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Autore: orchidee    18/07/2017    2 recensioni
Buongiorno a tutte! È la prima volta che scrivo e vi ringrazio, perché siete state voi ad ispirarmi. Non sarà una storia lunga e i protagonisti sono solo loro, Betty e Armando. Ho pensato di cambiare completamente il finale, facendo iniziare tutto dalla sera in cui Armando dedicò a Betty una canzone. Spero che le mie fantasie vi piacciano. Grazie a chi vorrà dedicare un po' di tempo alla lettura della mia storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capito 15 “Certo Marcella, le cose vanno bene. E no, io ed Armando non abbiamo fatto alcun progresso... No, per lui sono una figura inopportuna e fastidiosa e non posso dargli torno! ... Sì certo ti farò sapere... No ancora non so quando verremo a Bogotà. Sicuramente non prima della fine dell'asilo... E tu? Come procede la tua gravidanza? ... Ne sono felice... Salutami il mio amico! Vi penso tanto... Sì anche a te!” Betty riattaccò il telefono e sorrise amaramente. Marcella e Nicola stavano vivendo quella gravidanza insieme, felici, e Nicola era l'uomo più felice della terra. Aveva tolto ad Armando quei momenti e tutti gli altri... Si sentì sconfortata. Il cellulare squillò di nuovo. Era il cognato. “Gerard, come stai? Bene, grazie... Sinceramente preferirei di no... Io non sono più la direttrice e poi non vorrei lasciare solo il bambino di sera, almeno in questi giorni... No, è sereno e si sta affezionando, ma questo non significa che tutta questa situazione sia normale... Lo so, ma non me la sento... Chi? Davvero? Sarò felice di vederlo... No, Gerard non credo quella sera... Davvero rimanere solo per due giorni?... E va bene, allora ci sarò, ma solo per un paio d'ore! Ok? .. Già ti soluto anche io!” Ecco, Gerard l'aveva convinta a partecipare ad un cocktail al club e aveva usato come scusa l'arrivo di Valerio, il fratello di Luciano, socio di Michelle. Voleva bene a Valerio, aveva passato un anno a Cartagena e con lui si era divertita molto. Era una persona brillante e piena di interessi, era un pittore, un vero artista e Betty fu affascinata dalla sua verve intellettuale. “Armando, sabato sera ti andrebbe di stare con Riccardo?” “Non capisco...” “Ecco io sono stata invitata ad un cocktail e starò fuori per un paio d'ore e penso che invece di passare la serata con Lucia potresti occuparti di lui, che so, uscire a cena, andare a vedere un film, il giorno dopo non deve andare a scuola, così se lo riporterai intorno alle 22 non sarà un problema.” “Va bene, passeremo il pomeriggio insieme comunque giusto? Volevo portarlo a visitare la riserva a nord della città.” “Ma certo, comunque sarò impegnata, però magari potresti riportarlo per un bagno e per cambiarlo, ci penserebbe Lucia e tu avresti il tempo di fare altrettanto... Non preoccuparti, è molto probabile non ci incroceremo, stai tranquillo, ti eviterò questo sacrificio" disse Betty riagganciando il telefono. Dopo la pizza insieme infatti Armando aveva chiesto a Betty di essere meno presente ai loro incontri e per liberarlo da quel supplizio aveva deciso di delegare Lucia a portare o ad andare a prendere Riccardo. Armando la vide camminare distratta mentre si aggiustava un orecchino. Indossava un abito color Tortora in raso, attillato e poco scollato sul seno ma che metteva in bella vista la schiena, le scarpe nere altissime e i capelli raccolti e ben acconciati. Il suo cuore smise di battere per un istante che gli sembrò interminabile. “Oh, non credevo fossi già arrivato. Scusa, ecco io... Sto uscendo” Lui non rispose pietrificato, ma a Betty la sua parve solo indifferenza. La segui fino a che non uscì dalla porta, confuso da quello che aveva provato vedendola tanto sicura, a proprio agio, aveva provato le stesse sensazioni di quando l'aveva rivista dopo tanto tempo al matrimonio di Nicola e Marcella. Era bella, ma ciò che lo sconvolse fu la sua mutevolezza. Era sempre lei, Betty, ma della ragazza impacciata che aveva conosciuto tanti anni prima era scomparsa anche l'ombra. Eppure tra le sue braccia, durante quelle due notti che avevano passato insieme, era