Capitolo
8 – Land of wonderland
“Esisterà mai qualcosa di peggio al mondo che
questo??!!” commento per l’ennesima volta,
asciugandomi la fronte sudata con il dorso della mano.
“Certo che esiste, tesoro…” mi risponde piattamente
annoiata la voce di Seth dal basso “Sei sempre troppo tragica…”.
“Sì, certo che esiste…” rispondo malevola ed
ironica “Potrei essere investita in pieno da un
Cayenne… o contrarre il virus Ebola in un modo ancora sconosciuto alla scienza
occidentale… oppure essere colpita in pieno da un meteorite sfuggito al
controllo della Nasa… in effetti, ci sono delle cose peggiori… dovrei
decisamente sentirmi meglio…”, simulo un sorriso forzato, canticchiando: “Trallalà, trallalà, nella mia
vita va tutto benissimissimo…”.
“Non intendevo tragica fino a questo punto…” spiega
ancora Seth con uno sbadiglio “E non voglio nemmeno dire che questa sia la
massima aspirazione per una ragazza che voleva fare l’archeologa…”.
“Eh?! Ma che cavolo stai
dicendo? Io, l’archeologa?!” blatero soprappensiero,
completamente presa dalle mie faccende.
“Come, che sto dicendo?!
Me l’hai detto tu, al colloquio! Sono parole tue!”.
“Ah sì, sì, lo stramaledettissimo colloquio, a me e
quando l’ho fatto!” rispondo annoiata ed ancora più nervosa, procedendo nella
mia mente ad una serie di maledizioni mentali a quel flashback. Poi mi ricordo
di Seth e chiedo più per educazione che per reale interesse: “E che cos’è che
avrei detto?!”.
“Che volevi fare l’archeologa… perché non è vero?”
mi chiede Seth sospettoso, guardandomi dal basso verso l’alto.
“No che non è vero… me lo sono inventata
Seth!” sbotto infastidita, mentre mi scappa uno starnuto.
“E perché mi hai detto una bugia? Mica ti ho chiesto delle referenze in paleontologia o in cose
simili… mentire per mentire mi dicevi che avevi fatto la cameriera al Ritz e t’avrei assunto pure prima…!” borbotta Seth con tono
indagatorio e solamente allora mi rendo conto
dell’enorme cavolata che ho detto. Presa del nervoso, mi sono dimenticata
di quello che avevo detto a Seth e l’ho smentito con leggerezza. E adesso che
gli dico?! Quanto mi rompe questa situazione, come
babbana ho praticamente un’intera vita da inventarmi, come diamine avrà fatto
Malfoy?! Stasera mi chiudo in camera e mi scrivo una
serie di note sui primi dieci anni della mia vita... almeno mi ricordo le
cavolate che sparo alla velocità di quindici al secondo…
Intanto, cerco di rimediare alla
patacca attuale: “Tecnicamente, ti ho detto che studiavo
archeologia, non che volevo fare l’archeologa…”, la faccia di Seth sfuma nella
confusione totale, quindi mi affretto ad aggiungere il resto della patetica
storiella appena inventata: “I miei volevano che studiassi archeologia…
insomma, mi ci hanno obbligato loro. Io avrei
voluto fare altro… appena ho deciso di cambiare facoltà, ecco che mi hanno
tagliato i viveri… capisci adesso?”. Il volto di Seth si rischiara e
torna sereno, stavolta l’ho scampata bella. Poveri mamma e
papà, se sapessero come parlo di loro… meno male che, dalla pensione di
papà, vivono in Italia, nella vecchia casa siciliana di mia nonna. Almeno tante
cose sulla loro figlia, le loro orecchie se le sono decisamente
risparmiate. Comprese le bugie attuali su una vita che
non ha mai vissuto e che si inventa a fatica giorno dopo giorno.
“Capisco… i genitori sono una brutta bestia…” mi
dice comprensivo Seth, per poi rabbuiarsi nuovamente e chiedermi: “E scusa,
allora perché mi hai detto che mi avevi mentito?”. Lo guardo dall’alto, bianca in volto. Cavolo, questo non si scorda niente!
Accidenti, e adesso che mi invento?! Pensa, Hermione, pensa! Se stasera non scrivo la storia
fasulla della mia vita… per adesso, in fondo, ho detto pochissime cose:
aspirante archeologa fallita con famiglia autoritaria, appena mollata dal
fidanzato. Che quadretto penoso… la cosa diventa anche peggiore, se mai era
possibile, quando penso alla più importante qualifica che ho agli occhi di Seth
e degli altri: compagna di scuola di Danny Ryan.
E’ quest’ultima cosa a farmi
innervosire oltre misura e a farmi esplodere, dicendo: “Insomma, Seth! Mi
prendi sempre troppo alla lettera! Volevo dire che era una
balla che volevo fare l’archeologa… che mi ci hanno costretto…”.
Ritorno, sbuffando alle mie faccende, dandogli le
spalle, mentre lui si affanna a reggere la scala dove mi sono arrampicata ben
mezz’ora fa.
“Tu e Danny
siete uguali…” mormora alla fine lui, la voce quasi rotta e il labbro inferiore
che trema.
Sto quasi per cadere dalla scala, quindi mi reggo
convulsamente all’architrave della porta del locale, che sta proprio di fronte
a me. Avendo scampato la morte certa, mi volto furiosa verso il colpevole del
mio tentato omicidio: “Potresti ripetere, Seth?!”.
“Che tu e Danny siete uguali…” ripete lui con il
medesimo tono e con più coraggio, sollevando gli occhi verde giada verso di me.
E dalle! Sì, siamo uguali come un cerchio ed un quadrato… sì, sì, siamo molto
simili… procedendo ad una fantomatica quadratura del cerchio… traduzione:
facendomi il lavaggio del cervello, della personalità
e del carattere. Una bella centrifuga di neuroni, dei miei ovviamente, dato che
i suoi non esistono, e allora sì che siamo uguali!
“Ed in che cosa saremo uguali?” chiedo, cercando di
stare calma e ridandogli nuovamente le spalle “Nel fatto che apparteniamo tutti
e due alla razza umana? Ed anche in quel caso ci sono seri dubbi riguardo a
Danny ed alla sua evoluzione biologica dubbia…”.
Seth sbuffa rumorosamente e quindi alla fine lo lascio parlare: “Intendo che siete simili, perché tutti e
due fate sempre un sacco di storie per raccontare le vostre faccende personali…
la vostra vita privata…”.
“Se vuoi, ti racconto tutta la mia vita fino ad
ora… dammi solo il tempo…”, di inventarmela! “… di
prendere fiato…”. Se adesso dice sì, è veramente il colmo dei colmi…
“No, non importa…” mi dice inconsolabile, con
l’aria di un bambino che rifiuta un giocattolo perché quello dei suoi sogni è
stato appena venduto. Ecco, meno male… questa faccenda, comunque, è decisamente
da risolvere. In effetti, ho detto veramente poco di me e questo non sta bene.
Passare solo per una compagna di classe di Malfoy, bleah!
Stasera mi ci metto davvero d’impegno, almeno evito inutili imbarazzi… certo
che è difficile trasformare una vita di magia in una vita normale… come faccio?
Comunque, se ce l’ha fatta Malfoy, ce la posso fare anche io. Un attimo…
Malfoy! Ma certo! Devo parlarne con lui! Non perché non ne sia capace da sola,
ma perché molte delle mie reticenze sono dovute al fatto che non so mai che
dire, perché ho troppa paura di contraddire la sua versione dei fatti come
Danny Ryan! Gli chiederò bene che cosa ha detto della sua vita, in modo da: 1-
smetterla di sembrare una latitante che ha cambiato metà della sua vita; 2-
smetterla di fare la figura della cretina e scapicollarmi in una serie di capriole
mentali per uscire dai casini in cui mi metto; 3- sapere di più su Malfoy e
sulla delicata faccenda di Serenity. Che genio, appena finisco lo prendo e lo
metto sotto torchio… sono sempre il capo degli Auror in fondo. Ok, adesso non
lo sono, ma sono dettagli di nessun valore… gli caverò fuori la verità con le
tenaglie!
Ricordandomi della presenza di Seth, cerco di
imbastire un discorso minimamente decente: “Scusami Seth… è solo che in questo
periodo sono veramente tanto nervosa e non mi piace molto parlare di me… mi
sembra di essere passata da un errore all’altro in questi anni…”, bè, questo è
vero “… ma se vuoi, stasera, mi siedo e mi fai tutte le domande che vuoi…”, gli
sorrido dolcemente, tanto fino a stasera ho già torturato Malfoy…
Seth, alla fine, sorride ed annuisce con il capo,
quindi continuo più tranquilla: “E comunque Danny è sempre stato così… anche io
so veramente poco della sua vita prima del liceo…”, che enorme panzana, è
proprio di quella che so quasi tutto. È di quella presente che ho un’enorme
voragine. “E poi io e lui non siamo per niente uguali… io, per esempio, non
avrei lasciato una mia dipendente a crepare di freddo su una scala malferma per
appendere delle maledettissime luci sulla porta del locale… tra l’altro, ad un
gancio che dovrebbe esistere, ma che poi non c’è… se non è perfidia questa…”.
