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Autore: Stillmar    30/07/2017    3 recensioni
L'acqua gli alberi e i fulmini erano gli unici testimoni della strana creatura apparsa improvvisamente in quel luogo
chiunque fosse passato di li sarebbe senz'altro rimasto sorpreso di trovare una così bizzarra sagoma giacere sull'erba bagnata.
una storia avventurosa e a tratti inverosimile che tenevo in cantiere da un po' e che finalmente pubblico qui; è un esperimento ma spero possa piacere comunque.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Una promessa.
Un forte battito risuonava dentro alle sue orecchie, non capiva cosa fosse ma di certo non se lo stava immaginando. Jack attese pazientemente il ritorno di Jeremy, che dopo un lasso di tempo quasi infinito riapparve con alcuni avanzi della cena avvolti in un panno a quadri rossi e bianchi.  Jack mangiò e si dissetò, non si azzardò a fare lo schizzinoso pur vedendo che la maggior parte del cibo erano verdure.  Del resto non poteva certo sperare che una famiglia di agnelli mangiasse carne. Per tutto il tempo, fu accompagnato dallo sguardo interessato di Jeremy, che continuò a fissarlo durante tutta l’operazione. Tanto che ad un certo punto, Jack si fermò e chiese:
<< Devi proprio continuare a fissarmi in quel modo? >>
L’agnello si limitò a spostare altrove lo sguardo per alcuni minuti.
 
Quando ebbe finito, l’uomo si pulì la bocca con una mano, e si sistemò in una posizione più comoda sempre rimanendo appoggiato al muro. La luce appoggiata a terra li vicino, ne proiettava l’ombra sulla parete, facendolo apparire come una creatura deforme. A quel punto Jeremy parlò ancora:
<<  Certo che voi esseri ulani siete strani. >>
<<  Senti chi parla. >> rispose Jack. Un momento di riflessione però fu sufficiente a fargli ricordare una cosa:
<< Aspetta. >> disse << Io ti ho già visto, nel campo … >>
<< Oh, allora te lo ricordi. >> disse Jeremy.
<<  Già.  >> proseguì l’uomo massaggiandosi il collo:
  <<  Mi hai fatto prendere un accidente. Che ci facevi li? >>
<< Stavo solo giocando a nascondino. >> fu la semplice risposta.
<< Non proprio il posto più adatto, ti pare?  >> osservò Jackson.
<< Volevo allontanarmi dal rumore della fiera. >> disse l’agnello alzando le spalle.
<< La fiera? >> chiese di nuovo l’uomo inarcando un sopracciglio.
<< La fiera agricola che si tiene qui tutti gli anni. È un evento che richiama tutti gli agricoltori della zona, ma francamente non l’ho mai trovata esaltante. >> concluse l’agnello sedendosi a sua volta. Jack non ci mise molto a capire che forse era quello il motivo per cui non aveva incontrato nessuno prima di arrivare li. La campagna si era spopolata perche i contadini si erano diretti alla fiera. Ed in fondo quello era stato un vero colpo di fortuna.
<< Tu invece perché eri li? >> chiese Jeremy con sincera curiosità. L’uomo chinò il capo e rispose:
<< Ehm … lasciamo stare. >>
Si grattò la testa e si affrettò a cambiare discorso:
<< Hei, non divaghiamo. Ancora non riesco a crederci … >>
<< A cosa? >> chiese l’agnello.
<< A tutto … questo! >> esclamò l’uomo con un ampio gesto delle braccia. Fece una piccola pausa, poi riprese:
<< Oltre ovviamente al fatto di non ricordare nulla. >>
<< Hai perso la memoria? >> chiese il piccolo.
<< Non so neanche come sono arrivato, te l’ho detto. >> disse Jackson con una certa enfasi. Si grattò il mento il mento barbuto poi riprese.
<< Se ho ben capito, qui ci vivono solo mammiferi, giusto? >>
<< Esatto. >> rispose l’agnello.
<< Anche quelli pericolosi? >>
<< Cosa intendi? >>
<< Tigri, leoni … ci sono anche loro? >>
<< Si ma non sono più pericolosi, non cacciano più le prede.>>
<< Sul serio? Ma come fate a … ? >>
<< Non so spiegartelo con esattezza. Andiamo solo d’accordo … il più delle volte. >> disse Jeremy pacatamente. Jack si grattò il naso, continuando a riflettere, ma per quanto si sforzasse, gli riusciva difficile immaginarsi una cosa simile. Una società formata da prede e predatori che vivono insieme. Una bellissima utopia in effetti, ma che a Jack vedeva solo come un ulteriore rischio.
