"Che c'è, nonno?"
"Guarda, prima che scappi."
Fra le mani rugose del vecchio stava un uccellino minuscolo. Dalle dita spuntava solo la testolina tonda, coperta di piccole piume bianche e blu, come gli occhi del piccino venuto ad ammirarlo.
"E' morbido! Le piume sono così soffici!" disse, trattenendo la voce carica d'entusiasmo per non spaventare la bestiola, mentre la accarezzava col polpastrello.
"E' una cinciarella." spiegò il Nonno. "Mangiano gli insetti, ma d'inverno sono molto meno schizzinose e mangiano anche la frutta, il grasso e le arachidi."
"Come hai fatto a prenderla, Nonno?"
Il vecchio signore sorrise, alzando le spalle. "Questo è un segreto."
L'uccellino chiuse gli occhi, cinguettando felice alle coccole del bambino biondo. Quando le mani in cui stava si schiusero, mostrandolo in un meraviglioso tripudio di piume gialle, saltellò un po' sui palmi aperti prima di volare via, salutando l'umano e il suo strambo pulcino con un ultimo fischio.
"Dove vai?" Chiese Armin, rincorrendolo per un po', prima di fermarsi e osservarlo salire in alto e in alto nel cielo, lontano da lui, fino a diventare un puntino quasi indistinguibile là fuori, oltre le Mura che aveva sorvolato come il muretto di un qualsiasi cortile di Shiganshina. "Voglio venire anche io! Dove stai andando? Nonno?"
Il vecchio lo aveva raggiunto e adesso fissavano assieme il pezzetto d'azzurro dove la cinciarella era sparita.
"Voglio seguirla!"
"Non si può." Rispose amaro il Nonno, senza guardarlo in volto.
"Perchè non posso? Voglio andare fuori con l'uccellino. Mamma e papà l'hanno fatto, con quel buffo pallone... Nonno?"
Il vecchio sospirò.
"Voglio fare come loro."
"Andiamo a casa, Armin." Disse, premendo il cappello di paglia sulla testa del nipote e offrendogli la mano. Il bimbo, a malincuore, la prese comunque.
"Ma–"
"A casa, su."