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Autore: marco    15/06/2009    2 recensioni
Grazie a Stizy, a Lisie, a Scar e a Magia che mi supportano e aiutano moralmente... ecco una nuova storia! Quando si pensa che la speranza sia svanita… accade l’impossibile. Rimetti tutto in discussione e i giorni grigi e privi di ogni gioia si colorano di nuovo di mille colori… basta un sorriso o il sapere che tra non molto avrai anche qualcun altro accanto a te…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta stesso posto, stesso letto con il solito materasso rigido e il medesimo cuscino ormai ridotto ad una sottiletta

Ritorno alla realtà

 

 

 

Ancora una volta stesso posto, stesso letto con il solito materasso rigido e il medesimo cuscino ormai ridotto ad una sottiletta.

Pochi rumori, solo quelli essenziali provenienti da incantesimi o da qualche macchinario pieno di piccoli tubi decisamente poco attraenti.

Quei “beep” erano insopportabili tanto quanto la loro utilità. Potevano essere usati per scandire il tempo, vedere quanto in fretta si riesce a contare tra un beep e l’altro o sapere se una persona è viva... Basta sapere da che parte stai e saprai a cosa servono.

Aveva capito benissimo dove si trovava, poteva scommetterci! Ed era sicuro che avrebbe vinto: dove si poteva trovare il “grande” Harry Potter, se non in ospedale?

Ma questa volta era felice di esserci, felice perché aveva vinto, felice perché aveva compiuto il suo dovere, felice perché poteva stare senza più problemi con la donna che amava.

Il cigolio di una porta lo distrasse dai suoi pensieri, percepiva che stava per svegliarsi, ma ancora non si sentiva pronto o qualcosa lo ostacolava. “Probabilmente mi hanno dato qualche calmante” pensò cercando di capire come mai non riusciva ad aprire gli occhi.

 

-Come sta?- chiese una donna che non riuscì a riconoscere

-Stabile e Hermione?-

-Preoccupata, sta allattando i pargoletti… oddio Peter è andato tutto bene non sai quanto sia felice- disse scoppiando in un pianto liberatorio –Quando l’ho vista piegarsi a quel modo… poi Harry… ho temuto il peggio-

-Sssssh, è forte lo sai benissimo. Anche io ho avuto paura come tutti, ma se l’è cavata come sempre- mormorò Peter inconscio di cosa aveva scatenato in Harry.

Un forte senso di agitazione stava crescendo in lui, così forte che ben presto anche il calmante divenne inefficace. Un piccolo lamento riuscì a scappare dalle sue labbra facendo trattenere il respiro ai Granger.

-Hermione…- sibilò Harry delicatamente, accennando dei piccoli movimenti. Cercando di combattere il cerchio alla testa che lo opprimeva, aprì gli occhi facendo aumentare il mal di testa che lo stava soffocando.

-Fermo Harry non è il caso che ti muova per ora- dissero gentilmente quelle voci che finalmente avevano un volto.

-Dov’è Hermione?- disse con più urgenza, voleva vederla e voleva essere sicuro che stesse bene

–Fermo, non agitarti, Hermione ti raggiungerà tra non molto!- rispose Peter con un tono che non ammetteva repliche. –Ehi tesoro puoi avvertire l’infermiera e Hermione che il nostro sciagurato genero si è svegliato- disse strappando un sorriso alla consorte.

Harry sentiva la testa sempre più pesante, si sentiva confuso e non riusciva a mettere ordine in tutti quei ricordi che non percepiva suoi. Migliaia di bagliori, parole pronunciate o a malapena sussurrate, saette rosse, bianche e soprattutto verdi e per finire in bellezza la sua faccia… la risata oscura di colui che lo voleva morto.

Percepì la porta aprirsi nuovamente e un peso disperato schiacciarlo ancora di più sopra il suo letto.

-Harry! Non farlo mai più!- riuscì a dire Hermione prima di scoppiare a piangere.

-Ci manca solo che lo voglia rifare- mormorò al suo orecchio cercando di abbracciarla.  - Calmati tesoro è tutto finito... Quanto sono stato fuori uso?- chiese passandole con molta tenerezza la mano sopra la testa.

