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Autore: fra_eater    19/07/2017    3 recensioni
Il luogo dove Draco Malfoy da il libero sfogo ai proprio pensieri viene profanato da qualcuno e lì, ben nascosto, il Serpeverde ascolta una breve conversazione che lo porterà di fronte a una nuova conoscenza di sè.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Lavanda Brown | Coppie: Lavanda/Ron, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Her Smile

“Che bello vedere un bel ragazzo in questo bagno”.
Queste furono le parole che gli rivolse Mirtilla Malconteta con sguardo sognante alla sua ennesima visita nel bagno delle ragazze del secondo piano. Era ben noto quanto quel luogo fosse evitato dall’intero corpo studentesco per la sua morbosa inquilina e non poteva che essere il luogo perfetto, lontano da occhi indiscreti, in cui poteva dar libero sfogo a tutte le sue sofferenze, alle sue lacrime amare per il peso di quell’incarico che calcava sulle sue giovani spalle.
Fu proprio in uno di quei giorni, dopo essersi lavato il viso con acqua fredda e fissato il proprio riflesso vuoto e spento che sentì la porta aprirsi e il fantasma occhialuto lo incitò a nascondersi in uno dei gabinetti.
“Che ci fai tu qui?” la sentì gracchiare acida verso l’avventore o avventrice “Vuoi forse preparare qualche altra pozione? Sappi che questa volta non me ne starò zitta!”
“Oh, lasciami in pace!”
Una voce femminile difficile da dimenticare. Tante di quelle volte Draco Malfoy l’aveva sentita ergersi nella classe, la risposta esatta all’ennessima domanda che solo lei conosceva.
Ma ora la domanda era diversa: cosa ci faceva lì la Granger?
“Sei pregata di lasciare il mio gabinetto!” incitò Mirtilla, ben decisa a farla andare via “Voglio stare da sola a pensare”
“Perché per una volta, una maledettissima volta, non ti infili su per un sifone e te ne vai da qualche altra parte a infastidire la gente?”
Queste parole dovevano aver colpito Mirtilla così come il Serpeverde nascosto dietro la porta di legno pesante, in precario equilibrio sulla tazza del gabinetto per non far scorgere le sue scarpe. Non era da Hermione rispondere in maniera così sgarbata e con tale disprezzo.
“Come osi trattarmi così?!?” la voce del fantasma era diventata acuta tanto era l’offesa subita “Tu! Piccola stupida che vieni nel mio bagno a dettar legge? Come osi?”
“Hai mai pensato di non essere l’unica a soffrire in questo castello?”
“E cosa ti è successo? Hai preso un Troll e il professore non vuole toglierlo?”
Non fu difficile a Draco immaginare lo sguardo perfido che il fantasma doveva averle rivolto.
La risposta della Granger, seppur con voce flebile , non tardò ad arrivare “Ci sono sofferenze ben più gravi”.
Il giovane non poté far a meno di darle ragione. Là, chiuso nel suo nascondiglio, sapeva perfettamente cosa significavano quelle parole. Si sentiva così piccolo in quel momento a ripensare all’adrenalina che gli era entrata in circolo quando aveva visto lo sguardo d’orgoglio di suo padre quando il Signore Oscuro l’aveva scelto per quel compito, ma poi aveva visto sua madre e la consapevolezza del motivo per cui era stato scelto gli fu chiaro: non era un premio per la fiducia nella sua famiglia, era una punizione per i fallimenti di suo padre.  Era stato uno stupido a provar orgoglio per qualcosa che quasi sicuramente l’avrebbe condotto alla morte.
Sentì un sospiro dall’altra parte della porta.
Gli fu facile immaginare lo sguardo confuso di Mirtilla che non sapeva come replicare a quella ragazza che doveva avere un volto stravolto. Nella sua mente ben presto si materializzò il volto della Granger contratto dalla tristezza. Immaginava i suoi occhi lucidi, troppo orgogliosa per cedere alle lacrime; le labbra screpolate per il continuo mordicchio nervoso; i capelli ancora più arruffati per le mani passate ad arricciarli per non cedere a una rabbia ancora più grande.
Draco aveva sempre pensato che Hermione Granger fosse un controsenso umano: mente fredda e brillante, ma estremamente emotiva.
Lei non era tipa da cadere in sciocchi sentimentalismi, eppure era lì, in quel bagno infestato, per dare sfogo a qualcosa di troppo grande per lei. Proprio come faceva lui…
Per un attimo pensò di uscire, stringere tra le braccia quella creatura sofferente e dire che sarebbe andato tutto bene; ma l’idea lo abbandonò non appena realizzò la certa reazione della strega alla sua vista: l’avrebbe schiantato contro il muro senza pensarci troppo.
La porta principale si aprì e l’inconfondibile voce di Ginny Weasley ruppe il silenzio scandito dai singhiozzi mal celati della Grifondoro “Hermione, ecco dov’eri!”
