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Autore: Moriko_    10/08/2017    3 recensioni
Una raccolta di one shots sull’Universo 10.
Alcune storie - principalmente Missing Moments - sui personaggi che popolano questo Universo, in particolare sulle divinità.
[Episodi dal 53 al 131 di Super]
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1. Like a family
2. A story of blood and despair
3. Bonds
4. Like brother and sister
“All’improvviso le venne in mente un’idea, con la quale probabilmente sarebbe riuscita a rendere felice il piccolo elefante.
«Ho trovato! Le canto una ninna nanna, così ci addormentiamo tutti e due… Insieme!»
Dallo stesso comodino da cui aveva preso lo specchio, Cus recuperò un fazzoletto di stoffa, e agitandolo dolcemente iniziò ad intonare una melodia rasserenante per il nuovo arrivato.”
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Black Goku, Gowasu, Zamasu
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N: Salve a tutti, sono tornata per aggiornare questa raccolta.
Dopo l’introduzione dello scorso capitolo, a dire il vero non ho più nulla da dirvi riguardo la struttura generale della raccolta, per cui passiamo subito oltre!

Secondo racconto: A story of blood and despair.
Questa storia è ambientata nella linea temporale di Trunks del Futuro, e questa volta i protagonisti sono Cus e Rumsshi. Per questo motivo, ci sono alcuni spoiler legati alla saga di “Mirai” Trunks (Episodi 47-67) riguardo il destino di una certa persona che - ahinoi! - coinvolge anche gli altri con un effetto domino.
Mi sono sempre chiesta quale sia stata la fine che ha avuto il Rumsshi della linea temporale di Trunks del Futuro alla morte di Gowasu. Questa che seguirà è una mia visione personale (e assolutamente discutibile) delle vicende accadute sul pianeta dell’Hakaishin dell’Universo 10, mentre sul pianeta dei Kaiōshin Black si stava per incontrare con lo Zamasu di quella linea temporale…
Ovviamente, sia Rumsshi che Cus non avevano idea del cosa stesse succedendo nella dimora di Gowasu… ecco, a meno che a Cus non sia venuto in mente di verificare dal suo scettro e così permettere al povero Rumsshi di mandare a quel paese Zamasu per ciò che aveva appena fatto. (XD)
Ma diciamo che io la penso diversamente su questo argomento. Ho sempre immaginato Rumsshi non prendere bene in simpatia l’apprendista di Gowasu proprio a causa del suo punto di vista sui mortali, mentre Cus osservarlo in atteggiamento “neutrale” e a volte anche discutere pacificamente con lui riguardo questi argomenti. Nonostante ciò, le due divinità lo rispettano e - anzi - adorano bere il suo tè; perciò mi diverto ad immaginarli mentre, insieme a Gowasu, organizzano spesso un sacco di “Tea Party”!
Invece, riguardo il rapporto tra Cus e Rumsshi… beh, nemmeno qui non sappiamo molto; tuttavia da quel poco che abbiamo visto su di loro (la riunione degli Hakaishin nell’Episodio 85 e le due scene ambientate sul pianeta dei Kaiōshin dell’Universo 10 negli Episodi 90-91) e il loro breve profilo che si trova sul sito della Toei sembra che il legame che li unisce sia di forte complicità. Per cui, ho supposto l’esistenza di un rapporto anche affettivo - al di là di quello puramente “professionale” tra queste due divinità, e l’ho resa oggetto di questa storia.
Tutto qui, non ho altro da aggiungere. Auguro buona lettura a tutti!

Nota: E anche a questo giro si ringrazia stellaskia per l'immagine che accompagna il titolo!



A story of blood and despair.



«Lord Rumsshi, la colazione è pronta.»
Cus - il grazioso angelo che accompagnava il Dio della Distruzione dell’Universo 10 - aveva iniziato la consueta routine sul lontano pianeta del massiccio elefante rosa. Come era solita fare, con l'aiuto del suo scettro aveva preparato tutto ciò che avrebbe reso più confortevole il risveglio del suo Hakaishin.
Rumsshi mugolò in segno di protesta, mentre si girava in continuazione nel suo giaciglio.
«Se non si sveglia subito, non penso che faremo in tempo per svolgere tutte le faccende previste per oggi. E poi… sarò costretta a dimezzare il suo spuntino quotidiano di mele.» gli disse l’Angelo, restando sulla soglia della camera. Il suo compagno, tuttavia, sembrava non voler capire di alzarsi dal suo letto.
«Che strano… Di solito questo tipo di minaccia funziona.» mormorò Cus mentre si decise ad avvicinarsi di più al letto sul quale l’Hakaishin stava riposando. Fu solo allora che la maestosa divinità sussurrò una frase, con un filo di voce, rivolta al suo maestro.
«Cus… Oggi non mi sento molto bene.»
Quell’affermazione sancì l’inizio di una giornata burrascosa per entrambe le divinità.