-Più o meno tre giorni- rispose senza pensarci molto

“Pensavo Peggio” disse dentro di –E Come stanno gli altri?-

-Gli altri?- rispose Hermione riportando la mente al presente –Stanno tutti bene. Ron e Pansy li ho obbligati a partire per il viaggio di nozze... Anzi, devo immediatamente mandargli un gufo, ora che sei sveglio. Isabel e Daniel saranno qua a momenti e i bambini hanno appena mangiato- concluse lei raggiante.

Harry la guardava con una faccia indescrivibile -Quali bambini?- chiese curioso –Sono contento che tu sia felice per questa Isabel e questo Daniel, che non ho la più pallida idea chi siano... Ma Hermione non farmi preoccupare! Ron non è sposato! Figuriamoci se si lascia convincere a farlo per ora, forse tra un po’-

Il respiro della giovane mamma accelerò improvvisamente e lo sguardo corse verso i suoi genitori cercando di capire cosa stesse accadendo. Fece dei respiri lunghi e profondi cercando di calmarsi – Harry... Ron si è sposato circa una settimana fa, Isabel è mia sorella e Daniel in questi ultimi mesi è diventato uno tra i tuoi migliori amici. E i bambini non sono loro, ma sono nostri, miei e tuoi- affermò Hermione facendo di tutto per non scoppiare nuovamente a piangere.

Harry iniziò a ridere come se avesse sentito la cosa più divertente della sua vita.

-Hermione, Ron me lo avrebbe detto se si fosse sposato, tu non hai sorelle che io sappia, Daniel non so chi sia e non mi risultava che noi avessimo parlato di figli!- Improvvisamente si fece serio: - C’è  forse qualcosa che vuoi dirmi? Sono reduce da uno dei combattimenti più duri che io abbia mai affrontato, ma non sono scemo né tonto! Di chi diavolo sono questi figli?! Non certo…- Uno schiaffo seguito dallo sbattere della porta non gli fece concludere la frase.

 

Harry si prese la testa tra le mani: il dolore, sebbene fosse drasticamente aumentato, non faceva male quanto il nuovo tatuaggio che gli era stato impresso sul viso. Era furioso e stravolto per cosa aveva appena compreso. La donna che amava lo aveva tradito e questo era decisamente troppo per lui.

Anche i Granger erano sconvolti, non potevano credere che Harry ritrattasse tutto così spudoratamente.

Eppure qualcosa non quadrava.

-Harry…- accennò Peter –Cosa hai?-

-Come cosa ho? Lo chieda a sua figlia cosa ho! Non mi ha mai accennato al fatto che sarei diventato padre. E ora, che con Voldemort era tutto finito, neanche una settimana di pace e scopro che non era la donna che pensavo!- disse con le lacrime agli occhi lasciandosi andare sul cuscino.

-HARRY! Cristo santo non devi agitarti!- urlò Ginny venuta a controllare la salute del suo amico –Vuoi farti peggiorare la ferita alla testa? O vuoi direttamente lasciarci le penne?- disse iniettandogli un potente calmante.

-Ginny! C’è una cosa che devo assolutamente dirti…- fece un grande sbadiglio -…certo che era proprio appuntito quel masso- riuscì a dire prima di cadere nuovamente  in un sonno profondo.

 

-Scusa Ginny, posso chiamarti Ginny vero?- chiese gentilmente il padre di Hermione guardando la giovane ragazza.

-Certo che può, anzi deve- rispose lei sorridendo – Ma se lo fate agitare così ancora una volta vi devo buttare fuori- continuò utilizzando un tono professionale.

-Proprio di questo volevo parlarti. Questo signore Voldemort… quando è stato sconfitto?-

-Il suo corpo è stato trovato senza vita circa dieci? mesi fa e dopo approfondite analisi è stato confermato che fosse proprio lui. Harry ha accennato a qualcosa che dobbiamo assolutamente sapere...?- Chiese con un principio di panico nella voce.