<< Sembri non sapere nulla dei mammiferi. >> disse Jeremy.
<< Non sapere nulla? Ti informo che anche io sono un mammifero.>> disse Jack con sincera irritazione.        << Davvero? Ma allora perche hai così poco pelo? >> domando quindi Jeremy.
<< Noi umani siamo così, ma posso provartelo toccami la mano.>> e nel dire questo protese l’arto verso il piccolo animale, che però si ritrasse quando vide le bianche dita affusolate dell’uomo. Jack comprese l’errore, vedendo l’espressione di dubbio sul viso del mammifero. Avrebbe forse dovuto usare più tatto, in fondo quello che aveva davanti era pur sempre un bambino. Richiuse lentamente la mano portandola indietro:
<< Scusa. >> disse.
 Anche l’agnello si ammutolì e i due ripresero a fissarsi per secondi interminabili.
<< Colpa dell’ansia. >> disse l’uomo rompendo il silenzio.
<< Com’è casa tua? >> chiese allora Jeremy.
<< Cosa? >>
<< Com’è il posto da cui vieni? >>
<< Beh, non è molto diverso da qui in effetti … >>
Squadrò il piccolo con un’aria da idiota, poi finse uno sbadiglio e disse:
<< Ma il resto lo saprai domani. Vedi è stata una giornata pesante, e ora mi sento parecchio stanco. >>
In realtà la stanchezza non era il solo motivo per cui Jack aveva sviato la conversazione. Non aveva idea in quel momento  di come descrivere un luogo simile ad una pecora, senza contare ovviamente che li i mammiferi come Jeremy venivano usati per ben altri scopi. Ci avrebbe riflettuto dopo una bella dormita. L’agnello si mise in piedi:
<< Oh ma certo. Puoi metterti laggiù, non ti vedrà nessuno. >> disse Jeremy indicando un piccolo cumulo di paglia a ridosso della parete, ben nascosto dietro una pila di ciarpame.
<< Posso davvero restare qui? >> domandò l’uomo.
<< Si, nessuno viene mai qui a parte me. >> rispose la pecora appoggiando la luce su un piano rialzato.
<<  In effetti è il posto più comodo su cui abbia mai dormito finora. >> disse Jack con un sorriso.
<< Tornerò domani, tu fa attenzione però. >> lo avvertì il piccolo.
<< Tranquillo. >> disse Jack  in tono ironico. L’altro si diresse verso l’uscita, ma a quel puntò udì il proprio nome:
<< Jeremy. >> disse l’uomo, fermando l’animale sulla soglia.
<< Perche? Perché mi stai aiutando? >>
Jeremy si volse e rispose:
<< Fin da quando ti ho visto nel campo, ho capito che ti serviva aiuto. Certo all’inizio pensavo fossi un mostro, ma mi è bastato parlare con te per capire che non lo eri. >>
<< Chi ti dice ce non lo sia invece? >>
<< Di certo non sei uno che si può incontrare tutti i giorni, ma comunque ora siamo amici. >>
<< Noi due? Amici? >> domandò l’uomo quasi incredulo.
<< Esatto. >> rispose Jeremy.
<< Inoltre sono abbastanza grande per capire chi ha davvero bisogno di aiuto. >>
Jack rimase letteralmente senza parole. Un agnello davvero acuto, senza dubbio. Convinto delle sue decisioni benché potessero sembrare folli.  L’uomo abbozzò un sorriso e disse:
<< Abbastanza grande … ma quanti anni hai? >>
<< Perché non indovini? >>
L’agnello sorrise e scivolò fuori dalla porta, lasciando Jack solo dentro il deposito. L’uomo si sistemò sul nuovo giaciglio incrociando le dita dietro la nuca, e iniziando a osservare il soffitto del capanno. Ripensò a tutto ciò che gli era capitato fino a quel momento. Eppure era riuscito a trovare qualcuno disposto ad aiutarlo. –amico di un agnello?- pensò rigirandosi su un fianco. Socchiuse gli occhi pensando di nuovo a Jeremy. Un nome che per qualche strano motivo gli suonava famigliare. La notte passò tra sogni agitati. Una nuova immagine offuscata simile alla precedente comparve di nuovo dentro la mente di Jack. Con un gemito, egli si svegliò dentro il deposito. I raggi del sole fecero capolino dalle tegole sconnesse del tetto. Alcuni finirono per adagiarsi sul pavimento polveroso, altri raggiunsero i vecchi bauli, le assi e molte altre cose li accumulate. L’uomo si spolverò a dovere e rimase ad attendere la visita di Jeremy che arrivò poco dopo portando del cibo. La colazione fu più che abbondante e i due non ci misero molto a riprendere il filo della conversazione :
<< Jeremy, ti assicuro che non dovrai sfamarmi ancora per molto.  >>
<< Vuoi andartene? Ma sei appena arrivato. >> disse Jeremy a bocca piena.
