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Autore: Luine    15/06/2009    3 recensioni
La strega dell'oscurità guardò di nuovo là, dove vi era stato seduto Riven... lo Specialista continuava a fissare quel pacchetto orrendo regalatogli da Stella. Un San Valentino come tanti da festeggiare per le Winx. Tutto sembra normale, ma cosa succede se le Trix sono in libertà vigilata? E se una di loro usasse un Riven pieno di dubbi per arrivare al proprio scopo?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8


Seduto al posto di comando della navetta di Fonterossa, Brandon cercava di rintracciare Riven.

«Andiamo!» borbottava, guardando con sguardo disattento il parabrezza. «Ma dove diavolo sei, Specialista cocciuto?»

Timmy, accanto a lui, digitava velocemente su una tastiera, guardando il piccolo schermo di fronte a sé. «Il segnale proveniente dal suo cellulare è debole.» comunicò. «Sto cercando di allargare lo spettro. Dammi un secondo!»

Brandon sbuffò. «Secondo me, ha abbassato il segnale volutamente!»

Timmy si sistemò gli occhiali sul naso, prima di riprendere il suo febbrile lavoro. «No, c'è qualcosa che non va: i cellulari dell'intera dimensione magica sono stati fatti apposta per evitare che le frequenze dei segnali fossero portate a livelli di campionamento così bassi dall'utente finale.»

«Magari non è a Magix!» suppose Brandon.

«No, è qui.» confermò Timmy. Un lieve bip lo fece sussultare di eccitazione. «E' qui, da qualche parte, a Magix. Sono riuscito ad agganciarmi al cellulare!»

«Provo a chiamare?»

Timmy ci mise un po' a rispondere: guardava il monitor, accigliato. «Ancora no.» disse, lentamente. Poi guardò verso l'altro Specialista con aria preoccupata. «Non prenderà mai.»

«E perché?»

«E' da qualche parte sottoterra.»


***


Il rumore di gocce che cadevano dentro una pozzanghera risvegliò Riven dal suo sonno agitato insieme al dolore alla sua schiena ferita. Lentamente, i suoi ricordi riaffioravano, uno ad ogni goccia che cadeva.

Rivedeva i momenti che, inesorabilmente, lo avevano condotto in trappola. Se Stella non si fosse intromessa, se non l'avesse chiamato per un inutile completino intimo, lui sarebbe stato a Fonterossa a poltrire, avrebbe dormito e dimenticato quella giornata degli innamorati. Ma adesso...

Strizzò le palpebre diverse volte per cercare di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava, ma non vide niente. Tutto era buio.

L'unica cosa di cui era sicuro era che si trovava in un posto molto umido e freddo. Cercò di stropicciarsi gli occhi, ma quando provò a spostare le braccia da dietro la schiena, sentì una forza che opponeva fiera resistenza e che gli impediva di muoversi a suo piacimento.

«Ma che...» si dimenò per un po', finché una risata cattiva non lo bloccò. Voltò la testa di qua e di là, come un animale in trappola. «Dove sei?» ringhiò, frustrato e, anche se odiava ammetterlo, spaventato. «Che cosa mi hai fatto?»

Di nuovo, udì solo una risata.

«Darcy?» provò ancora.

«Sì, che cosa c'è?» chiese la voce della strega, in tono giocoso. Nel sentirla, Riven provò di nuovo a liberarsi, sbatté le palpebre con forza, ma non riusciva in alcun modo a riprendere la vista, né a muovere le braccia, mentre una fitta dolorosa e penetrante come una lama lo trafiggeva a ogni più piccolo movimento.

«Dove sono? Che cosa mi hai fatto?» gridò.

«Niente di speciale.» rispose lei, incurante. «Ti ho solo impedito di nuocermi!»

«Mi hai ingannato! Mi hai raggirato ancora una volta! Sei... sei una strega, Darcy!»

«Però...» replicò lei, sarcastica. «Sei davvero sveglio per essere uno Specialista tutto muscoli e niente cervello!»

Rise della propria battuta. Riven fece scattare la testa da un lato, come per scacciare una mosca che gli era finita troppo vicina al naso. «Avanti, dimmi dove sono!»

«In un dei vecchi nascondigli di Valtor... uno dei più squallidi, ma almeno uno dei pochi rimasti intatti!» rispose Darcy, pigramente.

«Vuoi dire che siamo su Andros?»

Sentì Darcy sospirare esasperata. Non rispose, però. Lo lasciò col dubbio, mentre la sua frustrazione cresceva.

«Che cosa vuoi da me?» insistette, rabbioso.

Percepì un movimento che lo fece scattare sul posto: non riusciva a capire dove fosse la strega, sebbene la sentisse parlare. Avrebbe potuto essere davanti a lui, come a chilometri e chilometri. Questa incertezza lo rendeva decisamente inquieto. Avesse potuto contattare gli altri Specialisti!

Il suo pensiero corse a Musa e si chiese cosa sarebbe successo se, invece di seguire la strega, avesse davvero chiamato lei come gli aveva suggerito Stella.

Che importanza aveva, ora, saperlo? Tanto non aveva modo di tornare indietro per scoprirlo. Forse non l'avrebbe nemmeno chiamata, nel caso.

«Dai, che cosa vuoi da me?» chiese, di nuovo, stavolta meno aggressivo. Forse, per una volta, doveva studiare la situazione.

«Vendetta.» fu la semplice risposta che ricevette.

«Vendetta.» ripeté allora Riven, amaro. «E' per vendetta che sono qui?»

«Se tu non fossi stato così sciocco, ora saresti in ben altra posizione.» rispose Darcy.

«Che intendi dire?»

La strega non parlò più, ma Riven riusciva quasi a percepire il sorriso maligno che era apparso sulla sua bocca. Che avesse in mente qualcosa era chiaro, ma il problema era scoprirlo, neutralizzarla prima che avesse il tempo di fare la prima mossa.

«Avanti, dimmi perché mi hai ingannato in questo modo! In cosa consiste la tua vendetta? Perché ce l'hai tanto con me?»

