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Autore: Irene_Violet    07/08/2017    2 recensioni
Voglio riprovarci: Sono tornata con una nuova storia, su questo bellissimo fandom! Una storia, completa, in modo da non rischiare di avere dubbi, che mi spingano a cancellarla. Questa storia mi ha veramente reso felice, quindi spero vivamente che possa piacervi. Vi auguro buona lettura. -Irene_Violet.
[Magic Kaitō/Detective Conan]
Cosa accadrebbe, se a causa di varie vicissitudini e circostanze indipendenti dalla sua volontà, il giovane Kaito Kuroba in arte Kaitō Kid, si ritrovasse costretto a rivolgersi all'Agenzia del Detective Mori, in veste di se stesso, per risolvere un caso di rapimento, riportante la sua firma? Il Detective e il Ladro, saranno costretti a collaborare per la risoluzione di un caso fatto d'inganni e sottotterfugi, con l'unico obbittivo di salvare la vita della ragazza in ostaggio. Il tutto con il costante pericolo per Kaito, di venir scoperto, dalla geniale mente del piccolo Detective in miniatura.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Sulle tracce della verità.

POV Kaito/Conan

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Il gruppo, come suggerito da Ran, si recò al Caffè Poirot, al di sotto dell'Agenzia per mangiare un boccone. Avrebbero approfittato di quella pausa non solo per mangiare, ma anche per chiedere una seconda opinione, sulla situazione che stavano vivendo, visto che, proprio al Poirot, lavora Tooru Amuro, il geniale agente della polizia segreta giapponese, divenuto “allievo” del Detective Kogoro; il tutto per ingannare l'attesa fino all'arrivo dell'Ispettore Megure, che aveva comunicato a Ran che si sarebbe messo subito a lavorare sul caso e sarebbe passato all'Agenzia, quanto prima, una volta terminati i dovuti controlli.

«Allora, cosa ne pensi, Amuro-kun?» - domandò Kogoro, dopo aver esposto ogni dettaglio del caso, al giovane cameriere.

«Uhm... Mi sembra tutto piuttosto chiaro. Hanno chiesto un riscatto per la ragazza, ma la vera intenzione di quei due tali è apparentemente chiuderle la bocca. Dopotutto, mi avete detto che in quella stanza, assieme alla ragazza, c'era anche un cadavere. Avendoli visti entrambi in faccia, è altamente probabile che vogliano farle fare la stessa fine.» - a quelle parole, Kaito sentì un brivido freddo percorrergli la schiena, di scatto si voltò a fissare il cameriere in cagnesco, nonostante il povero Amuro, non avesse colpa di nulla.

«Ehi ragazzo, bada a come parli!» - sbottò l'Ispettore Nakamori, alle parole del biondo.

«Oh, perdonatemi» - sorrise Amuro, portandosi la mano sinistra alla nuca, massaggiandosela, imbarazzato a causa della sua involontaria gaffe - «Ho parlato senza riflettere» - confessò - «Però non si può certo escludere, a giudicare dai fatti a cui ci troviamo di fronte, che le cose potrebbero anche rischiare di andare a finire, in quella tragica maniera. Non che nessuno di noi lo voglia, questo è evidente» - passarono pochi secondi, ed Amuro mostrò sul suo volto un'espressione di sorpresa. Un braccio, di punto in bianco, l'aveva afferrato saldamente per il colletto della camicia, sollevandolo a pochi millimetri da terra, e nonostante fosse un poliziotto bene addestrato, Furuya, non se ne accorse neppure lontanamente.

«VEDI DI DARCI UN TAGLIO!!» - ringhio in coda a quei movimenti una voce, rabbiosa.

Tutto il gruppo seduto allo stesso tavolo, osservò la scena a dir poco esterrefatto, mentre le persone che sedevano ai tavoli vicini, si girarono richiamati dal grido, che rimbombò praticamente per tutto il locale. La collega di Amuro, Azusa, rimase a bocca aperta, immobile, fissando la scena, con un bicchiere di vetro in mano ed uno straccio, con il quale stava lucidando l'oggetto. Una scena simile, raramente si era vista, in quell'allegro ristorantino.

Il braccio del ragazzo, ebbe un leggero tremore. All'udire quelle parole dalla bocca del cameriere, in pochissimi istanti, era scattato in piedi dal suo posto, che dava proprio sul “corridoio” dove Amuro si trovava e lo aveva afferrato, urlando, senza nemmeno riflettere. Era la terza volta, che la maschera che abitualmente portava addosso – quella di un giovane strafottente ed ironico – si infrangeva, quel giorno. Si stava lasciando trasportare, fin troppo, dai suoi sentimenti.

Ci fu un silenzio tombale, misto a stupore ed incredulità, in tutto il locale, per un tempo, che parve quasi infinito - «Kaito...kun?» - mormorò Nakamori, cercando di stabilire un contatto con quel ragazzo, che aveva visto crescere, e che quindi considerava quasi, come una specie di figlioccio. Il silenzio permase. Fin quando Amuro, non gli parlò, con un fil di voce, in modo che solo il ragazzo di fronte a lui, potesse sentire le sue parole.

«Ti chiedo scusa, non avrei dovuto. Ma non preoccuparti, vedrai, la polizia, risolverà la cosa» - disse in tono rassicurante.

Il ragazzo allora lasciò la presa sul colletto del biondo, senza dire una parola, ponendo le mani nelle tasche dei suoi jeans ed allontanandosi a passo deciso - «Ispettore, in caso dovesse arrivare la polizia mentre non ci sono, mi contatti immediatamente, per cortesia» - detto ciò, Kaito, pose un paio di banconote sul tavolo, che corrispondevano all'esatto importo di ciò che aveva ordinato da mangiare, e si diresse verso l'uscita del Caffè, doveva sbollire la rabbia.