-No, ha solo confermato che era tutto finito, ma è questo il punto. Lui crede che sia finita da pochi giorni e non da mesi. Può succedere che la memoria faccia di questi scherzi?-

-Può accadere che la facoltà di ricordare si confonda a tal punto che lui fatichi a rammentare o, peggio ancora, non riesca a rievocare niente-

-Harry non ricorda niente?- si intromise Hermione venuta a informarsi sullo stato del fidanzato.

Quelle parole l’avevano mandata completamente nel panico e senza attendere risposta –Non ricorda niente…- sussurrò ancora una volta cadendo a terra sulle ginocchia.

Gli occhi persi nel vuoto e lei completamente senza forze, neanche il dolore proveniente dalle sue gambe la scossero. Non era niente in confronto a cosa stava provando.

Forse solo il pensiero rivolto alle due creature che presto l’avrebbero chiamata mamma, sarebbe riuscito a farla riprendere, ma aveva dato fondo a tutte le sue energie per ricostruirsi la sua vita ed era stato tutto inutile. Sul più bello, il terreno le era franato sotto i piedi, nuovamente, e i due pargoletti non erano ancora in grado di consolarla anzi, peggioravano la situazione.

Suo padre corse ad abbracciarla, preoccupato per l’assoluta mancanza di reazioni.

 

Era notte fonda, quando Harry aprì gli occhi nel buio della sua camera. La finestra alla sua destra lasciava passare solo il riflesso della luce proveniente da una luna particolarmente in forma.

Qualche stella cercava di aiutarla, disegnando nel cielo tanti piccoli puntini luminosi.

Aveva la testa che gli doleva, nonostante avesse dormito profondamente. Non aveva avuto un sonno ristoratore o forse sì, ma non riusciva a rendersene conto. Era fortemente confuso e non riusciva a riordinare le idee. Ricordi che identificava come non suoi stavano venendo a galla, facendosi spazio con inaudita violenza.

Il rimorso per come aveva trattato il suo bene più prezioso lo attanagliava al cuore provocandogli ulteriore dolore.

Osservare fuori dalla finestra lo aiutava a rilassarsi, finché non incominciò con la fantasia a unire i puntini persi nell’oscurità, facendo apparire come per destino il volto di lei. Lo rifece una, dieci, cento volte e sempre il suo volto appariva. Sbuffando tirò su le coperte volgendosi dall’altra parte, accorgendosi per la prima volta che non era solo.

Un uomo era lì, semi addormentato, con la coperta che gli era scivolata ai piedi e che si scuoteva dai brividi. Sobbalzò quando senti la coperta stendersi nuovamente sopra di lui.

-Oh… devo essermi addormentato, grazie Harry. Come ti senti?- disse Daniel mettendosi comodo.

-Confuso, ma chi sei? Mi sembra di conoscerti ma ho la sensazione che mi abbiano frullato il cervello- disse con calma. Aveva voglia di capire e l’unico modo era parlare.

-Mi hanno detto che finalmente ricordi il tuo passato, sono contento per te, ma che hai dei problemi a ricordare gli ultimi mesi…-

-Mesi?- lo interruppe Harry ancora più confuso –Giorni vorrai dire?- continuò correggendolo

-Mesi,- precisò lui –Sono passati circa nove mesi da quando ti salvai nel bosco portandoti a casa mia, dandoti un nome che credevo fosse il tuo per poi scoprire che avevo sbagliato.-

Harry si stava massaggiando le tempie, incredulo a cosa sentiva dire da quel semisconosciuto.

-Che giorno è?- disse secco

-Siamo circa a metà dicembre - rispose Daniel

“La battaglia con Voldemort è avvenuta a Marzo!”

–Cazzo!- esclamò a voce alta dando sfogo alla sua frustrazione. Rapidi calcoli avvennero nella sua mente, i bambini, Hermione, i bambini, le notti prima della battaglia, i bambini, Hermione. Era un disco incantato e più andava avanti più si sentiva un cretino.

-Scommetto che tu sei Daniel- affermò lui ripensando ad alcuni discorsi fatti da Hermione.

-Sì in persona per non servirla- disse ridacchiando.

