Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: gr_lady863    02/08/2017    8 recensioni
Anche quando tutto appare perduto, la vita riesce a sorprendere la nostra Oscar. Ancora una volta, l'immenso amore tra Oscar e André lascerà una traccia tangibile di sé.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ennesimo colpo di tosse mi ha tolto il respiro per un tempo che mi è parso interminabile, ho avvertito un intenso bruciore in gola e, mentre l’ennesimo flutto di sangue macchiava le mie labbra, ho perso i sensi.
Quando sono rinvenuta, ho avvertito la presenza al mio fianco di Nanny, di mia madre e del dottor Lasonne, che, ora, mi sta visitando accuratamente.
Mi viene da sorridere per le premure che tutti mi riservano. Non hanno ancora capito che questa malattia è per me la sola possibilità di salvezza, l’unico modo per mettere fine ai tormenti della mia anima. Accolgo ogni colpo di tosse come un dono di Dio, poiché ogni rivolo di sangue che sporca le mie labbra mi avvicina sempre di più al momento in cui potrò incontrare il mio André.
André, il mio André, è morto tra le mie braccia, colpito da una pallottola destinata a me, da poco più di un mese. Da quel maledetto giorno, la mia vita ha perso ogni significato, è priva di valore, di colore, di sentimenti. Da allora, invoco la morte, con tutta me stessa, come unico sollievo.
Il mio André è morto e ha portato con sé la mia anima. Cosa resta di me? Cosa sono io senza André? Come posso sopravvivere senza la mia unica ragione di vita? Come faccio ad assistere, ogni giorno, al sorgere e al tramontare del sole, se i suoi occhi color smeraldo non ammirano lo stesso spettacolo? Che senso ha svegliarsi, mangiare, parlare, ridere, se lui non è con me? Perché i miei genitori e Nanny si ostinano a volermi salvare? Come fanno a non capire che quella maledetta sera, insieme ad André, sono morta anch’io? Il mio cuore sanguina, la mancanza di André mi lacera il petto e mi stringe la gola in una morsa insopportabile. André, amore, ti prego, vieni a prendermi.
Il dottore, prima di andare via, ha sussurrato qualcosa ai miei genitori e alla nonna di André e, ora, qui, accanto al mio letto, Nanny continua a piangere. Perché mi sembra più disperata del solito? Povera donna, anche lei non è più la stessa da quando il suo adorato nipote ci ha lasciate, André era anche il suo raggio di sole, l’unico legame di sangue che le restava.
Mi ha appena posato la sua mano rugosa sulla guancia e continua ad accarezzarmi, tra le lacrime, e, quindi, mi decido a rivolgerle la parola, sebbene io sia stremata e faccia fatica a parlare.
-   Cosa succede? Perché continui a piangere? Cosa ha detto il dottore?
-   Oh, piccola mia …sniff… sniff … il dottore ha detto …
Nanny non riesce a proseguire. Ora, anche i miei genitori si sono avvicinati al mio letto, riesco a vedere le lacrime di mia madre che, pur mantenendo la sua nobile compostezza, soffre terribilmente per il mio stato di salute.
Madre, mi dispiace vedervi così afflitta, ma io non posso non gioire per la mia imminente fine.
É mio padre che prende la parola.
 Nonostante la voce rotta dall’emozione, è, come sempre, diretto, non tergiversa e con il suo piglio da militare, mi dice:
-   Oscar, figlia mia, il medico ci ha dato una notizia sconvolgente… aspetti un bambino...
Si ferma un attimo, affinché io metabolizzi la notizia. Cosa? Un figlio? Un bambino, frutto dell’amore tra me e André, la testimonianza che ci siamo amati e desiderati. Questa notizia mi riempie il cuore di gioia, ma nello stesso tempo acuisce il mio dolore. Dio, perché hai voluto negargli anche la gioia di essere padre? Quella notte, tra le lucciole danzanti, mi ha confessato che il suo più grande desiderio è sempre stato quello di avere dei figli da me. Dio, perché sei stato così crudele con il mio povero André? Era, forse, troppo perfetto per essere un comune mortale? Vedevi, forse, in lui, un rivale? Temevi che, con la sua bontà d’animo, potesse offuscare la tua magnanimità? Non riesco a giustificare, altrimenti, la sorte crudele che gli hai riservato.
