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Autore: Irene_Violet    08/08/2017    2 recensioni
Voglio riprovarci: Sono tornata con una nuova storia, su questo bellissimo fandom! Una storia, completa, in modo da non rischiare di avere dubbi, che mi spingano a cancellarla. Questa storia mi ha veramente reso felice, quindi spero vivamente che possa piacervi. Vi auguro buona lettura. -Irene_Violet.
[Magic Kaitō/Detective Conan]
Cosa accadrebbe, se a causa di varie vicissitudini e circostanze indipendenti dalla sua volontà, il giovane Kaito Kuroba in arte Kaitō Kid, si ritrovasse costretto a rivolgersi all'Agenzia del Detective Mori, in veste di se stesso, per risolvere un caso di rapimento, riportante la sua firma? Il Detective e il Ladro, saranno costretti a collaborare per la risoluzione di un caso fatto d'inganni e sottotterfugi, con l'unico obbittivo di salvare la vita della ragazza in ostaggio. Il tutto con il costante pericolo per Kaito, di venir scoperto, dalla geniale mente del piccolo Detective in miniatura.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Il Riscatto

POV Aoko

La ragazza, riuscì a percepire il rumore della macchina, entrare nel vialetto e parcheggiarsi di fronte alla casa, poi le portiere vennero aperte e richiuse, ed infine sentì il rumore della porta aprirsi. Una volta riagganciato, Aoko cambiò il profilo del suono, in Silenzioso, ed inserì il Risparmio Energetico, dopo aver compiuto quei rapidi movimenti con le dita, la ragazza inserì di nuovo il cellulare nella tasca della gonna. Il tutto cercando di essere rapida, per non essere scoperta dai suoi rapitori. Sentì i passi al piano di sopra andare avanti e indietro per un po ed udì un sacco di altri rumore, che non riuscì ad identificare.

Aoko stava cominciando a sentirsi molto stanca, rimanere immobile, inginocchiata, a spalle strette, con la schiena premuta contro il legno, senza possibilità di muoversi, era davvero esasperante. Aveva provato più volte di sfilare almeno un braccio da quella morsa, così da riuscire in qualche modo a liberarsi da quella catena, ma fu tutto inutile. Credeva che avendo mani e caviglie libere, liberarsi sarebbe stato più semplice, ma si sbagliava di grosso.

Dalle sue labbra, si levò un sospiro profondo - «Niente da fare...» - nel pronunciare quelle parole, sentì la porta dello scantinato aprirsi, dunque stette in silenzio. Riconobbe i passi pesanti di Sakata ed attese di veder sbucare, la sua tondeggiante figura da dietro il pilastro.

«Ed eccoci di nuovo qui» - affermò, portando con se, un piccolo vassoio di plastica nero, con un coperchio trasparente, una ciotola di Ramen precotti, delle bacchette usa e getta ed un paio di bottiglie d'acqua - «E' ora di pranzo!» - affermò - «Sei affamata?» - chiese. Sakata, tornò a parlare per conto suo, esattamente come quella mattina, sapeva che Aoko non avrebbe risposto, dopotutto era rinchiusa in un posto sconosciuto con due uomini ignoti, quindi era normale, se si riducesse al silenzio. Egli sorrise ed aprendo il vassoietto ed impugnando le bacchette, si avvicinò alla ragazza - «Il menù prevede sushi! Certo, è quello economico, che si può trovare al supermercato per pochi yen, ma è comunque meglio di niente, giusto?» - detto questo, prese un pezzo di sushi con il salmone e lo porse verso la ragazza, che lo mangiò nel più religioso silenzio - «Allora, come lo trovi?» - chiese con un altro sorriso.

Aoko sorrise a sua volta - «E' buono!» - articolò, e quella reazione, fece strabuzzare gli occhi a Sakata per la sorpresa. Era prima volta che la ragazza spiccicava parola da quando era rinchiusa lì dentro – a quanto poteva saperne l'uomo –, e la cosa lo pietrificò per circa un minuto. Intanto il sorriso di Aoko si spense e lei piegò la testa domandando - «Qualcosa non va?» - con fare innocente e ciò sveglio, l'uomo paffuto dal trans.

«Ah, no» - balbettò - «Non è nulla» - per poi porgerle un altro boccone di Sushi. Ed iniziare una breve conversazione sulla qualità di quel genere di consumazioni. Aoko continuava ad essere cordiale e sorridente verso il suo rapitore con una chiara strategia in testa: persuadere Sakata a liberarla.

Infatti Aoko aveva notato, la gentilezza e l'affabilità dei modi, di quello che ora sapeva essere un'artista ed aveva capito che certamente, tra i due sequestratori, lui era quello di cui ci si doveva preoccupare di meno, pensò dunque che se si fosse accaparrata la sua simpatia, questo sarebbe riuscita a darle una mano e magari addirittura l'avrebbe lasciata scappare da lì. Sembrava improbabile, visto che pareva succube di Fuyuki, ma come si dice, tentar non nuoce. Quando Sakata, si dedicò al suo pranzo, ovvero la ciotola di Ramen, Aoko decise di fare la sua seconda mossa, essendo riuscita a creare un atmosfera rilassata tra i due, questa volta la sua conversazione, avrebbe puntato sulla materia preferita di Sakata, ovviamente l'arte, la sua arte.

Sorrise, mentre lo guardava mangiare - «Anche quel Ramen sembra buono» - disse.

«Già» - confessò lui, tirando su un altro generoso boccone di spaghetti in bordo.

Aoko mantenne il sorriso per poi affermare - «Lei, è l'artista Niji Sakata-san, dico bene?» - al sentire pronunciare il suo nome, al ragazzo andò quasi di traverso il boccone, che dovette aiutarsi a mandare giù, con un po d'acqua.

«C-Come fai a saperlo?» - chiese tremolante il ragazzo - «Io non te l'ho mai detto!»

«L'ho capito, dal disegno sul biglietto di Kid.» - affermò - «Ad Aoko piacciono molto i suoi disegni, per questo, ripensandoci molto bene, ho capito che doveva essere lei» - disse lei sorridendo.

«Dici sul serio?» - chiese lui confuso ed Aoko annuì energicamente,

«Certo, il suo stile è sempre vario ed originale, ogni nuovo disegno è sempre una sorpresa» - lo lodò umilmente, riuscendo a farlo arrossire imbarazzato. Inutile dire che in realtà Aoko non aveva mai visto alcun lavoro di Sakata, ma si stava limitando a ricordare le parole sentite pronunciare dal bambino durante la telefonata fatta a Kaito. Ricordò che disse, che Sakata mischiava stili differenti per comporre opere originali e riuscì a mettere insieme così quelle poche affermazioni. Tuttavia, la seguente domanda del ragazzo, la mise leggermente in allarma.

