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Autore: cin75    06/08/2017    5 recensioni
I due Winchester sono di nuovo nei guai. I demoni hanno deciso di colpirli ancora e questa volta hanno scelto una verità che mai e poi mai, i due fratelli, potevano credere fosse...vera.
Come finiranno le cose?
Genere: Angst, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Poi, Sam, disse una cosa.

Una frase che , ascoltata da chiunque, non avrebbe avuto alcun senso, ma che per loro, in quel momento, dopo quello che era successo e che avevano passato, ebbe l’effetto di una rivelazione.

“Scegli la canzone , Dean!”

Solo questo disse Sam.

E Dean, si sentì, immediatamente, stranamente sollevato. Sicuro di sé. Certo della sua scelta, di quella scelta che era l’unica sensata da dover e poter fare.

L’unica scelta che un Winchester era tenuto a fare!

 

Si drizzò, per quello che poteva, sulle ginocchia. Fece un respiro profondo e fissò gli occhi di nuovo pieni di coraggio e orgoglio di cacciatore, in quelli della demone.

“Non esiste, in questo mondo o in un altro, che un Winchester lavori per o con il male, qualunque esso sia. Perciò, grazie dell’offerta, ma tu , i tuoi amici demoni e anche i tuoi amici angeli, e tutto il tuo Inferno, potete andare a farvi fottere, puttana demoniaca !”

 

La demone visibilmente delusa e contrariata, non esitò oltre, un po’ come se infondo, era certa di quella risposta. In un attimo, nella sua mano destra si materializzò un pugnale e tutto accadde in pochi secondi.

Fece un leggero ma deciso gesto con la mano armata e il pugnale volò dritto verso Dean, infilzandosi al centro del suo stomaco e svanendo pochi secondi dopo così come era apparso.

Il maggiore dei fratelli stramazzò al suolo accompagnato dal “Nooo!!” gridato da Sam.

Il dolore arrivò immediatamente dopo e Dean, istintivamente si portò le mani sulla vistosa ferita che aveva preso a sanguinare copiosamente.

Sam, riuscì a divincolarsi dalla presa del suo guardiano e ignorando ogni dolore sentisse nel suo corpo, si fiondò accanto al corpo tremante del maggiore.

“Leva le mani...leva le mani. Fammi vedere!” ripeteva nel panico. Panico che divenne terrore quando si rese conto di quanto profonda era la ferita. “Tranquillo...ci penso io a te...ci penso io a te!!” cercava di incoraggiarlo.

“Doveva e poteva finire in maniera decisamente diversa Sam, e tu lo sai!!” lo provocò la demone.

“Io ti ucciderò, maledetta stronza!!” le ringhiò contro il ragazzo.

“Potevi convincerlo ad accettare, potevi dirgli che per te andava bene ogni sua scelta, potevi salvare entrambi e invece? Invece quel vostro stramaledetto legame fraterno non fa altro che mettervi in queste situazioni.” spiegò delusa. “E ora? E ora eccoti di nuovo qui, tu distrutto dal dolore e dal senso di colpa e tuo fratello che sta per morire in una pozza di sangue!”

“No...no...no….”

 

La demone stava per infierire ancora quando delle grida e rumori diversi da quelli del solito Inferno la distrassero.

“Andate a controllare!” ordinò , ma i suoi attendenti non fecero in tempo ad obbedire che la porta della stanza venne letteralmente divelta da un colpo potente e fragoroso.

Tutti nella stanza rimasero sbalorditi per quella presenza. Compresi i due fratelli ancora a terra.

“Tu...tu non puoi...non puoi essere qui...tu...non...” gridò furiosa la demone inveendo contro la presenza inaspettata.

 

“Chiudete gli occhi!” gridò deciso Castiel, rivolto esclusivamente ai suoi due amici prigionieri. “Chiudete gli occhi! ORAAAA!!!”

