Erano lì, sulla soglia
della stanza di Victoria e si stavano
baciando da alcuni minuti ormai, ma nessuno dei due sembrava aver
intenzione di
smettere. Ryan, ad un certo punto, si scostò giusto il tempo
di chiudere la
porta alle loro spalle, per poi tornare a baciare la ragazza con
malcelata
urgenza, affondando le dita di una mano fra i suoi capelli, mentre
l’altra era
saldamente posata su un fianco, con una presa piacevolmente possessiva.
Assaggiava
e baciava le sue labbra come se fossero un frutto irresistibile e
Victoria non
riusciva ad opporre la benché minima resistenza.
Razionalmente, sapeva
perfettamente che la cosa migliore sarebbe stata respingerlo, fermarlo
e
fermarsi, finché erano ancora in tempo. Si conoscevano
appena e lui era un uomo
sposato. Lei non era il tipo da andare a letto con il marito di
un’altra e
nemmeno si era mai lasciata guidare dall’istinto come stava
invece facendo ora
con lui. Fra di loro c’era stata
un’elettricità quasi tangibile da subito, per
quanto lei si fosse sforzata di ignorarlo, e probabilmente era stato lo
stesso
per lui. Finora erano sempre riusciti a controllarsi, anche
perché fino a poco
tempo prima Victoria era ancora fidanzata, e le rare volte in cui si
erano
incontrati non erano quasi mai da soli. Ma ora era tutto diverso. Erano
fuori
città, lontani da tutto e da tutti, come in una bolla, in un
universo parallelo
in cui non c’erano ostacoli per loro, né motivi
per troncare quello che c’era
fra loro, di qualunque cosa si trattasse.
Andarono avanti a baciarsi a lungo,
poi, lentamente,
iniziarono ad indietreggiare verso il letto della suite. Ryan aveva
cominciato
ad armeggiare per sfilarle la t-shirt ed anche Victoria non era rimasta
certo
passiva, ed aveva iniziato a sbottonargli la camicia. Di tanto in tanto
si
fermavano per guardarsi e scambiarsi occhiate complici, cariche di
aspettativa
e di desiderio, ma nessuno dei due osava parlare né
esprimere a voce quello che
passava loro per la testa, per prolungare quella parentesi di
alienazione
totale dalla realtà e dalle loro responsabilità.
Nessuno dei due aveva
intenzione di ostinarsi a negare l’attrazione che
c’era fra loro. Victoria non
si era mai sentita così attratta da un uomo prima di allora.
Il desiderio che
provava nei confronti di Ryan era tangibile, e per una volta in vita
sua, forse
la prima in assoluto, voleva concedersi il lusso di non pensare, di non
usare
il cervello, di lasciarsi andare alle sue emozioni e farsi guidare solo
dall’istinto. E l’impulso di quel momento la
spingeva sempre più verso di lui. Aveva
40 anni, forse anche un paio di più, ma era davvero
irresistibile: bello,
ancora in perfetta forma, muscoloso al punto giusto, atletico. Man mano
che lo
spogliava, sentiva crescere il suo desiderio per lui ed il suo stomaco
sfarfallare come fosse un’adolescente alle prime esperienze.
Aveva la netta
sensazione di avere la testa completamente vuota, sgombera da ogni tipo
di
pensiero, tanto era inebriata dal suo profumo, ed infiammata dalle sue
carezze,
dai suoi baci. Ryan, dopotutto, era un uomo fatto, sapeva esattamente
cosa
faceva, e come farla rosolare a puntino. Si sentiva la donna
più bella e
desiderata al mondo mentre lui la spogliava, lasciando cadere ad uno ad
uno i
pochi indumenti che ancora aveva addosso, ed infine anche la biancheria
intima.
Tutto accadde in maniera assolutamente naturale, fra di loro
c’era una sintonia
spontanea. Fecero l’amore in maniera appassionata la prima
volta, ed in maniera
più dolce e lenta la seconda quella notte, finché
non si addormentarono,
piacevolmente esausti, in un groviglio di lenzuola.
La prima a
risvegliarsi
l’indomani fu Victoria. Ancora assonnata, si
stropicciò il viso con le mani, e
lentamente le tornarono alla mente flash della notte appena trascorsa.