«Capisco! Dì un po, quale è quello che ti è piaciuto di più, fin ora?»

«Eh?» - quella sillaba sfuggì istintivamente dalle labbra di Aoko, che assunse un'espressione confusa, il suo cuore ebbe un sussulto. Cosa poteva rispondere ad una domanda, che richiedeva una risposta così precisa? La fronte della ragazza si corrugò, mentre pensò attentamente a cosa potesse dire. Nel mentre Sakata la fissava speranzoso, e questo non fece altro che metterla ancora più a disagio. Dopo diversi attimi di silenzio, Aoko mormorò - «D-Direi... tutti...»

Non sapeva bene che reazione aspettarsi da parte dell'uomo, quindi le si illuminarono gli occhi quando vide il ragazzo sorridere ed asciugarsi gli occhi dalla commozione. Aoko mostrò un ampio sorriso, quando esso, singhiozzò - «Ti ringrazio. E' la cosa più bella che potessi sentire. E dire che Fuyuki mi aveva avvertito che prima o poi qualcosa del genere poteva accadere...» - pronunciò di nuovo, accidentalmente il nome del compare, ma non se ne rese conto, perché troppo emozionato - «Grazie, davvero. Sono davvero felice che ti piacciano i miei lavori.»

La ragazza ridacchiò, per poi sbuffare poco dopo, ed affermare gaiamente - «Si figuri, però accidenti! Mi ha spaventato! Non faccia ad Aoko domande così difficili, per favore!» - disse scherzosamente la ragazza.

Lui rise - «Ti chiedo scusa» - disse grattandosi la nuca - «Allora te ne farò una più facile. A scuola ti piace qualcuno, hai un ragazzo?»

Aoko, non aspettandosi una domanda, degna di una chiacchierata tra amiche, arrossì lievemente, era a disagio a quella domanda, ma quel disagio si dissolse non appena tentò di sporgersi in avanti, venendo trattenuta dalla catena della bicicletta. Ricordò la situazione in cui si trovava e si riscosse, dal suo imbarazzo di diciassettenne - «Credo di sì» - disse - «Però questa è un'altra domanda difficile!» - ridacchiò lievemente la ragazza.

«Hai ragione» - Sakata rise ed Aoko fece lo stesso. Si era per un attimo distratta del suo obbiettivo per questo, ma si ripromise di non distrarsi più. Come si ripromise quando si fermò di fronte al parco Beika. Si diede dell'idiota per questo, ma il senso di colpa sparì, presto, poiché Sakata, propose un nuovo argomento di discussione. Chiacchierarono per un bel po, fin quando una voce adirata, tuonò di colpo, dal piano di sopra.

«Ehi! Per quanto tempo ancora hai intenzione di rimanere laggiù, imbecille! Datti una mossa, dobbiamo prepararci!»

Sakata sobbalzò all'urlo del complice e si alzò in piedi di scatto - «Accidenti, dev'essere piuttosto tardi» - incespicò nelle parole, mentre raccattava le stoviglie del pranzo - «Mi dispiace, ma devo scappare» - disse per poi avviarsi verso le scale goffamente. Senza farsi vedere, Aoko lo seguì con la coda dell'occhio, girando pian piano attorno al pilastro. Prima che potesse allontanarsi troppo, Sakata aggiunse - «Ancora grazie per i complimenti, è stato bello chiacchierare un po» - per poi correre su per le scale e chiudersi la porta alle spalle, lasciando nuovamente Aoko, sola in quel seminterrato, assieme al cadavere di uno sconosciuto.

Fu, quando realizzò questo macabro dettaglio, che ripensò ancora una volta alle parole dette da Fuyuki:“Dobbiamo trattarti bene, finché sei qui, dico bene? [...] fintanto che non farai la sua stessa fine” .

L'uomo aveva usato due avverbi di durata, che indicavano un tempo limitato quindi...

Non ci aveva pensato attentamente, neppure quando lo aveva riferito al Detective, eppure era tutto così chiaro.

«Non può essere... giusto?» - mormorò Aoko - «Mi sono cacciata proprio in un brutto guaio, sono stata... proprio una stupida.» - si disse, con un sorriso amaro in volto, mentre le lacrime cominciarono a scendere rotonde dai suoi limpidi occhi azzurri, cadendo sul pavimento, creando piccole chiazze scure, sul pavimento di cemento grigio - «Era una promessa, vero?» - disse in tono sommesso e con voce rotta - «”Verrò da te in un lampo”» - ricordò quelle parole, che la rassicurarono tanto quel giorno, continuando a singhiozzare - «Se è così allora sbrigati ad arrivare. Aoko... Aoko, continuerà ad aspettare, tu sbrigati a venire a salvarmi, ti prego!»

Gli occhi di Aoko si riempirono di lacrime salate, che le bruciarono gli occhi, singhiozzò ripetutamente, aveva paura, una paura folle. Per un po, le sue orecchie furono completamente, sorde ai rumori provenienti dal piano superiore, mentre, versava fiumi di lacrime, sperando che questo incubo si concludesse al più presto.

 

POV Niji Sakata

L'uomo sbucò di corsa dalla cantina e chiuse la porta dietro di sé, poi poggiato ciò che trasportava raggiunse il compare che nervoso, lo aspettava spaparanzato in poltrona con sguardo truce.

«Scusa, ho procrastinato un po troppo» - disse grattandosi la nuca imbarazzato. - «Comunque non c'è fretta, sono a mal appena le tre e mezza» - gli fece notare lui, dando una rapita occhiata all'orologio della cucina.

«Ma allora sei veramente un idiota...» - sbuffò Fuyumi, alzandosi dalla poltrona - «Devi quanto meno uscire di qui un po prima, credi che siano tutti stupidi come te? Gli sbirri potrebbero già essere sulle nostre tracce da un pezzo, quindi è meglio se lasci questa casa, un po prima e ti dirigi al parco Beika, prendendo strade secondarie. Devi stare all'erta ed agire d'astuzia. Potrebbero esserci poliziotti ad ogni angolo della strada e se ti vedessero uscire proprio all'ora prevista per il ritiro, potrebbero subito sospettare di te, non credi?»

