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Autore: sasaneki    04/08/2017    2 recensioni
Oh, giusto. Ora ricordava il motivo per cui aveva accettato di partecipare a quella serata. Suigetsu glielo aveva accennato.
«Ti pagherò da bere…» gli aveva detto, o meglio, aveva cercato di corromperlo «e poi probabilmente ci sarà anche Naruto» aveva aggiunto con espressione maliziosa, ben consapevole che a Sasuke piacesse ormai da tempo.

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Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Disclaimer: Naruto © Masashi Kishimoto
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Discoteca all'aperto


 
In quel momento si stava chiedendo per quale assurdo motivo si trovasse lì. Si domandò chi diamine glielo avesse fatto fare e che cazzo gli fosse passato per la testa nel momento in cui aveva accettato quell’invito.
Se Suigetsu era bravo a letto quanto lo era nel convincere le persone a fare qualcosa che generalmente non amavano fare, beh, Karin doveva solo ritenersi maledettamente fortunata.
Perciò, davvero, nemmeno ricordava come diavolo avesse fatto quel demente del suo amico ad incastrarlo e a trascinarlo in quel posto. Per qualche motivo, Sasuke era stato investito da un’ondata di pietà e accondiscendenza e si era anche detto che, dopotutto, ogni tanto poteva permettersi uno strappo alla regola e osare. Anche perché un po’ di svago se lo meritava dopo essersi spaccato il culo per la sessione estiva.
Perciò, ora si trovava lì, a fare la fila assieme a Suigetsu e Karin, per entrare al Konoha Beach Club, una delle discoteche all’aperto più grandi e belle della città. Senza contare, inoltre, che l’entrata era gratis. Per cui non si stupì nemmeno dell’orda di gente che si era ammassata all’entrata principale.
«Certo che c’è davvero un sacco di gente! Neh, Sas’ke?» constatò Suigetsu guardandosi intorno.
«Ti prego, brutto bastardo, ricordami per quale motivo mi sono fatto convincere a venire in questo posto» sputò seccato.
Sasuke odiava con tutto se stesso i posti affollati e caotici, per non parlare della gente che, per un motivo o per l’altro, gli si strusciava contro senza scrupoli. Sasuke odiava le discoteche, la gente viscida che spesso e volentieri gli piazzava le mani sul culo prendendosi la libertà di palparlo, le persone sbronze marcie che da dietro gli alitavano sul collo nel tentativo di rimorchiarlo.
Suigetsu sorrise, sinceramente divertito dall’espressione esasperata dell’altro.
«Perché è giusto che tu ti diverta, caro il mio bel Uchiha» rispose.
Il moro alzò gli occhi al cielo, perfettamente conscio del fatto che ormai doveva rassegnarsi e accettare che quella serata l’avrebbe trascorsa in quel posto, con tutta probabilità facendo il terzo incomodo tra il suo amico e la sua ragazza. E sapeva anche che a fargli compagnia sarebbe stato l’alcol, nella speranza che questo rendesse quella serata un po’ più sopportabile.
«Giuro che questa me la pagherai».
Suigetsu però non fece caso a quella velata minaccia, nonostante sapesse perfettamente che se Sasuke decideva di fargliela pagare poteva stare certo che avrebbe mantenuto la parola. D’altronde, era noto per le sue attitudini vendicative.
La fila iniziò a scorrere se pur non alla velocità che avrebbe desiderato il moro. Quasi per caso sollevò lo sguardo e si guardò intorno prima di riconoscere, qualche testa più avanti, una zazzera bionda e due occhi azzurri.
Oh, giusto. Ora ricordava il motivo per cui aveva accettato di partecipare a quella serata. Suigetsu glielo aveva accennato.
«Ti pagherò da bere…» gli aveva detto, o meglio, aveva cercato di corromperlo «e poi probabilmente ci sarà anche Naruto» aveva aggiunto con espressione maliziosa, ben consapevole che a Sasuke piacesse ormai da tempo.
Il moro era rimasto un po’ sulle sue, giusto per non dare soddisfazione al suo amico, nonostante dentro di sé aveva già deciso che sarebbe andato a quella stramaledetta serata. Chissà, magari gli si sarebbe presentata l’occasione giusta, visto e considerato che qualche settimana prima lui e Naruto si erano incontrati alla festa di Kiba e, dopo qualche cocktail di troppo, Sasuke si era ritrovato la lingua del biondo in bocca e le sue mani strette sui fianchi. Peccato che entrambi avessero i ricordi troppo offuscati e ricordavano quella serata a sprazzi. Sasuke si era svegliato la mattina seguente con un mal di testa raro – probabilmente quella era stata la sbronza peggiore che si fosse preso – e ricordava davvero poco e niente. Perciò Suigetsu gli aveva raccontato che ad un certo punto lo aveva visto in un angolo, schiacciato alla parete dal corpo massiccio di Naruto, mentre la sua lingua gli invadeva la bocca.
«Ti dirò, Sasuke, da sbronzo sei molto più divertente» aveva sghignazzato «Pensavo che a momenti tu e il biondino vi sareste dati da fare in quell’angolo. Io e Karin avevamo scommesso, ma poi Kiba vi ha interrotti. Peccato».
