Pairing: Viktor Nikiforov / Yuuri Katsuki

Genere: AU, romantico, malinconico, fantasy

Rating: giallo

Warning: Shonen-ai

Summary: Yuuri ha quattordici anni e tanti problemi da risolvere quando conosce Viktor Nikiforov, la stella di Durmstrang e del Torneo Tremaghi. In realtà, Yuuri non sa neanche chi sia - e non è interessato a scoprirlo, grazie tante - almeno finché il fato (o qualcosa che ci somiglia in maniera imbarazzante) non si mette di mezzo. E bastano un libro, un mantello e poco altro per vedere le cose in modo diverso.

Chapters: 2/?

Credits: Yuri on Ice e questi bambini splendidi appartengono a Kubo-sensei e ai produttori della serie (bless them) mentre Hogwarts trichete e trachete appartengono a Zia Row. A parte la soddisfazione personale di scriverci sopra non ci guadagno neanche un centesimo (solo sudore, ansia e fatica nella disperazione di portare a termine questa long AHAH).

# Tanto per cominciare mi inQuino a chiedere scusa per il ritardo. Avevo preventivato un aggiornamento ogni quindici giorni circa e invece ci ho messo una vita di più (anche se per me un mese è già comunque un ottimo risultato, considerando che sto ancora combattendo contro il mio blocco XD). Spero, una delle prossime volte, di poter aggiornare prima (allungo il periodo a circa venti giorni, e dovrei essere in grado di rispettare i tempi). 

# Si comincia a intravedere un po' di trama, in questo capitolo, e alla fine ho deciso di inserire quella parte che pensavo di non riuscire a scrivere (ergo potrebbero esserci cambiamenti nel rating, non più di arancione comunque).

# Ringrazio Alex che ha avuto taaaanta pazienza e mi ha sopportata mentre piagnucolavo che il capitolo non mi convinceva per niente e non mi ha mandata a cagare neanche una volta, grazie Boaz ;__; (so che ti ho già ringraziata su whatsapp ma è giusto farlo anche qua u.u) e ringrazio Miri e Neko per l'incoraggiamento nella scrittura e la curiosità nei confronti di questa operetta (so che non c'è bisogno ma io ringrazio lo stesso :3), thank you ;__;

# E ringrazio, obviously, voi che avete commentato (qui o su FB o in privato) / or avete aggiunto la storia alle preferite-seguite-all, thank you very much!

# Vi invito, come sempre, a visionare le fanart a cui è ispirata questa fanfiction, che potete trovare qui.

# Che dire? Spero il capitolo sia di vostro gradimento, che sia valsa la pena aspettare e mi auguro sia Yuuri che Viktor non risultino troppo OOC. Ho cercato di mantenere i caratteri più o meno inalterati ma essendo una AU è un po' più difficile, senza contare la differenza con il primo capitolo che è abbastanza evidente. Ma mi saprete dire (se vorrete) nelle recensioni. So, hope you like it and see you soon!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

Ci sono un sacco di cose che Yuuri pensa siano sbagliate e un sacco di cose che pensa siano giuste. Una delle cose sbagliate che preferisce – per quanto sia contro le regole e non è proprio qualcosa di cui si vanta – è introfularsi insieme a Phichit nella biblioteca proibita e gironzolare finché il Professor Mooroka¹ o chi per lui non li rincorre alla veloce nei corridoi.

Yuuri non è il tipo da infrangere le regole – non sempre, almeno – ma ha imparato che nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts prima o poi capiterà di farlo e tanto vale provare con qualcosa di estremamente divertente (mettere bombe carta davanti alla porta della Preside Minako è più roba da Serpeverde).

Nel suo caso, qualcosa di estremamente divertente è studiare gli incantesimi proibiti e a Phichit piace impararne di nuovi utilizzabili contro i bulli del sesto anno – che pur essendo lui al terzo anno e Yuuri al settimo, non danno davvero fastidio, ma Phichit è un cavaliere senza macchia protettore dei primini, e non vede l'ora di potersi vendicare al posto dei suoi piccoli compagni di avventure –.

Yuuri ha conosciuto Phichit all'inizio del quinto anno, dopo una rovinosa facciata contro il portone d'ingresso.

A quei tempi era Prefetto della sua Casata – per quanto ancora si chieda come sia riuscito a diventare Prefetto prima e Caposcuola dopo – e uno dei compiti principali era accompagnare i primini alla cerimonia di smistamento che si svolge, come tutti gli anni, in Sala Grande.

Yuuri non ricorda molto di quel momento – se non aver inciampato nell'ultimo gradino, aver bypassato in volata la professoressa Park² e aver conseguentemente sbattuto il naso contro il portone della Sala per fortuna ancora chiuso, evitandogli una caduta che gli avrebbe causato danni morali non indifferenti – ma ricorda perfettamente le risate dei ragazzini, improvvisamente più tranquilli, e la mano che gli veniva offerta proprio da Phichit, per aiutarlo ad alzarsi.