Si voltò
verso Ryan, che ancora dormiva e che le sembrava quasi indifeso,
nonostante la
stazza, con quell’aria rilassata dal sonno che ancora lo
avvolgeva. Sorrise
istintivamente, ma quella serenità durò pochi
istanti. Infatti, subito dopo, la
ragazza si ritrovò a riflettere sull’enorme
leggerezza che avevano entrambi
commesso, lasciando spazio a scrupoli, remore e sensi di colpa che
poche ore
prima aveva scacciato e lasciato da parte per abbandonarsi alla
passione ed al
piacere. Proprio lei, sempre così riflessiva, giudiziosa e
controllata, aveva
fatto sesso con un uomo sposato. In realtà non poteva non
considerare anche che
si era trattato con tutta certezza del sesso migliore della sua vita,
ma era
una magrissima consolazione in quel frangente. Restava il fatto che era
stata a
letto con un uomo sposato. Si sentiva ufficialmente una sgualdrina.
L’unica che
avrebbe potuto farle vedere il bicchiere mezzo pieno in quella
circostanza era
Skyler, ma in attesa di rivederla, Victoria era ora ostaggio della sua
coscienza e dei suoi sensi di colpa. Inoltre, come se non bastasse,
iniziò a domandarsi
cosa sarebbe successo, e più ci pensava più si
convinceva che quella notte
sarebbe rimasta una parentesi, un episodio isolato e che una volta
tornati
rispettivamente a Los Angeles e New York, non ci sarebbe stato alcun
seguito. Lui
era impegnato, aveva una famiglia e probabilmente si era solo voluto
levare un
capriccio. Questa idea la fece sentire stupida ed ingenua.
Probabilmente era
cascata con tutte le scarpe nella tela di un abile ed inguaribile
dongiovanni,
che riempiva la moglie di corna, e che magari si era intestardito a
sedurla e
portarla a letto perché era la figlia di un produttore
famoso. Per quanto
quella notte con lui fosse stata indimenticabile ed appassionata, si
sentiva
davvero scema ora, e non vedeva l’ora di andarsene, anche per
evitare
l’imbarazzo della mattina dopo.
Così,
stando ben attenta a
non svegliarlo, scivolò fuori dal letto, si
rivestì velocemente, ed iniziò a
preparare la valigia, sperando di riuscire a filarsela prima che lui si
svegliasse. Voleva solo andarsene, mettere quanta più
distanza possibile fra
lei e Ryan, tornare alla sua vita di tutti i giorni, ai suoi impegni, e
levarselo dalla testa. Era sicura che anche lui non volesse
nient’altro, e di
aver perso qualsiasi tipo di fascino esercitasse su di lui ora che
aveva ceduto
le armi, quindi era certa che la cosa migliore fosse sparire prima che
lui si
svegliasse.
Purtroppo, però, per quanto velocemente stesse rifacendo il
suo bagaglio, non
riuscì nel suo intento. Era talmente concentrata sulla
valigia, da non
accorgersi che Ryan era sveglio da qualche minuto e la stava guardando.
“Vedo che
hai fretta di
andartene. Non pensavo mi avresti portato la colazione a letto, ma non
mi
aspettavo nemmeno una fuga degna di Flash”
osservò, tirandosi a sedere sul
letto, a malapena coperto dalle lenzuola, l’aria ancora
stropicciata dal sonno
e dalla nottata movimentata appena trascorsa.
“Devo aver fatto davvero
schifo stanotte!” aggiunse ridendo.
Victoria a quel punto
sospirò, e si passò una mano fra i
capelli, restando in piedi, a pochi passi dal letto.
“Io…ho pensato
che andarmene alla chetichella mentre ancora
dormivi avrebbe reso le cose più facili” ammise.
Lui inarcò appena un
sopracciglio, con aria interrogativa ed
anche perplessa.
“Più facili per
chi? Per me o per te?” la incalzò.
“Per entrambi! Andiamo
Ryan!” rispose lei, quasi con
ovvietà. Non riusciva a capire perché lui facesse
il finto tonto, come se non
si rendesse conto della situazione.
