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Autore: Elphie94    02/08/2017    1 recensioni
[Modern!AU] Considerato il più grandioso genio del nuovo secolo, Erik Danton vive recluso, nascondendo al mondo la ragione della sua volontaria segregazione. La sua vita cambia quando vi entra a far parte Meg Giry, una ragazza spavalda e apparentemente senza regole, che diverrà la sua nuova (quanto involuta) allieva. Tra i due non scorre buon sangue, ma nessuno, neanche Erik, può prevedere il futuro...
[Edit 2020: lievi correzioni e modifiche al testo.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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xv.   
 

Erik non credeva di serbare tanta pazienza dentro di sé, eppure eccolo lì: tremante di desiderio (per lei) e disgusto (per se stesso) mentre Meg sbaglia per l'ennesima volta un accordo di un brano di Beethoven.
Finché non è stufa e batte un pugno sulla tastiera, così forte che Erik teme che abbia rotto qualche tasto. Ma è il suo viso arrossato dal furore che lo attira, adesso.
«Non so come tu faccia. Sono due settimane — due settimane — che va avanti così. Ora basta.»
Meg si rizza in piedi, sollevando il mento in una posa di sfida. Erik, d'istinto, arretra.
«Come puoi ignorare quello che è successo? Perché è successo. Non lo si può negare. Non puoi sempre nascondere tutto dietro una maschera, Erik!»
Lui fa una smorfia che assomiglia più a un ringhio. «Non mi sembravi meno restia a discuterne, Meg. E non è successo niente
«Per te è stato niente?» L'amarezza stilla dalla voce di Meg.
«E per te, invece?»
Rimangono in silenzio a guardarsi. Dopo qualche attimo di mutismo ostinato, Erik continua: «Non posso darti quello che cerchi.»
«Tu non sai quello che cerco.»
«Di certo non uno con la mia faccia.»
«Non me ne frega un cazzo della tua maledettissima faccia!»
«Dannazione, Meg — ho il doppio dei tuoi anni!»
«E allora? Humphrey Bogart e Lauren Bacall.»
Erik strabuzza gli occhi, confuso. «Cosa?»
«Bogart e la Bacall avevano più anni di differenza tra loro di noi, eppure…»
«Meg, forse ti è sfuggito un piccolo particolare: io non sono Humphrey Bogart.»
«E io non sono Lauren Bacall, per quello che vale.»
Meg china lo sguardo sulle proprie dita intrecciate, quasi in segno di preghiera.
«Dimmelo.»
«Dirti cosa?» La voce di Erik è rauca e stanca, come il latrato di un cane malato.
«Che per te è stato importante. Sii sincero, per una volta. Niente maschere.»
Erik si massaggia le tempie. Potrebbe dirle ora che la desidera come mai ha desiderato qualcuno; che la ama come un uomo può amare una donna, e non un'idea; e quanto sia sbagliato tutto ciò.
Ma lei non sarebbe mai felice al fianco di un mostro. Lei merita il meglio, e lui ha imparato ormai da tempo che non fa parte di quel meglio.
Pertanto, non proferisce parola. Resta muto, il cuore in sintonia con la disperazione che gli scioglie le viscere.
«Capisco.»
Non è un gioco per me, Meg, vorrebbe dirle, ma si arresta in tempo. È per il suo bene, si convince. Ed è pronto a soffrire per questo.
Lei sbatte le palpebre, gli occhi lucidi. «Sì, ho capito.» Infila le sue cose nella solita borsa a tracolla e, ancora in lacrime — e probabilmente furiosa, con se stessa e con lui — fugge via come un uccello migratore.
Torna nelle terre del sole, Meg. È lì il tuo posto.
In un impeto di furore, Erik scaglia a terra tutti gli spartiti che può, un singhiozzo nel petto e la gola stretta. Poi collassa sul divano, sfinito da emozioni che non riesce a decifrare.