O, forse, la colpa è solo mia, è inutile che cerchi di imputare ad altri le mie responsabilità, sapevo che la sua vista era compromessa, dovevo portarlo via e proteggerlo. Sono stata ancora una volta stupida ed egoista e il mio André, ora, sarà privato anche della gioia di stringere tra le braccia il nostro bambino.
-   Oscar, non è tutto…il dottore ha detto che sei troppo debilitata per affrontare il parto e, sicuramente, tu…
Mio padre non riesce a parlare, la sua maschera da soldato è caduta e tocca a me rassicurarlo.
Per la prima volta nella mia vita, afferro la sua mano, per infondergli coraggio, e gli dico:
- Padre, morirò? Non importa, questa è la notizia più bella che voi poteste darmi: morirò, dando alla luce il figlio di André. Padre, non voglio vivere la mia vita senza André, non ne sono capace, lui è sempre stato la parte migliore di me, il mio faro nella notte più buia, la mia ancora di salvezza, il mio compagno di avventure, il mio respiro di vita. Da quel giorno nefasto in cui André è morto, attendo, con trepidazione, la mia morte e, ora, voi mi avete appena detto che morirò nel dare alla luce il figlio di André. Padre, sapete cosa vuol dire questo? Che il nostro amore non è stato vano, che una parte di me e di André continuerà a vivere. Mi dispiace terribilmente di non poter crescere mio figlio, io e André lo avremmo amato alla follia, ma lui sarà in buone mani, tutti voi lo amerete. Io, però, ho bisogno di raggiungere André. Io gli appartengo, senza di lui, la vita non ha senso.
Un altro terribile colpo mi impedisce di continuare. Voglio solo che si prendano cura del mio bambino, quando nascerà.
 
∞ ∞ ∞ ∞ ∞
 
Il tempo trascorre molto lentamente. Sono al settimo mese di gravidanza e passo le giornate sdraiata nel mio letto. Proprio io che ho sempre svolto una vita intensa e movimentata sono costretta a rimanere inchiodata su questo letto. Sono troppo debilitata, per essere in grado di restare in piedi più di qualche minuto, ma, oggi, ho voglia di alzarmi.
Con l’aiuto di Nanny, mi affaccio al balcone della mia stanza; nonostante sia ancora inverno, è una giornata serena. Appoggiata alla balaustra, mi godo il lieve tepore che il pallido sole di febbraio mi regala, appoggio le mani sul mio ventre gonfio che ha assunto, ormai, dimensioni esagerate, tanto che il medico sospetta che io sia in attesa di due gemelli[1]. L’idea mi riempie il cuore di gioia, se così fosse, i miei bambini potrebbero sostenersi e confortarsi a vicenda, crescere insieme, vivere in simbiosi, farsi forza l’uno con l’altro, così com’è stato per me e per André.
Quanto mi manca! Non esiste attimo della giornata in cui la mia anima non aneli di ricongiungersi alla sua. L’unico motivo che mi spinge a continuare a lottare è questo ventre che pulsa di vita, di una vita che porta impressi i tratti del mio André e del nostro amore.
Quanto vorrei che fosse qui con me, parlargli delle mie paure, del timore che ho di lasciare solo il mio bambino. Voglia il cielo che siano due gemelli.
Certo, li lascerei in buone mani, so che molte persone sarebbero disposte a prendersi cura di loro: oltre a Nanny e ai miei genitori, ci sarebbero Bernard, Rosalie e Alain. Loro tre, negli ultimi mesi, sono venuti spesso a trovarmi. Mio padre, sebbene non sia entusiasta di accogliere in casa sua dei rivoluzionari, ha accordato loro il permesso di venire a farmi visita, pur di allietare gli ultimi giorni che mi restano da vivere
Da quanto ho appreso e come immaginavo, è stato un duro colpo per lui sapere che sua figlia, cresciuta con lo scopo di difendere i sovrani da ogni minaccia, si sia ribellata, tradendo i valori paterni e rinunciando al suo titolo, per combattere al fianco del popolo francese, in nome degli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità.