“Ma dai, non essere esagerata…” mormora Seth, contrariato come ogni volta che oso toccare il suo idolo.
“Sì, esagerata…” sbuffo con un nuovo starnuto,
mentre Seth si sposta per l’ennesima volta da sotto alla scala con fastidio
“Questa è violazione di ogni norma dello Statuto dei Lavoratori… e comunque
almeno dell’articolo 15 bis comma 3…”.
“Sei assurda!” ride Seth di gusto, guardandomi
divertito “Ti ricordi persino una cosa del genere? A volte,
non sembri nemmeno vera…”.
Imbarazzata, mi mordicchio il pollice e mugugno:
“Mi piace interessarmi a molte cose…”, poi scaccio il rossore sulle mie guance
e dico: ”… soprattutto a quelle che riguardano i miei diritti… soprattutto se quelli stessi diritti vengono lesi da Ryan… Dio, non ci
posso pensare!!!”. Frugo ancora per qualche minuto
alla ricerca del gancio desaparecido, ma dopo un altro starnuto, deduco che il
gancio doveva essere lì dai tempi della Thatcher ed evidentemente la ruggine
l’ha fatto finire all’altro mondo. Pace all’anima sua… ma siccome alla mia
pelle ci tengo ancora, scendo velocemente dalla scala, dicendo a Seth che mi
sono stancata e che comunque ho da finire delle altre faccende, quindi se
vuole, al prezioso gancio ci pensasse lui. Nella mia mente, spero che il gelido
vento della tundra che soffia stamattina su Londra e gli accenni di pioggia lo
facciano desistere così che Malfoy sarà costretto ad appendere da solo le sue
luci, ma invece, come prevedevo, Seth sospira, borbotta qualcosa e si arrampica
sulla scala al mio posto. Figuriamoci se non fa qualcosa che gli ha ordinato il
suo prezioso Danny… bleah triplo!!!
Con un ultimo sospiro di autentica compassione
verso la sudditanza psicologica di Seth verso Malfoy, rientro nel locale,
abbassando il capo di fronte alla serranda mezza tirata giù. Per stamattina,
Starnutendo, entro finalmente nel locale, vuoto ed
al buio. Summer, infatti, si è portata dietro nella sua crociata fashion tutto
il personale, ad eccezione di me, Seth ed ovviamente di Malfoy. Che cosa voglia
comprare da avere bisogno di tanta gente, lo sa solamente lei… comunque, questa
è la buona volta che parlo con Malfoy da sola. Seth è impegnato, così non mi
lancia sguardi curiosamente assassini… Malfoy dovrebbe essere libero, quindi…
Percorro la sala in silenzio, guardando in ogni
anfratto alla ricerca di Malfoy, ma non lo trovo. Entro nella zona pub e
persino nella discoteca, ma non lo trovo ancora. Ma che diamine di fine ha
fatto quella specie di essere?!! Quando non lo voglio
tra i piedi, è sempre presente; una maledetta volta che lo cerco ed è andato in
Mongolia… salgo di sopra, pensando legittimamente che sia in camera sua.
Educatamente, decido di bussare alla porta rossa che è quella della sua parte
d’appartamento. La mia mano si blocca a mezz’aria, mentre rifletto che in effetti non l’ho mai vista. In questi primi tre giorni
di lavoro, in realtà, ho visto Malfoy molto poco. A lavoro, la mattina, si è fatto vedere pochissime volte e
soprattutto non per parlare con me, grazie a Dio… mi avrà detto solamente: “Oggi tocca a te lavare i piatti”, “Vai a comprare del latte, Lawrence non può
andarci” ed infine la frase migliore, quella che mi ha detto appena
stamattina: “Il gancio per le luci c’è,
Granger… sei tu che non lo vedi…”. Insomma,
una conversazione di alto livello. Non che la volessi, anzi… meno mi parla,
meglio è. In effetti, non mi aspettavo nemmeno che fosse così docile ed
arrendevole. Forse sta covando l’influenza… chissà… comunque, in questi giorni,
se ne è quasi sempre stato per i fatti suoi, specie con Serenity, ignorandoci tutti
palesemente. Di dividere nuovamente l’appartamento con me e con Seth, non se ne
è parlato minimamente da quella celeberrima prima sera. Seth sbuffa un po’,
dice che vorrebbe che lui ci venisse a trovare, io roteo gli occhi benedicendo
invece che se ne stia dove sta. Ma dubito che lo stia
facendo per darmi soddisfazione, assolutamente. Evidentemente ha davvero da
fare. Cosa, lo sa solamente lui. In fondo, della festa se ne sta occupando
totalmente Summer. Boh… chi lo capisce, è bravo. La mia mano esita ancora,
ricade pigramente lungo il fianco, bloccandosi di nuovo, mentre inconsciamente
mi ritrovo a spalancare gli occhi, sorpresa.
Sono qui da tre giorni.
Chissà perché solo adesso l’ho metabolizzato
completamente. Sono qui da tre giorni.
Appoggio la fronte alla porta, chiudendo gli occhi.
Tre giorni lunghissimi, in realtà.
Non mi sono mai sentita così sola in
vita mia.
Quel pensiero si insinua freddo come una lama nella
carne viva, spezzandomi qualcosa dentro. Boccheggio, come se non riuscissi a
respirare, le mani che si reggono convulsamente alla porta, come se avessi
paura di cadere.
E’ la prima volta da tre giorni a questa parte che
riesco a dare forma a questo pensiero, il pensiero che ho dentro sempre, il
pensiero che non smette di tormentarmi. Lavorare fino a notte fonda e
svegliarmi presto la mattina, parlare e scherzare con Seth ed April, sbuffare
palesemente di fronte a Summer, inveire contro Malfoy… mi distrae, ma alla fine non cancella niente. Quello, lo
stesso rimane in me, cresce a dismisura, dandomi la sensazione di essere sulle
montagne russe ogni volta che lo rendo più reale nella mente.
Pareti sconosciute, facce sconosciute, abitudini
sconosciute… una vita da inventare, come se non fossi mai esistita veramente…
mi infilo nel letto alla sera e vorrei solamente piangere, ma poi non ce la
faccio. Respiro a fondo, guardando il soffitto, e mi dico che devo essere
forte. Ma perché, maledizione?! Perché devo essere
sempre forte?!! Perché, eh?!
E’ da tutta la vita che sono forte, avrò diritto ad essere debole un po’
anch’io, o no?! Ogni giorno, mi alzo con l’infinita e
sterminata consapevolezza che mi manca la mia casa, mi manca la mia vita, mi
manca Grattastinchi che adesso è da Ginny, mi manca
lei, a cui ho detto solamente che ho trovato un lavoro che mi impedisce di
tenere il mio gatto e che devo trasferirmi fuori città… Dio, mi manca anche la
signora Sanchez…
… e mi manca Dean. Mi manca soprattutto Dean. Mi
manca solamente Dean.
Mentre lo penso, gli occhi mi pizzicano un po’,
tiro su con il naso e tengo fermo il labbro inferiore che prende a tremare. Lo
tento di scacciare questo pensiero, ad ogni minuto e ad ogni momento del
giorno, ma non ci riesco. Adesso me ne rendo conto davvero. Vorrei urlare a
tutti quella che è la mia vita, ed è stupido, è insensato, è sciocco. Vorrei
smettere di essere una patetica cameriera e tornare ad essere Hermione, il capo
degli Auror, l’amica del cuore del Ministro Potter, e tutto il resto. Vorrei
guardare queste persone con la forza che mi viene dai miei amici e da me
stessa, da quello che sono stata e che sarò per sempre. Ed invece non posso. Ed
invece sono solamente una che finge di essere ciò che non è.
Come sono arrivata a tutto questo?
E’ la sola domanda che ho la forza di farmi nel
silenzio della mia stanza. Io che non volevo dipendere nemmeno dai miei genitori,
o da Harry e Ginny, o da Dean… adesso dipendo da… adesso dipendo completamente
da Malfoy.
Come sono arrivata a tutto questo?
Scintillante come diamante, una lacrima solca il
mio viso, morendo sulle mie labbra.
Nello stesso momento, sento all’improvviso mancarmi
qualcosa e mi sento cadere per terra. Che diamine succede?!!