Il moro si era massaggiato delicatamente le tempie con movimenti circolari, nel tentativo di alleviare quell’emicrania post sbronza e sperando davvero di non aver fatto qualche cazzata immonda.
«Per quanto mi sarebbe piaciuto, grazie a Dio non è successo. Sai, almeno quello vorrei ricordarlo come si deve» aveva risposto. Segretamente era rimasto notevolmente contento di sapere che era stato Naruto ad avventarsi in qualche modo su di lui, e non viceversa. Nonostante il biondo fosse stato ubriaco e quindi non perfettamente cosciente.
Sasuke, senza nemmeno rendersi conto di essere tornato con la mente a quella serata nel tentativo di ricordarla come meglio poteva, incrociò per sbaglio lo sguardo di Naruto e si sentì come se fosse stato colto sul fatto. E si domandò perché, dato che non ce n’era alcun motivo, dato che non si stava mica masturbando al pensiero di Naruto completamente nudo, avvinghiato a lui, intento a strusciarglisi contro. E anche se stesse pensando a quello, il biondo non aveva mica modo di saperlo.
Naruto gli elargì uno dei suoi soliti sorrisi raggianti e il moro, nonostante lo conoscesse da tempo, si continuava a domandare come quel sorriso a trentadue denti, spesso così innocente, fosse in grado di rendere quel ragazzo maledettamente sensuale e irresistibile, tanto da scuotergli con prepotenza le viscere. Aveva sempre trovato il biondo particolarmente interessante e intrigante, con quel fare spontaneo, a volte ingenuo, che però sapeva nascondere un lato maledettamente animalesco. Per lo meno, era così che se lo era immaginato dopo il racconto di Suigetsu.
Sasuke e Naruto si conoscevano da anni, avevano frequentato lo stesso liceo e andavano in università differenti, ma nonostante quello erano riusciti a mantenere i contatti, a frequentarsi e a rimanere buoni amici. Peccato che Sasuke, da diversi mesi a quella parte, aveva maturato la consapevolezza di volerlo conoscere meglio, di instaurare con lui un rapporto più profondo e un contatto che andasse ben oltre il semplice sguardo e la pacca amichevole. Se ne era convinto quando una sera si era ritrovato da solo, avvolto dalla penombra della propria stanza, a gemere il suo nome fra le labbra mentre veniva tra le proprie dita. Sasuke si era masturbato pensando ad uno dei suoi amici più cari e, probabilmente, non poteva nemmeno più definirla esattamente amicizia quella che lo legava al biondo.
Per cui, quella serata poteva essere una buona occasione.
Rispose a quel sorriso increspando appena le labbra, come suo solito, e alzò appena il mento, quanto bastò per fargli un piccolo cenno con la testa.
«Ehi, Sas’ke, anche tu qui!» urlò Naruto per farsi sentire in mezzo al vociare della fila che stava scorrendo più velocemente del previsto. Il biondo si sentì tirare leggermente per un braccio da Sakura, facendogli notare che ormai era arrivato il loro turno per entrare. «Ci vediamo dentro!» disse, alzando un braccio per salutarlo e facendogli un occhiolino. Un occhiolino fatto in maniera assolutamente innocua, in modo del tutto naturale e che – Sasuke ne era certo – non aveva la minima intenzione di provocarlo. Era questo che il moro intendeva quando diceva che quel dobe aveva dei modi di fare dannatamente semplici e spontanei ma che erano in grado, a grande insaputa di Naruto, il quale non si rendeva minimamente conto del potenziale che possedeva, di scuoterlo nel profondo. Ed era una qualità che a Sasuke era sempre dannatamente piaciuta.
Il moro non fece in tempo a salutarlo che lo vide allontanarsi insieme a Sakura per raggiungere le piste da ballo, già illuminate dalle flebili luci colorate.
«Sì… a dopo, Naruto» rispose a bassa voce, nonostante ormai lo avesse già perso di vista.
Si ritrovò, insieme a Suigetsu e Karin, oltre l’ingresso della discoteca. Doveva ammettere che, per quanto non amasse particolarmente luoghi del genere, quel posto era piuttosto bello. Merito, forse, del fatto che fosse all’aperto, praticamente in cima ad una scogliera. Inoltre, i fasci di quelle luci multicolore spesso e volentieri venivano orientate verso l’alto, andando a disperdersi in quel cielo scuro puntinato da una moltitudine di stelle. Per cui poteva dirsi abbastanza soddisfatto dell’ambiente piuttosto suggestivo che aveva già alleviato, se pur di poco, il suo umore pessimo. Questo, ovviamente, non lo avrebbe mai confessato a Suigetsu. Anche perché aveva promesso che gli avrebbe offerto da bere e, con tutte le sigarette che il suo amico gli scroccava ogni giorno, diciamo anche che Sasuke se lo meritava.
Il posto era piuttosto bello, ma c’era decisamente un sacco di gente. Senza contare che l’entrata non aveva ancora chiuso i cancelli e sulle diverse piste da ballo le persone iniziavano già ad ammassarsi.
