- No no no no, avevi detto che avremmo trascorso la giornata in famiglia, Arizona
- Lo so, ma devo andare
- È un consulto, Arizona, chiameranno qualcun altro; oggi non sei reperibile
- Mi dispiace, preferisco andare di persona
- Sofia, dobbiamo tornare a casa
- Perché? Avevamo detto che saremmo rimaste qui fino a sera
- Ho ricevuto una chiamata dall’ospedale e devo andare lì
- Mamma, è domenica, devi stare con me ed Eliza
- Sofia non fare i capricci, lo sai benissimo che…
- … quando qualcuno sta male tu lo devi guarire. Lo so, lo dici sempre
- Piccola, la mamma ha ragione, dobbiamo tornare in città. Anche a noi dispiace andarcene, ma c’è qualcuno che ha bisogno di lei
- Anche io ne ho bisogno, perché non lo capite?
- Piccola, noi ci siamo sempre per te, potrai sempre contare su noi due, ma ora stai crescendo e devi iniziare a capire cosa significa fare un lavoro come il nostro
- Ok mi sono stufata, torniamo a casa, vi odio! Ad entrambe!
- Eccoci qui, io corro in ospedale, ci vediamo più tardi. Non dovrebbe durare molto, ci vediamo dopo, va bene piccola?
- Come vuoi
- Non tardare, a Sofia passerà
- Ciao Alex, dimmi pure – Arizona arrivò trafelata in ospedale e nell’atrio trovò il suo amico ad aspettarla
- Robbins, hai una faccia, che succede?
- Grazie Alex, anche tu non sei niente male
- Scusa è che sembri distrutta
- Non mi va di parlarne. Allora? Dov’è il paziente?
- Dimmi che puoi fare qualcosa
- Alex, è una situazione quasi disperata
- Lo so, ma ho chiamato te, sei la migliore
- Ho bisogno di parlarne anche con Amelia. Da quando è in queste condizioni?
- Da troppo, ma a me hanno inviato le immagini solo oggi
- Quindi non conosci il paziente?
- In realtà si, ma non volevano che me ne occupassi per conflitto di interessi
- Conflitto di interessi, Alex? Di chi stiamo parlando?
- È il figlio di mio fratello
- Cavolo, mi dispiace. Chiamo Amelia e la faccio venire subito qui
- Scusami se ho rovinato la giornata alla tua famiglia, ma mi fido solo di te
- Cercherò di fare anche l’impossibile
- Ciao Amore, vista la foto? Te lo avevo detto che le sarebbe passato, abbiamo fatto un pic-nic in salotto
- L’ho vista, sei stata bravissima, come sempre
- Non puoi tornare, vero?
- No mi dispiace. Il paziente è il nipotino di Alex e devo trovare una soluzione, sto per chiamare anche Amelia per farmi dare una mano
- Capisco, cercherò di spiegarlo a Sofia
- Portala al cinema, noi ci vediamo direttamente più tardi
- Va bene
- Amore?
- Dimmi
- No nulla, dà solo un bacio a Sofia da parte mia. Sarà arrabbiatissima con me
- Buon lavoro Arizona
- Pronto Arizona?
- Si Amelia, ti disturbo?
- No dimmi pure
- Sono in ospedale, avrei bisogno di un consulto
- Di domenica?
- Lo so, anche io ho rinunciato ad una giornata con la mia famiglia, ma non ti avrei chiamata se non fosse urgente. Tra quanto puoi arrivare?
- Tra mezz’ora penso di poter essere lì
- Arizona, posso?
- Scusami, ma ho bussato più di una volta
- Ero sovrappensiero, entra pure
- Tutto bene?
- Non lo so neanche io
- Vuoi parlarne?
- Sofia ed Eliza mi odiano
- Ma che dici! Sofia stravede per te ed Eliza ti ama alla follia. Perché dici così?
- Sofia non voleva che venissi qui. Ogni volta che mi allontano per lavoro fa storie; non credo riesca a capire fino in fondo cosa facciamo
- È una bambina, Arizona. Non potrà mai realmente capire. Lei vede solo sua madre che se ne va
- Lo so, ma vorrei farle capire che per me è tutto, ma questo lavoro non aiuta molto
- No, non aiuta per niente. Ora è con Eliza?
- Si e si stanno divertendo da matte – la bionda prese il suo telefono e mostrò la foto alla sua amica
- Si stanno davvero divertendo, allora non è proprio arrabbiata
- Quando è con Eliza non è mai arrabbiata, non so neanche come faccia a farle cambiare umore così facilmente
- Forse perché è una mamma fantastica, nonostante Sofia non sia sua figlia
- Hai ragione, è davvero fantastica. Scusami, parliamo sempre di me, con Owen come vanno le cose?
- Come sempre. Non riusciamo a trovare un compromesso ed intanto continuo a vivere da Meredith. Sono stanca di questa situazione, ma non posso sempre cedere io, lui dovrebbe semplicemente capire il mio punto di vista
- Ti sei mai pentita di averlo sposato?
