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Autore: _Magica_    19/07/2017    0 recensioni
|Bellarke|Modern AU|
Che succede quando incontri l'anima gemella ed affidi al destino la possibilità di poterla rincontrare?
dal testo:
Non sapeva dove, quando, come, ma l'avrebbe rivisto. Dio, sì, che l'avrebbe rivisto.
Non aveva altro che un nome.
''Bellamy, Bellamy, Bellamy''
E tutto dentro di lei sembrava gridare:
''Trovami, trovami, trovami"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

Octavia non rispose al telefono.

Maledizione.

Ma come è stato  possibile?

 Clarke Griffin si sentì pesantemente presa in giro dal destino.

Aveva vissuto con Octavia per due anni, aveva parlato con lei di qualunque cosa, come era possibile che non fossero mai finite sull’argomento Bellamy? E come era possibile che Clarke avesse visto la foto sbagliata nella borsa dell’amica?
 

Si diede della cretina.

L’autista la guardò sconcertato mentre percorreva la strada diretta all’Arkadia.

Clarke all’improvvisò ripensò al suo primo incontro con Octavia, a cosa l’avesse colpita nel suo aspetto, a cosa l’avesse incuriosita del suo carattere.

Aveva sempre trovato familiare il sorriso della ragazza, la piega che le sue labbra prendevano quando ghignava divertita.

Aveva sempre adorato tremendamente qualcosa in fondo ai suoi occhi, una scintilla strana, che riusciva a trasmetterle un senso imponente di tranquillità.

Non aveva mai capito il perché.

Il perché ci fosse qualcosa di terribilmente familiare in lei che non era mai riuscita a spiegarsi.

 

Improvvisamente il taxi si fermò in mezzo al traffico. L’autista cercò di scusarsi, ma Clarke afferrò le proprie cose, e si mise a correre sul marciapiede.

Cercò di non piangere mentre sfrecciava di fianco alla strada.

E se stesse sbagliando, se stesse correndo inutilmente, se Bellamy fosse terribilmente innamorato di Echo da non ricordarsi nemmeno l’esistenza di una ragazza incontrata una sera anni prima?

Corse più velocemente, mentre i pensieri le correvano in testa alla velocità della luce.

Quando salì le scale dell’Arkadia percepì il peso della verità piombarle addosso.

Entrò comunque nella sala, e rimase sconvolta.

Era completamente vuota, la cerimonia terminata da tempo, ormai era rimasto solo un uomo a sistemare le sedie.

Sentì il respiro bloccato e la consapevolezza di averlo perduto farsi strada fino al cuore.

<< E’ qui per la cerimonia? Mi dispiace è tutto finito >>

L’uomo sembrava dispiaciuto.

Clarke si voltò, nascondendo le lacrime, per andarsene, perché per lei, in quel posto, non era rimasto più niente.

<< Ma non si preoccupi in questi casi mandano tutto indietro >>

<< Mi scusi ? >>

<< Restituiscono sempre i regali >>

Alla faccia perplessa di Clarke l’uomo sembrò un po’ stupito.

<< Le ho detto che era finito, la verità è che non è mai neanche iniziato >>

Clarke sentì il proprio corpo fremere di sorpresa, sicura di aver malcompreso.

<< Sìsì, lo sposo ha annullato tutto ad un certo punto questa mattina >>

Clarke pensò di star veramente per  avere un infarto.

Un immenso stupore, un forte sollievo, e una gioia incontrollata la colsero all’improvviso.

Sentì le lacrime scenderle sulle guance a bagnarle il viso, la maglia, i capelli.

Non le importò, perché in quell’istante seppe.

Che anche per lui era lo stesso.

Anche lui fissava il soffitto la sera cercando di addormentarsi, apriva morbosamente ogni libro dalla copertina verde come lei girava qualsiasi maledetta banconota.

Anche lui l’aveva cercata, tanto da stare male, tanto da non avere più parole.