Erano diventati subito amici, lui e Phichit, e non importava che non avessero lezioni in comune o i quattro anni di differenza che li separavano. Era il suo primo vero amico ad Hogwarts e in quell'istante, Yuuri aveva capito cosa significassero le parole di Viktor, tanti anni prima, quando gli aveva detto che presto ci sarebbe stato qualcosa di bello e di non mollare.

Non aveva mollato, principalmente per lui, e forse – un po' più di forse – qualcosa di bello era accaduto davvero.

Una delle cose preferite e giuste di Yuuri, invece, è il Quidditch. Yuuri non ha davvero mai pensato di poter fare qualcosa di buono a parte studiare – e farsi nemici, è bravo anche in quello – ma una delle sue attività preferite, a parte sbattere la faccia contro qualunque superficie piana e verticale, è il Quidditch. Pessimo portiere, pessimo battitore, pessimo ogni cosa e, a differenza di quel che credeva, ottimo Cercatore. Yuuri non ci avrebbe scommesso mai neanche un centesimo se non si fosse ritrovato per caso in mezzo a una partita – fra le suppliche dei Grifondoro disperati per la mancanza di un elemento della squadra, e il tampinarlo nei corridoi per due giorni –, senza sapere cosa fare né come farlo, ma a quanto pare la conoscenza base del gioco era stata sufficiente per vincere quella partita.

Da quel momento, Yuuri non aveva più abbandonato la squadra di Quidditch – non per sua scelta – e aveva affinato la sua tecnica di gioco – ancora, non per sua scelta – fino a diventare uno dei più bravi Cercatori della storia del Quidditch di Hogwarts.

Era qualcosa contro l'immaginazione di Yuuri e dopo un anno e mezzo, al termine della stagione sportiva, si era ritirato dal suo ruolo – con grande delusione di tutto il corpo studenti di Grifondoro che aveva optato per una protesta pacifica davanti alla sua stanza nei Dormitori – preferendo invece concentrarsi sugli studi, cosa che aveva impressionato tutti i docenti.

Questo gli aveva fatto guadagnare la loro fiducia – non voluta e non cercata, comunque – e il titolo, al settimo anno, di Caposcuola.

Yuuri non aveva mai capito o mai riflettuto abbastanza su quanto Viktor avesse influenzato la sua vita fino al momento in cui, nell'ufficio della preside, non era stato insignito di quel titolo che aveva sempre e solo visto da lontano. E che Viktor gli aveva regalato, anche senza essere lì, ma solo con una piccola moneta nella tasca della giacca nera e rossa che bruciava come la stretta di mano che si erano scambiati prima che se ne andasse. Speciale, come ciò che aveva fatto per lui, perché cambiargli la vita era stato indubbiamente un atto speciale.

Yuuri aveva capito un sacco di cose, dopo un mese dall'inizio del suo settimo e ultimo anno ad Hogwarts. La prima cosa era che avere una stanza tutta per sé non ricordava neanche più cosa significasse – ed era una delle poche cose positive dell'essere Caposcuola – quando la prima mattina era arrivato in ritardo a lezione perché nessuno l'aveva svegliato.

La seconda cosa era indubbiamente che quel settimo anno, come anche le ronde notturne, sarebbe stato così pesante che l'avrebbe costretto al sonno forzato anche durante le ore di lezione. Aveva quindi optato per rinunciare al settimo anno consecutivo di Babbanologia per avere qualche ora in più dove studiare e dormire, recuperando così quelle perse durante la notte.

La terza cosa che Yuuri aveva capito subito era che sarebbe sempre stato al centro dell'attenzione.

In qualunque situazione, Yuuri sarebbe sempre stato interpellato per primo, avrebbe sempre avuto parola e potere decisionale, e indubbiamente il suo ruolo sarebbe stato molto diverso da quello che aveva avuto fino a quel momento (cioè nessuno).

Lo capisce in modo particolare una mattina di novembre, a quasi due mesi dall'inizio e quando ormai le ronde e le lezioni l'una di seguito all'altra non sono più tanto pesanti da sopportare.

Yuuri non capisce come mai sia così urgente una convocazione alle nove di sera ma non si fa troppe domande – a cui comunque non sarebbe in grado di rispondere – e semplicemente, si presenta.

Ci sono tutti. Lui, la seconda Caposcuola, i Prefetti e due o tre professori.

Non sembrano particolarmente seri e neanche preoccupati e si rilassa, quando la Preside entra nella stanza con un buffo cappello di rose rosse sulla testa.