 

Sam, istintivamente si piegò sul corpo di Dean così da potergli coprire il viso e la testa. Dean, facendo ricorso a quella poca forza che sentiva ancora di avere, alzò un braccio dietro la schiena del fratello piegato su di lui e lo strinse contro di sé così da tenergli la testa premuta contro il suo collo , al sicuro e potersi anche lui coprirsi meglio da ciò che stava per accadere. Praticamente erano rannicchiati uno contro l’altro, a difendersi, come sempre, contro tutto e tutti.


Un attimo dopo, una luce bianca , calda e potente invase l’intera stanza, dissolvendo nel suo fulgore ogni essere soprannaturale presente. Angeli traditori inclusi. Poi un silenzio surreale. Poi di nuovo buio.

 

“Sam? Dean? E’ tutto finito. Dobbiamo andarcene. Forza!!” li incoraggiò l’angelo arrivato inaspettatamente in loro aiuto.

Sam si alzò piano e con apprensione si rese conto che Dean aveva perso i sensi.

“Castiel?!” fece in cerca di aiuto.

“Lo so, Sam. Ma qui giù non posso guarire nessuno. Perciò prima ce ne andiamo e prima potrò aiutare Dean!” si giustificò l’angelo.

Sam capì e annuì ma non appena cercò di issarsi in piedi per poter poi prendere suo fratello, una scarica di dolore lo fece gemere vistosamente. Era stanco, sfinito, ferito, decisamente al limite delle forze.

Castiel andò immediatamente in suo aiuto. “Io porto Dean. Tu ce la fai a camminare da solo?!” volle assicurarsi.

“Ce la devo fare. Fammi strada, amico!”

 

Circa dieci minuti dopo, i tre erano fuori da quell’inferno. Letteralmente.

Castiel mise giù Dean e dopo aver poggiato le sue mani sulla ferita ancora sanguinante , cercò concentrazione e guarì l’amico ferito.

Con gran sollievo di Sam, il maggiore riprese a respirare prima regolarmente e poi piano aprì gli occhi. Dean si ritrovò prima a guardare l’angelo al suo fianco e poi, si voltò , anche se ancora un po’ confuso, dall’altra parte e si ritrovò a fissare il volto segnato ma sinceramente sollevato di Sam.

Sorrise appena e poi:

 

I’m a cowboy on a steel horse I ride and i’m wanted dead or alive...” canticchiò mentre si tirava su a sedere.

 

Sam rise ed esclamò un “Fesso!” davvero poco convincente.

“E già, stronzetto! Sei stato tu a chiedermi di scegliere una canzone che conoscevi anche tu, no?” replicò il maggiore che ormai si era alzato anche in piedi e gli porgeva la mano. Ma non appena il minore lo agguantò per tirarsi su , quello stesso dolore già provato, gli impedì di alzarsi.

“Ehi! Cass, amico. Puoi rimettere a posto anche lui, per favore.” e Castiel obbedì, ben lieto di farlo.

 

Quando, qualche ora dopo e tutte le spiegazioni del caso date all’angelo che si rivelò essere davvero patito dei particolari, i tre si ritrovarono di nuovo nel bunker, Dean si decise finalmente a dare sfogo alla sua di curiosità.

“Dimmi una cosa, Cass. Come hai fatto a trovarci? Quando ci siamo salutati sembrava quasi che tu volessi girare il seguito di “Sette anni in Tibet”!!” domandò mentre Sam, con la stessa curiosità del fratello si avvicinò per sentire la risposta.

Castiel comprese quella domanda, o meglio il senso che essa aveva. Ma non la cosa del Tibet!!

“Il Tibet? Io non….” fece decisamente stranito.

“Lascia perdere, Castiel.” lo rassicurò Sam. “Dicci come ci hai trovati!” e l’an gelo annuì, pronto a rispondere e a spiegare.