Accidenti, la porta! Si è aperta! E io ci stavo appoggiata sopra! Ma quanto
sono cretina da uno ad un miliardo?! Un miliardo, vero?! Adesso, come minimo, mi rompo anche il naso…
La mia caduta si interrompe su qualcosa di compatto
e caldo. Inconsciamente, mi ci aggrappo sopra per riacquistare l’equilibrio. Ho
gli occhi chiusi, conseguenza dell’impatto con il pavimento che preannunciavo
già vicino. Quindi non vedo, ma… sento… sotto i
polpastrelli, la consistenza fresca e morbida di un tessuto estivo, forse lino,
l’anulare che invece ne supera i confini e trova qualcosa di liscio,
sorprendentemente bruciante sotto le mie dita, incredibilmente pulsante di vita
e forza. Sento scorrermi dentro un fiume in piena, incandescente, distrugge
tutto quello che trova sulla sua strada, incendiando e rendendo cenere i miei
pensieri, aprendo porte chiuse e illuminando a giorno tutto quello che era in
ombra. Spaventata, terrorizzata persino, stacco la mia mano come se bruciasse,
traducendo però il mio goffo gesto in una frettolosa e esitante carezza.
Arrossisco da capo a piedi, gli occhi ancora serrati, mentre sotto la mia pelle
sento battere qualcosa… un… cuore… una
persona, e chi è? Non riesco a pensare nitidamente, come carta bruciata tutto
mi sfugge e si spezzetta tra le mie mani. Mi allontano velocemente e la schiena
urta contro lo stipite della porta, il profumo dello sconosciuto che mi entra
dentro, spalancando le finestre della mia anima, lasciando passare un alito di
vita a cui non ero più abituata. Sento fremere i miei tessuti, la mia pelle, il
mio cuore, la mia mente, e non so che cosa mi stia prendendo. E’ orribile, è
come essere lanciati in una macchina che va a velocità folle, aggrapparsi disperatamente
a qualcosa con lo stomaco che fa mille capriole. Dio, non mi è mai successa una
cosa del genere…
Apro a fatica gli occhi, restando a bocca aperta
quando vedo chi ho di fronte. La risposta più banale e scontata, in fondo.
E quella che adesso stranamente fa quasi male.
Immaginavo un angelo, un alieno, uno di un altro
mondo, di un altro tempo e di un’altra vita.
Ed invece costui è terribilmente reale. E non è
niente di quello che avevo immaginato.
“Che cavolo fai qui, eh, Granger?!”
mi urla scandalizzato Malfoy “Stavi… origliando, o
cosa?!”.
“Come diamine ti viene in mente una cosa del genere?!!” ribatto ancora rossa in viso.
“Ed allora che facevi, eh, me lo spieghi?! Stavi pure per cadere! E mi stavi anche finendo addosso! Se non è origliare questo ed essere anche beccati…” spiega lui
brevemente, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
O mio Dio, o mio Dio… o mio Dio!!!!
Non adesso, non qui!!! Non riesco a guardarlo in
faccia, accidenti! Non ci riesco, mi vergogno troppo! Credo che tra poco si
abbronzerà con il calore che irradia la mia faccia, maledizione! E per
abbronzarsi lui, ce ne vuole… non riesco nemmeno ad alzare la faccia, ma sarò
idiota?? Mammamiamammamiamammamia!!! E adesso che faccio???? Calma, calma, Hermione, calmati…
ricordati che lui può anche leggerti nella mente! Certo, fantastico, come meditatrice zen ho davvero un futuro… così mi agito ancora
di più!
“Granger?” mi chiama ancora Malfoy, la voce più
leggera.
Sì, evviva! Adesso si mette anche a fare il
gentile! Non basta la mia di crisi, ora lo perde pure lui il cervello! Che non ha, vabbè, quei tre neuroni in vertenza sindacale per il
sovraccarico di lavoro mal ripartito… respiro profondamente, prima di tentare
nuovamente di sollevare il viso scarlatto. Tutto questo, mentre mi stampo nel
cervello l’immagine di Malfoy undicenne con il pigiama con i boccini e i
capelli spettinati, cioè come lo vidi durante una rappresaglia notturna dei
Grifondoro… bene, sta quasi funzionando, il respiro si regolarizza, il sangue torna
alla pressione normale, il cuore smette di fare il pazzo… il cuore… il cuore di Malfoy. Sotto i polpastrelli delle mie
dita, sembra tornare a battere quel ritmo sconosciuto. Ritraggo la mano dietro
la mia schiena, come se recasse l’onta di una colpa inconfessabile. L’immagine
di Malfoy che mi sono creata ad arte nella mente viene bruscamente sostituita
da quella della persona che ho adesso di fronte e che ho sbirciato poco fa.
Arrossisco ancora, mentre mi sovviene nella mente il ricordo del
parte del petto che la sua camicia bianca lasciava scoperta e su cui io mi sono
artigliata poco fa. Ci conosciamo da tredici anni ed è la prima volta che ho un
contatto del genere con lui, la prima volta che la mia pelle sfiora la sua
senza violenza, che la sfiora e basta, che percepisco quasi quello che pulsa
sotto di essa. Ed è la sensazione più orribile del mondo.
“Granger,
insomma!” mi chiama ancora, la voce insofferente.
Il suo tono di voce tradizionalmente dedicato a me mi fa spazientire, sollevo il viso rapidamente,
trascinandomi dietro la mia vergogna che soccombe sotto il mio orgoglio.
Nascondo bene nelle pieghe del mio cuore quello che ho provato in questo
momento, seppellendolo a fondo assieme ai miei pensieri di poco fa. Sentirmi sola. Avere paura. Essere confusa.
Nascondo tutto a fondo in me, celandolo alla vista
di qualsivoglia persona. E torno me. O perlomeno ci provo, prendendomi a morsi
mentalmente per nascondere la mia debolezza.
“Che diamine vuoi, Malfoy,
eh?!” urlo come una pazza, la frustrazione che diventa rabbia.
“Come, che voglio? Voglio sapere che cosa ci facevi
dietro la porta della mia camera, mi sembra ovvio!”.
“Stavo organizzando un attentato…” mormoro acida “Un’autobomba… poi mi sono accorta che per le
scale non sarebbe passata e stavo valutando le dimensioni della porta per
piazzare una mina anti-uomo… o anti-furetto, vedila come vuoi…”. Malfoy mi
guarda ancora più irritato di prima, quindi alla fine mi decido a dire,
sbuffando: “Secondo te, che cosa potrei volere da te?!
Ti devo parlare…”.
“Di cosa?” mi chiede lui scocciato, incrociando le
braccia.
Con terrore, mi accorgo che tra le parole che cosa e parlare, nella mia
mente si è creato un vuoto pari come dimensioni solamente alla fossa delle
Marianne. Che cosa ero venuta a chiedere a Malfoy??!!!
La tempesta emozionale di poco prima ha ridotto ad una pappetta
informe tutti i miei ragionamenti. Balbettando, cerco di trovare una scusa nel
tempo utile che serva per ricordarmi che cosa volevo da Malfoy: “Il gancio… il
maledetto gancio non c’è…”.
Non ascolto minimamente la replica di Malfoy, tanto
già so che sta per dire… il gancio c’è, sei tu che non lo
vedi… eccetera, eccetera… e intanto macino alla velocità della luce che cosa
ero venuta a fare qui… Dio, perché non lo riesco a ricordare?!!
Accidenti, accidenti, la vicinanza di Malfoy mi sta rendendo deficiente! E Seth
non è che aiuta, poi… mi sto esercitando solamente a diventare la funambola
delle bugie con lui… ogni volta mi devo inventare qualcosa di diverso con lui
per nascondere che sono una strega, e che…
Ecco! Ho trovato! Grazie cervello!!!
“In realtà non ero venuta solamente per questo…”
mormoro a bassa voce “Veramente ero venuta a parlarti di un’altra cosa…”.
“Granger, mi stai facendo impazzire… ti potresti
decidere una santa volta?!” inveisce lui, incrociando
rabbiosamente le braccia.
Ignorandolo, replico con voce seria e ferma: “Ero
venuta a parlarti di una cosa importante… ero venuta a parlarti di Danny
Ryan…”.
“Non capisco, Granger…” mi guarda Malfoy,
inclinando la testa di lato e fissandomi come se fossi una povera scema. Dio, quanto mi dà fastidio! Inghiottisco
chili e chili di orgoglio, sforzandomi di continuare: “Seth mi chiede spesso di
parlargli di me, della mia vita, di quello che ho fatto… e io non so che dire.
Devo inventarmi storie continue per nascondere che sono una strega e tutto il
resto. Ma soprattutto le poche volte che mi riesce qualcosa, rischio di mandare
tutto a monte, se quello che ho inventato contraddice quello che tu hai detto
di te stesso… di Danny Ryan, insomma. Quindi voglio sapere
che cosa hai detto come Danny… per regolarmi di conseguenza…”.