È sera tardi quando suonano freneticamente al campanello. Erik si affretta ad indossare la maschera, in maniche di camicia, certo che solo il Daroga abbia ragione di venire a fargli visita ad un'ora così impossibile, con la pioggia e il vento che sbatacchiano le imposte come moniti di déi arrabbiati.
Naturalmente si sbaglia.
La Harley Davidson è parcheggiata sul vialetto di ghiaia; la sua proprietaria gli si staglia dinanzi, simile a un pulcino bagnato rivestito di cuoio nero dalla testa ai piedi. Erik non è sicuro che le gocce d'acqua sulle sue guance siano stille di pioggia.
«Posso entrare?»
Erik non perde tempo e annuisce — non è così rude da lasciare che qualcuno rimanga lì fuori in simili condizioni atmosferiche.
Meg avanza nell'androne di marmo, inzaccherando di fango il costoso tappeto persiano. Se ne accorge, e fa una smorfia. «Chiedo scusa» dice, accennando ai suoi stivali sudici.
«Non importa» le assicura Erik in tono di noncuranza.
Dopo qualche attimo di silenzio in cui lui pondera su come agire, le chiede se ha bisogno di cambiarsi o di una tazza di tè. Meg scuote rigidamente il capo.
«Devo parlarti. E non interrompermi finché non ho finito. Per favore
Erik deglutisce, ma resta in solerte ascolto.
«Devo dirti — e mi costa farlo, ma fanculo l'orgoglio — che sei l'uomo più straordinario che io conosca. Nessuno mi capisce come te, nessuno mi dona un equo senso di pace.» Non lo guarda negli occhi, e questa volta Erik capisce che sta piangendo sul serio. La sua voce si incrina pericolosamente. «Il solo pensiero di te mi consuma in un modo che mi spaventa e mi confonde al tempo stesso. Ti darei il mio cuore — tutta me stessa — se tu lo volessi. Mi hai cambiato la vita, e… cazzo. Cazzo. Credo di amarti. Fanculo, è così. So che non ha senso, ma quando mai qualcosa nella mia vita ha avuto senso? E ti prego di… di accettarmi. Fidati di me quel tanto da capire che non ti sto prendendo in giro; che non si tratta di una curiosità morbosa o di un interesse fatuo. Se non mi vuoi, lo capisco, certo. Non posso sconfiggere un fantasma. Ma se invece…» si porta una mano alla gola, soffocando un singhiozzo, «lasciati andare. Concediti di essere felice.»
Erik vorrebbe dirle tante cose. Vorrebbe dirle che tutte le galassie dell'universo — l'infinito — sono concentrate in lei. Si limita a piangere silenziosamente, le lacrime che gli colano da sotto la maschera nera.
Le si accosta gradualmente, come farebbe con un cucciolo spaurito — e in fondo lui è rimasto il cucciolo d'uomo arrabbiato con Dio e alla ricerca dell'amore che gli è sempre stato negato. Le sfiora una guancia umida di lacrime e pioggia. Non ha mai percepito nulla di più soffice sotto le sue dita. Lei rabbrividisce al suo tocco, e non di freddo o paura.
«Stai gelando.»
«Non sai dirmi altro?»
Lui sorride. La sua Meg è pungente come sempre.
Lei gli accarezza il viso mascherato con un fare lento e delicato che lo stupisce; poi il petto, all'altezza del cuore — palpita con la forza di una supernova in combustione.
«Togliti la maschera.»
Lui si irrigidisce. «Non posso.»
«Solo per un attimo. Voglio provare una cosa. Dopo potrai rimetterla, se vuoi.»
Con dita tremanti, Erik si sfila la prigione che ha sul viso, mostrando ciò che cela. Meg lo conosce e non arretra. Ha la fronte aggrottata e la piccola bocca distorta in una smorfia, ma lo esplora con dita curiose e sapienti, alzandosi sulle punte per baciargli ogni traccia di lacrime sulle guance — se tali si possono definire — e di paura sulla fronte. Infine le labbra: sottilissime, due cicatrici sulla pelle devastata.
Meg bacia senza paura la Morte Vivente, e non muore! Non sta morendo! È perfettamente viva e vegeta e calda tra le sue braccia, e si appoggia a lei, sentendo che le ginocchia gli cedono dall'emozione. Lei sorride, asciugandosi gli occhi gonfi.
«Qualcuno mi ha detto che hai la reputazione di essere un cattivo ragazzo» dice scherzosa.
«Chi?» chiede lui, altrettanto ironico.
«Un brutto anatroccolo con il verso di un angelo. Lui non lo sa, ma è in grado di volare più in alto di tutti, anche se non si trasformerà mai in un cigno. Lo è già agli occhi della irritante cornacchia che lo ha adocchiato.»
Erik sorride all'immagine. «E quindi…?»
«E quindi…» lo motteggia lei di rimando, «hai un letto o dormi in una bara?»
«Divertente.»
Meg soffoca una risata sul suo petto, mentre lui si infila nuovamente la maschera protettiva. Senza preavviso, la prende tra le braccia, e lei emette un pigolio di sorpresa e delizia insieme, aggrappandosi a lui come a un'ancora.
Erik la conduce nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle. Non è più tempo per le parole.