“Ricordate che un paio di giorni fa vi avevo detto che sarei andato in giro per cercare altri segni di ciò che sono?”

“Sì, e allora? Che c’entra con il fatto che ci hai scovato all’Inferno?!” intervenne Sam.

“Solo poche ore dopo che sono andato via, ho capito che prima di trovare me stesso lì fuori, potevo iniziare da qui. Infondo, voi dite sempre che questa è anche casa mia e allora sono tornato indietro per parlare con voi, ma quando sono entrato qui , voi eravate andati già via. Ho provato a chiamarvi ma i vostri cellulari risultavano sempre irraggiungibili e quella strana signorina continuava a dirmi di lasciare un messaggio e….”

“Cavolo Cass!! siamo di nuovo a questo!?!” si intromise Dean riferendosi alle prime volte che Castiel aveva avuto a che fare con un cellulare.

“Andiamo Dean!! lascialo finire!” fece Sam, invitando l’angelo a continuare.

“Ho iniziato a girare per il bunker e mi sono ritrovato davanti alla tua stanza ...” disse guardando Dean.

“La mia stanza?”

“Sì, era aperta. Ci sono entrato.”

“Tu sei entrato nella mia stanza? Mentre io non c’ero?” sembrò adirarsi.

“Sì. Ho sbagliato?” chiese con aria innocente.

“Si, Cass. Hai sbagliato. Non si entra nelle stanze altrui!” lo rimproverò.

“Ma la porta era aperta!”

“Non cambia niente”

“Ma se una porta è aperta non è una violazione.” asserì convinto di essere nel giusto.

“Lo è se la stanza è mia!” ribadì con decisione il cacciatore.

“Ma io….”

“Ok! Ora basta!” li fermò Sam, anche se era divertito da quel siparietto. “Cass, perché sei entrato nella stanza di Dean?!”

L’angelo si frugò nella tasca del trench e ne tirò fuori una foto.

“Per questa!” disse e la porse mostrandola ai due fratelli.

I due, la guardarono.

Una morsa allo stomaco.

In quella foto ridevano ancora. Sapevano ancora farlo.

La caccia era ancora “solo loro contro il mostro della settimana”.

Niente Dio, niente Lucifero, niente Apocalisse. Solo la caccia come era stata loro insegnata. Pura e semplice.

 

http://www.thewinchesterfamilybusiness.com/images/SeasonTen/03-SoulSurvivor/SPN_1123.jpg

 

“L’ho vista sulla tua scrivania e ha attirato la mia attenzione!” continuò Castiel, mentre Dean prendeva quella foto tra le mani e la fissava senza però sottrarla alla vista di suo fratello.

“Che è successo?!” chiese il maggiore con un tono che ormai non aveva più niente di ironico o severo. Ma forse , solo malinconico. “Perchè l’hai presa?”

“Sentivo qualcosa e mi sono avvicinato e quando l’ho presa tra le mani….non lo so...è stato come se un campanello di allarme si fosse accesso nella mia mente. Qualcosa dentro di me mi diceva che eravate in pericolo, che qualcuno stava facendo voi del male. Che avevate bisogno del mio aiuto e così ho chiuso gli occhi e ho cercato di seguire quelle sensazioni che mi “parlavano” di voi!” cercò di spiegare l’angelo. “Poi come un flash, l’immagine del posto in cui vi ho trovati , mi è apparso chiaro davanti agli occhi e vi ho raggiunti il prima possibile. Era come se stessi seguendo una mappa che mi ha condotto dritto da voi! Sapevo esattamente dove andare e dove girare ogni volta!”

“Wow!!” esclamò semplicemente Dean senza dubbio sorpreso.

“Decisamente wow!!” gli fece eco Sam.

Castiel , a quelle esclamazioni li guardò confuso ma anche curioso.

“Perchè wow?”

