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Autore: arangirl    26/07/2017    2 recensioni
Quando Lexa varca per la prima volta la soglia di Hogwarts non ha idea di cosa il futuro avrà in serbo per lei; il mondo magico e i suoi abitanti sono qualcosa di nuovo nella sua vita, ma sorprendentemente tra incantesimi, creature magiche e candele fluttuanti la cosa che Lexa si ritroverà a comprendere meno sarà la sua compagna di corso, Clarke.
Rivali a scuola e nel Quidditch, tra le due streghe potrebbe esserci qualcosa di più della semplice competizione, se solo riuscissero a parlarsi senza litigare...
(Aka la potterverse!AU di cui nessuno sentiva il bisogno, in super ritardo per il concept di maggio del gruppo facebook CLEXA/ELYCIA/LEXARK Gruppo di SUPPORTO italiano)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lexa e Clarke camminavano fianco a fianco in silenzio da quasi un’ora ormai e Lexa sentiva la tensione crescere dentro di lei. Non che la compagnia di Clarke fosse spiacevole, anzi, ormai si era arresa al fatto che lei e Clarke erano più simili di quanto a lei piacesse pensare. Eppure non sapeva cosa dirle, l’orgoglio ancora ferito da tutto quello che era successo tra di loro.
 
 

Clarke le aveva sorriso quando si erano incontrate, e Lexa suo malgrado l’aveva ricambiato, incapace di resistere al volto luminoso della ragazza. Poi però era calato il silenzio tra di loro, un silenzio pieno di imbarazzo che Lexa non riusciva, o meglio, non voleva, colmare. Se Clarke voleva parlare avrebbe dovuto farsi avanti da sola, cosa che fece giusto quando girarono l’angolo che conduceva alle cucine, uno dei luoghi preferiti delle scorribande notturne degli studenti.
 
 

“Com’è stata la tua prima settimana?” a Lexa venne da ridere “Interessante direi… ho trovato un gatto.” Clarke la guardò, sorpresa “Un gatto?” “Be credo sia una gatta… e sarebbe più giusto dire che lei ha trovato me. Pensavo fosse di qualche studente ma mi si è accollata addosso e… Bè non ho un animale domestico quindi pensavo di tenerla.”
 
 

Clarke annuì “Deve essere bello avere un gatto… il mio gufo non è poi così interessante. Sarà perché nessuno mi scrive.” Lexa rimase stupita per quella frase, girandosi a guardare Clarke con un sorriso, convinta che fosse uno scherzo “Non ci credo nemmeno per un secondo.” Lo sguardo che Clarke le riservò però era completamente serio, persino triste “Tutte le persone che conosco sono qui. Non ho nessuno fuori…”
 
 

“Ma tua madre ti manderà delle lettere…” Non appena Lexa pronunciò quelle parole se ne pentì, perché il volto di Clarke si fece ancora più triste “Io e mia madre… non andiamo molto d’accordo. E comunque lei non avrebbe tempo per scrivermi in ogni caso.”
 
 

Lexa annuì, sentendosi improvvisamente in colpa per aver fatto star male Clarke “Pensa che io ci ho messo un’estate intera a far capire a mia madre come funziona la posta magica… per un semestre non ha ricevuto nessuna delle mie lettere perché si era dimenticata di pagare il gufo.” Clarke rise, e Lexa si sentì felice di essere riuscita a sollevarle il morale.
 
 

“Allora questo tuo gatto… hai deciso come chiamarlo?” Lexa ci aveva pensato in effetti, anche se non aveva ancora preso una decisione finale “Pensavo di chiamarla Niron…” Clarke aggrottò la fronte e Lexa sorrise imbarazzata “E’una parola della lingua nativa di mia madre… Tramandata da generazione a generazione, e lei mi chiamava sempre così quand’ero piccola.” “Cosa vuol dire?”
 