«Quante domande, Riven!» sospirò Darcy, sarcastica. «Davvero è stata la tua testolina vuota a formularle? Ma bene, a quanto sembra le cose a Fonterossa sono cambiate negli ultimi mesi! Adesso vi insegnano anche ad usare il cervello non solo per fare peso!»

«Smettila!» ringhiò lui: detestava che gli si desse dello stupido. Lui non era stupido, anche se a volte faceva di tutto per sembrarlo.

«Di fare cosa?»

Riven digrignò i denti. «Darcy, ora mi stai facendo arrabbiare! Liberami subito o...»

«Ti senti davvero nella posizione di minacciarmi?» Riven era sicuro che Darcy stesse scuotendo la testa con la sua solita aria beffarda, proprio come il giorno in cui aveva scoperto di essere stato raggirato, quando lei e le sue sorelle avevano cominciato a girargli intorno ridendo malignamente di lui. «Avanti, Riven... sei legato e cieco, come pretendi di darmi degli ordini?»

«S-sono...» balbettò lo Specialista, incredulo. La gola gli si seccò e il suo cuore cominciò a scalpitare. Aprì e chiuse la bocca più volte per far uscire parole che non era in grado di esprimere.

«Credevi essere bendato, eh? Sì, ho usato i miei poteri su di te.» continuò Darcy, con naturalezza, intuendo quali fossero le paure dello Specialista. «Oh, stai pure tranquillo: non è un incantesimo permanente. Durerà abbastanza, però.»

«Abbastanza per cosa?» Riven notò panico nella propria voce e non riuscì a non detestarsi per questo: si stava dimostrando debole di fronte ad una strega. Di fronte ad una donna.

Il rumore di tacchi delle scarpe di Darcy gli dissero che lei si stava muovendo e, dal suono sempre più amplificato, capì che si stava avvicinando a lui. Fece per scattare in piedi, ma scoprì che anche i suoi piedi erano stati legati: non aveva via d'uscita. Sentì una delle mani di Darcy chiudersi intorno ai suoi capelli e tirarli, costringendolo a piegare il collo verso l'alto.

«Per questo!» mormorò Darcy.

E, prima che Riven avesse il tempo di replicare, un nuovo oblio lo avvolse.


***


Tutte le fate di Alfea guardavano sconvolte e preoccupate la sfera nera sollevata al centro della scuola: aveva cominciato a tremare, minacciosa e un vento innaturale si alzò intorno ad essa, mentre la luce con cui Stella l'aveva avvolta cambiava, diventava rossa, poi di nuovo d'oro, poi cambiò ancora, e ancora una volta, diventando delle sfumature dell'arcobaleno. Fu allora che solo i contorni divennero di un rosso intenso come il cielo al tramonto.

Il tremore della palla si fece ancora più intenso.

«Che sta succedendo?» domandò Sky, facendo un passo indietro, sconvolto.

«Ci sarà un'esplosione!» spiegò Faragonda, capendo improvvisamente. «Ascolta, Sky, puoi cercare di creare uno scudo con le vostre tecnologie che isoli Alfea dal resto della foresta?»

Sky ci pensò un minuto. «Ci penso io, Preside. Sono sicuro che Timmy ha qualcosa per l'occasione!»

«Molto bene!» annuì la Preside di Alfea. «Allontanate la navetta di Fonterossa da qui! Non vorrei che venisse coinvolta in un'esplosione. Prendete con voi le fate ferite o deboli! In fretta!»

«Certo! Vieni, Nabu, avremo bisogno anche di te!»

«Sì, certo!» esclamò il ragazzo.

Corsero via, mentre Palladium e Grizelda arrivarono dall'interno della scuola, leggermente feriti per via dell'attacco a sorpresa sferrato da Stormy all'interno della camera delle Winx. Si dissero pronti: avrebbero combattuto fino allo stremo, pur di lavare via l'onta della loro sconfitta.

«Dobbiamo metterci in formazione e limitare i danni!» continuò la preside, senza perdere la calma, una volta che Sky e Nabu ebbero fatto ritorno, insieme alle fate ferite, alla navetta di Fonterossa.

«Quando vuole!» esclamò l'elfo, annuendo. «Noi siamo con lei, professoressa!»

«Cosa succederà?» domandò Mirta, avvicinandosi alla preside. «Flora e le altre staranno bene, vero?»

Faragonda abbassò lo sguardo su di lei e sospirò. «Dobbiamo fare tutto il possibile, Mirta. Ed intendo tutti noi!» poi, dopo un attimo di pausa, mentre i professori si sistemavano, richiese l'attenzione delle sue studentesse. «Fate di Alfea, la scuola e tutti noi corriamo un grande pericolo: la sfera di sentimenti negativi creata da Stormy sta per esplodere e rischiamo che tutti noi rimaniamo travolti e uccisi! Fate ciò che vi dico: convogliate la vostra energia sulla sfera e ricopritela con un velo di magia che eviterà l'impatto! La prima cosa da fare è sistemarsi intorno alla sfera.»

Tutte le fate eseguirono l'ordine impartito, pure coloro che, fino ad allora, non avevano avuto il coraggio di farsi avanti. Persino quelle che erano rimaste nella scuola accorsero.

La sfera continuava a vibrare minacciosa, mentre il rossore ai bordi si estendeva verso l'interno e si faceva ancora più intenso. Aria, la fata salvata da Musa, e Mirta, l'una accanto all'altra, vicino a Faragonda, alzarono le mani, rivolgendo i palmi alla sfera.

«Ce la faremo!» le rassicurò la preside, imitandole. «Adesso» continuò, a voce molto alta. «chiudete gli occhi e pensate di voler avvolgere tutte le altre in un grande abbraccio di speranza! Potete farcela! Siete fate, il vostro compito è quello di portare quanti più sentimenti positivi potete nel cuore di tutti! Voi siete nate per questo. Abbiate fiducia in voi!»

Tutte quante chiusero gli occhi, proprio come aveva detto la preside. Mirta si ritrovò ad avere un po' di paura: lei era una strega, non una fata. Avrebbe potuto mandare a monte tutti i piani di Faragonda, se non avesse mantenuto la concentrazione.

