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Autore: lenina blu    22/07/2017    1 recensioni
Oltre a San Valentino, in Giappone si festeggia il White Day: esattamente un mese dopo il 14 febbraio, i ragazzi si dichiarano alle loro amate regalando qualcosa, rigorosamente bianco. Ricevere un regalo da parte di un ragazzo è qualcosa di impensabile dentro il Collegio femminile Furinkan, nel centro di Tokyo, soprattutto per Hikari Tanaka, che i maschi nemmeno sa come sono fatti. Lei ha un solo sogno, diventare una rockstar. Eppure prima di tornare a casa, trova nascosto nel suo armadietto una lettera. Completamente Bianca.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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21 Marzo, Tokyo, quartiere di Ikeburo. Veil of Shadows.

Appena le porte si aprirono Hikari e Heiji vennero investiti dall'oscurità. Le luci soffuse aranciate e violacee illuminavano i tavolini, le sedie alte, il bancone, i divanetti e persino le bottiglie di alcolici esposti in bella vista sulle mensole. Una grandissima sala si apriva sotto i nostri occhi, mattonelle a specchio per terra, lampadine al neon qua e là. Tutto era arredato in modo elegante ma contemporaneo. Di lato c'era il piano bar e tutti i divanetti. La pista da ballo era vuota in quel momento, solo una console a farle compagnia. La stanza dava poi su un corridoio, dal pavimento illuminato da tante luci rosa e azzurre.

Era strano vedere deserto un locale che di solito doveva essere ricolmo di gente. Essere lì in quel momento faceva sentire Hikari un po' importante. Lei che non era nemmeno mai entrata in una discoteca, poteva addirittura andare a farci le prove. Hikari si domandava che cosa ci fosse di particolare in quei locali. Perchè la gente preferiva un posto piuttosto che un altro? Le sembrava alla fin fine fosse un bar come tutti gli altri, solo arredato in maniera più artistica.

Heiji entrò e alzò una mano in segno di saluto. In tutta la stanza c'erano solamente due persone: un uomo vestito da barista che stava lucidando un bicchiere, e una donna vestita in tailleur seduta sullo sgabello di fronte a lui. Sembravano chiacchierare come se fossero vecchi amici. La donna teneva con la mano destra un bicchiere di vino, che faceva agitare ogni tanto.

-Shou è già arrivato?- chiese Heiji in direzione dell'uomo.

-No. C'è già Ren però, è nella sala rosa.- rispose lui. Ritornò a parlare con la donna.

Hikari seguì Heiji imboccare il corridoio illuminato. Tutt'attorno alle pareti c'erano scritte che si coloravano al loro passaggio. Hikari era molto sorpresa e anche affascinata da quella realtà così lontana dalla sua. Era tutto così finto, artefatto e plastico.

Si fermarono di fronte a una porta nera, di quelle spesse e pesanti, blindate ed ignifughe. Heiji aprì la porta e di fronte a loro si aprì una stanza enorme. Lo stile era lo stesso, ma i colori delle luci erano rosa e viola. C'erano tantissimi divanetti, mancava la pista da ballo, ma al centro di tutto il locale si sviluppava una pedana rialzata circolare. Sopra, irradiato dall'unica luce bianca in tutta la sala, quasi come il bagliore della luna che trapassa le nuvole, c'era un pianoforte.

Laccato di nero, firmato in oro Steinway and sons, la luce bianca lo investiva e ne risaltava le forme, le curve. Il coperchio superiore creava ombra, eppure la cordiera brillava di argento. A Hikari sembrava essere di fronte ad un essere magico, mitologico. Quello strumento era lì, solo, quasi in attesa di qualcuno che gli permettesse di esprimersi.

Hikari sapeva che quello era un signor pianoforte. Sapeva pure che quella non poteva essere una semplice discoteca per contenere un cavallo da novanta come quello. Entrambi si avvicinarono sempre di più al piccolo palco, le iridi nere di Hikari puntate sullo strumento. Al suo fianco il microfono e l'asta erano già in posizione.

Heiji si guardò velocemente in giro. Erano soli.

-Rimani qui. Vado a chiamare Ren. Intanto bastiamo noi due- disse il giovane. Hikari annuì incantata dall'atmosfera in cui era immersa. Heiji le passò a fianco, ma lei nemmeno lo vide. Si sentiva attirata, chiamata da quello strumento. Fece un passo, salì i gradini e si ritrovò sulla grande pedana. La luce bianca ora investiva anche i suoi capelli neri e la sua divisa.

I tasti bianchi e neri la seducevano in attesa di una sua reazione. Sembravano essere lì, sospesi in un tempo infinito, fiduciosi che qualcuno degno di loro sarebbe arrivato.

Hikari nemmeno si accorse di come successe, tutto ad un tratto era seduta. Suonava.



NA
Ciao :)
sono tornata! Ecco il nuovo capitolo. Spero di essere riuscita a rendere la situazione, l'atmosfera quasi sensuale che nasce tra un artista e lo strumento che permette di esprimere la sua arte. Non lo so, mi piacerebbe un vostro feedback, per sapere se vi ho lasciato qualcosa! Detto ciò buone vacanze a tutti! :D

un super bacio,
Elena

ps. mi trovare anche su FACEBOOK oppure sul mio nuovo canale YT 


 

   
 
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