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Autore: FriNet    03/08/2017    2 recensioni
Shion alzò la mano per calmare la furia di Hilda, ma la ragazza, ancora furente, si limitò a mordersi il labbro inferiore mentre Agape le strinse una mano nella sua.
Shion sospirò, doveva aspettarsi quella reazione ma purtroppo il suo compito non era ancora finito.
“Hilda”
Disse guardando la rossa.
“Agape”
Spostò lo sguardo sulla bionda.
“Il vostro allenamento è quasi alla fine e, per quanto mi dispiaccia, non potete rimanere senza maestri all’improvviso, due dei migliori Gold Saints si sono proposti di prendervi come allieve, siccome erano con i vostri maestri quando essi…”
Disse indicando i due uomini, fino a quel momento rimasti in disparte.
“Una sorta di contentino…”
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Sagittarius Aiolos
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolino di Fri: Eccoci qua con il quinto capitolo.
Ci sarà una bella (?) sorpresa che attenderà sia voi che le nostre saintia! Mi raccomando leggete leggete u.u
Ma ora un piccolo avviso, gli aggiornamenti saranno sospesi per due settimane, causa belle e meritate vacanze...più della sottoscritta che della povera Net...ma comunque! Appena tornata gli aggiornamenti riprenderanno, quindi non lasciateci!
Le nostre saintia hanno bisogno delle loro fan!
Soprattutto Agape, dopo questo capitolo...soprattutto lei, si.




Passarono un paio di settimane, dove le due riuscirono ad adattarsi ai vari allenamenti a cui i loro maestri le avevano sottoposte.
Aiolos e Agape avevano trovato una loro lunghezza d’onda, il sagittario ormai aveva fatto una piccola breccia nel cuoricino della bionda, prendendo questo come nuovo motivo per picchiare Seiya, accusandolo di aver rubato l’armatura di Los quando era morto. Anche se lo spirito di Aiolos stesso gliela aveva mandata…ma Agape non si era soffermata troppo su questa sottigliezza. L’unica cosa di cui si rammaricava era di non aver abbastanza tempo per andare ‘dietro’ al leone dorato.
Persino Saga e Hilda avevano trovato un loro equilibrio, dalla sveglia della mattina che consisteva nel gold che tirava la ragazza per i piedi, alla sera quando sempre lui la portava sulle spalle in camera da letto, visto che Hilda non riusciva a tenersi in piedi. Insomma si stava allenando, volente o nolente, con il gold saint più forte di tutto il santuario, era già un miracolo se resisteva!
Forse l’unica pecca (?), se così si poteva definirla era la presenza di Kanon, essa irritava molto Saga che di conseguenza si sfogava sulla povera allieva. D’altro canto era anche l’unico che riusciva a tirare su la ragazza quando era sfinita…ovviamente quando non c’era Aphrodite.
Eh si, il pesciolino aveva preso a cuore sul serio la rossa e fu proprio lui a dare il via alla protesta contro Saga.
Perché forse stava organizzando una nuova rivolta contro Atena?
No, perché stava rovinando la pelle della povera Hilda. La quale pensò bene di unire alla protesta l’amica bionda. Che ovviamente non disse di no.
Il risultato?
Un bel giorno di vacanza per entrambe.
“Mi raccomando non parlate con sconosciuti, state attente a quello che mangiate, a quello che bevete, a quello che indossate-“
“Non siamo sacerdotesse”
“Dettagli!”
Urlò Aiolos guardando le due ragazze davanti a lui.
Saga sospirò, massaggiandosi una tempia.
“Siete abbastanza grandi, fate quello che volete ma non uscite dal Grande Tempio, quindi no, mi dispiace Agape niente visitine a Rodorio”
Disse alla fine il blu.
La bionda sbuffò.
Voleva approfittarne per andare dalla nonna…ma aveva comunque un asso nella manica dalla sua.
E non era una cosa da poco.
“Senti, spiegami davvero perché stiamo facendo tutta questa fatica in un giorno di pausa, di pausa!”
Urlò Hilda.
Hillda veniva trascinata da Agape, e quet’ultima sembrava tutta orgogliosa. Nonostante stesse perdendo un polmone –avevano iniziato a salire dalla terza casa-, la stava trascinando per le prime cinque case.