E non le importò il pensiero che fosse cambiato, di quante ragazze avesse avuto, di quante volte avesse cercato di scacciarla dal proprio pensiero.

Seppe solo che egli non ce l’aveva fatta, non l’aveva dimenticata; altrimenti a quest’ora sarebbe già stato sposato.

Sorrise fra le lacrime, che continuavano a scenderle sul viso.

L'uomo nella sala la guardò male.

Come si può essere felici alla cancellazione di un matrimonio?

<< Oh, è veramente terribile >>

Clarke cercò di ricomporsi, ma quel sorriso non le lasciò mai il viso.

Mai.

 

 

***

 

<< Dimmi che ho fatto la cosa giusta >>

<< Non posso >>

<< Grazie Jhon, sei sempre di grande aiuto >>

Murphy scosse la testa e tirò fuori dai pantaloni un foglio scritto a penna.

<< Ho riscritto il tuo discorso di matrimonio >>

Bellamy lo guardò stupito.

<< Ci sono così tante smancerie solo perché sei triste e non voglio finire in galera per aiuto al suicidio >>

Il maggiore dei Blake sorrise. Jhon Murphy era quel tipo di persona dal cuore grande ma che cercava costantemente di minimizzare se stesso.

<< Grazie Jhon >>

L’amico si allontanò verso casa, e Bellamy aprì la busta.

 

 

Bellamy Blake, il più grande coglione sulla faccia della terra, questa mattina ha fatto la cosa più stupida della sua vita.

Dopo aver saputo che la sua anima gemella, una ragazza misteriosa incontrata un milione e mezzo di ore prime, che ha morbosamente cercato per cinque anni, fosse sposata con dei figli  ha annullato il proprio matrimonio.

L’unica persona felice di questo annullamento è sua sorella Octavia ( ma non conta poiché quella ragazza è veramente disturbata).

 

Bellamy sorrise mentre leggeva, adorava il modo scherzoso con cui Murphy si rivolgeva a sua sorella.

 

 

Vi starete chiedendo come sia possibile essere innamorati di una ragazza con cui si è parlato solo per qualche ora, tranquilli, non vi preoccupate, me lo sono chiesto anche io in questi anni.

Eppure c’è qualcosa in Bellamy, quando parla di lei, di diverso.

Saranno gli occhi più lucidi, lo sguardo più serio, la voce più profonda? No, nessuna di queste cose in particolare. Sono solo un miliardo di minuscole cose impercettibili che nel complesso lo rendono una persona nuova.

Io, come suo amico e come suo confidente, sono veramente orgoglioso di questa persona.

Vorrei anche incontrarla un giorno, questa misteriosa Clarke, per dirle grazie: grazie per aver contribuito a rendere Bellamy la persona meravigliosa che è; non so come tu sia riuscita con poche ore, una manciata di secondi, un granello di sabbia nella clessidra del tempo, a farlo diventare l’uomo magnifico che tutti sapevamo potesse diventare.

Quindi … grazie.

In questo momento probabilmente Bellamy starà girovagando, leggendo e rileggendo questa stupida lettera mentre un guanto nero nella sua tasca destra gli ricorda una ragazza ormai perduta.

Sapete cosa vi dico però? Non importa dove sia questa ragazza ora, quanti figli abbia, se ogni tanto ripensi o meno a lui. So solo che ovunque sia, qualunque sia il suo destino, qualunque sia la sua storia, chiunque sia al suo fianco, una parte nascosta nel cuore del mio amico resterà per sempre legata a lei. Ai suoi capelli color del grano, ai suoi occhi come specchi di cielo a primavera, al suo sorriso luminoso nascosto sotto la sciarpa. Ho sentito così tanto parlare di questa ragazza che adesso sto usando le stesse parole di Bellamy ( quel ragazzo è veramente smielato).

Grazie a tutti, e buona serata.

