Ritorno alla realtà
Ancora una volta stesso posto, stesso letto con il solito
materasso rigido e il medesimo cuscino ormai ridotto ad una sottiletta.
Pochi rumori, solo quelli essenziali provenienti da
incantesimi o da qualche macchinario pieno di piccoli tubi decisamente poco
attraenti.
Quei “beep” erano
insopportabili tanto quanto la loro utilità. Potevano essere usati per scandire
il tempo, vedere quanto in fretta si riesce a contare tra un beep e l’altro o sapere se una persona è viva... Basta
sapere da che parte stai e saprai a cosa servono.
Aveva capito benissimo dove si trovava, poteva
scommetterci! Ed era sicuro che avrebbe vinto: dove si
poteva trovare il “grande” Harry Potter, se non in ospedale?
Ma questa volta era felice di esserci, felice perché
aveva vinto, felice perché aveva compiuto il suo dovere, felice perché poteva
stare senza più problemi con la donna che amava.
Il cigolio di una porta lo
distrasse dai suoi pensieri, percepiva che stava per svegliarsi, ma ancora non
si sentiva pronto o qualcosa lo ostacolava. “Probabilmente mi hanno dato
qualche calmante” pensò cercando di capire come mai non riusciva ad aprire gli
occhi.
-Come sta?- chiese una donna
che non riuscì a riconoscere
-Stabile e Hermione?-
-Preoccupata, sta allattando i
pargoletti… oddio Peter è andato tutto bene non sai quanto sia felice- disse
scoppiando in un pianto liberatorio –Quando l’ho vista piegarsi a quel modo…
poi Harry… ho temuto il peggio-
-Sssssh, è forte lo sai benissimo.
Anche io ho avuto paura come tutti, ma se l’è cavata come sempre- mormorò Peter
inconscio di cosa aveva scatenato in Harry.
Un forte senso di agitazione
stava crescendo in lui, così forte che ben presto anche il calmante divenne
inefficace. Un piccolo lamento riuscì a scappare dalle sue labbra facendo
trattenere il respiro ai Granger.
-Hermione…- sibilò Harry
delicatamente, accennando dei piccoli movimenti. Cercando di combattere il
cerchio alla testa che lo opprimeva, aprì gli occhi facendo aumentare il mal di
testa che lo stava soffocando.
-Fermo Harry non è il caso che
ti muova per ora- dissero gentilmente quelle voci che finalmente avevano un
volto.
-Dov’è Hermione?- disse con più
urgenza, voleva vederla e voleva essere sicuro che stesse bene
–Fermo, non agitarti, Hermione
ti raggiungerà tra non molto!- rispose Peter con un tono che non ammetteva repliche.
–Ehi tesoro puoi avvertire l’infermiera e Hermione che il nostro sciagurato
genero si è svegliato- disse strappando un sorriso alla consorte.
Harry sentiva la testa sempre
più pesante, si sentiva confuso e non riusciva a mettere ordine in tutti quei
ricordi che non percepiva suoi. Migliaia di bagliori, parole pronunciate o a
malapena sussurrate, saette rosse, bianche e soprattutto verdi e per finire in
bellezza la sua faccia… la risata oscura di colui che lo voleva morto.
Percepì la porta aprirsi
nuovamente e un peso disperato schiacciarlo ancora di più sopra il suo letto.
-Harry! Non farlo mai più!- riuscì a
dire Hermione prima di scoppiare a piangere.
-Ci manca solo che lo voglia
rifare- mormorò al suo orecchio cercando di abbracciarla. - Calmati tesoro è tutto finito... Quanto sono
stato fuori uso?- chiese passandole con molta tenerezza la mano sopra la testa.
-Più o meno tre giorni-
rispose senza pensarci molto
“Pensavo Peggio” disse
dentro di sè –E Come stanno gli altri?-
-Gli altri?- rispose Hermione
riportando la mente al presente –Stanno tutti bene. Ron e Pansy li ho obbligati
a partire per il viaggio di nozze... Anzi, devo immediatamente mandargli un
gufo, ora che sei sveglio. Isabel e Daniel saranno qua a momenti e i bambini
hanno appena mangiato- concluse lei raggiante.