“Ah no!” strillò Mirtilla “Uscite da questo bagno! Non accetto ulteriore insolenza nel luogo della mia morte!”
“Perché non te ne vai a svolazzare da qualche parte? O preferisci che chiami Pix a farti compagnia?” la minacciò la rossa ammutolendo nuovamente l’eterna adolescente.
Draco Malfoy trattenne il respiro mentre sentì la Weasley avvicinarsi ai cubicoli. Se lo avesse scoperto lì, che cosa gli avrebbe fatto quella piccola belva che non aveva esitato a lanciare pluffe contro gli avversari durante le partite di Quiddicht?
Dopo una breve sosta d’avanti al suo cubicolo sentì la porta del gabinetto accanto aprirsi e poco dopo richiudersi; i passi tornavano da dove erano venuti.
Il ragazzo si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto ringraziare lo spettro; sicuramente era stata lei a pararsi d’avanti alla porta.
“Non farti vedere con questi occhi rossi, Hermione”.
La voce di Ginny Weasley era dolce, sembrava una persona completamente diversa rispetto a quella che si era rivolta al fantasma in modo sgarbato poco prima.
“Lui non merita tutte queste lacrime” aggiunse.
Malfoy rimase sorpreso. Lui? Possibile che la Granger stesse piangendo per un uomo?
“Non la lascera mai, vero Ginny?”
“Se non fosse un lombrico dal cervello di troll e un cuore fatto di polvere si sarebbe reso conto da tempo che quella sottospecie di puffola pigmea con i capelli biondi non la ama e che sta con lei perché non ha il coraggio di lasciarla. Anche da piccolo non è mai stato uno che ammette i propri errori”
“Parole dure da rivolgere a tuo fratello”.
“Non lo difendere, Hermione” la voce della Weasley era dura “Se non fosse così dannatamente cocciuto e idiota al momento potresti essere te quella che se lo sbaciucchia nei corridoi. Ma ringraziando il cielo tu conosci la discrezione”.
Il fratello della Weasley… la Granger era in quelle condizioni per Ron Weasley? Malfoy era sconcertato da tale scoperta. Aveva sempre visto quei tre come una spina nel fianco; un trio fatto da un idiota, una sapientona e uno dalle tendenze suicide, ma mai e poi mai avrebbe potuto credere che lei provasse qualcosa per quell’idiota di Weasley!
Lui non la meritava, mai avrebbe meritato una gemma del genere. Ma ora molti fili venivano a pettine, ora tanti pezzi nella mente di Draco Malfoy si incastravano come un puzzle.
Lei che scende le scale al braccio di Viktor Krum,  la dama più bella in quella sera, capace di oscurare anche la luce delle Veela presenti; lei e Weasley che litigano durante il ballo e lei lì, sulle scale dell’atrio a piangere, sola, sporcando il suo meraviglioso vestito. Una principessa che era pronto a soccorrere, se il bulgaro e il sempre presente astio che correva tra lui e la Grifondoro non fossero stati presenti.
Ma la puffola pigmea  chi era? Ultimamente era stato impegnato con se stesso e il suo scopo per interessarsi alla vita che scorreva in quel castello.
“Forse non la lascia perché in realtà sa di amarla”.
Draco si sorprese a stringere i pugni. Sentire il tono di voce della Granger così calmo, accondiscende, arreso lo faceva infuriare. Come potevano dei sentimenti ridurla in questo modo?
“Hermione, come fai a essere così stupida quando hai la nominata della strega più brillante di tutta la scuola?”
Punto a favore della Weasley.
“Mio fratello non ama Lavanda Brown. Mettitelo in quella testolina tra tutte le nozioni di libri”
“ANDATE VIA!” Mirtilla Malcontenta aveva ripreso a strillare “Non mi interessano i vostri stupidi pettegolezzi e piagnistei!” continuò il fantasma “Vi ho detto di andare via!”
“Abbiamo capito” rispose la Granger, seccata. Poi sospirò “Domani andrò a prenderlo dall’infermeria con Harry come accordato. Tu che farai?”
“Cercherò di non litigare con Dean” rispose la Weasley.
“L’indecisione amorosa è nel Dna dei Weasley vedo”
“Non ti allargare, Granger”.
Le sentì ridacchiare e andare via.
Quando Mirtilla strillò “Via libera”, Draco Malfoy uscì dal suo nascondiglio guardando il suo riflesso stanco nello specchio.
Ripensò a quella conversazione, al tono stanco e frustrato della Granger.
Era arrivato il momento di prendersi una pausa dalle sue preoccupazioni e tornare a fare quel che gli uscive meglio… la serpe.
 
Non impiegò molto a raccogliere informazioni utili su Lavanda Brown né a individuarla tra la folla di studenti riversi nel cortile di Hogwarts.