I tre presero posto ad un tavolino, poco distante dal bancone dietro al quale vi era un barman piuttosto eccentrico. Un tizio alto, magrolino, dalle sopracciglia folte e i capelli nerissimi con un taglio a scodella. Dopo essersi seduti ordinarono da bere, ancora incerti se buttarsi immediatamente in mezzo alla folla oppure starsene ancora un po’ per i fatti loro. Per lo meno, Sasuke era certo che se ne sarebbe stato lì seduto fino a nuovo ordine. E Suigetsu sapeva che per convincerlo a ballare sarebbe servito molto più che dell’alcol. Ed era un peccato dal momento che, nonostante le apparenze, sapeva muoversi discretamente. Ed era una qualità che davvero poca gente aveva avuto il privilegio di osservare.
Sasuke si guardò attorno, finalmente col suo cocktail in mano. Le luci colorate illuminavano le piste a intermittenza; c’era chi ballava e agitava i fianchi a ritmo della musica, chi invece se ne stava seduto al bancone a sorseggiare un drink con espressione serena e divertita, chi cercava in qualche modo di conversare, chi si divertiva ad osservare gente già ubriaca e in condizioni imbarazzanti, coppie che avevano cominciato a baciarsi senza alcun pudore, un tizio che aveva iniziato a ballare insieme a Naruto…
Il moro si indispettì non poco, nonostante sapesse benissimo che non aveva alcun diritto di sentirsi così...
«Geloso?» domandò retorico Suigetsu, notando l’espressione visibilmente irritata e lo sguardo fisso in direzione del biondo.
Il moro gli rivolse un’occhiata truce, nemmeno avesse voluto trafiggerlo in qualche modo.
«Sta zitto, Suigetsu» rispose a denti stretti, cercando di mantenere un contegno e tornando a guardare Naruto. E, di nuovo, percepì il cuore essere stretto appena, in maniera quasi impercettibile, in una morsa.
«Guarda che si vede lontano un miglio che ti sta rodendo il culo» sghignazzò «Certo che vedere Uchiha Sasuke geloso fa proprio uno strano effetto» continuò, incurante di quanto il moro si stesse irritando.
«Non vedo perché dovrei essere geloso…» rispose, ostentando in ogni modo possibile tutta la calma e la risolutezza di cui disponeva.
L’altro rise perché, per quanto Sasuke fosse bravo a raccontare balle, non lo era altrettanto nel nascondere certi stati d’animo.
«Andiamo! Puoi ammetterlo, sono tuo amico e non ti giudicherei. Dopotutto è comprensibile».
Sasuke inspirò a fondo, sorseggiò il suo drink mentre continuò a scrutare Naruto con sguardo attento – e alquanto corrucciato e minaccioso. Si accese una sigaretta e inspirò profondamente.
«E io ti ripeto: perché dovrei esserlo?» continuò, aspirando nuovamente, questa volta facendo un tiro più lungo, per poi scrollare nervosamente col pollice il filtro della sigaretta per far cadere la cenere in eccesso. Soffiò fuori il fumo e si leccò le labbra. «Dopotutto non stiamo mica insieme, e quel tipo gli sta solo alitando sul collo…» proseguì, aspirando altre volte, senza rendersi conto di star martoriando il filtro, tanto da renderlo molle, e senza nemmeno accorgersi che ormai aveva consumato la sigaretta fin oltre la scritta. «…Mentre tiene le mani sui suoi fianchi. E nel frattempo gli sta pure strusciando il cazzo sul culo» aggiunse tutto d’un fiato, perfettamente consapevole di aver perso la sua maschera di risolutezza. «Ma no, non sono geloso. Perché mai dovrei?!» chiese retorico, mentre la vena sulla tempia aveva iniziato a pulsare impercettibilmente.
«Hai ragione. Come ho fatto a credere che tu fossi geloso?!» lo prese in giro.
Il moro gli rivolse l’ennesima occhiataccia, prima di ritornare con lo sguardo fisso sul biondo. Quel dobe sembrava pure divertirsi e non disdegnare il modo in cui quel tizio piuttosto robusto, dai capelli rossi e uno strano tatuaggio sulla fronte, lo stesse praticamente scopando da sopra i pantaloni. Perché, davvero, gli si stava strusciando addosso in maniera indecente e spudorata, ondeggiando il bacino e sfregando la propria virilità contro le natiche di Naruto, perfettamente fasciate da quei jeans corti fino al ginocchio, mentre le mani vagavano sui fianchi spessi, scomparendo di tanto in tanto sotto la canottiera arancione larga e un po’ trasandata che metteva in bella mostra i pettorali e le spalle ampie e un po’ abbronzate. Sasuke doveva ammettere che quel tipo, dopotutto, aveva ottimo gusto per provarci con uno così bello come Naruto. E constatò anche che il biondo non se la cavava per niente male a ballare, visto e considerato quanto i suoi movimenti fossero fluidi. Ondeggiava le anche e il bacino in maniera sensuale, in modo per nulla scoordinato, senza nemmeno una sbavatura.
