Capitolo 33: Un gelido Inferno
I pochi rimasti continuarono a camminare, fino a che non
trovarono cinque strade alternative.
- Dobbiamo dividerci – disse Roxas.
- L’idea non mi piace – replicò Sora, poco convinto.
-Ma non abbiamo altra scelta – concluse Topolino, con
tono rassegnato.
Ognuno prese una strada diversa e, dopo che ebbero preso
il sentiero, gli accessi ai corridoi crollarono, in modo che nessuno potesse
tornare indietro.
- Certo che
l’oscurità è molto utile se vuoi creare delle stanze in più – pensò Axel,
che aveva quasi raggiunto la stanza, vedeva in fondo una luce.
Quando la vide, iniziò a ridere.
- Ciao, nonno Vexen – gridò a squarciagola – Come stai?
L’ultima volta che ci siamo visti sei... Morto? –
- Il tuo umorismo è deprimente, Axel –
Un trono di ghiaccio si innalzò dal suolo e sopra di esso
il Freddo Accademico, le braccia comodamente distese sui braccioli, le gambe
che penzolavano a qualche metro d’altezza.
La stanza era abbastanza spoglia. Il pavimento era
ricoperto di ghiaccio e sulle pareti crescevano piante che parevano congelate.
- L’ultima volta stavo facendo il mio esperimento con
Sora, volevo vedere se le illusioni di Naminè erano più o meno reali... tu
sarai in grado di battermi senza colpirmi alle spalle, come la scorsa volta,
traditore che non sei altro? –
- Ora lo vedremo! – disse Axel, evocando i suoi Chakram e facendo sciogliere il
ghiaccio attorno a lui con una vampata di fiamme di almeno mezzo metro.
- Notevole! – disse Vexen, che dopo pochi secondi aveva
creato uno spuntone di ghiaccio e l’aveva lanciato contro l’avversario.
- Patetico – disse Axel con aria annoiata, lanciando una
sfera di fuoco contro il Freddo Accademico che sciolse lo spuntone di
ghiaccio, avvicinandosi pericolosamente all’avversario.
Vexen si riparò dietro allo scudo.
- Tutto qui? – Axel era eccitatissimo all’idea di
combattere proprio contro quello scienziato che tempo fa aveva distrutto.
– Ora ti faccio vedere io! –
Dal suo corpo, si espanse una colonna di fuoco che si
scagliò contro tutto quello che incontrava, facendolo bruciare. Il fuoco si
fermò anche sul pavimento, continuando ad ardere.
Anche il trono di Vexen si sciolse, facendo cadere il
Freddo Accademico che, rialzandosi, aveva il viso paonazzo di rabbia.
Iniziò ad utilizzare il suo scudo come una spada, ma era
del tutto inutile, il suo avversario sembrava troppo veloce anche solo per
entrare nella sua guardia e strappargli un graffietto.
- Come posso fare?
–
Continuò a cercare gli affondi, ma senza alcun risultato
che tenere impegnato l’avversario.
Con un veloce movimento della mano, creò una colona di
ghiacciò che intrappolò Axel ma questa, dopo un paio di colpi, era già sciolta
e tutto tornò come prima.
- Tutto qui? – lo derise Axel – Ora ti mostro io quello
che vuol dire la parola attaccare –
Si lanciò nel fuoco che ormai aveva accerchiato i due,
diventando invisibile.
Dopo pochi secondi, fu alle spalle dell’avversario, e lo
colpì duramente, per poi tornare a nascondersi.
- Non sei altro che un codardo! – disse sperando di
intaccare l’orgoglio dell’avversario.
- Davvero? – la voce arrivava da tutte le direzioni
– Io non direi. Sei tu quello che si
nasconde dietro ad uno scudo! –
Di nuovo Axel lo colpì alla schiena. Il Chakram ferì
Vexen, portandosi via un piccolo strato di pelle.
- Ma non ti vergogni di colpirmi in modo tanto
disonorevole? –
- No! Sei tu quello che ha iniziato! Io ho solo
reagito... –
Altro colpo alle spalle.
Vexen era sempre più debole. Chiuse gli occhi, iniziò a
girare su se stesso, sempre più veloce.
Delle scaglie di ghiaccio freddissimo si creavano e
venivano scagliate contro il fuoco, a casaccio, riuscendo quasi sempre a
penetrarlo.
- Non mi colpirai mai! –
Axel attaccò ancora, ma questa volta il Freddo accademico
era pronto. Stava ancora ruotando, quindi il suo scudo parò il colpo
dell’avversario scagliando vie le due armi.
Rapidissimo, Vexen colpì Axel con il suo scudo,
bloccandolo poi a mezz’aria.
Continuò a tempestarlo di colpi, fino a quando il fuoco
attorno a loro si spense.
- Pensavi di aver già vinto? Ti sbagliavi, caro il mio
Soffio di Fiamme Danzanti... un titolo più ridicolo proprio non potevi
sceglierlo –
Axel venne avvolto da una calotta di ghiaccio che lo
paralizzò all’istante.
Vexen usava il suo scudo per colpirlo con tutta la forza
che aveva.
