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Autore: LittleBigSpoon    11/08/2017    6 recensioni
Alcuni eventi della vita di Bilbo sono da sempre destinati ad accadere, ma non bisogna sottovalutare la volontà di Belladonna Took, e la sua scelta può ancora cambiare la vita di molti.
Questa è la storia di come Bilbo Baggins entrò a far parte del popolo delle Aquile di Manwë, e di tutto ciò che ne conseguì.
{Canon-divergence AU | slow-burn Bagginshield | Un sacco di OC aquile | 22 capitoli}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della Traduttrice
Ebbene sì. Sono tornata. Non so dirvi quanto mi dispiace per aver lasciato questa traduzione per così tanto tempo, posso solo dire che l'ultimo anno e mezzo è stato un assoluto delirio. Ma mi dispiace troppo lasciare un lavoro a metà, quindi cercherò di portare avanti questa cosa, anche se molto probabilmente la cadenza dei capitoli non sarà più così regolare (anche perchè... diventano sempre più lunghi.. how)
Spero ci sia qualcuno ancora tra voi interessato a questa storia :')
Buona lettura! ♥


- Capitolo 10 -
Ai confini delle terre selvagge

"Per quanto gradito fosse stato il giorno di riposo, era arrivato il momento di andare avanti. Non avevano più gli zaini, né provviste, e quando si svegliarono il secondo giorno sapevano di aver bisogno di trovare il modo di rifornirsi prima di avventurarsi a Bosco Atro. L'atmosfera pigra e rilassata che aveva permeato il campo appena il giorno precedente era sparita, sostituita dall'incalzante preoccupazione per la mancanza di cibo. Le aquile avrebbero potuto cacciare per loro di nuovo, ovviamente, ma mentre si preparavano a partire, divenne ovvio che non tutte loro si sarebbero unite alla Compagnia per il resto del viaggio.

"Devo tornare al Nido", annunciò a Bilbo Deas. Dietro di loro, i nani facevano colazione con i resti del cervo e si preparavano a partire.

"Davvero? Così presto?" disse Bilbo, cercando senza riuscirci di non esserne turbato.

"Temo di sì. Ma non preoccuparti! Pensi davvero che dopo tanto tempo lontani, aspetterò ancora molto prima di rivederti?"

"Non penso che riusciresti a fermarlo," disse Gwaihir.

"Tra l'altro," continuò Deas, una punta di umorismo nella voce, "qualcuno deve dire al nostro Re dell'insurrezione dei suoi figli."

All'esclamazione stupefatta di Bilbo, "insurrezione?", Luaithre spiegò: "Veniamo con te, Bilbo," disse. "Tutti noi. Fino alla fine."

"Padre capirà." Disse semplicemente Landroval.

"Prima o poi," aggiunse Gwaihir.

Bilbo sbatté le palpebre e spostò lo sguardo dall'uno all'altro. "Lo fareste?"

"Ma certo," disse Tuit, "cos'altro ti aspetti da noi? E poi non abbiamo intenzione di perderti d'occhio tanto presto dopo averti ritrovato!"

"Sospetto che Re Grumach sapeva che sarebbe successo," disse Deas, scuotendo la testa mestamente. "molto probabilmente non sarà sorpreso."

Bilbo rise lievemente. Era profondamente toccato  - ma d'altronde avrebbe dovuto immaginarlo che le aquile non se ne sarebbero andate tanto facilmente. "Grazie," disse, sentitamente, nonostante sapesse che non ci fosse bisogno di ringraziamenti.

"Ma non saremo in grado di accompagnarvi attraverso Bosco Atro," disse Luaithre

"No," Deas abbassò la testa, "Devo avvertirti Bilbo - c'è un'oscura e potente forza in opera nella foresta, e recentemente essa è diventata ancora più malvagia. Non possiamo volarvi sopra. Qualunque cosa influenza la foresta, inquina anche l'aria sopra di essa. Solas ha volato troppo vicino il mese scorso, ed è gravemente indebolito da allora."

La preoccupazione attanagliò il cuore di Bilbo. "Sta  bene?"

"Sta recuperando. Starà di nuovo bene, non temere - è forte."