Dopo un po’ Sasuke lo vide voltarsi, dire qualcosa a quel tizio e allontanarsi senza di lui. Dentro di sé tirò quasi un sospiro di sollievo. Almeno non gli aveva ficcato la lingua in gola. Era già qualcosa.
Naruto si appoggiò al bancone del bar, si sedette su una sedia e ordinò da bere.
Continuò a scrutarlo dal proprio posto, mentre sorseggiava ancora il suo drink. Sasuke non gli aveva staccato gli occhi di dosso per un momento, il che sarebbe risultato abbastanza inquietante a chiunque si fosse accorto di come lo stesse fissando da quando aveva messo piede in quel posto.
«Pensi di farti avanti o continuerai a mangiarlo con gli occhi per il resto della serata?» domandò Suigetsu.
Sasuke non poteva dargli torto. Era lì per quello, dopotutto. Eppure c’era qualcosa che lo bloccava, come il fatto che si conoscessero da una vita e l’ultima cosa che il moro voleva era mandare a puttane la loro amicizia. E non perché magari a Naruto non piacessero gli uomini o avesse dei pregiudizi. Per quello il moro poteva stare più che tranquillo. Anzi, altrimenti non si sarebbe trovato in quel posto, proprio quel giorno, dato che era una serata dedicata alla comunità LGBT+ e Naruto ne faceva parte, considerato che per lui uomini e donne non faceva alcuna differenza. Entrambi erano a conoscenza dei rispettivi gusti, ma mai nessuno di loro si era sbilanciato e aveva osato chiedere un appuntamento all’altro.
Ciò che preoccupava Sasuke era proprio il fatto che il biondo, una volta venuto a conoscenza dei suoi sentimenti, lo avrebbe guardato con occhi differenti, lo avrebbe trattato diversamente e che il loro rapporto si sarebbe incrinato perché entrambi troppo imbarazzati.
«Tu credi sia il caso?» domandò, stranamente tranquillo «Non sono nemmeno sicuro di piacergli».
Suigetsu alzò gli occhi al cielo.
«A parte il fatto che non ti facevo il tipo da seghe mentali di questo genere. Ma poi chi te l’ha detto?!» lo schernì «Non sono un esperto e non so nemmeno come funzioni il corteggiamento fra due uomini, ma non mi pare che Naruto non apprezzi la tua compagnia! Voglio dire, mi sembrava piuttosto su di giri quando prima ti ha visto in fila» cercò di rassicurarlo, lanciandogli un’occhiata maliziosa.
Il moro si dimostrò ancora piuttosto scettico, seriamente diviso a metà fra la volontà di andare lì e provarci o lasciare le cose così come stavano, avendo la certezza di non rovinare nulla.
«Non mi faccio le seghe mentali» lo rimproverò, leggermente indispettito, nonostante il suo amico avesse perfettamente ragione. In genere Sasuke era sempre così sicuro di sé, così fermo sulle decisioni da dover prendere, così estremamente calcolatore e razionale. Ma con Naruto no, con lui era maledettamente diverso. Naruto era un caso a parte, l’imprevedibilità fatta a persona, in grado di sconvolgergli ogni piano, di farlo vacillare, di gettarlo nella confusione più totale. Con Naruto la logica poteva benissimo andare a farsi fottere, perché Sasuke ci aveva provato un milione di volte a impostare un discorso logico ma lui, puntualmente, lo stravolgeva sempre in qualche modo.
Perciò davvero, non aveva la minima idea di come mai avrebbe potuto reagire. Anche se la voglia di vomitargli addosso quello che sentiva era parecchia. A volte gli sfiorava davvero l’idea di dirgli come stavano le cose, solo per togliersi un peso, nonostante fosse maledettamente bravo a tenersi tutto dentro.
«Se lo dici tu» rispose «Allora lascia che quel tizio – e indicò lo stesso che ci stava provando poco prima e che si era avvicinato al bancone poco dopo Naruto – lo conquisti e te lo soffi da sotto il naso» gli fece notare beffardo, sperando di spronarlo. E, inaspettatamente, ci riuscì.
«Ti odio, Suigetsu» sibilò, bevendo metà del drink rimanente tutto d’un fiato, per poi scattare in piedi e dirigersi verso il biondo.
«Non ringraziarmi, amico».
Sasuke si avvicinò al bancone e ordinò un altro cocktail, e nel farlo la sua voce catturò l’attenzione di Naruto, il quale rimase piuttosto contento di vederlo lì.
«Ehi, Sas’ke!» lo salutò sorridente, sorseggiando il proprio drink, dando immediatamente le spalle a quel tizio dai capelli rossi. E per Sasuke fu una soddisfazione, se pur minima.
«Ehilà, Naruto» ribatté, bevendo un sorso del proprio cocktail.
«Mi fa piacere vederti  da queste parti» ammise «Sai, te lo avrei anche chiesto di venire con me, ma so che non impazzisci per questi posti».