Non si siede ma sembra tranquilla e per Yuuri è abbastanza per non preoccuparsi.

“Mi dispiace avervi fatto venire qui a quest'ora, so che siete impegnati” e stanchi, aggiunge Yuuri mentalmente. In quelle settimane non hanno fatto altro che organizzare il nuovo torneo di Quidditch con le altre Scuole Magiche che occuperà gran parte dei primi mesi dell'anno successivo, in mezzo agli esami e alle prove degli esami.

Se avesse avuto scelta su quello, Yuuri avrebbe abolito le cose senza pensarci una volta di più.

“Tuttavia era urgente dare nuove disposizioni riguardo la presenza delle squadre di Quidditch del Torneo Internazionale. Quest'anno saremo noi ad ospitare gli studenti e stiamo preparando per loro tutto il terzo e quarto piano in modo che possano essere più a loro agio possibile.”

Yuuri sospira, stringendo appena la tunica fra le dita. Il torneo più dispendioso della storia di Hogwarts, considerando quanto effettivamente stia costando la ristrutturazione di entrambi i piani in così poco tempo.

“Inoltre, per motivi di sicurezza, ogni scuola che parteciperà al Torneo ha inviato un rappresentate per rendersi conto delle condizioni degli alloggi... perché a quanto pare noi non siamo capaci di occuparcene da soli e non si fidano abbastanza per far dormire i loro ragazzi sotto il nostro tetto senza controllare se sta crollando a pezzi o meno.”

Yuuri nasconde una risata nella manica della giacca, beccandosi in cambio un'occhiata dalla preside e un mezzo sorriso. Quindi non è l'unico a trovare quella situazione stupida, buono a sapersi.

“E quando arriveranno?”

La preside sbuffa, si aggiusta i capelli.

“Sono già arrivati.”

“Ma i lavori ancora non sono finiti!”

Fa spallucce, allontanandosi di nuovo verso la parte interna del suo ufficio. Anche se non lo dice a voce alta, capiscono tutti cosa vuol dire: non è stata lei a deciderlo e non ha potuto rifiutare.

“Odio le sorprese. Mancano ancora due mesi all'inizio del Torneo, che diavolo ci fanno già qui?”

Yuuri non sa rispondere a quella domanda e comunque il suo pensiero non è molto diverso.

Lui e Sara vanno d'accordo, sono amici, ma la verità è che non hanno lo stesso modo di affrontare i cambiamenti. Sara si è trasferita dall'Italia per studiare a Hogwarts grazie a una borsa di studio³, lui voleva tornare a casa dopo sei mesi dall'inizio della scuola. Sono ai poli opposti e il fatto che lui non sappia essere granché diplomatico la dice lunga sul perché lei invece sia stata scelta come Caposcuola al suo fianco. In quel caso specifico, Yuuri spera sarà capace di interagire con gli inviati delle Scuole di Magia meglio di quanto potrà mai fare lui.

“Scusate l'attesa. Ora ci siamo tutti.”

Yuuri torce la tunica, stringendo il tessuto. Dopo la preside, entrano una decina di persone. Un ragazzo biondo con la barba, un altro dai capelli scuri e gli occhi blu e poi un terzo ragazzo che Yuuri non riesce a vedere finché non sono tutti davanti alla scrivania.

Ha i capelli grigi, corti, un bel sorriso sulle labbra e un'uniforme che Yuuri non riconosce ma che non è più quella di Durmstrang.

Sara dice qualcosa e anche la Preside dice qualcosa, tutti dicono sicuramente qualcosa, ma Yuuri non riesce a sentire nessuno.

Perché Viktor è lì davanti, dopo quasi quattro anni che non lo vede e lo sta guardando dritto negli occhi. E anche lui sta dicendo qualcosa, se solo potesse sentirlo.

Yuuri esce dalla Presidenza sulle sue gambe – anche se non sa come – e prima di scendere le scale si volta un'ultima volta, giusto in tempo per vedere il volto di Viktor attraverso la fessura della porta d'ingresso prima che venga chiusa. Ha i capelli corti e le occhiaie marcate, il corpo più robusto... ma è lui. Yuuri non pensava di incontrarlo di nuovo – non dopo quattro anni a sperare di vederlo ancora entrare dal portone d'ingresso e non essere mai accontentato – eppure eccolo lì, nell'ufficio della Preside e, per chissà quale motivo oscuro (perché nessuno pensa sul serio che siano lì per controllare gli alloggi degli studenti, non sono così stupidi) ora sono qui. Di nuovo.

“Katsuki? Ti senti bene?”