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«Come sta? Il dolore allo stomaco si è alleviato?»
Per risolvere il problema che stava affliggendo l’elefante rosa, l’Angelo si recò nella cucina per preparare una tisana. Rumsshi infatti stava lamentando un forte dolore all’altezza dello stomaco, e per questo motivo lei decise di preparare qualcosa che gli desse sollievo.
Adesso era lì, seduta al capezzale del suo Dio della Distruzione, mentre reggeva la tazza che aveva appena portato in quella stanza. E, fortunatamente, la sua “bevanda miracolosa” sembrò funzionare alla perfezione.
«Abbastanza bene. Mi sento come se fossi rinato!» disse l’Hakaishin, sorridendo al suo Angelo per rassicurarla.
«Mi fa piacere che stia meglio, Lord Rumsshi.» gli rispose, mostrandogli uno sguardo di sollievo. «E… non importa se siamo in ritardo sulla tabella di marcia: dobbiamo essere entrambi in forma se vuole svolgere bene il suo compito!»
«In questo momento mi sento molto bene… perciò, non ti deluderò!»
Kusu sorrise. Era risaputo che le parole “lavoro” e “dovere” solitamente non erano nelle corde del Distruttore, per cui il sentirgli dire quel “Non ti deluderò” fu per lei motivo di orgoglio.
Peccato che Lord Rumsshi non presenti così spesso questa forza di volontà. Sarebbe un sollievo per questo Universo se iniziasse a distruggere di più ed a poltrire di meno!
L’Angelo si alzò dal capezzale, e disse:
«Se non le dispiace, vorrei congedarmi da lei. Farò il solito giro del pianeta per vedere se è tutto a posto.»
L’elefante rosa acconsentì alla sua decisione con un cenno della testa, poi aggiunse. «Come al solito, se avrò bisogno di qualcosa in tua assenza: un barrito e ti precipiterai qui in meno di un secondo. Intesi?»
Il tono con il quale l’altro aveva pronunciato quell’ordine era severo, ma allo stesso tempo carico di tranquillità.
Rassicurata, Cus si incamminò verso l’uscita della stanza.
«Intesi, Lord Rumsshi.»

Eppure… lo stesso Rumsshi non si sentì affatto tranquillo dopo che la sua dolce assistente aveva lasciato quel luogo.
Si sentiva così… strano.
Per quale motivo? Qual era la causa che aveva scatenato quel dolore che aveva percepito poco prima?
L’elefante adagiò la tazza sul comodino, sospirando. In tutta la sua vita non aveva mai provato quel tipo di dolore. Sembrava quasi che qualcuno avesse aperto con una lama una grande ferita tra lo stomaco e il petto.
Uno squarcio.
Fu allora che gli tornò in mente il sogno che la settimana precedente lo aveva tormentato per ore senza sosta.
L’Hakaishin stava camminando a passi lenti in ciò che gli sembrava essere un luogo senza luce e senza uscita, apparentemente senza una meta. All’improvviso, una voce - che in quel momento non sembrava essergli familiare - lo aveva chiamato per nome.

«Kukuku… Rumsshi…»

