Fanfic su attori > Ryan Reynolds
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Autore: bebe    04/08/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano lì, sulla soglia della stanza di Victoria e si stavano baciando da alcuni minuti ormai, ma nessuno dei due sembrava aver intenzione di smettere. Ryan, ad un certo punto, si scostò giusto il tempo di chiudere la porta alle loro spalle, per poi tornare a baciare la ragazza con malcelata urgenza, affondando le dita di una mano fra i suoi capelli, mentre l’altra era saldamente posata su un fianco, con una presa piacevolmente possessiva. Assaggiava e baciava le sue labbra come se fossero un frutto irresistibile e Victoria non riusciva ad opporre la benché minima resistenza. Razionalmente, sapeva perfettamente che la cosa migliore sarebbe stata respingerlo, fermarlo e fermarsi, finché erano ancora in tempo. Si conoscevano appena e lui era un uomo sposato. Lei non era il tipo da andare a letto con il marito di un’altra e nemmeno si era mai lasciata guidare dall’istinto come stava invece facendo ora con lui. Fra di loro c’era stata un’elettricità quasi tangibile da subito, per quanto lei si fosse sforzata di ignorarlo, e probabilmente era stato lo stesso per lui. Finora erano sempre riusciti a controllarsi, anche perché fino a poco tempo prima Victoria era ancora fidanzata, e le rare volte in cui si erano incontrati non erano quasi mai da soli. Ma ora era tutto diverso. Erano fuori città, lontani da tutto e da tutti, come in una bolla, in un universo parallelo in cui non c’erano ostacoli per loro, né motivi per troncare quello che c’era fra loro, di qualunque cosa si trattasse.

Andarono avanti a baciarsi a lungo, poi, lentamente, iniziarono ad indietreggiare verso il letto della suite. Ryan aveva cominciato ad armeggiare per sfilarle la t-shirt ed anche Victoria non era rimasta certo passiva, ed aveva iniziato a sbottonargli la camicia. Di tanto in tanto si fermavano per guardarsi e scambiarsi occhiate complici, cariche di aspettativa e di desiderio, ma nessuno dei due osava parlare né esprimere a voce quello che passava loro per la testa, per prolungare quella parentesi di alienazione totale dalla realtà e dalle loro responsabilità. Nessuno dei due aveva intenzione di ostinarsi a negare l’attrazione che c’era fra loro. Victoria non si era mai sentita così attratta da un uomo prima di allora. Il desiderio che provava nei confronti di Ryan era tangibile, e per una volta in vita sua, forse la prima in assoluto, voleva concedersi il lusso di non pensare, di non usare il cervello, di lasciarsi andare alle sue emozioni e farsi guidare solo dall’istinto. E l’impulso di quel momento la spingeva sempre più verso di lui. Aveva 40 anni, forse anche un paio di più, ma era davvero irresistibile: bello, ancora in perfetta forma, muscoloso al punto giusto, atletico. Man mano che lo spogliava, sentiva crescere il suo desiderio per lui ed il suo stomaco sfarfallare come fosse un’adolescente alle prime esperienze. Aveva la netta sensazione di avere la testa completamente vuota, sgombera da ogni tipo di pensiero, tanto era inebriata dal suo profumo, ed infiammata dalle sue carezze, dai suoi baci. Ryan, dopotutto, era un uomo fatto, sapeva esattamente cosa faceva, e come farla rosolare a puntino. Si sentiva la donna più bella e desiderata al mondo mentre lui la spogliava, lasciando cadere ad uno ad uno i pochi indumenti che ancora aveva addosso, ed infine anche la biancheria intima. Tutto accadde in maniera assolutamente naturale, fra di loro c’era una sintonia spontanea. Fecero l’amore in maniera appassionata la prima volta, ed in maniera più dolce e lenta la seconda quella notte, finché non si addormentarono, piacevolmente esausti, in un groviglio di lenzuola.