Lavanda Brown stava passeggiando con la sua amica Calì Patil dall’altra parte del corridoio, i capelli biondi erano stretti in una coda da cavallo e Malfoy ammise che era piuttosto carina, non come la Granger, ma non poteva biasimare Weasley per esserci stato.
La raggiunse con poche falcate “Lavanda Brown, vero? Posso parlarti in privato” e non attese neanche la sua risposta, gli bastò il suo sguardo sconcertato per prenderla e trascinarla via.
Trovò un angolo del giardino dove non c’erano studenti e le liberò il braccio magro “Che cosa vuoi da me?” come tutti i Grifondoro anche lei non lo vedeva di buon occhio e certamente i modi che le aveva riservato per parlarle non erano dei migliori.
La scrutò con i suoi occhi grigi, fissandola abbastanza da farla imbarazzare.
“Insomma!” strillò, rossa in viso.
Malfoy finse di ridestarsi “Sei la ragazza di Weasley,vero?”
Lei strabuzzò gli occhioni azzurri “Sì” rispose fiera “Perché ti interessa?”
“E lui lo sa?” chiese ridacchiante di scherno.
Il tempo sembrò procedere al rallentatore. Il volto di Lavanda assunse velocemente diverse espressioni alternate di rabbia e stupore. “Cosa vorresti dire?” esclamò, cercando di mantenere a mala pena la calma.
Draco Malfoy iniziò a girarle intorno, portandosi a ripetizione una mano tra i capelli biondi e regalandole occhiate divertite miste a sorrisi di scherno “Non sei il suo tipo”
“Sono la sua ragazza da molti mesi ormai” la risposta tagliente era carica di astio “Lo saprei se non fossi il suo tipo, ti pare?”
Insolente  pensò il ragazzo Almeno ha qualcosa in comune con la Granger.
“E poi tu che ne sai del suo tipo?” lo attaccò “Non sei certo tra la sua cerchia di amici”
“E me ne guardo bene di aver a che fare con lui” rispose, felice che la ragazza stesse cadendo nella sua trappola “Ed è per questo che l’ho osservato. Conosci il detto tieniti stretti gli amici ma ancor più i nemici?”.
Lei non rispose ma ogni fibra del suo essere era contratta, in attesa.
“Bhe” Draco si leccò le labbra “Credo che a Weasley piaccia tenere i piedi in due scarpe”
Il bel volto di Lavanda divenne una maschera di cera. Passarono diversi attimi prima che riuscisse a parlare “Che cosa?” disse con estrema calma e una nota di paura, come se sperasse di aver capito male.
“So che in infermeria” L’ho mandato io in effetti “Sai quando esce?”
“A te che interessa?”
“Povera, piccola Lavanda Brown” esclamò con un tono molto simile a quello di sua zia Bellatrix quando voleva torturare qualcuno “Io so per certo che il tuo caro fidanzato uscirà domani dall’infermeria. Con lei” pronunciò l’ultima parola scandendo bene le lettere.
“Lei chi?” strillò subito la ragazza.
Malfoy ridacchiò “La migliore” rispose con un tono sarcastico che lasciò talmente interdetta la povera ragazza che non aveva la forza di chiedere altro.
 
 
Nascosto nel corridoio con un’ottima visuale verso la porta dell’infermeria, Draco Malfoy vide Harry Potter uscire con la sua solita andatura ciondolante, di colui che ha mille pensieri per la testa; dietro di lui, Hermione Granger attendeva ritta sulla porta che Ron Weasley la raggiungesse.
Nel vederla il rosso le regalò un sorriso che lei ricambiò.
Il cuore di Malfoy ebbe un sussulto e un senso di sconforto sconosciuto lo invase. Era così bella quando sorrideva. Per un attimo, un solo attimo provò a immaginare che quel sorriso fosse rivolto a lui, ma quel pensiero lo abbandonò subito. Era inutile immaginare qualcosa di impossibile.
“Perché non mi hai detto che uscivi oggi?” l’urlo della voce acuta di Lavanda Brown invase il corridoio, probabilmente l’avevano sentita anche nella sala comune di Serpeverde, nei sotterranei.
“Che ci fai con lei?” incalzò.
Malfoy ridacchiò nel vedere Weasley alle prese con la sua pseudo ragazza mentre gli altri due andavano via, abbandonando il loro amico alle sue responsabilità.
Malfoy lo vide distintamente sul volto della Granger: il sorriso di qualcuno che sapeva di poter vincere.
Era così bella con quel sorriso e si sentì orgoglioso che in parte era stato per merito suo.
Rimase piacevolmente sorpreso da quel sentimento. Forse sentirla così sofferenze in quel bagno, sapere che anche lei soffriva o il semplice fatto che gli avesse dato una scusa per non pensare ai suoi problemi che erano sempre più opprimenti, gli aveva permesso di vederla sotto una luce diversa, oppure l’aveva finalmente vista per quella che era: la ragazza più meravigliosa su cui avesse mai posato gli occhi.
  
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