Conan intuendolo, finì di mangiare il suo piatto il più in fretta possibile, rischiando perfino che il cibo gli andasse di traverso, in modo da correre dietro al ragazzo, che per vari motivi – non solo perché coinvolto in questo caso – l'aveva incuriosito. L'influenza che lo aveva costretto a casa quel giorno, era ormai un ricordo per lui, Ran gli aveva fatto prendere comunque delle medicine e lo aveva obbligato a portare la mascherina con sé, anche se egli non la indossò, sfruttando la scusa del pranzo, per tenerla semplicemente in tasca. Il bambino, poi di colpo, affermò - «Grazie per il pasto!» - saltando giù dal divanetto e mettendosi a correre dietro al liceale. A nulla valsero i richiami di Ran e Kogoro, il piccolo non aggiunse altro, schizzando fuori dal locale a sua volta, mentre urlava - «Kaito-niichan, aspettami!»

«Oh? Che succede ragazzino?» - chiese Kaito, una volta accortosi di lui - «Non dovresti venire dietro al “tizio che ha appena aggredito un cameriere”. Avanti, torna dagli altri, la Signorina, la figlia del Detective, sarà preoccupata per te» - disse in tono apatico, Kaito, cercando di allontanare da sé, il suo arci-nemico.

«Va tutto bene, Ran-nēchan e lo Zietto sono abituati alle mie “scappatelle” e poi, devo passare da casa del Professor Agasa, e questo è il momento buono. Kaito-niichan, vieni anche tu? Voglio chiedergli, se ci possa aiutare a localizzare il cellulare della figlia dell'ispettore Nakamori» - affermò, mostrando al mago un sorrisetto infantile, quasi “angelico”.

«Eh? Può farlo davvero, questo Professore?!» - chiese Kaito, con finto stupore. Agasa era il geniale inventore, che aveva creato tutti i gadget che il piccolo Detective aveva utilizzato contro di lui, più e più volte, quindi non lo si sarebbe sorpreso per nulla, se fosse stato in grado di localizzare Aoko, anche prima della polizia.

«Certo!» - affermò entusiasta Conan, che ribadì - «Andiamo?»

Kaito acconsentì, seguendo il ragazzino occhialuto, tra i viali del quartiere di Beika, fino a casa del Dottor Agasa. Durante il tragitto, nessuno dei due fiatò, Conan continuava a mostrare un'espressione innocente, come se fingesse di non essere più il Detective Liceale, tornato misteriosamente bambino. Questo atteggiamento, infastidiva un po Kaito, che era a conoscenza di tutta la faccenda, lo insospettiva.

Dopo neanche un paio di minuti di cammino, i due giunsero alla loro meta e Conan senza esitare, suonò il campanello dell'abitazione.

«Chi è?» - chiese una voce femminile, proveniente dal citofono.

«Sono io, Haibara» - rispose Conan, dall'altra parte, questa rispose con un debole: “Oh, okay”, per poi aprire il cancelletto, tramite la pressione di un bottone. Conan e Kaito, dunque, attraversarono il vialetto, fino a giungere alla porta dell'abitazione, che venne sbloccata da Haibara, che gli accolse.

«Entra pure» - disse facendolo entrare, solo in un secondo momento, notò un ragazzo in divisa scolastica. Un miscuglio di sensazioni tra lo strano e l'incerto, colpirono in pieno volto Haibara, che però non lo fece notare, limitandosi a serrare la porta non appena questi, entrò in coda a Conan. Dopo che ebbe compiuto questa operazione, la bambina, si avvicinò a Shinichi, sussurrando - «Chi è, quel ragazzo?»

«E' un amico della figlia dell'Ispettore Nakamori» - sussurrò a sua volta Kudo.

«Quello che si occupa di Kid?» - domandò conferma, per poi aggiungere, dopo che egli rispose affermativamente - «Cosa è successo, alla figlia dell'Ispettore?»

«E' stata rapita e voglio chiedere a Professore, se è in grado di rintracciare il suo cellulare,, che è acceso ed ha il GPS attivo» - spiegò.

«Capisco» - disse semplicemente Ai, Per poi addentrarsi nel soggiorno, seguito da Conan.

Kaito, nel mentre si mise a fissare ammirato la casa del professore, sempre con le mani in tasca ed a distanza di sicurezza. Mentre faceva ciò, puntò per un secondo lo sguardo sulla piccola Haibara, pensando - “Se grazie a questa visita, riusciremo più facilmente a trovare Aoko, direi che finalmente saremo pari per quella volta, giusto?”

Haibara, si accorse che il Liceale la stava fissando sorridendo, e dunque chiese in tono freddo e scorbutico - «Qualcosa ti turba?»

«Ah, no. Stavo solo ammirando quel bel portatile» - disse Kaito, salvandosi in extremis con una scusa banale, venutagli in mente, mentre si guardava in torno; l'ultima cosa che voleva, era sembrare un tipo strano che si mette a fissare la gente, mentre è di spalle.

Finalmente, la figura del Professor Agasa, si palesò da dietro l'angolo, sbucando dalla cucina, che portava con sé un vassoio, con una teiera ed un piatto ricolmo di biscotti, che poggiò sul tavolino del soggiorno - «Ah, ciao Shin-» - cominciò a dire, per poi bloccarsi di colpo, notando che il bambino era accompagnato da un ragazzo del Liceo, a lui sconosciuto, molto simile a Shinichi - «Conan-kun» - si corresse - «Cosa ti porta qui. E' questo ragazzo, è un tuo amico?» - chiese il professore.

«No» - scosse il capo Conan.

«Lieto di conoscerla professore» - disse Kaito, con un lieve inchino - «Mi chiamo Kaito Kuroba, la ringrazio dell'ospitalità. Ha davvero una casa stupenda, sa?» - disse il ragazzo, alzando lo sguardo, guardandosi nuovamente intorno.

«Ti ringrazio, figliolo, io sono Hiroshi Agasa,» - sorrise il professore

Una volta superate le presentazioni di rito, Conan parlò - «E' un cliente dello Zietto, una sua compagna di classe e stata rapita e ci chiedevamo se lei Professore, potesse rintracciare il suo cellulare, che le abbiamo raccomandato di tenere acceso e con la Geo localizzazione attiva» - spiegò Conan.

