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Autore: Irene_Violet    08/08/2017    4 recensioni
Voglio riprovarci: Sono tornata con una nuova storia, su questo bellissimo fandom! Una storia, completa, in modo da non rischiare di avere dubbi, che mi spingano a cancellarla. Questa storia mi ha veramente reso felice, quindi spero vivamente che possa piacervi. Vi auguro buona lettura. -Irene_Violet.
[Magic Kaitō/Detective Conan]
Cosa accadrebbe, se a causa di varie vicissitudini e circostanze indipendenti dalla sua volontà, il giovane Kaito Kuroba in arte Kaitō Kid, si ritrovasse costretto a rivolgersi all'Agenzia del Detective Mori, in veste di se stesso, per risolvere un caso di rapimento, riportante la sua firma? Il Detective e il Ladro, saranno costretti a collaborare per la risoluzione di un caso fatto d'inganni e sottotterfugi, con l'unico obbittivo di salvare la vita della ragazza in ostaggio. Il tutto con il costante pericolo per Kaito, di venir scoperto, dalla geniale mente del piccolo Detective in miniatura.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Il Bianco e il Blu

 

POV Kaito/Aoko

Tra le tante persone che facevano avanti ed indietro per il corridoio della centrale di polizia di Tokyo, una persona ad un certo punto, uscì dalla saletta adiacente alla stanza interrogatori, ma essendo Conan di spalle alla porta, ed occupato al telefono, non poté vedere di chi si trattasse, riuscì solo ad udire il suo passo tranquillo, mentre questi si allontanava per il corridoio, dissolvendosi come nebbia all'alba.

Kaito, superò così, il piccolo Detectve, troppo preso a smascherare la sua performance nei panni di Heiji Hattori, per badare a lui, ed anche per notare la piccola cimice adesiva, di cui lo aveva omaggiato, gettandola nel cappuccio della sua felpa, mentre passava. Il ladro-prestigiatore, sparì dunque lungo il corridoio ed uscì dall'edificio prendendo le scale. Una volta uscito dall'edificio, il moro, recuperò gli occhiali di riserva, che Agasa gli aveva gentilmente “prestato”, dalla tasca del costume di scena di Kid, che indossava sotto la divisa scolastica, visualizzò dunque la mappa sulla lente e si avvicinò all'auto di pattuglia parcheggiata, mezz'ora prima. Solo quando vi fu vicino, si rese conto di un dettaglio fondamentale e sbuffò.

«Ah, Accidenti! Ero talmente preso dal cercare di dare nell'occhio senza farmi notare, e a progettare la mia fuga da bravo Ladro fantasma, che non ho pensato a rubare le chiavi dell'auto dall'Ispettore Nakamori. E' adesso come dovrei raggiungerla la periferia di Haido, eh?!» -mentre faceva a pugni con la sua stessa strategia però, Kaito notò un piccolo scintillio, provenire dell'interno della vettura, allora si avvicinò al vetro, per riuscire a vedere meglio. Le chiavi erano ancora inserite nella serratura dell'automobile e furono ben visibili alla luce dei lampioni, mentre il cielo ormai era quasi completamente scuro.

«Che fortuna! L'Ispettore ha dimenticato le chiavi! Doveva essere proprio stordito, dopo il breve pisolino che ha fatto» - ridacchiò il ragazzo - «...questo potrebbe voler dire che, la macchina in realtà è...» - Kaito fece una leggera pressione sulla maniglia della portiera e questa scattò subito, aprendosi - «Rimasta aperta.» - detto ciò salì in macchina soddisfatto, sfilandosi la divisa scolastica e gettandola sul sedile posteriore dell'auto, rimanendo così con indosso gli abiti candidi ed immacolati, del suo sfacciato alter ego, che non temeva di risaltare nell'oscurità. Kaito, ripescò i guanti dalla tasca della sua divisa e li indossò, mentre appoggiò il cilindro sul sedile al suo fianco, ed avrebbe recuperato il tutto, al momento di abbandonare la macchina.

Dopo di ché, mise in moto la macchina, si allacciò la cintura di sicurezza e si gettò con tutta calma in strada. La mappa, della periferia di Haido, che mostrava la presenza di Aoko in un punto, da ormai diverso tempo, faceva tremare di impazienza Kaito, che continuava a chiedersi, se la sua amica d'infanzia stesse bene o se avesse perso tempo prezioso nel macchinare tutto. Ciò gli dette la determinazione necessaria, per spingere a tavoletta sul pedale dell'acceleratore, proponendosi di raggiungerla il più in fretta possibile. Intanto, mentre guidava, Kid ascoltava le voci provenienti dalla centrale di polizia, grazie alla cimice nel cappuccio di Conan. Non si sorprese affatto, per tanto, quando a tre quarti del percorso, dal luogo indicato dal puntino rosso, sentì nel suo auricolare, il piccolo detective annunciare che Kid si stava probabilmente già dirigendo verso il nascondiglio del rapitore.

«E bravo il nostro giovane Holmes, del nuovo millennio» - sorrise Kid nel sentirlo dedurre tutto ciò, per poi spingere nuovamente al massimo sul pedale del gas

- «Visto che ci sei arrivato, meglio che mi dia una mossa!» - disse, percorrendo dunque tutta Haido, sparato al massimo sulla strada, per poi rallentare, solo quando fu giunto nei pressi della periferia, presso un paio di isolati, di case sfitte e palazzi ormai inutilizzati. Dunque Kaito, lasciò un biglietto di scuse appiccicato al parabrezza all'interno dell'auto, recuperò le sue cose e scese in strada, cominciando a guardarsi intorno.

«Dunque, l'area segnata dal puntino è questa. Ma quale di questi edifici,sarà quello giusto?» - si domandò il ladro, sollevando gli occhiali per la montatura, dal lato destro, finendo col premere involontariamente un secondo pulsante. La mappa dell'area venne zoomata in automatico e le tre lettere dei punti cardinali, comparvero nella parte alta di questa. Il puntino rosso era più piccolo ora, è proveniva da un edificio preciso, che con l'aiuto della bussola, ora non sarebbe stato difficile individuare.

«Caspita!» - affermò dunque sbalordito, il ladro fantasma - «Questi occhiali sono davvero incredibili! Bene, è adesso, è arrivata l'ora di recuperare Aoko»

Il ladro corse a tutta forza, verso il luogo indicato sulla mappa, era un ex grattacielo, che sembrava essere stato completamente devastato da un incendio, annerito, privo di ogni finestra o barriera verso l'esterno, e sicuramente, luogo abbastanza isolato e mal ridotto, da non venire concepito come un nascondiglio. Kaito osservò la struttura e notò che l'unico modo per accedervi era tramite diverse rampe di scale, prima di gettarsi in salita, tuttavia volle dare un'occhiata alle condizioni di Aoko, quindi si dette un'occhiata intorno e notò un edificio nettamente più alto, a nemmeno una decina di metri di distanza, decise dunque di raggiungerlo e di salire in cima ad esso. Da lassù avrebbe potuto avere una chiara visuale di tutto l'edificio, in modo da farsi un'idea di dove, Aoko fosse tenuta prigioniera, per poi andare a salvarla. Il grattacielo, alto sei piani, era superiore all'altro solo di due, quindi Kaito non fece molta fatica ad arrivare al tetto, dove si appollaiò tentando di scrutare l'oscurità, fino all'altro edificio.

«Niente da fare, non vedo un'accidente con questo buio» - sbuffò - «Vediamo se questo gioiellino, ha qualcos'altro che potrebbe essermi utile» - Kid fece allora scorrere il suo indice sulla superficie di tutta la montatura, individuando altri sue o tre pulsanti, che premette uno per uno. Uno di questi, attivò la modalità “visione notturna”, che gli fu provvidenziale, mentre l'ultimo che premette, strinse la visuale permettendogli di vedere chiaramente dentro l'edificio, al quale stava puntando. Dunque il ragazzo passò in rassegna un piano dopo l'altro ed intravide delle ombre alla finestra del 3°piano. Premette nuovamente lo stesso pulsante e la visuale si fece ancora più ravvicinata e nitida, così poté vedere tutta la scena.

Un'inerme Aoko era legata polsi e caviglie ed imbavagliata su pavimento di quello spazio annerito, mentre Hishimoto reggeva una pistola in mano. Senza pensarci due volte, Kaito, mise in tasca gli occhiali da inseguimento, posò il resto della sua roba sul pavimento del tetto, ed aprì il suo deltaplano e planò sull'edificio in questione ed andando ad atterrare perfettamente, proprio sulla finestra del 3° piano, nel più completo silenzio, proprio come un fantasma.

 

Intanto Hishimoto si stava avvicinando ad Aoko, con passo lento ed inesorabile, probabilmente per accrescere il terrore, nella povera ragazza, che tremava e mugolava qualcosa, che a causa del bavaglio, non poteva essere capito. Hishimoto rise - «Tranquilla, non hai niente di cui aver paura. Tra poco non sentirai più nulla» - disse, e la ragazza replicò con altri mugolii. Aveva le lacrime agli occhi, quando li alzò terrorizzata verso il panorama fuori dalla finestra. Quelli stessi occhietti disperati, divennero di colpo speranzosi, quando si puntarono sulla figura di un uomo accovacciato sul davanzale della finestra senza vetri, che ora bloccava quasi del tutto, la luce della luna. Aveva un cilindro in testa ed un mantello che oscillava debolmente, a causa della leggera brezza serale. Lei lo guardò, è complice la luce argentata che alle sue spalle, sembrava avvolgerlo in un aura misteriosa, poté notare che questo si pose l'indice sinistro sulle labbra, mimandole un muto “Shh”. Le stava dicendo di non agitarsi, così da non far insospettire l'uomo, prima del dovuto.

Si sentì un leggero “click”, Hishimoto aveva tirato indietro il cane della sua pistola ed ora la puntava contro Aoko, che nuovamente venne pervasa dal terrore e mugolò ancora qualcosa. Hishimoto ghignò - «”Sbrigati, per favore”, eh? Sono queste le tue ultime parole?» - Aoko scosse la testa in segno di negazione, mentre Fuyuki, rise ancora più fragorosamente - «Capisco. Sai mi piacerebbe molto lasciarti in vita, Signorina, Ma purtroppo tu ci hai visti in faccia, hai sentito qualcosa che non avresti dovuto sentire, ieri sera al parco, e chissà quante altre cose ti avrà spifferato, quell'idiota di Niji. Quindi, capisci bene, in quanto figlia di un Ispettore, che non posso proprio farlo» - disse per poi porre l'indice in corrispondenza del grilletto - «Mi spiace, sei stata proprio sfortunata» - ghignò - «Addio per sempre, Signorina blu» - disse, per poi osservare la ragazzina tremare, mentre lentamente, il suo dito, stava scivolando sul grilletto, per spingerlo.

«Puntare una pistola contro una Signorina indifesa» - Kid parlò con voce calda e composta, attirando lo sguardo dell'uomo su di sé - «Non è proprio un comportamento da gentiluomini. Signor Fuyuki Hishimoto» - pronunciò per poi estrarre fulmineo, una pistola a sua volta, sparando contro l'uomo, che ebbe un'esclamazione di sorpresa.

Aoko che aveva chiuso gli occhi per la paura, udì nitidamente quelle parole e successivamente un suono simile ad un fruscio, un colpo secco ed infine il rumore di qualcosa che cade e rotola in terra. La mano che reggeva la pistola di Hashimoto, era stata appena colpita da una carta da gioco, sparata dalla pistola di Kid, disarmandolo all'istante.

«Ma-Ma tu chi diavolo dovresti essere? Da dove sei sbucato?!» - articolò a fatica un incredulo Hishimoto, i quali piani perfettamente calcolati, avevano incontrato invece un ostacolo, di colore bianco.