 

Lexa arrossì ulteriormente “Qualcosa come mia amata….” L’espressione di Clarke si fece indecifrabile per un momento, e Lexa alzò le mani “Prima che tu dica qualsiasi cosa sul fatto che io sia una gattara pazza, volevo chiamarla così solo perché mi piace il suono di quella parola… E’ dolce, mi ricorda casa… ”
 
 

Clarke però non rise, rimanendo quasi impassibile mentre la guardava negli occhi, lo sguardo così intenso da farla quasi sentire nuda sotto di esso, come se Clarke in quel momento fosse in grado di leggerle nella mente “Mi piace, è un bel nome.”
 
 

Lexa si accorse solo in quel momento di quanto fossero vicine, e cercò disperatamente di tenere lo sguardo fisso sugli occhi di Clarke, senza che scendesse verso le sue labbra, così vicine alla sue che le sarebbe bastato fare un passo in avanti per…
 
 

Un rumore proveniente dalla cucina le fece sobbalzare entrambe, costringendo Lexa a distogliere lo sguardo dal volto di Clarke per andare ad indagare, bacchetta alla mano, la fonte del rumore.
 
 

“Lumus!” Clarke, un passo dietro di lei, rise sollevata nel vedere due ragazzi del primo o secondo anno di Tassorosso mentre cercavano disperatamente di fare cessare il rumore simile a una sirena che proveniva dalla credenza; con un gesto della bacchetta, Clarke interruppe il suono dell’allarme magico, guardando i due ragazzini con aria severa “Dovreste essere a letto da un pezzo! Andate prima che faccia rapporto ai vostri prefetti.”
 
 

I due ragazzini non se lo fecero ripetere due volte e corsero via, mentre Lexa guardava sconvolta Clarke “Clarke… avremmo dovuto scrivere una nota!” Clarke alzò gli occhi al cielo “Dai Lexa… chi non ha mai fatto irruzione in cucina per rubare un po’ della Burrobirra dei professori?” Clarke l’aveva detto come fosse una cosa ovvia, ma lo sguardo di Lexa lasciò intendere tutt’altro “Non l’hai mai fatto? Mai mai?”
 
 

Lexa scosse la testa “Non dirlo come se fosse una cosa brutta! Pensavo che la perfetta Clarke Griffin non facesse cose del genere…” Clarke le sorrise di nuovo, questa volta con più convinzione “Andiamo Lexa…  Solo un goccio! Ti prometto che è divertente passare al lato oscuro.”
 
 

Lexa rimase immobile qualche secondo prima di annuire; in fondo che male poteva fare un goccio?
 
 
 
 

Tre boccali di Burrobirra più tardi Lexa era assolutamente convinta che Clarke avesse avuto un’idea geniale; sedute sul duro pavimento di pietra della cucina deserta, Lexa si sentì a suo agio con Clarke come non mai. Probabilmente era l’alcool che parlava, ma tutto il rancore che aveva provato verso Clarke negli ultimi mesi sembrava svanito.
 
 

 
“Scommetto che il mio Patronus è migliore del tuo!” Lexa sfidò Clarke per l’ennesima volta da quando avevano incominciato a bere, e Clarke rise “Devi smetterla con questa competizione Lexa… non ti fa bene. Anche perché il mio Patronus è decisamente migliore del tuo!”
 
 

 
“Dimostramelo!” Lexa guardò Clarke agitare la bacchetta in aria con disinvoltura “Expecto Patronum!” Un fascio di luce azzurra uscì dalla bacchetta di Clarke, illuminando la stanza con i suoi riflessi argentei. La luce volò nell’aria come fumo, cadendo a formare una figura familiare che danzò intorno a loro prima di prendere le sembianze di un grosso leone dalla criniera lucente. L’animale fece qualche passo nella sala davanti a loro e Lexa non riuscì a evitare di spalancare la bocca, meravigliata dal Patronus della ragazza.
 
 

 
“Clarke è… è magnifico!” Lexa sorrise mentre il leone pian piano svaniva davanti a loro. Clarke le sorrise, ma a Lexa non sfuggì l’ombra di tristezza che le avvolse lo sguardo “Ci sono molto affezionata sai… Mi ricorda mio padre.” Lexa rimase in silenzio per un attimo, improvvisamente in imbarazzo “Io… Mi hanno detto che era un vero eroe.”
 
