancora ignota.
Tuttavia ne dovettero passare altri due di giorni prima di accorgersi di qualcosa in lontananza, dritta sulla loro rotta.
-Padre!- lo chiamò la figlia.
Barbossa e gli altri si diressero verso il timone. Il pirata prese il suo cannocchiale per guardare meglio.
-Ci siamo!- annunciò poco dopo.
Quando arrivarono nei pressi dell'isola, attraccarono la nave con l'ancora e scesero a terra.
Jack si affiancò, casualmente, a Rain, fissando la fitta foresta che si ergeva davanti.
-Isole, foreste alberi...- commentò quasi in un sussurro.
La ragazza gli concesse una rapida occhiata laterale, poi sospirò -Perché, cosa ti aspetti? Spero solo che la tua bussola funzioni davvero, Jack...- il tono freddo e neutrale; infine si incamminò con il resto della ciurma.
Lui la guardò allontanarsi, per poi spostare lo sguardo a terra e seguirli, andando vicino a Gibbs.
-È come se avessi già vissuto questa maledetta situazione...- gli disse ad un certo punto, mentre scostava infastidito un'enorme foglia dalla faccia.
-Quando hai dovuto guidare Barbanera alla fonte?-
-Esatto... dopo che Angelica mi aveva costretto- fece una breve pausa, -Pensa che ero arrivato ad un punto in cui non sapevo se temere più il padre o la figlia...-
Rain, al nome Angelica, aveva drizzato le orecchie, sempre senza farsi notare.
Si voltò un attimo, mascherando l'azione come se si stesse guardando intorno; voleva esserne indifferente davvero e aveva tutti i motivi per farlo, ma una sensazione di fastidio le invase forte lo stomaco.
-Una vendetta bella e buona da parte sua, sai a seguito di cosa... ma ora nessuno ti costringe, ci vai per un motivo, no?- continuò Gibbs, con un cenno di intesa.
Il capitano emise un forte respiro.
-Esatto...- rispose.
La ragazza intuì che quell'Angelica doveva essere qualcuna di importante per Jack, o almeno da come ne parlava, lo era stata; una donna si sarebbe vendicata verso un uomo principalmente per questioni personali. Soprattutto con Jack, poi.
Strinse involontariamente i pugni e la mascella e ancora una volta si prefisse di pensare all'impresa che stavano compiendo.
Camminarono per un'ora e senza trovare nulla.
Ad un tratto Jack si fermò, sorpreso dall'ago della sua bussola.
-Perché ti sei fermato?- domandò Barbossa.
Il pirata non rispose; fece due, tre giri attorno a quella zona e si accorse che l'ago puntava sempre sullo stesso punto.
Si avvicinò e lo tastò col piede, finché il terreno non cedette, creando una crepa.
-Jack- affermò Rain, sconcertata.
Tutti si guardarono a vicenda finché la crepa non si espanse fino a rompersi del tutto, facendoli così finire dritti al suo interno.
Fu una discreta scivolata: finirono in mezzo ad un mucchio di erba e legno.
-Rain stai bene?- chiese subito Barbossa alla figlia, preoccupato.
-Si, padre. Voi come state?-
-Nulla mi stende, tesoro, niente paura- scherzò lui, sorridendole.
-Caspita, che volo!- esclamò Scrum, togliendosi le foglie e la polvere -Ma, almeno siamo dove dovremmo essere, signori?-
-Fate piano- consigliò Hector.
Ripresero il cammino con cautela per ulteriori crolli; tutto attorno a loro era sempre più chiuso e ricoperto di vegetazione, quindi difficile da riconoscere a primo impatto. Il terreno appariva stranamente più duro e stabile. Ad un certo punto cominciarono a sentirsi degli scricchiolii, quasi come fossero assi di legno.
All'improvviso arrivarono ad un vicolo cieco, bloccato solo da delle lunghe liane.
Jack estrasse la spada e le tranciò, liberando così la vista.
Ciò che si presentò loro davanti li sorprese e non poco.
-La nave di Leonard Bottom- sussurrò piano Barbossa, osservando il grande veliero arenato da anni.
Jack sorrise, soddisfatto, riponendo la sciabola.
Autrice:
Salve a tutti! Spero che il capitolo via piaccia. Magari vi chiedete perché non è spiegata la leggenda raccontata da Barbossa, ma non preoccupatevi, tutti i nodi verranno al pettine!! Detto, questo, vi ringrazio e vi saluto!!😉