La sua sicurezza vacillò, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di frustrazione per la sua incapacità.

«Non mollare, Mirta!» esclamò dolcemente la preside, facendola sussultare. La ragazza aprì gli occhi arrossati e vide un sorriso rassicurante sul volto dell'anziana fata che le stava porgendo la mano. «Io ho fiducia in te e anche tutte le altre fate!»

«Sì.» fu il commento di Aria che le afferrò l'altra mano. «Sei una delle migliori fate che io abbia nel mio corso! Dico davvero!»

Mirta si sentì confusa. «D-davvero?»

Aria annuì, convinta. «Non sono molte le streghe che decidono di voltare le spalle all'oscurità! Tu lo hai fatto!» disse, ammirata. «E' per questo che sei una fata migliore di molte altre.»

«I-io...»
«Ti prego! Salva Musa e le altre! Dimostra di essere una vera fata!»

Mirta si sentì riempire di orgoglio per quelle parole. «I-io...» chiuse gli occhi, mentre una nuova fiducia entrava in lei grazie a quelle belle parole. «Grazie, Aria!»

Le strinse la mano e chiuse gli occhi, concentrandosi sui buoni sentimenti. Ce l'avrebbe fatta. Per quanto strano potesse sembrare, credeva davvero di potercela fare.

Un alone di un acceso verde brillante la avvolse, sentì il calore penetrarle nelle ossa e così aprì gli occhi, stupefatta, solo per accorgersi che non solo lei, ma tutte le altre fate erano ricoperte dallo stesso alone. Le loro mani brillavano.

Guardò la preside, negli occhi un'immensa felicità.

«Ottimo lavoro, Mirta!» esclamò la preside, mostrando la propria approvazione con un sorriso.

Quel grande potere fece reazione con la sfera.

Grazie ai professori, ricoperti, invece, da una luce azzurra, le ragazze si facevano forza e traevano potere da loro e dai loro sguardi risoluti. La speranza e la fiducia in loro le alimentava.

«Lasciate che la vostra mente concentri sentimenti positivi!» le esortò Palladium. «Dovete contrastare la potenza della negatività di questa sfera: le Winx hanno fatto quello che hanno potuto dall'interno, ma, purtroppo, non sono riuscite a respingerla. Se non ci riusciamo noi, saranno le prime a morire!»

«No, Musa!» gridò Aria, disperata. «Non moriranno, non devono morire!»

Eppure Faragonda e Palladium avevano detto che sarebbe potuto succedere. Con l'esplosione, le sei fate sarebbero state coinvolte, sarebbero state le prime a pagare per la malvagità delle streghe. Scosse la testa: sia lei che Mirta combattevano per loro, perché erano state salvate, sebbene in momenti e circostanze diversi, dalle Winx e avevano un debito di gratitudine nei loro confronti.

Lasciare che la mente facesse pensieri positivi era difficile, soprattutto se Mirta ricordava il suo odio per le Trix le quali l'avevano trasformata in una zucca, avevano rapito la sua amica di infanzia e quasi distrutto Magix.

«Convogliate pensieri positivi, ragazze! Siete fate e, per combattere le streghe, dovete dimenticare l'odio o il risentimento!» continuava Palladium.

«Chiudete gli occhi, mie giovani fate!» lo aiutò Faragonda, forse intuendo il disagio e i pensieri di Mirta e Aria che, dopotutto, erano molto simili. «Ricordate i sentimenti che vi legano alle ragazze là dentro, a quello che hanno fatto per voi, la loro amicizia, il loro spirito di sacrificio! Hanno fatto questo per voi e voi dovete essere disposte a fare lo stesso per loro. Gratitudine, affetto, qualsiasi cosa vi leghi a loro può funzionare! Pensate alle Winx che tante volte hanno salvato la scuola e il mondo magico, pensate a delle amiche sincere, a delle grandi fate! Pensate all'amore che vi lega le une alle altre, al mondo di Magix e a tutta la dimensione magica! Chiudete gli occhi e pensate a ciò che di bello il mondo ha da offrirvi!»

A quelle parole, le fate ubbidirono: chiusero gli occhi, tutte insieme come se fossero state una sola. I loro pensieri disparati, tutti rivolti alle amiche, agli affetti più cari. Dovevano tutte riempire i loro cuori di questi sentimenti. E Mirta pensò a Flora, ai tanti suoi sforzi per ritrasformarla, a Bloom che l'aveva salvata dalle Trix e portata ad Alfea, la grande forza di Faragonda, la generosità, i principi delle fate e ad Aria che aveva così tanta fiducia in lei. Poteva farcela, lo sentiva, sentiva forza, una grande sensazione di pace.

Aprì gli occhi: dalle sue mani, il luccichio che le aveva avvolte si era fatto più forte, mentre la luce attorno al suo corpo era diventata di un bell'azzurro cielo, proprio come quello dei professori. Un sorriso radioso si dipinse sul suo viso: adesso sì che si sentiva una vera fata.

«Ottimo davvero, Mirta!» fu il complimento che le rivolse Faragonda. Presto, molte altre fate raggiunsero il suo risultato e i raggi luminosi che intaccarono la sfera cominciarono a spandersi tutto intorno al suo perimetro vibrante, come un velo leggero e setoso.

«Con tutta la potenza che avete, ragazze!» gridò Faragonda, tenendo le braccia tese sopra la testa. «Usate i vostri poteri come se doveste spingere una montagna!»

Dalle mani delle fate, a quelle parole, si sprigionarono delle piccole sfere azzurre simili all'alone che le circondava e tutte si spinsero lungo la linea continua che teneva ancorate alla sfera di sentimenti negativi le loro proprietarie.

Guardarono tutto con stupore sempre crescente: la sfera aveva un colore rossastro, ma era attenuato dal velo azzurro e, adesso, pulsava come un cuore, pieno di vita.

«Non ce la faremo!» gridò Aria, mentre una lacrima le scivolava giù dalla guancia.