 
 

Clarke sorrise “Era un grande auror. Ma era soprattutto un bravo papà. Mi manca tanto.” Lexa la guardò per un attimo prima di sussurrare parole che non aveva mai rivelato a nessuno, nemmeno alle sue migliori amiche “Io non mi ricordo molto dei miei genitori…  I loro volti sono sfuocati nella mia mente. Mi ricordo che mia madre profumava di lavanda… Compro ancora delle candele profumate alla lavanda, per accenderle quando mi sento giù.”
 
 
 

Clarke annuì, guardandola negli occhi “Quando mio padre morì… Fu devastante per mia madre. Era stato ferito gravemente da un lupo mannaro a cui stava dando la caccia, non ci lasciarono nemmeno guardare il suo volto tanto era sfigurato. Lei si chiuse nel suo lavoro, scaricandomi qui a Hogwarts, lasciandomi sola… Non sono sicura di riuscire a perdonarle di avermi abbandonata quando ne avevo bisogno.”
 
 
 

Lexa ricordò per un istante la bambina bionda dallo sguardo serio e triste che aveva visto per la prima volta anni prima, sola ma determinata mentre si faceva avanti nella Sala Grande “Per quanto mi riguarda Clarke, penso che tu te la stia cavando benissimo.” Clarke la guardò per un attimo negli occhi, una strana espressione in viso, come se ci fosse qualcosa di non detto tra loro.
 
 
 

“Adesso tocca a te… Voglio vedere il tuo Patronus”L’improvviso cambio d’argomento lasciò Lexa interdetta per un attimo “Ehm… meglio di no. Hai vinto tu, sicuramente.” Clarke tirò fuori una perfetta espressione triste che a Lexa ricordò per un attimo quella che Niron le aveva rivoltò quella mattina quando l’aveva lasciata nella sua stanza prima di andare a lezione.
 
 
 

“E’ troppo imbarazzante Clarke…” Lexa scosse la testa “Il tuo Patronus è un leone, non posso competere!” “Dai Lexa… per favore!” Clarke fece di nuovo il suo sorriso migliore e Lexa questa volta non riuscì a dirle di no “Va bene… Ma devi promettermi di non ridere!” Clarke annuì e Lexa evocò l’incantesimo “Expecto Patronum!” Agitò la bacchetta in aria e questa volta la luce che ne scaturì era decisamente più piccola di quella fuoriuscita dalla bacchetta di Clarke. Il suo Patronus cominciò a prendere forma velocemente, zampettando veloce per la stanza, e quando Clarke si rese conto di quale animale si trattava, scoppiò in una risata fragorosa.
 
 
 

“Avevi promesso Clarke!” Lexa la guardò offesa mentre Clarke era sull’orlo delle lacrime per le troppe risate che il Patronus di Lexa, un procione, le aveva scatenato. Lexa guardò l’animaletto scivolare curioso nell’aria per qualche secondo prima di scomparire mentre la ragazza accanto a lei ancora rideva “Lexa, scusami… è che… è così carino! E ho notato una straordinaria somiglianza.”
 
 
 

Lexa si schiarì la gola “Mi stai dicendo che sono carina Clarke?” Lexa l’aveva detto per scherzare, ma Clarke smise di ridere, guardandola negli occhi “Non penso che tu sia carina Lexa… Penso che tu sia molto bella.”
Lexa si sentì arrossire mentre la sua bocca si apriva in un’espressione di stupore. Era evidente che Clarke stava aspettando che fosse lei a dire qualcosa, eppure nulla usciva dalle sue labbra, mentre si limitava a fissare Clarke, i suoi splendidi occhi azzurri ora più scuri che mai.
 
 

 
“Penso sia meglio tornare indietro.” Disse alla fine Clarke, alzandosi dal pavimento con leggiadria “La fine del nostro turno deve essere passata da un pezzo.” Lexa si limitò ad annuire, alzandosi e seguendo la ragazza tra i corridoi deserti della scuola.
 
 
 

*
 
 

“Niron… Niron lascia stare le mie candele!” La gatta era riuscita in qualche modo ad aprire la sua scatola delle candele, e in quel momento sembrava più che contenta di strusciarsi su quelle lavanda, facendole rotolare per tutta la stanza. Lexa sollevò la gatta e la mise sul letto, guardandola male.
 