 
Erik trema al tocco di Meg, e si scioglie come cera sotto le sue dita. Lei è uno splendore, seppure zuppa di pioggia e fango — lui le scosta le ciocche incollate al viso minuto e scuro e angoloso con delicatezza. Lei gli permette di esplorare il suo corpo nudo — le imperfezioni, le antiche cicatrici d'acne giovanile — con la pazienza di un archeologo, o l'anatomista che è. Lei si acciglia dinanzi al suo, di corpo, ricoperto di mille cicatrici — sono una reliquia di guerra, le spiega in tono indecifrabile, e lei annuisce senza fiatare.
Poi sono baci e gemiti e — non ha mai creduto di potersi sentire vivo, eppure la trova, la vita, qui, sulle labbra di questa ragazza meravigliosa, quando entra in lei e — Dio, chi pensava che annegare fosse tanto simile a una rinascita? Lei gli resta aggrappata e mormora il suo nome, annebbiata dal piacere.
Rimangono per qualche attimo in silenzio, immoti e ansanti, nelle narici la trasudazione dell'altro.
«Tremi» sussurra Meg, scostandogli dalla fronte una ciocca di capelli. Erik annuisce, poggiando la fronte sui suoi piccoli seni: non ha mai conosciuto un piacere così grande, né ha mai pensato che sarebbe stato possibile per lui provarlo. Meg non è l'angelo o la santa che Christine rappresentava per lui; è complice, amica, compagna, amante.
Così è questo ciò che accade quando due stelle collidono, pensa, rilassandosi su un fianco. Meg lo imita, con le ginocchia strette al petto. Per qualche attimo, il silenzio cala come un drappo benefico su di loro; infine, Meg lo strappa con un inaspettato: «È la prima volta che faccio l'amore con un uomo.»
Erik sbatte le palpebre, dapprima perplesso. Poi scoppia a ridere, divertito.
«Meg, sai che sono inesperto in questo campo, ma sono anche un uomo di mondo, nonché un anatomista. So bene come nascono i bambini, e tu hai una figlia.»
Meg si unisce alla sua risata. «No, volevo dire… Il sesso è una cosa, l'amore un'altra. Non ho mai provato qualcosa di simile, prima.»
«Neanche con Luc?»
«Neanche con Luc.»
Inutile aggiungere che lo stesso vale anche per lui.
«Tua madre mi ucciderà quando verrà a sapere di… di noi, insomma.» È stupito che esista un noi, dopotutto.
«Era sospettosa al riguardo già da un po' di tempo, persino da prima che ti portassi con me a New York.»
«Davvero?»
«Non smettevo mai di parlare di te, tanto che credo di aver fatto impazzire sia lei che Luc. Diceva che mi si illuminava il viso ogni volta che ti menzionavo.»
Erik sorride al pensiero.
«Per quanto riguarda la mia terapista, è stata lei a consigliarmi di… dichiararmi, insomma. Capiva il mio malessere, e mi ha suggerito di andare dritta al punto e scoprire la verità. Non credo immaginasse che saremmo finiti così.» Meg fa un cenno alla loro nudità, ed Erik ride.
«Era sicura che ricambiassi i miei sentimenti. E se la cosa rendeva felici entrambi, allora era giusta, malgrado tu abbia quasi il doppio dei miei anni.»
«E la mia faccia? È un aspetto da non sottovalutare» soggiunge lui, sarcastico.
Lei sorride. «Quello è l'ultimo dei problemi.»
Fanno l'amore di nuovo, quella notte — è come abbeverarsi a una sorgente fresca in un deserto arabo; è come rinascere di nuovo, per lui, e sentirsi alla fine completo. Poi si addormentano l'uno di fianco all'altra, lei con il capo sul suo petto, e lui non riesce a sopprimere dentro di sé la sensazione di meraviglia assoluta che lo pervade nell'accarezzarle i capelli arruffati, quasi assista ad un miracolo.
Non esistono incubi per lui, quella notte, solo visioni di un cielo a malapena sognato e ora finalmente reale.
Sono vivo. Sono vivo sono vivo sono vivo…