«Ma come?» - il sorriso beffardo del ladro, sembrò spegnersi di colpo - «Non sa chi sono?» - ripeté deluso - «E dire che lei ha montato l'intera faccenda del rapimento, servendosi del mio nome e della mia firma. Sulla quale, a quanto vedo, contava anche di guadagnare parecchi soldi. Ho indovinato?» - domandò retoricamente Kid, tornando a sorridere - «Scommetto che ha intenzione di vendere quelle imitazioni di mediocre fattura, su siti internet e forum a me dedicati, per cifre esorbitanti. Truffando così, chissà quanti ignari acquirenti. Esattamente come ha fatto con i disegni del suo amico, dico bene?» - a quelle parole l'uomo impallidì e biascicò a fatica.

«Bé, tanto solo degli idioti, sosterrebbero un ladruncolo da strapazzo come te! Siamo fatti della stessa pasta noi due» - disse beffardamente Hishimoto.

Aoko, intanto, pian piano, aprì gli occhi, sentendosi oramai fuori pericolo, ed allora vide l'elegante figura dell'uomo alla finestra, scendere ed entrare nella stanza con un passo sicuro, mentre riponeva la pistola, all'interno della sua giacca, rispose con fermezza - «No, affatto. Chi apprezza il lavoro di un'artista, come chi fa arte, non deve mai essere considerato un idiota. Se è questo che pensa, forse è perché è proprio lei, ad esserlo.»

«Ma di che diavolo parli? Tu sei solo un volgare un ladro di gioielli!» - ringhiò Hishimoto.

«Un ladro ed un prestigiatore» - precisò Kid - «Chi attende con ansia i miei colpi e ammira le mie imprese, non lo fa perché sostenitore del furto. Al contrario, molti di loro, se fossi un volgare ladro qualsiasi, condannerebbero il mio gesto, fino alla morte. Quindi non è per i furti, che vengo osannato» - disse mentre mostro i palmi delle due mani aperte, per poi chiuderli. Riaprendoli, tra l'indice ed il medio della mano destra comparve una piccola sfera metallica, allora Kid chiuse nuovamente la mano e quando la riaprì, ne stava reggendo tre, stessa cosa avvenne con la mano sinistra. Tutto di fronte allo sguardo del criminale e di una Aoko, entrambi attoniti - «piuttosto...» - Kid lasciò cadere a terra le sei sferette ed al contatto col suolo esse sprigionarono una luce accecante - «...per l'intrattenimento che offro loro con le mie fughe impossibili ed i miei travestimenti. Ed alle volte anche con spettacoli veri e propri, organizzati solo per sorprenderli, lasciandoli senza parole.» - nell'abbagliante luce delle sfere, Hishimoto tentò di recuperare la sua pistola, ma la sentì scattare alle sue spalle e dunque si congelò sul posto. Il ladro fantasma, senza produrre il minimo rumore, si era spostato dalla finestra, al fondo della stanza, verso la fotocopiatrice, ed ora puntava l'arma da fuoco, contro il rapitore di Aoko, con un'espressione di estrema calma sul volto - «Perché è questo il compito di un mago. Fare tutto il possibile per sorprendere, il pubblico con i suoi numeri. Coloro che apprezzano questa arte, sono solo degli eterni fanciulli. Che per una sera, decidono di voltare le spalle alle ombre del mondo reale, per farsi incantare, dalle abbaglianti luci del palcoscenico. Quindi io e te siamo diversi.» - concluse Kid, puntando la pistola verso il soffitto, tenendo le mai in alzate - «Io infatti non ho la minima intenzione di spararti. Rischierei di macchiarmi il completo» - sorrise placido, per poi lanciare, oltre la testa dell'uomo, in direzione della finestra, la pistola come se fosse un boomerang, facendo sì che quella precipitasse al suolo all'esterno dell'edificio, per poi lasciar cadere un'altra sfera, questa volta simile ad una perla bianca, dalla manica della sua giacca. Questa rotolò verso Aoko che la guardò incuriosita. Una volta ferma, la sferetta emise un piccolo spruzzo rosato, che fece cadere addormentata dopo pochi istanti la giovane Nakamori. - «Ho solo intenzione di aspettare» - continuò Kid - «Anche perché sarà qui a breve» - disse facendo un'allusione che Hishimoto non poté comprendere, prima di qualche minuto più tardi - «Quindi perché non ti rilassi ed aspetti l'arrivo della polizia, insieme a me. Visto che oramai non hai via di scampo» - disse Kaito, ponendo le mani dietro la nuca, e guardando Hishimoto, che però irritato si scagliò verso di lui, con le mani tozze. Tuttavia, ciò che poté afferrare, fu solo una manciata di fumo bianco emanata da Kid, che gli aveva nuovamente offuscato la vista, mentre il giovane si era nuovamente spostato verso la finestra, e vi si era appoggiato con le mani in tasca, mentre si poteva avvertire, uno strano rumore, avanzare nella loro direzione.

 

 

POV Kaito/Conan

La macchina dell'Agente Sato sfrecciò come un fulmine fino alla periferia di Haido, presso la zona vecchia della città in cui erano presenti alcuni palazzi abbandonati e dall'aspetto fatiscente. Quando giungerono nell'area designata dalla localizzazione satellitare. La poliziotta ed il bambino, notarono subito un'auto della polizia posteggiata.

«Quella è l'auto dell'Ispettore Nakamori!» - affermò Conan. «”Come pensavo. Kid dev'essere già arrivato”. Agente Sato. Resti qui ad aspettare, gli altri. Il GPS dice che la ragazza si trova in quel palazzo annerito, laggiù. Vado a dare un'occhiata» - disse Conan, mettendosi a correre in direzione del palazzo, rendendo inutili i tentativi dell'agente di fermarlo, anche perché le parve di udire in lontananza, il suono di un'autopattuglia in avvicinamento; ciò convinse Sato ad attendere lì, per indirizzare, esattamente ai colleghi, nel luogo esatto dov'era indicata la presenza della ragazza, una volta giunti anch'essi sul posto.

Conan corse verso l'edificio, che veniva indicato dalle coordinate che venivano mostrate sul suo cellulare. Precipitatosi all'interno della struttura, il ragazzino udì fin da subito la voce di un uomo, che era impegnato a discorrere. Cominciando a salire le scale, finalmente Conan riconobbe quella voce e guidata dal suo tono calmo, giunse in corrispondenza del 3° piano, dove sbirciando dallo stipite della porta, poté osservare Kid in piedi, davanti alla finestra, una ragazza svenuta sul pavimento ed Hishimori, che fissava con sguardo truce, il ladro.

«Stai bluffando!» - ringhiò Hishimoto - «Non c'è modo che la polizia possa trovare questo posto» - affermò - «Ed in caso ci riuscissero...» - Hishimoto, estrasse dalla tasca dei pantaloni, un largo coltello a serramanico, afferrando repentinamente Aoko, attirandola a se - «...avrei pur sempre il mio ostaggio.»

Rapidamente il ladro estrasse la sua pistola spara-carte, puntandola verso Hishimoto - «Lasciala andare!» - lo intimò.

Hishimoto tuttavia rise - «Non mi pare tu sia nella posizione di dettare condizioni» - disse sghignazzando per poi mimare il gesto dello sgozzamento, passando molto vicino alla pelle della ragazza, la fredda lama del coltello.

Kaito trasalì - «Credevi davvero che quella pistola fosse la mia unica arma? Povero illuso. Ed ora abbassa quel giocattolo, da bravo» - ringhiò Hishimoto, con un orribile smorfia animalesca in viso.

Kid cominciò a sudare freddo, e mise le mani aperte in avanti, in segno di mediazione - «D'accordo, d'accordo, ho recepito il messaggio.» - disse Kid, posando la pistola spara-carte a terra ed indirizzandola con un calcio, verso il rapitore - «E' tutta tua. Non ho nessun altra arma di questo tipo» - disse alzando le mani - «Non mi conviene fare scherzi; e siccome non sono uno sprovveduto, giuro che non farò nulla, ma in cambio te lo chiedo per favore: non fare del male alla ragazza » - tentò di temporeggiare ancora il ladro, pensando agitato - “Maledizione! Quanto vuoi metterci ancora ad arrivare, detective? Qui le cose si mettono male.”

Non appena Conan, vide Hishimoto puntare il coltello verso la gola della ragazza, rabbrividì, Kid era con le spalle al muro, e lui non poteva restare lì fermo a guardare. Non ci dovette certo pensare due volte, per regolare le sue scarpe alla massima potenza, e premere il bottone della cintura spara palloni, in modo che uno di questi cominciasse a gonfiare.

«Ottima mossa, ragazzo, ma non posso prometterti nulla» - disse Hishimoto, mettendosi spalle alla porta, continuando a fissare il ladro - «Sai che ti dico, non ho voglia di aspettare di essere circondato. Ora mi allontanerò, ed uscirò da quella porta, poi me la darò a gambe più in fretta che posso, e se provi a fare un passo falso, ti assicuro che squarcerò la gola a questa bella Signorina. Sa troppe cose perché possa salvarle la vita, ma se avrà o meno qualche ora in più da trascorrere in questo mondo, dipende solo da te. Ladro bambino.» - ridendo Hishimoto, fece qualche passo indietro - «Ecco, resta fermo dove sei e non fare movimenti bruschi, ti tengo d'occhio» - giunse alla porta, nel frattempo un lieve rumore di gomma, si udì a contatto col pavimento. L'uomo con il codino, si girò lentamente, riferendo al ladro un ultimo avvertimento - «Non osare muoverti finché non sono fuori di qui altrimenti-» - disse.


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«PRENDI QUESTO!» - la voce di Conan, risuonò di colpo alle orecchie del rapitore, che venne colpito qualche istante dopo, da una fortissima pallonata in piena faccia, che praticamente lo fece ripiombare di peso, nella stanza che aveva appena lasciato. Il coltello cadde a terra, scivolando nei pressi del futon impolverato, posto in fondo alla stanza e l'uomo rimase svenuto a terra, con una dormiente Aoko, che le stava sdraiata sopra, ignara di tutto.

Conan sospirò, raggiungendo l'uomo, oramai privo di sensi - «Appena in tempo»

Anche Kid, si lasciò andare ad un sospiro, per stendere i nervi. Temeva che ormai, Conan non sarebbe arrivato in tempo, ma per fortuna si era sbagliato - «Nice, Grande Detective!» - si complimentò il prestigiatore, alzando il pollice - «Ottima tempistica» - disse facendogli l'occhiolino, ed avvicinandosi ad Aoko. La prese in braccio e la adagiò, sul pavimento poco lontano, in modo da liberarla dalle corde e dal bavaglio - «Certo se fossi arrivato con un po di anticipo, mi avresti risparmiato i sudori freddi, ma dal momento che è finita bene, posso ritenermi soddisfatto»

Kaito una volta liberata la ragazza, la pose dolcemente con la schiena contro una parete della stanza, in modo che non rimanesse sdraiata accanto a quell'uomo orrendo che l'aveva rapita. Conan, intanto rimase sulla soglia, a fissare l'indaffarato ladro dal mantello bianco.

«Sì... anche tu non te la sei cavata male, Kid. O forse dovrei chiamarti, con il tuo nome... Kaito Kuroba?» - chiese il detective, attendendo una reazione da parte del ladro.

Il cuore di Kaito ebbe un sussulto, ma convinto che la sua doppia vita non fosse in pericolo, sorrise in maniera accondiscendete - «Quando hai capito, che avevo preso il suo posto?» - domandò, camminando per la stanza e mettendosi spalle al muro, contro la parete opposta a quella dove il giovane detective si trovava.

«A dire il vero, meno mezz'ora fa» - ammise serenamente Shinichi - «inizialmente ho sospettato ci stessi solo seguendo tramite una qualche microspia o che avessi preso il posto dell'Ispettore Nakamori, solo quando ho ricevuto, come ho detto, circa mezz'ora fa, una telefonata del Professor Agasa in cui mi diceva che Haibara, aveva avuto un dubbio, quindi ho ricollegato diversi elementi poco chiari. Ma per quanto ci pensi, c'è ancora una cosa che non ho capito: perché hai fatto tutto questo? Perché intrometterti in questa faccenda?» - domandò Conan, con l'indice poggiato contro il mento.