“Ho bisogno di avere informazione e ne ho bisogno adesso!”
Urlò Agape.
“Informazioni su cosa?”
“Per il mio piano, lo sai quale”
“Oh il micino”
La bionda si fermò di botto e Hilda andò a sbattere contro di lei.
La più grande, quando vide l’amica girarsi verso di sé con un cipiglio da battaglia, pensò di averla fatta arrabbiare, insomma Aiolia era l’uomo con cui aveva deciso di perdere la vergi-
“Micione”
“…Cosa?”
“Chiamalo micione, sarà il mio micione”
Detto questo Agape si rigirò e riprese a camminare, trascinandosi dietro una Hilda scandalizzata.
“Bene, siamo qui, cosa vuoi fare adesso mia piccola impavida stalker?”
Chiese Hilda, che si era ripresa dal tragitto della quarta verso la quinta, a un’Agape che era tutta intenta a fissare l’entrata del tempio del leone. O, come avrebbe detto la bionda stessa, del micione.
“Per prima cosa c’infiltriamo dentro”
Decise Agape.
“Questo mi sembrava ovvio…”
“Poi cerchiamo la sua stanza”
“Anche questo era inutile dirlo”
“E gli ruberemo un paio di mutande”
“Dimmi qualcosa che no-COSA?!”
“E’ il primo passo per dire definitivamente addio alla mia verginità, devo inspirare il profumo dell’uomo, è una cosa…per fare pratica ecco”
Mormorò Agape, annuendo alle sue parole, convinta.
Hilda le prese il volto tra le mani, nuovamente scandalizzata.
“Da quando la mia piccolina è diventata una feticista di mutande?!”
Urlò disperata la rossa.
Com’era arrivata Agape dai suoi adorabili disegni di sua nonna…a quello?!
“Non è un fetish!”
Protestò la bionda.
“Vuoi rubargli le mutande!”
“Un paio solo!”
“E’ roba da maniaci!”
Protestò ancora Hilda.
“…Questo può essere…”
Bisbigliò Agape arrossendo.
La rossa sospirò contenta, forse c’era ancora speranza.
“Bene, fermiamoci su questo punto Agape, piccolina mia, tu non vuoi essere una maniaca ve-perché mi spingi via?!”
“Sssssshhhhh!”
Agape tappò la bocca all’amica, spingendola di più verso un punto appartato.
Alla fine rotolarono per terra dietro un cespuglio.
Perché Agape agì in quel modo?
Non era innamorata di Hilda, anche se da piccola per un certo periodo aveva promesso che l’avrebbe sposata, ma perché aveva sentito due voci che arrivavano proprio dall’entrata del tempio. Poco dopo, infatti, videro uscire Aiolia insieme a Milo dello Scorpione, probabilmente diretti verso l’arena visti i vestiti.
Aspettarono che si fossero allontanati abbastanza poi fecero sbucare le teste, con i capelli pieni zeppi di foglie.
“…Sei ancora convinta di entrare?”
Chiese Hilda.
Agape annuì.
“Sei ancora convinta di voler rubare quelle dannate mutande?”
Agape annuì.
“Sei ancora convinta di volerci fare non voglio sapere cosa?”
Agape annuì.
“…Sbrighiamoci prima che tornino…o prima che cambi idea”
Agape diede un bacino sulla guancia alla sua migliore amica.
“Sento lo stesso profumo che sento in casa di Los”
Mormorò la biondina, ‘sniffando’ l’aria degli appartamenti privati del mici-leone.
“Sono fratelli dopotutto…però sembra più pulito di Kanon”
Bisbigliò a sua volta Hilda, ricordando quando aveva incontrato il suo paio di mutande da uomo.
Perché le due stessero parlando a bassa voce, non lo sapevano di concreto neanche loro…però sentirsi osservate dall’armatura d’oro del leone, ben esposta al centro del salotto, di certo non aiutava.
“E’ inquietante”
Ammise Agape.
“E’ brutta! Quella dei gemelli è più bella”
Annuì convinta Hilda.
“…Tu sei di parte”
“… …Può essere, comunque potrebbe tenerla in un’altra stanza, o anche nel corridoio principale”
“Li sarebbe a prova di furto, guarda come Seiya l’ha rubata a Los”
“Ma veramente-“
“L’ha rubata!”
