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Autore: Emy Potter    27/07/2017    1 recensioni
Hester Murray è una ragazza normalissima, non ha nulla di speciale e come tutti ha i propri difetti. La parte paterna della sua famiglia però proviene da Mystic Hill, un semplice paese poco conosciuto dove sono rimasti a vivere sua zia Flo e suo zio Elliot. Tornata dopo anni per venire a trovarli e rimanere una settimana, Hester finirà involontariamente in un universo parallelo dove esiste la magia. Non potendo tornare subito indietro, farà la conoscenza di colui che viene chiamato "Il prescelto", ovvero un ragazzino dalle grandi potenzialità magiche che è destinato a spodestare la malvagia regina del regno. Costretta a stare con lui perché l'unico che può trovare un altro portale, dovrà decidere se tornare a casa il prima possibile o se rimanere per aiutarlo malgrado non abbia alcun potere. Ma potrebbe mai sopravvivere in un luogo tanto pericoloso?
[Anche su Wattapad con lo stesso titolo]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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I never got to say goodbye,
I wish I could ask for a bit more time.
Every step I take, you used to lead the way,

now I'm terrified to face it on my own
"You're not there", Lukas Graham.

Catherine si dimostrò piuttosto gentile nei miei confronti: si era offerta di ospitarmi fino a che le cose non si fossero sistemate, prestandomi dei vestiti che le andavano piccoli e trattandomi con rispetto. Indossavo spesso una camicia bianca con delle balze sotto il colletto, una gonna a ruota di velluto rosso che arrivava sopra il ginocchio, un corsetto di pelle marrone, stivaletti neri con il tacco e calze a righe.
Tuttavia era come vivere in una prigione poiché ero segregata in casa, costretta a nascondermi da chiunque entrasse. Passai due giorni in questo modo, mentre loro cercavano informazioni su possibili portali aperti, ma la ricerca non si dimostrava proficua. Quando Cathy cominciò a notare la mia perdita di colore in viso e la mia irritabilità si rese conto che le cose sarebbero solo peggiorate se non avessi messo piede fuori casa.
"Ancora nessuna notizia?" chiesi a cena giocando con il cibo, Catherine davanti a me e Cal al suo fianco; Wyatt e Grace erano tornati a casa qualche ora prima, facevano spesso visita.
"Purtroppo no" mi rispose la giovane sospirando. Stando lì avevo scoperto che lei e Cal erano cugini di primo grado, fatto che inizialmente mi sconvolse per quanto fossero diversi. Poi però mi resi conto che anche per me e mio cugino era la stessa cosa.
Io annuii per dimostrare che avevo capito, stringendo le posate con forza per la frustrazione, fatto che venne ovviamente notato dalla ragazza. Con la coda dell'occhio la vidi mordersi l'interno guancia, evidentemente dispiaciuta.
"Ascolta" cominciò dopo un istante di silenzio disturbato solo dalle posate sul piatto, "conosco ancora qualcuno che potrebbe sapere qualcosa, ma abita ad un giorno di cammino da qui. E' un mio carissimo amico, per cui possiamo sicuramente fidarci. Potrei mandargli una lettera, ma se avessi voglia di andare a vivere a casa sua prima dovresti conoscerlo un po'."
Spalancai la bocca per la sorpresa a quelle parole: mi aveva appena proposto di uscire o lo stavo sognando?
"So che potrebbe essere rischioso" mi interruppe prima che potessi formulare i miei pensieri, "ma dovresti solo attraversare una piccola parte di Mystic Hill dato che siamo in periferia, il resto della strada è tutta nel bosco. Vive in un'abitazione isolata, per cui è probabilmente molto più sicuro che qua. Ti accompagneranno Wyatt e Cal."
Il corvino quasi non si strozzò con il vino che stava bevendo, cominciando a tossire con forza sputacchiando sulla tovaglia bianca. Non potei fare a meno di guardarlo con un misto tra sorpresa e disgusto.
"Che cosa?" chiese cercando di riprendere fiato.
"E' colpa vostra se Hester è finita nel nostro mondo, chiudere il portale era una responsabilità tua e di Wyatt, per cui ora dovrete rimediare al pasticcio combinato" gli spiegò Catherine senza scomporsi troppo.
"Come può essere stata colpa mia? E' entrata lei dentro il portale!" ribatté indicandomi con fare accusatorio. Schiaffeggiai via la sua mano dal mio viso e cominciai a parlare, indignata: "Come potevo sapere che quello era un portale?! Non c'era il cartello sopra!"
"Ora basta" ci interruppe Cathy, "Hester ha ragione e non sarebbe arrivata qui se l'avessi chiuso subito."
"Perfetto" rispose ironico lui alzandosi bruscamente dalla sedia, "tanto in questa casa la colpa è sempre mia."
Senza aggiungere altro o attendere risposta, Cal si diresse con grandi falcate verso la porta e uscì sbattendo la porta tanto forte da far tremare i muri. Io sussultai, mentre Cathy sospirò tristemente. Si alzò e lo seguì, chiamandolo dolcemente e lasciandomi sola a finire il mio pasto.
In quel momento mi dispiacque per Cal. Certo, si comportava spesso in modo fastidioso, ma questo mi ricordava tanto mio fratello. Mi chiesi se stava rimanendo vicino a Lorelle ora che io non c'ero. Se non fossi più riuscita a tornare a casa sarebbe stato lui che avrebbe dovuto proteggerla e guidarla da bravo fratello maggiore.
Non mi accorsi di stare piangendo finché non mi sfuggì un singhiozzo dalle labbra. Non mi ero ancora permessa un momento di debolezza in quei giorni e sapevo che non sarei riuscita a fermarmi.
Ancora sulla sedia con le gambe al petto e il viso nascosto sulle ginocchia, versai calde lacrime per la mancanza del mio mondo che speravo avrei rivisto.