- Lo sposerei altre mille volte, ma forse abbiamo fatto questo passo senza conoscerci abbastanza. Dai, fammi un po’ vedere questo piccoletto.
Amelia studiò da cima a fondo la cartella clinica e Arizona aspettò impaziente il suo verdetto, nonostante potesse immaginare quale sarebbe stato.
- Posso vederlo?
- Non è ancora qui, ad Alex hanno inviato solo la cartella
- E dov’è ora?
- A nove ore da qui
- E perché Alex ha la sua cartella
- È suo nipote, il fratello ha fatto inviare tutto qui, sono davvero disperati
- Cavolo, Karev. Dobbiamo stare tutta la notte qui, Arizona. Voglio trovare una soluzione
- Va bene, vado a prenderci qualcosa da mangiare, intanto avviso Alex
Le due trascorsero la notte nello studio di Arizona, cercando ogni soluzione possibile. Il nipote di Alex aveva 3 anni ed era il figlio di suo fratello Aaron. Appena compiuto il terzo anno di età, il piccolo Greg aveva iniziato ad accusare i primi sintomi, di quella che poi sarebbe stata la più grande battaglia della sua vita, nonostante fosse così piccolo: continui pianti senza motivi visibili, continue cadute anche da fermo avevano fatto scattare un campanello di allarme in Aaron e sua moglie, così dopo le prime visite nell’ospedale della loro città, il quadro era già abbastanza chiaro: nella zona toracica e lombare erano state evidenziate delle masse, poi definite metastasi di qualcosa che si erano insinuato nell’area di Wernicke. Da lì avevano iniziato tutte le possibili cure, anche sperimentali, fino al giorno in cui Aaron aveva finalmente preso la decisione di chiamare suo fratello Alex.
- Sono distrutta – Arizona si buttò sul divano su cui era seduta Amelia e si toccò la protesi. Era tutto il giorno che la portava e iniziava a darle fastidio
- Ti fa male? Puoi toglierla se vuoi
- No tanto tra poco torno a casa, quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, domani mattina faremo trasferire il piccolo qui. Pensi di potercela fare?
- Mi fa paura andare a toccare l’area di Wernicke; se dovessi fare anche solo un movimento sbagliato non potrà più parlare; per non parlare delle metastasi, povero piccolo
- Dobbiamo fare anche l’impossibile, Amelia. È solo un bambino
- Lo so, dai torniamo a casa
Arizona chiuse la porta di casa alle sue spalle e cercando di non fare troppo rumore andò nella camera di Sofia; le era mancata per tutto il tempo e avrebbe voluto darle almeno il bacio della buonanotte. Aprì la porta, ma non la trovò nel suo letto, così si recò nella sua camera dove la trovò addormentata accanto ad Eliza. Le si sedette accanto e sfiorandole la fronte con le dita, le si avvicinò per lasciarle un bacio tra i capelli. Non avrebbe voluto muoverla, ma aveva bisogno di dormire accanto a sua moglie, così la prese in braccio e anche se con fatica riuscì a metterla nel suo letto.
- Arizona, ma che ore sono?
- Scusami, si è fatto tardissimo
- Sofia?
- L’ho portata nel suo letto, avevo bisogno di stare qui con te
- Sai, abbiamo fatto il pic-nic nel salotto e Sofia si è divertita tantissimo, poi siamo andate al cinema, quando siamo tornate era stanchissima ed ha voluto dormire con me. Ci sei mancata molto
- Siete mancate anche a me e adoro il modo in cui ti prendi cura di Sofia, state davvero bene insieme
- Ma non sono sua madre, Arizona. Perché mi sembra come se avessimo già affrontato questo discorso?
- Perché ogni volta passo per quella cattiva, quando invece faccio solo il mio lavoro, come chiunque altro. Un giorno potrebbe accadere anche a te
- Ci sono meno probabilità che accada, ma nel caso dovesse succedere, la mia assenza non peserà quanto la tua, sei sua madre, Arizona
- Possiamo non discuterne? Sono esausta. Domani ricomincia la settimana anche per te e le cose si stabilizzeranno di nuovo
- Come sta il piccolo?
- Male, avrebbero dovuto portarlo da noi sin da subito, Alex non sarebbe stato sicuramente un problema
- Mi dispiace. Amelia ha capito cosa fare?
- Più o meno, ci lavorerà meglio domani quando visiterà il bambino e quando avrà davanti le nuove immagini
- Basta con i brutti pensieri, è tutto il giorno che ti desidero
- Cavolo, sei perfetta
- Grazie amore, ma non esageriamo
- Lo sei davvero
Un’ora dopo entrambe le donne erano distese sul letto stremate, quella lontananza forzata, aveva sicuramente fatto bene al loro rapporto.
Il giorno dopo, Eliza ed Arizona, dopo aver accompagnato Sofia a scuola, corsero in ospedale in attesa dell’areo che avrebbe trasportato il piccolo Greg. Si salutarono come sempre nell’atrio e da lì le loro strade si divisero.