Quando sono stata ferita ai piedi della Bastiglia, Rosalie e Bernard mi hanno condotto a palazzo Jarjayes e pare che mio padre, dopo aver visto il mio corpo quasi esanime, nonostante si sentisse tradito da me, sia scoppiato in lacrime e abbia ordinato di portarmi in camera e di chiamare un dottore.
Povero padre! Lo so che vi ho deluso e mi maledico per non essere fuggita via. Per cosa ho combattuto? Sì, certo, non avrei mai ordinato di sparare sulla folla, il popolo parigino si è ribellato, perché stremato dalla fame e dallo strapotere di nobili corrotti.
Ma ora cosa ne sarà di questa Francia? Ho paura che la fame e il malcontento del popolo siano solo uno strumento che uomini avidi di potere stanno aizzando contro l’ordine costituito, per preparare la propria ascesa politica. Avrei dovuto immaginare, memore degli episodi di Saint Antoine, che le giuste rivendicazioni del popolo sarebbero sfociate in azioni disumane; mi hanno raccontato che, dopo il mio ferimento, al governatore Launey è stata riservata una sorte atroce. Da allora, è iniziata una caccia al nobile violenta e insensata, per nulla conforme a quell’ideale di uguaglianza, in nome del quale abbiamo lottato. Ne è valsa la pena combattere, a costo della vita? Ne è valsa la pena tradire la mia famiglia e la mia regina? Mi fa piacere che Maria Antonietta, nonostante tutto, abbia deciso di accordarmi il suo perdono, ha affidato a una lettera i suoi pensieri e le sue preoccupazioni per me e per il mio bambino. La mia dolce amica, rea di aver ricoperto un ruolo poco confacente alla sua natura libera e ribelle.
Se solo potessi tornare indietro a quella notte fatata, prenderei per mano il mio André e fuggirei via da questa Francia martoriata; sì, a costo di essere definita una vigliacca, non metterei più a repentaglio la vita del mio André, per nessun ideale, per quanto elevato possa essere.
Sono troppo stanca, chiedo a Nanny di ricondurmi a letto, voglio riposare.
 
∞ ∞ ∞ ∞ ∞
 
Sono iniziate le doglie da poco più di un’ora. I miei genitori, Nanny e il dottor Lasonne sono tutti qui, intorno a me. Ho chiesto a mio padre di mandare a chiamare anche i miei amici.
Voglio che siano tutti presenti, quando partorirò, voglio affidare i miei bambini alle cure di tutti loro, voglio che aiutino Nanny a crescerli[2]. Il dottore è sempre più persuaso che siano due e, ora, stiamo per scoprirlo.
Le contrazioni si fanno sempre più ravvicinate, mi manca il respiro, ma devo farcela, devo far nascere i miei bambini. Oh, André, dove sei? Stammi vicino, ti prego. Quanto vorrei che fossi qui con me, che mi stringessi la mano e mi rassicurassi.
Sono tutti fuori dalla stanza, tranne Nanny, il dottore e mia madre, che ha voluto, a tutti i costi assistere al parto. È stata irremovibile, come mai in vita sua, ha preteso di stare accanto alla sua sfortunata figlia.
Mi incitano a spingere, ma sono stremata, ho dei dolori lancinanti al ventre e la tosse non mi dà tregua. Allo stremo delle forze, spingo ancora una volta, con tutto il fiato che mi rimane nei polmoni, fino a quando, dal mio ventre, nasce la vita. In quel momento, un intenso profumo di cuoio e lavanda, profumo di casa, profumo di André, invade le mie narici e scoppio a piangere. Sì, amore mio, lo sapevo che non mi avresti abbandonata.
Un pianto irrefrenabile arriva alle mie orecchie, è il suono più dolce che abbia mai sentito: si tratta di una bambina, dicono abbia tanti capelli neri. Il medico la affida a Nanny e lei, in lacrime, afferma che è bellissima, che è identica ad André, da neonato.