Malfoy mi guarda per qualche istante, negli occhi
cinerei passano come scie di luce tutti i suoi pensieri, veloci come saette e
fugaci come meteore, tanto che, nemmeno volendo, potrei interpretarne la loro
corretta natura. Mi innervosisce essere sempre un passo dietro di lui, anche
perché invece, per quanto riguarda me stessa, sono convinta che i miei pensieri
si leggano perfettamente sulla mia faccia. Resto a guardarlo come incantata,
sentendomi una stupida completa, ma non potendo impedirmelo. Mi incuriosisce
come nessun altro al mondo, è sempre stato così, ma adesso me ne sono accorta
compiutamente. Cerco di mantenere la mia faccia su un assetto normale, mentre una
smorfia sulle sue labbra sottili mi avverte che ha finito di riflettere. È
pronto a rispondermi, possibilmente nella maniera più sgradita possibile.
“Non se ne parla, Granger…” sibila con un tono che
non ammette repliche.
“Come, non se ne parla?!! E io come faccio?” mi infurio, stringendo i pugni.
Lui si passa stancamente una mano nei capelli
biondi, per poi dirmi con tono di voce estremamente annoiato: “Si dà il caso,
Granger, che io non sia propriamente nato ieri… pensi che questo stupido piano
possa funzionare?”.
“Quale stupido piano?”.
“Il piano che evidentemente hai
architettato per sapere qualcosa della mia vita… di Serenity e tutto il resto,
no?” risponde ancora con tono ovvio “Potter ti ha messo la pulce nell’orecchio
e, come sempre, da perfetta Grifondoro impicciona quale sei, stai cercando di
venire a capo della vicenda… in effetti, mi sembrava strano che non fossi più
al tuo posto… che c’è? Adesso fai le missioni segrete,
indagando sugli ex Mangiamorte?”.
Mi serro violentemente nelle spalle, mentre lui mi
fissa malevolo. Distolgo lo sguardo da lui e guardo con interesse la tromba
delle scale, accanto a me. Ci vorrebbe così poco per prendere ed andarmene…
eppure, so di non poterlo fare, se non altro perché attualmente a causa delle
avverse circostanze, Malfoy è il mio capo e contemporaneamente anche il mio
padrone di casa. Una cosa davvero fantastica. Al contempo, la mia intelligenza
mi suggerisce che Malfoy non mi dirà mai niente, se non capirà, nei suoi canoni
tarati di giudizio, di potersi fidare un poco di me o comunque di avere bisogno
di me per qualcosa. So che il secondo caso è alquanto difficile, quindi devo
guadagnarmi un poco della sua fiducia. Esattamente come quando interrogavo
coloro che si proponevano come collaboratori di giustizia. Dovevo cercare di
convincerli a fidarsi di me, altrimenti non avrebbero mai collaborato. Malfoy
deve fidarsi di me. E purtroppo c’è una sola maniera. La peggiore delle
maniere. Mi chiedo se ne valga davvero la pena, se vale la pena fare questo
sacrificio solamente per conoscere qualche cavolata sulla vita di Malfoy. In
fondo, che mi interessa? Harry diceva che mi posso fidare, che non è più un
Mangiamorte… eppure, so che la curiosità continuerà a divorarmi se non saprò
qualcosa in più su questa maledetta questione, specialmente su Serenity.
Quindi… la soluzione è una sola.
Sospiro leggermente, prendendo fiato e forza dagli
anfratti di me stessa.
“Malfoy” inizio, la voce mi trema un po’ e tento
senza successo di mantenerla ferma “Non potrei mai fare delle indagini sul tuo
conto… semplicemente perché non sono più né il Capo degli Auror, né tantomeno
un’Auror comune…”, sospiro ancora, eccola la parte difficile “… a dirla tutta,
non sono più nemmeno una strega…”.
“Che cosa?!” mi chiede
Malfoy, visibilmente scioccato. Non ha fatto nemmeno in tempo a scoppiare a
ridere, tanto forte è stata la sorpresa.
“Non sono una strega…” ripeto pazientemente e per
prevenire domande sgradite, aggiungo lapidaria: “Una condanna di interdizione
all’uso della magia per abuso di potere… cinque anni… ne ho scontati già tre,
me ne restano altri due…”.
“Non ci credo…” sbotta sinceramente, passandosi una
mano sulla fronte “Se me l’avessero detto qualche anno fa, credo che avrei dato
fondo alle riserve pirotecniche per il Capodanno cinese… la perfettina
Granger… condannata… assurdo…”. Eccola lì, la risata. Lentamente parte dai suoi
occhi, fino a prendere tutto il viso. Non credo di averlo mai visto ridere così
tanto… maledetto… è praticamente piegato in due dalle risate e si regge convulsamente
allo stipite della porta per non cadere riverso per terra. Magari perde
l’equilibrio e si spacca l’osso del collo, accidenti a lui ed alla mia bocca
larga! Ma come mi è saltato in mente di dirglielo??!!!
Come se potessi aspettarmi una qualsiasi reazione diversa da questa… batto un
piede per terra con impazienza, inducendogli silenziosamente di muoversi.
Lui si risolleva a fatica, continuando a
sghignazzare ed asciugandosi invisibili lacrime dalle ciglia. La voce ancora
piena di ilarità mi chiede: “Per favore, dimmi come è successo… non ci credo…”
e giù ancora a ridere.
Gonfio le guance come tutte le volte che mi
arrabbio enormemente. A questo segnale estremamente infantile,
ma inevitabile almeno per la mia psiche, Dean scappava a gambe levate.
Ma ovviamente Malfoy non lo sa. Ed anche se lo sapesse, dubito che si farebbe minimamente impensierire dalla mia reazione da
pesce palla in posizione di combattimento.
“La smetti?!!” urlo, rossa
in volto per la rabbia e per la vergogna “Basta, mi sono stancata… dirò a Seth
quello che mi pare e piace!”. Mi giro bruscamente su me stessa per scendere le
scale, ma, come era prevedibile, vengo fermata da Malfoy. Mi afferra per il
polso, costringendomi a girarmi di nuovo. Sta ancora ridendo, riduco gli occhi
a due fessure, volendo fulminarlo sul colpo. Non lo guardo in volto, mi farebbe
innervosire troppo, i miei occhi trovano la mano che stringe ancora il mio
polso. Non mi sta facendo male, non mi dà fastidio, è solamente…appoggiata… lui sembra accorgersi del mio sguardo e si stacca
da me, sbattendo per un paio di volte le palpebre.
“D’accordo…” mi dice in un soffio “Ma solo
qualcosa… e niente su Serenity, soprattutto… è solo per Seth, può diventare
davvero asfissiante… ci manca che gli dici qualcosa che non ho detto e quello
fa scoppiare un caso nazionale… e se lo dice a Summer… aspettami alla
caffetteria all’angolo della strada… è meglio stare lontani da tutti e due…”.
Annuisco con il capo, voltandomi e prendendo a
scendere le scale. Evviva! Ce l’ho fatta!!! Non so
come, ma ce l’ho fatta… Malfoy sembrava aver cambiato espressione
all’improvviso, quando mi ha lasciato andare… accidenti, mi fa talmente
innervosire il fatto di non capire che pensa! Si sarà fatto un suo ragionamento
mentale, da cui ovviamente sono esclusa, concludendo che in fondo potrebbe
dirmi qualcosa. Che nervoso… afferro da un tavolino la mia borsa e la mia
giacca di pelle, indossandola. Quando esco, Seth è ancora lì fuori, intento a
sistemare le luci.
“Non hai ancora finito?” chiedo, sorridendo, mentre
libero i capelli dal collo della giacca.
Lui sbuffa e non risponde, è evidentemente
combattuto tra il desiderio di mandare tutto all’aria e quello di compiacere
Malfoy. Poveretto, mi fa tanta pena…
“E tu? Dove vai?” mi chiede, guardandomi dall’alto della scala con
espressione indagatrice.
“Chi?! Io?”.
“No, l’elefante rosa che sta passando adesso… certo
che sto parlando di te, Herm!”.
“Ti ricordi la mia amica Ginevra…” balbetto senza
molta convinzione “…quella che si sta per sposare? Ha bisogno
di me per scegliere la stampa degli inviti… è veramente nevrotica…”.
“Quasi quasi vengo con
te… mi annoio a morte…” mi dice Seth, sbuffando.
Sì, ci manca solamente questa! Adesso che ho
incastrato Malfoy!!!
“Ma forse n-non hai capito quanto è nevrotica!
Insomma non sarebbe un bello spettacolo…” aggiungo annoiata e con una punta di
isteria nella voce “Tu magari immagini fiori d’arancio ed archi romantici, ma
non è così… credo che quel matrimonio sarà più simile alla notte di San
Bartolomeo…”.