<< Lo so, ma non posso restare qui. Lo capisci vero? >>
<< Beh, non puoi neanche andartene in giro così. >>
Jack ne era consapevole, così come era consapevole che quello era solo uno dei tanti problemi che avrebbe dovuto affrontare. Poi si ricordò di un dettaglio importante:
<< Ieri sera … hai parlato di una città? Zoo  … qualcosa. >> disse l’uomo.
<< Zootropolis. >> lo anticipò prontamente il piccolo mammifero.
<< Si esatto. Ci sei mai stato? >>
<< Ma certo, ci abito. >>
<< Davvero? E dimmi … dove si trova? >>
<< Beh … dirlo così è un po’ difficile. Ma perché vuoi saperlo? >>
 
 
<< Curiosità , e poi mi sarebbe utile raggiungerla. Come ho detto non posso restare qui in eterno …  >>
<< Te lo auguro. Ma che devi fare in città? >>
L’uomo rimase interdetto, in fondo non aveva un reale motivo per andarci. Probabilmente era una destinazione remota e pericolosa,  ma era abbastanza sicuro che li avrebbe trovato risposte, e nella migliore delle ipotesi un modo per tornare a casa. Con un gesto automatico si mise a giocherellare con il piccolo minerale che teneva in tasca poi rispose:
<< Al momento non ho un altro punto di riferimento. Credo sia l’unico posto in cui possa trovare aiuto. >>
<< Vero. >> disse l’agnello.
<< Per questo mi serve un modo per arrivarci. >>
La pecora si pulì le zampe nella maglietta, poi disse:
<<  La città non è molto distante. I mezzi per raggiungerla sono molti, ma rischieresti di essere visto. >>
Jack si sorprese:
<< Ci sono così tanti animali in giro?  >>
<< Certo, Zootropolis è una città davvero molto grande. >>
Per Jeremy, fu semplice descrivere la città a Jackson. A cominciare dai distretti centrali, fino alle zone periferiche, le principali attrazioni e i luoghi di ritrovo. Cercò di essere molto specifico, e l’uomo rimase molto colpito da ciò che quel piccolo agnello gli raccontò su quella  città all’apparenza sconfinata.
<< Sembra un luogo meraviglioso. >> disse l’uomo, quando Jeremy ebbe terminato.
<< Ora tocca a te. >> disse la pecora sedendosi a gambe incrociate.
<< Cosa intendi? >>
<< Io ti ho descritto casa mia. Ora tu descrivimi la tua. >>
<< Beh … d’accordo … >> disse l’uomo non molto convinto.
Ed anche Jack iniziò a descrivere a grandi linee, il proprio luogo di origine al piccolo mammifero, rimanendo però vago su molti dettagli. Non accennò la presenza di mammiferi, e descrisse ben poco del resto dovendosi inventare  parecchie bugie. Ciò che ne derivò, sembro più che altro la descrizione di un luogo scialbo e privo di cose interessanti; ma nonostante ciò, Jack non poté fare a meno di notare l’espressione meravigliata dell’ agnello che sovente fece domande, voglioso di saziare la propria curiosità. Una volta finito, Jackson tirò il fiato e disse:
<< È stato divertente, ma ora torniamo a noi. Come raggiungo la città? >>
<< Io avrei un’idea. >> disse l’agnello mettendosi una zampa sotto il mento.
 << Quale? >> domandò Jack con sincero interesse.
<< Io e la mia famiglia tra due giorni torneremo in città. Forse potrei riuscire a farti salire di nascosto sul furgone. >> spiegò il piccolo mammifero.
<< Due giorni? Dovrei restare qui per altri due giorni !? >> esclamò l’uomo ormai esasperato.
<< Si. >> disse l’agnello sorridendo.
L’uomo accolse la notizia con una smorfia. Ma in fondo non poté che essere contento di avere trovato un passaggio sicuro verso quella che ormai riteneva essere la sua unica ancora di salvezza.