Il medico conferma i sospetti che aveva, devo fare un ultimo sforzo, c’è ancora qualcuno che aspetta di venire al mondo. Raccolgo le forze e spingo, ancora una volta, con tutta me stessa e, quando sento di non farcela, avverto un tocco fresco sulla fronte e mi appare il volto sorridente di André. Il mio amore è venuto a prendermi, devo solo fare un ultimo sforzo, devo farcela. Dopo pochi istanti, il miracolo della vita si ripete, un nuovo vagito riempie questa stanza, tutto inizia a girare e perdo i sensi.
Sono rinvenuta da qualche minuto, sono stremata, non ho più forze, ma voglio vedere i mei bambini, stringerli a me almeno per una volta e voglio parlare con i miei cari. Nanny, con l’aiuto di mia madre, mi posa sul petto due fagottini profumati, sono una femmina e un maschio: la bambina ha i capelli neri, le guance rosa, le labbra rosse e carnose e i suoi occhi ricordano tanto due smeraldi, a me cari più di qualsiasi diamante. Nanny aveva ragione, è identica a suo padre. Il maschietto ha una peluria folta e bionda e i suoi occhi hanno il colore del cielo, tratto inconfondibile dei Jarjayes. Si dimena tra le mie braccia, con i piccoli pugni alzati. L’espressione corrucciata ricorda tanto la mia e quella di mio padre.
Sorrido, questi bambini sono la copia esatta di me e di André. Piango di gioia, ringraziando Dio per l’ultimo dono che ha voluto fare a me e ad André. I nostri bambini si faranno forza l’uno con l’altro, ne sono certa, come luce e ombra, percorreranno insieme il cammino della vita.
Ho bisogno di parlare con tutti, devono promettermi che si prenderanno cura dei miei figli.
Sento che le forze stanno per abbandonarmi, ma devo farcela, devo ascoltare, con le mie orecchie, la loro promessa di impegnarsi a crescere i miei bambini, con amore.
Sono appena entrati Rosalie, Bernard, Alain e mio padre. Rosalie, sebbene i suoi occhi siano colmi di lacrime, ha cercato di trattenere i singhiozzi, si vede che vuole controllarsi. Brava! La mia piccola Rosalie diventa ogni giorno più donna e più matura.
Mi rivolgo a lei:
- Rosalie, piccola amica mia. Ti prego, promettimi che ti prenderai cura dei miei bambini, che verrai a trovarli spesso e che li accudirai amorevolmente. Insegna loro a preservare la purezza del cuore, nonostante i colpi bassi della vita. Insegna loro a non provare rabbia e rancore. Amali senza soffocarli, amali con la tua dolcezza e insegna loro il rispetto per l’altro.
- Certo, madamigella Oscar, li amerò con tutto l’amore di cui sono capace. Ve lo prometto.
- Grazie, Rosalie.
Questa volta non ha potuto impedire alle lacrime di scorrere sul suo volto e suo marito, con premura, la stringe a sé. Bernard, quanto l’ho odiato: per colpa sua, il mio André ha perso un occhio e, forse, anche in questo momento, una parte di me continua a biasimarlo, convinta che, se André non avesse perso la vista, avrebbe schivato quella maledetta pallottola.
Ma lui, il mio André, non ha mai serbato rancore nei confronti di Bernard; quanto era grande il tuo animo, André? Mi facesti arrabbiare tantissimo, quando mi chiedesti di lasciare libero Bernard, dopo quello che ti aveva fatto; sostenevi che le azioni del cavaliere nero fossero dettate da nobili ideali. Io, invece, ora mi vergogno ad ammetterlo, avrei voluto consegnare il cavaliere nero alle autorità e avrei voluto che fosse condannato alla forca. Lo odiavo con tutta me stessa per il male che ti aveva causato.
Ma la tua bontà d’animo ha finito per convincere anche me e, alla fine, come sempre, hai avuto ragione: Bernard è un bravo ragazzo, onesto e corretto, lotta per affermare i propri ideali, anche a costo di sacrificare la propria vita. È un sognatore, ma temo che, col tempo, anche i suoi sogni dovranno scontrarsi con la triste realtà.