«Capisco. Quindi siete riusciti a mettervi in contatto con lei?» - domandò il Professore prima di rispondere alla richiesta di Shinichi.

«E' stata lei a contattarci, a quanto pare i rapitori non si sono accorti che avesse il cellulare con sé e approfittando del fatto che i due, hanno abbandonato il luogo dove la tengono prigioniera, per qualche tempo, è riuscita a telefonarci e grazie al suo racconto, abbiamo anche identificato uno dei responsabili» - proseguì nella spiegazione il Detective.

«Oh, capisco. E' chiaro. State tranquilli, certo che sono in grado di localizzarle il dispositivo, basta che mi diciate il suo numero di cellulare» - sorrise il Professore, per poi dirigersi verso il suo computer fisso - «Seguimi Kaito-kun e dammi il numero della tua amica, così possiamo localizzarla» - disse incitando Kaito ad avvicinarsi. Lui eseguì, avvicinandosi all'apparecchio, aspettando che il Professore, gli domandasse di dettargli il numero.

Intanto Conan, prese da parte Haibara - «Ohi, Haibara, vieni qui un momento» - la ragazzina eseguì chiedendogli cosa volesse - «Ho bisogno che tu faccia una ricerca per me, se puoi»

Haibara ghignò - «Perché, c'è qualcosa che non occupi le mie giornate, che in qualche modo, non riguardi, il Grande Detective Shinichi Kudo?» - disse sarcastica.

Scusa tanto, se è anche, in parte, a causa tua se mi ritrovo in questa situazione. E' poi, se non ti va, non potresti semplicemente rifiutarti?” - pensò tra sé e sé, ghignando ironicamente.

Poco dopo, Haibara, seguitò - «Quindi? Cosa dovrei cercare?» - domandò.

Conan si riprese dal pungente sarcasmo dell'amica scuotendo la testa, per poi esporle i fatti e la sua richiesta - «Uno dei colpevoli, quello identificato, risponde al nome di Niji Sakata, ed ha l'hobby del disegno. Ha una pagina web in cui posta i suoi ultimi lavori. E' in grado di padroneggiare diversi stili, con cui compone opere originali. Tuttavia, sono sicurissimo che alcuni dei suoi disegni, io gli abbia già visti da qualche parte, ma non riesco proprio a ricordare dove. Quindi ti vorrei chiedere-» - Conan, venne interrotto, dal viso sorridente, dell'amica.

«Vuoi che cerchi delle corrispondenze tra quei disegni e altri tipi di opere, dico bene?» - chiese con un tono pacato, il solito di sempre.

«Esatto. Credo sia un falsario d'arte, anche perché, è riuscito a riprodurre fedelmente un biglietto d'avviso di Ladro Kid» - disse mostrandole le foto, che fece prima all'Agenzia.

«Sembra proprio autentico» - mormorò Haibara, che allargò l'immagine per leggere il contenuto del biglietto - «Ma il messaggio, non è proprio degno di lui» - constatò

«Ho pensato lo stesso anch'io»

«Chi ha rinvenuto questo avviso e chi l'ha portato dal Detective Mori?» - domandò mentre, la ragazzina era intenta ad inviare le foto, dal cellulare di Shinichi al suo, prima che lui, però potesse rispondere, Haibara chiese - «Quale tra queste foto ti insospettiscono?» - Conan gliele indicò per poi risponderle.

«L'ha trovato nella posta l'Ispettore Nakamori, questa mattina. E poi...» - disse rivolgendo lo sguardo verso il mago, che accanto al Professore, aveva cominciato a dettargli il numero telefonico, da fargli localizzare - «Quel ragazzo, lo ha portato all'Agenzia.»

«Capisco» - sbuffò lei, con un sorrisetto sottile - «E' non ti è venuto in mente, che quel ragazzo possa essere Kid travestito? Dopotutto, ti somiglia molto. Forse ha sentito qualcosa riguardo al rapimento e ha deciso di travestirsi, per seguire il caso da vicino e salvare la sua reputazione di Ladro Gentiluomo. Hai pensato a quest'eventualità, Signor Grande Detective?»

Conan, tornò di nuovo a guardare il ragazzo, tornando indietro con la memoria:

 

«Eri un bambino tanto carino, ed ora sei davvero un bel giovanotto. Somigli tanto al mio Shinichi!» - ricordò le parole di suo madre, nei confronti del ragazzo.

«Ricordate quando, diverso tempo fa, in occasione del annunciato furto da parte di Ladro Kid della Black Star della famiglia di Sonoko, vi dissi di aver visto un ragazzo identico a Shinichi in compagnia di una ragazza? Non era Shinichi! Doveva essere Kuroba-kun, in compagnia della figlia dell'Ispettore. Ho indovinato?» - ricordò anche il discorso di Ran, di quella mattina.

E la successiva replica del ragazzo - «In effetti, siamo andati alla mostra della Perla Nera, prima del giorno annunciato dal ladro...»

 

Era plausibile, ed il non aver pensato a quell'eventualità, lo fece sentire così stupido! L'espressione di Conan, si fece scura, a quel punto, e quando lo sguardo di Haibara incrociò quell'espressione truce, gli domandò - «Che ti prende adesso? Guarda che stavo scherzando.» - disse guardandolo a sua volta - «Quel liceale, non sembra proprio avere l'aria di uno sfrontato ladro di gioielli. Piuttosto, sembra un ragazzo, genuinamente preoccupato per la sorte di una compagna rapita» - detto ciò, collegò il suo cellulare, che aveva ricevuto le foto da parte del numero di Shinichi, al PC portatile posto sul bancone della cucina - «Ad ogni modo, sta tranquillo. Scoprirò cosa nascondono queste immagini»

«Grazie Haibara» - disse Conan, per poi avvicinandosi al Professore ed al Liceale - «Professore, ha trovato qualcosa?» - chiese.