«Invece sì!» replicò Mirta, risoluta, decisa, convinta delle proprie parole. Si stupì lei stessa delle parole che le stavano uscendo dalla bocca. «Noi dobbiamo farcela! Per Flora, per Musa! E per le altre Winx!»

La sfera continuava a pulsare sempre più forte.

«Adesso tocca a noi!» gridò Faragonda, sollevandosi in aria. Grizelda, Wizgit, Avalon e Palladium la imitarono. Una luce così bianca da essere accecante li avvolse completamente, come se fossero state delle stelle in procinto di cadere. Un lungo filo dello stesso colore si propagò da ognuno di loro verso due dei compagni e, in alto, sopra le allieve di Alfea e disegnarono una stella a cinque punte.

Tutto quello che successe dopo fu un attimo: la luce bianca divenne ancora più accecante, tanto che tutte dovettero coprirsi gli occhi. La luce azzurra svanì, inghiottita da quella emanata dai maghi a mezz'aria, i quali, con gli occhi chiusi, usarono tutta la loro energia.

Un secondo dopo che era apparsa, la luce svanì; la stella a cinque punte si dissolse e tutti i professori cominciarono a cadere, stremati.

Mirta spiccò un salto e si librò in volo per riprendere la preside. Pure Aria, le cui ali erano tornate a muoversi grazie ai sentimenti positivi che era riuscita a far venir fuori, afferrò il povero e minuto professor Wizgit che era svenuto.

La sfera non era, però, scomparsa: adesso sembrava una enorme bolla di sapone trasparente. Al suo interno, vi erano le sei Winx, riverse a mezz'aria, svenute, insieme a Stormy, anche lei priva di sensi, con la testa piegata da un lato, legata in una salda catena costruita con un pentagramma di un pallido rosa.

«Sono vive!» gridò Mirta, gioiosa, guardando la bolla.

«E come lo sai?» replicò Aria, mentre la aiutava a posare a terra Faragonda.

«Perché la loro magia è ancora intatta! Non la senti? Stanno bene!» rispose la ex-strega. Lasciò la preside e si librò in aria, per trovare un modo per distruggere la bolla. Stormy era fuori combattimento e, un po', era anche merito suo. Per una volta, poteva dire di aver sconfitto una delle Trix.

Toccò la bolla: sembrava fatta di vetro sottile e, per questo, non le sembrò difficile da distruggere. Con una magia, senza pensare alle possibili conseguenze, lo colpì. Tutto ciò che contava era salvare le due Winx.

Una crepa si formò nella bolla, poi un'altra, e la sua superficie liscia cominciò a scalfirsi velocemente, come un terreno che si spacchi e apra durante un violento terremoto.

«Mirta! Vieni via! Quando la sfera si spaccherà, tu rimarrai ferita!» gridò Aria, con le mani a coppa davanti alla bocca, guardandola piena di preoccupazione. «Dobbiamo proteggerci!»

«E le Winx?» sbottò Mirta, guardando l'amica, con un astio tale che Aria si chiese cosa avesse detto di male. «Non possiamo lasciarle lì!»

«Andrà tutto bene!» la voce maschile che la rassicurò le fece distogliere lo sguardo da Aria. Cercò il suo proprietario e lo trovò, davanti a una navetta di Fonterossa, seguito da due grossi soldati che aveva già visto due anni prima: i Templari di Roccaluce.

Mentre il ragazzo che aveva parlato era uno degli Specialisti, cavalieri maghi di Fonterossa, un ragazzo dal sorriso misterioso e gentile, i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi, legati in una coda lenta.

«Helia!» esclamò Mirta, riconoscendolo. Il ragazzo, sentendole dire il proprio nome, annuì.

«Quando siete arrivati?» chiese, debolmente la preside, mettendosi a sedere. Guardò le altre ragazze, alcune delle quali sedute a terra, esauste, ma tutte esprimevano lo stesso stupore.

«Ogni cosa a suo tempo.» tagliò corto Helia. «Ora dobbiamo pensare alle Winx!»

A quelle parole, Mirta sussultò, quasi si fosse ricordata solo in quel momento che le sei fate erano ancora imprigionate nella bolla incrinata. Uno scricchiolio sinistro prodotto dal vetro che continuava a spaccarsi senza sosta la fece quasi rabbrividire e, al tempo stesso, preoccupare molto più di quanto non fosse già.

Guardò di nuovo verso Helia, per pregarlo di sbrigarsi e, quando vide che si frugava in una tasca, estraendone un piccolo marchingegno elettronico rettangolare che emetteva ad intermittenza tante luci di colori diversi, si chiese se non fosse impazzito. Al suo sguardo perplesso, lo Specialista rispose:

«Un demolecolarizzatore! Timmy ha perfezionato quello costruito da Codatorta un po' di tempo fa e, da allora, tutti gli Specialisti di Fonterossa non vanno mai in giro senza! Fanno parte dei nostri equipaggiamenti di base. Comunque, funziona solo su barriere magiche solide...» fece un mezzo sorriso e le lanciò l'oggetto. Mirta lo prese al volo con entrambe le mani e poi guardò meglio l'oggetto, tra le mani a coppa, come se quello avesse dovuto esplodere da un momento all'altro.

«Posalo sulla barriera di vetro e questa dovrebbe sparire!» le suggerì Helia. Mirta decide di fidarsi: non aveva tempo per i ripensamenti, non aveva tempo per i dubbi. Alfea e tutte le sue fate erano in grave pericolo e lo sarebbero state ancora di più, una volta che il vetro fosse esploso. Posò delicatamente il demolecolarizzatore sul vetro. Questo vi si attaccò sopra come una ventosa, poi le luci su un lato del marchingegno smisero di lampeggiare, un suono acuto prolungato e insistente si levò da esso, mentre un alone dorato ricopriva l'intera bolla. Mirta si allontanò di poco, timorosa, mentre Aria le chiedeva ancora una volta di tornare giù.

Faragonda si stava lentamente riprendendo e, aiutata dalle allieve, si mise in piedi, rivolgendo un'occhiata alla bolla.