«Bé, sei tu il detective tra noi due, giusto?» - ribatté retoricamente Kid - «Dovresti cercare di arrivarci da solo, no?» - il ladro pose le mani dietro la nuca sorridendogli - «Però, se proprio non trovi una spiegazione che ti convince a pieno, ti dirò le mie ragioni.» - Kid, mosse la mano destra, alzando l'indice, e sporgendosi in avanti col busto - «Ma ad una condizione: Raccontami la verità su questo caso. Io infondo, sono solo un semplice ladro, che inganna la gente con qualche gioco di prestigio. Che cosa vuoi che possa saperne di omicidi e rapimenti. In quello, il massimo esperto sei tu. Dico bene?»

Conan lo osservò leggermente confuso per qualche istante, ma poi un ghigno di sfida, si presentò sulle sue labbra - «D'accordo.» - disse abbassando lo sguardo per un secondo verso il pavimento - «Ti racconterò, come secondo me, si sono svolti i fatti; e farò anche un tentativo per quanto riguarda il tuo ruolo all'interno di esso.» - disse alzando poi di nuovo lo sguardo verso Kid - «E tu interverrai quando, riterrai che sarò fuori strada. E' questa la tua idea?» - chiese il piccolo, spostandosi dalla porta ed appoggiandosi al muro adiacente per stare più comodo.

«Esatto, mio giovane amico. Consideralo un piccolo confronto, mentre aspettiamo l'arrivo della polizia. Ci stai?» - sul viso di Kid, si palesò un sorriso furbo, che venne subito contraccambiato dal piccolo Conan.

«Ma certo» - acconsentì - «Riporterò i fatti, partendo da alcuni indizi che sono venuti a galla durante l'arco dell'indagine, che però precedono gli avvenimenti delle ultime 22 ore.» - anticipò, per poi cominciare ad esporre in maniera lineare tutto ciò che aveva potuto dedurre, nel corso dell'indagine - «E' bene puntualizzare che i tre protagonisti di questa vicenda, vale a dire: Yusuke Amano, Fuyuki Hishimoto e Niji Sakata, erano compagni di classe, quando frequentavano il liceo, dunque si conoscevano da ben prima dei tragici eventi a cui abbiamo potuto assistere indirettamente. Probabilmente al tempo del liceo dovevano essere anche grandi amici, ma il loro legame, ha finito per il logorarsi una volta guadagnato il diploma. Una volta ottenuto, infatti, Amano frequentò la facoltà di ragioneria, diventando in seguito banchiere, Sakata frequentò l'istituto d'arte e trasformò la sua passione in una professione, sostenendosi economicamente agli studi con un lavoretto part-time, mentre Hishimoto non volle frequentare l'università, né trovarsi un lavoro e visse con sua madre, almeno fino alla morte do quest'ultima. Quando la casa della donna, venne messa in vendita a causa della sua dipartita, Hishimoto che non aveva il becco di un quattrino, si ritrovò per strada, dove fu coinvolto in diverse risse ed addirittura denunciato per aggressione. Probabilmente è a questo punto della storia, che fa il suo ingresso in scena Sakata, che ormai è diventato un'abile disegnatore e che vorrebbe guadagnare con la sua arte. Hishimoto, poteva essere andato a trovarlo per chiedere aiuto, o forse si erano incontrati per caso, fatto sta che i due devono aver parlato molto ed Hishimoto, una volta venuto a conoscenza del sogno di Sakata ed aver constato la straordinaria qualità dei suoi lavori, ha pensato bene di sfruttarlo a suo vantaggio, spacciandosi un rivenditore di quadri affermato o comunque Manager di qualche compagnia. Come abbiamo potuto notare, Sakata è un tipo passivo e manipolabile, quindi non deve essersi fatto troppi dubbi o domande ed ha accettato l'aiuto del vecchio compagno di corso, mosso da una cieca fiducia, nella vecchia amicizia di un tempo – ciò lo si può desumere dal fatto, che Sakata, postava ogni sua opera sulla sua pagina web; se fosse stato pienamente consapevole della fine che facevano i suoi lavori, a rigor di logica, non avrebbe postato certo in rete, a suo nome, qualcosa che potesse facilmente incriminarlo –. Hashimoto quindi mise in atto una strategia davvero geniale, vendendo le tele originali di Sakata per pochi spicci, per poi convincerlo a creare qualcosa di diverso, di nuovo... qualcosa di profondamente illegale. Lo spinse infatti a realizzare, delle riproduzioni di famosi dipinti, prendendo di esse solo una piccola porzione o una caratteristica distintiva, ma comunque qualcosa di riconducibile alle suddette opere. Così, le tele di Sakata, non potevano essere considerate vere e proprie copie del quadro originale, ma allo stesso tempo, Hishimoto, poteva mettere online le tele spacciandole per autentiche, alla mercé di compratori inesperti, per cifre davvero esorbitanti. E le cose per un po andarono anche bene, se non fosse che Hishimoto, purtroppo, per quanto furbo è anche il classico tipo dalle mani bucate. I guadagni finivano col non essere mai abbastanza e per produrre tele di buona qualità, ci vogliono i materiali adatti, per cui, anche Hishimoto tenne conto dell'antico vincolo che lo legava un tempo ad Amano, quando si recò da lui per chiedere un prestito alla banca. Deve aver anche aperto un conto corrente cointestato con Sakata, sul quale sarebbero stati depositati, man mano i nuovi risultati delle truffe da lui perpetrate – di sicuro per evitare d'incorrere nel problema precedentemente citato –, per maggiore sicurezza posso pensare che Hishimoto abbia convinto Amano a diventare garante del prestito, da lui richiesto, e la prima volta almeno, Amano non ci vide nulla di strano, in quanto un vecchio amico era venuto a chiedergli una mano, per risollevarsi da una brutta situazione-» - Kaito, a questo punto del discorso, alzò la mano destra mimando il gesto dello “Stop” - «Oh, che c'è?» - gli domandò il giovane Kudo.

«Posso sapere cosa intendi con “risollevarsi da una brutta situazione”? Sospetti che Hishimoto, abbia usato la patetica storiella della madre e della perdita della casa in cui viveva con lei, per impietosire il signor Amano?» - domandò il ladro, che intanto si era spostato verso la fotocopiatrice, ed aveva preso in mano i diversi fogli, con le stampe del suo biglietto falso, fissandole attentamente e con fare assorto.

«Sì, almeno, è quello che mi sembra più plausibile. Infatti, lo si può capire dal movente del delitto, che Amano non era affatto uno sprovveduto.» - disse Conan, per poi ricollegarsi alla sua affermazione precedente - «Come stavo dicendo, Hishimoto ha persuaso Amano a fargli da garante per un prestito, così da reperire il materiale, con cui Sakata avrebbe prodotto altri falsi di qualità, che avrebbero portato loro nuovo guadagno. Da quel momento in poi, Hishimoto non dovette più preoccuparsi di rimanere a corto di liquidi, anzi gli affari andavano talmente bene, che poté permettersi anche generosi prelievi allo sportello, pur rimanendo di fatto un nulla tenente, poiché pagava in contanti, e passava le sue notti qui, in questo edificio abbandonato e lontano da occhi indiscreti. Può sembrare una mossa assurda, ma è una buona idea, soprattutto se svolgi un attività illecita da milioni di yen. Ed è proprio qui che viene il bello: conoscendo Hishimoto da anni, Amano sapeva bene che non era mai stata una cima per quanto riguardava il sopravvivere alle avversità, quindi quei numeri esorbitanti, sia per accrediti che per prelievi, dopo un po finirono per insospettirlo. Amano sospettò, infatti che si trattassero di introiti poco puliti e di essersi messo in qualche tipo di pasticcio, a causa del quale avrebbe potuto rischiare grosso, perdendo non solo il posto, ma anche la sua sudata reputazione. Quindi pensò bene di parlare dei suoi sospetti al suo capo, che visionati a sua volta i movimenti di quel conto, concordò con i sospetti del sottoposto, facendo partire una denuncia, ai danni dei due intestatari. Nella denuncia, si può identificare il movente dell'omicidio di Amano.» - Kid fermò per la seconda volta.

Il ladro, era ora intento a fare in mille pezzettini i falsi biglietti, firmati a suo nome, ma non aveva comunque perso una parola del ragionamento del detective - «Si sa come è morto?» - domandò.

«Ah, sì. Ho chiesto a Ran di inviarmi un messaggio non appena Shiratori avesse comunicato loro qualcosa.» - disse, mentre ricercava il messaggio in questione tra quelli ricevuti più recenti - «Ecco... dice che gli hanno sparato alla testa, con una calibro 45, sulla quale sono state ritrovate le impronte di Hishimoto Fuyuki. Le tracce ematiche ritrovate tra i cespugli del parco Beika, confermano che l'omicidio è avvenuto lì. Inoltre dalle stime del medico legale, l'assassino era alto quanto il Signor Amano, quindi non può essere stato che lui, ad eliminarlo.» - detto ciò, Conan mise nuovamente il cellulare in tasca, ed osservò Kid stranito - «Ma che ti salta in mente!?» - sbottò Conan, nell'osservare cosa stesse combinando il ladro, mentre, preso nella ricostruzione dei fatti, non gli aveva prestato attenzione - «Quelle sono prove, non puoi farci quello che ti pare!» - disse avvicinandosi a lui e rubandogli di mano, i fogli ancora integri, per poi piegargli ed infilarli nella tasca della sua felpa.

 

«Rilassati, lo sai che sei sembrato proprio il Detective Kogoro? In ogni caso, non c'è da preoccuparsi, Hishimoto ne ha stampate talmente tante copie, che se un paio diventano coriandoli, nessuno se ne lamenterà più di tanto» - replicò Kid, sorridendo in direzione del ragazzo, che mostrò un espressione infastidita, poiché sapeva, che dopotutto il mago aveva ragione.

«Posso andare avanti?» - gli chiese dunque, imbronciato.

«Certo, e perdona la mia interruzione» - Kaito, rispose beffardamente, e con falsa umiltà, cosa che irritò maggiormente il giovane Shinichi, che si schiarì la gola, prima di riprendere, da dove era stato interrotto.

«Come stavo dicendo: la denuncia ha scatenato furia omicida di Hishimoto, che è culminata l'altra sera con il delitto, commesso al parco Beila. Prima che tu me lo chieda-» -lo precedette Conan, notando che Kid era già pronto a fermarlo ancora, per fare una domanda - «In tutto questo, Sakata è stato solo una vitti,a. Vittima di raggiri e situazioni sgradevoli, che lo hanno portato a collaborare sia alla replica dei falsi quadri, sia all'occultamento di cadavere ed al rapimento, del tutto contro la sua volontà. O meglio, Hishimoto ha fatto a Sakata un lavaggio del cervello tale, che è riuscito a far sì che Sakata, fosse in parte consenziente, almeno riguardo al rapimento. D'altra parte – e qui mi ripeto, ma è necessario – hai assistito anche tu all'atteggiamento arrendevole e contraddittorio che ha assunto all'arresto e alla centrale, no? E' stato chiaramente manipolato e dato in pasto a situazioni tremende, con le quali probabilmente lui da solo, non avrebbe avuto nulla a che vedere.» - il piccolo detective fece una pausa, sospirando profondamente - «questo per quanto riguarda l'omicidio. Ora passiamo al rapimento. Se per te va bene, salterei la ricostruzione del rapimento, dato che sia da racconto della ragazza che dalle immagini della telecamera di sorveglianza, la dinamica mi pare abbastanza chiara; piuttosto mi concentrerei sull'idea di Hishimoto ed il ruolo di Sakata. Tu che dici?» - domandò Conan voltandosi in direzione di Kid, per una conferma.