Dal corpo di Axel divampò un fuoco caldissimo, che
sciolse il ghiaccio.
- Anche tu cantavi vittoria un po’ troppo in fretta! –
- Tu dici? –
Tre spuntoni di ghiaccio si conficcarono nella schiena di
Axel, che gridò per il dolore.
- Ricorda, i traditori sono sempre i più deboli! –
- Davvero? –
Una colonna di fuoco si alzò sotto Vexen, facendolo
volare via.
- Io non sono più traditore di te, che volevi rivelare la
verità a Sora, non più di Marluxia, che voleva prendere il posto di Xemnas o di
Larxene, che non desiderava altro che il potere! –
- Forse hai ragione, ma allora chi si salva nell’Organizzazione?
–
- Nessuno – disse Axel prima di lanciare uno dei suoi
Chakram contro l’avversario.
Vexen parò con lo scudo, che poi utilizzò per attaccare.
Il giovane era stanco, e schivare i colpi diventava ogni
minuto più difficile.
- Già a pezzi? Non sei più quello di una volta! –
-Questo lo dici tu!- esclamò
Axel, le armi gli comparvero in mano e si mise in posizione difensiva.
Entrambi i contendenti ansimavano, le ferite iniziavano a pesare su entrambi,
ma nessuno dei due aveva intenzione di mollare. Non adesso.
Axel lanciò uno dei suoi Chakram contro Vexen, che si limitò a spostarsi un po’
a sinistra.
- Devi fare molto meglio che questo per battermi... pensavi davvero che tanto
basti? -
Una luce vittoriosa passò negli occhi di Axel e il Freddo Accademico capì. Si
voltò di scatto, parando all’ultimo secondo l’arma, che stava tornando indietro
come un Boomerang.
Come Axel vide la rotazione dell’avversario, scagliò contro di lui la seconda
arma.
Stavolta, il n° IV non poté fare nulla e il colpo arrivò, durissimo, contro la
sua schiena già segnata.
- Questo è il colmo! – esclamò quello, colonne di ghiaccio attorno a lui.
- No, solo furbizia mia! – replicò Axel, che si mise in posizione, le braccia
lungo il corpo e le armi, che erano tornate nelle sue mani.
Le colonne terminarono di crescere all’altezza di tre metri, con uno spuntone
finale di almeno trenta centimetri. Una di esse, si sollevò dal terreno, e
scattò in direzione di Axel, che vi saltò sopra. La colonna si schiantò contro
il muro, rimanendovi incastrata con il Nobody sopra, in perfetto equilibrio, o
quasi, infatti dato il tremendo scossone, dopo pochi istanti Axel dovette
allargare le braccia per evitare di cadere rovinosamente. Quattro paletti di
ghiaccio partirono contro di lui, ma vennero fermati da una sfera di fuoco
lanciata appena il Nobody si accorse del pericolo.
- Adesso basta! – esclamo Vexen. Tutte le pareti si riempirono di ghiaccio e
dal terreno iniziarono ad uscire degli spuntoni.
- Eh no! Anche io ho ancora abbastanza energie! – Tutto il ghiaccio di Vexen
venne coperto di fiamme, che non riuscivano però a scioglierlo in quanto il
Freddo Accademico continuava a dare nuove energie al suo ghiaccio.
Il clima della stanza, nonostante le fiamme, era freddissimo, e presto Axel
ebbe i primi brividi di freddo.
- Adesso non fai più tanto lo sbruffone, vero? -
Axel non si mosse, concentrato. Le fiamme aumentarono di potenza, iniziando
lentamente a sciogliere prima le colonne, poi i muri.
- Finito qui, Ghiacciolo? – chiese Axel, con tono derisorio.
- Dici? – chiese quasi lo volesse sfidare.
Delle colonne si alzarono dal terreno, sempre più alte.
- Nulla! – disse Axel – In confronto a queste! -
Dal terreno salirono le stesse colonne, solo che infuocate.
I due blocchi si scontrarono, andando ad annullarsi a vicenda. Vexen scattò
verso l’avversario, lo scudo puntato contro di lui.
- Pessima mossa! - Poco avanti allo scienziato si alzò una
colonna di fuoco e questi vi arrivò esattamente sopra. Questa lo portò fino al
soffitto, senza causargli danni in quanto, almeno, si stava proteggendo con
lo scudo. L’impatto con il soffitto fu
doloroso e Vexen cadde, quasi non avesse conoscenza.
Axel non si lasciò scappare l’occasione e partì all’attacco, colpendolo finché
non riusciva a difendersi.
- Bravo Axel... – disse Vexen dopo l’ennesimo colpo . Mi hai sconfitto e
pretendi anche di attaccare un corpo che non è in grado di difendersi! Sei solo
un codardo -
Axel divenne furioso.
- E tu un debole! -
Schiocco delle dita. Una immensa fiammata colpì Vexen da sotto, riducendolo in
cenere.
- Dimmi quello che vuoi, ma io sono io ed è per questo che sono stato l’unico a
non essere mai stato battuto da nessuno! -
Ansimante, Axel si diresse verso la porta che era magicamente comparsa al lato
opposto della stanza.