Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Minori Kuscieda    01/08/2017    0 recensioni
[Ho cercato di non inserire spoiler, consiglio comunque di leggerla dopo aver letto il capitolo 77 del manga.]
Dal testo:
[...] Ma adesso sa che è necessario il contrario: è lui che deve dare conforto e sostenere come meglio può l’amico. Fisso con gli occhi sulla schiena e sulle spalle del ragazzo, con il fuoco che illumina debolmente l’oscurità, si accorge dei tremori che stanno attraversando il corpo del compagno.
La reazione è spontanea, semplice e diretta, forse banale. Ma è l’unica cosa che adesso Bert riesce a fare.
La distanza tra i due corpi viene annullata in pochi attimi. [...]
Buon compleanno, Reiner!
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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AUTORE: Minori Kuscieda
LUNGHEZZA: Oneshot (4037 parole)
PERSONAGGI: Berthold Hoover; Reiner Braun 
CAPITOLI MANGA: Tra il 72 e il 77
COPPIA: Shonen-ai; Yaoi
RATING: Arancione
GENERE: Introspettivo; Romantico; Triste
NOTE: Lime
 
A chi, come me, ama questi due personaggi sia singolarmente che come coppia.
 
 
Trust Me Again: Comfort. Love. Shelter.
 
“Fidati ancora di me,
credimi,
e scusa se parlo con te.
Credevo non fossi importante
o meno di niente per te.
Stanotte fidati ancora di me,
come avrei fatto con te io,
credevo non fossi importante
o meno di niente per te:
Stanotte fidati ancora di me.”
 
[A. Amoroso – Fidati ancora di me]
 
 
Corrono su un muro alto cinquanta metri, l’uno dietro l’altro, diretti verso la resa dei conti.
<< Riuscirai a mettere la parola fine a tutto ciò, vero? >>
<< Certo! Vincerò e concluderò questa storia! >>
Uno dei due si gira e sorride all’altro.
<< Bene, mettiamocela tutta. Con questo entusiasmo riusciremo ad arrivare dalla tua amata Annie. >>
Il moro arrossisce.
<< No, non è come pensi… >> Cerca di difendersi.
Il biondo continua. << Se Annie ti vedesse arrivare in suo aiuto potrebbe fraintendere e scambiarti per il suo principe azzurro. >>
Quello alto non ribatte e, mentre l’altro parla, è invaso da mille pensieri.
Sa bene che l’amico sta deliberatamente fingendo che solo qualche ora prima non sia successo nulla.
Amico, o forse qualcosa di più.
Subito dopo l’accaduto avevano scambiato qualche parola, ma erano stati interrotti: avevano silenziosamente accordato di non tornare sull’argomento sia perché la situazione non lo permetteva, -niente distrazioni, in testa solo il pensiero di vincere e sconfiggere il nemico-, sia perché nessuno dei due sapeva bene come riprendere il discorso.
Inoltre, con il gruppo della Legione Esplorativa ormai vicino sembra inutile riempirsi di altre preoccupazioni.
Si, è sicuramente giusto così.
Ma probabilmente, anzi, quasi sicuramente, ne avrebbero parlato una volta tornati a casa.
Ma è davvero meglio fingere e mettere in mezzo l’amica assente per nascondere quei sentimenti troppo grandi ormai usciti allo scoperto?
Il moro poteva capire l’ansia del momento ma non riusciva proprio a comprendere perché rimarcare l’esistenza di quella cotta di cui nemmeno lui era convinto.
Forse perché il biondo voleva autoconvincersi che era quella la cosa giusta e che gli avvenimenti della notte prima fossero solo degli errori?
Sicuro è, così almeno la pensa Berthold, che né lui né Reiner sono rimasti indifferenti.
Qualcosa era cambiato qualche ora prima, dovevano solo capire cosa…
 