-Chi è Isabel?-

-La sorella di Hermione, tua amante per una notte e ora la mia ragazza- rispose lui ridendo per gli occhi di Harry andati larghi come due cocomeri.

-Amante?!?- riuscì a dire semplicemente

-Sì, sono terribilmente identiche e lei aveva organizzato una festicciola e ingaggiato uno spogliarellista, evidentemente hai pensato fosse Hermione e hai infranto la prima regola che ti ho insegnato. Mai farsi le clienti-

Se prima era confuso ora era decisamente su un altro pianeta e molto probabilmente di un universo parallelo.

-Che c’entro io con questa storia- “Dimmi che non ero io il ballerino!” urlò dentro di la sua mente

-Eri il ballerino- rispose candidamente Daniel

“Ecco appunto” pensò

-E come sono finito a fare il ballerino e per giunta nel suo letto? Odio ballare e sono uno fedele... almeno credevo... fino a poco fa- mormorò sconsolato –Hermione mi ucciderà!-

-La storia è lunga da raccontare, ma scommetto che dopo qualche altra ora di sonno ricorderai tutto. Se Hermione non ti ha ucciso quella notte, quando lo ha scoperto, non credo lo farà adesso- replicò Daniel cercando di aiutarlo.

-Sono davvero padre? Ho due figli e non le sono nemmeno stato accanto per aiutarla durante il parto- disse deluso di mentre una lacrima gli scendeva sul volto –L’ho pure accusa di avermi tradito, mentre non era così, anzi il contrario.-

-Harry, stai tranquillo, tu c’eri! E adesso cerca di calmarti e di riposare, sono sicuro che in questo modo domattina ti ricorderai delle serate in poltrona ad accarezzarle il ventre gonfio, o dei ripetuti viaggi per le sue voglie. Riguardo il parto hai una buona scusa, eri in ospedale! Vedrai che non ti farà storie- affermò cercando di sdrammatizzare

 

Intanto, in un'altra stanza, Isabel accarezzava dolcemente la fronte della sorella. In quei nove mesi l’aveva conosciuta meglio era entrata in una piccola parte di quel mondo che non immaginava esistesse.

Aveva conosciuto i suoi amici e spesso rimaneva a dormire da loro per stare con il suo ragazzo. Poteva essere certa che il suo sonno non era tranquillo, i tratti del viso erano tesi e spesso brontolava parole sconnesse, indice di un forte turbamento.

Lei non riusciva a dormire e le faceva male vederla così. Aveva dato il cambio a sua madre da poco più di un’ora e già si chiedeva come sarebbe arrivata a mattina anche se non si sarebbe tirata indietro per niente al mondo.

-Dorme?- disse una voce alle sue spalle che riconobbe subito essere quella del suo ragazzo

-Se si può definire dormire piangere nel sonno… beh sì dorme- mormorò stancamente

-E tu non ti riposi? Sei qua da molto più di me-

-Ho dormito fino a poco fa, poi mi ha svegliato Harry coprendomi con la coperta che mi era caduta. Ora dorme nuovamente, seppure agitato come lei. Abbiamo parlato un po’, mi ha chiesto chi ero, chi eri tu e notizie varie, ma se è come sembra, tua sorella sarà molto felice. Sembra stia ricordando tutto è solo molto confuso. Pensa che credeva fossimo a marzo e non a dicembre- le disse baciandole la nuca.

 

Il sole prese a fare capolino dalle finestre e una luce sempre più crescente arrivò a fino al letto di Harry illuminandogli il viso facendolo svegliare. Daniel si era gettato sopra uno dei letti liberi nella stanza e stava riposando. Non c’era nessun altro, il letto di Hermione era libero, “Devono averla ricoverata in maternità” pensò uscendo dalla stanza.

Le parole di Daniel erano state profetiche, ricordava ogni cosa e lo faceva sentire ancora più in colpa.

Con passo svelto e il camice svolazzante si diresse verso il reparto dove stava il suo amore. Non ascoltava nessuno o meglio ignorava completamente i richiami delle infermiere che lo incitavano a tornare in camera a riposare. Fortunatamente bastava loro uno sguardo per farle tacere e tornare al loro posto: niente al mondo gli avrebbe impedito di arrivare da lei.