Il suono di quella risata gli era risultato piuttosto inquietante e sinistro.
Si voltò e notò la presenza di un uomo. Un mortale, dai capelli e dagli occhi neri come la pece, con indosso una tuta di colore grigio e nero. All’apparenza sembrava essere una persona normale, ma un particolare colpì l’attenzione del Distruttore: un singolo orecchino di colore verde sul lobo destro della misteriosa figura.
Rumsshi era perfettamente a conoscenza del fatto che solo i Kaiōshin potevano avere l’onore di indossare quegli orecchini rari in tutto il Multiverso, simbolo del prestigioso ruolo di Creatori che coprivano. Eppure, quell’uomo gli sembrò tutto tranne che un Dio della Creazione.
«Chi… sei?» gli chiese l'Hakaishin con sospetto.
Il mortale il cui nero dominava le sue vesti sogghignò. «Non hai bisogno di conoscere il mio nome, caro Rumsshi. Però sappi che sono colui che farà germogliare una nuova era in questo mondo.»
E, in un attimo… non appena quel tale finì di pronunciare quelle parole, un maestoso fascio di luce esplose alle sue spalle e li avvolse completamente, quasi accecando gli occhi del possente elefante. In quel momento, l’uomo materializzò una lama di ki nella sua mano destra e, continuando a sghignazzare come un folle, si diresse velocemente verso Rumsshi, il quale nel frattempo aveva ripreso il controllo della propria lucidità mentale e aveva previsto i movimenti della persona che gli stava dinanzi.
«Hmph! Sei una nullità in confronto a me!» esclamò, preparandosi a parare il colpo e a contrattaccare subito dopo; tuttavia, nel momento in cui entrambi furono a pochi centimetri di distanza l'uno dall’altro, quel mortale si portò due dita sulla fronte e sparì nel nulla.
Il Dio della Distruzione spalancò gli occhi. Era rimasto sorpreso da quella misteriosa tecnica del suo avversario e, per questo, stava cercando di individuarlo in mezzo a tutta quella oscurità. Si accorse nuovamente della sua presenza non appena udì un acuto urlo di dolore - questa volta di una persona che conosceva molto bene - provenire dalle sue spalle. Aveva subito riconosciuto quella voce, e solo allora comprese l’astuto piano dell’uomo misterioso.
Costui non aveva mirato al Distruttore… no.
«Non sono così ingenuo come credi, Rumsshi…»
Lo spettacolo che si stava presentando a Rumsshi era raccapricciante. Di fronte a lui, ai piedi del suo avversario, una terza figura giaceva al suolo in un mare di sangue, con uno squarcio nel petto.
«È vero: sarò pur sempre una formica in confronto a te, ma per lui… si può dire lo stesso?»
Quelle parole, accompagnate da un profondo risolino, non fecero altro che aumentare la disperazione negli occhi dell’Hakaishin.
«Bastardo…» disse quest’ultimo con le lacrime agli occhi, «Come hai osato uccidere Gowasu?!»
L’elefante caricò una sfera d’energia nella sua mano destra, e si preparò a scagliarla contro la misteriosa figura, esclamando: «La pagherai caro per questo!»
Ma… sfortunatamente qualcosa stava andando storto. La sfera si dissolse nell’aria contro la sua volontà, e immediatamente il Dio della Distruzione si accasciò al suolo, lamentando un forte dolore tra lo stomaco e il petto.
Di fronte a quella scena l’altro rise di gusto. Il suo piano era riuscito alla perfezione: eliminando quel Gowasu, il Kaiōshin dell’Universo 10, aveva eliminato anche Rumsshi, per il legame che li stava unendo.
«Non ti rimarrà molto da vivere…» sentenziò, mentre si avvicinò all’Hakaishin e, con grande forza, premette lo stivale sulla sua testa, come se volesse marcare ancora di più la sua superiorità.
«Tra sette giorni verrò a prenderti.»

A quel terribile ricordo Rumsshi tornò a sudare freddo. Quel maledetto sogno lo aveva turbato parecchio, a tal punto da non pensarci due volte a confidarlo a colei che gli era al suo fianco per i suoi ultimi secoli di vita: il suo Angelo, Cus.
Rammentò ciò che lei gli aveva detto a tal proposito.
«Non si preoccupi, Lord Rumsshi. Si chiamano “sogni” perché non sono reali, no? Inoltre, l’umano che mi ha appena descritto non corrisponde a nessuno dei mortali attualmente presenti in questo Universo.
Perciò stia tranquillo. E, nel caso in cui dovesse presentarsi una minaccia, non permetteremo che accada qualcosa di male al sommo Gowasu.»