«Per me va benissimo» - acconsentì il mago, che ora era impegnato a raccogliere i pezzettini di carta da lui sparsi poco prima sul pavimento, racchiudendoli tutti nella mano destra. Quando ebbe finito, strinse il pugno e vi soffiò all'interno. Quando dischiuse la mano, Conan lo vide reggere un aeroplanino di carta, che Kid poi lanciò, lasciando che questo svolazzasse per la stanza.

Sul viso di Conan, a quell'atteggiamento da parte del mago, si formò un piccolo sorrisetto inebetito - “Ma gli pare il momento di mettersi a fare certi trucchi da due soldi?” - si chiese poi ridacchiando, nervosamente. Kid dopo che l'aereo ebbe svolazzato per qualche attimo, schioccò le dita, e dopo una fumata di colore bianco, che ricoprì l'aereo, rendendolo invisibile per qualche secondo, il fumo si diradò di colpo, dissipato da un battito d'ali, ed una colomba volò via dalla finestra dello stabile in disuso. Conan, tornò a guardare il mago, e sospirò, per qualche strana ragione, ebbe una voglia matta di chiudere quel confronto con lui, il prima possibile, se non altro per non assistere ancora al disinteresse del suo ascoltatore, nei confronti delle sue parole - «Credo che originariamente le intenzioni di Hishimoto, fossero molto elementari: rapire la ragazza, perché aveva sentito e visto troppo, chiedere un riscatto e d infine ucciderla, in modo da non avere testimoni. Tuttavia, una volta scoperta la vera identità, della figlia dell'Ispettore, tramite il tesserino scolastico della giovane, Hishimoto si è messo in testa di sfruttare il tuo nome – probabilmente incappando in qualche articolo in cui eravate citati sia tu che l'Ispettore Nakamori – per duplice scopo. Depistare le indagini e guadagnare vendendo le copie del biglietto falso, realizzato dal compare, su internet, esattamente come aveva fatto sin ora con i quadri, dello stesso Sakata. Dunque, Hishimoto ha provveduto a fare una copia del biglietto e ad inviare l'originale, con su le impronte di Sakata a Nakamori, per fargli credere che fosse opera di Kid, ed allo stesso tempo per incastrare il compare, come unico responsabile del sequestro. Non è riuscito a fare lo stesso con l'omicidio, probabilmente perché preso dall'ira, ma quanto al rapimento ha deciso di fare le cose per bene, lasciando ben poche tracce. Scommetto che è stato Sakata a guidare la macchina di Amano, anche quando i due hanno lasciato la sua casa, per andare chissà dove. Hishimoto, aveva pianificato tutto in modo che se la polizia gli avesse scoperti, prima del tempo, tutte le colpe del caso sarebbero ricadute su Sakata, in modo che su di lui ricadesse solo l'accusa di omicidio, e non anche quella di sequestro di persona. Ma quando, è cambiata la strategia riguardo al rapimento, sono anche cambiati i piani riguardo la sua sorte. Hishimoto,infatti, vedendo che la polizia non era ancora sulle sue tracce, ebbe comunque cura di incastrare Sakata per il rapimento, mandandolo a ritirare il riscatto, ma decise di darsela a gambe con la ragazza prima che fosse troppo tardi. Così ha preso la ragazza e la macchina di Amano e si è rifugiato qui alla periferia di Haido, convinto che Sakata, pressato dagli agenti, avrebbe rivelato il luogo in cui avevano portato la ragazza. Come pensava infatti, gli agenti sono arrivati a casa di Amano, non trovando però indizi su dove si potessero essere diretti, rapitore ed ostaggio. Il resto del piano era alquanto semplice: avrebbe eliminato la testimone, preso le copie dei biglietti falsi che aveva prodotto in serie, guidato fino alla baia di Tokyo, liberandosi così dell'auto ed infine si sarebbe diretto all'aereo porto, comprando un biglietto aereo per l'Europa, con i pochi contanti, non rintracciabili, ancora in suo possesso. Sarebbe dunque andato all'estero, dove avrebbe smerciato gli avvertimenti falsi di Ladro Kid, guadagnando sulla sua fama e truffando – come ormai era divenuta sua abitudine fare – ignari acquirenti, vivendo una vita da nababbo e con una nuova identità. Aveva architettato un piano niente male, non aveva però calcolato, che il Ladro fantasma in persona, si sarebbe intromesso nella realizzazione dei suoi propositi, con l'intento di riabilitare la sua immagine. Giusto, Kid?» - Conan alzò lo sguardo verso la parete dove Kid era rimasto per quasi tutta la durata della sua ricostruzione, tuttavia, non lo vide, perché egli si era spostato, in direzione della finestra, giusto qualche attimo prima.

«Esatto» - rispose il ladro, il cui mantello veniva smosso ritmicamente, dalla brezza serale, mentre guardava fuori dalla finestra; sentendo però lo sguardo del rivale puntato verso di lui, si voltò, appoggiandosi con i gomiti sul davanzale e fissandolo con un sorriso di sfida - «Quindi? Come pensi che io abbia agito, in questa situazione? Riesci a ricostruire le mie mosse, signor detective?» - chiese.

«Naturalmente» - replicò Conan, ricambiando il sorriso del ladro - «Analizzerò le tue mosse, passo dopo passo non temere» - affermò sicuro di sé, per poi passare a ricostruire la vicenda, come secondo lui, si era svolta attraversò gli occhi del ladro. - «Credo che ti sia trovato immischiato in questa storia, a partire dai dipinti falsi. Forse alcuni dei tuoi complici, ti hanno avvertito della cosa e ti sei incuriosito, ed hai cominciato ad indagare. Ti sarai sicuramente infiltrato tra gli impiegati dell'ufficio postale e mentre eri in cerca dei dipinti falsi, devi esserti imbattuto invece nel tuo finto annunciò indirizzato a Nakamori, così hai deciso di vederci chiaro. Ti sei travestito da postino ed hai consegnato a Nakamori la sua posta a mano, con lui devi aver incontrato anche Kaito Kuroba, figlio del famoso mago scomparso Toichi Kuroba, compagno ed amico d'infanzia della figlia dell'ispettore. Probabilmente, avevi preso informazioni su di lui, in quanto molto vicino all'Ispettore, dopotutto è tua abitudine studiare affondo i famigliari e le conoscenze delle persone vicine a chi ti da la caccia, per usare le stesse a tuo vantaggio. Intuendo, quindi, che il ragazzo avrebbe seguito la questione del rapimento da vicino, hai posizionato su di lui una microspia ed hai seguito la faccenda da lontano per un po. Hai saputo così, che saremmo passati dal Dottor Agasa, per localizzare il cellulare della figlia di Nakamori, e quando Kuroba si è allontanato per andare in bagno, hai preso il suo posto, ponendoti il presupposto di passare a prendere una copia degli occhiali, facendo una chiamata con il mio cellulare, al dottore, anche se non capisco in che modo tu ne sia entrato in possesso. Dopo di ché, siamo andati insieme al Poirot dove le indagini della polizia, hanno chiarito i diversi punti oscuri sul rapimento della ragazza. Ci siamo poi recati tutti al parco Beika, dove Sakata è stato arresto. Il tuo proposito di recuperare gli occhiali con localizzatore, lo hai masso in atto nel tragitto tra il parco e la centrale di polizia. Dove hai presumibilmente addormentato Kogoro, Takagi e Nakamori con il gas soporifero, guidando poi fino a casa del dottore, travestito da Hattori – in quanto avevi riferito al dottore che sarebbe stato lui a ritirare gli occhiali, poiché si trovava a Tokyo, a causa di un caso da risolvere –. Dopo di ché liberatosi del travestimento, tornato ad assumere le vesti di Kaito Kuroba, hai portato i tre alla centrale e spostato indietro le lancette degli orologi, in modo che non si accorgessero della quantità di tempo trascorso. Dunque hai assistito come tutti noi, all'interrogatorio di Sakata, che asseriva di non sapere dove si trovasse la ragazza, in quell'arco di tempo, il Professor Agasa, mi ha avvertito del tuo inganno e tu ne hai approfittato per allontanarti, rubare l'auto della polizia e recarti fin qui. In modo da smascherare gli imbrogli di Hishimoto. Anche se ti sei lasciato dietro vari indizi, come la chiamata fatta al dottore, che non ti sei preso il disturbo di cancellare dalla mia cronologia. Questo mi fa pensare, che speravi che lo scoprissi...» - Conan ghignò - «Ottima idea, comunque, quella di prendere le parti del figlio di un mago, come copertura. Non avresti avuto problemi con Nakamori, in quanto il ragazzo è amico d'infanzia della figlia e data la naturale somiglianza che lo accomuna al sottoscritto è logico pensare che prendere il suo posto dev'essere stato per te un gioco da ragazzi, ho ragione Kid?» - chiese in tono tagliente il giovane investigatore - «Oppure, devo presupporre, che quello sia il tuo vero aspetto?»

 

Kid sorrise - «Chi può saperlo.» - disse - «Potrebbe anche essere...» - avanzò il ladro, verso il suo piccolo rivale - «Oppure, esiste solo unaltro sosia di Shinichi Kudo. Non l'hai mai sentita quella vecchia leggenda: “Nel mondo esistono sette sosia per ognuno di noi”, o cose di questo tipo»

«Non dirmi che credi davvero a questo genere di sciocchezze?» - domandò sogghignando Conan.

Kid, sorrise - «Certo che no» - rispose il mago - «Ma devi ammettere, che sarebbe piuttosto interessante. Dopotutto, anche la bella addormentata laggiù, potrebbe ricordarti molto, una certa persona, di tua conoscenza. Non trovi?» - disse voltandosi a dare uno sguardo alla ragazza. Conan allora si sporse, leggermente oltre la figura dell'uomo in bianco, per fissare la figlia di Nakamori. Per un attimo, gli sembrò di vedere Ran, lì addormentata, cosa che lo spinse a scuotere la testa, per poi guardarla ancora una volta, per assicurarsi che non fosse lei. Inebetito, fissò il mago per qualche istante, egli aveva un espressione serena in volto - «Se davvero non esistono sette persone simili a noi in tutto il mondo, allora, possiamo dire che si tratti di “Magia”... forse.» - disse, per poi tornare alla finestra, poggiandosi ad essa nello stesso modo di poco prima - «Comunque, mi dispiace deluderti, grande detective. Ma nella tua ricostruzione, che mi riguarda, ci sono ben due falle» - disse componendo il numero due con la mano destra.

«Davvero? Quali?» - domandò Shinichi, incuriosito.

«Molto semplice. In verità, non conoscevo la faccenda dei quadri sin dal principio. E' stato quel bizzarro avviso con la mia firma, a farmi interessare alla faccenda. Ho scoperto della faccenda dei quadri falsi, solo ora, grazie alla tua ricostruzione. Non ne avevo la minima idea. Dopotutto, non sono un ladro d'arte, ma di gioielli.» - spiegò Kid abbassando una delle due dita - «Per quanto riguarda la mia entrata in scena, ci sei andato molto vicino. Non ho preso il posto di quel ragazzo, dopo che si è recato all'interno dei bagni pubblici, bensì qualche minuto prima. Il vero Kaito Kuroba, infatti ha perso secondi preziosi mentre ti veniva dietro. A quel punto lo preceduto e ti ho raggiunto. Ricordi, quando per fermarti, ti ha afferrato per il cappuccio della felpa?» - domandò Kid e Conan annuì.

«Aspetta vuoi dire...-!»

«Sì, quello ero io, ed è stato così che ti ho sottratto il cellulare, mio caro detective. Il giovane Kaito, deve aver assistito alla scena da poco lontano, perché una volta entrato nel bagno, mi ha raggiunto e affrontato. A quel punto come ormai, avrai inteso, l'ho addormentato con il mio fedele gas soporifero e poi l'ho rinchiuso in uno dei cubicoli della toilette. Chissà se è riuscito a uscirne o se ancora sta beatamente sonnecchiando, ignaro di tutto» - sorrise il ladro, abbassando anche il secondo dito - - «Inoltre sappi che, non rimpiango di essermi lasciato delle tracce alle spalle, altrimenti sia io che la signorina, ce la saremmo vista davvero brutta» - affermò Kid.