S’impuntò la bionda.
Hilda decise di darle corda per quel discordo, doveva risparmiare fiato per l’altro più importante.
Le mutande.
Purtroppo mentre lei ragionava su quello, Agape era già partita in esplorazione per la stanza privata del micione.
“Ehi non lasciarmi da sola con l’armatura!”
La stanza la trovarono subito, per fortuna, e la più piccola si affrettò a fare un tuffo olimpico che la fece finire sul letto matrimoniale del gold.
“Che buon profumoooooooo!”
Urlò rotolandosi tra le coperte.
“Sembri sempre più una stalker”
Borbottò Hilda, nascondendo un sorriso dietro la mano.
Erano state portate al santuario non tanto per scelta loro, ma più per il loro cosmo che i loro amati maestri avevano sentito provenire da quelle bambine che aveva incrociato per strada. Negli anni poche volte gli era stato concesso di potersi comportare da ragazze normali della loro età, giusto quando compivano gli anni o in certi periodi dove il povero Ren non poteva fare niente per aiutare Agape.
Proprio questa aveva diciassette anni e in quel momento si stava, forse, comportando come una diciassettenne normale, innamorata di un ragazzo.
Che poi mica tutte irrompevano nella stanza del ragazzo per rubargli le mutande, erano solo dettagli.
Neanche troppo trascurabili.
“Capisco che sei nel tuo mondo di favole, ma sbrighiamoci prima che il micione torni al suo letto caldo”
“E’ proprio caldo sai?”
Bofonchiò Agape, immersa nelle coperte come un piccolo involtino.
“Sisi, poi dovremo pure rifarlo, non dobbiamo lasciare sospetti”
Le disse la più grande utilizzando uno degli insegnamenti del suo maestro.
Tirò l’amica per i piedi per toglierla dal letto.
La bionda, al contrario dell’amica quando doveva svegliarsi, si alzò subito dal letto, dandogli ragione, non doveva assolutamente perdere di vista il suo obiettivo.
Gattonando per terra, per restare in tema quasi con la casa, si mise davanti ai cassetti e iniziò ad aprirli uno per uno mentre Hilda iniziò a rifare il letto.
“Sbrigati a sceglierle, tanto un boxer vale l’altro”
Mormorò la rossa, concentrata nel suo lavoro.
“E se prendessi degli slip?”
Chiese l’altra, rovistando.
“…Non mi sembra tanto il tipo…”
“In effetti, non li trovo…ehi guarda queste!”
Agape, sventolando la sua scoperta, si girò verso l’amica e le tirò addosso le mutande appena trovate.
“Oh santissimo Olimpo, che schifo! Toglimele di dosso, toglimele di dosso!”
Iniziò a urlare la rossa, agitandosi sul posto.
Le mutande le erano finite sopra i capelli.
“Calmati! Sono pulite! Guarda piuttosto i disegni”
Seguendo il consiglio della minore, Hilda si azzardò ad aprire un occhio…trovandosi davanti un gattino…si, sulle mutande c’erano disegnati dei gattini.
La rossa li prese in mano con la punta delle dita, tenendoseli davanti agli occhi, stentando ancora a credere che fossero vere.
Insomma Aiolia era un gold! Era quasi scandoloso che avesse delle mutande del genere…poi però si ritrovò a pensare a tutti i gold che conosceva…
“Ma sei sicura che vuoi perdere la verginità proprio con lui? Cioè, possiamo sempre chiedere un prestito ad Atena e prenotare un gigolò, magari ci fanno pure lo sconto perché sei vergine!”
Ci provò Hilda.
Agape rise, ritornando al suo cassetto dove riuscì a trovare un paio di boxer normali, di un semplice color nero.
Li sventolò entusiasta.
“Missione compiuta!”
Urlò.
Hilda sospirò di sollievo, era finita finalmente.
Ne era stata convinta per una buona decina di minuti, Hilda, che fosse finita.
Ma Agape, nel ritornare indietro nel corridoio centrale, aveva notato una porta, incuriosita si era avvicinata. Il fatto di trovarla chiusa ovviamente non l’aveva scoraggiata.
Ed ora si ritrovavano lì, una forcina a testa in mano, inginocchiate per terra che tentavano di forzare quella dannata porta.
