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Autore: livevil_99    25/07/2017    1 recensioni
"Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo."
-
"- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto.
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando.
[...]
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico."
-
(DESTIEL)
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Dean e Sam erano in macchina. Castiel aveva deciso che li avrebbe preceduti. Dean aveva provato ad accendere la radio, ma ne era uscito un monotono ronzio gracchiante. Rimasero in silenzio, Sam guardava fuori dal finestrino con aria malinconica mentre Dean si concentrava sulla guida.
- Potremmo prenderci una vacanza dopo tutto questo. - disse Sam in mezzo al silenzio.
Dean assottigliò gli occhi e strinse le mani sul volante.
- Potremmo andare in un'isola caraibica. Sole, mare… -
- Dopo che questo dannato diluvio sarà finito, non ho intenzione di vedere acqua per molto tempo. - lo interruppe secco Dean.
- Una distrazione ogni tanto non ti farebbe male. - cercò di farlo ragionare Sam.
Dean scosse la testa. – forse dovrei provare ad investire un cane anche io. - Disse amareggiato.
Sam rimase in silenzio, si sistemò sul sedile anteriore e cercò di allungare le gambe. In pochi minuti arrivarono. Dean parcheggiò fuori dalla foresta, sull'asfalto, e i due fratelli percorsero un sentiero fangoso fino ai piedi della montagna.
Fianco a fianco, Dean gli fece un cenno con la testa, caricò la pistola e il rumore dei meccanismi che toglievano la sicura rimbombò tra le fronde degli alberi. Si incamminò a passo felpato per un sentiero che saliva sul pendio della montagna. Il percorso era scosceso e impervio, ma i due scalavano abilmente cercando di fare il minor rumore possibile.
Ad un tratto si fermarono per prendere fiato e Sam fece notare a Dean che non avevano incontrato neanche un angelo. Il fratello fece spallucce e riprese a camminare. Non avevano ancora incontrato Cass e questo lo preoccupava. Sentiva che era vicino e ad ogni passo che muoveva provava la netta sensazione di star andando nella direzione giusta.
Impiegarono quasi un'ora per salire. La montagna non era molto alta, ciò nonostante la punta era lambita dalle nuvole che sembravano essersi abbassate solo in quel punto. Quando i due fratelli attraversarono le nuvole, si sentirono mancare il fiato, come se avessero oltrepassato un confine ben definito. Il vapore acqueo era fitto come nebbia e impediva loro di vedere bene. Iniziava a piovere meno, fino a quando il tutto non si ridusse a gocce finissime, talmente leggere che i due fratelli non sentivano nemmeno più il costante picchiettio della pioggia sul terreno. Inciamparono più volte, l'aria era diventata rarefatta, difficile era diventato respirare. Diminuirono il ritmo, avevano entrambi il fiatone. Scoprirono ben presto che la montagna non era altro che un altopiano. Quando Dean raggiunse la cima, si guardò intorno, aguzzando la vista per vedere meglio attraverso la nebbia.
I suoi muscoli erano contratti al contatto con l'aria fredda. Strinse le spalle nella camicia bagnata. L'aria era umida, ma non stava piovendo.
Uno strato di bianco candido ricopriva tutto ciò che incontrava al punto che, quando Sam raggiunse la cima, non riusciva a vedere i suoi stessi piedi, nascosti nella nebbia. Le figure dei due fratelli si stagliavano contro un muro denso di nebbia e nuvole, in silenzio, solo i loro respiri veloci a rompere la quiete.
Dean saldò la presa sulla pistola, e così fece Sam. Erano vicini, le loro spalle si toccavano, fredde, umide, ciò nonostante non riuscivano a guardarsi negli occhi. Eppure lo sapevano entrambi. Erano pensieri che viaggiano tra i due, non servivano neanche più gli sguardi. Entrambi sapevano di star provando la stessa sensazione. Non erano soli.
Iniziarono ad avanzare alla cieca, passo dopo passo, Dean camminava davanti, lentamente, ed ogni suo passo era come una lama che tagliava la nebbia. Sam lo seguiva, stando attento a non perderlo di vista e girandosi ogni tanto a controllare che nessuno li stesse seguendo. Trovarono degli alberi durante il cammino, mano a mano che avanzavano erano sempre più fitti. Le cortecce chiare si confondevano con il resto è Dean fu così costretto a proseguire a tentoni, con le braccia tese davanti a sé.
Ad un tratto la nebbia si fece più rada e i due cacciatori si ritrovarono al centro di una radura. Gli alberi si chiudevano intorno a loro come un cerchio. Dean si guardò intorno, con circospezione. - Cass! - Esclamò avvicinandosi a grandi passi alla figura con l'impermeabile.
I due fratelli lo raggiunsero alle spalle. Castiel non si voltò a guardarli, rimase con lo sguardo fisso in un punto imprecisato nello spazio.
- Sam, Dean, vi stavo aspettando. - disse a bassa voce.
- Trovato qualcosa? -
L'angelo annuì impercettibilmente - Lì. - Disse indicando qualcosa davanti a sé. - C'è qualcosa lì. Sembra una specie di portale, ma non ho mai visto nulla di simile. -
Sam avanzò, allungando un braccio davanti a sé. Il suo indice incontrò una superficie liquida e appiccicosa formando delle increspature che si emanavano nell'aria come onde in uno specchio d'acqua. Un brivido lo percorse per tutta la spina dorsale. Affondò l'intera mano, ed essa scomparve alla loro vista. Eppure Sam riusciva ancora a sentirla come una parte di sé. La ritrasse di scatto sotto gli occhi increduli del fratello.
- Cosa stiamo aspettando? Facciamola finita. - Borbottò Dean e a passi lunghi raggiunse il portale, chiuse gli occhi, e lo attraversò.
Il freddo e l'umidità penetrarono la sua pelle e la sua carne e si infiltrarono nelle sue ossa. Quando finalmente aprì gli occhi, fu inondato di luce e impiegò qualche secondo per riuscire a vedere qualcosa.
 