Conan sorrise, e si voltò a guardare lo svenuto Hishimoto, sul pavimento - «Non c'è di ché» - disse.

«Senza contare» - concluse Kid - «che anche se fossi stato ben attento a coprire ogni mia traccia, sono più che sicuro, che quella ragazzina, ti avrebbe comunque fatto sorgere dei dubbi, visto che non mi ha tolto gli occhi di dosso per un secondo e tu avresti finito con lo smascherarmi ugualmente» - Kid si riferì ad Haibara, ed alla sua innata diffidenza, mostrata sia nei confronti di Kaito stesso che del suo travestimento, da Heiji Hattori. Conan lo intuì e sghignazzò.

”Tipico di Haibara” - pensò, mentre un lontano rumore di sirene, cominciava ad essere udibile.

«Bé, mio giovane amico» - disse Kid, lanciando verso il ragazzino, gli occhiali che aveva sottratto al dottore, quel pomeriggio - «Credo che sia meglio che mi muova, prima che l'Ispettore Nakamori, arrivi per arrestare oltre ad Hishimoto, anche il sottoscritto» - disse, raccattando da terra – oltre che la sua pistola – uno dei tanti fogliettini stampati da Hishimoto, per poi agitarlo un paio di volte per aria. Conan lo vide compiere questo gesto e lo guardò con un'espressione incredula, prima di capire – una volta che il foglietto smise di ondeggiare, che le parole sul forglietto erano cambiate, formando un nuovo messaggio. Dopo di ché Kaito, si avvicinò ad Aoko e si piegò su di lei, ostruendo a causa del suo mantello, la visuale al piccolo Conan.

«Che stai facendo?» - chiese un incuriosito Conan, che cercava inutilmente di sbirciare, oltre la figura in bianco, nella speranza di capirci qualcosa.

«Rilassati... non è quello che credi» - disse semplicemente Kid, per poi scherzare dicendo - «Per chi mi hai preso, per una specie di maniaco?»

Conan allora sospirò, per poi rimanere in silenzio, avendo però la strana sensazione, che gli stesse sfuggendo qualcosa, seppur senza sapere cosa, di preciso.


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Intanto Kid, appuntò il messaggio sulla divisa di Aoko, fissandolo con una rosa blu, che fece apparire tra le sue mani. Una volta terminato, con quel piccolo accorgimento scenico, lo sguardo del ladro, si posò sul viso sereno della ragazza, che dormiva profondamente. Una sensazione di tepore gli riscaldò il petto: era lì di fronte a lui, sana e salva e senza nemmeno un graffio. Quella bimba così sconsiderata, si era messa davvero in una brutta situazione, ma per fortuna, adesso era al sicuro. Il ladro fantasma, rapito da quella visione angelica, passò delicatamente un indice sulla sua fronte per sistemarle la frangetta spettinata, poi lasciò scivolare cautamente la punta delle sue dita, lungo la sua guancia, mentre un caldo sorriso, gli si palesò sul volto. Era successo ancora: una debole sensazione di Deja vù, balenò nella mante di Kaito. Non era la prima volta che Aoko si andava a cacciare in qualche guaio, obbligandolo a fare di tutto, pur di ritrovarla e riportarla a casa. Più di una volta poi, l'aveva osservata dormire. La sua espressione così calma, lo spingeva a chiedersi molte cose, tra cui anche, che genere di sogni cullassero, le sue notti. In una di quelle occasioni, ricordava perfettamente, di quanto avesse dovuto lottare contro i suoi stessi impulsi, per non replicare le gesta del padre, rubando un bacio dalle sue labbra; non poteva di certo farlo, non nelle vesti di Kid, mentre lei galleggiava placida, nel mondo dei sogni. No, avrebbe aspettato un momento migliore, una volta sgominata la banda di criminali, responsabili della morte di suo padre, ed una volta che Kaitō Kid, non sarebbe stato più strettamente necessario, allora sì, Kaito Kuroba avrebbe finalmente calato la maschera dal suo viso, mostrando ad Aoko, anche quella parte di sé. Quel ladro fantasma, da lei tanto detestato, che così tante volte, aveva potuto ammirare al chiaro di luna il suo viso, struggendosi per il fatto, che avrebbe potuto, al limite, solo sfiorarla, per poi dover tornare sui suoi passi, per l'ennesima volta.

La voce di Conan, purtroppo, interruppe lo stato di contemplazione, in cui Kid era lentamente scivolato - «Alla fine però, non hai risposto alla mia domanda» - disse il giovane investigatore - «Perché ti sei dato tanto da fare?» - chiese - «Non hai fatto tutto questo, solo per salvare la tua immagine o per smascherare una truffa. Allora per quale motivo?» - domandò.

Kid si voltò per un attimo a guardare il ragazzino, per poi sorridergli e fissare ancora una volta Aoko - «Una ti ho detto una cosa... “Tieni d'occhio la tua ragazza”, ricordi?» - pronunciò sorridendo il mago.

«Sì, durante il caso del Dirigibile dirottato dai terroristi» - annuì Conan.

«Già, quando ti sei fatto defenestrare e mi hai costretto a salvarti la pelle» - disse con un finto tono di superiorità, Kaito, scatenando un'occhiataccia da parte del suo interlocutore.

«Quindi? Cosa c'entra ora quella vecchia storia? »

«A dire il vero non molto» - confessò, e Conan reagì con una risatina infastidita, stava per ribattere quando Kid, riprese a parlare, alzandosi lentamente in piedi - «Se non fosse che...» - articolò adagiò, spingendo il ragazzino a frenare qualunque intervento, grazie alla serietà e pacatezza che mise nel suo tono - «Anch'io come te, ho qualcuno da proteggere, dai pericoli del mio mestiere.» - detto questo, si voltò verso Conan, con il sorriso sulle labbra - «Io e te abbiamo molto in comune, Detective-kun. Forse è proprio per questo che siamo destinati ad essere rivali» - disse rivolgendogli uno sguardo di sfida.

«Non credo proprio. Io non ho assolutamente niente in comune, con un ladro come te» - ricambiò Shinichi.


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I due si fissarono per qualche istante, quello era il loro modo di mettere la parola fine a quella faccenda; la prossima volta, sarebbero stati nuovamente l'uno contro l'altro.

Kid alzò le spalle e sorrise divertito e lo stesso fece Conan, quindi il primo si diresse verso la finestra, con andatura elegante, ed alzando la mano destra affermò - «Allora arrivederci, Grande Detective» - Conan sorrise, guardandolo arrampicarsi sul cornicione e spigare le sue bianche ali. Stava quasi per spingersi fuori, quando, Conan lo fermò:

«Aspetta Kid!» - questo si voltò con aria confusa.

«Cosa c'è? Altri dubbi?» - domandò.

«Una domanda.» - precisò l'altro - «Durante il caso del dirigibile, prima che te andassi, cosa hai fatto a Ran?» - chiese di colpo, cogliendo impreparato, il ladro gentiluomo, che dovette rifletterci per diversi istanti. Per aiutarlo a ricordare, Conan aggiunse - «Cos'era “quello”?»

Al suono di quell'aggiunta Kid schioccò le dita - «Ah, ma certo “quello”!» - esclamò, ricordando di colpo, il suo tentativo di baciare la ragazza, fingendosi Shinichi, nonché il suo “fatale errore”, di spingersi un po troppo oltre, portando una mano sul posteriore della ragazza, smascherandosi in questo modo, con le sue sole forze. Effettivamente si era lasciato allettare una po troppo dall'occasione, servitagli su un piatto d'argento, di rubare un bacio ad una bella ragazza, quale la fidanzata del suo rivale, per giunta, a causa di un equivoco da lui creato e dimenticato. Purtroppo o per fortuna però, il suo gioco era stato scoperto e fu costretto a rinunciare ad un così ricco bottino. Poco male, dopotutto, non sarebbe stata una mossa da galantuomo approfittarsi così dell'ignara fanciulla. Era quindi stato ben felice di andarsene con un nulla di fatto e soprattutto senza un occhio nero, provocatogli dalle mosse di Karate della ragazza, poiché fu distratta da Conan, appena in tempo, permettendogli di congedarsi con un elegante baciamano, sparendo quindi nella notte.

«Quindi, cos'era?» - ripeté con impazienza Shinichi, proprio come un bambino,

Kaito non poté far a meno di sorridere - «”Quello” era...» - cominciò e vide il suo rivale annuire e poi subito dopo stranirsi quando vide Kid, alzarsi di scatto e protendersi verso il vuoto - «Te lo dirò quando sarai più grande!» - disse facendogli l'occhiolino, per poi gettarsi dalla finestra e planare in volo in lontananza, con la rapidità di un fulmine. Mentre Kid scese a terra nei pressi del retro del palazzo e si mise a correre per recuperare la sua divisa scolastica, lasciata sul tetto di quello adiacente, pensò - “Il resto lo lascio a te, Grande Detective. Prenditi cura di Aoko, mentre non ci sono”.

«Ma che-» - Conan non appena lo vide saltare giù, corse alla finestra, in tempo per vederlo sparire. Inutile dire che rimase profondamente deluso, ed ancora ignaro di cosa Kid avesse fatto a Ran - “Come sarebbe a dire: “te lo dirò quando sarai più grande”?! Che diavolo ha combinato quel maledetto ladro?!” - chiese a sé stesso infastidito, per poi spostare lo sguardo all'interno della stanza - “Piuttosto... quella frase..”

«Anch'io come te, ho qualcuno da proteggere, dai pericoli del mio mestiere» - Conan, ricordò, che Kid avesse guardato fisso la ragazza, che ancora dormiente giacente contro una parete - “Non c'è modo...dico bene?”


 

Nel frattempo un paio di auto della polizia ed un ambulanza arrivarono sul posto. Dalle auto uscirono Nakamori, Megure, Kogoro, l'agente Takagi e l'agente Chiba. Conan attirò la loro attenzione, facendo sì che la ragazza venisse portata nell'ambulanza, dall'agente Takagi. Riprese i sensi dopo pochi minuti era un tantino infreddolita, ma niente di più di questo. L'Ispettore Nakamori arrivando, si fiondò verso la figlia e constatando che stesse bene, scoppiò in un pianto disperato, per poi venire distratto dalla vista della sua auto, che scoprì subito dopo, essere stata “presa in prestito” da Kid. Oltre a quello, vennero trovati altri tre biglietti: quello appuntato sulla divisa di Aoko, in cui si dispiaceva per l'accaduto e dimostrava la sua avversione per l'utilizzo del suo nome come capro espiatorio per un rapimento, uno tra i finti biglietti stampati da Hishimoto, in cui spiegava che quelli erano appunto dei falsi, così come diverse opere d'arte, da lui smerciate e prodotte da un'inconsapevole Niji Sakata. Ed infine un terzo, rinvenuto nella tasca della sua giacca, dall'agente Takagi, assieme al set da trucco e pettine da lui rubati, in cui chiedeva di restituirli, a nome suo e ringraziava per il disturbo.

Kaito, approfittando del trambusto, si cambiò e simulò il suo arrivo dall'esterno dell'area in disuso, correndo verso il gruppo di luci, ed arrivando, ansimante, vicino a Conan, che aspettava poco lontano dall'auto dell'agente Sato.

«Ah, Kaito-niichan!» - esclamò il bambino, non appena vide il liceale in divisa, arrivare - «Dove ti eri cacciato? Erano tutti preoccupati per te.» - gli riferì, mentre lui cercava di calmare il finto fiatone.

«Quel... Kid... mi ha rinchiuso... in quel bagno.» - pronunciò il ragazzo - «Ci ho mezzo mezz'ora ad uscirne.» - disse una volta ripreso il controllo del respiro - «L'Ispettore mi ha poi scritto, che Aoko era stata localizzata, alla periferia di Haido...»