“La notte di che?!”.
“Come di che?!! Di san
Bartolomeo! La strage di ugonotti a Parigi nel 1572… Dio, ma quanto sei
ignorante!” sbotto, veramente colpita, lo sanno tutti cos’è
la strage di San Bartolomeo, o no? “Bè, comunque ciao… non farò tardi…”.
In capo a pochi minuti, raggiungo la caffetteria
che mi ha indicato Malfoy. Lui chiaramente non è ancora arrivato, sarebbe
potuto uscire dal retro o perlomeno pensavo che l’avrebbe fatto ed invece è in
ritardo. Cerco un tavolo libero nella grande sala bianca ed azzurra ed una cameriera
seccata mi indica un posto accanto alle enormi vetrate che danno sulla strada.
Declino l’offerta, ci manca anche che mi vedano con Malfoy. La cameriera,
pensando a chissà che tresca o relazione extraconiugale, mi squadra dalla testa
ai piedi con un’attenzione che ha molto di un raggio X. Mi fa un cenno
d’assenso, ammiccando con l’occhio destro ed indicandomi un tavolo nella parte
più remota del locale. Estremamente imbarazzata, ordino un cappuccino ed una
fetta di torta alle mele, le prime due cose che mi vengono in mente, per poi
sedermi al tavolo e nascondermi dietro al menù per la vergogna. Lo so, lo so
maledettamente che ho già ordinato, ed anche la cameriera lo sa, l’ho fatta a
lei l’ordinazione! Per questo, non esita a guardare verso la porta per inquadrare
con sguardo lussurioso Malfoy che fa la sua entrata trionfante proprio in quel
momento. Cielo, quella donna sta praticamente sbavando! D’accordo, è un bel
ragazzo, riempie la stanza, ha ancora quella camicia bianca che… insomma…
quella che… quella che aveva, quando io… cioè… basta! Quella di prima, meglio rimuovere quell’immagine dalla mia mente,
prima che divento di nuovo la perfetta riproduzione di un pomodoro maturo… ma
comunque la reazione di quella pervertita non è giustificata. Anche perché,
poi, Malfoy in questo momento ha anche in braccio quell’angelo di Serenity.
Insomma, potrebbe essere benissimo scambiato per un giovane padre che porta a
spasso la sua piccola, anche se a me fa ancora strano vederlo in questi panni,
nonostante sono tre giorni che lo vedo sempre con quella che dice essere sua
sorella. Chissà, se oggi scoprirò qualcosa sulla piccola… d’accordo, ho sempre
il veto di Malfoy, ma devo cercare di intortarlo in qualche modo. Sono sempre
l’ex Capo degli Auror, in fondo, ne ho fatti di interrogatori, compreso quello
a Nick detto il Facocero. Indovinate il motivo del suo soprannome? Esattamente
quello che avete capito… non lo voglio nemmeno ricordare…
La cameriera risponde alla domanda di Malfoy con un
cenno stizzito del capo nella mia direzione, smettendo immediatamente di
scodinzolare come una vecchia cagnetta in calore. Ha anche i capelli come le
orecchie di un cocker… evidentemente deve aver pensato che io sia la fidanzata
di Malfoy o sua moglie o chissà che altro. Mi guarda infatti
schifata con la tipica faccia alla Ti sei messo con una cozza del
genere, quando c’era in giro una bella pollastra come me??!! Socchiudo
gli occhi, guardandola, mentre Malfoy si avvicina e si siede di fronte a me,
dando le spalle all’arpia. Sta mostra… perché io non potrei stare con un tipo
del genere, l’ha capito solamente lei! Mica sono da buttare, no? E Malfoy non è
mica Apollo, no? Potremmo benissimo stare assieme e Serenity potrebbe essere la
nostra bambina, no? Che cavolo! Quella insiste! Continua a fissarmi con sguardo
di sfida! Se avessi la mia bacchetta, le avrei già lanciato una fattura stile Marietta Norton ai tempi dell’ES…
“Le cameriere di questo posto devono avere dei
gravi scompensi ormonali…” borbotta Malfoy sottovoce, aprendo con stizza il
menù e sistemando meglio Serenity sulla sedia accanto a lui.
Coccolo un po’ la piccola, mentre quella donna
maledetta continua a fissarci… adesso ti faccio vedere io… mai sfidare Hermione
Jane Granger…
“Hai proprio ragione, tesoro…” urlo con voce acuta in perfetto immatricolazione
Patil&Brown production, in modo che metà della sala si volti verso di me,
compresa la cameriera ninfomane.
“Granger, ma che cavolo ti prende?!!
Sei diventata schizofrenica in questi anni?” mi sibila
Malfoy, appiattendosi sul tavolo e guardandomi storto. Sbuffo, mi ha
rovinato tutto l’aspetto drammatico della vicenda… non ci crederebbe mai
nessuno che stiamo assieme, non dopo la sua occhiata alla
Freddy Kruger. Ma almeno la cameriera si è
volatilizzata, non fosse altro per il fatto che sembro una scappata da un
manicomio criminale. Non è quello che volevo, ma ho capito abbondantemente che
nella vita non si può mai avere quello che si vuole. Specialmente se c’è di
mezzo Draco Malfoy.
“Non fare quella faccia da tonno” borbotto impietrita,
mentre Malfoy mi squadra ancora malevolo come se si aspetti da un momento all’altro che cominci a vomitare succhi gastrici
verdi come nell’Esorcista “Era per la cameriera… mi stava dando
sui nervi come mi stava fissando…”.
“Forse
fissava me, non te…” commenta lui presuntuoso.
“Fissava
anche me, credo perché fosse convinta che stessi con te…” aggiungo, manifestando disgusto alla sola
idea.
“Che schifo!”.
“Per te… immagina per me… assomigliava a quando
calpesti una cacca di cane a piedi nudi…” sbotto nervosa,
aprendo nervosamente il menù, Serenity scoppia a ridere alla parola cacca. Le sorrido, almeno un
raggio di sole in questa giornata orribile. Come le tre giornate prima di
questa e quella prima ancora. Quattro giornate orribili. Sì, sono proprio
quattro giorni da quando ho rivisto Malfoy.
“Granger, sei veramente rivoltante…” aggiunge lui
gentilmente con una smorfia “Capirai il perché non voglia passare tutto il
tempo qui con te… muoviti… che vuoi sapere?!”.
Poggio il menù sul tavolo, tornando seria, e chiedo
con un filo di voce: “La vita di Danny… dov’è nato, che ha fatto, dove ha
studiato, la sua famiglia… insomma, quello che ti sei inventato…”.
Il suo volto cambia radicalmente espressione alle
mie parole, sembra rabbuiarsi, sembra quasi che un lampo azzurro sia passato
nei suoi occhi, provocandogli un piccolo moto di… sofferenza… sì,
sofferenza, io credo. Forse sto iniziando lentamente a capire le sue
espressioni, il suo viso, i suoi occhi e i pensieri che si celano dietro di
essi. Sofferenza… sofferenza per qualcosa che ho detto. Cosa? Non ho detto
niente di strano o di offensivo… con tutto quello che di solito gli dico,
abbondantemente ricambiata… ma certo… quello che ti sei
inventato… che stupida… è pur sempre la sua vita, fittizia
sì, ma sempre la sua vita. Faccio la sensibile e pretendo considerazione e
rispetto dagli altri, e poi sono la prima che prendo a calci i sentimenti
altrui. D’accordo, i sentimenti di Malfoy non possono essere molto complessi,
ma qualcosa la prova anche lui, no? La bambina bionda che ride accanto a me,
pasticciando in un budino al cioccolato, ne è la dimostrazione. E Serenity non
è qualcosa di inventato.
“Volevo dire…” cerco di correggere il tiro,
affondando nervosamente i canini nel labbro inferiore “Come hai fatto a
cancellare completamente la tua vita precedente e a costruirtene una nuova?”.
Malfoy mi guarda fisso per qualche secondo, come se
cercasse di leggere sulla mia anima nuda. Poi distoglie lo sguardo da me,
guarda Serenity e poi i suoi occhi tornano a me. E tornano a me sereni.
“Non è stato difficile…” inizia,
la voce volutamente bassa “Nel nostro mondo, parlo di quello a cui davvero
apparteniamo entrambi, se chiedi di Draco Lucius Malfoy, ti dicono che è morto. Potty ha
inscenato la mia morte…”.
“Come?”.
“Un incidente con un Ungaro Spinato…” replica lui
con semplicità, sorseggiando piano il suo caffè bollente “L’avrei comprato per
il mio castello, da un ricco eccentrico se lo potevano anche aspettare tutti,
no? Polverizzato dalle fiamme, nemmeno un cadavere da
tumulare… meglio così… meno spese inutili…”.