 
-La sera prima, al tramonto-
 
Rispetto a quella stessa mattina l’aria si è fatta più fresca.
Dall’alto di quelle mura si può vedere il sole tramontare e sparire dietro le montagne, pronto a lasciare il posto alla luna e alle stelle che illumineranno la notte. Il silenzio, unito al fruscio delle foglie degli alberi, è quasi snervante.
In altre circostante sarebbe stato anche rilassante, ma il solo essere in quel posto basta a generare sentimenti di angoscia che si mischiano e aumentano all’affiorare dei ricordi.
Quel posto dove tutto è iniziato circa sei anni prima.
Erano tornati, avevano attraversato il Wall Maria per arrivare al distretto di Shiganshina… Fino a qualche giorno prima contavano di farlo solo per proseguire dritto e fare ritorno a casa, oltre il mare, senza fermarsi.
Ma non tutto era andato secondo i piani.
Stava andando tutto liscio, se solo quelli della Legione non si fossero messi in mezzo… Dannato Erwin Smith, lui e le sue idee da omicida; dannata Mikasa e dannato Eren: avevano sperato fino all’ultimo che non fosse lui la coordinata ma le speranze erano cadute quando il ragazzo aveva mandato quei giganti ad attaccarli.
Si erano difesi come meglio avevano potuto, ed anche e soprattutto grazie ad Ymir erano riusciti a salvare la pelle.
Insieme al rimorso di non essere riusciti a portare a termine la missione c’è ancora quello di non aver salvato né Annie né Christa.
Non avrebbero mai voluto lasciare indietro la compagna, rinchiusa chissà dove, ma mettersi contro Zeke significava sconfitta certa e, dopo la prima volta andata più che male, la perdita dei loro poteri. E, a quel punto, chi avrebbe portato in salvo le due bionde?
Dall’alto del muro i due guardano l’orizzonte, sguardi assenti ed estraniati dal quel paesaggio distrutto. Il silenzio, durato interminabili minuti, viene rotto da alcuni sospiri profondi, pesanti.
<< Questa situazione mi ha stufato. >> Reiner lascia scivolare giù dalle spalle la coperta, Berthold abbassa lo sguardo e lo punta su di lui. << Doveva essere già tutto finito, e invece… Dannazione. >> Digrigna i denti, una smorfia di disappunto dipinta sul volto, le mani strette a pugno.
Il moro, in piedi, sospira. << Hai ragione. Se solo non mi fossi distratto adesso Eren sarebbe ancora in mano nostra… >>
Con la coda dell’occhio il biondo vede lo sguardo dell’amico: lo conosce abbastanza bene da sapere che è divorato dai sensi di colpa.
Non riesce a vederlo così… Lui non ha colpe, quella era stata una reazione comprensibile. Se si venisse a sapere che una persona che ami è sottoposta a torture chi riuscirebbe a mantenere il sangue freddo? Lui, molto probabilmente, farebbe anche peggio.
Perché anche lui ha una persona che ama… E al solo pensiero di questa che viene torturata sente il sangue ribollire e, in caso, non si limiterebbe di certo a perdere le staffe.
L’unica cosa che lo riesce a calmare è sapere che questa persona è accanto a lui in quel momento.
<< Non è colpa tua. O almeno, non solo… Anche io ho le mie colpe, e quei dannati della Legione hanno le loro. Immaginavo che non sarebbero stati con le mani in mano ma farsi inseguire da un branco di giganti per lanciarceli contro… Mai avrei pensato che quell’Erwin fosse capace di dar vita ad un piano tanto assurdo. >>
<< Cosa ti aspettavi dal comandante della Legione Esplorativa? E’ famoso per i suoi piani suicidi. >>
Il silenzio ricade tra i due. Reiner si alza, afferra la coperta e si avvicina al bordo delle mura. Sotto e davanti si vedono solo case distrutte, uno scenario che conoscono fin troppo bene.
<< Alla fine è tutta colpa loro, non nostra. >> Bert si gira e guarda la schiena dell’amico con uno sguardo confuso e preoccupato. << Noi abbiamo solo portato avanti la missione che ci hanno affidato. Erano quelli i piani, distruggere il muro, infiltrarsi, rubate la Coordinata… Qualcosa è andato storto ma la prossima volta non faremo più gli stessi errori e la faremo finita una volta per tutte. >>
Il moro si avvicina e con calma posa la mano sulla spalla destra del biondo.
<< E-ehi… >> Sussurra, percependo il corpo dell’altro tremare leggermente. << C-cos’hai? >>
Berthold ha capito, ma vorrebbe sbagliarsi. “Non di nuovo…” Pensa. Ora teme di sapere la risposta.
Reiner si volta di scatto scostando la mano dell’amico dalla propria spalla. << Tu come la pensi? >> Chiede a bruciapelo puntando il dito verso il petto del ragazzo con gli occhi verdi.
<< I-io… >> Prova a ribattere qualcosa ma viene interrotto.