tornata la sua Betty, dolce e completamente abbandonata ai suoi sentimenti, era la stessa donna che si affidava a lui e che lo faceva sentire appagato e... Felice. Felice era la parola giusta, lui con Betty, era felice! Fu distolto dai suoi pensieri dall'entrata nel salotto di Riccardo che dopo un bagnetto era pronto per passare la serata con il padre. Uscirono a cena insieme e invece di un film, Riccardo chiese ad Armando di essere accompagnato alle giostre e tra un'attrazione e l'altra il tempo passò velocemente e serenamente. “Papà Armando, sono stanco. Andiamo a casa?” I due si diressero verso casa dove Armando salutò il bambino è lo ringraziò per la bellissima serata. Mentre usciva dalla porta, notò un'auto fermarsi e dalla quale scese un uomo di bell'aspetto che aprì la portiera del passeggero. Betty si fece aiutare e tenendolo per mano si avvicinò alla porta di casa. Armando, preso da quella curiosità che da quando aveva conosciuto Betty nutriva per lei, si nascose per non essere visto. “Valerio, ti ringrazio per avermi accompagnato, ora ti prego, torna alla festa, tutti ti stanno aspettando!” “Ma io sono nel posto in cui voglio essere! Insieme alla mia modella, la mia Betty!” “Sono così felice di averti rivisto, Gerard ha fatto bene a convincermi...” “Tesoro mio, non te lo avrei mai perdonato! Partirò domani nel pomeriggio ma che ne dici se venissi a fare colazione con te e il tuo cucciolo?” “Ma certo! Riccardo sarà felice di rivederti...” “Tesoro, perché non accetti il mio invito e mi raggiungi a New York? Ti ricordi quanto ci siamo divertiti insieme?” “Valerio non ora... Sai bene quello che sta succedendo e non posso proprio allontanarmi. Tra qualche settimana, quando Riccardo avrà finito l'asilo andrò a Bogotà perché lui possa continuare a vedere il padre. Non appena le cose si sistemeranno e la situazione si chiarirà potrò decidere per il meglio.” “Lo capisco mia musa, se hai bisogno basta che fai un fischio... Tesoro, sai che ho realizzato una copia del tuo ritratto?” “Davvero? Mi lusinga molto. E dimmi avevi delle foto?” “Foto? No nessuna foto! Il tuo corpo ce l'ho ben impresso nella mia mente! Diciamo che la copia che ho realizzato è qualcosa di onirico, non sei tu fisicamente, in quel quadro c'è un sogno, un ricordo...” Betty sorrise felice e le ringraziò per le belle parole “Non scherzo Betty, sei stata una modella unica e i bei ricordi di qui giorni li porto nel mio cuore... Se venissi a New York vorrei che mi permettessi di ritrarti ancora, che mi ispirassi con le tue forme...” “Valerio sei sempre il solito... Ne sarei davvero felice, sei l'unico uomo per cui abbia posato e non credevo proprio si potesse stare tanto a proprio agio senza vestiti nella stessa stanza ad essere ammirata...” “Hai detto bene, non ti ho solo ritratto, ho ammirato la tua bellezza, eri nuda di fronte a me e non solo perché eri senza vestiti. Mi hai mostrato te stessa, il tuo spirito... Davvero, i giorni in cui ti ritraevo sono tra i più belli della mia vita, dolce Betty. Lo hai ancora il tuo ritratto?” “Scherzi? Non potrei mai venderlo! È in salotto dove lo avevamo posizionato insieme, se domattina verrai a fare colazione ti permetterò di vederlo!” I due scoppiarono a ridere e si salutarono con affetto, Betty entrò in casa e quell'uomo finalmente risalì in macchina e se ne andò! Modella? Tesoro mio? Mia Betty? Ritratto? Armando scoppiava dalla rabbia e dalla gelosia... Betty aveva posato per un uomo, nuda? Quando? La sapeva fedele a Michelle... Possibile che lo avesse tradito cosi spudoratamente? Betty era stata di quel tipo? Non c'erano dubbi vista la confidenza tra loro. Addirittura erano stati a New York insieme... E il dipinto? Era nello stesso salotto in cui era stato poco prima eppure non lo aveva visto. Forse se lo avesse notato avrebbe capito di più. Armando passò la notte senza dormire, furioso immaginandola nuda di fronte a un uomo, immaginò le mani di quel tipo su di lei e un dolore alla bocca dello stomaco non lo lasciò nonostante si fosse fatto portare in camera un medicinale per l'acidità. Era geloso. No, era rabbia non gelosia, quanti altri segreti nascondeva la