«Oh, sì abbiamo inserito il numero di cellulare ed è appena iniziata la ricerca» - pronunciò il Dottor Agasa, alla domanda di Conan - «Purtroppo ci vorranno un paio di minuti, questo computer è un ferro vecchio, quindi ci mette un po» - disse battendo un pio di colpi, sul cassone dell'apparecchio, che nel frattempo concluse la ricerca, con un segnale simile ad un campanellino - «Oh, ha appena finito» - disse l'uomo sistemandosi gli occhiali sul naso, che tornò a girarsi verso lo schermo.

«Quindi? Dove è localizzato il cellulare?» - soggiunse, Kaito impaziente di avere l'informazione,

«Ecco vediamo...» - disse il Professore, che successivamente, scrisse su un foglietto le coordinate riportate, in un angolo dello schermo - «Questi sono i dati» - Agasa ebbe accesso alla mappa della città di Beika, e vi inserì i dati GPS.

La mappa mostrò cercata l'area di un quartiere, era la zona in cui approssimativamente, il dispositivo elettronico si trovasse. Dopo diversi battiti di tastiera, l'area si ridusse ad un puntino rosso lampeggiante. Agasa, aveva triangolato la sua posizione, scoprendo quindi la sua esatta ubicazione.

«Grandioso!» - esclamò Conan appuntandosi l'indirizzo esatto, poi si avvicinò all'uomo e gli sussurro qualcosa all'orecchio, per poi scappare velocemente in direzione della porte - «Kaito-niichan, presto sbrighiamoci!» - esclamò.

Conan, aveva chiesto sommessamente, di non spegnere il Computer e trasferire i dati del GPS ai suoi occhiali da inseguimento.

«Ehi Ehi, dove corri? Aspetta!» - gridò Kaito prima di cominciare a corrergli dietro, dicendo prima di uscire - «Grazie di tutto Professore!» - il ragazzo, riuscì a raggiungere Conan poco dopo, afferrandolo per il cappuccio della sua felpa - «Ti ho detto di aspettare, ragazzino!»

«Non possiamo!» - replicò il bambino - «Dobbiamo sbrigarci a dare questi dati alla polizia!»

«Lo so, lo so» - disse Kaito scuotendo la testa - «Ma aspetta solo un attimo okay?» - Kaito confessò di avere urgente bisogno del bagno, e quindi i due si diressero ai bagno pubblici nelle vicinanze - «Tu aspetta in quel parchetto laggiù okay?» - disse Kaito, riferendosi ad un piccolo spazio verde poco distante, ornato da panchine, dove si trovava una donna, intenta a giocare con il suo bambini di pochi anni. Conan raggiunse la donna, e si sedette sulla panchina accanto a lei, mentre il liceale lo guardò da lontano, con la coda dell'occhio, entrando nel bagno.

Kaito, si rinchiuse in uno dei box in fretta e furia e cavò il cellulare dalla sua tasca, cercando velocemente un numero dalla Rubrica, premendo per effettuare la chiamata - «Rispondi, rispondi! Ah, Jii-chan? Ho bisogno di un favore» - disse, non appena sentì la voce del vecchio amico di suo padre, dall'altro capo del dispositivo - «Ti invio un link, puoi controllare se le immagini corrispondono a dei dipinti?» - chiese con fare concitato, come se fosse questione di vita o di morte. Si era già accorto di alcuni disegni identici, ma voleva una seconda conferma, non aveva potuto chiederlo prima a Jii. Perché tra una cosa ed un altra era rimasto sempre insieme al gruppo di Mori e dell'Ispettore, privo di qualunque autonomia, ed anche in quel momento, con Conan fuori dalla porta ad aspettarlo, non poteva esagerare con i dettagli.

«”Dei dipinti, Padroncino?”» - domandò confuso il vecchio. Kaito, confermò. - «”Come preferisce. Ma è successo qualcosa, per caso? La sento agitato”» - domandò preoccupato, Jii.

«E' una storia lunga, te la racconterò, quando sarà tutto finito.» - disse Kaito, per poi aggiungere - «Ad ogni modo, riguarda Aoko, ed è piuttosto importante, quindi Jii-chan-!»

«”Se si tratta della Signorina Aoko, allora farò il più in fretta possibile, Padroncino”» - disse Jii in tono conciliante.

«Grazie mille, Jii-chan. Ci sentiamo .» - detto ciò, Kaito riagganciò, e tirò un breve sospiro, per poi riporre il suo cellulare di nuovo nella tasca destre dei jeans – dalla quale estrasse un paio di guanti bianchi, che indossò –, per poi frugare nella sinistra, tirando fuori un secondo cellulare, di colore rosso - «Bene, ed ora, sistemiamo la cosa» - disse Kaito aprendo la rubrica e cercando la voce “Professor Agasa”. Kaito, aveva sfilato a Conan il cellulare dalla tasca della felpa, quando lo aveva afferrato per il cappuccio, poco prima.

Il Mago, dunque si schiarì la gola e chiamò. Ci furono un paio di squilli, poi il Professore, rispose - «”Ah, pronto Shinichi?”» - disse.

«Sì, professore scusi il disturbo, ho bisogno di un favore.» - parlò Kaito utilizzando la voce di Conan.

«”Di cosa si tratta?”» - chiese.

«I miei occhiali purtroppo, hanno improvvisamente smesso di funzionare. Stavo controllando se le coordinate GPS, fossero stata trasferite correttamente, e d'improvviso il sistema è andato in crash. Non so cosa sia successo.»

«”Che strano.”» - commentò il Professore, che però seguitò con apprensione - «”In ogni caso, devi subito venire a prenderne un paio nuovo!”»

«Sì, è vero, ma ormai sono già di strada per l'agenzia e rischio di perdermi gli sviluppi delle indagini della polizia, se torno indietro a prenderli adesso» - disse per giustificarsi - «Ma per fortuna, poco fa, mi ha chiamato Hattori, che mi ha detto che sta seguendo un caso nelle vicinanze e che essendo di strada, sarebbe passato lui a ritirarli. Per lei è un problema, consegnarli a lui, Professore?»