In tutta risposta, lui
recuperò i suoi slip, se li infilò
velocemente e poi si alzò ed iniziò a rivestirsi.
“Non
c’è bisogno che infili tutto in valigia alla
rinfusa.
Me ne vado, levo il disturbo, così puoi fare con calma e
fingere che non sia
successo niente” le disse asciutto, e nonostante fosse ancora
fisicamente lì, sembrava
distante anni luce.
“Scusa, ma cosa ti
aspettavi?” rimarcò lei, iniziando a
spazientirsi “Non rinnego niente, e sono stata bene stanotte,
anzi, benissimo.
Per una volta mi sono fatta guidare dall’istinto ed
è stato bellissimo e
liberatorio, ma non fingiamo di non sapere come stanno le cose. Tu sei
sposato!
E’ inutile che ce la raccontiamo! Magari per te è
normale, magari tu e tua
moglie avete un matrimonio aperto, non ne ho idea e non mi interessa,
ma io non
voglio essere coinvolta, non voglio essere l’amante di
nessuno! E’ stata una
parentesi, una bella parentesi, ma pur sempre una parentesi!”
continuò “Ci
siamo fatti prendere la mano, qui lontano da tutti, abbiamo bevuto,
eravamo su
di giri per la Con e siamo andati oltre” aggiunse, mentre
Ryan scuoteva la
testa e sembrava sul punto di scoppiare.
“Lo so bene che sono
sposato e no, non è un matrimonio
aperto!” iniziò a dire “Mi dispiace
deluderti, ma contrariamente a quello che
chiaramente pensi, non vado in giro a tradire mia moglie, non mi scopo
chiunque
mi ritrovo davanti!” sbottò.
Poi sospirò e
cercò di calmarsi.
“Sono attratto da te dalla
prima volta che ti ho vista alla
festa a casa tua. E non mi era mai successo. Insomma, che il mio
matrimonio non
sia perfetto è evidente, ma finora non mi era mai successo
di sentirmi così
preso da un’altra donna. Ieri sera quando ho bussato alla tua
porta sapevo che
era uno sbaglio coinvolgerti, lo sapevo, ma non sono riuscito a farne a
meno.
Ero convinto che mi avresti respinto e che mi avresti cacciato via, ma
mi sono
sentito sollevato quando invece mi sono reso conto che era quello che
volevi
anche tu. Ed ero anche sicuro che l’indomani te ne saresti
pentita. Speravo
solo che succedesse dopo colazione” Continuò.
“Quindi…che
succede ora?” gli chiese lei.
“Non lo so”
ammise, stringendo le spalle “Ci sono almeno un
milione di ragioni per cui dovresti starmi alla larga, lo sai anche tu.
Sono divorziato,
al secondo matrimonio, ho due figlie, e non è che abbia poi
molto da offrirti,
se non un po' di divertimento” riprese a dire “E tu
ti meriti molto più di
questo” aggiunse.
“E’ successo per
colpa mia” disse ancora, infilandosi la
camicia “Io sono il più grande e dovrei essere
quello più maturo e più saggio.
Per quanto volessi passare la notte con te, non avrei dovuto venire qui
e
metterti in questa situazione” concluse più serio.
“Non mi hai costretta a
fare niente che non volessi!”
precisò lei, facendo qualche passo verso di lui
“Lo volevo anche io e non ne
sono pentita. E’ solo che…”
“E’ solo che non
vuoi essere l’altra donna, lo capisco,
davvero!” la interruppe lui “Lo capisco e non ce
l’ho con te. Lo so che non è
una situazione facile. Ma vorrei che fosse chiaro che non volevo
approfittarmi
di te, anche perché sei troppo sveglia e non ci riuscirei
nemmeno se volessi, e
non volevo nemmeno prenderti in giro. Mi piaci e mi sono fatto
trascinare dal
momento e dalla situazione. Per un attimo ieri mi è sembrato
tutto possibile e
tutto facile” ammise.
Victoria sospirò e si mise
a sedere sul bordo del letto.
“Mi dispiace, non volevo
aggredirti o fare la stronza con
te, ma…” riprese a dire, cercando di riordinare le
idee, perché nelle ultime
ore erano successe tante cose e tutte inaspettate.