«Bene!» sospirò, chiudendo gli occhi, per via della testa che ancora le girava. «Ora che ci sono anche i Templari sono molto più tranquilla!»

La bolla, una volta ricoperta interamente dall'alone dorato, a momenti alterni, scompariva e riappariva. Ci vollero diversi secondi, durante i quali questo processo si ripeté senza mai fermarsi.

Tutto quell'attendere aveva tenuto le fate col fiato sospeso, ma, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, la luce scomparve, le crepe si dissolsero e il vetro divenne sabbia scura che, trasportata dal vento, fu spazzata via insieme a tutti i sentimenti negativi richiamati da Stormy.

Le Winx cominciarono a cadere a peso morto, ma Helia allungò il braccio e, con i fili dorati che uscivano dalla sua tuta, riuscì ad afferrarle tutte e riportarle a terra senza che si schiantassero.

Un grido di vittoria, a quel punto, si levò da tutte le fate che saltavano e volavano nei cieli di Alfea, mentre il sole cominciò a sorgere, rosato, dietro alla scuola, portando un nuovo giorno.


***


«Flora... Flora apri gli occhi!» la preghiera che le arrivò alle orecchie era una strana e dolce poesia. Come poteva essere lui?

La fata sentiva il tocco leggero del vento che le sfiorava le guance. Non ricordava molto di ciò che era successo, dopo che lei e le sue amiche avevano tentato di fermare la massa scura che si era creata all'interno della gabbia di Stormy, ma la cosa certa era che non era più al suo interno. Gli odori della natura e le piante le parlavano, le dicevano che tutto era finito, che era al sicuro. Continuò a tenere gli occhi chiusi, ascoltando il mondo circostante, ancora lasciandosi cullare da quelle braccia che la sorreggevano. Si chiedeva di chi fossero, ma non era poi così curiosa: era molto stanca e sentiva un grande bisogno di riposare.

«Flora!» la chiamò ancora quella voce, adesso preoccupata.

«He-Helia?» domandò, incerta, in un lieve sussurro. Persino la propria voce le pareva strana, come se appartenesse ad un'altra, o forse era lei che era ancora in dormiveglia?

«Sì, sì, Flora!» replicò la voce, da cui traspariva una profonda emozione. «Si è ripresa!»

E mentre, lui gridava quelle ultime parole, lei rimuginò: se Helia era in missione per Fonterossa, cosa ci faceva con lei? Questa domanda la costrinse ad aprire gli occhi, rimanendo abbagliata dalla luce del sole, convinta che quella fosse una nuova macchinazione delle Trix.

Non doveva dimenticare che le altre due non si erano viste... si alzò di scatto, sbattendo le palpebre, notando solo in quel momento di non essere più trasformata, ma di indossare i vestiti di tutti i giorni. Ebbe solo il tempo di fare questa osservazione che tutto il mondo attorno a lei cominciò a vorticare troppo velocemente. Cadde all'indietro, ma due braccia forti la sorressero per le spalle, prima che battesse la testa.

«No, Flora, stai giù, sei ancora molto debole!» nel suo campo visivo si materializzò proprio lui, i suoi occhi, la sua espressione preoccupata e così infinitamente dolce.

«Helia!» esclamò, stupita, ma allo stesso tempo, felice. Lui sorrise ed annuì.

«Ora è tutto a posto!» esclamò.

«Ma...» Flora non ne sembrava convinta. «...le Trix?»

Helia continuò a sorridere, rassicurante. «I Templari le hanno catturate!» rispose, alzando la testa verso il folto del bosco. Anche Flora guardò nella stessa direzione e vide due uomini nerboruti, vestiti delle loro armature, che si avvicinavano, seguiti dalla preside Faragonda, il professor Codatorta, Bloom, Stella e Tecna, anche loro nei soliti abiti e un'espressione sorridente. Seguivano, infine, le Pixie. Chatta le andò subito incontro e la abbracciò.

«Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò, commossa. «Un colpo è come dire spavento, terrore e...»

«Oh, Chatta! Sto bene!» rispose la fata, per interrompere la fiumana di parole che stava uscendo dalla bocca della Pixie. «Ma, cosa è successo e perché sono in mezzo al bosco?» domandò, tornando a guardare il proprio ragazzo e coprendo la Pixie con una mano, per accarezzarle la testa.

«Tu e le altre avete combattuto una lunga e durissima battaglia!» rispose Faragonda. Il suo aspetto, notò Flora, era trasandato: non sembrava neanche più la stessa della sera prima. Le pareva più vecchia, stanca e malata. Occhiaie profonde solcavano i suoi occhi spenti e stanchi. «Hai rischiato molto, fata della natura, eri molto debole dopo lo scontro!»

«Già...» ammise Bloom, inginocchiandosi di fronte a lei. «Siamo state tutte molto male, ma tu più di tutti...»

«E come mai?» volle sapere Flora, guardando tutti i presenti.

«Eri già molto debole.» continuò Faragonda.

«E... e Musa?»

«E' in infermeria.» rispose Bloom, ma non sembrava preoccupata. «Stiamo aspettando che si riprenda, ma sta bene.»

«Sono orgogliosa di voi!» esclamò ancora Faragonda. «Perché avete capito da sole che l'unico modo per distruggere la polvere di fata contaminata dai sentimenti negativi di una strega, è la vostra polvere di fata! Credo che la lezione di domani, sia assolutamente superflua per voi!»

«Siamo esentate?» domandò Flora. Faragonda se ne accorse e rise, dolcemente. Annuì.

Bloom rise nel vedere l'espressione dispiaciuta sul volto dell'amica, mentre Stella saltava sul posto e gridava di gioia: «Oh, questa sì che è una meravigliosa notizia! Non vedo l'ora di dirlo al mio Ciccino!»

«Non avevi detto che Brandon era in punizione?» le ricordò Tecna, adocchiando Codatorta che stava scoccando occhiate di disapprovazione verso la fata del Sole e della Luna.

«E... e le Trix sono state tutte catturate, vero?» chiese di nuovo Flora, distogliendo l'attenzione del mago e delle altre fate da Stella.