Il Distruttore si ricordò anche che quel sogno era stato talmente realistico per lui che, per la prima volta in tutta la sua vita, era scoppiato a piangere di fronte al suo Angelo. Non l’aveva mai fatto prima d’allora, eppure lo shock emotivo che gli aveva provocato era stato molto forte.
E ne ebbe paura.
«E… se fosse un sogno premonitore? So che né a me, né a Gowasu resta molto da vivere. Forse quella figura… è il “triste mietitore” di cui tutti parlano?»
A quel punto, quando le aveva confidato questo suo timore, l'angioletta si era seduta accanto a lui e aveva iniziato ad accarezzargli la proboscide. Quante volte l’elefante, in altre circostanze, aveva evitato quei contatti ravvicinati con la fanciulla, proprio perché non amava essere toccato, specialmente in zone per lui sensibili come la sua amata proboscide.
Eppure, in quel momento non lo aveva fatto. Non aveva voluto scostarsi da quel dolce contatto: aveva bisogno di un minimo di conforto da qualcuno e Cus era la persona più adatta.
Lei non lo aveva fatto per scherzo, né per giocare con lui. Lo aveva fatto solo per consolarlo e incoraggiarlo a rimettersi in piedi. E tutto questo, per un essere solitamente burbero come Rumsshi, significava tanto in quel momento di grande disperazione.
«Le assicuro che la morte non ha di certo quel volto così… brutto e malvagio.» gli aveva detto l’Angelo, continuando ad accarezzare la proboscide del Distruttore. «Mi ascolti. Cosa ne dice… se verificassimo che sia tutto a posto a casa del sommo Gowasu? In tal modo si accerterà che sta bene: da quel che abbiamo avuto modo di vedere, il suo discepolo Zamasu si sta prendendo cura di lui in modo eccellente e premuroso.»

Ricordandosi di quella tenera scena, l’elefante tornò a sorridere. Tra lui e l’Angelo si era instaurato un rapporto di complicità e di fiducia, e per il Dio della Distruzione Cus era diventata il suo punto di riferimento… quasi come una madre. E, in fondo, a volte lui stesso si vedeva come un bambino troppo cresciuto, ancora in cerca di affetto e di conforto.
Si risollevò.
Si alzò dal letto e si affacciò alla finestra della sua stanza. Il suo pianeta sembrava essere così tranquillo. Un nuovo giorno stava per avere inizio, e Rumsshi si sentì finalmente libero da quel terribile ricordo che era stato la causa del suo brusco risveglio…

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Nel frattempo Cus stava terminando quella che definiva la sua “quotidiana passeggiata”. Anche quel giorno non aveva notato nulla di sospetto, per cui il suo animo era colmo di soddisfazione.
Al termine di quel giro, il suo pensiero volò al suo Dio della Distruzione. Chissà se si è alzato… pensò. Quando l’ho lasciato, il suo volto aveva un bel colorito. Scommetto che a quest’ora starà brontolando in cucina e chiedendo delle succulenti mele come spuntino mattutino!
Sorrise. Per lei, quel Rumsshi era ormai diventato parte del suo mondo. Quel massiccio elefante rosa, che lei aveva allenato ed istruito su ordine di suo padre, il Gran Sacerdote, con il tempo le era diventato abbastanza simpatico e divertente. Nonostante spesso e volentieri fosse scontroso e pigro, nelle rare volte in cui era ligio ai propri doveri di Dio della Distruzione era da ammirare.
Un’ottima memoria, una grande forza e una forte tenacia nella resistenza.
In più, allo stesso tempo, dietro a quell’atteggiamento scorbutico si nascondeva un essere molto affettuoso e rispettoso dei legami. Per tutte queste qualità, era inevitabile che ben presto sarebbe nata una forte e sincera complicità tra loro.
Lei, che spesso aveva un carattere da bambina ma molto seria quando si trattava di doveri. Lui, con un carattere riservato ma così capriccioso come un bambino nel suo lavoro.
Quando si incontrarono per la prima volta, loro due compresero subito che sarebbero andati molto d’accordo e che sarebbero rimasti insieme a lungo: entrambi erano convinti che niente e nessuno li avrebbe mai separati.

Tuttavia… nello stesso giorno in cui Rumsshi si era svegliato con quell'atroce dolore allo stomaco, entrambi dovettero fare i conti con una triste realtà.
Cus aveva appena posato i piedi al suolo quando, all’improvviso, il vento si alzò e un potente urlo di dolore riecheggiò nell’intera area. L’Angelo riconobbe subito quella voce, e immediatamente comprese la gravità della situazione.
Il suo Dio della Distruzione si era sentito nuovamente male, e questa volta sembrava essere peggio della prima.

«L-Lord Rumsshi!»