Harry la guardava con una
faccia indescrivibile -Quali bambini?- chiese curioso
–Sono contento che tu sia felice per questa Isabel e questo Daniel, che non ho
la più pallida idea chi siano... Ma Hermione non farmi preoccupare! Ron non è
sposato! Figuriamoci se si lascia convincere a farlo per ora, forse tra un po’-
Il respiro della giovane mamma
accelerò improvvisamente e lo sguardo corse verso i suoi genitori cercando di
capire cosa stesse accadendo. Fece dei respiri lunghi e profondi cercando di
calmarsi – Harry... Ron si è sposato circa una settimana fa, Isabel è mia
sorella e Daniel in questi ultimi mesi è diventato uno tra i tuoi migliori
amici. E i bambini non sono loro, ma sono
nostri, miei e tuoi- affermò Hermione facendo di tutto per non scoppiare
nuovamente a piangere.
Harry iniziò a ridere come se
avesse sentito la cosa più divertente della sua vita.
-Hermione, Ron me lo avrebbe
detto se si fosse sposato, tu non hai sorelle che io sappia, Daniel non so chi
sia e non mi risultava che noi avessimo parlato di figli!- Improvvisamente si
fece serio: - C’è forse
qualcosa che vuoi dirmi? Sono reduce da uno dei combattimenti più duri che io
abbia mai affrontato, ma non sono scemo né tonto! Di chi diavolo sono questi
figli?! Non certo…- Uno schiaffo seguito dallo
sbattere della porta non gli fece concludere la frase.
Harry si prese la testa tra le
mani: il dolore, sebbene fosse drasticamente aumentato, non faceva male quanto
il nuovo tatuaggio che gli era stato impresso sul viso. Era furioso e stravolto
per cosa aveva appena compreso. La donna che amava lo aveva tradito e questo
era decisamente troppo per lui.
Anche i Granger erano
sconvolti, non potevano credere che Harry ritrattasse tutto così spudoratamente.
Eppure qualcosa non quadrava.
-Harry…- accennò Peter –Cosa hai?-
-Come cosa ho? Lo chieda a sua
figlia cosa ho! Non mi ha mai accennato al fatto che sarei diventato padre. E
ora, che con Voldemort era tutto finito, neanche una
settimana di pace e scopro che non era la donna che pensavo!- disse con le
lacrime agli occhi lasciandosi andare sul cuscino.
-HARRY! Cristo santo non devi
agitarti!- urlò Ginny venuta a controllare la salute del suo amico –Vuoi farti
peggiorare la ferita alla testa? O vuoi direttamente lasciarci le penne?- disse
iniettandogli un potente calmante.
-Ginny! C’è una cosa che devo
assolutamente dirti…- fece un grande sbadiglio -…certo che era proprio
appuntito quel masso- riuscì a dire prima di cadere nuovamente in un sonno
profondo.
-Scusa Ginny, posso chiamarti
Ginny vero?- chiese gentilmente il padre di Hermione guardando la giovane
ragazza.
-Certo che può, anzi deve-
rispose lei sorridendo – Ma se lo fate agitare così ancora una volta vi devo
buttare fuori- continuò utilizzando un tono professionale.
-Proprio di questo volevo
parlarti. Questo signore Voldemort… quando è stato
sconfitto?-
-Il suo corpo è stato trovato
senza vita circa dieci? mesi fa e dopo approfondite
analisi è stato confermato che fosse proprio lui. Harry ha accennato a qualcosa
che dobbiamo assolutamente sapere...?- Chiese con un
principio di panico nella voce.
-No, ha solo confermato che
era tutto finito, ma è questo il punto. Lui crede che sia finita da pochi
giorni e non da mesi. Può succedere che la memoria faccia di questi scherzi?-
-Può accadere che la facoltà
di ricordare si confonda a tal punto che lui fatichi a rammentare o, peggio
ancora, non riesca a rievocare niente-
-Harry non ricorda niente?- si
intromise Hermione venuta a informarsi sullo stato del fidanzato.