“…ma pensavi che
stamattina sarei stato io a sgattaiolare
via e volevi battermi sul tempo” precisò lui
scrutandola.
“Non devi sentirti in
colpa! Lo capisco. Wade l’avrebbe
fatto di sicuro” aggiunse, cercando di sdrammatizzare.
“Dai, non
scherzare” lo rimproverò lei, ma sorridendo.
Ancora una volta, aveva perfettamente capito il suo stato
d’animo ed i suoi
pensieri, quasi anticipandoli.
Lui restò in silenzio
qualche istante, e si mise a sedere
accanto a lei. Improvvisamente entrambi si zittirono e
l’atmosfera era
diventata quasi surreale. Non è che non avessero nulla da
dirsi, al contrario,
ma forse nessuno dei due voleva arrivare al momento ineluttabile del
distacco.
“Anche tu mi
piaci” disse lei dopo una lunga pausa
“All’inizio pensavo che fossi solo un ficcanaso
impiccione, ma più ti conoscevo
e più mi incuriosivi. Mi piace stare con te e mi viene
naturale dirti cose che
non confido a tutti, perché sembra che tu riesca sempre a
capire esattamente
come mi sento e cosa mi passa per la testa” ammise, alzando
lo sguardo su di
lui.
“Adesso però non
rovinare tutto con qualche battuta alla Deadpool.
Sono seria!” precisò subito.
“Se solo non fosse tutto
così complicato. Se ci fossimo
conosciuti prima…” aggiunse lei.
“Se ci fossimo conosciuti
prima mi avrebbero arrestato,
perché quasi sicuramente tu saresti stata
minorenne” osservò lui.
“Non riesci proprio a fare
la persona seria per almeno due
minuti?” lo prese in giro lei.
“E’ una palla
essere seri! E non aiuta nemmeno a risolvere i
problemi!” osservò lui, poi sospirò
“Senti, adesso ordiniamo almeno la
colazione. Ho bisogno di caffè e poi vediamo cosa
fare” aggiunse.
Per sicurezza, lasciò che
fosse Victoria a chiamare la
reception e ad ordinare una colazione abbondante, onde evitare che
qualcuno
dello staff dell’albergo, realizzando che Ryan Reynolds aveva
chiamato dalla
suite di un’altra ospite, andasse a spifferare tutto a
qualche giornaletto di
cronaca rosa per ricavarci dei soldi. Fecero poi colazione insieme,
ostentando
una tranquillità che in realtà non apparteneva a
nessuno dei due in quel
momento e poi arrivò il momento dei saluti.
“La mia agente mi ha
già chiamato tre volte” sospirò lui,
controllando il suo cellulare.
“E io devo sbrigarmi a fare
il check out, se non voglio
perdere l’aereo” aggiunse lei.
“Quindi, ci
siamo” rimarcò Ryan, affondando le mani nelle
tasche dei jeans “Ti chiamo più tardi,
ok?” aggiunse.
“Non devi promettermi
niente! Insomma, non mi aspetto
niente” disse lei, che non voleva farsi illusioni.
“Lo so, ma voglio
chiamarti” la rassicurò lui “Non so cosa
succederà da qui a un mese, magari ti stuferai o ci
stuferemo entrambi di
questa situazione, ma in questo preciso momento so che andrò
in astinenza se
non ti sentirò entro le prossime otto ore!”
precisò sorridendo.
Quindi si chinò e la
baciò un’ultima volta, con la stessa
intensità e lo stesso trasporto della sera prima, quando
l’aveva sorpresa
andando da lei.
“Fai buon volo! Ci sentiamo
più tardi, ragazzina” aggiunse,
strizzandole l’occhio, e sparendo dietro la porta.
Di solito Victoria detestava che la
apostrofassero così, che
la chiamassero ‘ragazzina’, ma detto da Ryan
assumeva un tono così dolce ed un
significato nuovo, adorabile per le sue orecchie.