Il ragionamento del compare, a Niji parve sensato e decise di accogliere il suo consiglio. Gettò i contenitori dei cibi pronti, le bottigliette vuote e le bacchette usate, poi si lavò le mani e si mise le scarpe - «Allora, io esco» - disse a Fuyuki, che si era seduto nuovamente, mettendosi a guardare la TV.

«Dacci dentro» - disse quest'ultimo. Sakata, deglutì, era nervoso, aveva paura che le cose andassero a rotoli, Fuyuki gli aveva garantito di avere tutto sotto controllo, ma lui non ne era troppo convinto. Ad ogni modo, si mise le scarpe ed uscì dall'abitazione della famiglia Amano, avrebbe fatto un giro, per far passare un po di tempo ed anche per tranquillizzarsi un po, prima dell'onere che l'attendeva. Sakata non poté vederlo, ma quando era intento ad aprire la porta, per lasciare la casa di Yusuke Amano, Fuyuki Hishimoto, aveva dipinto sul volto, un largo e crudele sorriso.


 

POV Aoko

Dopo un pianto che si protrasse per diversi minuti, le lacrime di Aoko, finalmente si arrestarono, la ragazza riuscì a placare i singhiozzi e lentamente i suoi occhi smisero di bruciare. Era ancora spaventata, ma continuare a piangere non avrebbe fatto altro che sfinirla ancora di più. E lei doveva lottare, doveva resistere, almeno finché lui non avesse mantenuto la sua promessa. Perché era sicura che l'avrebbe fatto. Ed un giorno avrebbero ricordato questa esperienza orribile, come un'avventura conclusasi con uno splendido lieto fine. Lei ci credeva, con tutte le sue forze. Una volta che si riprese da quella crisi, Aoko decise di tendere l'orecchio in ascolto dei lievi rumori che l'intelaiatura in legno, a sostegno della casa, nella sua leggiadra forma, le permetteva di ascoltare... ma, niente. Nessun rumore. Quel silenzio tombale, si estese per un lasso di tempo non indifferente, tanto che la ragazza credette, che i due malviventi fossero nuovamente usciti, ma si sbagliava di grosso. Infatti, d'un tratto, la porta della cantina si spalancò scricchiolando e dei passi lievi, e ritmici scesero già per la scale. Non erano i passi pesanti del Signor Sakata e nemmeno quelli frettolosi di poliziotti che irrompono nella costruzione per portarla in salvo, quindi la risposta era una soltanto.

D'improvviso Aoko sentì la catena allentare la presa sul suo busto e le sue spalle, fino a cadere a terra, sbigottita, subito si guardò intorno e quando vide la figura muscolosa e con i capelli raccolti in un codino, del rapitore di nome Fuyuki, il sangue nelle vene della ragazza, divenne ghiaccio. Egli mostrava un sorrisetto tagliente e trionfante e la fissata con uno sguardo che definire diabolico era poco. Aoko tremò, addossandosi istintivamente al pilastro contro il quale era stata costretta, fino ad un attimo prima, mentre i suoi occhi, cominciarono a riempirsi ancora una volta di lacrime. Era spacciata!

Fuyuki inasprì ancora di più il suo sorriso, davanti all'espressione che la giovane Nakamori aveva in volto, dicendole - «Non ci rimane molto tempo. Avanti in piedi Signorina. Io e te andiamo a fare un bel giretto, adesso»

Aoko non si mosse di un millimetro, Fuyuki però non perse tempo e la afferrò per un braccio, dandole una poderosa ginocchiata nello stomaco, per la quale gemette di dolore, prima che tutto divenisse oscuro. L'ultimo suono che fu in grado di udire, prima di perdere conoscenza, fu la risata diabolica dell'uomo, rimbombarle nella orecchie. Egli, in seguito, se la caricò in spalla, lasciando lo scantinato, assicurandosi però prima, di calpestare con impudenza il cadavere di Amano che giaceva sul pavimento. Dunque raggiungere il piano superiore tramite le scale, uscire di casa, salire sull'auto di Amano rimasta parcheggiata nel vialetto, ed infine abbandonare quel luogo, con seduta accanto a lui, nel sedile dal lato del passeggero, una ragazza, priva di sensi, che non aveva la minima idea, di ciò che l'attendeva, al loro arrivo a destinazione.

 

POV Kaito/Conan

Mancavano oramai, meno di 15 minuti alle cinque, tutti “gli attori” erano ai propri posti, aspettando solo che si palesasse, una qualunque delle due figure, che corrispondevano alla descrizione do uno dei sospettati. La tensione si faceva più alta ogni minuto che passava ed i nervi di ogni partecipante all'operazione, erano tesi come corde di violino. Tuttavia, l'attesa non fu infinita, perché alle cinque precise, un uomo robusto, con una felpa scura, jeans, scarpe da ginnastica, un paio di occhialetti tondi in viso e dei capelli neri ed unti, fece il suo ingresso nel parco Beika. Si guardò un po intorno, e nel notare un enorme borsone piantato nel cestino della spazzatura, cercò immediatamente di tirarlo via, con le tozze e corte braccia. Sato e Takagi lo circondarono ed egli non oppose alcuna resistenza, quando l'agente Sato, pronunciò il suo nome. Questo si limitò a tremare ed accasciarsi a terra, lei gli mise le manetta ai polsi, dichiarandolo in arresto e lo scortò fino alla sua macchina, facendolo accomodare nel sedile posteriore, mentre finiva di elencargli i suoi diritti.

Non fu un azione sotto copertura delle più movimentate, ma ciò che importava era aver arrestato uno dei responsabili.

Non appena fu tratto in arresto, Megure, ordinò agli uomini che circa un'ora prima, si erano appostati davanti casa Amano, dietro richiesta di Chiba, di irrompere nell'abitazione. Gli agenti erano capeggiati da Shiratori, che al suo arrivo aveva già avvisato Megure di un dettaglio rilevante, la Mitsubishi Bianca modello GT 3000, di Amano, non era parcheggiata nel vialetto. Ad ogni modo, questi entrarono con successo all'interno della casa, trovandola però completamente sgombra al primo piano e a quello superiore. Uno degli agenti, trovò tuttavia, la tessera scolastica di Nakamori Aoko, in una stanza al secondo piano, in quello che doveva essere l'ufficio del Signor Amano. Nel seminterrato, invece, venne ritrovato il cadavere del padrone di casa ed una catena per biciclette assieme ad alcuni residui di cibo, sul pavimento. Il che significava che la ragazza e Hishimoto erano stati qui, ma che adesso si trovavano altrove. Inoltre Shiratori, aprì la porta del garage della casa, dove sperava di trovare la vettura dell'uomo deceduto, ma questa, come temeva, non era presente.