La prima a risvegliarsi l’indomani fu Victoria. Ancora assonnata, si stropicciò il viso con le mani, e lentamente le tornarono alla mente flash della notte appena trascorsa. Si voltò verso Ryan, che ancora dormiva e che le sembrava quasi indifeso, nonostante la stazza, con quell’aria rilassata dal sonno che ancora lo avvolgeva. Sorrise istintivamente, ma quella serenità durò pochi istanti. Infatti, subito dopo, la ragazza si ritrovò a riflettere sull’enorme leggerezza che avevano entrambi commesso, lasciando spazio a scrupoli, remore e sensi di colpa che poche ore prima aveva scacciato e lasciato da parte per abbandonarsi alla passione ed al piacere. Proprio lei, sempre così riflessiva, giudiziosa e controllata, aveva fatto sesso con un uomo sposato. In realtà non poteva non considerare anche che si era trattato con tutta certezza del sesso migliore della sua vita, ma era una magrissima consolazione in quel frangente. Restava il fatto che era stata a letto con un uomo sposato. Si sentiva ufficialmente una sgualdrina. L’unica che avrebbe potuto farle vedere il bicchiere mezzo pieno in quella circostanza era Skyler, ma in attesa di rivederla, Victoria era ora ostaggio della sua coscienza e dei suoi sensi di colpa. Inoltre, come se non bastasse, iniziò a domandarsi cosa sarebbe successo, e più ci pensava più si convinceva che quella notte sarebbe rimasta una parentesi, un episodio isolato e che una volta tornati rispettivamente a Los Angeles e New York, non ci sarebbe stato alcun seguito. Lui era impegnato, aveva una famiglia e probabilmente si era solo voluto levare un capriccio. Questa idea la fece sentire stupida ed ingenua. Probabilmente era cascata con tutte le scarpe nella tela di un abile ed inguaribile dongiovanni, che riempiva la moglie di corna, e che magari si era intestardito a sedurla e portarla a letto perché era la figlia di un produttore famoso. Per quanto quella notte con lui fosse stata indimenticabile ed appassionata, si sentiva davvero scema ora, e non vedeva l’ora di andarsene, anche per evitare l’imbarazzo della mattina dopo.

Così, stando ben attenta a non svegliarlo, scivolò fuori dal letto, si rivestì velocemente, ed iniziò a preparare la valigia, sperando di riuscire a filarsela prima che lui si svegliasse. Voleva solo andarsene, mettere quanta più distanza possibile fra lei e Ryan, tornare alla sua vita di tutti i giorni, ai suoi impegni, e levarselo dalla testa. Era sicura che anche lui non volesse nient’altro, e di aver perso qualsiasi tipo di fascino esercitasse su di lui ora che aveva ceduto le armi, quindi era certa che la cosa migliore fosse sparire prima che lui si svegliasse.
Purtroppo, però, per quanto velocemente stesse rifacendo il suo bagaglio, non riuscì nel suo intento. Era talmente concentrata sulla valigia, da non accorgersi che Ryan era sveglio da qualche minuto e la stava guardando.

“Vedo che hai fretta di andartene. Non pensavo mi avresti portato la colazione a letto, ma non mi aspettavo nemmeno una fuga degna di Flash” osservò, tirandosi a sedere sul letto, a malapena coperto dalle lenzuola, l’aria ancora stropicciata dal sonno e dalla nottata movimentata appena trascorsa.

“Devo aver fatto davvero schifo stanotte!” aggiunse ridendo.

Victoria a quel punto sospirò, e si passò una mano fra i capelli, restando in piedi, a pochi passi dal letto.

“Io…ho pensato che andarmene alla chetichella mentre ancora dormivi avrebbe reso le cose più facili” ammise.

Lui inarcò appena un sopracciglio, con aria interrogativa ed anche perplessa.

“Più facili per chi? Per me o per te?” la incalzò.

“Per entrambi! Andiamo Ryan!” rispose lei, quasi con ovvietà. Non riusciva a capire perché lui facesse il finto tonto, come se non si rendesse conto della situazione.