sua Betty? Sua? Armando era evidentemente stanco, sentimenti e parole si confondevano e non era più in grado di ragionare lucidamente. Avrebbe chiarito ogni cosa con calma, era chiaro che il suo odio per quella donna era ancora vivo e non accennava a diminuire. Odio? O amore, rabbia o gelosia? O rabbia per la gelosia? “Questa mattina abbiamo fatto colazione con un amico della mamma. Mi è simpatico. Oggi va via...” “Davvero? E dimmi lo conosci bene?” “Sì perché era amico dei papà... Dell'altro papà” disse Riccardo confuso. “Davvero? Oh guarda la mamma ha portato la merenda. Betty, per favore, dovrei usare un momento il bagno” mentì Armando, intendeva entrare in casa e cercare il quadro... “Vai pure, ci sono degli asciugamani puliti nel primo cassetto del settimanale a destra” Armando sgattaiolò nel soggiorno e si mise a guardare i quadri... Michelle e Betty avevano ottimo gusto in fatto di arte... Accanto ad una lampada notò un quadro che appariva completamente diverso da tutti gli altri. Era raffigurata una donna seduta su una sedia, sorridente, rivolta a chi la stava ritraendo. Aveva il mento appoggiato al braccio in una posizione disinvolta. L'altro braccio scivolava leggero sul fianco fino a sfiorare la gamba. Era nuda e sembrava che la luce si irraggiasse direttamente dalla sua pelle chiara. Tornò a scrutarne il volto. I capelli neri e lunghi scendevano liberi fino a confondersi con lo sfondo scuro, le labbra rendevano sensuale e intrigante l'intero dipinto. Non c'erano dubbi, era quello il quadro di cui aveva sentito parlare la sera prima. Betty era la modella. Con il tempo Betty aveva assunto un aspetto più curato, era diventata una donna di classe, elegante e anche molto sensuale, ma da quel quadro traspariva anche altro. In quel sorriso e in quegli occhi rivolti al pittore, c'era più della bellezza e della sensualità, c'erano dolcezza e allegria, serenità, c'era l'immagine di una donna vera con mille sfumature. Era indubbio che quel tipo fosse riuscito a cogliere tutti i lati della sua Betty, gli stessi che tanti anni prima gli avevano fatto perdere la testa, quelli che credeva di aver conosciuto più di chiunque altro. La sua Betty. Armando si morse la lingua per averla pensate “sua” ancora una volta... “Armando, cosa... Cosa stai facendo?”gli chiese Betty evidentemente colpita dall'averlo trovato a guardare il suo ritratto. Armando trasalì, era completamente immerso in quel dipinto e nei suoi conflitti interiori ed evidentemente non si era accorto del tempo che aveva passato in quella posizione. “Ammiravo il tuo ritratto... Perché sei tu non è vero?” “Sì, sono io, a dipingerlo è stato un amico...” “Già, un amico... È molto bello... Non pensavo fossi il genere di donna che si fa ritrarre nuda, ma, del resto, in questo periodo ho conosciuto qualcuno di molto diverso da quello che credevo. E dimmi il tuo maritino sapeva del tuo amico? Era d'accordo che tu ti spogliassi di fronte ad ogni uomo che considerava amico?” disse Armando con disprezzo. “Cosa stai dicendo? Che il fatto di aver posato per un artista mi renda una persona disprezzabile? Una poco di buono? Armando ascoltami bene! Nella mia vita ho fatto tanti errori e li sto scontando tutti se non sbaglio! L'ultimo è quello di aver creduto fossi cambiato! Invece sei lo stesso uomo crudele! Ho sbagliato a mentire per tanto tempo ma ho sbagliato ancora di più a crederti quella notte! Avrei dovuto parlarti di Riccardo e non andare oltre! È evidente che mi consideri poco più di una donnaccia! Ma io non sono una di quelle donne che ti porti a letto di cui nemmeno ricordi il nome! Io merito rispetto! Mi odi? E sia! Ma non permetterti mai più di parlarmi in questo modo! Mai più! Ora esci da questa casa! Oggi dovrai rinunciare a stare con Riccardo! E se pensi che la mia sia una ripicca, ti sbagli! Oggi non ti voglio intorno a me per nessun motivo, esci da quella porta e torna domani. A Riccardo dirò che non sei stato bene e sei tornato al tuo albergo. “Non credo tu abbia il diritto di parlare delle donne con cui sono stato! Loro almeno non mi mai preso in giro!” “Taci Armando! La tua rabbia e il tuo rancore non danno