«Non dirmi che hai corso fin qui?» - gli domandò il bambino, osservando l'espressione affaticata del ragazzo e la sua pelle lucida, simulata con un po d'acqua piovana, trovata nell'edificio, poiché un buco sul soffitto del palazzo aveva provocato infiltrazioni al suo interno. Il liceale prese il suo fazzoletto dalla tasca e si asciugò dal sudore, ma dalle pieghe del fazzoletto, cadde un quarto biglietto di Kid. - «Huh? Che cos'è questo?» - chiese.

«Oh, un biglietto di Kid!» - esclamò Conan, con un tono infantile.



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«Cosa?!» - Kaito allora lo lesse ad alta voce  -«”Prendo in prestito il tuo nome e la tua faccia per un po. Spero non me ne vorrai, mio giovane collega. Nel frattempo, spero ti sia goduto il tuo sonno. -Kaitō Kid”» - lesse per poi arrotolare il biglietto in questione e gettarlo alle sue spalle, borbottando - «Ma quale “collega”, io non ho assolutamente niente in comune con un volgare ladro del genere!» - esclamò infastidito e Conan rise a quella frase.
 

Come ti capisco” - pensò Conan, divertito.

«Ad ogni modo, dov'è Aoko?» - domandò al ragazzino accanto a lui.

«E' laggiù» - affermò Conan indicando l'ambulanza posteggiata poco lontano. Kaito vide Aoko, illuminata dalla luce interna del mezzo, con una coperta sulle gambe ed una tazza fumante tra le mani. - «Grazie mille ragazzino» - sorrise il ragazzo e la raggiunse a passo tranquillo.

Avvicinandosi pian piano, la piacevole sensazione calda di sollievo, tornò a pervadere il suo corpo. Quando Aoko, alzò lo sguardo dalla bevanda calda ed il suo sguardo incontrò quello del ragazzo, i suoi occhi profondi, azzurri come l'oceano, si illuminarono di un lieve scintillio. In un gesto meccanico si alzò dal retro dell'ambulanza e poggiò la tazza e la coperta. Kaito si era fermato a qualche metro di distanza, con un'espressione placida in volto. Appena Aoko ebbe libere le mani, si voltò verso di lui e gli corse incontro.

«Stai bene adesso, Ahoko?» - disse apostrofandola al suo solito, dandole dell'idiota (Aho), fondendo l'insulto al suo nome, proprio come quando lei gli dava dello stupido, chiamandolo “Bakaito”. Il suo tono di voce, però non faceva trasparire rabbia, quindi faceva intuire che il tutto fosse percepibile come uno scherzo - «La prossima volta che vuoi un po di attenzione, cerca di trovare qualcosa di meglio che farti rapire» - disse simulando un lamentoso rimprovero, pronunciato da lui ad occhi chiusi - «Si sono tutti preoc-» - le parole di Kaito si frenarono di colpo, poiché sentì qualcosa ricadere pesante sul suo petto. Il ragazzo allora aprì gli occhi di scatto ed abbassò lo sguardo. Aoko era lì, con il viso schiacciato contro il suo petto e con le mani aggrappate al tessuto della sua divisa. Seppur soffocati, Kaito, poté udire i singhiozzi della sua amica d'infanzia. Dopo essere rimasto qualche minuto immobile, Kaito liberò un respiro, mentre un sorriso calmo, si disegnò sul suo volto. Quella dolce bimba dall'aria triste, che aveva conosciuto molti anni orsono, aveva coraggiosamente superato, una situazione a dir poco straordinaria. Kaito pose la sua mano destra, sul capo di Aoko, per cercare di trasmetterle un po di tranquillità.

«E' tutto finito, Aoko» - disse, ed ella rispose annuendo ed allentando la presa sui suoi vestiti, per poi allontanarsi, ed asciugarsi le lacrime salate, che le avevano arrossato leggermente gli occhi limpidi.

«Ti chiedo scusa, Kaito» - mormorò Aoko, mentre stava finendo di asciugare le lacrime dal suo viso.

«Scema» - le sorrise - «Non pensarci più. Adesso torniamo a casa e dimentichiamoci di questa storia. Essere stata rapita, non è una giustificazione realistica, per cui non ti crederebbero, a scuola» - disse in tono ironico, per poi aggiungere - «E non dimenticare, che questa domenica, dobbiamo andare insieme a quello spettacolo di magia, dico bene?» - disse sorridendole. Quella frase, poteva sembrare la cosa più sciocca che si potesse dire a qualcuno appena uscito da una situazione, nella quale aveva appena rischiato la vita, ma sortì l'effetto da lui desiderato. Aoko, lo fissò per un attimo, poi annuì con un gran sorriso in volto. Poco dopo Nakamori li raggiunse, ed accompagnò Aoko nella sua auto.

 

Era tempo di lasciarsi alle spalle quella brutta esperienza, e tornare ognuno alle proprie case.

 


 

Il giorno seguente, le testate dei principali giornali nipponici e quotidiani online, presentavano la notizia dell'arresto di Hishimoto Fuyuki con l'accusa di truffa aggravata, omicidio di primo grado, sequestro di persona e tentato omicidio. Le accuse contro Sakata Niji furono di concorso in omicidio, contraffazione e favoreggiamento. I giudici non furono però tanto sciocchi da sbatterlo in cella con lo stesso numero di anni di Hishimoto, infatti gli fu offerto un patteggiamento, in modo che potesse lasciarsi tutta quella brutta storia alle spalle, il prima possibile. C'erano anche diverse pagine dedicate a Kid, che parlavano del suo contributo, volto alla risoluzione del caso e di come avesse salvato la figlia dell'ispettore Nakamori, suo “acerrimo nemico”, per poi sparire senza lasciare tracce, nel buio della notte.

Kaito non poté che rallegrarsi, leggendo parte di quegli articoli, che documentavano di come tutto fosse finito bene. La storia era oramai di dominio pubblico, infatti quando quella mattina, Aoko Nakamori, varcò la porta della 2-B, non poté evitare di essere riempita di domande, su come fosse andata la faccenda o come stesse dopo quella brutta esperienza.

«Aoko! Ho letto della cosa sui giornali. Stai bene? Ero tanto preoccupata» - aveva detto Keiko correndole incontro, non appena la vide quella mattina, scoppiando in lacrime, nell'immaginare cosa potesse aver passato, la sua amica in quei terribili momenti.

Aoko aveva tranquillizzato tutti, ripetendo più e più volte che stava bene, e che ormai quel che aveva passato era solo un brutto ricordo, non volendo che nessuno si preoccupasse troppo per lei. Perfino la superba Akako, si era rallegrata vedendola sana e salva, cosa che puzzò un po agli occhi di Kaito, che preferì ignorarla, piuttosto che trovarsela appiccicata come una zecca.

«Ben 25 pagine dedicate a Kaitō Kid. Sembra che per un giorno, tu sia diventato eroe nazionale» - gli aveva sussurrato passando accanto alla sua sedia, facendoli venire i brividi per il disgusto, quando gli aveva passato due dita sul collo, insinuando che fosse il ladro.

«Ti ho detto... mille volte! Io non sono Kaitō Kid! Dacci un taglio Akako!» - sbuffò voltandosi di scatto verso la finestra, in modo da respingerla, senza doverlo fare davvero. Al contrario di quanto aveva ipotizzato, Akako non attuò nei suoi confronti nessun tipo di minaccia, semplicemente se ne andò ridendo, con quella sua tipica irritantissima risata, per qualche motivo che sfuggì alla comprensione di Kaito - “Questa donna mi infastidisce” -sbottò nei suoi pensieri, poco prima di venire richiamato, da un'altra voce , proveniente dall'ingresso dell'aula.

«Sia ringraziato il cielo!» - affermò la voce. Quando Kaito si voltò, seppur sapendo di chi si trattasse, ebbe un moto di sorpresa quando vide Hakuba, tenere le mani di Aoko tra le sue affermando - «Ho saputo quello che è successo. Se solo fossi stato informato prima, avrei fatto l'impossibile per liberarti dalle grinfie di quei criminali. Sono sollevato nel constatare che tu stia bene, Aoko-san» - disse facendole il baciamano, ed allontanandosi poi da lei.

Hakuba Bastardo! Ma quale “Avrei fatto l'impossibile per liberarti”! Un detective buono a nulla del tuo calibro, non riuscirebbe a trovare nemmeno la sedia su cui è seduto. Se Aoko avesse dovuto fare affidamento su di te, in questo momento non ci sarebbe che da piangere.”

«Per farmi perdonare» - proseguì - «Ho intenzione di annullare tutti i miei impegni.» - sentenziò - «Quindi se quell'invito è ancora valido, sarei lieto di accompagnarti» - si propose porgendole un qualcosa – un foglietto, con il nome di un ristorante, vicino al luogo in cui si sarebbe tenuto il famoso spettacolo di magia, al quale Aoko, aveva intenzione di partecipare – con il suo solito charm londinese.

«Ecco...» - lo interruppe tuttavia la ragazza - «A proposito dell'invito...» - disse, per poi chiedere ad Hakuba di porgerle l'orecchio, in modo che nessuno, compreso Kaito potesse cogliere neppure una parola. Il ragazzo lì guardò stranito, ma non fece in tempo a chiedersi che stessero dicendo che Hakuba, riprese a parlare.

«Capisco, allora le cose stanno così» - disse ed Aoko annuì - «D'accordo, non c'è problema, ti ringrazio ugualmente di tutto, Aoko-san» - disse il ragazzo, per poi dirigersi verso il cestino della spazzatura, per gettare qualcosa, passando proprio accanto al banco di Kaito - «Pare che per questa volta, la vittoria sia tua, Kuroba-kun» - disse per poi allontanarsi, come se nulla fosse.

«Eh?» - Kaito non capì a cosa si riferisse, ma era stranamente sicuro, che centrasse, in qualche modo la rosa blu, che aveva regalato ad Aoko la sera precedente, mentre questa dormiva e che ora lei sfoggiava, fieramente tra i capelli, come un fresco accessorio. A pensarci bene, anche la positività che gli aveva mostrato quella mattina, quando era andato a svegliarlo per la colazione, era qualcosa di bizzarro, sembrava avesse vinto un altro concorso, tanto era esaltata.

Questa mattina sono impazziti tutti!” - si disse Kaito - “Che stia girando uno strano virus?”

 

 

POV Aoko

La gioa di Aoko, non poteva essere compresa, né da Kaito né da nessun altro in quella stanza, che tentava disperatamente di confortarla, dopo la brutta esperienza che aveva passato, ma Aoko, non sembrava turbata. Anzi, era proprio lei, che con il suo sorriso, placava le ansie ed i timori che la circondavano e tutto grazie a quella piccola rosa blu, che quella mattina aveva indossato tra i capelli.

L'aveva trovata appuntata sulla sua divisa, mentre veniva accompagnata da due infermieri, nell'ambulanza. Si trovava assieme ad un biglietto di Kid il ladro, che però non aveva fatto in tempo a leggere, dal momento che suo padre, si era messo a sbraitare contro di lui.

«Prima mi ruba la macchina di servizio e poi osa allungare le mani su mia figlia!» - aveva urlato in preda alla rabbia - «Maledetto Kid! Non la passerai liscia! Ti prenderò!»

Aoko sorrise e subito dopo sospirò, posando il suo sguardo sulla rosa, così familiare per lei - «Capisco. Allora è stato Kaitō Kid, eh?» - mormorò la ragazza a bassa voce.

«Ti sbagli, Onēchan!» - una vocetta sottile, rispose alla sua domanda retorica. Aoko allora abbassò lo sguardo, notando un bambino che sorridente, era posto di fronte a lei. La ragazza, riconobbe la voce del ragazzino, che le aveva suggerito, la strategia del GPS, per telefono. Dopo qualche istante di silenzio, Conan riprese a parlare - «Quella rosa, non è da parte di Kid» - affermò - «E' un regalo di Kaito-niichan»

«Eh? Di Kaito?» - domandò Aoko, battendo le palpebre ripetutamente. Il bambino annuì.