<< La pensi come me, no? La colpa è loro e devono essere eliminati. E’ questo il nostro compito da Guerrieri. >> Abbassa la mano e si gira di nuovo a guardare il paesaggio devastato. Secondi di silenzio passano prima che continui a parlare.
<< Però anche la vita da Soldati non era male… Era una bella vita quella, dopo tutto. Allenamenti, compiti e faccende da sbrigare erano piacevoli. Tu ci torneresti? Io li rivivrei questi cinque anni. All’inizio è stato difficile, non pensi? Dovevamo nascondere una cosa così grande. Poi c’ho fatto l’abitudine, ho dimenticato tutto. Tutti mi apprezzavano, lo ricordi anche tu, vero? >>
Berthold, piano e silenziosamente, si è avvicinato fermandosi accanto a lui ma poco più dietro, in modo da poter scorgere una parte della sua faccia senza dare nell’occhio.
Scruta con attenzione l’espressione dipinta sulla metà del volto che riesce a vedere: angoscia, confusione, sofferenza. E’ quello che legge, che è abituato a vedere ormai da tempo. L’ultima volta, qualche giorno prima, nel bosco.
Essendo il suo migliore amico, dopo anni di conoscenza, Bert sa per certo che, del loro trio, Reiner è quello che ha retto meno i rimorsi per le loro azioni. Quei cinque anni da reclute e poi da soldati della Legione Esplorativa avevano lenito i sensi di colpa di entrambi facendo per un attimo dimenticare al biondo chi era davvero. Ritornare alla normalità e riscovare il proprio io Guerriero avevano avuto un effetto devastante sulla personalità del ragazzo che stava dimostrando, anche in quel momento, di non aver superato del tutto la cosa.
“Sempre che sia possibile superarla…” Pensa il moro      
E quella è una cosa che fa star male anche lui. Perché lui può capirlo, lui ci riesce davvero.
<< S-si, lo ricordo… >> Risponde dopo qualche minuto.
Con un gesto veloce, come se si fosse accorto solo ora di avere freddo, Reiner si rimette la coperta sulle spalle e, reggendola con una mano, porta quella destra al viso massaggiandosi le tempie con indice e pollice.
Poi inizia a ridere. Una risata sommessa, quasi impercettibile, che però arriva alle orecchie di Bert che sente il suo cuore perdere un battito.
Quando si zittisce lascia cadere il braccio lungo il corpo.
<< E invece guardaci adesso: stanchi, in fuga, rifugiati su delle mura in attesa di scontrarci con il nemico per poter tornare a casa. Sempre se ci riusciremo. >>
L’altro sa di dover dire qualcosa e in un momento di coraggio parla.
<< Si che ci riusciremo, il piano è perfetto. Dobbiamo solo rispettarlo e tutto andrà per il verso giusto! >> Anche se non può essere visto sfoggia una sorta di sorriso rassicurante: vuole sembrare il più tranquillo possibile anche se la situazione incerta lo spaventa.
I due tacciono fissando il sole quasi del tutto scomparso.
<< La verità è che le nostre identità e i nostri destini sono segnati da tempo. Non possiamo fingere di essere ciò che non siamo, le bugie dopo un po’ vengono sempre a galla. Ma almeno qualcuno si ricorda di noi? Dopo essere stati lontani cinque anni a malapena i nostri genitori si ricorderanno i nostri volti. Destinati a dare la vita per qualcosa di grande e a perderla tra pochi anni… E a quel punto saremo completamente dimenticati. >> Nonostante la voce rotta e il nodo in gola, misto di rabbia e lacrime, Reiner termina la frase senza staccare gli occhi dalle montagne dietro cui è ormai sparito il sole.
Berthold sente le lacrime rigargli le guance.  Non sa nemmeno lui se ha provato a trattenerle o se ha liberamente lasciato andare quelle gocce salate senza fermarle.
Dentro di lui percepisce una sensazione di sconforto e sente il bisogno di avere qualche minuto di sicurezza e consolazione.
L’unico che può darglielo è lì, poco distante da lui.
Ma adesso sa che è necessario il contrario: è lui che deve dare conforto e sostenere come meglio può l’amico. Fisso con gli occhi sulla schiena e sulle spalle del ragazzo, con il fuoco che illumina debolmente l’oscurità, si accorge dei tremori che stanno attraversando il corpo del compagno.
La reazione è spontanea, semplice e diretta, forse banale. Ma è l’unica cosa che adesso Bert riesce a fare.
La distanza tra i due corpi viene annullata in pochi attimi: le braccia del moro circondano le spalle di Reiner stringendosi a lui, schiena di uno e petto dell’altro si sfiorano; entrambi i corpi sentono il calore dell’abbraccio sprigionarsi, i due ragazzi hanno gli occhi chiusi. Mentre uno dei due rafforza la presa l’altro, rimasto fermo fino a quel momento, poggia le mani su quelle braccia stringendole forte.