il diritto a te di alludere alla mia morale, di parlare di Michelle in questi termini! E sappi che non avrai mai più occasione di parlarmi in questo modo! Odiami Armando! Lo sai che ti dico? Non mi interessa! In questo momento ricordo perfettamente le ragioni che mi hanno portato a scappare da te! Sei meschino! E per la cronaca, con chi sono andata a letto è un mio problema! Mio! Ora, fammi la cortesia ed esci da questa casa!” Betty era stata perentoria e nessuna replica da parte sua avrebbe cambiato la sua posizione, si diresse vero la porta e si limitò a dire “Saluta Riccardo da parte mia, domani passerò a prenderlo all'asilo, come al solito... A domani” Betty non rispose e senza aspettare che richiudesse la porte alle sue spalle uscì dal retro per raggiungere il figlio. Armando aveva superato il limite. Se ne rendeva conto... L'indomani le avrebbe chiesto scusa. Aveva sbagliato, lo sapeva, tbetty lo aveva tradito nel modo peggiore che potesse immaginare, ma quello che le aveva detto trascendeva il buon gusto. Non conosceva gli ultimi anni di Betty, non sapeva come andava il suo matrimonio, magari Michelle l'aveva lasciata, magari l'aveva tradita. Tornò in albergo e si sdraiò sul letto. L'immagine di Betty, del quadro, del suo corpo e delle mani di quel pittore su di lei e quelle di Michelle... Gli sembrava di impazzire. Non era rabbia per il segreto che gli aveva nascosto, era rabbia per la gelosia! Quando sarebbe riuscito a liberarsi dall'ossessione che provava per quella donna? Il giorno dopo, come previsto Armando andò a prendere il figlio all'asilo, insieme si divertirono a giocare al parco e poi lo riaccompagnò a casa. “Tata, dov'è la mamma?” “Buonasera anche a te Riccardo, buonasera dottor Mendoza. Riccardo, la mamma è fuori con la zia Sara, tornerà per cena, ora se non vuoi essere tu in ritardo corri in bagno! Io arrivo subito” Il bambino saltò al collo del padre e lo salutò stampandogli un grande bacio sulla guancia e corse in bagno. “Arrivederci dottore.” Gli sorrise Licia. Nei giorni successivi, per una ragione o per l'altra Betty non si fece trovare. Non si intrometteva tra lui e il figlio, gli permetteva di vederlo in qualunque orario, era evidente che nulla di male aveva detto su di lui al bambino (e Armando sapeva bene quanto questo fosse importante visto l'attaccamento, la fiducia e l'amore che il piccolo nutriva per la madre). In fondo quella era la situazione ideale. L'aveva auspicata fin dall'inizio, conoscere ed amare il figlio e farsi volersi voler bene da lui senza doverla affrontare o vedere. Eppure ad Armando mancava. Anche solo per pochi istanti mentre accompagnava il piccolo Riccardo o lo andava a prendere. E poi voleva scusarsi per le sue insinuazioni. “Riccardo, come sta la mamma?” “Bene! Lo sai che presto nascerà la mia cuginetta?” “Davvero? Lo sai che hai altri cuginetti? Si chiamano Laura e Lorenzo, vivono in Europa. Laura ha qualche anno più di te, mentre Lorenzo ha la tua stessa età! Sono i figli di mia sorella...” “Che bello, magari me li fai conoscere qualche volta?” “Ma certo! Presto conoscerai loro e gli zii e anche i tuoi nonni!” Armando lo disse istintivamente, ma i suoi genitori non sapevano nemmeno di avere un nipote, altre preoccupazioni lo colsero, ma con loro raccontare una bugia o una mezza verità non sarebbe stato un problema. Avevano imparato ad apprezzare Betty, ma soprattutto sua madre non l'avrebbero certamente perdonata. Ma sarebbe bastato raccontare loro che Betty lo aveva scoperto poco prima di dirglielo, inventare qualcosa di plausibile e il problema non si sarebbe posto. Non voleva che tra lei e la sua famiglia ci fossero dei problemi... “Papà chi sono i miei nonni?” “Sono i miei genitori, ti vorranno bene, vedrai...” Il pomeriggio era passato velocemente, Riccardo aveva raccontato tante cose al padre, anche della gita organizzata dall'asilo per la chiusura dell'anno scolastico. Armando godeva di ogni istante vissuto con il bambino, tra loro si era subito creato un rapporto d'amore reciproco, avevano ancora tanta strada da percorrere ma era quella giusta.
   
 
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