«Come dici, Shiratori-kun?» - urlò l'Ispettore Megure non appena venuto a conoscenza di quella tragica scoperta - «La casa è sgombra?!»

«”Esatto Ispettore, come le dicevo, abbiamo trovato il tesserino scolastico della ragazza ed il cadavere del Signor Amano, ma l'auto e sparita e di Hishimoto e della figlia dell'Ispettore Nakamori, non è rimasta alcuna traccia”»

«Dannazione!» - esclamò Megure, dando d'istinto un colpo al cofano della macchina dell'agente Sato, che a tal proposito, ricordò lo sbalorditivo localizzatore, che Conan aveva installato sui suoi occhiali e si voltò dunque verso il bambino.

«Conan-kun, la posizione» - affermò l'agente Sato, Conan annuì di rimandò, premendo il pulsante sull'asticella degli occhiali, ma... non accadde nulla.

Ma che?! Non funzionano! Maledizione! Le batterie devono essersi scaricate! Eppure, il Dottor Agasa gli aveva controllati giusto qualche giorno fa, quando...”

- il corpo di Conan si congelò all'istante. Era vero che qualche giorno prima Agasa aveva controllato gli occhiali, ma per cambiare proprio le batterie, che si erano bruciate, perché quel giorno andando a pesca con i ragazzi, era caduto accidentalmente in acqua, mentre tentava di issare un pesce, troppo grande per le sue attuali dimensioni. Una volta rientrati poi, Agasa aveva cambiato la batteria degli occhiali, e vedendo che questi ripresero subito a funzionare correttamente, pensò che tutto fosse sistemato, ma a quanto pare, la caduta in acqua aveva causato danni peggiori, che non il danneggiare la batteria, ed ora Conan ne stava pagando il prezzo, nel momento più sbagliato.

Sato, lo interpellò di nuovo - «Conan-kun!»

Shinichi abbassò il capo e disse - «Non funzionano.» - la serietà del suo tono, non lasciava spazio all'idea che potesse essere uno scherzo - «L'altro giorno, ero a pesca e sono caduto in acqua. Lì devono essersi danneggiati, ma il danno sì è solo mostrato adesso.» - tutti avevano visto che qualche ora prima, al Poirot, gli occhiali erano perfettamente funzionanti, quindi a riprova di quello che stava dicendo, Conan si mise a premete il bottoncino ripetutamente, e disse in tono amaro - «Non funzionano. Vedete? Eppure sto continuando a premere il pulsante»

«Maledizione!» - si lasciò sfuggire l'agente Takagi dalla bocca. Quello era il modo più sicuro per ritrovare l'ostaggio ed il rapitore, ed adesso, quella sicurezza era completamente sfumata. Un ombra lunga e scura, si palesò subito sulle facce di tutti quanti, che temevano, non ci fosse più nulla da fare. In quel momento, Kaito apprezzò maggiormente, l'essersi finto Conan per domandare ad Agasa un nuovo paio di occhiali. Il suo istinto, gli aveva dato davvero, la giusta intuizione.

«Non perdiamo altro tempo!» - tuonò poi l'Ispettore Megure, facendo la voce grossa - «Il Signor Sakata deve sapere sicuramente dove Hishimoto è diretto, portiamolo subito alla centrale ed interroghiamolo, svelti!» - gridò - «Shiratori, tu continua a frugare in casa di Amano e se trovi qualche indizio utile avvertici subito!»

«”Ricevuto!”» - rispose quest'ultimo riagganciando.

«Sato-kun, Ran-kun e Conan-kun, nella macchina presto!» - ordinò - «Nakamori-kun, vienici dietro, portando con te Takagi-kun, Mori-kun e Kaito-kun, a sirene spiegate mi raccomando, è una situazione d'emergenza!» - detto questo, l'Ispettore del cappotto e cappello marroni, s'infilò nella macchina di Sato, seguiti dalla stessa Agente, Ran e Conan, mentre gli altri salirono sull'auto di Nakamori, come ordinato da Megure. In pochi secondi, le due vetture partirono a sirene spiegate, in direzione della centrale di polizia. La vettura moderna dell'agente Sato procedeva di gran carriera, per le strade, di Beika, a sirene spiegate, come ordinato e veniva seguita a qualche minuto di distanza dall'auto di servizio, vecchia di diversi anni, dell'Ispettore Nakamori, che faceva tutto il possibile per starle dietro.

«Accidenti, di questo passo non li raggiungeremo mai» - sbuffò Kogoro, stipato nel sedile posteriore, accanto all'agente Takagi - «Si muova Ispettore acceleri!» - lo intimò.

«Guarda che sto andando al massimo della velocità consentita, e poi in città non si dovrebbero poter eseguire manovre di quel tipo. Quella Signorina guida come un pilota di auto da corsa!»

Bé, in effetti...” - Kogoro rise, ricordando, che durante il caso della Strega delle montagne, si era infine scoperto che non c'era nessuno spettro, ma solo un'agente di polizia che emetteva delle strane grida sfrecciando a tutta velocità con la sua auto, per quelle stradine di montagna.

«Comunque il Detective a ragione, Ispettore» - intervenne in seguito Takagi - «Di questo passo giungeremo alla centrale, con parecchi minuti di scarto, rispetto all'agente Sato e gli altri, certo questo non sarebbe un problema così grave, a meno che lei non voglia occuparsi di persona, dell'interrogatorio di uno dei rapitori di sua figlia»

«Ma che domande fa agente!» -sbottò subito Nakamori, ringhiando - «Naturale che voglio essere io ad occuparmene personalmente! Lo riduco a un colabrodo, quel maledetto»

«Bene» - sorrise. asciugandosi una goccia di sudore con il suo fazzoletto, l'agente - «Allora è meglio che si sbrighi o finiremo per arrivare con ben dieci minuti di ritardo, Ispettore»

Facciamo anche 25, okay?” - sorrise Kaito tra sé e sé, ponendosi il suo fazzoletto sulla bocca e spruzzando da una bomboletta con il beccuccio lungo e sottile, un gas all'interno dell'abitacolo dell'auto.