 L’ultima infermiera che ebbe il coraggio di richiamarlo riuscì a farlo sorridere –Signor Potter, ormai è chiaro che non si fermerà ai nostri richiami, ma almeno si chiuda il camice che sta dando spettacolo!!- gli disse legando i lacci e tappandogli le natiche che candidamente facevano sfoggio di se in bella mostra.

-Grazie- mormorò lui arrossendo un poco –Dove sta Hermione Granger? Non vorrei irrompere in tutte le stanze del reparto-

-In fondo al corridoio a destra, E NON CORRA !!-

Entrò trafilato nella stanza e le vide. Ce n’erano due, si avvicinò cautamente per vedere se erano sveglie e poi si diresse sicuro verso la sua Hermione, certo di non sbagliare.

Il suo cuore lo diceva chiaramente che era lei, e lui non aveva dubbi.

Si sedette sulla sedia e le prese una mano. Dalle sue labbra uscì un sussurro che ricordava chiaramente il suo nome e poco dopo i suoi occhi si schiusero incontrando quelli verdi di lui.

-Hermione, buon giorno- le sorrise dolcemente baciandole le dita –Volevo vedere i nostri figli, e chiederti scusa per ieri... ti ho trattata malissimo-

Hermione mosse la testa osservando la stanza senza proferire una parola.

-Stanotte ho parlato con Daniel, era affianco al mio letto…- accennò sospirando – e ho capito cosa è successo, non avrei mai dovuto dubitare di te. Scusami amore-

-Ridillo- disse finalmente lei

-Scusami- ripetè subito lui

-No, non quello, l’altra parola-

-Amore- disse lui stringendole le mani

-Dimmi che non sto sognando Harry, dimmi che sei veramente qua e che non mi sto immaginando tutto questo e che tra poco quando mi sveglierò non dovrò sentirmi dire che non ricordi nuovamente niente. Dimmelo!-

Per tutta risposta si avvicinò al suo viso e la baciò, un dolce bacio sulle labbra che diceva tutto quello che lei voleva.

-Non stai sognando- e la baciò nuovamente

-Non stai immaginando niente è tutto vero- disse baciandola ancora

-E ricordo tutto o buona parte- concluse baciandola ancora una volta, ma stavolta si sentì tirare verso di lei in un bacio molto più passionale e soprattutto liberatorio

Piangeva silenziosamente sfogandosi di quelle ventiquattrore da incubo appena passate.

-Amore, mi ricordo di una promessa…- accennò mentre con il dito le disegnava i contorni del volto. –Appena finita la guerra avevamo detto, sei ancora con me?-

-Per sempre- rispose felice –Ehi Harry dobbiamo dare i nomi ai nostri piccoli- gongolò lei ripensando ai loro figli. –Sono un maschietto e una femminuccia- mormorò felice

-Non vedo l’ora di vederli e congratulazioni Hermione, sei stata bravissima ne sono sicuro- disse baciandola ancora una volta.

-Tra poco li devo allattare... preparati a nottatacce caro mio- disse ridacchiando

-Non saranno certo peggio di quelle che avevo a scuola, solo che saranno nottatacce felici- concluse accarezzandole il volto.

 

* * *

 

La casa era tutto un via vai di amici, parenti e conoscenti. I due protagonisti che avevano finalmente un nome, dormivano per la maggior parte del tempo salvo poi piangere e mangiare. Avevano stregato tutti ed era impossibile non amarli.

Erano stati dimessi da due giorni e da quel giorno la casa era invasa da ospiti, che venivano a celebrare la nascita di Julia e Julian

-Ehi Harry, hai detto che dovevi dirmi qualcosa prima che ti addormentassi in ospedale- esordì Ginny all’improvviso

Harry sobbalzò se ne era dimenticato, -CAVOLO! Hai ragione! Mi era passato di mente! Ginny, Draco, Vostro figlio è…-

 

Fine cap

 

  
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