Quelle parole l’avevano
mandata completamente nel panico e senza attendere risposta –Non ricorda
niente…- sussurrò ancora una volta cadendo a terra sulle ginocchia.
Gli occhi persi nel vuoto e
lei completamente senza forze, neanche il dolore proveniente dalle sue gambe la
scossero. Non era niente in confronto a cosa stava provando.
Forse solo il pensiero rivolto
alle due creature che presto l’avrebbero chiamata mamma, sarebbe riuscito a
farla riprendere, ma aveva dato fondo a tutte le sue energie per ricostruirsi
la sua vita ed era stato tutto inutile. Sul più bello, il terreno le era
franato sotto i piedi, nuovamente, e i due pargoletti non erano ancora in grado
di consolarla anzi, peggioravano la situazione.
Suo padre corse ad
abbracciarla, preoccupato per l’assoluta mancanza di reazioni.
Era notte fonda, quando Harry
aprì gli occhi nel buio della sua camera. La finestra alla sua destra lasciava
passare solo il riflesso della luce proveniente da una luna particolarmente in
forma.
Qualche stella cercava di
aiutarla, disegnando nel cielo tanti piccoli puntini luminosi.
Aveva la testa che gli doleva,
nonostante avesse dormito profondamente. Non aveva avuto un sonno ristoratore o
forse sì, ma non riusciva a rendersene conto. Era fortemente confuso e non
riusciva a riordinare le idee. Ricordi che identificava come non suoi stavano
venendo a galla, facendosi spazio con inaudita violenza.
Il rimorso per come aveva
trattato il suo bene più prezioso lo attanagliava al cuore provocandogli
ulteriore dolore.
Osservare fuori dalla finestra
lo aiutava a rilassarsi, finché non incominciò con la fantasia a unire i
puntini persi nell’oscurità, facendo apparire come per destino il volto di lei.
Lo rifece una, dieci, cento volte e sempre il suo
volto appariva. Sbuffando tirò su le coperte volgendosi dall’altra parte,
accorgendosi per la prima volta che non era solo.
Un uomo era lì, semi addormentato, con la coperta che gli era scivolata ai
piedi e che si scuoteva dai brividi. Sobbalzò quando senti la coperta stendersi
nuovamente sopra di lui.
-Oh… devo essermi
addormentato, grazie Harry. Come ti senti?- disse Daniel mettendosi comodo.
-Confuso, ma chi sei? Mi
sembra di conoscerti ma ho la sensazione che mi abbiano frullato il cervello-
disse con calma. Aveva voglia di capire e l’unico modo era parlare.
-Mi hanno detto che finalmente
ricordi il tuo passato, sono contento per te, ma che hai
dei problemi a ricordare gli ultimi mesi…-
-Mesi?- lo interruppe Harry
ancora più confuso –Giorni vorrai dire?- continuò correggendolo
-Mesi,-
precisò lui –Sono passati circa nove mesi da quando ti salvai nel bosco
portandoti a casa mia, dandoti un nome che credevo fosse il tuo per poi
scoprire che avevo sbagliato.-
Harry si stava massaggiando le
tempie, incredulo a cosa sentiva dire da quel semisconosciuto.
-Che giorno è?- disse secco
-Siamo circa a metà dicembre -
rispose Daniel
“La battaglia con Voldemort
è avvenuta a Marzo!”
–Cazzo!- esclamò a voce alta
dando sfogo alla sua frustrazione. Rapidi calcoli avvennero nella sua mente, i
bambini, Hermione, i bambini, le notti prima della battaglia, i bambini,
Hermione. Era un disco incantato e più andava avanti più si sentiva un cretino.
-Scommetto che tu sei Daniel- affermò lui ripensando ad alcuni discorsi fatti da
Hermione.
-Sì in persona per non
servirla- disse ridacchiando.
-Chi è Isabel?-
-La sorella di Hermione, tua
amante per una notte e ora la mia ragazza- rispose lui ridendo per gli occhi di
Harry andati larghi come due cocomeri.