-O-

Il giorno seguente Catherine mi svegliò presto, ricordandomi che sarei partita per la casa dell'amico di cui mi aveva parlato. In quel momento mi accorsi di non conoscere nemmeno il suo nome. Mi tranquillizzò dicendomi che avrei giudicato io stessa se preferivo rimanere lì o tornare da lei, nel primo caso mi avrebbe spedito la valigia già pronta. Non avevo idea di come sarebbe riuscita a inviarmela, ma ero troppo assonnata per fare domande.
Lo sfogo della sera prima mi aveva risollevato lo spirito e il pensiero che finalmente sarei uscita mi fece sorridere. Mi alzai di buonumore, anche se stanca, lavandomi e vestendomi in fretta appena la ragazza lasciò la mia stanza.
Indossai quello che mi aveva lasciato sulla sedia: una blusa color caffellatte con le maniche ampie, una gonna a campana marrone con delle bretelle e dei disegni di mongolfiere e ingranaggi e calze e scarpe identiche a quelle del giorno prima. Feci una piroetta davanti allo specchio: adoravo quello stile. Per quanto nel mio mondo non credevo avessi mai potuto indossare abiti del genere, in quei giorni dovetti ricredermi quando mi accorsi quanto estremamente mi sentissi a mio agio con essi.
Uscii dalla stanza e scesi le scale che portavano alla porta sul retro, trovandomi davanti Wyatt, Cal e Cathy che mi aspettavano.
L'albino sussultò alla vista. Ora che la tinta stava schiarendo i miei capelli erano molto simili al loro vero colore, anche se sapevo non fosse naturale: quello ormai non poteva più tornare. In quel momento che non erano più rosso acceso potevo risultare praticamente identica alla regina, per cui convenni che fu quello che causò la reazione del ragazzino.
"Non possiamo portarla in giro così" si rivolse a Cathy preoccupato, "è troppo pericoloso!"
"Tranquillo, Wyatt" lo interruppe lei porgendomi una mantellina con un cappuccio e una semplice maschera di raso nera, "questi aiuteranno per quel poco di strada che dovrete fare. Ho avvisato Darrell della vostra visita, ma non gli ho spiegato il perché e con chi siete in caso qualcuno riuscisse a mettere le mani sulla lettera."
Quindi il nome del suo amico era Darrell. Ero curiosa di scoprire che tipo di persona fosse.
Catherine mi salutò con un abbraccio, promettendomi che mi avrebbe fatta tornare a casa e le sue parole mi diedero la speranza necessaria per cominciare il mio viaggio. Raccomandò più volte Cal e Wyatt di fare attenzione, rivolgendo un caloroso sorriso a suo cugino: a quanto pareva la sera prima dovevano aver chiarito.
"Mi fido di te" gli disse e lui annuì evidentemente felice delle sue parole. Forse in fondo Cal non era così insensibile come mi era sembrato, vuole solo proteggere quello che ama, ecco perché si era mostrato così ostile nei miei confronti: per lui ero un pericolo.
Uscimmo subito dopo dall'abitazione, controllando che nessuno passasse per la via al momento. Quando Cal ci diede il via liberi, li seguii lungo i vicoletti più stretti e isolati della zona, controllando ad ogni angolo se qualcuno li attraversasse. Trovammo qualche senzatetto dormire su un materasso arrangiato o qualche ubriacone che tornava a casa dopo una lunga nottata passata con gli amici, ma mi bastò tirare più su il cappuccio e abbassare la testa per non farmi notare.
Con la coda dell'occhio vidi Cal e Wyatt annuire verso di me, confermando il fatto che stavo facendo la cosa giusta. Fui più felice di quanto avessi dovuto per la loro approvazione, come se un'insegnate mi avesse appena elogiato alle elementari. Forse era proprio perché quello ero in quel luogo, una bambina: loro avevano passato la loro vita lì, vissuto le loro esperienze e sapevano come viverci, ma io no per cui, in un certo senso, erano davvero i miei insegnanti.