Yuuri sobbalza. L'aria fredda del corridoio sbatte contro il suo viso accaldato e si rende conto in quel momento che non ha spiccicato parola per tutto il tempo, dopo essere usciti dalla presidenza e, okay, non è proprio una novità il suo essere silenzioso ma lo è invece non ascoltare una parola di quello che gli viene detto. E Sara lo conosce davvero troppo bene per non rendersi conto che qualcosa è cambiato.

“Sì... credo di sì.”

O forse no.

Il primo pensiero di Yuuri quando arriva al dormitorio dei Serpeverde è che deve parlare con Phichit. Il secondo è che non potrebbe entrare nella loro sala comune senza un permesso speciale. Il terzo è che non gliene frega niente, non in quel momento, quindi usa la parola d'ordine che Phichit gli ha rivelato in gran segreto e si infiltra, sotto l'occhiataccia di tutti i quadri nei corridoi.

La Sala Comune non è granché affollata – per non dire che è deserta nella maniera più assoluta – ma Phichit è nei suoi Dormitori a quell'ora, e può salire le scale senza che qualcuno cerchi di fermarlo per fargli il terzo grado. Terza porta sulla destra, Yuuri bussa quattro volte, come d'accordo, e Phichit si palesa davanti ai suoi occhi in poco meno di venti secondi.

“Siamo amici da tre anni e sei venuto nel mio dormitorio solo una volta. Deve essere successo qualcosa di importante per intrufolarti fino a qui.”

Yuuri dondola su un piede e si torce le mani, la bocca secca e il respiro affannoso.

“Viktor. È a scuola.”

Phichit sgrana gli occhi.

“No.”

“Sì.”

“A scuola? Cioè nella nostra scuola? Qui ad Hogwarts? Entra immediatamente!”

Phichit gli afferra un polso, lo trascina nella sua stanza e chiude la porta con un sorriso sulle labbra e un'espressione che Yuuri conosce bene: sleepover. Non basterà una chiacchierata di un paio d'ore.

Ma quella volta, Yuuri pensa, che non basterà neanche a lui parlarne così poco.

Lo sleepover di Phichit, meglio conosciuto come mi introfulo nella tua stanza con bibite e schifezze per non farti dormire tutta la notte finisce, come previsto e se possibile, persino più tardi del solito. Alle cinque di mattina, Yuuri decide che andare a dormire per due ore non vale la pena e Phichit è così d'accordo che dopo cinque minuti sta russando nel suo letto, di pancia e con la bocca aperta. Yuuri non ha il cuore di svegliarlo e ciò vuol dire che arriverà in ritardo alle lezioni del mattino ed è la sua punizione per non averlo fatto dormire per tutta la notte.

Quando esce dalla sua stanza sono le sette e mezza e il corridoio non è ancora così affollato.

La Sala Grande, invece, lo è. Rispetto al solito i tavoli sono allegri e pieni di vita – probabilmente per il fine settimana imminente e la prima uscita ad Hogsmeade dell'anno –.

Non è abituato a tanta vitalità, non a quell'ora del mattino, e ci mette qualche istante e rendersi conto che la preside gli sta facendo cenno di avvicinarsi al tavolo.

Yuuri sospira e sente puzza di bruciato fino a lì ma non dice niente. Da qualche parte, nelle sue giornate incasinate, c'è un minuscolo spazio libero che appartiene al suo tempo privato e ha un'idea abbastanza sicura che la preside lo vorrà per sé, come quasi tutta la sua vita.

“Buongiorno, Signora. Posso aiutarla?”

“Puoi, Katsuki.” Buongiorno anche a me.

“I nostri gentili ospiti hanno espresso il desiderio di conoscere la nostra meravigliosa scuola. Dal momento che stamattina sei piuttosto in anticipo per la colazione, pensavamo che saresti stato perfetto come guida turistica. Che ne dici?”

Yuuri si morde le labbra, forzando un sorriso. Come se avesse davvero altra scelta.

“Sarà un piacere.”

“Benissimo. Allora ti conviene sbrigarti a mangiare perché i nostri ospiti sono già pronti.”

Yuuri fa in tempo solo ad alzare gli occhi che il sorriso di Viktor è la prima cosa che occupa i suoi occhi. La fame passa all'istante e anche la stanchezza della notte passata in bianco.

“Penso... che mangerò qualcosa più tardi. Vogliamo andare?”

Cominciano con l'interno. Passano velocemente dal terzo e quarto piano, con un paio di deviazioni per via delle scale a cui piace cambiare e che hanno deciso, proprio quella mattina, di fargli perdere più tempo del previsto. Cerca di illustrare le varie stanze del castello – e quelle in cui non è consigliato entrare le tiene debitamente per sé –, indica più o meno dove trovare la Stanza delle Necessità (cioè da nessuna parte) e con quale metodo farla saltare fuori, fino ad arrivare finalmente al corridoio principale, vicino alle aule delle lezioni. A quell'ora, ormai, gli studenti si affrettano per arrivare in tempo e Yuuri pensa che vorrebbe tanto avere solo quella come preoccupazione, rispetto agli occhi caldi di Viktor che gli trapassano la schiena tutto il tempo.