Non fu semplice per lei concentrarsi
su quella benedetta
valigia, ancora sfatta, perché ogni volta che il suo sguardo
si posava sul
letto, si ricordava dei momenti trascorsi lì con Ryan e si
ritrovava a
sorridere come un’ebete. Ormai non poteva negarlo, si era
presa una bella
cotta, lui le piaceva davvero. Certo, era presto per parlare di amore,
di
sentimenti impegnativi, ma era certa che quando stava con lui si
sentiva bene
e, soprattutto, si sentiva libera di essere se stessa, senza il timore
di
essere giudicata. Non le era mai successo con nessun altro, tantomeno
con Josh,
col quale doveva sempre sforzarsi di essere perfetta, in qualsiasi
occasione e,
per quanto ce la mettesse tutta, le sembrava che non fosse mai
abbastanza. Con
Ryan, invece, era diverso, non doveva fingere di essere ciò
che non era, ed era
davvero rigenerante per lei potersi comportare liberamente, con tutti i
suoi
pregi ed i suoi difetti.
La ragazza atterrò a Los
Angeles in perfetto orario e trovò
ad aspettarla un’auto con autista mandata dal padre. Era
quasi ora di cena, era
stanca, e soprattutto non faceva che pensare a Ryan. Aveva bisogno di
parlarne
con qualcuno, era confusa, ma non pentita. Avrebbe voluto parlarne con
Skyler,
ma era impegnata fuori città per il tour promozionale
dell’ultimo film di un
attore che rappresentava, così decise che ne avrebbe parlato
con sua zia
Charlotte l’indomani. Per fortuna suo padre era ancora in
Europa, altrimenti sarebbe
stato difficile, quasi impossibile, nascondergli i suoi turbamenti.
La grande villa era vuota, eccezion
fatta per il personale
di servizio ovviamente, ma la cosa non le dispiaceva affatto, anzi, era
felice
di avere spazio e tempo per riflettere. Mangiò qualcosa
direttamente in cucina,
e poi si spostò in terrazza, per prendere un po'
d’aria e proprio lì la
sorprese la chiamata di Ryan.
“Ciao” le disse,
con quel tono caldo ed avvolgente.
“Ciao straniero”
rispose.
“Sei arrivata sana e
salva?” le chiese.
“Si, tutto a posto! Sono a
casa da un paio d’ore, ho cenato
e adesso sono sulla terrazza. La stessa dove ci siamo incontrati la
prima
volta” precisò sorridendo.
“Non so se quella conta
come primo incontro, c’era anche il
broccolo a tentare di rubarmi la scena” protestò
lui.
“Quanto sei
scemo!” lo apostrofò divertita “Sei
già a casa
anche tu immagino” aggiunse.
“Si, sono tornato alla
base. E ho passato l’ultima mezz’ora
a pettinare delle bambole e a far conversare un orsacchiotto di pezza
con un
omino dei lego” rise.
“Wow, le tue figlie amano
giocare con qualsiasi giocattolo
vedo! Non sono in fissa solo con bambole e barbie”
rimarcò ridendo lei.
“Già, e
ovviamente poi lasciano giochi ovunque e rischio
puntualmente di ammazzarmi inciampando in qualcosa!”
osservò “Adesso sono di
sopra con la tata a fare il bagnetto, così ho pensato di
approfittarne per
sentirti, anche se temo non potrò restare a lungo”
continuò.
“Non preoccuparti, non
importa” lo rassicurò. Aveva notato
che non aveva minimamente menzionato la moglie, ma naturalmente nemmeno
a lei
andava di parlare di Blake, quindi non gli chiese nulla.
“Potrei avere una buona
notizia!” riprese a dire lui “Dovrei
venire a Los Angeles fra una decina di giorni al massimo!”
“Davvero?”
esclamò lei sorpresa, non sperava di rivederlo
così presto.
“Si, devo registrare
un’intervista con Variety e ho anche un
servizio fotografico. Mi fermerò per un paio di giorni, tre
al massimo, di più
non riesco. Possiamo vederci, se ti va e se sei libera”
continuò.
“Si, per me va bene. Mi
organizzo e vediamo dove
incontrarci” rispose.