Un brivido mi passa sulla schiena. Come fa ad
essere così cinico, parlando della fine della sua stessa vita? E’ una
contraddizione vivente, sembra avere mille anime nel suo corpo, tra cui una
capace di sorridere dolcemente ad una bambina ed una che ti fa pensare che
arriverebbe a ridere di gusto davanti ad una lapide.
“Ma lasciamo perdere…” continua con leggerezza,
come se non stesse parlando di sé “In pochi sanno che sono ancora vivo… Blaise, Pansy… alcuni miei parenti… e sono tutti legati da
incantesimi simili a quello che impediva di rivelare il nascondiglio
dell’Ordine della Fenice… e poi Potty…”, solleva lo
sguardo plumbeo, guardandomi come se mi trapassasse da parte a parte,
aggiungendo: “… e adesso tu, Granger… và da sé che non voglio pubblicità…”.
“L’avevo capito…” sussurro con un magone in gola.
“Veniamo a Danny, allora… e di lui che vuoi sapere,
no?”.
Annuisco con il capo e lui
prosegue: “Il Ministero mi ha fornito e continua a fornirmi tutto quello di cui
ho bisogno per supportare la mia falsa identità… documenti, attestati, persino
fotografie ed altro, oltre che ad una somma di denaro periodico proveniente dai
miei beni e convertita in sterline… è tutto regolare… ci sono anche babbani che
in caso di emergenza testimonierebbero una mia assolutamente falsa conoscenza…
“Il mio nome attuale è Daniel Christopher Ryan…
sono nato ventitre anni fa da Laura Bennet e
Christopher Ryan senior a Providence, nel Rhode
Island. Mio padre era il direttore di una fabbrica di armi…”.
“Una fabbrica di armi?! Ed
in America, poi?!” chiedo sconcertata. Certo che
Malfoy se l’è inventata grossa la bugia… e poi… armi… mi si
accappona la pelle solamente a pensarci. Non avrebbe dovuto volere cambiare
radicalmente la sua vita? E si è scelto un destino pari a quello che aveva da
Draco Lucius Malfoy?
Lo vedo sorridere qualche
istante, perso nei suoi pensieri, prima di spiegare: “Sono stati quelli del
Ministero a consigliarmi di
scegliere una vita che avesse qualche attinenza con la mia vera esistenza… un
corrispondente babbano di un Mangiamorte potrebbe essere un fabbricante di
armi, no, Granger? Per loro, non avrei dovuto scegliere una vita
completamente diversa da quella che avevo realmente vissuto. Il mio carattere,
il mio modo di fare, tutto quello che mi appartiene… il mio essere in un
determinato modo piuttosto che in altro, è proprio per quello che sono stato e
che ho vissuto… sarei stato più credibile nella parte, mettiamola
semplicisticamente in questa maniera. Per quanto riguarda la scelta
dell’America e del Rhode Island, è dovuta ai
documenti che potrebbero richiedermi a Londra, e simili… essendo la mia
fittizia terra d’origine lontana abbastanza da Londra, si spiegherebbero i
ritardi nelle varie consegne, oltre che eventualmente il mio non conoscere
determinate cose comuni ai miei coetanei londinesi…”, la sua bocca si atteggia
in una sorta di risata amara e sarcastica, mentre aggiunge, la voce più cupa:
“Capisci, Granger? Sarò anche babbano ed americano, avrò
anche un altro nome…”.
“… ma è sempre tutto uguale…” completo con un filo
di voce. Lui annuisce con il capo, distogliendo ancora lo sguardo, non prima di
avermi nuovamente squadrato con l’espressione indagatrice che ho imparato
tipica di lui. Mi sembra tutto così assurdo, come possono imporre ad una
persona di vivere esattamente la stessa vita, da cui è scappato? E’
incredibile… è come quando una falena sbatte continuamente contro il vetro di
una finestra nel tentativo di uscire. Pensavo che come Danny, Malfoy avesse finalmente
tutto quello che non aveva mai avuto, ed invece… punto e a capo. Tanto valeva
restare com’era…
Dopo qualche attimo di silenzio, lo sento
continuare: “Ho vissuto a Providence per tutta la mia vita… nel caso te lo stia
chiedendo, ho frequentato lì anche il liceo, una scuola privata per ricchi o
roba simile…
Questa è bella… mi dovrò inventare una vita da
Golden Globe…
“Sono rimasto in America fino al primo anno di
college…” prosegue, dopo aver finito il suo caffè “Avevo iniziato a frequentare
Harvard, a Boston… volevo diventare medico, ma le cose andarono male. Mio padre fu incriminato per un caso di blood diamonds, sai che cosa sono?”.
“Non sono i diamanti scambiati con le armi in
Africa e con cui si proseguono le guerre?” chiedo con un filo di voce, mi fa
paura questa storia e questa vita, ma mi fa paura soprattutto la tranquillità
con cui ne parla Malfoy. Lucido e cinico, sembra che sta raccontando la cronaca
di un telegiornale tipo.
“Il processo è stato
lunghissimo…” continua ancora, dopo aver preso in braccio Serenity “Tanto da
permettere a mio padre di concepire mia sorella… ma un anno e mezzo fa è stato
finalmente arrestato. Io avevo già lasciato l’America per Londra,
dove vivevo da alcuni miei amici e dove poi ho aperto il Petite Peste con l’aiuto di mia madre… un anno fa, mia madre è
morta, distrutta dal dolore e dalla vergogna, lasciando Serenity completamente
sola. Sono tornato a Providence solo per prendere mia sorella e per partecipare
al funerale di mia madre. Poi sono subito ripartito per
Londra… qualche mese fa, anche mio padre è morto… suicidato… in galera…”.
Le sue ultime parole mi prendono in pieno, come un auto a fari spenti nella nebbia. E’ stato telegrafico,
rapido, scarno, come se cercasse con precisione chirurgica di rendere indolori
le sue stesse parole alle sue orecchie. Che razza di vita, le armi erano solo
il primo passo… ha ragione, è praticamente la vita di un Draco Malfoy babbano.
Le pratiche illegali, la galera, la morte di tutti e due i suoi genitori, il
tradimento del figlio. La sola cosa diversa è Serenity, la sorella che,
perlomeno su questo sono certa, Draco non ha mai avuto. Ma che è la sola cosa
bella di questa storia. Non ho capito come l’ha avuta, ma sono contenta che ce
l’abbia. E, almeno adesso, non mi interessa sapere da dove sia venuta.
Basta che ce l’abbia, basta che sia una cosa colorata
nel grigiore della sua vita.
“Che c’è, Granger, ti si è mozzata la lingua?” mi
dice arrogante, soppesandomi con lo sguardo. Me ne accorgo
anche se ho gli occhi bassi. “Non volevi sapere la vita di Danny Ryan?
Eccola qua, te l’ho servita su un piatto d’argento… non sei
contenta? Vuoi forse che ti racconto per filo e per
segno come si è ammazzato il mio pseudo-padre?
Non è molto diverso da com’è morto il mio vero padre… solo
che allora non l’ha voluto lui…”.
“Smettila!” urlo, premendo le mani sulle orecchie
ed agitando il capo, non interessandomi che le persone in sala si voltino a
guardarmi. Sollevo gli occhi, resi lucidi da un peso che mi si è fermato sullo
stomaco: “Come diamine fai ad essere così, me lo spieghi?!
A raccontare queste cose come se non te ne fregasse niente?!!
Stai parlando di tua madre e di tuo padre, maledizione!!”.
Lo vedo ridere ancora, mentre
aggiunge tagliente: “Ironico che sia tu a dirlo, Granger… non sei stata forse
una delle prime a considerare i miei null’altro che schifosi assassini? Non mi sembra di essermi comportato in maniera molto diversa da te
e dai tuoi amici, o sbaglio?”.
“Questo non c’entra niente…” sussurro, il sudore
freddo che mi inzuppa la schiena “Tu sei il loro unico figlio, quindi…”.
“Quindi, cosa? Cosa, Granger?” mi interrompe freddamente, la voce che non si alza di mezzo tono, la
rabbia e il dolore visibili solo nel luccichio cieco dei suoi occhi e nel
rossore livido del suo viso “Quindi, che cosa?!! Dovrei difenderli, dovrei giustificarli, dovrei onorare la loro memoria?! Hanno
cambiato nome, ma sono sempre quello che erano, assassini, nulla di diverso da
questo… e io non sono nulla di diverso da questo, figlio di assassini, figlio
del sangue che hanno versato per sopravvivere, del sangue che ho fatto versare
anch’io per sopravvivere… è tutto qui. Cosa dovrei fare, raccontare di quando
mio padre mi portava a cavalcioni sulla schiena o di quando mia madre mi
cantava le ninnananna, ammesso che l’abbiano fatto?!