In tutta risposta, lui recuperò i suoi slip, se li infilò velocemente e poi si alzò ed iniziò a rivestirsi.

“Non c’è bisogno che infili tutto in valigia alla rinfusa. Me ne vado, levo il disturbo, così puoi fare con calma e fingere che non sia successo niente” le disse asciutto, e nonostante fosse ancora fisicamente lì, sembrava distante anni luce.

“Scusa, ma cosa ti aspettavi?” rimarcò lei, iniziando a spazientirsi “Non rinnego niente, e sono stata bene stanotte, anzi, benissimo. Per una volta mi sono fatta guidare dall’istinto ed è stato bellissimo e liberatorio, ma non fingiamo di non sapere come stanno le cose. Tu sei sposato! E’ inutile che ce la raccontiamo! Magari per te è normale, magari tu e tua moglie avete un matrimonio aperto, non ne ho idea e non mi interessa, ma io non voglio essere coinvolta, non voglio essere l’amante di nessuno! E’ stata una parentesi, una bella parentesi, ma pur sempre una parentesi!” continuò “Ci siamo fatti prendere la mano, qui lontano da tutti, abbiamo bevuto, eravamo su di giri per la Con e siamo andati oltre” aggiunse, mentre Ryan scuoteva la testa e sembrava sul punto di scoppiare.

“Lo so bene che sono sposato e no, non è un matrimonio aperto!” iniziò a dire “Mi dispiace deluderti, ma contrariamente a quello che chiaramente pensi, non vado in giro a tradire mia moglie, non mi scopo chiunque mi ritrovo davanti!” sbottò.

Poi sospirò e cercò di calmarsi.

“Sono attratto da te dalla prima volta che ti ho vista alla festa a casa tua. E non mi era mai successo. Insomma, che il mio matrimonio non sia perfetto è evidente, ma finora non mi era mai successo di sentirmi così preso da un’altra donna. Ieri sera quando ho bussato alla tua porta sapevo che era uno sbaglio coinvolgerti, lo sapevo, ma non sono riuscito a farne a meno. Ero convinto che mi avresti respinto e che mi avresti cacciato via, ma mi sono sentito sollevato quando invece mi sono reso conto che era quello che volevi anche tu. Ed ero anche sicuro che l’indomani te ne saresti pentita. Speravo solo che succedesse dopo colazione” Continuò.

“Quindi…che succede ora?” gli chiese lei.

“Non lo so” ammise, stringendo le spalle “Ci sono almeno un milione di ragioni per cui dovresti starmi alla larga, lo sai anche tu. Sono divorziato, al secondo matrimonio, ho due figlie, e non è che abbia poi molto da offrirti, se non un po' di divertimento” riprese a dire “E tu ti meriti molto più di questo” aggiunse.

“E’ successo per colpa mia” disse ancora, infilandosi la camicia “Io sono il più grande e dovrei essere quello più maturo e più saggio. Per quanto volessi passare la notte con te, non avrei dovuto venire qui e metterti in questa situazione” concluse più serio.

“Non mi hai costretta a fare niente che non volessi!” precisò lei, facendo qualche passo verso di lui “Lo volevo anche io e non ne sono pentita. E’ solo che…”

“E’ solo che non vuoi essere l’altra donna, lo capisco, davvero!” la interruppe lui “Lo capisco e non ce l’ho con te. Lo so che non è una situazione facile. Ma vorrei che fosse chiaro che non volevo approfittarmi di te, anche perché sei troppo sveglia e non ci riuscirei nemmeno se volessi, e non volevo nemmeno prenderti in giro. Mi piaci e mi sono fatto trascinare dal momento e dalla situazione. Per un attimo ieri mi è sembrato tutto possibile e tutto facile” ammise.

Victoria sospirò e si mise a sedere sul bordo del letto.