“In questo momento non possiamo avvicinarsi al Lago Nero, spero di potervelo mostrare fra qualche giorno.”

“Come mai?”

Yuuri sospira, oltrepassando il portone d'ingresso. Bella domanda.

“Alcuni dei nostri studenti hanno avuto un brutto incontro con una delle sirene un paio di settimane fa. Lanciavano sassi a bordo lago dalla spiaggia e... stiamo trattando per farci perdonare l'aver oltrepassato senza permesso la linea del loro territorio. Sono creature molto gelose e facilmente irritabili e ci abbiamo messo un po' a farceli restituire.”

“I sassi?”

Yuuri si ferma un secondo, guardando Viktor da sopra la spalla. Riabbassa gli occhi solo quando il suo sorriso rischia di bruciargli la pelle – e non è nemmeno troppo sicuro che sia un modo di dire –.

“Intendevo gli studenti.”

Nonostante la grandezza del Castello, in realtà le ale visitabili sono poche. La Torre di Astronomia, il Campo da Quidditch, le aule per le lezioni, la Sala Grande, sì, ma a parte quelli, sono pochissimi i posti che possono essere visti senza un permesso speciale del Preside. In questo caso, nonostante le richiesta, Minako ha categoricamente vietato l'ingresso a tutti, specialmente ai visitatori.

Yuuri non se ne dispiace – specialmente perché, nonostante la presenza del guardiacaccia non intende minimamente andare a infilarsi nella Foresta Proibita per soddisfare la curiosità di nessuno, grazie tante – e comunque il Castello fa la sua figura anche così. Gli inviati delle Scuole di Magia non hanno davvero espresso alcun parere in merito a ciò che hanno visto (Yuuri non sa se sia una buona o una cattiva cosa) e comunque non sarebbe servito a molto.

A metà mattina, quando ormai i corridoi sono deserti e le lezioni già cominciate, si ritrovano in Sala Grande come al punto di partenza.

La preside è lì ad attenderli con uno dei sorrisi più plastificati che Yuuri le abbia mai visto sulle labbra, un cenno della mano e grazie tante per aver passato una mattina intera a girare a vuoto per la scuola come lo schiavo che sei, ora togliti dai piedi e manco un grazie o qualcosa che vagamente ci somigli.

Yuuri punta i piedi, si aggiusta la maglia e poi fa dietrofront verso l'ingresso. Non ha davvero voglia di seguire le lezioni a questo punto e comunque sarebbe troppo tardi.

L'aria di Novembre gli sbatte in faccia, ricordandogli che manca meno di un mese alle vacanze di Natale e poco più di due mesi alla Cerimonia di apertura dei Giochi Internazionali di Quidditch delle scuole di Magia.

Ha ancora così tanto lavoro da fare che la lista fatta qualche settimana fa probabilmente non riuscirà a finirla prima delle Vacanze e dovrà rimanere qualche giorno in più – se non tutti i giorni, ehi, mille grazie per il lavoro extra nemmeno retribuito –.

Davvero. Avrebbe dovuto rifiutare il ruolo di Caposcuola quando ancora poteva farlo.

“Yuuri! Yuuri, aspetta!”

Yuuri si ferma, si volta. Viktor gli corre incontro, giacca sotto il braccio e sorriso splendente mentre gli si avvicina. Lo vede salutarlo con la mano, anche se si sono appena separati, e poi fermarsi e camminare quando è abbastanza vicino – e non sembra abbia intenzione di scappare, comunque –.

“Viktor...”

“Ehi. Non abbiamo avuto modo di parlare molto noi due...”

Per non dire che appena sei comparso sono scappato dall'ufficio della Preside come un fulmine, grazie tante.

“La Preside è... piuttosto severa quando si tratta dell'etichetta. Voleva che aveste un'accoglienza magistrale quindi- ma non importa. Spero che gli alloggi siano di vostro gradimento.”

Viktor inarca un sopracciglio, fa una smorfia e, oh. Forse ha detto la cosa sbagliata? Gli sembrava di essere stato educato.

“Sono carini.”

“Carini?”

“Sì, carini.”

Yuuri dondola sui piedi, si gratta la testa. Il silenzio è più pesante di quello che si aspettava in un possibile secondo incontro ma d'altra parte loro possono ancora definirsi amici? Non sa nemmeno se lo erano prima.

“Beh, allora...”

“Non avrei mai pensato di rivederti.”