«Non... c'è... bisogno che, lei... me lo dica...» - biascicò Nakamori, per poi accasciarsi piano sul volante, mentre Kogoro e Takagi, svennero sul sedile posteriore.

«Fatevi un bel sonnellino, io ho una faccenda della quale occuparmi » - disse il ragazzo, mentre per evitare incidenti, aveva spostato con un colpetto i piedi del guidatore dai pedali, ed allungandosi tra i sedili, aveva gradualmente spinto il pedale del freno, così da fermare dolcemente, la vettura. Kaito successivamente, riuscì a far passare, un profondamente addormentato Nakamori dal posto di guida, al sedile dal lato del passeggero, per andarsi a sedere lui al posto di giuda – «Ecco fatto.» - disse asciugandosi il sudore dalla fronte. Dopo di ché si sporse verso il sedile posteriore del veicolo, frugando nelle tasche della giacca del agente Takagi ed estraendone un piccolo set portatile per il trucco ed una bottiglietta ed un pettine. La ragione per cui aveva chiesto ai due poliziotti di poter unirsi a loro, mentre andavano in profumeria, era proprio il poter sottrarre dal negozio i suddetti articoli, che avrebbe poi riposto nella tasca dell'agente assieme ad un biglietto di scuse, firmato dal suo alter ego, per giustificare il furto. In fondo, se avesse fatto credere che Kaito Kuroba, fosse in realtà Ladro Kid travestito, nessuno avrebbe sospettato della sua doppia identità, finendo semplicemente col credere che Kid avesse preso il posto del liceale, per smascherare l'inganno del “finto avviso” di persona. Cosa che in parte, era la verità.

Kaito dunque, abbondò di fondo tinta scuro sul suo volto e le sue mani, in modo da assumere la carnagione ambrata, posseduta da Heiji Hattori e si pettinò i capelli in modo che assumessero la stessa forma di quelli del Detective di Osaka. Il colore di questi ultimi e degli occhi dei due erano molto simili, quindi non c'era bisogno di camuffarli. Infine la divisa scolastica di Kaito era praticamente identica, a quella di Hattori, se solo non fosse stato per il colore.

Quella di Heiji, infatti era di colore nero, mentre quella imposta dal Liceo Ekoda era di colore blu; ma questo non rappresentava un ostacolo insormontabile, dato che poteva benissimo inventarsi una scusa per spiegare il cambio di tonalità degli indumenti. Quando ebbe finito di truccarsi, nel giro di meno di 5 minuti, Kaito era a dir poco irriconoscibile. Dopotutto era un maestro dei travestimenti. A quel, ripose il set per il trucco ed il pettine nella tasca dell'ignaro agente di polizia, assieme ad un biglietto di scuse e si mise alla guida, raggiungendo rapidamente casa del Professor Agasa, dunque scese dall'auto, e andò a suonare il campanello.

La voce di Hiroshi, suonò forte e chiara dal citofono - «Sì? Chi è?» - chiese.



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«Professore, sono Hattori sono venuto per-» - rispose simulando alla perfezione l'accento tipico del Kansai. Aveva fatto delle ricerche in passato, trovandosi ad avere a che fare anche con il giovane Detective dell'ovest oltre che con Shinichi. In quel occasione, gli aveva liberati da una bomba che avrebbe fatto saltare in aria loro due con le rispettive fidanzate, i giovani Detective, e la giovane della famiglia Suzuki, mentre si trovavano sulle montagne russe, se non fosse intervenuto in tempo, prendendola con se e facendola esplodere in aria, grazie all'ausilio del suo deltaplano. Dopo quell'episodio. Kaito si era informato sull'investigatore di Osaka, credendo che in futuro quelle informazioni, sarebbero potute tornagli utili. Infatti, quel momento era arrivato.

«Oh Heiji-kun! Ti stavo aspettando» - lo interruppe il Professore, non lasciandogli finire neppure la frase- «Entra pure, entra pure» - disse, ed il cancelletto, fuori dall'abitazione, scattò e fu aperto dal ragazzo

“Heiji”, venne accolto dal professor Agasa in casa sua, ed insistentemente, venne invitato ad accomodarsi, ma lui rifiutò - «Non posso, sono di fretta. Il cliente mi sta aspettando, ma grazie per l'invito. Sono solo passato a ritirare quegli occhiali di scorta che Kudo mi ha chiesto di portargli» - disse con un sorriso, mentre poco lontano, Haibara gli puntò uno sguardo poco convinto addosso al ragazzo.

«Cosa c'è che non va, ragazzina?» - gli chiese dubito d'istinto Kaito, convinto che avesse notato qualche particolare sbagliato nel suo travestimento.

«Niente» - disse lei con fare indifferente, tornado a fissare lo schermo del portatile.

Kaito rimase un po interdetto, ma non ci fece troppo caso, mentre il Dottore, gli si avvicinò, porgendogli gli occhiali, che aveva recuperato dal tavolo nel mentre - «Ecco qui gli occhiali per Shinichi, Heiji-kun» - disse porgendoglieli

«Thank you, Professore» - disse prendendoli - «Mi dispiace non potermi fermare, ma sono già in ritardo»

«Oh non importa.» - alzò le spalle Agasa - «Il lavoro dopotutto è lavoro» - rise riferendosi alle mansione del Detective, che Heiji svolgeva.

«Sì» - disse Kaito, andando verso la porta - «A presto Professore, la prossima volta, mi fermerò più a lungo» - affermò uscendo - «Grazie mille, arrivederci»

Kaito, mentre si allontanava nel vialetto, verso la macchina, premette il pulsante sull'asticella, per assicurarsi che la localizzazione satellitare del cellulare di Aoko funzionasse, e non appena il polpastrello del ragazzo premette il bottoncino sulla lente destra comparve una mappa blu, con coordinate precise ed un puntino rosso in movimento. Funzionavano perfettamente, e mostravano che Aoko si stava muovendo.

«Sì stanno spostando» - constatò - «Diamine! Devo sbrigarmi» - il finto Heiji, pose dunque gli occhiali all'interno della sua divisa, salì sull'auto della polizia e guidò in direzione dei bagni pubblici, dove si lavò via il trucco di dosso, tornando poi alla macchina e guidando fino alla stazione di polizia, posteggiando la macchina dietro a quella dell'agente Sato.