“Mi dispiace, non volevo aggredirti o fare la stronza con te, ma…” riprese a dire, cercando di riordinare le idee, perché nelle ultime ore erano successe tante cose e tutte inaspettate.

“…ma pensavi che stamattina sarei stato io a sgattaiolare via e volevi battermi sul tempo” precisò lui scrutandola.

“Non devi sentirti in colpa! Lo capisco. Wade l’avrebbe fatto di sicuro” aggiunse, cercando di sdrammatizzare.

“Dai, non scherzare” lo rimproverò lei, ma sorridendo. Ancora una volta, aveva perfettamente capito il suo stato d’animo ed i suoi pensieri, quasi anticipandoli.

Lui restò in silenzio qualche istante, e si mise a sedere accanto a lei. Improvvisamente entrambi si zittirono e l’atmosfera era diventata quasi surreale. Non è che non avessero nulla da dirsi, al contrario, ma forse nessuno dei due voleva arrivare al momento ineluttabile del distacco.

“Anche tu mi piaci” disse lei dopo una lunga pausa “All’inizio pensavo che fossi solo un ficcanaso impiccione, ma più ti conoscevo e più mi incuriosivi. Mi piace stare con te e mi viene naturale dirti cose che non confido a tutti, perché sembra che tu riesca sempre a capire esattamente come mi sento e cosa mi passa per la testa” ammise, alzando lo sguardo su di lui.

“Adesso però non rovinare tutto con qualche battuta alla Deadpool. Sono seria!” precisò subito.

“Se solo non fosse tutto così complicato. Se ci fossimo conosciuti prima…” aggiunse lei.

“Se ci fossimo conosciuti prima mi avrebbero arrestato, perché quasi sicuramente tu saresti stata minorenne” osservò lui.   

“Non riesci proprio a fare la persona seria per almeno due minuti?” lo prese in giro lei.

“E’ una palla essere seri! E non aiuta nemmeno a risolvere i problemi!” osservò lui, poi sospirò “Senti, adesso ordiniamo almeno la colazione. Ho bisogno di caffè e poi vediamo cosa fare” aggiunse.

Per sicurezza, lasciò che fosse Victoria a chiamare la reception e ad ordinare una colazione abbondante, onde evitare che qualcuno dello staff dell’albergo, realizzando che Ryan Reynolds aveva chiamato dalla suite di un’altra ospite, andasse a spifferare tutto a qualche giornaletto di cronaca rosa per ricavarci dei soldi. Fecero poi colazione insieme, ostentando una tranquillità che in realtà non apparteneva a nessuno dei due in quel momento e poi arrivò il momento dei saluti.

“La mia agente mi ha già chiamato tre volte” sospirò lui, controllando il suo cellulare.

“E io devo sbrigarmi a fare il check out, se non voglio perdere l’aereo” aggiunse lei.

“Quindi, ci siamo” rimarcò Ryan, affondando le mani nelle tasche dei jeans “Ti chiamo più tardi, ok?” aggiunse.

“Non devi promettermi niente! Insomma, non mi aspetto niente” disse lei, che non voleva farsi illusioni.

“Lo so, ma voglio chiamarti” la rassicurò lui “Non so cosa succederà da qui a un mese, magari ti stuferai o ci stuferemo entrambi di questa situazione, ma in questo preciso momento so che andrò in astinenza se non ti sentirò entro le prossime otto ore!” precisò sorridendo.

Quindi si chinò e la baciò un’ultima volta, con la stessa intensità e lo stesso trasporto della sera prima, quando l’aveva sorpresa andando da lei.

“Fai buon volo! Ci sentiamo più tardi, ragazzina” aggiunse, strizzandole l’occhio, e sparendo dietro la porta.

Di solito Victoria detestava che la apostrofassero così, che la chiamassero ‘ragazzina’, ma detto da Ryan assumeva un tono così dolce ed un significato nuovo, adorabile per le sue orecchie.

