DE PROFUNDIS
Odiare ed amare: la voce di chi
accarezza il vento tra mille papaveri rossi,
non le rose, non i tulipani,
un soffio di stelle che s'incendiano e cadono
Odiare ed amare: la voce di chi
accarezza il vento tra mille papaveri rossi,
non le rose, non i tulipani,
un soffio di stelle che s'incendiano e cadono
e un così gran pianto
che risplende nel Cielo...
Il Cielo Stellato che sta sopra di me
e la legge morale che sta dentro di me!
Ma la selva oscura
in cui ognuno di noi prima o poi si imbatte
nel mezzo della propria vita...
ma l'albatro, grande uccello del Mare
che quando è a terra, goffo e maldestro
è preso di mira dai vecchi marinai
che lo abbattono a morte con le proprie balestre...
E' come le nostre anime sepolte,
all'ombra dei cipressi assestate
che si baciano dentro un'urna greca
sposa della quiete e figlia del silenzio...
e quando mi sento sola
a percorrere i campi a passo tardo e lento
pensando a chi mi ha dato mille baci
e poi altri cento e poi altri mille
incuranti della voce dei vecchi
che nulla sanno
dei ragazzi che si amano contro le porte della Notte...
Ma io feci con te l'Amore per Passione
e tu mi chiamavi Bocca di Azzurro ...
Alcuni che poi dicono
schiere di cavalieri, di fanti e di navi...
io dico l'Amore
essere la cosa più bella...
e quando in quel tempo della tua vita mortale
quando tu, lieto e pensoso,
splendevi di vita ridente
con me, mano nella mano, sulle soglie del bosco
quando più non udivamo parole
che avremmo detto umane:
difatti non mi chiedesti più
quale fine a te, a me, a noi due
ci ebbero assegnato
gli Dèi, o il Fato della càbala babilonese...
E andavamo ancora sotto il Cielo,
Oh là là! Quanti amori splendidi sognammo...
Ora, mio Amore, abbiamo
fermato tutti gli orologi, ed isolato il telefono;
trafitta da un raggio di sole sotto l'ampia ombra di un faggio,
Ne più mai alcuno squadrerà l'animo mio informe,
ma va bene così, senza parole...
Il Cielo Stellato che sta sopra di me
e la legge morale che sta dentro di me!
Ma la selva oscura
in cui ognuno di noi prima o poi si imbatte
nel mezzo della propria vita...
ma l'albatro, grande uccello del Mare
che quando è a terra, goffo e maldestro
è preso di mira dai vecchi marinai
che lo abbattono a morte con le proprie balestre...
E' come le nostre anime sepolte,
all'ombra dei cipressi assestate
che si baciano dentro un'urna greca
sposa della quiete e figlia del silenzio...
e quando mi sento sola
a percorrere i campi a passo tardo e lento
pensando a chi mi ha dato mille baci
e poi altri cento e poi altri mille
incuranti della voce dei vecchi
che nulla sanno
dei ragazzi che si amano contro le porte della Notte...
Ma io feci con te l'Amore per Passione
e tu mi chiamavi Bocca di Azzurro ...
Alcuni che poi dicono
schiere di cavalieri, di fanti e di navi...
io dico l'Amore
essere la cosa più bella...
e quando in quel tempo della tua vita mortale
quando tu, lieto e pensoso,
splendevi di vita ridente
con me, mano nella mano, sulle soglie del bosco
quando più non udivamo parole
che avremmo detto umane:
difatti non mi chiedesti più
quale fine a te, a me, a noi due
ci ebbero assegnato
gli Dèi, o il Fato della càbala babilonese...
E andavamo ancora sotto il Cielo,
Oh là là! Quanti amori splendidi sognammo...
Ora, mio Amore, abbiamo
fermato tutti gli orologi, ed isolato il telefono;
trafitta da un raggio di sole sotto l'ampia ombra di un faggio,
Ne più mai alcuno squadrerà l'animo mio informe,
ma va bene così, senza parole...