Eliza avrebbe avuto una giornata pesante; in programma aveva sei operazioni e in più aveva fissato un test per gli specializzandi del primo anno, che di lì a poco avrebbero dovuto sostenere l’esame per entrare nel secondo anno. Entrando nel suo studio trovò Marion ad aspettarla
- Ehi, cosa ci fai qui?
- Buongiorno dott.ssa Minnick, mi dispiace disturbarla, ma avrei bisogno di parlarle
- Certo, dimmi pure
- Ho dei problemi a casa, sono rimasta indietro con lo studio e il capo Hunt mi sta con il fiato sul collo
- Cosa mi stai chiedendo precisamente?
- Se può darmi qualche lezione privata. So che ha la sua famiglia e il lavoro che le occupa gran parte della giornata, ma ne ho davvero bisogno. Sicuramente se ne è accorta anche lei che non sono riuscita a studiare più come prima
- In effetti si, ma credevo fosse solo un momento
- Lo è, ma è davvero il momento sbagliato, vista l’imminenza degli esami
- Vorrei davvero aiutarti Marion, ma non credo di poterlo fare. Oggi, come sai, avrete un test di prova, cerca di farlo nel miglior modo possibile e da lì magari durante le lezioni possiamo colmare qualche lacuna, ma sai bene che più di questo non potrei fare
- Va bene, grazie lo stesso
- Posso fare qualcos’altro per te?
- No, arrivederci dott.ssa Minnick
Nel frattempo Arizona era con Alex ed Amelia davanti alle immagini della tac che avevano appena eseguito al bambino. Arizona continuava a passare la sua mano sul mento; Alex aveva lo sguardo assente, era venuto a conoscenza della malattia di suo nipote nel modo peggiore e non riusciva ancora a darsi pace; Amelia, invece, andava su e giù per la stanza, stava sicuramente pensando a qualcosa, ma per ora non ne aveva ancora parlato con i suoi amici.
- Amelia, allora?
- Alex, so che sei preoccupato, ma ho bisogno dei miei tempi. Forse è meglio se te ne vai da qui, tanto non potresti fare nulla, ti avviseremo noi quando avremo pensato ad un piano fattibile
- Ha ragione, Alex. Vai, ti chiameremo noi
- Stai bene?
- So esattamente cosa fare
- E perché lo hai mandato via?
- Perché voglio prima fare una prova, quando so per certo che funzionerà lo mostrerò anche a lui
- Sei un dannato genio
- Grazie, lo so, sono una Shepherd dopotutto. Vieni con me o hai altro da fare?
- Ho il giro di visite, appena finito ti raggiungo
- Perfetto, a dopo allora
- Ehi Wilson, oggi ti voglio con me
- In realtà dovrei essere in pediatria con Karev
- Meglio di no per oggi. Segui questa paziente per me e dovrai riferirmi ogni minimo cambiamento. So che vorresti stare accanto ad Alex, ma per ora non potresti fare nulla e fare pratica qui può solo che farti bene
- Arizona, ci sei?
- Si scusami, stavo guardando cosa stessi facendo
- È affascinante vero?
- Eh già
- A che punto sei?
- Un buon punto, ma ho bisogno di un altro paio di mani. Mi aiuti?
- Certo dimmi cosa devo fare
- Hai presente quando ieri mi hai chiesto se mi fossi pentita di aver sposato Owen?
- Si certo
- Non sono pentita, ma volevo chiederti come tu ed Eliza abbiate fatto a superare questi ostacoli, nonostante anche voi abbiate fatto questo passo precocemente
- Io ed Eliza ci siamo sposate per una questione ben precisa e anche se le cose poi non sono andate come avevamo previsto, l’amore che abbiamo provato l’un l’altra, sin da subito non è mai mutato e direi che ogni giorno aumenta, nonostante le cose siano sempre molto difficili. Quando si è sposati bisogna trovare la forza di superare tutto insieme, nonostante il nostro istinto ci dica di scappare. Dobbiamo renderci conto che la persona che abbiamo accanto è pronta a superare gli ostacoli insieme a noi e rompere i muri anche al nostro posto. Le cose non sono mai rose e fiori, ma fino a quando i motivi per lasciarvi non sono più forti di quelli che vi tengono insieme, varrà sempre la pena tentare il tutto e per tutto
- Eliza è davvero fortunata ad averti trovata
- Lo è Owen ad aver trovato te
- Sono una mina vagante Arizona. Stare con me vuol dire che non si sa mai cosa ci si aspetta. Owen mi ha sposata con l’intento di creare una famiglia, ma non sapeva che io non sarei stata pronta, cosa che non sapevo neanche io fino a quando non mi sono trovata davanti alla realtà dei fatti
- Questo non vuol dire che sia tu dalla parte del torto; le tue idee valgono quanto le sue, ma è pur vero che non potrete continuare così in eterno
- È vero, ma non so cosa fare
- Cosa stai facendo?
- Ascolta sempre questo, Amelia. Il tuo cuore ha la risposta a tutto, devi solo saperlo ascoltare
- E se non lo sapessi fare?
- Sono sicura che tu lo sappia fare benissimo. Perché batte così veloce?
- Non lo so. Visto? Non so ascoltarlo, non sono capace
- Scusami, devo andare