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L’Angioletta corse senza sosta nella direzione del grido che aveva appena percepito, ed entrò bruscamente nella stanza del suo Hakaishin. I suoi occhi si spalancarono quando, dalla soglia, notò in piedi vicino alla finestra il possente elefante, che si stava contorcendo per il forte dolore avvertito, questa volta, all’altezza del petto, a giudicare dalle mani strette vicino al cuore.
«Lord Rumsshi! Cosa sta succedendo?!» esclamò la giovane, mentre tentò di reagire cercando di muovere le sue gambe per potersi avvicinare a lui. Mai prima d’allora aveva visto il suo compagno, così forte e resistente a qualunque genere di attacco, lamentarsi in quel modo per un dolore estenuante: per lei, che aveva intuito che il suo Dio della Distruzione fosse in serio pericolo, quella scena fu motivo di uno shock emotivo che aveva paralizzato tutti i muscoli del suo corpo.
Solitamente, di fronte a qualsiasi genere di dolore Rumsshi tendeva a non farlo notare all’angioletta: anche se dentro di sé stava soffrendo le pene dell’inferno, spesso rifiutava le cure di Cus ripetendole di stare bene e di non aver bisogno di lei, per non farla stare in ansia.
Quel giorno, invece, il Distruttore si arrese di fronte a quella che stava per definire una vera e propria tortura atroce. Il dolore al petto divenne sempre più forte e ingestibile, fino ad esplodere come un improvviso incendio.
Di fronte a quello spettacolo così spaventoso, gli occhi di Cus iniziarono ad inumidirsi. La tristezza, la paura di non poter fare qualcosa per alleviare quel tormento presero il sopravvento su di lei, e subito un terribile pensiero attraversò la sua mente.
«Lei crede… che il sommo Gowasu…» domandò tremante, con un filo di voce. E, nonostante il dolore fosse così grande da non farlo più ragionare, Rumsshi riuscì a sentire la voce della ragazza e così a risponderle.
«S-Sì… Temo che per lui… sia accaduto il peggio…»
Subito dopo aver dato quella risposta, il Dio della Distruzione si accasciò al suolo: il suo corpo ormai senza forze cadde come un pesante macigno nell’acqua, facendo tremare tutta la stanza. Le mani che stringevano l’area del petto si riempirono ben presto di un vivace liquido rosso, e solo allora entrambe le divinità compresero ciò che era accaduto qualche minuto prima.
«Stupido d’un Gowasu… Si è fatto assassinare… come nel mio sogno…» disse l’Hakaishin, rannicchiandosi sempre più per il forte dolore.
«M-Ma… come è potuto accadere, Lord Rumsshi?!»
«Era davvero… un sogno premonitore… B-Bastardo d’un mortale…»
A quella frase, l’Angelo finalmente accorse al cospetto del suo compagno, e dal suo scettro materializzò un kit di primo pronto soccorso con il quale iniziò a cercare di tamponare la profonda ferita dell’Hakaishin; tuttavia, quest’ultimo la fermò, afferrandola per un braccio.
«Lo sai benissimo anche tu… È inutile…»
«Niente è inutile!» urlò Cus con le lacrime agli occhi.
Ma, nonostante l’insistenza del suo maestro, l’Hakaishin strinse ancora di più il braccio della giovane. «Ti prego… Pensa a recarti sul pianeta dei Kaiōshin… e accertati che almeno Zamasu stia bene…»
«Z-Zamasu?»
«Sì… Anche se non mi è molto simpatico… almeno lui deve salvarsi… Lui è il prediletto di Gowasu, non posso permettere che---»
Il Distruttore venne interrotto da un improvviso attacco di tosse. Dalla sua bocca uscì un fiotto di sangue, che l’Angelo provvide subito a pulire con un fazzoletto che stava reggendo nella mano libera. Poi proseguì: «Zamasu è più forte e più scaltro di Gowasu… Mi auguro che sia riuscito a mettersi in salvo… Perciò, non indugiare più: vai da lui…»
«Ma io…»
«Ti ho detto di andare… È un ordine, Cus... Non farmi adirare ancora: c’è poco tempo… Vai!»
Con quell’ultima parola, Rumsshi scostò bruscamente il braccio della fanciulla, invitandola ad eseguire quell’ordine che le aveva appena dato. In un primo momento lei titubò… ma, di fronte all’insistenza del suo partner, ebbe la forza di alzarsi e indietreggiare a lenti passi, preparandosi a lasciare quel luogo.
Tuttavia, non appena lo fece, la giovane barcollò e si accasciò al suolo.
Si sentì mancare le forze all’improvviso: i muscoli non risposero più ai suoi comandi e la sua vista si annebbiò.