«”Heiji-kun è a Tokyo?”» - ripeté sorpreso l'uomo. - «”Capita una bella fortuna!Capisco, certo, nessun problema Shinichi”» - affermò Agasa.

«Perfetto, la ringrazio, Professore. La terrò aggiornato» - disse poi riattaccando.

Kaito sorrise – una parte del suo piano, si era compiuto – subito dopo Agasa, salutò e riattaccò. Concluso anche quel compito, Kaito tenne nella mano il cellulare di Conan ed uscì dal bagno, giungendo al piccolo spazio verde, Conan vedendolo arrivare si alzò di scatto e si allontanò salutando la donna ed il suo bambino. Mentre si distrasse con quell'operazione di cortesia, Kaito gli passò accanto urtandolo accidentalmente, per rimettere il dispositivo al proprio posto - «Oh, scusami tanto. Tutto a posto?» - domandò il liceale, con aria calma.

«Sto bene» - rispose Conan - «Possiamo andare adesso?» - gli chiese.

Kaito annuì ed i due tornarono verso l'Agenzia. Davanti al Poirot, era parcheggiata un'auto rossa della polizia, Conan subito riconobbe la vettura del agente Sato, il che significava che la polizia era arrivata. Si affrettarono allora ad entrare nel locale, dove l'Ispettore Megure, assieme al agente Sato, erano in piedi accanto al tavolo dove Kogoro e gli altri erano ancora seduti.

«Ah, eccoli qui» - sbuffò Kogoro, vedendoli arrivare.

«Siete arrivati giusto in tempo» - disse Nakamori - «Megure e l'agente sono appena arrivati, ed erano in procinto di raccontarci i risultati delle loro indagini.»

«Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo cominciare» - disse Megure, sistemandosi in testa il cappello, mentre Conan e Kaito ripresero i loro posti a sedere. L'Ispettore, dunque rivolse il suo sguardo verso l'agente Sato - «Sato-kun, comincia pure»

«Certo Ispettore» - rispose la poliziotta, con decisione, cominciando a parlare - «In base alle informazioni che Ran-chan, ci ha passato al telefono abbiamo controllato le riprese delle telecamere del Parco Beika ed abbiamo trovato qualcosa di molto interessante» - affermò mostrando loro un tablet sul quale erano stati trasferiti i nastri delle telecamere, che Sato avviò con un tocco - «Come potete vedere, un'auto raggiunge il Parco Beika verso le ore 18 e ne escono tre persone» - spiegò l'agente, indicando con l'indice le immagini corrispondenti alle sue affermazioni - «Che non ne escono per un bel po. Un'ora dopo, la figlia dell'Ispettore Nakamori, passa accanto al parco e si ferma per circa un paio di minuti» - non appena la silhouette di Aoko venne visualizzata sullo schermo del tablet, l'Ispettore Nakamori scatto al in piedi urlando il suo nome, ma venne trattenuto da Kaito, che lo costrinse a sedersi, nuovamente. Quella reazione era considerabile come “patetica”, anche da parte da un padre in apprensione per la sorte di sua figlia. Dopo quella breve interruzione l'agente proseguì - «Stavo dicendo... la ragazza resta presso l'entrata del parco per qualche minuto, poi evidentemente qualcosa deve averla turbata, perché la si nota indietreggiare di qualche passo, finché qualche istante dopo, un uomo non sbuca dall'interno del parco afferrandola per un braccio.» - da quel punto in avanti, prese a parlare l'Ispettore Megure.

«A questo punto si vede la ragazza perdere conoscenza, mentre l'uomo viene raggiunto da raggiunto da un complice. Presumibilmente il signor Niji Sakata, del quale abbiamo trovato le impronte digitali sul biglietto, attribuito a Ladro Kid. In questo momento Takagi-kun sta perquisendo l'appartamento, mentre Chiba-kun si sta occupando d'interrogare il suo titolare» - spiegò Megure, per poi fare segno a Sato di far ripartire le immagini - «Quando i due si sono riuniti, sono rimasti fermi per un po, dopo di ché hanno caricato la ragazza ed un uomo anch'esso privo di sensi, che il ragazzo più atletico è andato a recuperare dal parco, all'interno del bagagliaio.»

«Dev'essere il cadavere, che la figlia dell'Ispettore ha visto nello scantinato e di cui Ran-chan, ci ha prontamente avvisati.» - intervenne Sato.

«Conclusa questa operazione, i due risalgono sulla macchina, lasciando il luogo del misfatto. Dai fotogrammi in cui la macchina effettua manovra per andarsene, si riesce ad intravedere la targa del veicolo, e con opportuni ingrandimenti, l'abbiamo ricavata e siamo risaliti al proprietario: il Signor Yusuke Amano» - pronunciò l'Ispettore, mentre sul Tablet venivano mostrati, targa e volto dell'uomo in questione - «Il Signor Amano, vive nella casa di proprietà dei suoi genitori, e quest'oggi, non si è presentato nella filiale di banca dove è l'addetto alle operazioni di sportello. Temiamo sia proprio il suo, il cadavere che tua figlia ha visto, Nakamori-kun» - riferì il poliziotto - «Anche perché, nei giorni scorsi era stato visto litigare con due uomini, sul retro dell'edificio, uno dei quali, corrisponde alla descrizione del Signor Sakata»

«Ma è tremendo!» - affermò Ran, con il volto segnato dall'orrore.

Kogoro intervenne subito dopo la figlia - «E si conoscono le ragioni per questo delitto?»

«Bé trattandosi di un bancario» - ipotizzò Sato - «la ragione più plausibile, potrebbe essere, un somma che si è rifiutato elargire a quei due figuri con cui ha litigato in seguito»

«Sicuramente, sapremo qualcosa di più preciso, quando Takagi-kun e Chiba-kun, saranno di ritorno» - affermò l'Ispettore Megure, che venne raggiunto da Amuro, che portava con sé un bicchiere d'acqua ed un caffè per i due ufficiali.

«Tenete, offre la casa» - affermò con il sorriso sulle labbra. I due poliziotti, ringraziarono ed accettarono volentieri, nel mentre Ran colse l'occasione per ordinare un dolce, da dividere con il piccolo Conan.