«Hanno preso solo Stormy e Icy!» rispose Digit, delusa, comparendo da dietro la schiena di Tecna. «Stella ha combattuto contro di lei. E Brandon ha chiamato Fonterossa...»

«Poverini, il loro week end d'amore è stato rovinato da quella stregaccia!» sospirò Amore, dispiaciuta.

«Già!» confermò Stella, inviperita, poi sospirò, ma scoccò un'occhiataccia a Codatorta. «Beh, ci rifaremo prima o poi.»

«Mah!» fu il commento di Helia che, dopo, si morse la lingua.

«Che c'è, Helia?» domandò Flora, preoccupata.

«Niente, è che...» abbassò la voce in modo che solo lei potesse sentirlo: «beh, ho guidato io la navetta fino ad Espero e quei due non mi sembravano esattamente tipi a cui è stata rovinata la vacanza!» esibì un sorriso eloquente, mentre Codatorta sbuffava. «Ah, a proposito, Flora: buon San Valentino!»

Flora sussultò, ebbe un tuffo al cuore, ma, al tempo stesso, lo guardò come se non avesse capito bene le sue parole. Lasciò andare Chatta che cadde a terra, di schiena. «Co-come?»

«Ehi, attenzione!» la rimproverò la Pixie, ma nessuno le diede retta, così, offesa, se ne tornò dalle altre piccole fate.

Ma Bloom si alzò, prese Chatta tra le mani e tornò dalle altre. «Su, coraggio ragazze, andiamo!» disse, spingendo Stella verso il bosco dal quale arrivavano.

«Sì, ma aspetta.» esclamò quest'ultima. «Professor Codatorta, preside Faragonda... non dovevate far qualcosa?»

Codatorta inarcò un sopracciglio. «Che cosa...»

Stella continuò a guardarlo minacciosa e il mago corpulento cominciò a sentirsi a disagio. Faragonda gli prese il braccio con delicatezza. «Coraggio, professore, abbiamo ancora un paio di questioni da risolvere, se ben si ricorda!»

«Ah, sì... Riven!» esclamò, improvvisamente, l'uomo.

«Oh, finalmente l'ha capita!» sospirò Stella, mentre, a braccetto con Bloom, seguivano lui e la preside, insieme alle Pixie e alle loro amiche.

Solo Amore era rimasta in piedi, a galleggiare a mezz'aria con le manine strette l'una all'altra e gli occhi luccicanti di emozione.

Durante il piccolo esodo, né Helia, né Flora avevano protestato e non si erano accorti della Pixie dell'Amore. Lo Specialista continuò, finalmente, il suo racconto, con un'espressione dispiaciuta stampata in volto. «Vedi, volevo farti una sorpresa. Non volevo fartelo sapere prima di stasera, ma... Stormy ha rovinato tutto!»

«E la tua missione?» mormorò Flora, arrossendo.

«La mia missione eri tu, Flora!»

«Oh, com'è romantico!» sospirò Amore.

«Amore, perché non vieni via pure tu?» sbuffò Chatta, afferrandola per una ciocca di capelli.

«Sì, non è educato ascoltare le conversazioni altrui!» fu il commento altezzoso di Tune, che aveva seguito la Pixie della Parola.

«E poi non è nemmeno il momento!» continuò quest'ultima. «Riven è disperso da ore e ancora non siamo riusciti a trovarlo!»

Digit sospirò: sembrava che le Pixie, alla fine, avessero deciso di rimanere dov'erano. «Il problema è che manca ancora Darcy!» esclamò, guardandosi attorno, come aspettandosi di vedersela comparire davanti da un momento all'altro. L'imbarazzo di Flora, a quelle parole, cominciò a lasciarla, dato che le veniva dato un pretesto per sottrarsi a quella conversazione che avrebbe preferito affrontare da sola con il suo ragazzo.

«Abbiamo provato a chiedere alle altre due, ma non parlano!» a parlare fu di nuovo una inviperita Chatta che aveva stretto i pugni.

«Ma non potete lasciare a dopo questi commenti?» domandò Amore. «Non vedete che vogliono essere lasciati in pace?»

Ma Flora non ascoltava più le discussioni delle Pixie, troppo presa ad elaborare le informazioni che aveva appena appreso. «Riven è scomparso? E Darcy non è ancora stata catturata? Dobbiamo cercarli subito, prima che accada qualcos'altro!» tentò di nuovo di alzarsi, ma Helia la bloccò con delicatezza, posandole una mano con la spalla.

«Sei ancora troppo debole, Flora!» disse. «Devi riposare! Poco fa non riuscivi nemmeno ad alzarti!»

Ma Flora si mise a sedere e lo guardò negli occhi con espressione risoluta, cosa che lo colse quasi impreparato: di solito, la sua ragazza non era così poco accomodante.

«Helia, si tratta di Darcy! Se Stormy è riuscita a fare quel che ha fatto, allora anche le sue sorelle ne sono in grado! Potrebbero essere andate da Bloom, Aisha o Tecna...» esclamò, veemente. «Dobbiamo interrogare di nuovo le Trix e dobbiamo farlo subito! Le altre... dobbiamo andare con le altre!»

Lo Specialista sospirò. «Tu sei sicura?» le chiese, premuroso. Lei annuì. «D'accordo, ma non ti strapazzare troppo, siamo intesi? Dai, reggiti a me!»


***


«Perché non andiamo dagli Specialisti?» domandò Stella, stiracchiandosi.

«Io vorrei andare da Musa! L'abbiamo lasciata sola!» proferì Bloom con aria di rimprovero, forse per far capire alla sua migliore amica che non era il momento per pensare ai ragazzi.

«Ma c'è Aisha con lei!» le ricordò la fata del Sole e della Luna, capricciosa. «E poi dobbiamo sapere che fine ha fatto Darcy! Non posso credere che ancora non sia finita! Sono stanca di combattere contro le streghe!»

«Ok, allora andremo io e te dagli Specialisti.» commentò Tecna, in tono pratico. «Devo aiutare Timmy in una ricerca.» fece una pausa e posò una mano sulla spalla di Bloom. «Tu vai da Musa e tienici informate sul minimo sviluppo!»