Non fu semplice per lei concentrarsi su quella benedetta valigia, ancora sfatta, perché ogni volta che il suo sguardo si posava sul letto, si ricordava dei momenti trascorsi lì con Ryan e si ritrovava a sorridere come un’ebete. Ormai non poteva negarlo, si era presa una bella cotta, lui le piaceva davvero. Certo, era presto per parlare di amore, di sentimenti impegnativi, ma era certa che quando stava con lui si sentiva bene e, soprattutto, si sentiva libera di essere se stessa, senza il timore di essere giudicata. Non le era mai successo con nessun altro, tantomeno con Josh, col quale doveva sempre sforzarsi di essere perfetta, in qualsiasi occasione e, per quanto ce la mettesse tutta, le sembrava che non fosse mai abbastanza. Con Ryan, invece, era diverso, non doveva fingere di essere ciò che non era, ed era davvero rigenerante per lei potersi comportare liberamente, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti.

La ragazza atterrò a Los Angeles in perfetto orario e trovò ad aspettarla un’auto con autista mandata dal padre. Era quasi ora di cena, era stanca, e soprattutto non faceva che pensare a Ryan. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, era confusa, ma non pentita. Avrebbe voluto parlarne con Skyler, ma era impegnata fuori città per il tour promozionale dell’ultimo film di un attore che rappresentava, così decise che ne avrebbe parlato con sua zia Charlotte l’indomani. Per fortuna suo padre era ancora in Europa, altrimenti sarebbe stato difficile, quasi impossibile, nascondergli i suoi turbamenti. 

La grande villa era vuota, eccezion fatta per il personale di servizio ovviamente, ma la cosa non le dispiaceva affatto, anzi, era felice di avere spazio e tempo per riflettere. Mangiò qualcosa direttamente in cucina, e poi si spostò in terrazza, per prendere un po' d’aria e proprio lì la sorprese la chiamata di Ryan.

“Ciao” le disse, con quel tono caldo ed avvolgente.

“Ciao straniero” rispose.

“Sei arrivata sana e salva?” le chiese.

“Si, tutto a posto! Sono a casa da un paio d’ore, ho cenato e adesso sono sulla terrazza. La stessa dove ci siamo incontrati la prima volta” precisò sorridendo.

“Non so se quella conta come primo incontro, c’era anche il broccolo a tentare di rubarmi la scena” protestò lui.

“Quanto sei scemo!” lo apostrofò divertita “Sei già a casa anche tu immagino” aggiunse.

“Si, sono tornato alla base. E ho passato l’ultima mezz’ora a pettinare delle bambole e a far conversare un orsacchiotto di pezza con un omino dei lego” rise.

“Wow, le tue figlie amano giocare con qualsiasi giocattolo vedo! Non sono in fissa solo con bambole e barbie” rimarcò ridendo lei.

“Già, e ovviamente poi lasciano giochi ovunque e rischio puntualmente di ammazzarmi inciampando in qualcosa!” osservò “Adesso sono di sopra con la tata a fare il bagnetto, così ho pensato di approfittarne per sentirti, anche se temo non potrò restare a lungo” continuò.

“Non preoccuparti, non importa” lo rassicurò. Aveva notato che non aveva minimamente menzionato la moglie, ma naturalmente nemmeno a lei andava di parlare di Blake, quindi non gli chiese nulla.

“Potrei avere una buona notizia!” riprese a dire lui “Dovrei venire a Los Angeles fra una decina di giorni al massimo!”

“Davvero?” esclamò lei sorpresa, non sperava di rivederlo così presto.

“Si, devo registrare un’intervista con Variety e ho anche un servizio fotografico. Mi fermerò per un paio di giorni, tre al massimo, di più non riesco. Possiamo vederci, se ti va e se sei libera” continuò.

“Si, per me va bene. Mi organizzo e vediamo dove incontrarci” rispose.