 

 

Bellamy lesse e rilesse veramente quella lettera, felice per il sostegno dell’amico, e triste per la verità di quelle parole.

Il guanto nella tasca destra gli bruciava veramente la pelle tanto quanto il dolore gli lambiva il cuore.

Sebbene Clarke non fosse più un’opzione, poiché ormai stava vivendo felicemente la sua vita, egli non era riuscito ad entrare in quella chiesa.

Perché?

Forse la consapevolezza che, se Clarke si fosse mai presentata alla sua porta, anche ad ottant’anni, con una famiglia alle spalle e dei nipoti sulle ginocchia, egli l’avrebbe comunque seguita.

Non poteva sposare Echo sapendo che ogni piccolo riferimento a lei l’avrebbe scosso, sicuro di continuare a passare le notti insonni, desideroso di presentarsi alla sua porta ad incontrarla.

 

Mentre passeggiava arrivò nei pressi di una parco molto familiare, non sembrava essere cambiato affatto: stessi alberi, stesse fontane, stessa pista di pattinaggio illuminata da una luce calda.

Per un secondo socchiuse gli occhi, e rivide se stesso e Clarke distesi al suo centro anni prima.

Per un momento si illuse che il tempo non fosse passato.

Allora entrò nella pista con le scarpe addosso mentre la gente gli lanciava occhiate curiose.

Si distese proprio al suo centro, nel punto esatto in cui ella aveva finto di cadere.

Bellamy Blake estrasse il guanto nero dalla tasca, il cui compagno era perso chissà dove.

 Chissà dove.

Dei piccoli fiocchi iniziarono a cadere e Bellamy rimase sorpreso, era tutto come quella volta.

Guardò il cielo sopra di lui e sorrise triste.

Cassiopea. Le stelle nel cielo sono Cassiopea.

 

***

 

<< O, senti. Hai più sentito tuo fratello dopo stamattina? >>

Clarke Griffin cercò di sembrare il più tranquilla possibile, mentre invece si era già mangiata la metà delle unghie della mano destra prima della chiamata.

<< Perché? >>

Come poteva dirglielo?

E’ lui, è sempre stato lui.

Non è un caso se siamo amiche, se ci siamo capite subito.

E’ che il tuo sorriso mi ricorda il suo, i tuoi occhi i suoi.

<< O … è lui >>

Clarke si sarebbe aspettata che l’amica le bucasse un timpano per le urla di gioia, invece Octavia la stupì.

Non disse nulla, però Clarke percepì che stesse sorridendo dall’altro capo del telefono.

<< Clarke, non posso dirti come trovarlo, perché non so dov’è. Ma semplicemente: chiudi gli occhi, zittisci la mente, e segui il cuore. Sa dove andare >>

Octavia chiuse la chiamata, e Clarke si ritrovò a camminare tra le strade senza una meta precisa.

Non le ci volle molto per pensare a l’unico posto di New York in cui volesse trovarsi in quel momento.

All’improvviso seppe dove andare.

‘’Se è scritto che dobbiamo incontrarci, ci rincontreremo …’’

 

***

 

Belamy continuò a fissare la neve cadere mentre il guanto nero rimaneva appoggiato al suo petto e le persone se ne andavano una alla volta.

Rimasero soli.

Lui, la pista e i ricordi.

Chiuse gli occhi un po’ e per un momento poté quasi rivederla, mentre leggiadra volava sulla lastra trasparente.

E  mentre continuavano a cadere cristalli la ragazza dagli occhi turchesi ai suoi occhi parve signora di vetro, regina di ghiaccio, principessa di neve.

 Padrona indiscussa del suo cuore.

Dopo cinque anni non sembrò passato neanche un giorno.

Ci sono vite valgono un istante, ed istanti che valgono una vita.

 

Quando, ad un certo punto, un guanto nero atterrò vicino al proprio non capì.