Bloom annuì. «D'accordo. E mi raccomando, Stella» le sorrise. «fai la brava.»

La sua migliore amica sbuffò, altezzosa. «Io sono una fata! Non posso essere altrimenti!»

«Dillo a furore e paura!» replicò Tecna, sarcastica, mentre, una volta tornate entro i cancelli di Alfea, si separavano da Bloom che corse verso l'infermeria.

La scuola non era mai sembrata così bella e luminosa, come a voler trasmettere nuova fiducia alle studentesse che chiacchieravano allegramente tra loro, orgogliose di essere riuscite a salvare le mitiche Winx.

Tecna camminava tra loro accanto a Stella la quale, però, non era attenta a tutto ciò e continuava a parlare di come era riuscita a battere Icy, su Espero.

«Insomma, ho lanciato un'enorme scarica di raggi solari e...»

«Sì, Stella, ok.» sospirò la fata della Tecnologia, per far finire quel fiume incontrollato di parole e non farsi venire un mal di testa coi fiocchi.

Arrivarono alla navicella e, subito, le colpì il fatto che tutti gli Specialisti erano chini sul computer di bordo, tranne Brandon che, seduto al posto del copilota, si puntellava sul gomito su un gruppo di tasti disattivi e si sorreggeva la testa con la mano, mentre guardava lavorare Timmy con aria annoiata.

«Hai provato con una ricerca ad ampio spettro?» stava chiedendo il principe di Eraklyon.

«Ehilà!» gridò Stella, allegramente. «Brandon!»

Senza dargli il tempo di capire chi l'avesse chiamato, la fata gli si buttò addosso ed entrambi caddero a terra, provocando un tonfo sordo che fece scattare gli Specialisti e Nabu verso di loro.

«Ehi, Stella!» esclamò quest'ultimo, sorridendo divertito. «Quanto entusiasmo!»

Ma la fata lo ignorò: «Ciccino, mi sei mancato tantissimo!» si avventò sulle labbra di Brandon che ancora non si era del tutto ripreso dall'aggressione della fidanzata, ma non disse di no al bacio che lei gli stava elargendo con tanta generosità.

Tecna lanciò uno sguardo di disapprovazione verso di loro; lo stesso che Sky, prima di tornare a guardare il monitor su cui il debole segnale del cellulare di Riven si muoveva lungo una linea. Nabu ridacchiava.

«Quello funziona solo su frequenze alte... come gli ultrasuoni dei draghi.» spiegò Timmy che non si era accorto dell'arrivo, sebbene piuttosto rumoroso, delle due Winx.

«Potrebbe esserci un guasto.» ipotizzò Tecna, quando si fermò al suo fianco e si sedette al posto del terzo pilota. Il volto di Timmy si illuminò, ma non guardò la sua ragazza, preso com'era dall'idea appena datagli.

«E' vero! Potrebbe essere, allora ho bisogno di un altro tipo di localizzatore. Sky, scusa, puoi accendere il localizzatore Alfa, per piacere?»

«Sì, subito!» esclamò il principe di Eraklyon, tornando a lanciare uno sguardo a Brandon e Stella che si stavano completamente disinteressando della cosa, troppo impegnati a finire il loro San Valentino.

Sospirò, pensando che anche lui avrebbe voluto completare il suo con Bloom. Beh, di certo, lui non era così spensierato ed irresponsabile dall'andare a cercare la sua ragazza per fare ciò che il suo scudiero stava facendo con Stella. Un po' arrabbiato, premette il bottone che corrispondeva al localizzatore Alfa. «Fatto.» annunciò. Il suo sguardo, però, non poté che vagare verso i giardini di Alfea e il suo pensiero tornò agli splendidi occhi azzurri e al dolce sorriso della fata che l'aveva fatto innamorare.


***


Bloom entrò in infermeria e si chiuse con delicatezza la porta alle spalle per non fare rumore e disturbare Musa. «Allora, come va?» mormorò, camminando in punta di piedi verso la stanza in cui riposava la fata. «Ais... ma cosa...» fece un passo indietro, mentre guardava la stanza: era deserta. Il letto, prima occupato da Musa, adesso era vuoto e solo le coperte disordinate tradivano il fatto che qualcuno le avesse usate.

Un senso di panico si impadronì di lei: dov'erano le sue amiche? Non era che, per caso, Darcy...

«Infermiera?» chiamò, con voce tremante. Si voltò e una massa scura entrò nel suo campo visivo.

«No!» Scattò all'indietro e stava per invocare il suo potere Enchantix, quando qualcosa la travolse, facendola cadere all'indietro.

«Sono una Trix!» disse una voce contraffatta, mentre lei urtava a terra. «Bu!»

Bloom urlò aiuto, ma le successive risate, il profumo dei capelli di Musa e due risate spensierate le fecero aprire gli occhi.

«Ma... ma cosa...» chiese, confusa, guardando la testa di Musa sulla sua pancia e i suoi lunghi codini che ricadevano a terra, mentre la loro proprietaria rideva nella sua maglietta.

«Oh, è stato troppo divertente!» esclamò Aisha, che si stava asciugando una lacrima.

«Bloom, sei un vero spasso!» rincarò Musa, senza accennare a smettere di ridere.

«Mi... mi stavate prendendo in giro!» capì la Fata del Fuoco del Drago, facendosi contagiare dall'ilarità delle altre due.

Le loro fragorose risate riempirono l'infermeria per diversi minuti, fin quando l'ispettrice Grizelda, colpita da tutto quel trambusto, non decise di irrompere nel locale con un'espressione omicida stampata in faccia. Non sembrava nemmeno una fata, ma una strega furiosa.

«Signorine!» esclamò, indignata, con un tono di voce tale da riuscire a sovrastare le loro risate. Immediatamente, Musa, Aisha e Bloom si zittirono. Sui loro volti, oltre alle guance imporporate di vergogna, comparve un sorriso colpevole, come se avessero distrutto loro la scuola e solo per divertimento.