 
 

“Gatta cattiva!” Niron la guardò con cipiglio offeso stranamente umano, e Lexa le sorrise “Scherzavo, scherzavo…” Le accarezzò la testa, pensando  a come era riuscita ad affezionarsi alla gatta in quel paio di mesi che aveva passato in sua compagnia. Alla gatta piaceva scappare via di tanto in tanto e capitava che Lexa non la vedesse per giorni, ma tornava sempre e Lexa era contenta di averla al suo fianco quando tornava nella camera comune dopo lunghe giornate di studio, pronta ad accoccolarsi tra le sue ginocchia e farle le fusa.
 
 
 

“Lexaaaa” Raven entrò di corsa nel dormitorio con il fiatone “Lexa, Anya mi ha detto di muoverti, sei in ritardo per l’allenamento e non è una cosa carina per un capitano!” Lexa sembrò scuotersi e prese la scopa appoggiata al bordo del letto “Arrivo arrivo… Anya potrebbe calmarsi un pochino!”
 
 

 
Raven le lanciò un’occhiataccia “Ha detto che se tu continui a passare le partite a fissare Clarke Griffin invece del boccino, la squadra deve allenarsi almeno il triplo per vincere la Coppa quest’anno.”
Niron miagolò sonoramente e Lexa scosse la testa “Dovete smetterla con questa storia. Se non fossimo in turno insieme non le parlerei nemmeno.”
 
 
 

“E invece le parli… E non credere che io e Anya non ci accorgiamo di come la guardi quando la incrociamo nei corridoi! Lei ti piace…” Lexa si passò la mano tra i capelli, stufa di doversi sempre giustificare con le sue amiche “E va bene… se ti dicessi che mi piace? E che penso a lei ogni minuto? Cambierebbe qualcosa? Non può funzionare tra di noi.” Raven la guardò sconsolata per un attimo “Questo lo pensi solo tu Lexa. Sei l’unica che non riesce a capire che anche lei prova qualcosa per te.”
 
 
 

Lexa rimase in silenzio per un attimo, guardando l’amica negli occhi per poi abbassare lo sguardo, piena di dubbi “Be questo non è il momento opportuno per parlarne… Andiamo, o Anya vorrà la mia testa.”
Raven non disse più niente, ma Lexa vide nel suo sguardo che per lei la discussione era tutt’altro che finita.
 
 

Lexa tornò nel dormitorio un paio d’ore più tardi, sfinita e bagnata dalla testa ai piedi per la pioggia torrenziale che aveva iniziato a scendere a metà dell’allenamento, buttando la scopa a terra nel dormitorio vuoto. Si tolse i vestiti bagnati, cercando di non gettarli su nessuno dei suoi altri averi, restando in intimo mentre cercava di prendere i vestiti dal baule sotto il letto. Niron sembrava essere sparita, ma Lexa non si preoccupò troppo nel sentire uno scricchiolio alle sue spalle, probabilmente la gatta era tornata dalla sua passeggiata serale.
 
 
 

“Quindi… mi pensi ogni minuto?”
 
 
 

Lexa fece cadere la scatola di Millegusti+1 che aveva tolto dal baule per lo spavento, e le caramelle rotolarono ovunque nella stanza. Lexa si girò di scatto verso la fonte della voce e, nonostante l’avesse riconosciuta all’istante, rimase comunque sconvolta nel vedere Clarke davanti a lei, che la guardava con espressione divertita.
 
 
 

Lexa afferrò una delle coperte dal letto e se l’arrotolò attorno, inciampando malamente su se stessa mentre cercava di alzarsi “Clarke… io… cosa…” Clarke fece un passo verso di lei, tendendo la mano per aiutarla ad alzarsi “Hey Lexa… Calmati.”
 
 
 

Nel sentire il tono accondiscendente di Clarke, Lexa sembrò tornare in sé, scostando la mano di Clarke e allontanandosi da lei “Cosa ci fai qui Clarke? Come diavolo sei entrata?” Clarke le sorrise, per nulla preoccupata “Mi hai fatto entrare tu Lexa…”
 
 
 

“Io? No… Clarke… Non ti vedo da ieri.” “Ma io ti ho visto Lexa…” Gli occhi di Clarke scivolarono dolcemente sul corpo di Lexa e lei si strinse ancora di più nella coperta “E ti ho sentito.” Lexa arrossì al pensiero che Clarke avesse sentito quello che lei e Raven si erano dette poco prima “Ma… come?”
 