Fu Sam a rispondergli. “Perchè anni fa avevi questa facoltà. Riuscivi a rintracciarci ovunque. Era come se avessi un laser costantemente puntato su di noi. Per proteggerci.”

“E poi? Che cosa è successo?”

“Noi. Siamo successi noi e il fatto che tu ci abbia scelti in favore del Paradiso!” gli rispose , con una punta di senso di colpa, Dean.

“Ma voi siete i buoni!” replicò l’angelo.

“Non tutti ai piani alti la pensano come te e come dire, sei stato punito.”

“Punito?!”

“Diciamo che per un po’ hai avuto un bersaglio sulla schiena per colpa nostra e che ancora , ogni tanto, qualcuno ci prova a fare centro.”

Castiel a quella rivelazione rimase sinceramente perplesso. “Credo che io debba sapere davvero tante cose!”

“Lo credo anche io!” ammise Dean, anche se , era decisamente preoccupato che “questo” Cass , avrebbe anche potuto non accettare tutte le scelte che aveva fatto per aiutarli. “Ma non adesso. Non stasera, amico. Adesso sono sfinito e ho davvero davvero davvero bisogno di una birra. Anzi, anche più di una!”

“Anche io!” si accodò Sam. Anche se aveva scorto nelle parole del fratello più una paura ad affrontare quel discorso che un vera voglia di bere.

 

Aveva capito che Dean non era pronto ad un probabile rifiuto dell’amicizia da parte dell’angelo.

 

“Ti dispiace se rimandiamo tutto a domani, Cass?”

“No, no...anzi. Credo di aver bisogno anche io di un po’ di tempo per riflettere.” lo rassicurò l’angelo mentre prese la direzione della sua stanza.

“Ehi, Cass?!” lo richiamò Dean. L’amico si voltò a quel richiamo. Dean gli porgeva la foto che poco prima Castiel aveva dato loro. “Potrebbe aiutarti a riflettere!”

Castiel l’accettò sorridendo appena. “Lo farà di sicuro!” rispose e lasciò i due fratelli da soli.

 

Dean si avviò lentamente verso la cucina e dal frigo , poi, prese un paio di birre. Ne passò una a Sam che si sedette al bancone del piano cottura. Dean invece andò a sedersi al piccolo tavolo alle spalle del minore.

I due restarono in silenzio per un po’, entrambi persi nei loro pensieri. Entrambi, di certo, con quegli stessi pensieri, ancora fermi a quello che era successo in quei giorni assurdi.

 

Dean, con un paura folle di tirare fuori quello che aveva dentro. Tutto quello che la demone gli aveva infilato a forza nella testa.

Sam, con la speranza che il fratello, invece , lo facesse partecipe del suo stato d’animo.

 

Poi accadde e il minore, dal solo tono di voce , intuì il timore di Dean.

“Sammy...”

“La prossima birra dovrà essere l’ultima, fratello. Abbiamo finito le scorte!” rispose volutamente.

“Sammy, io...”

“Ma questa volta tocca a te. Io ci ho pensato l’ultima volta!”

“Sammy, loro potrebbero avere...”

“E non credere di scroccarmi un prestito. Mi devi ancora l’ultimo rifornimento!”

“..ragione!”

“Ok!” fece deciso e Dean si ammutolì. “Basta!! Basta così!!” lo fermò finalmente, Sam, girandosi sullo sgabello, verso di lui.

Dean. Lo sguardo stranamente confuso, la birra nemmeno toccata, le mani contratte intorno al vetro della bottiglia.
No! Quello non era Dean.

E Sam doveva rimediare. Costi quello che costi.

“Ora ascoltami. Te l’ho detto già in quella cella e te lo dissi quando Morte voleva farmi fuori usando te e voleva mandare te su Marte o chissà dove!” iniziò con tono deciso ma anche severo.

Dean lo vide alzarsi dal suo posto e raggiungerlo al tavolino. Sam gli si sedette di fronte e posò la sua bottiglia vicino a quella del maggiore.