«Ci scusi, ispettrice.» esclamò Bloom, non appena Musa si fu rialzata, lasciandola libera di rimettersi in piedi. «Ma Musa...» fece un cenno verso la ragazza che, ripresasi dal momento di imbarazzo riprese a sorridere.

«Ora sto bene!» esclamò, allargando le braccia. «Ha visto? Mi sono risvegliata piena di energie!»

L'ispettrice Grizelda guardò la fata dall'alto in basso. «E ti sembra questo il modo di sprecarle?»

«Non la sgridi, professoressa!» le chiese Bloom, facendo un passo avanti e allungando un braccio come per diminuire la distanza tra sé e la donna. «Stiamo tutte bene, è questo l'importante, no?»

Ma l'ispettrice fece una strana smorfia. «Non è ancora detta l'ultima parola: una strega è ancora in libertà e va fermata, prima che combini qualche danno! Non è esattamente il momento per divertirsi!» disse, freddamente. «Beh, se non avete altro da fare qui, vi pregherei di raggiungere gli Specialisti e i Templari: dovrete interrogare nuovamente Icy e Stormy, o mi sbaglio?»

«Sì, ci scusi, ispettrice!» fu la risposta docile di Aisha.

«Andiamo subito.» rincarò Bloom.

Grizelda guardò Musa.

«Beh, ehm...» la fata cercò qualcosa da dire per far felice l'insegnante, ma non trovò niente che non avessero già detto le sue compagne. «Beh, andiamo!»

La superò e, per prima, si ritrovò fuori dall'infermeria. Quando le altre due la raggiunsero, sospirò: «Ce la siamo vista proprio brutta, eh?» scherzò, mentre si incamminavano verso l'ingresso della scuola.

«Peggio che contro le streghe?» volle sapere Bloom, allegramente.

«Grizelda è sempre stata peggio delle Trix!» replicò Musa. Tutte e tre risero, ma la fata della Musica tornò improvvisamente a mettere il broncio, come se le loro battute avessero solo contribuito a far peggiorare il suo umore.

«E ora che c'è?» domandò Aisha, notando quell'improvviso cambio di umore.

«E' che...» Musa sospirò, chiedendosi se avesse dovuto continuare oppure no. «Credevo che avrei trovato Riven al mio risveglio! Non che la tua presenza, Aisha, non mi abbia fatto piacere, ma... ecco... lo so che è stupido...»

Aisha scosse la testa e le mise una mano sulla spalla. «No, hai perfettamente ragione: è giusto volere accanto la persona che si ama, quando si ha appena rischiato la vita! Ma...»

Musa si fermò e guardò Aisha, stringendo i pugni, improvvisamente tesa e preoccupata. «Ma?» la spronò a continuare. «E' successo qualcosa? Non ha voluto vedermi, vero?»

«Ecco... non lo sappiamo.» rispose Bloom a bassa voce, quasi potesse essere meno doloroso per Musa ricevere una tale notizia con quel tono.

«Non... non...» Musa non continuò la frase, solo che i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime. «Ragazze, se è così dovete dirmelo! Non dovete tenermi sulle spine! Se mi vuole lasciare, ho il diritto di saperlo, no? Voi siete le mie amiche e se sapete qualcosa...»

«No, no, che hai capito?» esclamò Aisha, posandole le mani sulle spalle per tentare di calmare la sua amica. «Quello che vuole dire Bloom è che non sappiamo dove sia! Timmy e gli Specialisti stanno cercando di contattarlo in tutti i modi, ma ancora non sono riusciti a trovarlo!»

Musa sì smise di piangere, ma adesso era ancora più preoccupata. «Che cosa?» chiese, sconvolta. «Riven è... scomparso?»

Bloom si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo. «Non dobbiamo darci per vinte!» disse, però, improvvisamente, come se avesse trovato cosa dire. «Sono sicura che sta bene!»

«Grizelda ha detto che manca una strega! E... e... e se l'avesse catturato per tenderci una trappola? No, io... io... oh, Riven!» Musa spiccò una corsa, liberandosi così in fretta della stretta di Aisha che sembrò quasi si fosse trasformata in sapone.

«No, Musa!» gridarono in coro la fata dei Fluidi e Bloom. Cominciarono a correre anche loro per raggiungerla, ma Musa era già sulle scale, pronta a combattere pur di arrivare alla sua destinazione.

La fata si sentiva una sciocca: aveva dubitato di lui, del suo amore per tutta la sera e anche in quel momento. Aveva egoisticamente creduto che non fosse stato con lei, al suo capezzale, per capriccio, perché tra loro le cose non andavano bene come alle altre! E ora scopriva che poteva essere in pericolo.

«Oh, Riven!» ripeté, a voce alta, mentre una nuova lacrima scendeva lungo la sua guancia.


Allora? Che ve ne è parso di questo capitolo?

Spero vi sia piaciuto più del precedente che credo sia risultato noioso e «allunga-brodo». Se così è stato, mi scuso davvero.


Passiamo a rispondere alle recensioni:


BabyDAny94: tranquilla. ^^ Sono solo contenta che, alla fine, tu abbia trovato un minuto per questa storiella senza pretese. Siamo agli sgoccioli e il prossimo capitolo sarà determinante per il rapporto tra i nostri due piccioncini. Non dimentichiamo che Darcy ha in mente qualcosa...


mileybest: non potrei mai far passare Stella al lato oscuro, però mi sono divertita un mondo anche perché è il soggetto ideale per cose di questo tipo, non sei d'accordo? Tra Riven e Musa sono nati molti equivoci, ma non saranno gli ultimi. Ma chissà... forse riusciranno a riconciliarsi, forse no... tutto è ancora possibile! XD


Ultima cosa: avete mica visto la quarta serie? Devo ammettere che ci sono rimasta un po' male: dopo il film che è stato spettacolare, arriva questa serie dove le Winx sono tutto meno che reattive, anzi mi sono parse piuttosto lente ed imbranate. Voi cosa ne pensate?

In attesa di vostri pareri (su questo e sulla storia), vi saluto.


Un bacio,

Luine.

  
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