Sasuke si perse per un istante ad osservarlo. Lo sguardo scivolò dal collo taurino leggermente imperlato di sudore verso le spalle ampie e toniche, e poi poco più in basso, sui pettorali lasciati scoperti da quella canottiera un po’ slabbrata e scollata, che nascondeva ben poco e che ricadeva morbidamente su quel corpo marmoreo e maledettamente perfetto. E pensò che quel misero pezzo di stoffa gli stesse da Dio. A stento si trattenne dall’inumidirsi le labbra, passandovi la lingua in mezzo.
«Beh, Suigetsu mi ha praticamente trascinato qui» ammise, mentre spostò di sfuggita lo sguardo sulle sue braccia robuste, seguendo i contorni ben definiti dei muscoli.
Naruto rise. «E come ci è riuscito?» domandò.
«Mi ha corrotto con l’alcol» disse semplicemente. «E sapevo che c’eri anche tu, così speravo di concludere qualcosa» aggiunse fra sé e sé.
Il biondo bevette un altro sorso.
«Beh, magari stasera è la volta buona che cambi idea» disse sorridendo.
Sasuke colse immediatamente il doppio senso assolutamente non voluto – ne era certo – di quella frase. O, almeno, credeva davvero che Naruto lo avesse detto senza alcuna allusione sessuale. Forse. Dannato Suigetsu, gli aveva insinuato il dubbio che anche il biondo potesse essere interessato a lui e adesso decifrare le frasi di Naruto gli sembrava una delle cose più complicate al mondo.
Poi vide il biondo compiere un gesto estremamente naturale ma che gli provocò un notevole aumento di temperatura. Lo vide roteare la punta della lingua attorno alla cannuccia per portarsi l’estremità di questa alle labbra. E davvero, sapeva che era un gesto maledettamente semplice e innocuo, probabilmente con nessuna intenzione di provocarlo, ma nel medesimo istante i loro sguardi si erano incrociati per un momento, e la cosa gli aveva procurato un brivido intenso lungo la spina dorsale. Perché quella lingua umida e calda se la sognava da mesi avvinghiata alla propria, o intenta a leccargli ogni lembo di pelle, o magari a percorrergli il cazzo. E quel piccolo gesto non aveva fatto altro che risvegliare in lui un istinto primordiale.
Distolse lo sguardo, prima che Naruto potesse per disgrazia comprendere qualcosa. O, peggio, prima che Sasuke si ritrovasse un’erezione fra le gambe.
«Sei venuto qui con qualcuno?» chiese.
«Sono venuto con Sakura» rispose, mentre si voltò a cercarla «Ma mi ha praticamente abbandonato quando ha intravisto Ino. Per cui credo si sia imboscata con lei da qualche parte» aggiunse ridendo. Poi il biondo sentì una delle sue canzoni preferite e scattò in piedi.
«Andiamo a ballare, Sas’ke» lo esortò, circondandogli il polso sottile con una mano. Ma il moro fece resistenza, rimanendo seduto.
«Non mi piace» rispose semplicemente. Ciò però non bastò a far arrendere Naruto.
Sasuke percepì il braccio dell’altro scivolargli sulle spalle e circondargli il collo, e di conseguenza si ritrovò il volto di Naruto vicino al proprio. Troppo vicino. Tanto da sentire il suo odore intenso invadergli con prepotenza le narici, tanto da cogliere ogni dettaglio del profilo marcato della sua mascella e di quel collo bronzeo e lievemente imperlato di sudore. E il fatto che fosse leggermente umido non gli provocò alcun fastidio. Anzi, la cosa gli scatenò una serie di immagini per nulla caste e si disse anche che non gli sarebbe per nulla dispiaciuto percorrergli con la lingua i contorni di quel collo e assaporare ogni centimetro di quella pelle, passando per il pomo d’Adamo fino a giungere alla sua bocca schiusa.
Il moro si morse il labbro inferiore nel tentativo di reprimere l’istinto di azzannare quella bocca. E questa volta sì, avverti il cavallo dei pantaloni farsi leggermente più stretto.
«Dai, teme!» insistette «Andiamo, balliamo un po’».
«No, grazie» rispose. Oltre al fatto che veramente Sasuke non aveva tutta questa voglia di ballare, né tanto meno di buttarsi a capofitto e cercare di abbordare Naruto, voleva anche evitare che il biondo lo sorprendesse con un principio di erezione fra le gambe. «Magari ti raggiungo fra poco» cercò di liquidarlo. E fortunatamente ci riuscì.
«Guarda che ci conto!» rispose serio, con tono quasi perentorio e che non ammetteva repliche. Poi gli sorrise e saltellando a ritmo della musica si buttò in mezzo alla mischia.
Sasuke lo guardò allontanarsi, un po’ a malincuore, nonostante avesse una gran voglia di saltargli addosso, afferrarlo per il collo, tenergli ferma la testa e consumargli quelle dannatissime labbra. Involontariamente diresse lo sguardo in direzione di Suigetsu e non si stupì di ritrovarlo intento a scrutarlo, con fare quasi esasperato e un po’ deluso da quella pessima scelta di rimanere in disparte.