“Noi siamo i buoni. Tu, sei una persona buona.” iniziò con tono deciso e sicuro. “Per favore. Per una volta, per una sola volta, lascia che sia io quello che fa la paternale, che dice quale sia la cosa giusta da fare. Lascia che sia io a mostrare gli errori o le stronzate che ci hanno detto. Per una volta lascia che sia io il fratello maggiore.”

“Questo significa che io devo stare zitto, accettare ed obbedire!?” domandò ironico l’altro.

“Sì. Al cento per cento, sì!”

“Non è una bella sensazione.” replicò il maggiore.

“No, affatto. Ma credimi ti servirà. A me è servito. E tanto!”

“A fare cosa? A crescere sapendo quando fosse stronzo tuo fratello maggiore?!”

“No. Mi è servito a crescere pregando ogni giorno di diventare come mio fratello maggiore. Mi è servito a diventare ciò che sono.” lo spiazzò Sam che si costrinse a non distogliere lo sguardo da quello decisamente emozionato di Dean.

“Ti ascolto!” sussurrò il maggiore.

Sam, allora, inspirò a fondo e si accinse a dire quello che voleva dire. Che doveva dire.

“So quello a cui stai pensando da quando quella demone ci ha portati laggiù. Hai pensato che avesse ragione, che quello che diceva combaciava talmente bene con quello che avevi fatto, che avevi provato e sentito, che non poteva avere torto.”

“E’ così!” ammise sconfortato, l’altro.

“Beh!! non lo è. Quella stronza ha solo giocato con te, lo ammetto, ha giocato molto bene. Ma ha solo giocato.” rispose con apprensione.

“Come fai a dirlo?!”

“Perchè so quello che stai sentendo tu e lo so perché, quando Lucifero si impossessò di me, uccise molte persone. Persone che avevano avuto a che fare con la mia vita passata.”

“Cosa?!” sussurrò stupito.

“Il bidello della mia scuola che continuava a riportare al preside i miei ritardi, il professore di chimica che non faceva che darmi addosso, l’impiegato della biblioteca che non voleva lasciarmi mai i libri che mi servivano per più giorni, il commesso della caffetteria che non faceva altro che sbagliare la mia ordinazione, la ragazza che mi diede due di picche ad un appuntamento e...” e si fermò perché quel ricordo e il senso di colpa per quelle morte , comunque, avvenute per causa sua, gli fecero sentire ancora una volta quel sangue innocente sulle sue mani.

“Sammy, non me lo hai mai detto, perché?!” chiese con tono pacato, Dean.

“Perchè, capii che , nonostante Lucifero non faceva altro che dirmi che era quello che volevo, che quelle morti erano quello che volevo, non era così. Non lo era mai stato e mai lo sarebbe stato. Io cacciavo il male e quelle persone non lo erano; io davo la caccia ai demoni e ai mostri e quelle persone non lo erano. Sì, forse quel prof di chimica era un vero stronzo, ma non da meritare di morire!” scherzò, perché aveva bisogno di alleggerire il peso che sentiva nello stomaco.

Anche Dean sorrise.

“Sammy, io però...”

“Tu non sei il leader dell’Inferno, Dean. Un Winchester non sarà mai a capo delle forze del male, perché un Winchester il male lo prende a calci in culo fino a quando ne ha le forze e poi anche oltre.” disse con convinzione. “Hai fatto degli sbagli, sì. Chi non ne fa ?, questo fa solo di te, un essere umano. Delle persone possono essere morte per mano tua, sì. Ma di certo non per colpa tua o per tua scelta. E se stai pensando a quel tuo periodo assurdo in cui sei stato un Cavaliere Infernale pappa e ciccia con Crowley, beh!!, lasciati dire che hai pagato abbastanza per le stronzate che hai potuto aver fatto in quei mesi in cui non eri decisamente in te.”