«L-Lord Rumsshi…» iniziò a dire, con un fremito di voce. «Credo che… anche per me sia giunta la fine…»
L’Hakaishin la guardò in silenzio, senza dire una parola. Comprese subito cosa stesse accadendo al corpo della giovane. Le regole erano chiare: quando un Dio della Distruzione era in pericolo di vita, alla sua morte il suo Angelo avrebbe cessato di svolgere le proprie funzioni, fino alla nomina di un nuovo Hakaishin.
L’elefante non aveva idea del come Cus avrebbe terminato il suo compito, eppure in quel momento gli fu tutto chiaro. Lo avrebbe fatto letteralmente, addormentandosi in un sonno profondo dal quale non si sarebbe subito risvegliata.
Di fronte all’immobilità della sua compagna, con le ultime forze che gli erano rimaste avvolse il corpo dell’Angelo nella sua proboscide e la adagiò accanto a sé, quasi stringendola in un grande abbraccio.
«Uff… E va bene…» le sussurrò. «Sempre la solita… Certo che sei davvero ostinata… Non vuoi proprio sapere di lasciarmi da solo… nemmeno per un attimo…»
Cus sorrise. «Eheheh… Sappia che per me è un onore restarle accanto fino alla fine.»
«È lo stesso… anche per me…»
Il loro abbraccio divenne sempre più forte: i due non vollero staccarsi, nemmeno per un secondo. E, anche se i suoi occhi erano ormai chiusi, Cus riuscì a materializzare dal suo scettro una grande coperta, con la quale poi l’Hakaishin avvolse i loro corpi, sempre più deboli e freddi.
«Così… sarebbe questa la morte? È piuttosto atroce… Mai avrei immaginato di finire i miei giorni… in questo modo…»
«Il dolore è qualcosa di passeggero, Lord Rumsshi. Le assicuro che a breve smetterà di soffrire…»
Il respiro del Dio della Distruzione divenne sempre più affannoso. Ciononostante lui si sforzò di sorridere. Il suo sguardo si posò sul volto dell’Angelo, che sembrava essere permeato da uno stato di profondo rilassamento: ora, il suo sorriso sembrava leggero, libero da sofferenze.
A quella vista il cuore dell’Hakaishin si alleggerì, e lui iniziò a pensare che tra loro due almeno lei avrebbe continuato a vivere.
Anche se, d’ora in avanti, senza di lui e del suo continuo borbottare.
«Ascolta, Cus… Devo chiederti un favore…» disse l’elefante con dolcezza, accompagnando quella richiesta con un brusco colpo di tosse.
A quella voce l’Angelo si voltò verso il suo allievo e poggiò la testa sul suo petto, senza smettere di sorridere. Era pronta a fare qualunque cosa pur di alleviare le sue sofferenze e, prima di addormentarsi per lungo tempo, voleva sapere che il suo Hakaishin fosse felice e sollevato nonostante la sua triste fine.
L’ultimo ricordo che voleva avere del possente elefante doveva essere il più possibile lieto, non triste. Quando si sarebbe nuovamente risvegliata, tra le braccia di suo padre e accanto al suo nuovo Dio della Distruzione, voleva ricordare colui che aveva lasciato - nonché il suo allievo preferito, fino a quel momento - con gioia.
Rumsshi accarezzò dolcemente la testa di lei con la sua proboscide e, dopo aver dato un altro colpo di tosse, chiuse gli occhi e disse:
«Cantami una ninna-nanna.»




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Certo che queste note di fondo diventano sempre più striminzite ad ogni racconto: ho detto tutto all’inizio! Perciò, per questa volta lascio una piccola riflessione.
Senza scendere troppo nei dettagli, chi sta seguendo la nuova saga sa già che Domenica 13 Agosto rivedremo in azione (anche) Cus. Da un lato sono felice, perché vedendo altre scene in cui parla forse ci verrà data anche qualche altra pillola sul rapporto che c'è tra lei e le altre due divinità dell'Universo 10. Dall’altro, però… non so se gioire del tutto per un suo intervento, vedendola nell’anteprima con quell’espressione (triste? Annoiata? Rammaricata? Chi lo sa cosa si nasconde dietro all’effettiva “neutralità” di questi Angeli…)
So solo che fin dall’inizio mi è sempre piaciuta, e con la coppia di episodi 90-91 l’ho amata ancora di più. A prescindere come andrà a finire questo “Torneo della malora” per l’Universo 10, mi auguro che lei continui ad essere allegra come ha sempre fatto.
Anche per oggi è tutto. Ci rivediamo alla prossima storia!
--- Moriko
   
 
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