Finito di bere il suo caffè, Megure si rivolse verso Nakamori, che aveva assunto un'espressione atterrita, nonostante tutti i progressi fatti fin ora - «Cerca di star su col morale Nakamori-kun» - gli disse l'uomo - «Tua figlia è una persona molto forte. E' riuscita a fornirci informazioni preziose che ci hanno portati diritti ad identificare uno dei responsabili. Vedrai che la porteremo a casa, sana e salva» - Nakamori annuì, ringraziando il collega della sezione Omicidi, che aveva preso in carico il caso, con tempestività. Per adesso però, purtroppo, tutto ciò che potevano fare, era solo aspettare.

Passarono cinque minuti buoni ed Amuro fu di ritorno con un Creme Caramel, due cucchiaini da caffè ed un piattino, per la ragazza - «Ecco a te» - sorrise il cameriere.

«Grazie mille Signor Amuro» - sorrise Ran, dividendo il dolce a metà - «Prendi Conan-kun» - disse porgendo al bambino, un piattino con metà del dessert.

«Ah, Grazie mille, Ran-nēchan!» - affermò avventandosi sul dolce con il suo cucchiaino.

Kaito non poté far a meno che fissare storto Conan, e ribadire che vederlo atteggiarsi come un moccioso, gli procurava uno strano fastidio. La visione del budino, fece poi affiorare nella mente del liceale, un vecchio ricordo, risalente a diversi mesi prima. Quando sul treno espresso che da Tokyo raggiungeva la stazione di Osaka, la regina d'Ingram, aveva portato con sé il prezioso Cristallo Madre, che Kaito, sospettando potesse essere Pandora, aveva deciso di rubare. Ovviamente si trattò di un nuovo buco nell'acqua, ma non era quello il punto. In quell'occasione, Aoko in quanto figlia dell'Ispettore, era riuscita a guadagnare una cena, nel vagone privato della regina, nel quale ella aveva nascosto la preziosa gemma. Durante quella cena, mentre Kaito era concentrato nella ricerca del gioiello, ricordava che fu servito come dessert, proprio il Creme Caramel e che aveva permesso ad Aoko, di mangiarsi tranquillamente anche la sua parte. Aveva sbirciato solo per qualche attimo, l'espressione felice e soddisfatta del suo viso, quando le dette quella risposta, troppo impegnato nella sua ricerca. Ricordava di aver pensato quanto la ragazza fosse infantile, ma che era proprio questo a renderla unica e diversa dalle altre. Ed ora, quella ragazza così, allegra e spensierata, era rinchiusa chissà dove, in uno scantinato, inerme preda dei suoi rapitori, che programmavano di farle fare una brutta fine. E poi, ci fu quella frase sussurrata - “Io credo in te, Kaito” - l'aveva già sentita una volta prima, era una cosa tra loro due. Una sorta di promessa sotto intesa, per la quale lui, sarebbe sempre corso a salvarla se fosse stata in pericolo; ma in quest'occasione, quella frase martellava nella sua testa con insistenza. Quella gentile, ma allo stesso tempo disperata richiesta di aiuto, lo aveva profondamente segnato. E se non l'avessero trovata in tempo? Quella frase lo avrebbe ossessionato, per il resto della sua esistenza. Per questo, doveva fare di tutto per trovarla e portarla in salvo, perché lei, lo stava aspettando e non poteva deluderla, questa volta non DOVEVA deluderla o sapeva bene, che se ne sarebbe pentito amaramente. I pensieri di Kaito, vennero ad un tratto interrotti da due voci maschili e passi frenetici, che stavano avvicinandosi.

 

««Ispettore!»» - I due agenti Takagi e Chiba irruppero di corsa nel locale, con aria affannata.

«Oh, siete tornati, finalmente! Avete scoperto qualcosa di nuovo, riguardo al Signor Sakata?» - domandò l'Ispettore in tono speranzoso. Da parte degli agenti, ci fu un sonoro “Sì” in risposta.

«Eccome Ispettore, ci può scommettere, grazie alla perquisizione, siamo riusciti ad identificare finalmente, il secondo uomo, che opera insieme a Sakata!» - affermò un entusiasta Agente Takagi

«Cosa? Dici sul serio? Allora, che aspetti, avanti dicci cosa hai scoperto!» - lo incalzò Megure.

«Non si preoccupi Ispettore diamo tempo al tempo» - disse Takagi con aria serena, se non fosse che finì per beccarsi, a quelle parole, una sonora sgridata da parte del capo.

«Che sciocchezze vai dicendo Takagi ti sei ammattito per caso?! Qui non abbiamo tempo, i termini per il riscatto scadono tra meno di due ore!! Ti pare il momento di prendertela comoda!?!?» - tuonò Megure contro il giovane detective, che mise le mani avanti per cercare di calmare gli animi del suo superiore infuriato.

«Si calmi Ispettore Megure, intendeva solo dire, che se ci permette di spiegare, le diremo tutto ciò che abbiamo scoperto, tutto qui» - intervenne Chiba, risolvendo brevemente la situazione tesa del momento.

Megure allora si schiarì la gola, per riprendere un contegno, squadrando con sguardo truce, i due agenti affermando in tono fermo - «D'accordo, parlate allora.»

I due agenti si guardarono per un paio di attimi ed annuirono, Chiba, decise di parlare per primo - «Dunque, dall'interrogatorio del principale del Signor Sakata, sono oramai un paio di mesi che l'uomo si comporta in modo bizzarro, presentandosi al lavoro in modo saltuario, assentandosi senza avvisare. Ultimamente poi era particolarmente distratto, il principale era scontento, ma ha detto di non avere intenzione di licenziarlo, perché in fondo, è un buon dipendente ed aveva fatto sempre un ottimo lavoro. L'altro giorno si è dato malato.» - raccontò Chiba - «Inoltre mi ha raccontato, che da spesso nelle ultime settimane, un ragazzo muscoloso e con il codino, venne a trovarlo sul posto di lavoro. Il titolare ricorda che li sentì parlare di dipinti, rivolgendosi a quel ragazzo, chiamandolo con il nome, Fuyuki» - disse l'agente sovrappeso, chiudendo la sua agendina, dicendo - «E' tutto.»