- Bernard, io ho provato molto rancore nei tuoi confronti, ma poi André mi ha fatto scoprire la persona leale che si celava dietro la maschera del cavaliere nero[3]. Se lui ti ha accordato il suo perdono, non posso non farlo anch’io. Bernard, continua ad amare e a prenderti cura di Rosalie e stai vicino ai miei bambini. Parla loro degli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, in cui credeva tanto il padre. Insegna loro a combattere per i propri ideali e a lottare per realizzare i propri sogni. Stai attento, però, il fine non sempre giustifica i mezzi. Non mi piace il clima di terrore che si inizia a respirare in Francia, abbiamo combattuto per la libertà e l’uguaglianza e non per il predominio dell'odio e della violenza. Insegna loro a ragionare con la propria testa, dì loro che la ragione e il dialogo sono armi più efficaci della forza bruta. Parla loro della lealtà e della bontà di André e del fervore intellettuale che lo ha sempre animato.
- Certo, Oscar lo farò. E, stai tranquilla, anch’io inizio a diffidare di alcuni miei presunti amici, ma gli ideali per i quali abbiamo combattuto restano giusti e nobili, erano quelli in cui credeva anche André.
Gli occhi di Bernard diventano lucidi, quando parla del mio André, il suo perdono credo lo abbia colpito nel profondo, non si aspettava un atto di tale magnanimità da parte dell’uomo che, a causa sua, aveva perso la vista. Ma il mio André era speciale, la sua bontà era disarmante.
Poco più distante da Bernard, c’è Alain, col capo chino, per nascondere la commozione. Non smetterò mai di ringraziare Alain, per essere stato accanto al mio André, per averlo confortato nel momento più buio della sua vita, quando io, comportandomi per l’ennesima volta come una ragazzina sciocca e puerile, lo avevo allontanato da me, lasciandolo solo, proprio quando aveva più bisogno del mio sostegno.
Tuttavia, in questi mesi, ho percepito una luce diversa negli occhi di Alain, ogni volta che posava il suo sguardo su di me. Devo ammettere che quello sguardo mi ha infastidito un po’; per me, Alain è soltanto un valido soldato e il migliore amico di André. Non voglio che mi guardi come se io potessi essere, per lui, qualcosa di più della compagna del suo migliore amico. Mi irrita il solo pensiero. Io appartengo solo ad André, anima e corpo, da sempre, prima di tutti i tempi. Io e André siamo la stessa cosa, le nostre anime sono fatte della stessa sostanza; anche se il destino mi avesse concesso la possibilità di vivere altri mille anni, non avrei trascorso un solo attimo della mia vita, senza desiderare di trovarmi tra le braccia di André.
Ma, probabilmente, ho solo frainteso il suo sguardo; forse, si è solo affezionato a me, perché gli ricordo il suo amico. In fondo, Alain era sinceramente affezionato al mio André e il loro legame era diventato ancora più saldo, da quando André gli era stato vicino, dopo la scomparsa di Diane. Mi rivolgo ad Alain:
- Alain, ti ringrazio per essere stato per André un buon amico. Sai, quando ho scoperto la vostra amicizia, ho provato una forte gelosia, mi feriva il fatto che André potesse avere complicità e confidenza con una persona diversa da me, con un estraneo. Ho sempre pensato, egoisticamente, di vantare una sorta di diritto di esclusiva su André, lui era il mio amico, mio fratello e nessuno doveva avere l’ardire di allontanarlo da me. E, invece, da vigliacca quale sono, l’ho allontanato io, condannando a giorni di tristezza infinita sia lui che me. Per fortuna, lui aveva te; quando ho visto che, grazie alle tue battute irriverenti, aveva ripreso a sorridere, ho iniziato a essere felice della vostra amicizia. Il mio André aveva la capacità di smascherare le persone, di scovare il buono che è in ciascuno di noi. Anche con te ha fatto questo: ha subito intuito che, dietro la tua maschera sarcastica da spaccone, si celava un uomo scaltro, buono e intelligente.
Alain, insegna ai miei figli a essere forti, a prendere la vita di petto, a risollevarsi, anche quando tutto sembra perduto.
La tua sferzante ironia può essere un’arma vincente per affrontare i dolori della vita, insegna loro a farne buon uso.