“Reiner…” Mormora il moro.
Si avvicina al suo collo, tanto che il ragazzo può sentire le sue labbra sfiorargli la pelle, mandandogli un brivido lungo la schiena. Si volta, incontrando gli occhi verdi dell’altro, posando successivamente lo sguardo sulle sue labbra.
La distanza è talmente breve che i due possono sentire il respiro altrui mischiarsi al proprio e infrangersi sui loro visi.  Nonostante la luce emanata dal fuoco sia fioca -intenti a parlare non si sono resi conto che le fiamme si affievoliscono piano piano e che bisogna animarle con dell'altra legna- i due riescono a vedere gli occhi l'uno dell'altro, lucidi, sulle guance i residui delle lacrime che sono cadute poco prima.
Berthold lascia scivolare le braccia rompendo l'abbraccio, senza però allontanarsi. Libero da quella stretta talmente piacevole da volerla far durare qualche attimo più, Reiner si volta completamente e poggia la mano destra sulla spalla dell’altro; lentamene, dopo qualche secondo, la trascina verso il collo e la nuca per poi fermarsi.
<< Grazie… >> Sussurra sorridendo. Poi continua, senza dare all’altro tempo di dire nulla. << Perché hai sempre creduto in me, e ci sei sempre stato. Sei la persona più importante per me e… >>
Non finisce la frase, si limita a tirare Bert verso di sé che, sorpreso per il gesto, mette la mano davanti al proprio corpo finendo per poggiarla sul petto del compagno.
La distanza, minima, viene eliminata dal biondo che, sollevandosi leggermente, sfiora con delicatezza le labbra del ragazzo; poi, chiudendo gli occhi, schiude le labbra stringendo al loro interno quello superiore del moro.
Accade tutto in pochi secondi, Berthold ci mette un po’ per comprendere ciò che è successo. Non sa cosa fare, come dovrebbe reagire? Sente il cuore battergli all’impazzata e, con la mano ancora poggiata sul petto del compagno, sente indistintamente i battiti dell’altro che accelerano. Non sa dove guardare quindi chiude gli occhi e con la mano libera stringe l’altro sfiorandolo poco sopra i fianchi. Poi ripete i movimenti che ha sentito sulle sue labbra: le schiude e stringe fra le proprie quello inferiore del ragazzo che gli sta di fronte.
Nel buio della sera i due approfondiscono e vivono quel bacio come se fosse l’inizio di quei attimi di distrazione e conforto che cercano l’uno nell’altro.
Dopo un paio di minuti i due si dividono ormai senza fiato; si guardano negli occhi senza sapere cosa dire, sentono i cuori battere ancora velocemente, il petto di entrambi si alza e si abbassa man mano sempre più lentamente.
I due ragazzi si scambiano un sorriso mente le loro mani si intrecciano.
<< H-hai le mani fredde. >> Afferma Berthold non appena la sua mano tocca quella di Reiner. << Penso sia meglio ravvivare il fuoco. >>
Si avvicinano al focolare, non molto distante da loro, ancora mano nella mano. Mentre la nuova legna brucia e la fiamma si rialza il biondo si guarda attorno.
<< Ma Zeke? >>
<< Non ricordi? Aveva detto che sarebbe andato a dare un’occhiata nei dintorni insieme a Pieck. >>
<< Ah già… Siccome siamo relegati qui sopra tanto vale riposare, che ne dici? >> Domanda per poi sbadigliare.
Senza aspettare risposta si dirige verso la tenda ed entra.
Dopo qualche secondo di titubanza Berthold lo segue: entrando nella tenda trova il compagno, disteso con le braccia dietro la nuca sul suo sacco a pelo, che apre un occhio non appena sente qualcuno scostare la stoffa della tenda.
Il moro si distende sulle sue coperte con un braccio lungo i fianchi e l’altro poggiato sulla pancia.
Dopo qualche minuto di silenzio i due ragazzi si voltano contemporaneamente sul fianco in modo da trovarsi l’uno di fronte all’altro per guardarsi negli occhi.
<< Riguardo a quello che è successo prima… >> Bert non se l’è presa, non è arrabbiato, ma è ancora sorpreso dal quel gesto.
Reiner poggia la mano sulla guancia del compagno. La accarezza lentamente con il pollice per poi ritirarla sorridendo tristemente. << Forse è meglio lasciar stare, cerchiamo di dimenticarlo… >>
Prima che possa girarsi e dare le spalle l’altro si solleva di scatto sul gomito e lo afferra per il braccio costringendolo a fermarsi. << A-aspetta, io non riesco a far finta di nulla. Perché quel bacio? Significa qualcosa per te? >>
Dopo un respiro profondo il ragazzo si rimette su un fianco, con un braccio sotto la testa.
<< Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. >> Guardo il moro che, intanto, lo guarda confuso. << Ci conosciamo da anni e ormai penso che nasconderlo sia inutile e impossibile.  E come te forse anche io non riuscirei a fare più finta di nulla. Ci sono cose che non possono essere nascoste troppo a lungo, e meglio dirle non appena si presenta l’occasione. Il momento non è forse dei migliori visto quello che ci aspetta… Ma è meglio farlo adesso che rimanere con l’idea di doverlo ancora fare o avere i rimorsi per non averlo proprio fatto. >>
Il biondo prende con la mano libera quella del c0mpagno e la stringe come avevano fatto poco prima. << Bert, tu sei la persona più importante per me. Ormai sono anni che penso di provare qualcosa per te, io… >>
Mentre ascolta quelle parole Berthold sussulta spalancando gli occhi per un secondo, sente il cuore perdere un battito e poi accelerare, per un attimo ha percepito i suoni intorno a lui ovattati, tant’è che teme di non aver sentito bene. Ma legge il labiale e sa di non essersi sbagliato: quel ‘ti amo’ conclude la frase e lascia spazio al silenzio rotto solo dal respiro pensate di Reiner che lo guarda. Sicuramente vuole vedere la sua reazione che, Bert immagina, essere costituita dalla bocca leggermente socchiusa, il rossore sulle guance e gli occhi che lasciano trasparire l’imbarazzo e la sorpresa da cui è colto.
Forse dovrebbe dire qualcosa, ma cosa? Non parla, lo guarda negli occhi, sopraffatto da alcuni pensieri: sente un formicolio allo stomaco e si chiede a cosa sia dovuto. Cosa prova lui per l’altro? Fino a qualche ora prima era certo di essere innamorato di Annie, non riusciva a togliersela dalla mente. Ora è come se lei sia sparita dai suoi pensieri lasciando posto ad altri sentimenti.
Quando sente la mano dell’amico scuoterlo leggermente il ragazzo sbatte freneticamente le palpebre un paio di volte.
Mentre Reiner lo guarda con aria interrogativa Berthold si solleva sul gomito mettendosi a sedere. Si sente osservato e sa che difficilmente gli verrà perdonato questo silenzio. Dietro di lui sente dei movimenti e con la coda dell’occhio vede il compagno mettersi seduto accanto a lui.
<< A-allora… >>
Il moro però non gli dà il tempo di parlare perché, in un momento di improvviso e inaspettato coraggio, si sporge verso l’altro ragazzo e, stringendogli con la mano la camicia sul petto, permette alle loro labbra di toccarsi di nuovo.
Mentre i due approfondiscono il bacio lasciando che le lingue si intreccino, la mano di Bert allenta la presa e inizia ad accarezzare il petto del compagno che, intanto, sposta una mano dietro alla sua nuca intrecciandola poi tra i capelli.
Il moro scende a lasciargli piccoli e caldi baci sul collo, slacciando la cintura e i primi bottoni della camicia, il biondo lascia che la mano scivoli lasciva lungo il lato della gola e poi sul letto per accarezzarlo e sbottonargli poi, con un po’ di fatica non potendo vedere i bottoni, sia la cinghia sul petto che la camicia; gli prende il viso tra le mani tornando a baciarlo.
Le mani di entrambi riprendono a esplorare il petto dell’altro sotto la stoffa soffermandosi di tanto in tanto sui capezzoli e sulle linee dei pettorali, scendendo verso il basso sugli addominali, per poi continuare a toccare il basso ventre e infilare le prima falangi delle dita nei pantaloni.
Quella maledetta cintura limita troppo i movimenti e i posti facili da raggiungere.
Deciso a non fermarsi Reiner slaccia la cinghia del compagno allentandola sui fianchi ripetendo poi la stessa operazione su se stesso.
Entrambi aiutandosi con le punte dei piedi tolgono le scarpe riuscendo così ad allentare tutto l’insieme delle cinture per poi, con un ultimo sforzo, sfilarle completamente; ormai liberi i due ragazzi riprendono a baciarsi e, distesi su un fianco l’uno di fronte all’alto, a toccarsi partendo dal collo per poi scendere lentamente.
I due hanno smesso di pensare a tutto: alla missione, alla coordinata, alla legione esplorativa, ad Annie e a Christa. Ora ci sono solo loro due, nessuno intorno, solo il loro amore.
Entrambi hanno trovato nell’altro il conforto, la sicurezza e la calma che necessitavano da tempo, un momento in cui niente conta al di fuori di loro.
Tutti e due sanno che è cambiato qualcosa, non sono più gli stessi e sicuramente d’ora in poi si guarderanno con occhi diversi.