A quel nome, Takagi si ricollegò dunque alle scoperte da lui fatte - «A proposito di questo Signor Fuyuki, abbiamo rivoltato il posto da cima a fondo, ed abbiamo trovato qualcosa di molto interessante, durante la perquisizione dell'appartamento del Signor Sakata, che per inciso non ritorna all'appartamento da un paio di giorni, ci ha comunicato la padrona di casa. Il luogo versava in uno stato pietoso, per questo ci abbiamo messo un po per finire tutti i controlli. Tra le prime cose che abbiamo trovato, c'è stata una nota sul frigo, con su scritto: “Consegnare a Fuyuki i bozzetti finiti”. Quindi si può dedurre che quest'uomo abbia competenze nel mondo dell'arte, o qualcosa di simile. Difatti abbiamo trovato gruppi di fogli arrotolati, inseriti in un tubo porta-disegni in plastica, stipato in un angolo della stanza. Lì per lì tutto ciò potrebbe sembrare insignificante, ma frugando in alcuni cassetti, è stata ritrovata una nota con un numero di cellulare a nome “Fuyuki Hishimoto”.» - raccontò Takagi - «Abbiamo contattato l'operatore telefonico ed abbiamo chiesto di far controllare il numero ed i dati dell'intestatario, il numero risulta disabilitato, mentre, i dati ad eccezione di nome e cognome, sono falsi. L'indirizzo infatti, risulta quello di un albergo, in cui però non risulta nessuna camera, a nome Hishimoto.» - anche Takagi richiuse il suo taccuino, per poi aggiungere - «Ho chiesto all'Ispettore Shiratori di controllare alla motorizzazione e dovrebbe comunicarmi i risultati a breve.»

«Bene, ottimo lavoro, almeno adesso abbiamo idea di chi altri cercare. Non ci resta che aspettare i risultati da parte di Shiratori-kun» - disse Megure, soddisfatto del lavoro dei suoi Detective.

Quando Takagi accennò ai disegni, sia Conan che Kaito, ricordarono di aver chiesto informazioni a riguardo. Entrambi, erano talmente presi dai racconti degli agenti che non si accorsero di aver ricevuto mail di risposta rispettivamente da Haibara e Jii entrambi con lo stesso genere di dicitura: “Ho controllato i dipinti come richiesto (Kudo/Padroncino), i tuoi/suoi sospetti erano fondati, parte di quei disegni sono parte della mostra d'arte, presente attualmente al museo di Haido”. Entrambi sogghignarono, Conan aveva visitato quella mostra con la classe, il mese prima, mentre Kaito aveva seguito un documentario a riguardo in TV e per questo notarono la somiglianza tra i disegni di Sakata ed i quadri in mostra al museo.

Amuro, si avvicinò nuovamente agli agenti, porgendo anche a Takagi e Chiba, due tazze di caffè e due bicchieri acqua, portando via, quelli vuoti dell'Ispettore e dell'Agente Sato.

«C'è ancora una cosa che però non mi è chiaro» - disse Takagi, mentre beveva la sua tazzina di caffè - «Ma se questo Hishimoto ed il Signor Niji Sakata sono i colpevoli di tutto, allora cosa c'entra Ladro Kid in questa faccenda.»

«Ma ci sei Takagi?!» - gli rispose alzando la voce Sato - «Hai detto proprio poco fa che Niji Sakata disegna, giusto?»

Takagi annuì debolmente - «E-Ecco... s-sì»

«Allora, potrebbe aver semplicemente riprodotto il simbolo del ladro. per fabbricare il biglietto. E' l'unica spiegazione che risulta plausibile, anche perché, dubito fortemente che uno di quei due sia Kid, Certo, su Hishimoto non abbiamo ancora le idee chiare, ma la sua struttura fisica non mi sembra affatto somigliante a quella di quel ladro, lo trovo, troppo massiccio. Secondo me, è stata solo una trovata, per tentare di depistarci, ma è così fuori contesto che non è stata neanche efficace»

«Sì, probabilmente hai ragione» - ammise, Takagi convinto dal ragionamento della collega. L'agente dunque finì il suo caffè, e poco dopo il cellulare di Takagi squillo - «Oh, Ispettore, novità? Parli pure liberamente, l'ho messa in vivavoce» - disse.

«”Ah, perfetto, grazie Takagi”» - disse lui.

«Allora Shiratori-kun, hai scoperto qualcosa di più sul Signor Hishimoto?» - chiese Megure.

«”Sì, Ispettore”» - affermò lui - «”Facendo una ricerca incrociata tra la motorizzazioni e l'archivio dati della polizia, ho scoperto quanto segue: Hishimoto Fuyuki, 27 anni, ha dei piccoli precedenti per aggressione e rissa in qualche bar, ma nulla di serio. Risulta nulla tenente e disoccupato da diversi anni. L'ultimo domicilio conosciuto, è stato casa della madre, che è stata riassegnata alla sua morte, ad una famiglia trasferitasi da Kyoto oramai dieci anni fa. Purtroppo non si conosce la sua attuale ubicazione, ne nulla di certo che lo riguardi. E' come se si fosse volatilizzato.» - spiegò Shiratori, aggiungendo che questo era tutto ciò che era riuscito a reperire sul conto di quell'uomo.

Megure annuì - «Capisco, non si sa nulla riguardo al suo domicilio attuale, quindi siamo punto e da capo. Grazie mille Shiratori-kun, se dovessi scoprire altro, non esitare a richiamare» - disse.

«”Certo Ispettore. Agli ordini”» - replicò lui, per poi salutare e riattaccare.

 

Una volta chiusa la chiamata, Megure sbuffò - «Dannazione! Se solo avessimo una vaga idea del luogo in cui tengono prigioniera la ragazza, quello sì sarebbe un altro ottimo passo in avanti!»