Potrebbero anche averlo fatto, ma cinque secondi prima avevano ordinato la fine
di bambini della mia stessa età, della stessa età di Serenity…”, i suoi occhi
vagano inquieti per la stanza, ostaggi di purpurei ricordi lontani, prima di
ritornare a me e di guardarmi con una sorta di ironia quasi cattiva: “…ma
certo, per voi, la forma è tutto…
l’ipocrisia dei vostri ragionamenti è rivoltante… siete stati i primi a volermi
dalla vostra parte. A mettermi contro di loro… e adesso che sono… sincero… nemmeno questo vi va bene… mi vorreste ipocrita
esattamente come voi, no?! Mi dispiace, ma questo non posso
davvero farlo…”.
“Voi, chi? Voi,
chi? Si può sapere di che diamine stai parlando, Malfoy?!”
dico a voce bassa, trattenendomi per quanto sia possibile e sporgendomi sul
tavolo, adesso non più spaventata, ma quasi furiosa.
“Certo, lei non sta
di che cosa sto parlando…” sorride lui, ancora, l’espressione malevola come
prima. Continuo a guardarlo in attesa e qualcosa del mio viso evidentemente lo
induce a parlare. Ma non a credere che io effettivamente non sappia di che sta
parlando. Se prima cercava di mantenere un certo distacco e di non ostentare la
sua rabbia, adesso invece sembra perdere il controllo. Lo vedo appoggiare
delicatamente Serenity sulla sedia accanto a lui e poi guardarmi con odio puro,
gli occhi socchiusi e il viso paonazzo. Rabbrividisco, pentendomi della mia
domanda e della mia sciocca ostinazione, arrivando anche a temere che da un
momento all’altro mi ammazzerà su due piedi.
“Non sai di che cosa sto
parlando, certo…” soggiunge, la risatina luciferina ancora intatta, poi mi si
avvicina e, con tono confabulatorio, prosegue, facendomi tremare dalla testa ai
piedi, sebbene cerchi di ostentare un controllo che non ho: “Tu sei più
intelligente di me, eh, Granger? Non diceva sempre così quella
vecchia megera della Mc Granitt o il bacucco Silente?!
Certo che dicevano così, no?
“E adesso dimmi, Granger… chiameresti eroe uno che ammazza
senza pietà, che uccide chi gli pare e piace? D’accordo, si percuote il petto
per cinque secondi, dolendosi dell’anima prava che ha destinato al Creatore, ma
comunque l’ha fatto o no? Ma l’ideale fa la differenza, quello giusto e quello
sbagliato, quello buono e quello malvagio… e così continuate, celando dietro lo
splendore delle vostre vesti nivee, dietro il luccichio dell’oro delle armi,
dietro lo sfavillio dell’avorio dei templi, il nero del sangue che vi sporca le
mani esattamente come per i Mangiamorte… non c’è nessuna differenza… un niente
di differenza… una linea talmente sottile… ma voi continuate a chiamare le cose
con nomi diversi e così vi scaricate la coscienza… vi fate un segno sulla
fronte e siete a posto… ci sarà sempre un paradiso per voi ed un inferno per
quelli che non sono come voi… eppure, sai che c’è, Granger? La linea per me
nemmeno esiste. Non la vedo. E forse sarà per sempre questa la mia colpa. Ma tu
non capisci ancora, vero? Ok, d’accordo, cercherò di essere più chiaro…
“I Paciock… sono stati resi folli
dalla tortura… pazzi… chiusi dentro il San Mungo a delirare e a parlare con i
morti… nella mia mente, le sento ancora le loro grida. Ero piccolo, avevo qualche mese e
mio padre mi portò al loro martirio. Mia zia Bella rideva come una pazza, una
povera pazza… un Pensatoio mi ha fatto rivivere tutta la scena… tirava capelli,
strappava unghie, lanciava fatture… fu quello a non farmi essere un Mangiamorte,
quel ricordo. Le urla che sentivo quando chiudevo gli occhi… non volevo essere
uno di quelli che facevano quelle cose. E venni dalla vostra parte…
“Un giorno, a guerra finita, dopo che erano passati anni
dalla morte dei miei, strappai un ricordo da uno che avevo assistito alla loro
morte. Un Auror,
Anthony Goldstein. Mi avevano detto che erano morti,
combattendo contro l’Ordine, ma io non ci credevo. Li conoscevo bene, non
avrebbero mai lottato se questo avrebbe comportato il rischio serio di perdere la
vita… quando vidi quel ricordo, ebbi un enorme dejà vu. Sì, Granger, erano
cambiati i colori, sostituite le maschere, modificate le armi… ma era la stessa
cosa. Uccisero i miei, torturandoli fino alla morte, e solo per sapere dov’era
Voldemort. Violentarono mia madre, massacrarono mio padre, ma era lo stesso. La
stessa fottuta cosa. C’erano solo due differenze… i Mangiamorte si fermarono,
quando i Paciock impazzirono. Gli Auror, no. Non lo
so, forse perché sono loro gli eroi e loro sanno sempre che cosa fare. Mia
madre e mio padre erano solo assassini in fondo, come mia zia. E forse queste
cose non le capivano…
“La vostra ipocrisia fa chiamare i Paciock
eroi, fa piangere a sentire il loro nome, fa ergere statue e fa affiggere
medaglie. E poi
fa chiamare mia madre puttana e mio padre bastardo, fa ridere a sentire il loro
nome, fa scoperchiare tombe e profanare reliquie… e riserva il primo
trattamento agli Auror.
“Ma
forse, proprio come i miei, non le capisco queste differenze. E per me sono assassini e mostri i miei genitori, anche se mi hanno
dato la vita; ed assassini e mostri sono quelli come te, anche se siete i
buoni…ora, spiegamela tu la differenza, Granger, se ci riesci… spiegamela…
riempila di parole bellissime e vuote e spiegamela tu… sicuramente, avrai
ragione tu, non io…”.
Non so
esattamente in che punto esatto del suo discorso, ho iniziato a piangere.
Adesso l’unica cosa di cui sono cosciente sono le lacrime che cadono lungo il
mio viso e la voragine che mi si è aperta al posto del cuore. Non può essere
vero… non ci credo… gli Auror, quelli che comandavo fino a qualche anno fa…
hanno ucciso i genitori di Malfoy… se c’era Anthony Goldstein,
molti di loro dovevano essere ancora al mio servizio. Nella mia mente, scorrono
veloci i mille visi amichevoli e sereni degli uomini e delle donne che ho
guidato e che ho diretto nelle varie azioni, cercando una minima traccia che mi
possa mostrare in uno di loro le tracce di quell’abominevole assassinio. Ma non
ne trovo, nemmeno in Anthony che Malfoy ha nominato direttamente. Un ragazzo
allegro e tranquillo, così lo ricordo, che si spaventava al minimo accenno di
rissa e che correva a nascondersi dietro il capo della sua squadra. Fu uno dei
pochi a dispiacersi, quando fui mandata via, e lui sarebbe… no, non è possibile…
Malfoy mente, sta mentendo, è solamente per ferirmi che dice queste cose… in
fondo, è sempre di lui che stiamo parlando… no, gli Auror non sarebbero mai
capaci di una cosa del genere… se loro facessero delle cose del genere, loro…
i… buoni… i Mangiamorte che cosa dovrebbero fare, allora? Non avrebbe
senso che io abbia scelto di stare da una parte piuttosto che dall’altra… non
avrebbe senso essere diventata un’Auror… non avrebbe senso più nulla…
“Non è
vero…” balbetto sottovoce, singhiozzando senza ritegno.
Malfoy mi guarda per qualche secondo, per poi dire quasi
sgomento: “Non mi dire che non sapevi nemmeno questo? Ma che razza di capo degli Auror
sei?!”.
“Non è
vero…” ripeto, sollevando gli occhi rossi e guardandolo con odio. In pochi
secondi, ha praticamente distrutto quel poco che rimaneva della mia vita.
Il
momento di smarrimento di Malfoy passa rapidamente, ritornando alla rabbia:
“Certo, lei non sa nulla di dove lavora, non sa un cavolo di quello che fa, di
quello che fanno quelli che lavorano per lei, e sono io quello che mente?!! Se non ci credi, se pensi che sia una bugia, perché non
lo chiedi a Potty? Perché non lo chiedi al Ministro?
A lui, ci crederai, no? Chiedilo a lui, Granger!”.
“E’
esattamente quello che farò…” urlo, alzandomi in piedi e continuando a
singhiozzare “E lui mi dirà che è una schifosa bugia! E allora, Malfoy, ti
giuro che ti farò passare tutto quello che sto passando io adesso per colpa
delle tue orribili bugie!”.