Dovranno parlare per trovare una risposta a quella banale domanda “E ora cosa siamo?” ma in quel momento, mentre uno sente i respiri e i gemiti dell’altro e viceversa, non vogliono pensarci, non vogliono mettere fine a quell’atmosfera che si è creata in modo così leggero, puro ma inaspettato.
Quando Reiner con la mano arriva a sfiorare l’interno coscia e poi i genitali dell’amico apre leggermente gli occhi per osservare una reazione sul suo volto: Berthold ha il viso rilassato sebbene quel tocco inaspettato gli abbia mandato un brivido lungo la schiena, facendolo sussultare impercettibilmente.
Deciso a non restare con le mani in mano il moro allunga le dita tra le gambe del compagno e, sorridendo leggermente, ripete le azioni che sente su di sé.
Sentono uno strano formicolio al basso sempre che si propaga lungo il loro sesso che preme contro la stoffa dei pantaloni.
Presa confidenza con il corpo dell’altro l’imbarazzo è sparito e nessuno dei due ha intenzione di fermarsi o trattenersi.
In fin dei conti è una cosa naturale di cui non potevano né dovevano vergognarsi…
Arrivati ormai ad un punto di non ritorno, e con nessuna intenzione di smettere, i due sbottonano i pantaloni per poi scenderli, insieme all’intimo, poco più sotto il ginocchio.
Amarsi era l’unica cosa che volevano fare in quel momento, dar sfogo a quei sentimenti tenuti nascosti per molti anni.
Ricominciano a baciarsi e, messi in una posizione comoda ad entrambi, prendono in mano il membro dell’altro iniziando a compiere movimenti delicati ma sempre più decisi, lenti ma pian piano più ritmati.
L’aria si riempie dei gemiti sommessi dei due ragazzi. Tra un bacio e l’altro Reiner morde il labbro di Berthold strappandogli un gemito di disappunto.
Avendo attirato l’attenzione del ragazzo che ha aperto gli occhi, il biondo toglie le mani dal suo sesso costringendo l’altro a fare lo stesso.
L’espressione contrariata del moro viene ben presto tramutata in sorpresa quando vede il compagno alzarsi e sporgersi verso di lui: questo inizia a lasciare baci sul suo corpo, dal collo al petto, fino a scendere verso le sue gambe; restando sempre seduto con la mano e con la lingua inizia a toccare l’asta dell’amico che inizia a emanare gemiti di piacere.
Dopo qualche minuto Berthold si solleva sul gomito e, cercando di concentrarsi su altro e non sulle sensazioni che sta provando al basso ventre, riprende a lavorare con la mano sul membro eretto del compagno.
Continuano così per qualche minuto, poi il moro costringe l’altro ad alzarsi e, dopo averlo baciato leggermente sulle labbra, inverte i compiti piegandosi con il viso tra le sue gambe.
Quando ormai entrambi sentono di essere al limite, Bert si rialza e, mentre si baciano, i due riprendono a lavorare l’uno sull’altro con le mani.
Bastano pochi secondi e i due raggiungono l’orgasmo con un gemito sommesso, leggermente più forte degli altri.
Si lasciano andare uno accanto all’altro sui sacchi a pelo con il fiato corto e i battiti accelerati; lasciando che le mani si intreccino e che le fronti si tocchino.
Dopo qualche minuto di silenzio e semplici carezze il moro decide di parlare.
<< I-io non pensavo potesse succedere tutto in così poco tempo. >>
<< Pensi sia cambiato qualcosa adesso, tra noi? >>
Bert ci pensa su un attimo poi annuisce, convinto.  << Comunque, penso di amarti… >>
Nonostante quelle parole siano stata sussurrate, Reiner riesce a percepirlo e sorride per poi sollevarsi e, poggiando la mano sul petto dell’altro, baciarlo.
L’atmosfera si sta di nuovo riscaldando quando sentono alcune voci provenire da qualche punto sulle mura.
Si vestono velocemente e quando ormai sono pronti ad uscire Reiner si blocca.
<< Forse è meglio fare finta di nulla, per ora, e concentrarci sulla missione, va bene? >>
Bert rimane sorpreso, vorrebbe ribattere ma sa che non è il caso e non c’è tempo. Si limita ad annuire pronunciando un flebile << Si. >>.
Escono dalla tenda fingendo di essersi appena svegliati e vedono Zeke camminare verso di loro.
<< Spero voi siate riposati perché presto ci sarà da darsi da fare. Penso non manchi molto allo scontro, questa notte dovremo tenere gli occhi aperti. >>
I due annuiscono. Poi, guardandosi, si siedono attorno il fuoco.
Sarebbe stata una notte lunga, e i giorni a seguire lo sarebbero stati molto di più.
Ma insieme possono farcela, fidandosi l’uno dell’altro ancora una volta.
Adesso hanno la forza e la sicurezza che scaturiscono dal sapere che, finito tutto quello, avrebbero vissuto gli anni restanti stando insieme.
 