 
 

Clarke sorrise nel vedere l’evidente stupore di Lexa, e le si avvicinò, sussurrandole così vicino al volto che Lexa riuscì a sentire il suo profumo, d’un tratto così famigliare “Miao”
Lexa spalancò gli occhi realizzando finalmente cosa era accaduto negli ultimi due mesi davanti ai suoi occhi “Tu… tu sei un animagus?”
 
 
 

Clarke le sorrise nel vedere che Lexa aveva finalmente colto il suo segreto “Senti… Lo so che tutto questo è un pochino strano.” “Un pochino? Clarke sono settimane che viviamo insieme… cosa ti è saltato in mente? E’ un altro scherzo di cattivo gusto?” Clarke scosse la testa “No Lexa… assolutamente. Io… Mi dispiace. Volevo solo capire…”
 
 

“Capire cosa?” Lexa la guardò, ferita profondamente dal comportamento di Clarke “Capire se c’era una possibilità che tu provassi per me quello che io provo per te.”
 
 
 

Quelle parole lasciarono Lexa a bocca aperta, sconvolta mentre fissava Clarke senza sapere come rispondere a quell’affermazione “Lo so che non è stata una grande idea. Ma dopo aver iniziato non sono riuscita a fermarmi. Mi piaceva passare del tempo con te anche… sottoforma di gatto. Per qualche scherzo del destino le cose tra me e te non sono mai andate nel verso giusto e io… io ero stufa di aspettare che finalmente succedesse qualcosa. Voglio essere tua amica e… se tu lo vuoi, vorrei essere qualcosa di più. Mi piaci davvero tanto Lexa.”
 
 
 

Clarke aveva parlato tutto d’un fiato, come se avesse paura di non riuscire a completare il discorso se si fosse interrotta, e Lexa si sentì arrossire, pensando a come molte cose che prima non avevano senso cominciassero ad apparire ragionevoli sotto questa nuova luce.
 
 
 

“Quindi… l’hanno scorso, quando ti ho detto che sentivo profumo di gatto nell’amortentia…” Clarke sorrise imbarazzata “Ecco, quello poteva essere un indizio... Ma ho pensato che forse eri solo appassionata di gatti.” La faccia di Lexa si fece livida per un momento, ricordando l’anno passato a sentirsi prendere in giro dal gruppetto degli amici di Clarke “Così hai pensato bene di dirlo a tutti?”
 
 
 

“In realtà è stata Octavia a dirlo a tutti, era nel banco dietro il nostro e ha pensato che fosse una cosa divertente. Nemmeno lei pensava che Bellamy e Finn ci prendessero così tanto gusto… Sono solo gelosi di te.” Le labbra di Lexa si aprirono leggermente, mentre la sua mente lavorava frenetica cercando un motivo valido per cui loro potessero essere gelosi di lei, ma un altro pensiero la bloccò, mentre una domanda molto più urgente  si faceva largo nella sua mente “Perché non me l’hai mai detto?”
 
 
 

Clarke sospirò “Non me ne hai mai dato il tempo Lexa…  Hai deciso che era colpa mia e dal quel momento non mi hai più parlato.” Lexa fece per protestare, ma si rese conto che Clarke aveva ragione “Mi… mi dispiace. Dopo  tutte le cose che sono successe tra di noi ho solo pensato che mi stessi prendendo in giro.”
 
 
 

Clarke annuì, e si avvicinò leggermente a lei, sedendosi sul bordo del letto di Lexa “Per questo mi sono inventata questa soluzione… Mi dispiace di averti ingannato.”
 