Vide il suo amico scuotere la testa, in segno di disappunto, e poi fargli un cenno col capo e con gli occhi per invitarlo a seguire Naruto e cogliere l’occasione.
La risposta di Sasuke fu semplicemente un dito medio. Poi il moro distolse lo sguardo per rivolgerlo ancora a Naruto, notando che lo stesso tizio di prima gli si era nuovamente appiccicato addosso. Iniziava seriamente a detestare quel tipo. Senza contare che sentiva su di sé lo sguardo grave di Suigetsu, pieno di aspettativa, curioso di sapere come il moro avrebbe deciso di comportarsi.
Sasuke vide per l’ennesima volta le mani del rosso cingere i fianchi spessi di Naruto e i loro bacini sfregare tra loro. E pensò che al posto di quel tizio poteva esserci lui, se solo non fosse stato così paranoico e codardo. In quell’istante, accecato dalla gelosia, pensò che l’ultima cosa che voleva era ritrovarsi a guardare quei due che si strusciavano l’uno sull’altro, intenti a scambiarsi le loro salive e a rimpiangere di non essersi messo in mezzo prima. Si disse che ne aveva abbastanza di quella situazione, che tergiversare in quel modo non era da lui, che non aveva più la minima intenzione di starsene con le mani in mano, in quella situazione di stallo, pensando a cosa sarebbe potuto accadere. Sasuke era più un tipo che preferiva agire piuttosto che starsene fermo a guardare e sperare in qualcosa.
Si alzò in piedi, fece un ultimo sorso scolandosi in un colpo solo metà drink, e poggiò il bicchiere sul bancone per poi raggiungere il biondo con passo deciso. Avvertì la testa incredibilmente leggera e non si curò nemmeno delle persone che urtò mentre cercava di raggiungere Naruto. L’alcol doveva avergli dato in qualche modo alla testa, quanto bastava per allentare notevolmente i suoi freni inibitori e, al contempo, farlo rimanere perfettamente cosciente di quello che stava succedendo e di ciò che stava per fare.
Nei casi estremi si sarebbe potuto parare il culo dando la colpa all’alcol.
Si avvicinò alle spalle di Naruto, premurandosi di risultare agli occhi dell’altro ragazzo maledettamente fastidioso e di troppo. L’intenzione di Sasuke era proprio quella di irritarlo e di far sì che abbandonasse completamente l’idea di rimorchiare Naruto.
Sfoderò uno dei migliori ghigni che il suo repertorio avesse da offrire, per poi rivolgerlo al tizio dai capelli rossi. Sasuke era intenzionato a vincere su ogni fronte.
«Che ne dici di ballare con me?» domandò il moro ad un soffio dal suo orecchio, mentre Naruto non si era ancora accorto della sua presenza perché ancora intento a ballare con quel ragazzo.
Il biondo ebbe un sussulto quando avvertì il fiato caldo dell’altro e la sua voce roca impattare contro il proprio orecchio, e una delle sue mani poggiarsi delicatamente su un fianco e aderire perfettamente alla sua carne coperta da quella sottile canottiera. Quel contatto e quella voce calda lo avevano talmente colto di sorpresa e reso inaspettatamente felice che si voltò a guardare il moro, dimenticandosi totalmente dell’altro ragazzo, il quale un po’ a malincuore ma senza fare alcune storie decise di lasciar perdere.
Era vero che era stato lui stesso ad invitarlo a ballare, ma non era poi così certo che Sasuke avrebbe mantenuto la parola. Oltretutto sognava una cosa del genere dalla festa di Kiba, della quale anche Naruto aveva davvero ricordi frammentati e che aveva cercato di ricostruire attraverso l’aiuto di Sakura. Ovviamente non si era mai e poi mai sognato di parlare con Sasuke di quella serata, né tanto meno del perché lo avesse praticamente sbattuto al muro. Quella sera l’alcol aveva semplicemente reso le cose più facili. Per entrambi. Nonostante sia lui che Sasuke non ricordavano molto bene o, meglio, facevano finta di non ricordare – dal momento che i loro amici si erano offerti di narrare loro la vicenda.
Sasuke ormai si era deciso a cogliere al volo quell’occasione e a non farsela sfuggire. Increspò appena le labbra in un sorriso e rivolse all’altro uno sguardo a dir poco magnetico, suscitando in Naruto un brivido lungo la spina dorsale. Sasuke iniziò a ondeggiare i fianchi e il bacino a ritmo di musica, avvicinandosi sempre di più al biondo, il quale rimase un istante piacevolmente sorpreso di essere riuscito a scorgere quel lato di Sasuke che non aveva mai avuto il piacere di vedere. E doveva ammettere che, inaspettatamente, contro ogni apparenza, il moro si muoveva piuttosto fluidamente, cosa dannatamente in contrasto con quel corpo secco e magro, dai fianchi un po’ spigolosi e da quel suo apparire così rigido. Poi si perse per un momento in quegli occhi color pece, i quali non gli erano mai sembrati così magnetici e profondi. Naruto era perfettamente consapevole che quello sguardo lo stesse letteralmente attirando a Sasuke in maniera irreversibile e il fatto che si stava perdendo in quegli occhi non gli dispiacque nemmeno per sbaglio. Si mosse da solo, per istinto e senza nemmeno pensare, e iniziò ad ondeggiare anche lui il bacino, andando in contro all’altro e accorciando notevolmente la distanza fra i loro corpi e senza interrompere il contatto visivo.