“Per te è così facile perdonare quello che ho fatto in quel periodo o in qualsiasi altro periodo della mia vita a chiunque io lo abbia fatto?, perché in quel “chiunque” ci sei anche tu, fratellino!” asserì e per un attimo, nella sua mente, rivide il buco nella parete fatto da quel martello che doveva, invece, infilzarsi nella testa di Sam.

“Sì, lo è, Dean. Io sono stato drogato di sangue di demone, mi sono fidato di un demone tradendo te, ho liberato Lucifero scatenando l’Apocalisse, sono andato in giro senz’anima, ti ho abbandonato in Purgatorio e la lista credo sia ancora lunga, ma mai, mai una volta, ti ho sentito dirmi “Tu sei il male! Abbiamo chiuso!”!” disse ancora Sam, sinceramente convinto delle sue parole.

“E mai lo sentirai!” convenne il maggiore.

“Beh!, nemmeno io lo dirò mai a te, Dean. Specie perché non è così. Tu non sei il male, non sei una persona cattiva o malvagia. Non sei e mai sei stato quello che quella stronza demoniaca voleva farti credere di essere. Tu sei Dean Winchester, sei mio fratello e sei uno dei fottutissimi buoni che non fanno altro che salvare il mondo!” fece con tono orgoglioso.

Dean gli sorrise, colpito dalle sue parole e sapevano che erano sincere, lo sentiva e vedeva Sam di fronte a lui, lo vedeva sincero, sicuro. No, Sam non mentiva!!

Sorrise più sollevato e bevve il suo primo sorso di birra.

“Cavolo, fratellino!! saresti un motivatore davvero niente male!” scherzò.

“Non sfottere!” replicò il minore.

“No, no. Dico davvero. Ti sei calato proprio bene nella parte del fratello maggiore, però adesso che ne dici di riprenderci ognuno i nostri ruoli?!”

“Cos’è? Sei preoccupato che io possa essere un buon fratello maggiore?!” lo provocò Sam.

Dean abbozzò un sorriso sghembo e poi buttò giù un altro sorso di birra.

“No, preoccupato che tu possa essere un fratello maggiore migliore di me!” asserì non con preoccupazione ma con orgoglio, Dean.

“E questo sarebbe un male?!”

“Certo. Senza ombra di dubbio!”

“E perché, scusa?” chiese curioso , Sam.

“Perchè dovrei sedermi al lato passeggero, tu guideresti la mia Piccola e dovresti scegliere la musica e questo, fratellino, è una cosa che né in questo universo né in qualsiasi altro universo parallelo, accadrà mai.” rispose scherzoso. Manco tanto!!

“Sul serio!!?”

“Ehi!, ci sono cose che non possono cambiare almeno che non si voglia rischiare davvero un Apocalisse, Sammy boy!” lo provocò Dean che si alzava dal suo posto e si avviava verso la sua camera.

Sam strabuzzò gli occhi a quell’appellativo odioso, seguendo il maggiore nel corridoio.

 

“Fesso!”

“Stronzo!”

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A.: Io non so voi, ma un DemonDean! a capo dell’Inferno ce lo vedrei proprio.

Ma questo è solo un mio sclero tutto personale.

 

Piccola curiosità: la canzone che canta Dean appena guarito è "Wanted, dead or alive" dei Bon Jovi.

Uno: perché Bon Jovi rocks on occasion!!!

Due: perché la band piace anche a Sam e il minore chiede a Dean di scegliere una canzone che piaccia e conosca anche a lui.

Tre: credo che ci stia bene una frase come quella: “Sono un cowboy che cavalca un cavallo d’acciaio e sono ricercato vivo o morto!”

Quattro: ed è per questo che i tre capitoli sono “Dead”, “Or”, “Alive”


A tutte le anime pazienti che sono arrivate fin qui, un enorme enorme grazie!!!!

 

Cin.

   
 
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