Due giorni passarono, durante i quali Jack e Jeremy furono pressoché inseparabili. Nei pochi momenti in cui rimase da solo, l’uomo ne approfittò per fare mente locale, riordinando tutti i dettagli di ciò che gli era capitato fino a quel momento e tentando di trovare un nesso, ma purtroppo con scarsi risultati. I due ebbero anche tempo di approfondire la propria conoscenza; e Jack non tardò a comprendere la grande fantasia di cui Jeremy sembrava essere dotato. Inoltre non persero tempo a curare i dettagli del proprio piano; stabilendo l’esatto momento in cui Jack sarebbe dovuto salire sul pianale del furgone. Secondo Jeremy non sarebbe stato difficile, poiché suo padre non controllava mai bene gli agganci del telo di copertura. Si accordarono anche su cosa fare non appena fossero arrivati in città.
 Nonostante però da una parte Jack apprezzasse sinceramente la compagnia di Jeremy, dall’altra faticava ancora a reprimere la propria ansia, che a volte lo portava a reagire in modo poco opportuno. Come accadde il pomeriggio dell’ultimo giorno quando Jeremy si presentò dall’uomo con una cosa importante da dirgli:
 << Jack, ho pensato ad una cosa in questi giorni. Ti aiuterò a raggiungere la città, ma … >>
<< Ma … ? >>
<< Ma ad una condizione. >>
<< Oh , quindi vuoi qualcosa in cambio? Sentiamo. >> disse l’uomo con finto entusiasmo.
L’agnello si alzò in piedi e a gran voce esclamò:
<< Mi porterai a fare un giro, nel luogo da cui provieni. >>
L’uomo di tutta risposta si mise a ridere:
<< Ah, hai voglia di scherzare vero? >>
L’agnello si fece improvvisamente serio:
<< Assolutamente no, sarà una vera avventura. Troveremo il modo di farti tornare a casa e poi … >>
Jackson lo fermò con un gesto della mano:
<< Non parlare al plurale questa è una faccenda, peraltro pericolosa, che riguarda solo me. >>
<< Non è vero. Ora riguarda anche me. >
Jackson digrignò i denti per il nervoso. Quell’animale ora lo stava davvero iniziando ad irritare.
<< Oh no, non se ne parla. >>
Il piccolo incrociò le braccia e borbottò
<< Che peccato, ti avrei aiutato volentieri. >>
 Jackson si mise in piedi ed alzò la voce:
<< Non prendermi in giro! >>
 L’agnello vacillò e si mise sulla difensiva :
<< Non ti stavo prendendo in giro. >>
 L’uomo proseguì ormai in preda alla collera:
<< Oh davvero? Mi sembrava il contrario. Anzi sai cosa, mi stupisce che tu non abbia qualcun altro da prendere in giro. >>
Jack si rese conto di aver superato il limite solo quando si accorse delle lacrime che andavano  formandosi negli occhi del piccolo. Evidentemente, questi avrebbe davvero voluto avere qualcun altro da prendere in giro, ma purtroppo non era così. E anche se l’agnello non lo dava a vedere, il fatto che avesse davvero pochi amici lo metteva spesso a disagio. Nemmeno lui sapeva da cosa dipendesse. A volte si sentiva semplicemente diverso dagli altri, pensiero alquanto bizzarro, poiché si sta parlando di una pecora. Altre volte temeva che la sua mente eccezionalmente aperta lo facesse apparire in qualche modo strano agli occhi degli altri, o semplicemente questi tendevano a lasciarlo indietro.
Jack imprecò contro se stesso. Aveva appena ferito un animale buono e che lo aveva aiutato:
<< Io … mi dispiace. >>
<< Non fa niente, non potevi saperlo. >> disse il piccolo passandosi una zampa sugli occhi.
Non poteva saperlo, eppure avrebbe dovuto capirlo. Più volte durante le loro conversazioni era venuto fuori l’argomento, ma Jack non ci aveva mai badato troppo, ritenendo fosse solo un’esagerazione.
– ottimo lavoro Jack – pensò.
L’uomo si avvicinò, e con lo sguardo basso, ad esaminarsi i piedi disse:
<< Jeremy, mi dispiace davvero. Non avrei dovuto reagire così. Ma vedi, non è che io non voglia portarti con me, e solo che non posso. >>
<< Perché no? >> disse il piccolo mandando giù un groppo alla gola.
<< Perché come ho detto, la mia è una situazione pericolosa e non voglio coinvolgerti. >>
La spiegazione non bastò a far calmare Jeremy, così Jack a malincuore dovette inventare forse la più grande bugia mai concepita dalla sua mente:
<< Va bene, senti. Se riuscirò a trovare un modo per tornare a casa, allora forse potrai venire con me. >>
L’agnello alzò il capo, e si mise a fissare Jack con i suoi grandi occhi lucidi, poi bisbigliò:
<< È una promessa? >>
Jack guardò Jeremy dritto negli occhi, poi prese fiato e disse:
<< È una promessa. >>
   
 
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