Ogni cosa sembrava essere passata in secondo piano, non fecero nemmeno più caso alla musica che continuava a riecheggiare, le luci al neon e quelle ad intermittenza che rendevano i contorni dei loro visi e dei loro corpi maledettamente distorti e irregolari, mentre il vociare della folla risultava ovattato. C’erano solo loro due, i loro corpi che si muovevano, i loro sguardi incatenati e una manciata di centimetri a dividerli.
Fu Naruto a fare la prima mossa e ad avvicinarsi ancor di più, fino a sfiorarlo. Sasuke si ritrovò il suo viso ad un soffio dal proprio, quelle labbra increspate in un sorriso, il suo respiro solleticargli la bocca, mentre il suo odore intenso gli invase le narici. Il moro si morse appena il labbro inferiore, sperando vivamente che quel gioco di luci nascondesse il suo gesto. Poi fece scivolare lo sguardo dagli occhi dell’altro verso le sua bocca, pensando a quanto cazzo gli sarebbe piaciuto avventarvisi contro, morderla senza procurargli dolore, sentirne la consistenza morbida e abbandonarsi al suo sapore.
Naruto continuò a sorridere e non gli sfuggì il modo in cui l’altro lo stava fissando. Posò le mani sui fianchi sottili di Sasuke, lo fece voltare dolcemente ed iniziò ad accompagnare i suoi movimenti. Il moro lo lasciò fare, mentre continuò ad ondeggiare i fianchi e a godere di quel contatto, di quelle mani robuste poggiate sui suoi fianchi e che avrebbe tanto voluto che gli percorressero ogni dannatissimo centimetro del corpo. E sussultò appena quando avvertì il basso ventre dell’altro sfiorargli dapprima il fondoschiena e poi strusciarglisi addosso, da sopra i jeans.
Avvertì una vampata di calore invadergli le viscere – e non certo per tutto l’alcol che aveva in corpo e grazie al quale ora stava ballando senza troppa vergogna. Poi percepì quelle mani scivolargli addosso, risalire appena lungo i fianchi, da sopra la maglietta, aderire perfettamente ai contorni del suo corpo, e poi scendere di nuovo, proprio come aveva fatto il tizio dai capelli rossi con Naruto. Ma ciò che fece vacillare il moro fu sentire Naruto che iniziò a scostargli i capelli fini con la punta del naso e alitargli sul collo. Gli occhi sfarfallarono e si morse convulsamente il labbro inferiore.
Inclinò appena il capo, come per lasciargli più spazio, come a volergli dire che poteva fare del suo collo quello che voleva, che lui non si sarebbe certo tirato indietro, che non gli sarebbe dispiaciuto se avesse iniziato a percorrergli i contorni con la punta della lingua. Sentì quella bocca sfiorargli il collo, il suo fiato solleticargli la pelle sensibile, quelle mani che continuavano a tenerlo saldamente per i fianchi e il cavallo dei jeans del biondo premere sempre più indecentemente contro il proprio culo. Sasuke, senza nemmeno pensarci, posò le proprie mani su quelle dell’altro, seguendone i movimenti sconnessi lungo i propri fianchi e intrecciando distrattamente le dita con quelle di Naruto, il quale le strinse impercettibilmente. Poi si ritrovò ad inarcare appena la spina dorsale e a spingere istintivamente il fondoschiena contro il basso ventre dell’altro, senza più alcun tipo di ritegno perché ormai questo era andato a farsi fottere – e Sasuke avrebbe tanto voluto che non fosse stata l’unica cosa a farlo – quando gli era sembrato di percepire un principio di erezione premere sulle sue natiche. Non poteva esserne certo, ma anche se fosse stato vero la cosa non gli sarebbe dispiaciuta minimamente.
Naruto si stava mettendo proprio d’impegno per condurlo sull’orlo della follia, e ci stava riuscendo squisitamente bene. E forse era solo una sua impressione, ma dal modo con cui il biondo gli si stava strusciando contro, dalla vicinanza delle sue labbra al proprio collo, dal suo respiro bollente e affannato sulla pelle, dalla pesantezza dei suoi tocchi, dal modo in cui lo stava praticamente fottendo da sopra i pantaloni, gli sembrava che anche Naruto stesse bramando qualcosa, perché il modo in cui si erano inevitabilmente ritrovati avvinghiati non era certo lo stesso con cui ballavano due semplici amici che non avevano alcun tipo di interesse l’uno per l’altro.
«’Fanculo» pensò il moro, voltandosi finalmente verso l’altro.