 
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.
[...]
Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti".
 
 
I tre si guardarono attorno perplessi. Intorno a loro si estendeva un giardino così rigoglioso da sembrare irreale. Gli alberi alti e robusti con le cortecce dalle sfumature più disparate accoglievano frutti variegati in fatto di forme e colori. Sotto i loro piedi un prato verde acceso, che dava l'idea di essere stato appena tagliato. C'era un qualcosa di selvaggio e primordiale in quel giardino che a prima vista poteva sembrare così ben curato. L'aria era pulita e fresca e i raggi del sole colpivano i fiori e le piante ricche di germogli e fiori.
Castiel mosse qualche passo. Sembrava tutto tranquillo a parte un leggero rumore di sottofondo.
- Il Giardino dell’Eden… - mormorò Castiel tra sé e sé - Non me lo ricordavo così bello. -
Dean sbuffò - Dio deve aver architettato una sorta di scherzo cosmico per averci fatto finire nell’Eden. -
Sam sorrise per un attimo al sarcasmo del fratello, ma riprese subito il suo atteggiamento concentrato e serio. - Lo sentite anche voi, questo brusio? -
Castiel annuì mentre Dean saldava la presa sull’impugnatura della pistola.
- Sembra un suono lontano. - Sussurrò Castiel chiudendo gli occhi e focalizzandosi sul suo udito. - Venite. - Disse incamminandosi - Per di qua. -
 
Camminarono per qualche minuto. I rumori si fecero più intensi e chiari fino a che non riuscirono a distinguere voci e parole indistinte. Gli alberi erano radi e l’ambiente luminoso cosicché i tre furono costretti a procedere adagio, sentendosi allo scoperto.
Arrivarono ad uno spiazzo. Un albero alto e maestoso stava proprio nel mezzo. Le radici si irradiavano precise in ogni direzione come raggi di una ruota. L'albero aveva delle foglie spesse e allungate che incorniciavano i frutti come in un'opera d'arte. Rossi, grossi, appetitosi. Sam e Dean si mossero verso l'albero istintivamente. Castiel li fermò, afferrandoli per le spalle. - Non fate lo stesso errore dei vostri antenati. -
Dean si voltò verso di lui e scosse la testa. - Andiamo. -
Sam rimase ancora un attimo a fissare l'albero e a pensare a come avrebbe potuto allungare una mano e cogliere un frutto, come sarebbe stato facile.
- Sammy! - Lo chiamò il fratello. Sam si risvegliò da quella sorta di incantesimo che lo aveva stregato e si affrettò a raggiungerli. 
   
 
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