 
“Tutto sai di me
nonostante questa timidezza sul mio volto
nonostante tutta l'amarezza che mi porto
nonostante, nonostante tutto:
Fidati ancora di me.”
 
[A. Amoroso – Fidati ancora di me]
 
 
-Angolo Autrice-
Ciao a tutti!
Allora, è una settimana che piango sulle fanart della ReiBert week (che è finita ieri) e avrei potuto pubblicare questa storia proprio in questi giorni ma ho approfittato del compleanno di Reiner per tornare sul sito di EFP e deliziarvi con questa…ehm, cosa.
In più, il biondino in questione ha bisogno di gioie quindi ho provveduto!
Premetto che io stessa mi odio per l’ultima frase, quella conclusiva, quindi vi capirò se lo farete anche voi…
Mi odio anche perché ho permesso a Zeke di interromperli sul più bello ma essendo la mia prima storia shonen-ai/Yaoi ho preferito andarci piano e fermarmi ad un rating arancione (che sono pronta a cambiare in caso fosse sbagliato).
Anzi, spero che, essendo il mio primo tentativo, non sia poi così brutto.
Vorrei chiarire una cosa sulla trama, e cioè i capitoli che ho preso in riferimento: sono, senza contare quelli al centro, il 72 dal punto in cui i due sono seduti sul muro (quella è tipo una delle mie pagine preferite *^*) e il 77, concludendo la OS proprio prima che i due inizino a parlare intorno al fuoco con Zeke e, tirando in mezzo Annie, a fingere che tra loro non sia successo nulla (cosa che Reiner fa anche poco dopo mentre corrono sul muro prima di separarsi).
Ma perché fingere? La immagino come una sorta di “autodifesa”, soprattutto da parte del biondo: il forte amore per Bert, la paura di rovinare un’amicizia che dura da anni, il fatto che il moro sia apparentemente innamorato di una ragazza, unito alla freddezza che bisogna avere in battaglia.
Ho provato a sperimentare scrivendo al presente e nonostante sia stato difficile sono abbastanza contenta del risultato…
Penso di aver detto tutto, e come sempre mi dilungo troppo… ^^”
Ringrazio chi leggerà e chi, volendo, lascerà un commento per farmi sapere cosa ne pensa!
Penso di tornare presto con una nuova storia già pronta, quindi… Alla prossima, Mino-chan! :3

Significato Titolo: Fidati ancora di me: conforto, amore, rifugio.

 
  
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