Si ritrovò il volto di Naruto ad un soffio dal proprio, gli occhi azzurri ridotti a due fessure, e lo sguardo liquido e carico di aspettativa si era soffermato sulle sue labbra. Poi Naruto distolse lo sguardo dalla sua bocca per ricondurlo a quegli occhi nerissimi e magnetici, concedendosi il privilegio di tuffarsi in quell’abisso profondo che era il suo sguardo, e poi nuovamente tornò a fissare le sue labbra, avvicinandosi ad esse sempre di più, dimenticandosi totalmente di ogni cosa, isolando ogni suono esistente. In quel momento c’erano solo loro due.
Fu Sasuke ad estinguere quell’esigua distanza, fiondandosi finalmente su quella bocca che per mesi Dio solo sapeva quanto aveva sognato. Ed era perfettamente consapevole di tutto quello che stava succedendo.
Provò un immenso sollievo nel percepire le proprie labbra aderire alla perfezione a quelle dell’altro. Sembravano incastrarsi come pezzi complementari di un puzzle ed era come se lui e Naruto si fossero baciati un’infinità di volte, perché altrimenti non si spiegava come facesse il biondo ad assecondarlo così dannatamente bene. Le loro bocche si schiusero all’unisono, lasciando che le loro lingue si sfiorassero dapprima e poi si intrecciassero con foga dopo essersi bramate a vicenda per troppo tempo.
Sasuke posò una mano sul collo del biondo, per poi far scivolare le dita dietro la sua nuca e artigliargli saldamente i capelli. Li strinse possessivamente, ma senza procurargli alcun dolore, mentre Naruto gli poggiò una mano dietro il collo e lo attirò ancora di più a sé, come se già non fossero abbastanza vicini, e schiuse ancor di più le labbra, come se avesse voluto divorargliele, come se avesse dato inizio ad una battaglia all’ultimo respiro, che non aveva la minima intenzione di perdere. Rincorse con foga la lingua umida di Sasuke mentre continuava a tenerlo saldamente da dietro il collo. E il moro non poté fare a meno che godere di quel contatto. Il modo con cui l’altro lo stava baciando, con quella passione bruciante e con tanto impeto, era esattamente come se lo era immaginato un’infinità di volte. Probabilmente anche alla festa di Kiba Naruto aveva mostrato la stessa intraprendenza e lo stesso lato animalesco, ma questa volta Sasuke era certo che avrebbe ricordato ogni cosa. E ne era maledettamente grato, perché in tutta la sua vita non aveva mai ricevuto un bacio così sensuale ed eccitante.
Percepì la lingua umida di Naruto muoversi sinuosa e in maniera sconnessa attorno alla propria, le sue dita circondargli il collo, i suoi denti catturargli il labbro inferiore e la sua bocca succhiarlo con forza, per poi tornare a baciarlo con la stessa voglia e la stessa foga. E il moro lo lasciò fare, rispondendo ai movimenti serrati di quella lingua, a quelle labbra calde e morbide che sembravano fatte apposta per congiungersi alle proprie. Sentì il sapore di Naruto nella propria bocca e il suo respiro solleticargli le proprie labbra quando si staccarono per riprendere fiato dopo quel bacio che ad entrambi era sembrato lunghissimo. E solo pochi istanti più tardi si resero conto che erano ancora in mezzo alla pista, circondati dalla folla che continuava a saltare e ballare, mentre la musica, per qualche assurda coincidenza si era appena fermata per lasciar parlare il dj.
Naruto posò per l’ennesima volta lo sguardo sugli occhi dell’altro, il quale ricambiò l’occhiata. Poi il biondo gli rivolse un sorriso accennato, e anche un po’ imbarazzato, perché dopotutto era vero che era stato Sasuke ad estinguere la distanza, ma d’altra parte era stato Naruto a rispondere a quel bacio in maniera quasi brutale e animalesca, come se avesse voluto divorargli le labbra pezzo dopo pezzo. Senza contare il modo indecente con cui si era strusciato su quello che era uno dei suoi più cari amici.
Solo dopo qualche secondo si resero conto di essere rimasti immobili, Naruto con ancora la mano saldamente ancorata al collo di Sasuke, mentre quest’ultimo ancora con le dita artigliate a quella zazzera bionda. Eppure nessuno dei due accennò ad abbandonare quelle posizioni.
«Beh, Sas’ke…» iniziò ad un tratto «Posso dire con certezza che la nostra amicizia sia ufficialmente finita, immagino».
Il moro increspò lievemente le labbra. «Sono d’accordo» ammise «E poi, ci rimarrei piuttosto male se fosse il contrario, visto e considerato che ti sei spalmato su di me per metà del tempo, praticamente» aggiunse, assottigliando lo sguardo e con tono che non era nemmeno lontanamente infastidito.
«Vorrei solo ricordarti che sei stato tu a ficcarmi la lingua in gola, praticamente. Quindi… siamo pari, suppongo?» domandò retorico Naruto, sorridendo.
L’altro non rispose, si limitò a rispondere a quel sorriso prima di congiungere nuovamente le labbra a quelle di Naruto, questa volta in maniera più delicata, mentre continuò a tenersi saldamente aggrappato ai suoi capelli.
Sasuke odiava i posti caotici e pieni di gente, odiava le discoteche. Ma forse, da quella sera, aveva appena cambiato idea.
   
 
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