Mi raccomando, però, l’irriverenza non deve implicare una disobbedienza costante alle regole e all’autorità, poiché la società, per sopravvivere, ha bisogno di regole e di gerarchie, ricordalo sempre.
 Parla loro della bontà di André, della sua intelligenza, della sua pazienza, della sua capacità di vedere oltre, della sua onestà e lealtà, dei suoi valori.
- Certo, comandante! Parlerò loro anche della luce che illuminava lo sguardo del padre, ogni volta che avvertiva la vostra presenza; parlerò loro del vostro grande amore.
- Grazie, Alain!
Ora, i miei bambini iniziano ad agitarsi e a dimenarsi, hanno fame. Voglio provare ad allattarli[4], per una volta soltanto, anche se dubito di avere la forza necessaria per farlo e latte a sufficienza.
 Nanny allontana tutti dalla stanza, tranne mia madre, e, insieme, le due donne più importanti della mia vita mi aiutano a sorreggere questi cuccioli d’uomo. Sono perfetti, li stringo a me e mi sento già in paradiso. André dimmi che riesci a vederli. Guarda, sono stupendi i tuoi bambini. Il primo ad attaccarsi al seno è il maschietto, succhia con voracità, fino a quando non avverto un liquido vischioso scivolare sul mio seno. Non ci credo! Nonostante io sia debole e stremata dalla malattia, il mio bambino continua a succhiare con avidità e a trarre nutrimento dal mio seno.
È la sensazione più dolce che abbia mai provato. Sua sorella, dopo un po’, lo imita ed entrambi sono aggrappati al mio seno.
A un certo punto, forse, involontariamente, la piccola stringe con la sua manina sinistra quella destra del fratellino e il mio cuore esplode di gioia: ora, ho la certezza che il legame tra i due non si spezzerà mai, sarà eterno, così come l’amore tra me e André; i miei bambini si proteggeranno reciprocamente. Le lacrime scivolano inarrestabili sul mio volto, ma sono lacrime di gioia, perché l’amore ha superato la morte.
Non avevano poi così fame. Infatti, dopo un po’ si sono staccati dal mio seno e si sono accoccolati sul mio petto. So che le forze mi stanno abbandonando.
Chiedo a Nanny di fare entrare mio padre. Ho bisogno di parlare anche con lui, oltre che con mia madre e con la nonna di André.
Mio padre è appena entrato e ha posato una lieve carezza sulla testolina di mia figlia.
Sono incantata dai miei bambini, ogni parte di loro mi ricorda me e André e, sorridendo, mi viene in mente il nome da dargli: si chiameranno Oscar e Andrée. Il maschietto, che ricorda tantissimo me nell’aspetto e nel suo cipiglio combattivo, si chiamerà Oscar e la sua sorellina, già pronta a tendergli la mano, per proteggerlo, proprio come suo padre ha fatto, per una vita intera, con me, si chiamerà Andrée[5]. Sì, sono sangue del nostro sangue e questi nomi sono perfetti per loro.
Mi rivolgo a mio padre e gli comunico la mia decisione:
- Padre, vi presento Oscar e Andrée, i miei figli.
Nanny, a stento, reprime un singhiozzo. Povera nonna, ogni volta che le parlo di André, le si riempiono gli occhi di lacrime, ma ora deve essere forte.
Prima di parlare con lei, ho bisogno di farlo con mio padre.
Punto il mio sguardo dritto nel suo e gli dico:
- Padre, promettetemi che vi prenderete cura dei miei bambini, che li proteggerete e che vi occuperete della loro educazione, così come avete fatto con me e con André.
Lo so, negli ultimi tempi, le nostre visioni della società e del mondo sono apparse divergenti, i miei ideali diversi dai vostri, ma i valori di fondo, in cui credo, sono quelli che, voi, padre, avete impartito sia a me che ad André. Mi avete insegnato il coraggio, la lealtà, l’onore, il decoro, il rispetto per qualsiasi essere umano, qualunque sia la sua posizione sociale. Mi avete insegnato a non maltrattare la servitù, a rispettarla e avete sempre trattato André, sebbene non fosse nobile, come un figlio. Sì, padre, lo avete fatto, André è stato educato al rispetto, all’onore e al decoro, come ogni Jarjayes. André, per l’educazione ricevuta, era un Jarjayes, esattamente quanto me. Aveva uno spiccato senso del dovere e un forte spirito di abnegazione, combatteva strenuamente per ciò in cui credeva e lo avete sempre ammirato, per il suo coraggio e per la sua lealtà.