 Poi lo guardò attentamente, ed un brivido freddo gli attraversò la spina dorsale.

Era il compagno del proprio.

Per un momento Bellamy Blake ebbe paura di alzare lo sguardo, come aveva avuto paura di aprire il libro per trovarvi la scritta.

Preso coraggio, lo fece.

E la vide.

Era ferma all’ingresso della pista.

Non saprei dirvi come capì all’istante, dopo cinque anni, pur avendola vista una sola volta, che fosse lei.

 Ma fu istantaneo.

Bellamy si alzò in piedi, il respiro corto, il cuore in gola, ed i due guanti stretti in una morsa d’acciaio nella mano destra.

Si sentì felice, triste, euforico e disperato.

Il petto gli batté così forte nel petto che ebbe paura che la gabbia toracica potesse rompersi da un momento all’altro.

Era come la ricordava.

I capelli dello stesso colore, sebbene più corti, gli occhi della sfumatura del cielo nella giornata più limpida d’estate, il sorriso triste sommerso dalle lacrime.

Percepì anche il proprio volto bagnarsi, ma non ebbe importanza, mentre i due si avvicinavano lentamente.

Clarke si asciugò le lacrime con il dorso della mano e tremò dalla testa ai piedi.

Sembrava felice, triste, euforica disperata.

Per un momento, mentre si fermavano l’uno di fronte a l’altra, Bellamy ebbe paura che fosse un miraggio.

Così bella, triste, fiera e perfetta.

Allungò un braccio tremante verso di lei.

<< Piacere, Bellamy >>

Ella di asciugò di nuovo le lacrime con il dorso della mano mentre un sorriso le illuminava il volto umido.

<< Clarke >>

Il sorriso della ragazza si allargò sul suo viso. Ella piangeva mentre rideva, rideva mentre piangeva, e Bellamy pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto.

Lentamente, con tutto il tempo di cui avevano bisogno, si avvicinarono sempre di più.

Pian piano, centimetro dopo centimetro, mentre le lacrime continuavano a bagnare i visi di entrambi.

Poi quando furono ad un soffio uno dall’altra, la bionda, danzatrice professionista, fece finta di cadere, ed entrambi si ritrovarono distesi in mezzo alla pista, i corpi a contatto.

Nessuno dei due riusciva a smettere di ridere e piangere, entrambi completamente assorbiti dalla magia e dal ricordo.

 Bellamy, lentamente, le prese il volto tra le mani, incatenò le proprie iridi ebano in quelle turchesi di lei, e continuò a sorridere e piangere mentre avvicinava il proprio viso al suo.

 

Ella gli circondò il collo con le braccia, intrecciò le mani tra i capelli corvini del ragazzo e capì di amarlo oltre ogni limite possibile ed immaginabile.

Si fermarono ad un soffio dalle labbra dell’altro, sorpresi.

Respiravano lo stesso respiro.

 

Poi telefono della ragazza trillò all'improvviso. Bellamy sbuffò esasperato.

<< Ti prego, chiunque sia, non rispondere >>

Clarke, sotto di lui, scoppiò a ridere, ed egli rise a sua volta estasiato sempre di più da quella ragazza.

<< Non lo farei per niente al mondo >>

Si guardarono un altro secondo negli occhi, poi, finalmente, si sporsero l’uno verso l’altra per quel tanto atteso e desiderato bacio.

Niente, in tutta la loro vita, era mai stato così bello.
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​E allora eccoci giunti alla fine. Devo dire che è stato un piacere scrivere questa storia. Ringrazio tutte le recnesioni positive, tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite e le preferite, e tutti quelli che hanno semplicemente letto e basta.
Spero che vi sia piaciuto anche il finale.
Ho in mente qualche altro progetto per il futuro, e se seguite il mio profilo, prima o poi, qualche storia bellarke spunterà fuori.
Grazie per il sostegno.
​A presto.

 

 

 

  
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