-Amante?!?-
riuscì a dire semplicemente
-Sì, sono terribilmente
identiche e lei aveva organizzato una festicciola e ingaggiato uno
spogliarellista, evidentemente hai pensato fosse Hermione e hai infranto la
prima regola che ti ho insegnato. Mai farsi le clienti-
Se prima era confuso ora era
decisamente su un altro pianeta e molto probabilmente di un universo parallelo.
-Che c’entro io con questa
storia- “Dimmi che non ero io il
ballerino!” urlò dentro di sè la sua mente
-Eri il ballerino- rispose
candidamente Daniel
“Ecco appunto” pensò
-E come sono finito a fare il
ballerino e per giunta nel suo letto? Odio ballare e sono uno fedele... almeno
credevo... fino a poco fa- mormorò sconsolato –Hermione mi ucciderà!-
-La storia è lunga da raccontare,
ma scommetto che dopo qualche altra ora di sonno ricorderai tutto. Se Hermione non
ti ha ucciso quella notte, quando lo ha scoperto, non credo lo farà adesso-
replicò Daniel cercando di aiutarlo.
-Sono davvero padre? Ho due
figli e non le sono nemmeno stato accanto per aiutarla durante il parto- disse
deluso di sè mentre una lacrima gli scendeva sul
volto –L’ho pure accusa di avermi tradito, mentre non era così, anzi il
contrario.-
-Harry, stai tranquillo, tu c’eri! E
adesso cerca di calmarti e di riposare, sono sicuro che in questo modo
domattina ti ricorderai delle serate in poltrona ad accarezzarle il ventre
gonfio, o dei ripetuti viaggi per le sue voglie. Riguardo il
parto hai una buona scusa, eri in ospedale! Vedrai che non ti farà storie-
affermò cercando di sdrammatizzare
Intanto, in un'altra stanza,
Isabel accarezzava dolcemente la fronte della sorella. In quei nove mesi
l’aveva conosciuta meglio era entrata in una piccola parte di quel mondo che
non immaginava esistesse.
Aveva conosciuto i suoi amici
e spesso rimaneva a dormire da loro per stare con il suo ragazzo. Poteva essere
certa che il suo sonno non era tranquillo, i tratti del viso erano tesi e
spesso brontolava parole sconnesse, indice di un forte turbamento.
Lei non riusciva a dormire e
le faceva male vederla così. Aveva dato il cambio a sua madre da poco più di
un’ora e già si chiedeva come sarebbe arrivata a mattina
anche se non si sarebbe tirata indietro per niente al mondo.
-Dorme?- disse una voce alle
sue spalle che riconobbe subito essere quella del suo ragazzo
-Se si può definire dormire
piangere nel sonno… beh sì dorme- mormorò stancamente
-E tu non ti riposi? Sei qua
da molto più di me-
-Ho dormito fino a poco fa,
poi mi ha svegliato Harry coprendomi con la coperta che mi era caduta. Ora
dorme nuovamente, seppure agitato come lei. Abbiamo parlato un po’, mi ha
chiesto chi ero, chi eri tu e notizie varie, ma se è come sembra, tua sorella
sarà molto felice. Sembra stia ricordando tutto è solo molto confuso. Pensa che
credeva fossimo a marzo e non a dicembre- le disse baciandole
la nuca.
Il sole prese a fare capolino
dalle finestre e una luce sempre più crescente arrivò a fino al letto di Harry
illuminandogli il viso facendolo svegliare. Daniel si era gettato sopra uno dei
letti liberi nella stanza e stava riposando. Non c’era nessun altro, il letto
di Hermione era libero, “Devono averla
ricoverata in maternità” pensò uscendo dalla stanza.
Le parole di Daniel erano
state profetiche, ricordava ogni cosa e lo faceva sentire ancora più in colpa.
Con passo svelto e il camice
svolazzante si diresse verso il reparto dove stava il suo amore. Non ascoltava
nessuno o meglio ignorava completamente i richiami delle infermiere che lo
incitavano a tornare in camera a riposare. Fortunatamente bastava loro uno
sguardo per farle tacere e tornare al loro posto: niente al mondo gli avrebbe
impedito di arrivare da lei.