“Ovviamente, sai bene che dobbiamo essere super attenti e prudenti. Se dovessero beccarci sarebbe un casino per tutti e due. Tuo padre ti chiuderebbe in una torre d’avorio e verrebbe a cercare me con un fucile, dilaniando quello che resterebbe di me dopo il cazziatone della mia agente” osservò.

“Lo so, non preoccuparti. Troveremo un modo” lo rassicurò. E stava per dirgli altro, quando sentì distintamente dall’altro capo la voce di Blake che lo chiamava.

“Devo andare. Ci sentiamo presto, promesso! Dormi bene” riuscì solo a dirle prima di riattaccare.

Le aveva fatto piacere risentirlo, un po' meno immaginarselo ora immerso nella sua routine familiare, con sua moglie. Ma non poteva lamentarsi né avanzare pretese, perché sapeva dall’inizio che lui era sposato, ed il fatto che non si trattasse di un matrimonio felice non giustificava la loro relazione. Improvvisamente si chiese anche se fosse poi vero che fra lui e la moglie non funzionava. Insomma, aveva sentito solo la sua versione e se fosse stato uno deli classici uomini che si lamentano senza motivo della propria moglie, solo per avere una scusa plausibile ai tradimenti? Magari Blake era ignara di tutto, anzi sicuramente non sospettava e forse fra loro non c’era nessuna crisi. Magari il furbastro voleva solo divertirsi, tenere il piede in due scarpe, giocare al marito incompreso con lei e poi tornare a casa e fare il compagno perfetto. E se avesse avuto più di una tresca? Poi si diceva che anche lui stava rischiando molto per passare del tempo con lei, e se fosse stato solo un capriccio non si sarebbe esposto tanto, avrebbe potuto trovarsi chiunque anche più vicina a casa sua. Non era certo il tipo da dover implorare una donna per portarsela a letto! Ma forse aveva una donna per ogni stato! Victoria stava cominciando ad entrare in paranoia, così decise di prepararsi una tisana ed andare a letto. Erano successe tante cose nelle ultime ore, troppe, ed un bel sonno ristoratore l’avrebbe sicuramente aiutata a spegnere il cervello e a svegliarsi con le idee chiarite e districate. Peccato che fosse più facile a dirsi che a farsi, perché nonostante la tisana, Victoria riuscì a prendere sonno solo a notte fonda. Appena chiudeva gli occhi ripensava a Ryan, quasi sentiva le sue mani addosso, il suo profumo, ricordava distintamente i suoi baci e tutto il resto. L’indomani si svegliò ancora più stanca e confusa della sera prima e non vedeva l’ora di parlare con sua zia di quanto le stava accadendo.

Si fece una doccia veloce, si preparò per andare alla fondazione, e poi scese in cucina per fare colazione. Com’era solita fare, mentre sorseggiava il caffè dava uno sguardo ai quotidiani sul suo tablet. Quasi le andò di traverso l’ultimo sorso quando vide il titolo di un noto sito di gossip online. Cliccò subito sul link e andò direttamente all’articolo, se di articolo si poteva parlare! Non riteneva certo quei siti esempi di giornalismo edificante e serio. C’erano delle foto, molto sfuocate peraltro, di lei e Ryan alla festa della 20th Century durante la Comic Con di San Diego. Non erano soli, ovviamente, erano circondati da tante altre persone, ma erano vicinissimi e naturalmente nell’articoletto si suggeriva una sorta di rendez vous romantico fra i due. Sapeva benissimo che quelle due misere foto non erano sufficienti a provare niente, ma era altrettanto certa che sarebbero bastate ad insinuare un ragionevole dubbio fra i patiti di gossip. Nonostante potessero esserci altre mille plausibili ragioni per loro due di ritrovarsi vicini ad una festa durante una Con, sicuramente qualche idiota avrebbe creduto all’insinuazione del sito! Era furiosa ed anche preoccupata, e non aveva idea di come avrebbe potuto reagire Ryan, ammesso che avesse già visto le foto.

Gli mandò subito un messaggio:

Chiamami appena puoi, è urgente.V.

 

  
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