Kaito, allora uscì dall'auto, riportò l'Ispettore Nakamori al posto di guida, assicurandosi che impugnasse per bene il volante, così da fargli credere di essere stato alla guida tutto il tempo; poi si impegnò a spostare tutti gli orologi, presenti in quella vettura, indietro di venti minuti così da far credere ai due poliziotti ed al Detective Mori, di essere arrivati solo con dieci minuti di ritardo, rispetto al resto del gruppo – come aveva quantificato precedentemente l'agente Takagi –. Conclusa questa operazione minuziosa, Kaito appoggiò con delicatezza la portiera dal lato di guida e si diresse poi dal lato passeggero chiudendo la portiera anche da quel lato, questa volta però, con forza in modo da provocare un forte rumore. I tre uomini, a causa del frastuono, si svegliarono di soprassalto, confusi e disorientati, vedendo il giovane Kuroba, allontanarsi dalla macchina, in direzione di un edificio poco lontano. I tre si guardarono intorno un po spaesati, per poi realizzare di essere giunti, chissà come, alla centrale della polizia e mettersi a seguire a ruota, il ragazzo, che soddisfatto, sorrideva fra sé e sé, per la riuscita di quella sua piccola manovra. Di questo passo, sarebbe riuscito ad imbrogliare tutti coloro che erano coinvolti nel caso, riuscendo anche a salvare Aoko, senza il rischio che venisse svelata, la sua vera identità

Nel frattempo, Niji Sakata venne scortato dall'agente Sato nella sala interrogatori ed “accudito” dalla donna, tentando di far calmare Sakata, che istericamente aveva cominciato a ripetere che doveva esserci un'errore e che lui non aveva fatto niente di male. Dichiarazioni, che discordavano fortemente con il comportamento da lui tenuto al Parco Beika. Il resto del gruppo si recò invece nella sala adiacente da cui avrebbero potuto assistere all'interrogatorio seguente, tramite il vetro unidirezionale e gli antoparlanti. Megure, tuttavia, dopo un po cominciò ad infastidirsi, dal ritardo del gruppo composto da Takagi e gli altri, ma almeno temporaneamente, venne distratto da una telefonata da parte dell'Ispettore Shiratori.

«Sì? Dimmi Shiratori, hai trovato qualche indizio, su dove si potrebbero trovarsi il rapitore e la ragazza?» - domandò con apprensione l'uomo con il cappello.

«”Purtroppo no, Ispettore, ma abbiamo trovato un dettaglio che collega in modo più forte, il Signor Sakata, il Signor Hishimoto ed il Signor Amano, questi infatti erano compagni a Liceo. E si erano rincontrati ad una rimpatriata, qualche mese fa. Inoltre abbiamo trovato in una denuncia contro i due uomini, da parte della banca, per cui Yusuke Amano, lavorava. Quindi si potrebbe ipotizzare che sia la denuncia il vero movente per l'omicidio”» - spiegò Shiratori, salendo sulla vettura di ordinanza - «”Abbiamo appena terminato la perquisizione di casa di Amano ed ora porteremo il cadavere all'obitorio, prima di raggiungere la centrale per fare rapporto”»

«Ho capito, grazie Shiratori-kun. Se succedesse qualcos'altro. Non esitare a richiamare» - lo raccomandò, per poi riattaccare.

«Megure!» - chiamò Nakamori, correndo incontro al collega, con accanto Kaito che lo seguiva, con andatura composta.

«Scusi il ritardo Ispettore» - aggiunse in coda, Takagi, mentre Kogoro gli seguiva, sbadigliando.

«Nakamori-kun! Ma dove vi eravate cacciati? E più di mezz'ora che vi aspettiamo!» - lo riprese, mentre Ginzo, inarcò un sopracciglio con aria confusa.

«Si sbaglia ispettore, vede?» - disse Takagi, mostrando il suo orologio - «Siamo solo in ritardo di 10 minuti.»

Una vena cominciò a pulsare sulla fronte dell'Ispettore Megure, che non riuscì a rispondere, a causa dell'irritazione, Allora intervenne, Ran indicando l'orologio analogico, attaccato alla parete della saletta, d'osservazione - «A dire la verità, agente Takagi... è vero che siete in ritardo di mezz'ora.» - rafforzò il concetto, mostrando anche l'ora sul dispaly sul suo cellulare. Takagi allora prese il suo cellulare, che però mostrava il medesimo orario sbagliato, dell'orologio, cosa che fece trasalire il Detective.

«Non posso crederci! Qualcuno a cambiato l'orario del mio orologio e del mio cellulare» - dichiarò, shoccato Takagi.

«Ma di che cosa stai parlando, è assurdo» - ribatté confuso Kogoro - «Sicuro di non aver sbagliato a regolarlo?» - chiese - «Perché, è ovvio che sono le cinque è mezza» - disse puntando lo sguardo verso l'orologio analogico appeso alla parete, per poi spostarlo sul suo orologio da polso, sgranando gli occhi - «Non è possibile, anche il mio orologio è stato spostato!» - detto ciò prese frettolosamente il cellulare dalla tasca, constatando, che anche sul dispositivo l'orologio era stato arretrato - «Ma chi diavolo può essere stato?!» - chiese ad alta voce.

«Lasciate stare l'ora. Abbiamo altre cose di cui occuparci!» - sbottò Nakamori - «Ha confessato, dove si trova il suo complice?» - domandò rivolgendosi a Megure, che scosse la testa in segno di negazione

«Purtroppo no.» - sospirò - «Continua a dire di non sapere nulla. Di non centrare nulla e di non avere a che fare con il rapimento.» - spiegò - «Sato-kun, sta cercando di persuaderlo, a raccontare come sono andate veramente le cose, ma fin ora non abbiamo ottenuto, gran ché»

Conan, trovò alquanto strana la faccenda degli orologi, ma come aveva fatto notare Nakamori, era un dettaglio insignificante, in confronto alla salute della figlia. Il ragazzino osservò Sakata, che dall'altra parte del vetro continuava ad agitarsi e da poco era scoppiato in un pianto disperato, dopo che l'agente Sato gli aveva riferito che il suo complice Hishimoto e la giovane Nakamori, non si trovavano più a casa di Yusuke Amano. Ripeté più volte, di non sapere dove fossero e confesso quindi il suo ruolo nel rapimento, capendo di essere stata abbandonato e dato in pasto alle autorità. Le dichiarazioni collimavano con il racconto fatto dalla stessa Aoko: la ragazza era stata legata ad un pilastro nello scantinato di casa Amano, tramite una catena per biciclette, Sakata confessò di essere l'artefice del finto biglietto di Ladro Kid, che doveva fungere da depistaggio e che aveva commesso un'errore sul suddetto biglietto, per il quale il complice si era non poco irritato. Raccontò poi di aver accudito la ragazza, dandole da mangiare e di averle tenuto compagnia per un po, prima di uscire in vista dell'ora concordata per la consegna del riscatto. Conan, si sentiva di credere alle sue parole, ma se lui non ne sapeva nulla, allora come avrebbero potuto intercettare Hishimoto, non potendo più contare sull'ausilio dei suoi occhiali da inseguimento?