Sapete bene che anche il valore del nobile più coraggioso di Versailles impallidiva dinnanzi al valore di André.
Padre, proprio in forza del rispetto che ci avete insegnato per ogni essere umano, non abbiamo avuto il coraggio di puntare le armi sulla folla, composta anche da donne e bambini.
Perdonateci, padre!
Prendetevi cura dei nostri bambini, trasmettete loro il vostro senso dell’onore e della lealtà, insegnate loro la necessità di compiere sempre il proprio dovere, ma lasciateli liberi di perseguire la propria strada e di diventare ciò che desiderano essere. Siate fermo nell’educazione, ma non severo e intransigente; fate dei miei figli due individui forti e coraggiosi, ma non insensibili; non reprimete le loro emozioni, voglio che siano determinati e tenaci, ma che mantengano inalterato lo sguardo d’incanto sul mondo, esattamente come faceva André.
Ricordatevi che si porteranno dentro una ferita sempre aperta, poiché non conosceranno mai l’amore immenso che io e André avremmo riservato loro; per questo motivo, padre, non abbiate timore di cedere, qualche volta, alla tenerezza, abbracciateli ed amateli, fate sentire loro un po’ dell’immenso amore che io e André avremmo riservato loro.
 
Mio padre annuisce con la testa e le lacrime iniziano a scorrere sul suo viso, provato dalla fatica e dal dolore. Non lo avevo mai visto così fragile e vulnerabile.
Ora, mi rivolgo a mia madre, alla donna più dolce che io conosca, nobile nel portamento, nell’animo e nei gesti, l’unica, dopo André, capace di infondermi serenità, anche nei periodi di tempesta. Certo, non nego che, alle volte, avrei voluto sentirla più vicina; da ragazzina, la giudicavo troppo debole, la ritenevo eccessivamente remissiva, ma André mi faceva riflettere, dicendo che, a suo modo, mia madre, con il suo sguardo dolce, vegliava sulla mia vita e mi osservava di continuo, pronta a intervenire per difendermi. Credo che André avesse ragione, come sempre.
Quando mi rivolgo a lei, il mio sguardo si addolcisce:
- Madre, amate i miei bambini, aiutate Nanny nell’arduo compito di crescerli nell’amore. Siate per loro una nonna affettuosa e saggia, trasmettete loro il vostro contegno dignitoso, la vostra capacità di amare, senza invadere la vita altrui.
Madre, sapete, da ragazzina, ho sofferto molto per la vostra assenza, ma André mi diceva che voi eravate una delle persone più dolci, buone e affettuose che lui conoscesse e che, sebbene a distanza, voi in realtà eravate continuamente informata su ogni aspetto della mia esistenza. In questi mesi di attesa, ho goduto della vostra compagnia e ho scoperto che André aveva ragione: nonostante l’aspetto dolce, siete una donna tenace, intelligente e dal cuore grande. Sapete, in questo, mi ricordate tanto André. Madre, vi prego, amate i miei figli, colmate il vuoto che la morte mia e di André creerà nella loro vita.
- Certo, Oscar, lo farò, li amerò con tutta me stessa e sarò presente nella loro vita, più di quanto lo sia stata nella tua. Oscar, perdonami per non essermi opposta alla rigida educazione che tuo padre ti ha impartito, perdonami per non essere stata presente.
- Madre, non ho nulla da perdonare né a voi né a mio padre. Se non fossi stata educata come un uomo, non avrei vissuto una vita ricca di emozioni e di avventure, non avrei assaporato il gusto dolce della libertà e dell’indipendenza e, soprattutto, non avrei avuto il grande privilegio di condividere la mia vita con André.