«Esatto. Quando abbiamo scoperto, dove il signor Hishimoto ti aveva portato, Kaito-niichan, ha lasciato la centrale di polizia e senza nemmeno aspettare gli agenti, si è messo a correre fin qui. E' stato così veloce, da arrivare prima di tutti quanti» - raccontò - «Ma non prima di Kid. Quando Kaito-niichan è arrivato, Kid stava per scappare e poco dopo, io sono arrivato qui, con un'agente e ho visto Kaito-niichan correre fuori dal perimetro della zona. Probabilmente ora, starà inseguendo Kid» - ipotizzò il piccolo. Aoko sembrò sorpresa, mentre poco lontano, Conan poté notare, qualcuno avvicinarsi di corsa in lontananza - «Ah, eccolo dev'essere tornato! Vado a dare un'occhiata!» - esclamò il bambino, correndo, in modo da raggiungere la figura, poco lontano.

Aoko guardò il bambino, correre via, ed abbassò di nuovo lo sguardo sulla rosa blu, sorridendo - "Alla fine, sei venuto da me sul serio. Aoko, ne era sicura”. - pensò rigirando il debole ed indifeso fiorellino, per lo stelo, un paio di volte - “Grazie, per avermi salvata...Kaito”

 

 

POV Conan/Kaito

La notizia del rapimento era ovunque, giornali, articoli online, servizi televisivi. Era praticamente sulla bocca di tutti, e di sicuro, lo sarebbe rimasta almeno per i due giorni a venire. Anche mentre Ran, Conan e Sonoko, stavano camminando in direzione del liceo Teitan, questa storia, era onnipresente e citata in ogni dove.

«”Che hai detto?!”» -urlò un esterrefatto Hattori alle orecchie del suo amico Kudo - «”Lui avrebbe qualcosa a che fare con la figlia dell'Ispettore di polizia, rapita dai quei due truffatori?!”»

«Così pare» - rispose Conan, mentre camminava al fianco delle due ragazze.

«”E poi? Ha aggiunto altro” » - domandò l'investigatore di Osaka, curioso.

«No, niente di particolare» - ribatté Conan, non parlando ad Heiji dalla questione di Ran, per evitare di essere preso in giro dall'amico - «Ad ogni modo... sembrerebbe quasi la trama di una soap opera, se fosse vera, una situazione del genere» - commentò il ragazzino.

«”Disse il detective, rimpicciolito da una strana pozione, opera di un'organizzazione criminale, che obbliga la sua ragazza ad aspettare il suo ritorno, pur vivendo stabilmente a casa sua”» - ironizzò Heiji, in tono drammatico, rivangando l'attuale situazione dell'amico.

«Lasciami in pace!» - sbuffò Conan - «E poi, si può sapere, da che parte stai?» - Hattori rise e si scusò.

«”Okay, scusami scusami. Comunque, passata l'influenza?” » - chiese cambiando totalmente argomento.

«Sì. Sembra che concentrarmi sul caso, mi abbia rimesso in forze. Strano, ma vero» - confessò il detective in miniatura.

«”E' naturale!”» - replicò Heiji - «”I casi sono la medicina perfetta, per curare un investigatore”» - scherzò, mentre in lontananza si poté sentire un debole:

Heiji! Che stai combinando?! Se non ti muovi arriveremo in ritardo” - «”D'accordo”» - rispose, questo in rimando - «”Scusami Kudo, ora devo proprio scappare”»

«Okay» - rispose quest'ultimo - «Non fare arrabbiare troppo la tua ragazza, intesi?» - lo punzecchiò, Shinichi in replica al suo precedente scherzo. Heiji non rispose e lo salutò in modo apatico, per poi riattaccare. Quando ebbe concluso la conversazione, ripose il telefono nella tasca, per poi venire attirato, dalla voce gracchiante della giovane Suzuki.

«Ah, che meraviglia!» - esclamò Sonoko, scorrendo la notizia sul suo cellulare - «E' pensare che hai potuto stare vicino a Kid-sama per quasi un giorno intero! Come ti invidio Ran!» - sospirò la ragazza, con aria sognante.

Scommetto che Sonoko, ha capito poco è niente di tutto quello che è successo” - si disse ridendo il giovane occhialuto.

«Anche se così fosse, non dimenticarti che abbiamo avuto a che fare con un caso di omicidio e rapimento, Sonoko» - la rimproverò Ran, fissandola con un sorrisetto fievole.

«Ma tutto è andato finire bene, giusto?» - ribatté Sonoko - «Quindi non c'è motivo di prendersela.» - disse sorridendo e continuando a pensare al suo idolo, in bianco.

Come pensavo... non le interessa nient'altro, riguardo al caso”

Le ragazze, si misero poi a chiacchierare d'altro e Conan continuò a camminare, al loro fianco. Lo sguardo del ragazzino, si fermò per un attimo su Ran, che rise spensierata, mentre parlava con la migliore amica di sempre. Anche Conan, sorrise a quella vista, per poi alzare gli occhi al cielo. Shinichi in quel momento, ripensò alla buona azione fatta la sera precedente: quando aveva esposto alla figlia di Nakamori, una storia ricostruita sulle gesta del suo amico d'infanzia, che era, in realtà stato messo K.O. da Ladro Kid diverse ore prima, facendolo passare come un'eroe ai suoi occhi. Si chiese con curiosità, come fosse andata a finire quella storia e se i due ragazzi, si fossero ripresi da quella brutta esperienza.

Mah, in ogni caso, che sia come credo oppure no... per lo meno quel Kid, avrà un altro genere di rivale, contro il quale doversi confrontare.” - pensò tra sé il giovane detective, che dopo il fallimento, nel ricattare Heiji con la storia di Kazuha, decise di tentare nuovamente a fare Cupido – seppure non avrebbe mai saputo, se la sua mossa, avrebbe prodotto dei risultati. Un sorriso soddisfatto, si formò sulle sue labbra, mentre giungeva presso i cancelli della scuola elementare Teitan e salutava Ran e Sonoko, lasciandosi dunque alle spalle, l'intera faccenda, conclusasi con un lieto fine.



 

A lezioni iniziate, mentre la Professoressa Konno, stava spiegando un nuovo argomento di Matematica, il silenzio della classe, venne spezzato da un forte rumore, proveniente da uno dei banchi, verso il fondo dell'aula.

«Etchiù!» - uno starnuto assurdamente rumoroso, provenne dal banco di Kaito Kuroba, che spinse l'intera classe a voltarsi, mentre il mago, si puliva rapidamente il naso da una candela di muco, che aveva seguito il frastuono.

«Ti senti bene Kaito?» - domandò Aoko, voltandosi verso il banco accanto a lei, piegando la testa di lato, con aria, interrogativa in volto - «Ti sei preso il raffreddore?»

«Non è niente!» - ribatté Kaito, per poi rivolgere lo sguardo verso la finestra, con un espressione seccata - “Dev'esserci davvero, un qualche strano tipo di virus in giro.” - sbuffò tra sé, il ragazzo - “oppure qualcuno sta parlando male di me...” - ipotizzò, mentre il suo sguardo cadde, sul suo mini-tablet poggiato sul suo banco, ancora acceso ed aperto su un articolo di Kid, per il quale Kaito, sospirò lievemente - “Diamine! Questa doppia vita, alle volte... è davvero fastidiosa...”.

 

 

 

Anche Shinichi, o per meglio dire Conan, quando arrivò in classe, fu bombardato da quella notizia così sensazionale.

«Ehi hai sentito Conan?» - gli corsero incontro i Detective Boys, capitananti da Genta, che aveva attirato per primo la sua attenzione.

«Kid, ha sventato una truffa, ai danni della collezione d'arte esposta al museo Haido» - cominciò Mitsuhiko, tutto esaltato.

«Ed ha salvato la figlia di un poliziotto, che era tenuta in ostaggio!» - concluse Ayumi sorridendo - «E' stato proprio un super eroe, come lo Yaiba Mascherato! Vero?» - disse voltandosi, cercando l'approvazione dei suoi due compagni, che annuirono con convinzione.

«Certo, un eroe silenzioso, che alla fine di tutto, fugge nella notte, spiegando le sue bianche ali. Proprio una visione romantica.» - intervenne Haibara, mentre si sedeva al suo posto, poco lontano, in tono ironico - «...peccato che non ci fosse lì nei paraggi, un certo Anti-Kid di nostra conoscenza, pronto a catturarlo.» - terminò con un sorrisetto lieve, rivolto a Conan, che rise con un'espressione ebete di rimando.

Ma che simpaticona” - pensò, per poi rispondere ai ragazzi - «Ha fatto una buona azione, niente di così eclatante. D'altronde, non poteva farsi passare per un criminale peggiore di quanto non lo sia già, non credete?» - i ragazzi, che non erano al corrente dell'intera vicenda, non capirono affatto quella frase, ma se ne dimenticarono presto, dato che la maestra Kobayashi, entrò in aula, chiedendo a tutti di prendere il proprio posto. Conan sospirò e rivolse per un attimo lo sguardo fuori, il cielo si stava facendo nuvoloso.

Eppure... quel Kaito Kuroba... mi è familiare, come se lo avessi già incontrato, in passato, da qualche parte, per qualche motivo...” - pensò Shinichi, mentre il cielo cominciava a farsi scuro - “Mah, non importa!”.

Mentre osservavano entrambi, il panorama esterno dei rispettivi edifici scolastici, un ricordo lontano, tutto d'un tratto, colpì entrambi, sia il ladro che il detective. Trasportandoli indietro nel tempo, di ben un anno.






«Si può sapere, perché devo venire a fare Shopping con te, di punto in bianco?» - sbuffò Kaito, tenendo entrambe le mani dietro la nuca, e guardando in aria, parlando in tono scocciato, mentre trasportava già due sacchetti in plastica rigida, colmi di acquisti, con su il nome di due negozi differenti - «Non ne ho proprio voglia!»

«Te l'ho già detto! Chikage-san, ha specificato: “Porta con te anche Kaito e trovagli qualcosa di bello” » - gli piegò per la terza volta Aoko, che camminava al suo fianco, rivolgendogli lo sguardo mentre parlava - «Ha detto che tornerà presto a casa, giusto? Sarebbe bello se trovasse all'aeroporto, un Kaito elegante, ad aspettarla, no?»

Questo sbuffò - «Non cambierebbe proprio nulla. E poi a mia madre non interessano questo genere di sciocchezze» - rispose burbero il ragazzo.

Aoko allora sospirò - «Sei proprio un insensibile, Kaito. Bè, vorrà dire che toccherà ad Aoko rimediare, per la felicità di Chikage-san» - disse poi in tono fiero.

«Va bene, va bene. Allora vediamo di sbrigarci a raggiungere il prossimo negozio, prima finiamo, meglio è.» - disse affrettando il passo, obbligando Aoko, a corrergli dietro.

«Ah, Kaito! Aspettami!» - gli urlò, ma lui continuò a procedere spedito.

 

«E dai Ran, torniamo indietro, non ne vale la pena!» - disse uno Shinichi che raggiunse il passo della ragazza, dopo essere rimasto, alle sue spalle, per un po - «Ragiona a quest'ora la proiezione sarà già iniziata, il bigliettaio non ci farà mai entrare!» - tentò di convincerla a tornare indietro il ragazzo.

«Non è detto, potrebbe anche farci entrare, invece» - ribatté la ragazza.

«E come intenderesti convincerlo? A colpi di Karate?» - disse scherzosamente il ragazzo, incorrendo nella razione, indignata della ragazza.