Yuuri solleva gli occhi, lo guarda. Neanche lui. A dir la verità non pensava che sarebbe rimasto fino al settimo anno, o che sarebbe diventato Prefetto e poi Caposcuola, quindi tutte le sue previsioni passate non contano. Ma ancora meno, meno di tutto, pensava di rivederlo.

Allunga una mano e Viktor, subito, la stringe.

“No, nemmeno io.”

Yuuri non capisce cosa ci sia di sbagliato in quello che stanno facendo – e non che sia mai stato una cima nell'intuire le cose – ma è sicuro che qualcosa ci sia. Non è niente di particolare (e loro non si sono mai lasciato sfuggire più dei dettagli che già sapevano tutti) ma è l'atmosfera a fargli intuire che qualcosa non è come dovrebbe essere. Yuuri se ne rende conto la prima volta una sera di qualche giorno dopo il loro arrivo. Già quella mattina la loro richiesta di poter visitare nuovamente la scuola – da soli – aveva destato qualche sospetto ma le vacanze di Natale imminenti avevano fatto dimenticare a tutti cosa effettivamente significasse farli vagare da soli per le mura scolastiche. Non a Yuuri, però.

Lui e Viktor non si erano quasi più rivolti la parola dopo quel breve incontro in giardino ma i suoi occhi l'avevano sempre seguito e si era accorto che non era normale lui come non lo erano gli altri.

Non sapeva cosa fosse ma più ci prestava attenzione più era palese che... forse il dover visitare gli alloggi per gli studenti fosse sono una scusa.

Così, un giorno, Yuuri decide che avere sospetti non basta, e comunque chiedere ai diretti interessati sarebbe inutile e sospettoso, quindi l'unica via è seguirli. E lo fa. Lo fa per giorni interi – alcune volte anche durante gli orari scolastici, che gli fa beccare delle sgridate epocali dai professori, nonostante il suo ruolo e i suoi diciassette anni – e non riesce a trovare niente che attiri la sua attenzione o faccia scattare il suo stato d'allerta.

Finché un giorno, quegli stessi sospetti diventano certezza.

Una notte qualunque, durante la ronda, Yuuri pattuglia il secondo e terzo piano.

È da solo, per la prima volta da un sacco di tempo (Sara gli ha chiesto il favore di coprirla quella sera, anche se non sa effettivamente per fare cosa) e non gli dispiace, comunque.

Sono le undici e il coprifuoco è scattato già da un po', ma fino a quel momento nessuna stanza è stata aperta, nessuno studente è stato beccato fuori dai dormitori e Yuuri, a dirla tutta, non sente nessun rumore strano.

Fino al terzo piano.

Sulle scale a metà gradinata, Yuuri sente qualcosa. Inizialmente è solo qualche rumore strano – un ronzio, un chiacchericcio, non riesce a distinguere quale delle due cose – ma è solo quando vede una piccola luce più o meno a metà corridoio che il ronzio si trasforma in voce.

Forse, in un altro momento e con uno stato d'animo diverso, Yuuri non sarebbe stato tanto perspicace – o se si fosse trattato di qualcun altro – ma quella voce, Yuuri la riconosce subito: Viktor.

“Chris, posso essere sincero con te?”

Chris. Il rappresentante della scuola di Beauxbatons⁴.

“Ci conosciamo da anni, Viktor, e non ricordo mai un momento in cui non lo sei stato.”

Una risata, poi di nuovo silenzio.

“Secondo me dovremmo restare. So che sembra una perdita di tempo ma sono passati pochi giorni da quando siamo arrivati. Potrebbero aver capito qualcosa e agito di conseguenza.”

“C'è questa possibilità, sì.”

Yuuri si appiattisce contro il muro, nasconde la bacchetta accesa con Lumos sotto la tunica e cerca di respirare il meno che può. È abbastanza vicino, ora, da vedere chi c'è. Il ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu – ricorda essere l'inviato della scuola di Ilvermorny, Stati Uniti –, il tale detto Chris e Viktor. Gli non riesce ad individuarli, forse sono più avanti nel corridoio o nascosti dal buio, senza occhiali è difficile riuscire a rendersi conto di quante figure sono presenti effettivamente.

“Manderò una lettera a Yakov, allora. Non credo sarà molto contento del tuo cambio di piani, comunque...”

“Mi ha dato carta bianca sulle decisioni, se non si fida di me avrebbe dovuto pensarci prima.”

Yuuri deglutisce, scivola giù di qualche gradino, facendo attenzione al minimo suono e rumore.

Piano. Un gradino per volta. Il cuore fa un suono tanto forte che per un istante, quando tutti stanno in silenzio, Yuuri pensa di essere stato scoperto. Poi le voci ricominciano, la discussione anche, e Yuuri non ha tempo per restare lì ma almeno, in quel momento, ha capito una cosa: aveva ragione.