«In realtà c'è l'abbiamo» - sopraggiunse Conan. Kogoro, come suo solito tentò immediatamente di metterlo a tacere, ma Takagi, intervenne in sua difesa.

«Spiegati meglio Conan» - gli disse, ed il ragazzino sorrise.

«Vedete...» - disse traendo fuori di tasca il bigliettino con su scritte le coordinate GPS del cellulare di Aoko - «Quando la Signorina ci ha chiamato, le ho consigliato di accendere il GPS e non spegnere il dispositivo, una volta riagganciato. Così, io e Kaito-niichan siamo andati dal Dottor Agasa, che è riuscito a localizzare il luogo esatto, da cui il cellulare trasmette il segnale GPS»

«««Come?!»»» - Megure, Kogoro, Sato e Nakamori, si affollarono attorno al foglietto che Takagi reggeva tra le mani.

«Allora è per questo che sei uscito di corsa prima, Conan, per chiedere a Kuroba-kun di accompagnarti dal Professor Agasa» - disse meravigliata Ran. Conan annuì.

«Ma siamo proprio sicuri che le coordinate, siano esatte?» - dubitò Sato, in modo più che legittimo - «Magari dopo la chiamata, i rapitori hanno scoperto la ragazza ed hanno portato il cellulare in un luogo differente, da quello in cui si trovano»

Conan scosse la testa - «No, non è possibile. Se così fosse stato l'avrei saputo» - disse, premendo un bottoncino sull'astina degli occhiali e facendo comparire la mappa del luogo in cui il dispositivo era localizzato, sulla lente - «Ho chiesto al Professore di passarmi le coordinate qui sui questi occhiali speciali da lui inventati, e se si fossero spostati, il rilevatore me lo avrebbe comunicato tramite una piccola luce led. Ma questa non ha lampeggiato e la mappa non si è mostrata, il che vuol dire che fin ora, il cellulare non ha cambiato collocazione»

«Però» - sospirò sorpresa l'agente - «Certo che il Professor Agasa, ne sa una più del diavolo. Ottimo lavoro Conan» - il ragazzino rise, ringraziando l'agente Sato, mentre Megure, intimò Chiba, di verificare subito a quale indirizzo corrispondessero le coordinate GPS in questione.

L'atmosfera di concitazione, non si placò un attimo, poiché un agente tutto indaffarato, corse all'interno del Poirot, con una voluminosa borsa nera affermando: «Ispettore Megure! La borsa con il milione di yen è pronta!» - affermò.

«Eccellente!» -affermò l'Ispettore, che la prese con sé e si voltò verso il gruppo seduto al tavolo - «Credo sia meglio se cominciamo ad avviarci verso il parco Beika, dopotutto manca poco all'ora X»

Condividendo ciò che Megure affermò si alzarono tutti. Kogoro e Nakamori, pagarono il pranzo e poi tutti seguirono gli agenti, fuori dal Poirot. Prima che tutto potessero salire in auto, Chiba tornò urlando - «Ispettore! Ho trovato l'indirizzo!» - ansimante, li raggiunse, proseguendo - «E' l'indirizzo di una casa privata di proprietà del Signor Yusuke Amano, ovvero il proprietario della Mitsubishi GT 3000 bianca, su cui Sakata e Hishimoto si sono allontananti dal parco Beika» - comunicò.

«Bene, fa piazzare un paio di pattuglie di fronte a quella casa ed aggiornami di ogni spostamento in essa» - ordinò l'Ispettore Megure.

«Ricevuto» - disse Chiba, allontanandosi per chiamare la centrale ed impartire quell'ordine, dopo di ché Sato, Megure, Kogoro, Ran e Conan salirono sulla rossa auto fiammante dell'agente Sato, che faceva strada alla macchina della polizia di Nakamori, sulla quale salirono l'agente Takagi ed il giovane Kaito.

 

Le due auto si diressero entrambe verso il parco Beika. Quando arrivarono a destinazione, erano già le quattro e un quarto, le auto vennero posteggiate in lontananza e gli agenti, cominciarono a preparare tutto l'occorrente per prendere in trappola, coloro che sarebbero andati a ritirare il cospicuo riscatto, da loro richiesto. Megure e Nakamori, liberarono un cestino dal sacco nero della spazzatura che gettarono in un cassonetto, poco distante del parco e vi posarono al suo posto, il borsone contenete il denaro. Gli Agenti Sato e Takagi accompagnati dal giovane Kuroba – che stranamente, aveva domandato di poter andare con loro – domandarono invece al titolare di una profumeria di prestare loro delle parrucche che avrebbero restituito subito dopo e comprarono un giornale da un'edicolante. L'Ispettore, domandò anche alla giovane Ran a Kaito ed al piccolo Conan di collaborare con loro, in modo da avere molte più mani a disposizione in caso di bisogno. Tutti quanti avrebbero agito sotto copertura, fingendosi semplici visitatori del parco. I Detective Takagi e Sato, avrebbero finto di essere la solita coppietta innamorata che tubava sulle panchine del parco. Kogoro, avrebbe ascoltato le corse dei cavalli tramite la sua radiolina, ed avrebbe tirato un urlo in cui faceva capire cosa stesse facendo, in caso, coloro che sarebbero venuti a ritirare i soldi, si fossero insospettiti a causa dell'auricolare. L'Ispettore Nakamori, avrebbe finto di essersi appisolato con il giornale in mano. L'ispettore Megure e Conan avrebbero assunto il ruolo di nonno e nipote che giocavano a palla. Ed infine, Kaito si sarebbe esibito semplicemente in alcuni trucchi di magia, e Ran avrebbe ammirato il tutto da spettatrice. Ognuno però era bello che pronto ad intervenire, non appena qualcuno avesse tentato di estrarre il borsone dal cestino della spazzatura, con l'intenzione di portarselo via, e non con sana curiosità, sortita dalla stana ubicazione dell'oggetto.

 

Non restava che aspettare, che alle 17 precise, qualcuno venga a reclamare, il suo pagamento.

 

 

   
 
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