Il suono del campanello lo tramortisce, destandolo subitaneamente. Si allontana da Meg, ancora dormiente, con non poca riluttanza. Il suo calore lo rende meno simile a un cadavere vivente, in qualche modo. Afferra i primi abiti che gli capitano sott'occhio e scende di sotto per aprire la porta. Ad accoglierlo è il Daroga, che appare sospettoso dello stato caotico in cui si trova il suo eccentrico amico — non solo nell'aspetto, ma anche nel portamento, quasi avesse assistito a una visione miracolosa di cui resta ancora ostinatamente incredulo. Inarca un sopracciglio.
I due uomini si scambiano i consueti convenevoli, finché Nadir non dice: «C'è la moto di Meg parcheggiata sul vialetto.»
Dannazione! Si erano entrambi dimenticati della moto, presi com'erano l'uno dall'altro.
«Ah. Sì.»
«Come mai è qui a quest'ora del mattino?»
Erik si finge calmo e gelido mentre il suo cervello rigurgita, come un vulcano, lapilli di dubbi e spiegazioni insensate. La realtà è che non sa cosa rispondere.
«Ha dormito qui?»
Le orecchie di Erik assumono uno spaventoso color papavero. Nadir sbatte le palpebre, accigliato.
«Daroga, io…»
«Non sei in obbligo di dirmi nulla. Ho capito. Sono… felice per te, davvero.»
«Quindi approvi?»
«Non mi pare che tu abbia mai avuto bisogno dell'approvazione di qualcuno per fare quello che vuoi.»
«Cosa stai insinuando?»
«É giovane» risponde Nadir, pensando ad alta voce. «Sei sicuro di quello che stai facendo?»
«Non sono proprio sicuro di nulla, ora più che mai. Ma ti avviso, è stata lei a volerlo.»
«Sicuro?»
«Completamente. Per chi mi hai preso?»
Ora Erik è arrabbiato. È molte cose, ma non un seduttore di fanciulle innocenti. Sebbene Meg non possa dirsi esattamente una fanciulla innocente.
«Una donna mi ha baciato. Anzi, più di questo.» Si ferma ai sottintesi. «E non è morta, Daroga! Sono uscito dalla mia tomba sconsacrata e ho finalmente ammirato la luce del sole. Neanche il paradiso del tuo Allah potrebbe rendermi più felice, adesso.»
Seppure ancora vagamente perplesso, Nadir distende le labbra in un sorriso. «Se siete felici entrambi, allora approvo, e con tutto il cuore.»
Gli porge una mano, che lui stringe con un calore che non credeva possibile, prima.
«Congratulazioni.»
Quando se ne va, Meg — vestita della sua camicia — scende a passi felpati la rampa di scale e gli si avvicina da dietro, circondandogli il torso con le braccia ossute.
«Allora, cosa ha detto?»
Quindi ha ascoltato tutto. «Non si origlia.»
«Non potevo certo farmi vedere dal povero Daroga in questo stato indecente.»
«Ora devi affrontare tua madre.»
«E Luc.»
Erik sospira. «Già. Non era un mio fan?»
«Non se vai a letto con la madre di sua figlia.»
Con una smorfia, Erik scuote il capo. «Il richiamo della carne è forte, ma…» dice, seguendo con un dito la curva dei suoi piccoli seni. Meg ha un brivido.
«Ma è molto più di questo» conclude lei con voce resa ancor più roca dall'eccitazione.
«Sì. Ciò che provo, e quanto mi hai detto, lo confermano.»
«A tal proposito, io vado a riscaldarmi sotto la doccia. Se vuoi seguirmi, Monsieur…»
Quando lei, sgusciata via dalla sua presa, risale le scale lasciandosi dietro la camicia, Erik capisce di non avere scelta al riguardo.