“Ovviamente, sai bene che
dobbiamo essere super attenti e
prudenti. Se dovessero beccarci sarebbe un casino per tutti e due. Tuo
padre ti
chiuderebbe in una torre d’avorio e verrebbe a cercare me con
un fucile,
dilaniando quello che resterebbe di me dopo il cazziatone della mia
agente”
osservò.
“Lo so, non preoccuparti.
Troveremo un modo” lo rassicurò. E
stava per dirgli altro, quando sentì distintamente
dall’altro capo la voce di
Blake che lo chiamava.
“Devo andare. Ci sentiamo
presto, promesso! Dormi bene”
riuscì solo a dirle prima di riattaccare.
Le aveva fatto piacere risentirlo, un
po' meno immaginarselo
ora immerso nella sua routine familiare, con sua moglie. Ma non poteva
lamentarsi né avanzare pretese, perché sapeva
dall’inizio che lui era sposato,
ed il fatto che non si trattasse di un matrimonio felice non
giustificava la
loro relazione. Improvvisamente si chiese anche se fosse poi vero che
fra lui e
la moglie non funzionava. Insomma, aveva sentito solo la sua versione e
se
fosse stato uno deli classici uomini che si lamentano senza motivo
della
propria moglie, solo per avere una scusa plausibile ai tradimenti?
Magari Blake
era ignara di tutto, anzi sicuramente non sospettava e forse fra loro
non c’era
nessuna crisi. Magari il furbastro voleva solo divertirsi, tenere il
piede in
due scarpe, giocare al marito incompreso con lei e poi tornare a casa e
fare il
compagno perfetto. E se avesse avuto più di una tresca? Poi
si diceva che anche
lui stava rischiando molto per passare del tempo con lei, e se fosse
stato solo
un capriccio non si sarebbe esposto tanto, avrebbe potuto trovarsi
chiunque
anche più vicina a casa sua. Non era certo il tipo da dover
implorare una donna
per portarsela a letto! Ma forse aveva una donna per ogni stato!
Victoria stava
cominciando ad entrare in paranoia, così decise di
prepararsi una tisana ed
andare a letto. Erano successe tante cose nelle ultime ore, troppe, ed
un bel
sonno ristoratore l’avrebbe sicuramente aiutata a spegnere il
cervello e a
svegliarsi con le idee chiarite e districate. Peccato che fosse
più facile a
dirsi che a farsi, perché nonostante la tisana, Victoria
riuscì a prendere
sonno solo a notte fonda. Appena chiudeva gli occhi ripensava a Ryan,
quasi
sentiva le sue mani addosso, il suo profumo, ricordava distintamente i
suoi
baci e tutto il resto. L’indomani si svegliò
ancora più stanca e confusa della
sera prima e non vedeva l’ora di parlare con sua zia di
quanto le stava
accadendo.
Si fece una doccia veloce, si
preparò per andare alla
fondazione, e poi scese in cucina per fare colazione. Com’era
solita fare,
mentre sorseggiava il caffè dava uno sguardo ai quotidiani
sul suo tablet.
Quasi le andò di traverso l’ultimo sorso quando
vide il titolo di un noto sito
di gossip online. Cliccò subito sul link e andò
direttamente all’articolo, se
di articolo si poteva parlare! Non riteneva certo quei siti esempi di
giornalismo edificante e serio. C’erano delle foto, molto
sfuocate peraltro, di
lei e Ryan alla festa della 20th Century durante la Comic Con di San
Diego. Non
erano soli, ovviamente, erano circondati da tante altre persone, ma
erano
vicinissimi e naturalmente nell’articoletto si suggeriva una
sorta di rendez
vous romantico fra i due. Sapeva benissimo che quelle due misere foto
non erano
sufficienti a provare niente, ma era altrettanto certa che sarebbero
bastate ad
insinuare un ragionevole dubbio fra i patiti di gossip. Nonostante
potessero
esserci altre mille plausibili ragioni per loro due di ritrovarsi
vicini ad una
festa durante una Con, sicuramente qualche idiota avrebbe creduto
all’insinuazione del sito! Era furiosa ed anche preoccupata,
e non aveva idea
di come avrebbe potuto reagire Ryan, ammesso che avesse già
visto le foto.
Gli mandò subito un
messaggio:
Chiamami
appena puoi,
è urgente.V.