Mia madre mi accarezza il viso e, in lacrime, mi dice:
- Sì, Oscar, forse, hai ragione. Anch’io ho subito amato quel bambino impaurito, dai grandi occhi verdi e, quando il suo sguardo, per la prima volta, si è posato su di te, ho subito capito che non saresti stata mai più sola. Ho voluto bene ad André come se fosse il figlio maschio che non ho mai avuto e, ora, te lo prometto, amerò i vostri figli con tutta me stessa.
Sento Nanny piangere disperata, la mia dolce nonnina. Devo parlarle, deve promettermi di essere forte ancora per un po’, deve farlo per i miei bambini.
-  Nanny, so che stai soffrendo terribilmente per la morte di André. So che, dal giorno in cui hai appreso la terribile notizia della sua morte, la tua vita ha perso ogni significato. Lo so bene, perché sono le stesse sensazioni che ho provato e che provo anch’io. Tu, però, promettimi, di resistere ancora un po’, non puoi lasciare soli i miei bambini. Sei la persona nella quale ripongo più fiducia, sei stata per me una madre e una nonna, sei la mia famiglia, sei la mia casa, sei il sapore della mia infanzia e sei la nonna del mio André. Se tu non lo avessi portato qui, io non avrei mai sperimentato l’amore e non sarei la donna che sono diventata. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Ti prego, Nanny: ama i miei figli, così come hai amato me e André, educali, con amore, dedizione e polso fermo. Insegna loro a essere sempre educati e gentili e, soprattutto, falli sentire amati, solo tu puoi farlo. In questo, come hai visto, riceverai l’aiuto di tante persone, ma voglio che sia tu quella che si occuperà dei miei figli, che rimboccherà loro le coperte, che curerà le loro ginocchia sbucciate, che metterà un freno alla loro vivacità, quando diventerà eccessiva e rischierà di sfociare nella maleducazione. Promettimelo, nonna, ti prego. Li affido a te.
- sniff …sniff…sì, amore mio, amerò Oscar e Andrée dello stesso immenso amore con cui ho amato i loro genitori. Tu, piccola mia, salutami quello scapestrato di mio nipote, quando lo riabbraccerai, digli che è stato il dono più bello che la vita potesse regalarmi. Oscar, lui ha passato la sua vita ad amarti. Una volta, quando era poco più di un ragazzino, lo avevo messo in guardia dai sentimenti che nutriva per te e lui, con il suo sguardo limpido, fissandomi negli occhi, mi aveva disarmato, dicendo “nonna, non si può scegliere chi amare. La amo di un amore infinito, nessuno mai potrà amarla nello stesso modo in cui la amo io”.
Sia io che Nanny piangiamo, io sono serena, perché finalmente raggiungerò il mio uomo e so che i miei figli saranno in buone mani.
Faccio rientrare nella stanza anche i miei amici. Devo chiedere a tutti i presenti un ultimo favore
-  Amici, padre, madre, nonna, prendetevi cura dei miei bambini e raccontate loro la storia di Oscar e André e del loro folle amore.
Noi veglieremo sempre su di loro.
Poso un ultimo bacio sulle testoline dei miei bambini, annuso, per l’ultima volta, il loro profumo inebriante e, stremata, poggio la testa sul cuscino.
André, amore mio, sono pronta, sto per raggiungerti.
Addio!


​Dedico questa breve storia a Cecile Balandier, donna dall'animo sensibile e nobile, oltre che brillante autrice, capace di far vibrare le corde della mia anima.
 
[1] Immagino che le conoscenze mediche de tempo non fossero così progredite, da poter affermare con certezza che l gravidanza fosse gemellare.
[2] Oscar è, inconsciamente, convinta che i bambini siano due e quindi pensa al plurale.
[3] Sì, oscar rivela la vera identità del cavaliere nero, nonostante la presenza del generale. Io sono convinta, però, che il generale, in fondo, sapesse che l’uomo catturato da Oscar altri non era che il vero cavaliere nero.
[4] A quanto pare, la tisi non si trasmette attraverso l’allattamento.
[5] Il nome e le caratteristiche fisiche dei bambini sono ispirati alla fanfiction “Tu la mia luce io la tua ombra” di MarieAntoinetteR.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: gr_lady863