L’ultima infermiera che ebbe il coraggio di
richiamarlo riuscì a farlo sorridere –Signor Potter, ormai è chiaro che non si
fermerà ai nostri richiami, ma almeno si chiuda il camice che sta dando
spettacolo!!- gli disse legando i lacci e tappandogli
le natiche che candidamente facevano sfoggio di se in bella mostra.
-Grazie- mormorò lui arrossendo un
poco –Dove sta Hermione Granger? Non vorrei irrompere in tutte le stanze del reparto-
-In fondo al corridoio a
destra, E NON CORRA !!-
Entrò trafilato nella stanza e
le vide. Ce n’erano due, si avvicinò cautamente per vedere se erano sveglie e
poi si diresse sicuro verso la sua Hermione, certo di non sbagliare.
Il suo cuore lo diceva
chiaramente che era lei, e lui non aveva dubbi.
Si sedette sulla sedia e le
prese una mano. Dalle sue labbra uscì un sussurro che ricordava chiaramente il
suo nome e poco dopo i suoi occhi si schiusero incontrando quelli verdi di lui.
-Hermione, buon giorno- le
sorrise dolcemente baciandole le dita –Volevo vedere i nostri figli, e
chiederti scusa per ieri... ti ho trattata malissimo-
Hermione mosse la testa
osservando la stanza senza proferire una parola.
-Stanotte ho parlato con
Daniel, era affianco al mio letto…- accennò sospirando – e ho capito cosa è
successo, non avrei mai dovuto dubitare di te. Scusami amore-
-Ridillo- disse finalmente lei
-Scusami- ripetè
subito lui
-No, non quello, l’altra
parola-
-Amore- disse lui stringendole le
mani
-Dimmi che non sto sognando
Harry, dimmi che sei veramente qua e che non mi sto immaginando tutto questo e
che tra poco quando mi sveglierò non dovrò sentirmi dire che non ricordi
nuovamente niente. Dimmelo!-
Per tutta risposta si avvicinò
al suo viso e la baciò, un dolce bacio sulle labbra che diceva tutto quello che
lei voleva.
-Non stai sognando- e la baciò
nuovamente
-Non stai immaginando niente è
tutto vero- disse baciandola ancora
-E ricordo tutto o buona
parte- concluse baciandola ancora una volta, ma stavolta si sentì tirare verso
di lei in un bacio molto più passionale e soprattutto liberatorio
Piangeva silenziosamente
sfogandosi di quelle ventiquattrore da incubo appena passate.
-Amore, mi ricordo di una
promessa…- accennò mentre con il dito le disegnava i contorni del volto.
–Appena finita la guerra avevamo detto, sei ancora con
me?-
-Per sempre- rispose felice
–Ehi Harry dobbiamo dare i nomi ai nostri piccoli- gongolò lei ripensando ai
loro figli. –Sono un maschietto e una femminuccia- mormorò felice
-Non vedo l’ora di vederli e
congratulazioni Hermione, sei stata bravissima ne sono sicuro- disse baciandola
ancora una volta.
-Tra poco li devo allattare...
preparati a nottatacce caro mio- disse ridacchiando
-Non saranno certo peggio di
quelle che avevo a scuola, solo che saranno nottatacce felici- concluse
accarezzandole il volto.
* * *
La casa era tutto un via vai
di amici, parenti e conoscenti. I due protagonisti che avevano finalmente un
nome, dormivano per la maggior parte del tempo salvo poi piangere e mangiare.
Avevano stregato tutti ed era impossibile non amarli.
Erano stati dimessi da due
giorni e da quel giorno la casa era invasa da ospiti, che venivano a celebrare
la nascita di Julia e Julian
-Ehi Harry, hai detto che
dovevi dirmi qualcosa prima che ti addormentassi in ospedale- esordì Ginny
all’improvviso
Harry sobbalzò se ne era
dimenticato, -CAVOLO! Hai ragione! Mi era passato di mente! Ginny, Draco,
Vostro figlio è…-
Fine cap