A questa domanda, che rimbombò nella mente di Conan, il suo cellulare, squillò e Conan, si allontanò per rispondere - «Torno subito» - disse a Ran che le era accanto e che notando il cellulare del bambino illuminarsi, non ebbe obiezioni.

Il bambino allora uscì dalla saletta, e si mise poco distante dalla porta in modo che Ran potesse vederlo, ma che allo stesso tempo non potesse udire le sue conversazioni - «Pronto? Professore?» - disse ad alta voce, e udito ciò, Ran volse il suo viso sorridente, verso il vetro unidirezionale, come aveva fatto fino a poco prima, così Conan poté parlare in tutta tranquillità, senza che lei si facesse domande. Quindi disse a voce più bassa - «Cosa succede Dottore? La situazione qui si sta facendo delicata, quindi se non è una cosa importante, potrebbe richiamarmi più tardi?» - domandò cordialmente Shinichi, all'uomo che era stato per lui come una specie di nonno acquisito, durante l'infanzia.

«Sì, in realtà ti ho telefonato solo perché ad Ai-kun, è venuto un dubbio, ma in effetti, non è niente d'importante» - disse Agasa, con un tono fioco

«Aspetti! Cosa le ha detto?» - domandò cambiando idea istantaneamente, non appena sentì che la ragione della telefonata era un dubbio di Haibara, visto che in varie occasioni, i dubbi ed i ripensamenti della ex scienziata dell'organizzazione erano stati per lui, come acqua fresca, quando Shinichi sembrava trovarsi ad un punto morto.

«Niente di particolare in realtà» - ammise il Dottor Agasa - «Mi ha detto solo di non essere convinta, ma non so bene di cosa parlasse. Tutto ciò che posso pensare e che si riferisca alla visita che abbiamo avuto circa quaranta minuti fa. Ovvero quando Heiji-kun, è passato a ritirare un paio di nuovi occhiali con localizzatore, come mi hai anticipato questo pomeriggio nella telefonata che mi hai fatto, non molto tempo dopo che te ne sei andato in compagnia di quel liceale.»

Alle parole di Agasa, Conan rispose istintivamente - «No si sbaglia, io non gli ho fatto alcuna telefonata, questo pomeriggio-» - poi, un flash attraversò la mente di Conan e tutto gli fu più chiaro. Un sorriso soddisfatto, attraversò il viso del ragazzino, che si limitò a dire ad Agasa - «Dica ad Haibara che la ringrazio. Un'altra cosa, potrebbe trasferire i dati del GPS del cellulare della ragazza rapita al mio cellulare, non credo che quel ragazzo, che è passato da casa sua, fosse il vero Hattori» - confessò, scatenando una reazione sconvolta del Professore, che domandò a Shinichi, di chi si trattasse dunque; ma non gli venne data risposta.

«E' una storia lunga, gliela racconterò un'altra volta. Ci sentiamo, Professore» - affermò riattaccando, lasciando Agasa solo con le sue domande.

Conclusa quella telefonata, Conan aprì la sua rubrica e cominciò una seconda telefonata, giusto per essere sicuro che le sue deduzioni fossero corrette. Mentre gli squilli, si susseguivano, Conan fece vagare il suo sguardo verso l'interno della stanza: prima verso Takagi, proseguendo verso Kogoro, poi verso un disperato Nakamori ed infine verso...
 

«”Pronto? Kudo? Cosa succede?”» - Conan distolse lo sguardo e lo rivolse verso il pavimento del corridoio, richiamato dalla voce di Heiji, mentre tra le tante persone che facevano avanti ed indietro per il corridoio della centrale, una persona ad un certo punto, uscì dalla saletta, ma essendo Conan di spalle alla porta, ed occupato al telefono, non poté vedere di chi si trattasse, riuscì solo ad udire il suo passo tranquillo, mentre questi si allontanava per il corridoio.

«Ah! Hattori» - rispose Conan, non appena udì la sua voce - «Dove sei adesso? Sei a Tokyo?» - chiese repentinamente, il ragazzino.

«”Eh? Ma vai dicendo Kudo?”» - domandò Heiji, particolarmente confuso - «”Sicuro di sentirti bene?”» - gli chiese, mentre in sottofondo, poté sentire la voce di Kazuha urlare dal piano inferiore: “Heiji! La cena è pronta! Sbrigati ho si raffredderà tutto!” - «”Comunque adesso dovrei andare. Kudo Quindi se non è nulla di urgente, io riattacco, d'accordo?”» - chiese cercando di non sembrare scortese nei confronti dell'amico.

«Sì, grazie mille Hattori. Mi sei stato molto d'aiuto.» - rispose Conan, sorridendo - «Ci sentiamo presto» - pronunciò, riagganciando, per poi tornare a fissare l'interno della stanza ed ancora una volta osservando in sequenza: l'agente Takagi, Kogoro, l'ispettore Nakamori, salvo notare un particolare - «Non c'è più!» - l'ultimo tassello della sua sequenza, ovvero Kuroba Kaito, era sparito dalla saletta, quindi istintivamente corse verso Ran - «Ran-nēchan! Dov'è Kaito-niichan?» - domandò.

Ran si guardò un attimo intorno, constatando che il ragazzo non si trovava più nella stanza - «Huh? Strano, era qui fino ad un attimo fa.» - riferì a Conan - «Forse è andato in bagno?»

No... deve essersi messo in viaggio, verso l'attuale posizione del rapitore.” - si disse - “Da una parte, la cosa è rassicurante. Potrebbe farci guadagnare tempo prezioso, fino a quando non arriveremo sul luogo. Sperando che non sia già troppo tardi.” - Conan strinse i pugni, mentre l'agente Sato, raggiunse la saletta in cui erano tutti riuniti.

«Com'è andata Sato-kun?» - domandò Megure avvicinandosi alla sua sottoposta.

«Ha confessato dove, Hishimoto ha portato Aoko?» - domandò in coda Ginzo Nakamori.