E deve parlarne immediatamente con la Preside, o con chiunque sia disposto ad ascoltarlo.

È un caposcuola, il migliore del suo anno, dovrà pur contare qualcosa, maledizione.

“E tu chi sei?”

Ecco. Merda.

Yuuri si blocca contro le scale, una mano dentro la tunica a stringere la bacchetta e le gambe che tremano. Quasi con le spalle al muro, Yuuri rimane fermo a metà della rampa e un piede quasi al bordo del gradino.

Quando si volta, si trova puntata una bacchetta al volto e non passano che pochi istanti prima che altre due gli sfiorino la schiena. Una delle due è di Viktor.

“Ti ho chiesto chi sei?”

“Sapete... sapete benissimo chi sono.”

Una mano sulla spalla, un movimento veloce e il piede scivola giù. Il braccio di Viktor gli avvolge il busto, impedendogli di cadere ma quando incrocia i suoi occhi, Yuuri si rende conto che non sono gli stessi della persona che ha conosciuti anni prima né di quella con cui ha parlato dopo tanto tempo e che credeva di aver ritrovato. Sono gli occhi di qualcuno che non conosce.

“Quanto hai sentito?”

Yuuri si morde le labbra, si allontana più che può ma le scale sono la sua unica via d'uscita ed è completamente bloccata. Non ha scelta che rispondere piuttosto che scappare.

“Non ho sentito-”

“Non voglio farti del male quindi non c'è bisogno di mentire. Potrei farti un Legilimens ma mi fido di te, Yuuri. Quanto hai sentito?”

Yuuri sente il petto stringersi e gli occhi inumidirsi. Sembra lo stesso Viktor ma... non lo è.

Non lo è.

“Niente più di quello che avete detto.”

“Quindi tutto?”

“Sì.”

Chris al suo fianco soffoca una risata, Viktor solleva un angolo della labbra in un sorriso strano e la stretta sul suo petto si all3nta. I suoi occhi diventano più caldi, più tranquilli.

“E cos'hai capito?”

Yuuri si morde il labbro, abbassa gli occhi sulla divisa di Viktor e si focalizza su una piccola spilla a forma di ala. Non sa cosa significhi. Ma in effetti ci sono fin troppe cose che pensava di sapere e invece era solo qualcosa che aveva immaginato. Non dovrebbe esserne così sorpreso...

“Purtroppo niente. Avete intenzione di... chiudermi la bocca? Non sarà così facile sostituirmi, sono il Caposcuola. Si renderanno conto della mia assenza.”

“Yuuri...”

Viktor lo guarda, scuote la testa. Sembra addolorato, ma in quel momento non se ne rende conto o forse non gli interessa.

Yuuri spera solo che nessuno si accorga delle gambe che tremano o della mano che scivola lentamente fuori dalla giacca con in pugno la bacchetta. Viktor lo lascia andare un secondo prima che riesca a puntargli il legno alla gola e i piedi si piantano sul gradino come se avessero cemento sulle suole.

“Lumos.”

La bacchetta si illumina, il corridoio acquista luce. Yuuri vede il volto di Viktor per la prima volta chiaramente e ha l'espressione che Yuuri aveva immaginato: quella di un completo sconosciuto.

Fa un passo indietro, uno scalino più in basso e solo quando è spalle contro il quarto uomo si ferma. Chris gli sfiora un braccio prima di parlare.

“Non abbiamo intenzione di farti niente se terrai il segreto.”

“Chris.”

Viktor blocca la sua avanzata contro Yuuri, un braccio sul petto e la fronte agrottata.

Yuuri vuole sperare che si sia messo in mezzo per difenderlo, ma non è tanto stupido da illudersi che sia per qualcos'altro di diverso dal suo tornaconto personale. E fa male... fa male pensare sia solo quello, ormai.

“Senti... basta che stai in silenzio e non succederà nulla di male. Né a te né a nessun altro. È un ottimo patto, no?”

Yuuri ha un brivido lungo la spina dorsale. Significa che se chiederà aiuto allora non sarà più al sicuro? Lo sospettava ma... no, è qualcosa di diverso, adesso. Una vera minaccia.

“Sapete che non posso farlo. Dovrò parlarne alla Preside.”

“La preside sa già tutto quello che c'è da sapere.”

Come no.

Viktor sorride, fa un passo avanti e si ferma un centimetro dal suo viso. Yuuri diventa una statua da sale ma i suoi occhi sono fissi. E devono stare così. Non deve aver paura e anche se l'avesse loro non devono saperlo.

“Non mi credi? Yuuri... pensavo che fossimo amici.”

Viktor ha un sorriso sul volto ma Yuuri non lo ricambia e ben presto quello stesso sorriso scompare.

“Lo pensavo anche io.”