Scena VIII

DOTTORESSA LAURENT: Immagino sia stato sconvolgente per tutti.
MEG: Non sapete quanto. Mia madre aveva… molte perplessità riguardo il suo aspetto. Sa che è deforme, sebbene non l'abbia mai visto, e non lo giudica per questo, ma… sa anche che la normalità non è possibile per noi. Si preoccupa. E poi, tremo al pensiero di ciò che farebbe se venisse a conoscenza del suo passato… problematico. In ogni caso, si è arresa al fatto che io lo amo, e che lui ama me. Sebbene lui sia molto più grande…
DOTTORESSA LAURENT: Un problema in più.
MEG: Sono un'adulta consenziente e lui non è un maniaco, su questo non ci sono dubbi. A letto, sono più esperta di quanto lui potrà mai essere: ho già una figlia, mentre Erik… a volte è un tale bambino. È come se la crescita di qualcosa, in lui — diciamo pure il rapporto con il suo corpo e le sue emozioni — si sia fermata ad uno stato pre–adolescenziale. Ma siamo pari in tutto. Non chiederei di meno da una relazione così importante.
DOTTORESSA LAURENT: Se lui ti ama e ti rispetta, neanch'io vedo il problema.
MEG: Ho incontrato tanti giovani che mi vedevano solo come un oggetto sessuale, o una sgualdrina, per la mia… passata promiscuità. Erik non penserebbe mai queste cose di me, perché lui sa cosa significa essere trattati come meno che umani.
DOTTORESSA LAURENT: E Luc?
MEG: Luc è… confuso, ma non sorpreso. È un fan di Erik, lo sapete, oltre che il mio più caro amico, e desidera la mia felicità. Ha scherzato sul fatto che avrei dovuto accorgermi prima di essere innamorata di lui, perché, con una simile voce da Adone, ogni donna cascherebbe tra le sue braccia. Questo ha divertito molto Erik. In realtà, credo che ne fossi innamorata persino da prima che mi raccontasse la verità sul suo passato o che vedessi il suo volto smascherato. Dopo, naturalmente, è cambiato tutto, ma quel sentimento è rimasto, e si è evoluto.
DOTTORESSA LAURENT: Quindi sono tutti d'accordo.
MEG: Più o meno, sì. Finora tengo nascosta la relazione alle mie amiche e compagne nel corps de ballet, ma… se la cosa diventasse più seria…
DOTTORESSA LAURENT: Ci hai già pensato?
MEG: Sì. Questo significherebbe che dovrebbe svelarsi al mondo in quanto mio…
DOTTORESSA LAURENT: Marito?
MEG: (arrossendo) Sì.
DOTTORESSA LAURENT: Lui è disposto a farlo?
MEG: Per amor mio, sì. Ma la maschera rimarrà sempre parte di lui; è il suo scudo più forte, un'armatura che getta via solo con me.



Note dell'Autrice: E siamo arrivati all'ultimo capitolo di questa storiella così modesta! Presto aggiornerò con l'epilogo, guys. Scrivere di Meg ed Erik in un universo contemporaneo è stato davvero divertente. Spero che abbia divertito anche voi!
(La loro differenza di età, a cui è facile arrivare con qualche conto, è di ventun'anni. Che è parecchio, ma poteva essere anche peggio, considerando che Erik nel libro di Leroux ha come minimo cinquant'anni.)
E ora, le recensioni!

Elisagemma: Oddio, cara, se avessi saputo che controllavi ogni giorno per un nuovo aggiornamento, avrei davvero aggiornato quotidianamente! Concordo sul fatto che siano una droga. E anche che sono cocciuti, sì. Che ne dici di questo “capitolo” finale? Finalmente si sciolgono! Quanta dolcezza, eh? A presto per l'epilogo! :*

ondallegra: Grazie mille! Sono contenta che la fic ti piaccia e che tu mi abbia seguito anche in quest'avventura. Alla fine, in questo capitolo siamo arrivati al punto che tutti (?) aspettavano con ansia! Commenti al riguardo? Qualche critica? Sono aperta a tutto. :D
All'epilogo, carissima! <3
   
 
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