La donna scosse il capo - «No, purtroppo. Sembra proprio non sapere nulla, su dove possa essere il suo compare.»

«Maledetto!» - disse Nakamori, colpendo con forza il vetro unidirezionale, facendo sobbalzare Sakata - «Cosa potremmo fare, di questo passo... Aoko...» - l'uomo tremò, per la rabbia.

Kogoro, allora dette un suggerimento abbastanza ovvio, poiché si accorse che nessuno, ancora l'aveva espresso ad alta voce, nonostante si trovassero alla centrale di polizia, già da circa un'ora - «Scusate, perché non provate a localizzare il cellulare, da qui. Dopotutto non è una cosa difficile per voi, dico bene?»

«Avremmo potuto farlo» - rispose Megure - «Ma come ben saprai, Mori-kun, Ormai venerdì scorso, si è verificato quel blackout molto diffuso, a causa della tempesta, proveniente dalle coste di Hokkaido» - gli rammentò Megure.

«Oh, sì. Mi ricordo che a causa di quel momentaneo calo di corrente, mi è toccato reimpostare tutti gli orologi digitali di casa» - confermò Kogoro.

«Bene, durante quel temporale, un fulmine ha colpito proprio la centrale di polizia, friggendo istantaneamente tutti i terminali, collegati alla rete elettrica. Abbiamo ordinato dei nuovi Computer, ma per installarli tutti e renderli operativi alla localizzazione tramite satellite, ci vorrà ancora un po di tempo. E' per questo che non possiamo localizzare noi il cellulare della figlia di Nakamori-kun, ed è anche per questo motivo che contavamo molto sugli occhiali di Conan-kun, Inoltre come ben saprai, per accedere alla localizzazione in tempo reale, servono dei codici specifici, che i programmi gratuiti online non possono utilizzare. L'unica nostra speranza è raggiungere la nostra sede distaccata e provare a localizzare il cellulare da lì, sperando di raggiungere la figlia di Nakamori-kun, prima che sia troppo tardi»
 

Dopo la spiegazione di Megure, calò un silenzio irreale, che si protrasse per qualche minuto, finché una notifica, non sciolse quell'atmosfera. Finalmente, il cellulare di Conan aveva ricevuto da Agasa, il collegamento in tempo reale, con il cellulare della ragazza, avendo una chance, per ritrovarla viva! Conan premette sul link, inviatogli via mail dal Professor Agasa, ed ebbe accesso alla mappa, con le coordinate esatte ed il pallino rosso, lampeggiante, ma fisso in un luogo preciso, un casolare abbandonato, alla periferia di Haido.

«Non c'è ne sarà bisogno. Il Dottor Agasa è riuscito a farmi accedere, tramite un Proxy, al sistema di localizzazione in tempo reale, attualmente il cellulare trasmette le coordinate di un casolare, alla periferia di Haido» - riferì il bambino e tutti sussultarono per quella bella notizia.

Nakamori, senza aspettare u solo secondo affermò - «Dirigiamoci subito là allora, facciamo presto!»

«Aspettate! Kuroba-kun, non è ancora tornato. Non possiamo andarcene e lasciarlo qui!» - fece notare Ran.

«E' vero, ora che me lo dici non vedo Kaito-kun da nessuna parte» - constatò Nakamori, guardandosi intorno.

«Non preoccupatevi» - intervenne bruscamente Conan - «Sono sicuro, che è già in volo, per raggiungere il luogo indicato sulla mappa» - disse.

Tutti, rimasero inebetiti a quella affermazione, ma Conan, scattò rompendo quell'atmosfera congelata, afferrando la mano dell'agente Sato - «Sbrighiamoci, potremmo essere già in ritardo!» - la donna annuì, e si diressero tutti fuori dalla centrale di polizia. L'Agente Sato e Conan furono i primi ad uscire della struttura, I due, montarono a bordo della vettura della donna, che senza pensarci due volte, schizzò a tutta velocità in strada, Conan impostò il navigatore, così l'agente sapeva in che direzione guidare senza avere alcun tipo di distrazione. E mentre il sole calava sulla città di Tokyo, la loro più grande paura, era di non stare correndo abbastanza veloce.


 

POV Aoko

Una leggera brezza, ed un rumore ritmico, accompagnarono il risveglio della giovane Aoko, il cui ultimo ricordo, era un dolore intenso, prima del più completo buio. Quando la ragazza aprì gli occhi, scoprì di essere distesa su un pavimento di cemento, non molto diverso da quello su cui era rimasta per lungo tempo quel giorno, ma che in realtà, era completamente diverso, Alzando lo sguardo infatti poté notare un limpido cielo blu scuro, illuminato dall'argentea luce di una luna piena e diverse piccole stelle luccicanti. Uno spettacolo davvero unico. La ragazza tentò di muoversi, ma scoprì così di essere legata polsi e caviglie e di avere un fazzoletto, stretto davanti alla bocca, che le rendeva difficile parlare. Impaurita, si guardò intorno. Si trovava quello che sembrava essere oramai lo scheletro di un palazzo annerito, forse a causa di un incendio. Il posto era deserto. In tutta la stanza, vi era solo un piccolo macchinario che teneva in funzione una fotocopiatrice di stampo industriale ed un futon logoro, su quel pavimento assieme a lei, a dimostrare un piccolo stralcio di presenza umana in quel luogo. Il rumore, che l'aveva ridestata, proveniva dalla stampante, che stava rigurgitando copie su copie di qualcosa che da quella distanza, Aoko non riusciva a distinguere. Dall'altra parte della “stanza”, seduto su quella che un tempo doveva essere una finestra, vi era la figura di un uomo comodamente seduto, che ammirava il cielo stellato.
 

«Bella vista, non trovi anche tu?» - disse l'uomo, che subito dopo si voltò lentamente verso la giovane, mentre compiva quest'operazione. Aoko non fece fatica a riconoscere in quella figura il suo rapitore, ed il suo cuore, perse un battito - «Goditela finché puoi...» - disse l'uomo, inserendo un caricatore da 12 colpi, in una pistola, che poi alzò, in aria, perché venisse illuminata, romanticamente dalla luce del satellite. - «...perché sarà l'ultima cosa che vedrai.» - sentenziò, per poi rivolgere un ghigno malevolo, nei confronti, della sua prossima vittima.

















Riferimenti:
Testo
•Movie 10 - Requiem per un Detective, Detectve Conan.
















 

   
 
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