Silenzio. Quando Yuuri si volta per scendere le scale e quasi correre per i corridoi, nessuno lo segue. Sente Viktor chiamarlo un paio di volte e Chris chiedergli cosa possono fare.

Cosa fare... neanche Yuuri lo sa con precisione, adesso.

“Yuuri mi devi permettere di spiegarti come stanno le cose.”

“Non c'è niente da spiegare.”

“Sì che c'è e tu dovrai ascoltarmi prima o poi.”

“Invece no, non devo. Il mio compito è già finito, non dobbiamo parlare per forza.”

“Yuuri, per favore. Fermati, okay? Bastano due parole, un minuto! Non farti rincorrere per tutta la scuola.”

Dopo quella sera, Yuuri evita Viktor più che può – e non è tanto difficile, avendo una stanza personale, molto da fare e un'incredibile sesto senso nel trovarsi nel posto giusto al momento giusto e cioè lontano decine di metri da lui – come anche tutti gli altri. Non parla con nessuno di ciò che ha sentito, un po' perché, anche volendo, non ha niente di specifico da riferire e un po' perché ha preso sul serio le minacce che ha ricevuto.

Non vuole mettersi nei guai e non vuole che qualcuno ci finisca in mezzo per causa sua, quindi sta in silenzio.

Yuuri è bravo a farsi gli affari suoi e quello sarà solo uno dei misteri di Hogwarts, non sarà difficile da dimenticare. Non lo sarà.

“Chiedo solo un minuto del tuo tempo e poi, se vorrai, non parleremo più. Va bene? Ti prego, fermati.”

Viktor stringe il suo gomito, delicato, e Yuuri si ferma più per la sorpresa del suo tocco che per propria volontà. Gli da ancora le spalle e Viktor non lo forza a voltarsi per parlare – e anche se lo facesse, non lo guarderebbe comunque negli occhi –. Yuuri suppone che l'abbia capito.

“Viktor...”

“Non volevo mentirti, mi dispiace. Ma è il mio lavoro e non potevo parlarne con nessuno, capisci? Non siamo... persone pericolose, ti prometto che non succederà niente a te o a chiunque altro a scuola.”

Yuuri rabbrividisce, voltandosi solo in quel momento. Non succederà niente? Perché? Cosa dovrebbe succedere?

“Cosa significa?”

Viktor si passa una mano fra i capelli, distoglie lo sguardo. Yuuri sente una folata di vento gelido sbattere contro la nuca ed è come se il terrore nascesse dalla punta dei piedi fino ai capelli.

Viktor non lo guarda negli occhi quando parla e a Yuuri basta per capire che, in tutta quella situazione, solo una cosa è certa: aveva ragione. Aveva ragione fin dall'inizio.

“Non te lo posso dire. Ma appena potrò, te ne parlerò... per adesso devi fidarti di me.”

Deve fidarsi, sarebbe la soluzione migliore. Ignorare tutto ciò che è successo fino a quel momento e dimenticarsi di aver sentito qualcosa di diverso. Dio, persino un Oblivion sarebbe una scelta più saggia che continuare a pensare. Ma in quel momento, Yuuri pensa, non è rimasto ad Hogwarts per essere un codardo. Quella parte di lui, quel ragazzino impaurito che voleva tornare a casa... non esiste più – e se anche esistesse ancora non vuole che combatta al posto della persona che è diventato, grazie tante – quindi l'unica cosa da fare è affrontarlo.

Perché è Viktor e perché non può essersi immaginato tutto ciò che ha visto in lui. Né prima né ora.

E la moneta brucia, brucia nella giacca come il suo ricordo ha bruciato il suo cuore.

Si volta, lo guarda negli occhi e per un istante gli sembra di rivedere il Viktor del suo quarto anno.

Quel Viktor gentile che non ha mai abbandonato la sua mente, fino a quel momento.

“Non so per... per quale motivo dovrei farlo. Ma lo farò. E prima o poi dovrai dirmi la verità, Viktor... altrimenti tutta la scuola saprà chi siete e cosa fate se riuscirò a scoprirlo e- e non importa cosa succederà. Che cosa succede? Dovrò saperlo prima o poi. E lo vorrò sapere da te.”

Viktor sorride, annuisce.

Yuuri spera solo che la brutta sensazione che gli serpeggia nel corpo sia solo la sua immaginazione.

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¹ Morooka è il presentatore di molte competizioni di pattinaggio nell'universo di YOI.

² È la coach di Seung Gil Lee.

³ Una piccola licenza poetica, mi servirà per il futuro. Avendo scoperto la provenienza delle altre scuole di Magia vorrei poterle utilizzare il più possibile.

⁴ Visto che Chris parla francese, pensavo che sarebbe stato un'ottima scusa per mandarlo ad Hogwarts come rappresentate di Beauxbatons.