Lui ride
ancora: “Sei ancora qui, Granger? Guarda
che il Ministro riceve fino alle 3…”.
Come
tanti anni prima, mi scaglio con violenza su di lui, schiaffeggiandolo in pieno
viso. Lui barcolla, quasi cadendo dalla sedia, mentre tutte le persone attorno
a noi ci guardano attoniti, compresa la cameriera di
prima che finalmente metabolizza che non stiamo assolutamente assieme. Al
momento, credo che non vorrei più nemmeno stare nella stessa stanza dove c’è
lui, una schifosissima serpe come lui. Resto immobile, la mano che mi brucia
orribilmente, lo sguardo di sfida negli occhi, pronta a qualsiasi reazione da
parte sua, le lacrime che non ne vogliono sapere di smettere di cadere. Lui si
limita a rimettersi dritto, a lanciarmi uno sguardo di traverso,
per poi dire tagliente: “Non ci sarà una terza volta, Granger… fai quello che
vuoi, parla con Potter, non farlo, pensa che ti abbia mentito… non mi
interessa… ma stasera ti voglio fuori dalla mia vita… sono stato abbastanza
chiaro? Nel caso tu non abbia capito, come per molte altre cose, te lo
rispiego: sei licenziata…”.
“Benissimo…”
soggiungo, raccogliendo la mia borsa e mettendomela sulla spalla “Finalmente
questa pagliacciata è finita…”. Esco, praticamente correndo, non prima di aver
lanciato uno sguardo a Serenity. Povera piccola, non la rivedrò mai più… e
nemmeno Seth… ma ormai è dannatamente chiaro che non posso più rimanere in
questo posto, assieme a Malfoy. E’ crudele, cattivo, perfido… è giunto ad
inventarsi una cosa del genere sui suoi genitori,
solamente per ferirmi. E come parlava di loro, Dio mio… come se fossero delle
persone come altre, come se non fossero i suoi genitori… fosse anche che i miei
fossero stati delle persone del genere, non avrei mai smesso di amarli e, se
non proprio di difenderli, di intimare a chiunque di non parlare male di loro
in mia presenza. Ma lui invece è il primo ad offenderli gratuitamente… e poi la
storia che sarebbero stati gli Auror ad ucciderli… assurdo… come se fosse
successa una cosa così, il Ministero li avrebbe tranquillamente lasciati al
loro posto. Sarebbero stati destituiti, puniti, forse anche imprigionati. Hanno
punito me per abuso di potere, e in quel caso che avrebbero dovuto fare?
Condannarli a morte? E’ solamente una orribile ed
infamante bugia…
L’impatto
con l’aria dell’esterno, mi spinge curiosamente a piangere ancora di più. Mi
fermo sul marciapiede, gettando un’occhiata al Petite Peste, dove posso
ancora intravedere la scala e Seth arrampicato inutilmente sopra. Sorrido, mi
mancherà… quando tornerò a prendere le mie cose, li spiegherò tutto. Inizio
pigramente a camminare per strada, asciugandomi le lacrime con il dorso della
mano, non sapendo dove andare. Mi fermo a guardare le vetrine con aria
annoiata, la vista resa cieca e disinteressata dalla miriade di pensieri che
affollano la mia mente. Dopo essere rimasta mezz’ora davanti ad un’agenzia
d’assicurazione, dove non c’è proprio niente da guardare, cerco di fare mente
locale su dove andare. A casa mia? O da Ginny? Ma i miei pensieri mi scivolano
dalle mani come l’acqua di un ruscello, contaminati dalle irragionevoli parole
di Malfoy e dal volantino dell’assicurazione che pubblicizzava la nuova polizza
contro gli incendi.
Assassini
e mostri sono quelli come te, anche se siete i buoni…
Risarcimento
completo anche di mobili antichi danneggiati!!
All’improvviso,
una voce tenue e flebile si insinua tra queste parole sconnesse. Cerco di
afferrarla nella mia mente, mentre anch’essa scappa via, e cinque secondi dopo,
vorrei già averla cancellata dalla mia testa.
La voce
di Harry.
La
telefonata di quattro giorni fa.
La mia
domanda. Non è strano che viva da babbano?
La sua
risposta. Il tono di voce prudente ed esitante. No, Herm. L’esitazione
che, di fronte alla mia insistenza, diventava nervosismo. Lo so
perfettamente come vive Malfoy, dato che sono stato io a dargli quello che ha…
Il mio
sconcerto. E l’incertezza della sua risposta. Esattamente… alla fine della
guerra… sai che hanno ucciso i suoi genitori?
E quella
risposta… quella parola sfuggita per caso… è stato una specie di
risarcimento…
Le
lacrime ricominciano a cadere dai miei occhi, mentre quella singola parola
rimbalza nella mia testa.
“Insomma,
è stato una specie di risarcimento…”.
“Non
capisco”.
“Non
ce n’è bisogno…”.
Il
Ministero ha risarcito Draco Malfoy, facendogli cambiare identità, sbloccando i
suoi beni, dandogli quello che ha. È stato Harry a dargli quello che ha. Per
risarcirlo, risarcirlo della morte dei suoi genitori. Decine di Mangiamorte
sono morti, ma nessuno dei loro figli è stato risarcito. Il Ministero sarebbe
andato in fallimento in quel caso. E poi c’era sempre la guerra… nessuno
sarebbe stato così folle da chiedere un risarcimento, se il proprio congiunto
aveva deciso di essere un Mangiamorte, al massimo era proprio il Ministero a
dover chiedere un risarcimento. Non il contrario. Ed invece Harry ha risarcito
Draco Malfoy… per la morte dei suoi genitori…
L’ha
risarcito perché gli Auror hanno ucciso volontariamente e con deliberata
crudeltà i suoi genitori.
Quella
frase nel cervello, inizio a correre per strada, urtando persone, facendomi
mancare il fiato, il vento che gela le lacrime sul mio viso. Non so quanti
metri o forse chilometri ho percorso, quando vedo un palazzo dalla forma
vagamente circolare con un portone di colore azzurro. Lo spalanco con forza,
suscitando le ire del portiere. Non gli rispondo, urlando solamente se Ginny
Weasley è in casa. Intimorito dalle mie lacrime e dal mio viso stravolto, mi
dice di no. Salgo le scale a due a due, incurante che
mi richiami indietro, arrivo al terzo piano, scorgo la sua porta, alzo lo
zerbino e prendo la chiave d’ingresso. Apro la porta, sbatte con un tonfo sordo
contro la parete del corridoio, il frastuono rimbalza per la tromba delle scale
con un eco prolungato. Il portiere continua a gridare, mi insegue, chiudo la
porta, la sbatto alle mie spalle. L’appartamento è in penombra, le persiane
sono chiuse, a tastoni trovo il salotto. Accendo il
camino, usando la bacchetta di Ginny che lei ha lasciato sul tavolo. Sarà
andata a fare spese per il matrimonio, dice che preferisce gli atelier babbani.
Accendo anche le luci della stanza con un secco colpo di bacchetta, non
fregandomene niente della condanna. Non risaliranno mai a me, la magia risulta
fatta nell’appartamento di Ginny Weasley, mica nel mio. Folle, mi metto a
cercare il vaso da fiori con il disegno rosso, dove Ginny nasconde
Taddadà, ecco a voi un nuovo capitoletto!!
Il titolo significa IL PAESE DELLE MERAVIGLIE, anche
se non siano state propriamente delle belle meraviglie, anzi… è iniziato comico
il capitolo, ma è finito tragico! Eheheh… ed anche
stavolta ho interrotto il capitolo nella parte migliore!!
Passo subito ai ringraziamenti:
Feffe_Cullen_Blast:
evviva, una nuova lettrice!! Grazie dei tuoi
complimenti… Seth insomma prende vita da solo, è po’ una sommatoria di tanti miei
amici… chissà che risate allora con il tuo amico Luca! Summer anche lei
purtroppo per la mia salute mentale esiste!! Spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Un bacio!!
elly 91: grazie!! Certo che Seth è davvero amato!! Mi fa piacere…!! Purtroppo per
lui il suo amore per Danny dovrà essere immolato alla nobile causa di questa fic!! Eheheh!!
Lunachan62 : ma quanti complimenti!! Ma me li merito davvero??!! O_O!!!
Francy_hurt_16 : ebbene sì, nella mia fic Herm è
una psicopatica, insomma ho cercato di far uscire tutte le caratteristiche che
secondo me
Lights: grazie grazie
grazie!!! Sono davvero contenta, perché solo ora mi
sono resa conto che hai recensito capitolo per capitolo!! Sei il sogno di ogni
scrittrice!! Un mega bacione e grazie dei tuoi
complimenti!! Spero che anche oggi Herm ti abbia
sfiancato!!
Un saluto anche a tutti coloro che leggono soltanto!!
Cassie…