“Potresti lasciar perdere, ci sarà un’altra possibilità no?”
Borbottò Hilda, a buon ragione, Aiolia poteva tornare da un momento all’altro!
“No, devo scoprirlo ora! Non sappiamo quando avremo un altro giorno libero, devo sfruttare ogni momento!”
Pure Agape non aveva tutti i torti…così continuarono.
“Perché non riesci ad aprirla?!”
Urlò la minore d’un tratto.
“Mi hai preso per una scassinatrice?!”
“Hai vissuto in orfanotrofio, adesso vivi con due ex psicopatici che minacciavano di conquistare il mondo ingannando Atena e Poseidone, questo dovrebbe essere il minimo che dovresti saper fare!”
“In orfanotrofio me ne stavo a pescare e lo sai, per quanto riguarda Saga e Kanon-!...Hai ragione tu…”
Si arrese Hilda.
Alla fine, comunque, chi l’ha dura la vince e le due riuscirono ad aprire quella dannatissima porta e scoprirono così il mondo segreto del gold saint della quinta casa, Aiolia del leone.
“…”
“… …”
“… … …”
“… … … …”
“… … … … …”
Hilda si azzardò ad aprire la bocca.
“Non. Dire. Una. Parola. Ti prego…”
Mormorò Agape.
La rossa richiuse la bocca, annuendo solenne, abbracciandola per le spalle tentando di consolarla.
“Credevo di…insomma, sembrava così serio! Così uomo!”
Urlò la bionda, scoppiando in lacrime, che asciugò con le mutande.
La maggiore annuì ancora.
“Dove ho sbagliato Hilda?!”
“E’ un gold Agape, è un gold”
Detto questo, lasciarono quella casa, ognuna diretta verso la sua prossima destinazione.
“Saga!”
Urlò Hilda, appena entrata nella terza casa.
“Si?”
Il gold si sporse dalla cucina dove stava preparando la merenda: dei panzerottini al pomodoro.
Sapeva distruggere le galassie, perché non doveva saper cucinare dei panzerottini?
“Voglio allenarmi, oggi, ora, in questo stesso istante!”
A Saga scappò vassoio di mano.
Kanon addirittura corse fuori dalla stanza, non credendo che quella ragazza potesse saper dire quelle parole.
“Piove per caso?”
Chiese infatti.
Ma il gemello non lo ascoltava, no, era andato a abbracciare la sua allieva.
“Oh Hilda! Finalmente ti vedo dalla mia parte, ormai non ci speravo più! Dimmi, dimmi mia adorata allieva, in cosa vuoi allenarti oggi?”
“Voglio imparare a scassinare una porta!”
Saga rimase congelato.
“Cos-?”
“Vado a prendere gli attrezzi del mestiere”
Commentò solamente Kanon, tornando indietro.
“Grazie!”
Urlò Hilda, contenta.
Saga?
Saga tornò ai suoi panzerottini per disperazione.
 
“Padre, sono tornata al tuo cospetto per chiederti nuovamente aiuto, sono davanti ad una prova durissima padre e non so davvero come andare avanti, aiutami oh tu altissimo, aiutami a ritrovare la via perduta ti prego”
Shaka, seduto sul suo loto, sospirò fortemente.
“Ti vorrei ricordare, aspirante saintia che io sono buddhista e che il tuo maestro è Aiolos”
“Ma padre!”
“Ma-…cos’hai in mano?”
Chiese il biondo, dopo aver aperto gli occhi per contestare la ragazza.
Agape si affrettò a nascondere le mutande dietro la schiena.
 
Il giorno dopo, al nono tempio, fece visita un’ Aiolia parecchio stranito.
“Los per caso l’ancella ti ha dato un paio di mutande in più? A me ne manca un paio”
“No, strano, Stella è sempre stata efficiente a dividere la nostra biancheria”
Si grattò la guancia, il maggiore.
Agape cercò di ignorare la conversazione finendo la sua colazione, guardando altrove.
 
Se qualcuno si sta chiedendo cosa c’era in quella famosa stanza, che ha sconvolto così tanto la povera biondina, adesso potrà trovare la risposta.
Gomitoli.
Una stanza intera piena solamente di gomitoli.
Per il gold del leone, si.
Viva i gomitoli.
 

   
 
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