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Autore: Chrisevanstan    28/07/2017    0 recensioni
"Non smetterò mai di scrivere,non smetterò mai di disegnare il tuo volto. Io non voglio dimenticarti. Sei stato di più del mio migliore amico."
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era già passato un anno da quando era tornato a vivere dopo 70 anni. Ci mise un po' a sistemarsi del tutto nella nuova casa,il letto gli sembrava troppo comodo,non sapeva come usare la televisione e soprattutto si sentiva tremendamente solo.
Steve aveva cominciato a leggere tutte le cose che lui aveva scritto sul libretto. Ne aveva scritte di pagine e non aveva saltato nemmeno un giorno. Lesse la prima pagina per la centesima volta "Il diario di Steve Rogers! Caro diario,sono Steve,vivo a Brooklyn e ho 8 anni!". Se lo ricorda bene quel giorno,Bucky gli aveva regalato il libretto con la copertina marrone al suo compleanno e lui si era messo in testa che doveva scrivere ogni pagina. Sfogliò le pagine e si fermò appena vide un disegno fatto a matita,un po' sfumato,con delle scritte intorno. 
"Bucky è cresciuto tanto dalla prima volta in cui ci siamo incontrati,è così bello...Ha proprio un bel viso,un gran sorriso da furfante e due occhi blu come il mare,limpidi e gioiosi. Bucky è bellissimo." si mise a ridere da solo e pensò subito che quelle sembravano le parole scritte da una scolaretta di 14 anni! Però era vero,amava Bucky,lo amava anche ora che non c'era più. Girò ancora le pagine e si fermò impietrito ad una che non aveva niente di bello e che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di leggere. La pagina era scritta su entrambe le facciate e in alcune parti l'inchiostro era sbiadito sotto piccole macchioline. Lacrime. 
"È colpa mia. Come è potuto succedere? Come ho fatto a permettergli di venire con me? Dovevo lasciarlo al campo e invece lui è venuto con me ed ora...Non ho il coraggio di scrivere il suo nome,di pronunciarlo. Mi si è spento il cuore e lo stomaco è stretto da una morsa enorme,sto bagnando tutto con le mie inutili lacrime. Era tutto per me e io ho lasciato che cadesse. Ho visto i suoi occhi color mare pieni di terrore. Era terrore puro,quello che si prova quando stai morendo,quello che si prova solo quando la vita si spegne. È devastante. Io sono devastato. Ero sicuro con lui,mi sentivo forte,mi sentivo...giusto. Mi sussurrava sempre quelle dolci parole..."Stevie,ti amo e non ti permetterò di distruggerti. Vai bene così come sei." Non ne sono più sicuro. Sono un maledetto disastro,IO l'ho lasciato cadere,IO l'ho portato in pericolo...è colpa mia"
 la pagina continuava ma lui non aveva la forza di continuare a leggere. Ricordava bene quel dolore,giorno per giorno,non lo aveva mai lasciato. Aveva proprio al centro del suo petto una voragine gigante,una voragine impossibile da chiudere o rimarginare. Bucky non era solo il suo migliore amico,lui era anche il suo amante,la sua stessa vita. Anche se lui aveva un corpo forte,muscoloso e agile,dentro di sè era rimasto un ragazzino coraggioso ma con il suo coraggio c'erano quelli che lui chiamava "difetti". Steve osservava ogni piccolo particolare di sé stesso ed erano solo due quelli che gli piacevano: il suo Buck e il suo grande portamento come Captain America. Aprì nuovamente il libretto e arrivò ad una pagina vuota,prese la sua penna e cominciò a scrivere.
 "Sono passati 70 anni dall'ultima volta che ho scritto qui,ma per me è come se fosse passato solo un anno o pochi mesi. Questa nuova New York mi piace! È molto grande,rumorosa e c'è un sacco di gente. Natasha mi ha aiutato a scoprire le cose più moderne e mi ha dato un cellulare. Ho imparato solo a chiamare gli altri...Cioè solo Natasha,Sam,Tony e Fury,al momento loro sono la cosa più vicina ad amici che ho. Non ho ben capito cosa sia un social network. Come si fa ad usarlo? Insomma perché la gente dovrebbe farsi i fatti miei attraverso questa cosa? Ah non lo so proprio. Domani ho una missione importante dopo un anno di faccende qua e là. Sarà una cosa grossa. Dopo un anno di "commissioni",sono pronto a questo. Posso farcela."
 
chiuse e mise a posto la penna. Si stese piano sul letto e chiuse gli occhi,sperando di cadere in un sonno senza incubi.
Steve si sentì soffocare,non riusciva a muoversi,a respirare. Aprì gli occhi di scatto e si trovò davanti lui. Aveva il viso deturpato,gli mancava completamente un braccio e aveva gli occhi di fuoco. Il capitano cominciò a sentirsi morire,stava morendo sotto la stretta mortale del suo amato. Proprio mentre stava per morire,tutto svanì nel nulla.
Un sogno. Un maledetto sogno che lo aveva fatto spaventare a morte. Adesso Bucky gli dava la caccia nei sogni?
-Sono un idiota- si disse-ho bisogno di uscire di qui.- aveva una vecchia maglietta e i pantaloni della tuta,ma a lui non importava,doveva fare una passeggiata e stare via dal suo appartamento.
Non sa come,ma si era ritrovato alla Stark Tower. Aveva cominciato a camminare a testa bassa,sommerso dalle lacrime e dai pensieri,ed ora si trovava davanti la torre. Suonò. Non si preoccupò dell'ora,sapeva che Tony era sveglio,lui lavorava sempre.
Sentì la voce del suo amico da dietro la porta-Cosa vuole Rogers alle 4 di mattina?- aspettò che aprisse la porta.
-Buongiorno capitano,cosa posso fare per...Entra- Tony si era accorto subito che lui non stava bene ed ora più che mai aveva bisogno di qualcuno.
Steve entrò e trovò il coraggio di parlare.
-Scusa se sono venuto qui,grazie per aver aperto la porta...- alzò le spalle e rimase fermo. Il moro fece segno di sedersi.
-Steve...che cosa diavolo ti è successo?- la sua voce pareva colma di stupore.
Non aveva mai visto il grande Captain America cedere ai sentimenti e sopratutto non era mai andato da lui a chiedere aiuto,doveva essere qualcosa di grosso. Alla domanda Steve abbracciò forte Tony scoppiando a piangere peggio di prima. Non riusciva a parlare. Era spaventato e dopo quel sogno si sentiva ancora più in colpa. Aveva represso quel sentimento troppo forte per troppo tempo. Aveva cercato di nascondere a se stesso il senso di colpa ed ora era scoppiato come una bomba ad orologeria. In quell'anno aveva passato il tempo a starsene da solo. Rogers sentiva la solitudine ora come mai.

   
 
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