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Autore: reggina    10/08/2017    4 recensioni
La vita può cambiare all'improvviso e mettere in discussione il futuro per cui si ha tanto lottato. Allora non resta altro da fare che andare avanti, nonostante il passato, perché raccogliere i cocci è difficile ma non impossibile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un pomeriggio di shopping tra i grattacieli da capogiro e le novità eccentriche di una delle città più moderne al mondo, la signora Ross siede al bancone di un izakaya per riposarsi.

È arrivata all'appuntamento con largo anticipo e non sembra assolutamente fuori luogo nel locale dove la storia si perde nei secoli: è la solita donna elegante, sofisticata e raffinata, sicura di sé. Mantiene una postura con la schiena dritta che la fa sembrare più alta e attraente.

Affetto e rimprovero hanno la stessa importanza nel sorriso con cui accoglie suo figlio, che le si fa incontro. Un velo di barba e la voce profonda: è davvero diventato un uomo!

Julian ha l'identico movimento aggraziato e rilassato di sua madre quando cammina. Non ha un passo pesante ma si muove con leggerezza, quasi da fare eco al battito del cuore, come nella filosofia Zen.

"Hai un'aria trasandata! Non ti sei curato granché ultimamente, eh?"

La signora Ross si alza ad abbracciarlo e Julian le stampa due baci per guancia. È una persona sincera e non perde tempo a barcamenarsi in inutili convenevoli.

"Ordiniamo?"

Almeno per il momento lui riesce a dribblare l’argomento futuro su cui, inevitabilmente, dovranno confrontarsi.


I piatti di sashimi, colorati ed invitanti emanano un buon profumo di pesce fresco , e Julian ha deciso di accompagnarli con una bottiglia di sakè freddo, benché la mamma abbia tossicchiato e storto il naso quando la cameriera ha annotato sul taccuino la bevanda alcolica.

“Basta con i divieti, non sono più un’atleta!”

Il ragazzo ha allargato le braccia con troppa euforia per non accorgersi che finga di star bene.

“Dovresti essere contenta! Sono anni che aspetti questo momento, il momento in cui appendo gli scarpini al chiodo!”

Non riesce ad evitare quella frase-pugnalata; una stilettata non detta per ferire ma che mortifica la vanità di quella donna che lo ha sempre messo al primo posto. E lo rifarebbe daccapo.

La signora Ross cerca di nascondere di esserci rimasta male e afferra la mano ruvida e callosa, che tante volte si è protesa verso di lei, con le dita lunghe che profumano di un raffinato aroma di crema alla rosa.

“Volevo essere la madre perfetta per te, non fare niente di sbagliato! La verità è che ho sempre avuto paura: dall’istante in cui sei stato concepito ho fatto di tutto per proteggerti. E quando abbiamo scoperto la tua malattia, preso coscienza del fatto che saresti potuto morire, mi sono trasformata in una mamma orsa sicura di non sbagliare. La verità era che fare le cose senza di te, senza nostro figlio, per me e per tuo padre non aveva senso. Perché tu sei la nostra felicità e ci sentiamo completi soltanto insieme a te…”

Nessuna ferita è per sempre ma la clessidra si ferma un momento innanzi a questi ricordi rispolverati, vividi e ancora dolorosi.

“Sì, ho creduto che tu fossi un irresponsabile quando ti battevi in campo come un leone ma speravo anche che qualche colpo di testa ti aiutasse a prendere coscienza dei tuoi limiti, ti responsabilizzasse. Però il suono più triste che ho udito non è stato in quel pomeriggio di pioggia quando, undicenne, credevi di giocare la tua ultima partita. Non è stato il tonfo delle tue ginocchia mentre cadevi sul terreno di gioco pesante, in un atteggiamento di resa…”

Julian la fissa sorpreso. Sua madre è sempre stata una persona schiva, che parla poco e raramente si lascia andare ad effusioni d’affetto eclatanti, e adesso in un solo pomeriggio ha deciso di diventare un libro aperto.

“Allora cos’è che ti ha fatta piangere?”

“Non c’era suono triste quanto quello del tuo pianto o immagine più orribile di quelle lacrime che scendevano giù dal tuo viso perfetto. Ho fatto di tutto per impedire che tu piangessi e quando non ci sono riuscita il mio cuore è andato in pezzi con il tuo. Sono umana e ho fatto degli errori, Julian.

Errori per cui sto ancora cercando di perdonarmi. La verità è che tu sei sempre stato come una falena, attratto dal fuoco per quanto pericoloso. Adesso è il momento di essere una calamita che attrae non qualcosa che viene attratto!”


Aveva bisogno di quel confronto cuore a cuore e sua madre, con il suo tocco garbato, è riuscita ad alleggerire i suoi pensieri e sgombrargli la mente. Torna a casa rinfrancato e ancora più deciso della sua scelta. Sa che lui è come un prisma: ha molte facce. Finora ha mostrato soltanto un lato di lui e, invece, è fatto di tante sfaccettature preziose.

Sua moglie lo aspetta sulla porta, seduta sul gradino in granito più basso.

Amy è, a sempre, la sua ancora ed è proprio bella anche con i capelli spettinati e gli occhi stanchi: da qualche giorno ha la nausea ed è stanca, una sorta di fatica cronica accusata dopo l’ultimo difficile periodo, forse perché si è strapazzata troppo a vegliare su di lui e sui suoi fantasmi.

È cresciuta quella bambina che, durante il suo viaggio per diventare grande, ha incontrato gli adulti e imparato a chiedere il loro aiuto ma anche a pensare con la sua testa. Adesso ascolta i consigli ma segue il suo sentire, a volte piange ma poco.

Proprio perché ormai la conosce a fondo, suo marito si sente un po’ in colpa quando la sorprende a scacciare con la mano una lacrima argentea che le cade all’angolo dell’occhio.

“Hai ragione tu, amore mio: sono un pozzo senza fondo, sono energia. Mai soddisfatto. “

Attacca a parlare come un fiume in piena, parla di sé, nel tentativo esasperato di spiegarle come si sente.

“Ho bisogno di vivere emozioni forti perché mi danno equilibrio e mi spingono a dare il meglio di me stesso. Per questo ho deciso di mettermi a studiare per prendere il patentino da allenatore!”

Lei lo abbraccia orgogliosa, ridendo. Ride e piange. Piange e ride ad un tempo e Julian non ci capisce più niente.

“Ho una sorpresa per te! Spero non sia un’emozione troppo forte…”

Tenendosi per mano come due fidanzatini, lo conduce fino in bagno come in una caccia al tesoro. Sul mobiletto sospeso c’è un test di gravidanza e sullo specchio è tracciato un messaggio con il rossetto rosso:

“Auguri, papà!”

   
 
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