Shikadai l’aveva
sorretta per non farla cadere a terra, spostando un attimo dopo lo sguardo
verso le bottiglie di sakè.
Cinque bottiglie di sakè… Perché hai
bevuto, Himawari?
Non riusciva
a credere che la sua Himawari si fosse ubriacata, chiedendosi per quale motivo
lo avesse fatto. Ma più ci pensava, più capiva che la risposta poteva essere
solamente una: per colpa sua. Per un istante si sentì talmente in colpa da
mettere in secondo piano la rabbia provata un istante prima.
“Shikadai.”
Il moro si
voltò verso la voce che lo aveva chiamato, vedendo di fronte a lui suo zio
Kankuro. Gli fece cenno di seguirlo fuori e così fece. Prese in braccio
Himawari e se ne andò da quel posto, seguendo lo zio fino a casa. Una volta
dentro l’edificio, gli indicò la sua stanza, ma prima che quest’ultimo potesse
chiudere la porta, Kankuro la bloccò e guardò intensamente il nipote.
“Vedi di
chiarire con Himawari, qualsiasi cosa sia successa.”
Prese la
maniglia della porta e la chiuse alle sue spalle, lasciando Shikadai da solo
con la ragazza.
“Hima…”
Portò la
ragazza verso il letto, adagiandola sul materasso. Faceva talmente tanto caldo
che non poté fare a meno di notare come la maglia di cotone si fosse attaccata
al corpo della mora, lasciando poco spazio all’immaginazione. Conosceva quel
corpo come le sue tasche. Si era fermato molte volte ad osservalo fra il
divertito e l’imbarazzato di Himawari che gli chiedeva di smetterla. Come erano
finiti in quella situazione?
“Perché…”
Shikadai guardò
la sua ragazza cercare di mettersi seduta sul letto, per poi cadere
rovinosamente sul materasso. Talmente tanto ubriaca da non reggersi in piedi.
“Perché cosa?”
“Perché hai
baciato un’altra?”
“Perché se
non lo avessi fatto saremmo morti. E tu perché non mi hai detto che sei la
prossima forza portante della volpe?”
“Avevo
paura che tu non mi avresti amata più, perché mi avresti vista come un mostro.”
Assurdo come
l’alcol riuscisse a far dire cose che da sobri non avremmo mai detto.
“Io ti
amerei comunque Uzumaki.”
Himawari lo
guardò per un attimo per poi alzare un braccio verso Shikadai. Lui lo prese
come un invito ad avvicinarsi, sdraiandosi accanto alla sua ragazza. Si guardarono
semplicemente negli occhi, non dicendo assolutamente nulla, perché tutto quello
che avevano da dirsi se lo erano già detti.
“Domani mi
racconterai ogni cosa. Se provi ancora a dire che non potrei capire, utilizzerò
il Byakugan su di te.”
Annuì a
quella minaccia per niente velata.
Mai soprannome fu più azzeccato per
te, Seccatura, o forse dovrei dire Red-Hot-Blooded Hanabero.