L'idea di dover imparare molto di quel mondo mi elettrizzò e mi mise a disagio al tempo stesso.
Procedemmo ancora per qualche minuto, finché un foglio di carta mi superò svolazzando per raggiungere l'albino davanti a me.
"Che diavolo...?" esclamai sorpresa, ma i miei accompagnatori erano tranquilli, come se fosse tutto normale. Probabilmente per quel mondo lo era.
"Una lettera?" chiese retoricamente Wyatt leggendo il retro della busta, "me la manda Grace."
Si allontanò di qualche passo facendoci capire di volere un po' di privacy, appoggiando poi la schiena al muro di un edificio e cominciando a leggere. Appena però lesse le prime righe la sua espressione tranquilla si tramutò in puro terrore, spaventandoci a nostra volta.
"Che succede?" domandai preoccupata per lui.
"Qualcosa non va?" disse invece Cal confuso.
Wyatt non rispose, semplicemente prese a correre dalla parte opposta in cui ci stavamo dirigendo poco prima. Istintivamente lo seguii, chiamandolo per nome e dietro di me potei sentire che anche il corvino fece lo stesso.
Se c'era una cosa che almeno ero in grado di fare era correre, per cui non mi fu troppo difficile stargli dietro, ma la preoccupazione per lui e l'attenzione che stavamo attirando mi bloccava lo stomaco e le gambe, non permettendomi di essere veloce quanto fossi riuscita in una condizione normale.
Cal mi affiancò in poco tempo, afferrandomi per il polso in modo che non mi perdesse per le vie e facendomi adeguare al suo passo. Wyatt non si fermava nemmeno un secondo per quanto stesse facendo parecchia strada, mentre io perdevo energie ad ogni passo. Il corvino però non mi permetteva di smettere di correre e prese a trascinarmi per incoraggiarmi a continuare. E lo feci, perché non potevo permettermi di essere da meno.
Ci ritrovammo nel bel mezzo di una zona boscosa, ad attraversare una stradina di pietre. Cal chiamò ancora il ragazzino per nome -cosa che avrei voluto fare anch'io se avessi avuto abbastanza fiato- ma Wyatt non accennava a volersi fermare.  
In lontananza vidi Grace raggiungerlo in lacrime, preoccupandomi ulteriormente. Il fratello la abbracciò appena la vide e solo quando mi avvicinai mi accorsi che stesse piangendo. Quando mi fermai cercai di riprendere fiato e così fece anche Cal.
"Che è successo?" domandò il corvino tra un ansimo e l'altro, ma Wyatt continuava a singhiozzare silenziosamente insieme a sua sorella.
I due Reaburn presero a correre nuovamente nella direzione di prima, ma stavolta più lentamente, permettendoci di seguirli. Preoccupati continuavamo a chiedere cosa fosse accaduto, ma l'albino non rispose, semplicemente avanzava.
E poi la vidimo.
Una villetta rasa al suono e ormai incenerita torreggiava su un pianeggiante e verde spazio privo di alberi, i pompieri stavano spegnendo gli ultimi fuochi. Wyatt crollò a terra sulle ginocchia, mentre Grace gli stringeva le spalle da dietro, condividendo quel dolore che non potevo immaginare.
Cal rimase a dir poco sconvolto e dovette indietreggiare di poco per cercare di riprendere l'equilibrio, mentre io, dispiaciuta, intuii di chi fosse quell'abitazione. Mi portai una mano sulle labbra quando mi resi conto pienamente di cosa fosse accaduto.
Quel giorno, Wyatt urlò a pieni polmoni il suo dolore al cielo per la perdita della sua famiglia. 

Nota autrice: Ecco un altro capitolo di questa storia! Che ne pensate? Sì, sono un'assassina, perdonatemi. Ad ogni modo, spero davvero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione, come al solito non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni.
Alla prossima!
Kisses, Emy. 

   
 
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