«Ma cosa dici, non farei mai una cosa del genere!» - esclamò - «Gli spiegheremo quello che è successo, dopotutto, è colpa tua Shinichi, se siamo in ritardo. Se non ti fossi messo a correre dietro quel ladro, non saremmo mai arrivati in ritardo» - gli infacciò la ragazza, per poi dargli di nuovo le spalle - «O magari, ti lamenti così tanto, perché non vuoi venire al cinema assieme a me?» - domandò, in tono triste.

«Cosa avrei dovuto fare?» - chiese, il detective - «Lasciarlo scappare, mentre mi passava davanti. Non ho avuto scelta!» - si giustificò - «Comunque va bene, facciamo un tentativo, potrebbe andarci anche di lusso.» - acconsentì.

«Grazie Mille! Dopotutto tu sei un famoso detective, giusto? Potrebbe essere anche un tuo fan e non dire niente» - rise Ran per poi mettersi a correre - «Andiamo, Shinichi! »

«Ohi, rallenta Ran!» - la ammonì il ragazzo, non venendo però ascoltato.

 

Ran dunque, sbatté involontariamente contro un ragazzo che stava arrivando dalla direzione opposta, questo non subì il colpo, ma lei, sbattendogli contro, venne spinta all'indietro, rischiando di cadere al suolo. Una mano, però la afferrò per la vita e le impedì la caduta.

Aoko che stava correndo per raggiungere Kaito ad un certo punto, si sentì mancare la terra sotto i piedi - «Waaaah» - gridò, mentre con le mani in avanti, si preparava all'impatto con l'asfalto, tentando di ripararsi il viso. Poco prima dell'impatto, tuttavia, un paio di di braccia, la afferrarono per gli avambracci.

««Presa!»» - esclamarono due voci maschili, contemporaneamente.

 

Ran, si ritrovò dunque tra le braccia di un ragazzo a lei sconosciuto, mentre allontanava il braccio da lei - «Tutto bene?» - chiese Kaito, alla ragazza - «Dovrebbe stare attenta mentre è per strada, signorina.» - disse.

Ran scosse la testa, arrossendo leggermente, allontanandosi dal ragazzo - «Affatto. Mi dispiace tanto.» - disse con un lieve inchino.

Aoko che chiuse gli occhi, consapevole del male che avrebbe provato con la caduta, li dischiuse lentamente, sentendosi aiutare a rimettersi in piedi, da una forza a lei, ignota. Riaprendo gli occhi, vide che un ragazzo sorridente, la stava aiutando - «C'è mancato poco» - affermò Shinichi, allontanandosi dalla ragazza - «Ti sei fatta male?» - chiese.

Aoko, scosse la testa per dissentire - «Ti ringrazio» - disse.

«Figurati» - sorrise il ragazzo - «L'importante e che tu stia bene. »

Quando le due coppie si riunirono, i ragazzi si voltarono verso le rispettive amiche d'infanzia.

«Stai bene, Ran?» - domandò il detective, ed ella annuì - «Questo è quello che succede se ti metti a correre in strada!» - l'ammonì, scatenando in lei, una nota d'imbarazzo.

«Hai ragione»

«Cavoli, sei sempre la solita imbranata, Aoko. Come si fa ad inciampare sul nulla? » - la rimproverò Kaito, costatando che la ragazza stesse bene.

Aoko reagì, come sempre, con fastidio contro il suo amico d'infanzia - «Come ti permetti! E' solo colpa tua, che ti sei messo a camminare in fretta, tutto a un tratto!»

«Tutte scuse tipiche di un'imbranata» - scherzò Kaito, facendo arrabbiare Aoko ancora di più. Quella scenetta, così simpatica, fece ovviamente sorridere Ran e Shinichi.

Ad un certo punto, Shinichi notò qualcosa sbucare, dalla tasca della giacca della divisa scolastica di Ran, e l'avvisò di questo dettaglio - «Guarda Ran, cos'hai nella tasca?» - chiese.

Lei controllò e ne trasse fuori, una rosa rossa - «Oh, e questa!? » - esclamò sorpresa.

«Per scusarmi di poco fa» - sorrise Kaito, facendole l'occhiolino. Questo gesto, fece rabbuiare per un attimo il volto dell'investigatore liceale, mentre Ran, ringraziava del bel dono.

«Ti ringrazio, è davvero bellissima» - sorrise la ragazza tendola tra le mani ed ammirandone il colore scarlatto.

«E' un cliché.» - intervenne Aoko poco dopo, così che Ran le rivolgesse lo sguardo - «Kaito è figlio di un mago molto famoso, e fa spesso di questi giochetti. Quando ci siamo conosciuti, mi ha regalato una stupenda rosa blu, per presentarsi, la cosa mi sorprese davvero molto.» - raccontò brevemente la ragazza - «Ma ora, comincio a sospettare, che lo faccia con tutte le ragazze carine che incontra» - disse con serietà. Ran reagì con un esclamazione di sorpresa e Shinichi, si rilassò, se era così non doveva aver nulla da temere.

«Difficile che una come te, possa essere scambiata per una bella ragazza» - ribatté Kaito, con aria di sufficienza, beccandosi subito dopo un calcio sulla gamba, da parte di lei.

«Che razza di maleducato! » - sbuffò Aoko, in modo infantile. Dopo un'altro paio di battute, scambiate tra i due, Shinichi notò a terra un fazzoletto e si chinò a raccoglierlo. Era bianco, con una fantasia fiorata azzurra.

«Ran, questo fazzoletto, è tuo per caso?» - le chiese. Ran scosse il capo.

«No, il mio è qui» - disse traendone uno dalla tasca posteriore della gonna.

Aoko, per sicurezza, allora controllò nelle sue tasche, visto che quel fazzoletto, sembrava molto simile al suo. Non lo trovò e dunque fece subito due più due - «E' di Aoko» - disse - «Dev'essere caduto prima quando sono inciampata»

Shinichi dunque lo restituì, sorridendo - «Ecco a te» - mentre Aoko riprese il suo fazzoletto dalle mani del ragazzo, gli si avvicinò, un po come quando i bambini, si sporgono in avanti, per premere il loro viso, contro il bancone dei dolciumi in pasticceria, per fissarlo da più vicino.

«Eppure, ho la sensazione di averti già visto da qualche parte prima d'ora» - mormorò, ma fu perfettamente udibile da Ran, che parlò in coda alla sua affermazione.

«Forse l'hai già visto in Tv o sui giornali.» - ipotizzò la ragazza - «Shinichi, è un famoso detective, dopotutto.»

«Davvero? Un investigatore privato? Che figata!» - Shinichi rise imbarazzato, dicendo che non era niente di speciale. Questa volta fu la faccia di Kaito, che si fece scura, all'eccitazione mostrata da Aoko, nei confronti del ragazzo.

«Se sei un detective» - cominciò a dire, di colpo Kaito - «ti sarai fatto un bel po di nemici. Meglio che ti guardi le spalle, amico.» - disse in tono serio, poteva apparire quasi come una minaccia, ma nel contesto rilassato tra i quattro, era niente più che un consiglio spassionato, che col senno di poi, si rivelava quasi profetico.

«Cosa? Nemici?» - ripeté lui confuso - «Nah, non è possibile. Dopotutto sono solo un semplice liceale, che si diverte a ficcare il naso in giro. Che potrà mai succedere» - disse ridacchiando.

«Chi può saperlo.» - disse - «Un giorno, potrebbe presentartisi davanti un rivale molto abile, che potresti fare fatica a battere. Magari, un ladro?» - disse in maniera ipotetica - «Detective e Ladri, sono nemici naturali, dico bene?» - domandò - «Come quel personaggio letterario, Arsène Lupin, e l'Ispettore che gli da la caccia, per esempio» - disse sorridendo, scatenando un sorriso simile, sul volto del ragazzo.

«Bé, sarebbe senza dubbio interessante» - affermò Shinichi, sostenendo lo sguardo del coetaneo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Aoko guardò il suo orologio, per capire che ore fossero e subito dopo, esclamò - «Oh no, è tardissimo!» - disse, facendo compiere istintivamente lo stesso gesto, da parte di Ran che confermò.

«E' vero!» - Ran allora si rivolse a Shinichi - «Potremmo fare ancora in tempo, per lo spettacolo delle 18, ma dobbiamo correre, Shinichi» - questo annuì.

Aoko invece, afferrò il braccio di Kaito - «Se non ci sbrighiamo, il negozio chiuderà» - affermò tirandolo - «Grazie di tutto.» - disse inchinandosi verso i due ragazzi, che fecero lo stesso.

«Figurati» - rispose lui.

«Grazie a voi » - ribatté Ran, sorridendo e ringraziando specialmente Kaito, che prima l'aveva aiutata.

«E stato un piace- woah!» - tentò di replicare quest'ultimo, che non riuscì però a terminare la frase, in quanto venne strattonato con forza da Aoko - «Ehi, aspetta un attim-» - nulla, lei cominciò a correre, obbligando Kaito a fare lo stesso, per non ritrovarsi a terra.

I due che lì guardarono allontanarsi, si guardarono per un momento e poi cominciarono a ridere di riflesso. Una volta che l'ilarità del momento svanì, Ran sorrise all'amico.

«Andiamo?» - chiese.

«Certo» - annuì il ragazzo, che subito dopo, venne afferrato per il polso da Ran, che cominciò a correre in strada, tutta felice e sorridente.

Mentre correva, trascinato dalla ragazza, Shinichi non poté far a meno di sorridere, pensando - “Accidenti. Non ha imparato proprio nulla, da questa esperienza. Vero, Ran?”.


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Quel ricordo, era rimasto sopito per molto tempo, ma appena riaffiorò, i due non poterono fare a meno di sorridere.

Giusto, è stato quella volta” - sorrise Conan, per poi tornare a guardare il cielo,

Kaito a sua volta sorrise tra sé - “Pare io abbia colto nel segno, Grande Detective. Anche se non immaginavo, di essere proprio io quell'avversario, né che tu ti rimpicciolissi...”. - pensò, per poi voltarsi a guardare la ragazza, seduta accanto a lui - “In ogni caso... tu non sei cambiata per niente da allora, Aoko”

La ragazza, sentendosi osservata, si voltò con espressione confusa - «Cosa c'è?» - chiese.

Lui, si voltò dunque nuovamente verso la finestra - «Non è niente!» - affermò Kaito, senza però perdere il sorriso - “Mah... in fondo, questa vita, non è poi così male” - pensò mentre alzava gli occhi al cielo.















L'Angolo dell'Autrice:
Ed eccoci giunti alla fine di questa avventura.
Spero che la storia vi abbia intrattenuto e spero nelle vostre recensioni, per sapere cosa ve n'è parso.
Quello che so per certo, e che ho scritto frasi talmente melensi che per un anno sono a posto (≧▽≦)
Spero solo  di non avervi trasmesso il diabete. u_u  Ah, ci tengo a chiedere scusa per aver esagerato con Hakuba.
L'ho reso troppo damerino - ma mi serviva qualcosa che infastidisse Kaito -. Mi scuso per tutti i piccoli errori tra punteggiatura e battitura, spero non vi abbiano disturbato troppo, nella lettura. Con questo vi saluto e spero di riuscire a scrivere qualcosa di decente in futuro.
Vi ringrazio del vostro tempo.  Saluti.                                                                                                                     -Irene_Violet

P.S: Benché il caso in sé sia concluso, leggendo la fine del 6° File del 1° volume del Manga di Magic Kaito, mi è venuta un'idea per un breve capitolo Special. Non è un'aggiunta alla storia, solo un'idea simpatica, per lasciarvi con un sorriso in più. Spero vi diverta!.







 

 


Riferimenti:
Testo

•Movie 14 - Il Dirigibile perduto nel cielo, Detective Conan.
•EP n° 6 di Magic Kaito 1412
•File n° 5 del Manga di Magic Kaito
Immagini
Conan, Movie 14 - Il Dirigibile perduto nel cielo, Detective Conan
•Aoko, EP n° 10, Magic Kaito 1412 (Modificata)

Originali
•Biglietto di Kaitō
Kid

   
 
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