 
 

Lexa la guardò negli occhi, realizzando solo in quel momento che si trattava dello stesso colore degli occhi di quello che fino a qualche minuto prima aveva creduto essere il suo gatto “Dannazione, sono quasi sicura che tu mi abbia visto nuda…”
 
 
 

Lexa arrossì fino alla punta delle orecchie al pensiero, e vide che la reazione di Clarke non era poi così diversa dalla sua “Giuro su una delle mie sette vite che stavo sempre guardando dall’altra parte.” Lexa rise nonostante tutto “Non sono sicura di crederti”
 


Clarke rise a sua volta, ma poi si fermò, allungando la mano a sfiorarle il viso “Quindi… se per te va bene mi piacerebbe invitarti ad andare ad Hogsmade con me la prossima settimana.”
“Tipo un appuntamento?” Lexa avrebbe voluto prendersi a schiaffi in faccia per il modo in cui stava reagendo a tutta quella situazione, ma essere lì seduta sul suo letto, vestita solo dalla sua coperta in compagnia della ragazza dei suoi sogni che la stava invitando a uscire sembrava fin troppo surreale per riuscire a far lavorare la sua mente in modo decente.
 
 
 

“Sì, tipo…” Clarke sorrise “Se ti piace l’idea di passare un po’ di tempo con me quando non sono un gatto.”
Lexa sorrise, mentre nella sua mente si faceva lentamente strada l’idea che i suoi sentimenti per Clarke erano ricambiati, idea che le scaldava il cuore e le riempiva l’animo di una gioia infantile che non si ricordava di aver mai provato prima “Mi piacerebbe molto.”
 
 
 

Il sorriso che Clarke le rivolse a quelle parole fu probabilmente la cosa più bella che Lexa avesse mai visto in vita sua, e fu quello a darle il coraggio di farsi avanti, di baciare finalmente la ragazza a cui non aveva mai smesso di pensare per gli ultimi sei anni. Le labbra di Clarke erano incredibilmente morbide, molto meglio di qualsiasi immaginazione Lexa avesse avuto al riguardo, e quando la ragazza ricambiò il bacio nonostante la sorpresa iniziale, il cuore di Lexa iniziò a battere così forte che si sorprese che Clarke non riuscisse a sentirlo. Aprì gli occhi per un secondo, osservando incantata le linee dolci del viso di Clarke, le sue ciglia lunghe e delicate che brillavano alla luce delle candele magiche intorno a loro prima di chiuderli nuovamente, lasciandosi scivolare nella dolcezza di quel bacio che tanto aveva atteso.
 
 
 

“Per la barba di Merlino!” Lexa e Clarke si staccarono l’una dall’altra per lo spavento, girandosi giusto in tempo per vedere Raven che le guardava con espressione euforica “Oddio scusate… continuate pure… Devo solo andare a dirlo ad Anya, mi deve dieci galeoni.”
 
 
 

“Raven…” la voce di Lexa uscì più come un ringhio “Scusami Lexa, devo davvero andare. Ciao Clarke, è sempre un piacere vederti.” Raven scappò via alla velocità della luce e quando Lexa fece per seguirla Clarke la prese delicatamente per il polso, trattenendola accanto a sé.
 
 
 

“Vuoi davvero andare?” A Lexa bastò uno sguardo al volto di Clarke per capire che nulla in quel momento era abbastanza importante da farla andare via “Raven e Anya possono aspettare… Noi due abbiamo già sprecato troppo tempo.” Clarke le sorrise e quando Lexa si avvicinò a lei per baciarla di nuovo capì che ne era assolutamente valsa la pena.









Note: *si nasconde* Ve l'avevo detto che il trash andava aumentando <3 comunque a questo punto la storia è praticamente alla fine, ma domani caricherò un piccolo epilogo, poi vi avviso già che per un pochino sarò in pausa, perché parto per gli Stati Uniti venerdì per un tirocinio (quando si dice finiamo le cose all'ultimo)! Come al solito grazie a tutti per i messaggi e le recensioni, sono stata molto impegnata ultimamente per la partenza e per la tesi e non sono riuscita a rispondere a tutti, ma sappiate che leggo e apprezzo un sacco tutto quello che mi mandate! Come al solito fatemi sapere se il capitolo e la storia vi sono piaciuti, è stato divertente scrivere qualcosa di leggero e divertente tanto per cambiare! Alla prossima (se non mi perdo in viaggio)
  
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