"Quindi non vi saremo molto d'aiuto per quella parte del viaggio, temo," disse Luaithre, "ma voleremo a nord e circumnavigheremo Bosco Atro. È un lungo volo, e potremmo impiegarci del tempo. Penso che arriverete alla Montagna Solitaria prima di noi, ma vi raggiungeremo presto."

"Per ora, però, rimarremo con voi fin quando non arriverete a casa di Beorn," disse Gwaihir.

"Ah, sì," disse Bilbo. Quella mattina Gandalf aveva detto loro del misterioso Beorn e della grande casa che si trovava non lontano da dove si erano accampati. "Cosa sai di lui?"

"Non molto," ammise Deas, "ma abbiamo sentito dire che può essere molto gentile, se lo becchi al momento giusto."

Quello fu abbastanza rincuorante. La descrizione di Beorn fatta da Gandalf si era limitata all'avvertimento di non farlo arrabbiare, e lo stregone si era deliziato nello schivare le loro susseguenti domande preoccupate.

"Mi congedo ora," disse Deas, "addio Bilbo. A fin quando ci rivedremo."

"Addio, Deas," rispose Bilbo, e si avvicinò per far toccare lievemente la fronte con la curva del becco di Deas. Rimase a guardarlo spiccare il volo, le grandi ali spalancate, spiraleggiando sempre più in alto sulle correnti termali fin quando Bilbo non fu più in grado di vederlo.

"Non essere triste, Bilbo," disse Luaithre, "probabilmente ci raggiungerà alla Montagna Solitaria. Re Grumach non vorrà che i suoi figli se ne vadano in giro senza che qualcuno li tenga d'occhio, e per Manwë, non posso farcela da sola. Ma a parte questo - perché non indossi la tua tunica?" Quest'ultima parte fu detta con uno strattone alla camicia di Bilbo.

Bilbo cercò di scacciarla via. A quel punto era meglio che non strappasse l'unica camicia rimastagli. Se dovevano conoscere Beorn, voleva essere il più presentabile possibile. Ecco perché aveva deciso di indossare la sua tunica, lasciando perdere il panciotto che aveva perso quasi tutti i bottoni. "Via tu, sei peggio di Tuit!" disse Bilbo, "dammi un momento per metterla."

La infilò sopra la camicia, dato che aveva le maniche corte. Quando la stoffa pesante gli si posò sulle spalle, sembro che fosse l'ultimo tassello di un puzzle rimasto irrisolto per troppo tempo.

"Ecco qua," disse Luaithre, "ora sembri Bilbo. Voleremo sopra di voi e terremo d'occhio il percorso." Gli altri concordarono, e con ciò le aquile presero il volo senza esitazione - i nani erano impazienti di partire e speravano di arrivare da Beorn nel pomeriggio.

La reazione dei nani al suo nuovo abbigliamento andò dal divertimento alla curiosità, e Bilbo dovette scacciare un po' di mani indaganti che tiravano le piume, principalmente di Kili. Thorin si limitò ad alzare un sopracciglio. Quando la Compagnia iniziò a muoversi nella caratteristica fila barcollante, Thorin riuscì in qualche modo a ritrovarsi a camminare di fianco a Bilbo in mezzo al gruppo - Gandalf li guidava in testa, dato che conosceva la strada.

"Le tue aquile ci lasciano così presto?" chiese Thorin, camminando.

"Sì," rispose Bilbo, "ma le incontreremo dall'altro lato di Bosco Atro. Deas deve tornare al nido però - è il comandante del Re e c'è bisogno di lui per difendere la rocca."

Thorin considerò l'informazione per un momento, e poi disse: "Sarebbe molto comodo se potessero sorvolarci su Bosco Atro."

Bilbo sbuffò con poca eleganza. "Sono aquile, non cavalli da soma," disse Bilbo, cercando di non essere irritato. "E poi non possono. Bosco Atro è troppo pericoloso da sorvolare."

"Troppo pericoloso perfino per un'aquila?"

"C'è qualcosa nella foresta che impedisce loro di sorvolarla. Deas mi ha detto che suo fratello, Solas, si è ammalato per averci volato troppo vicino."

"Questa è una cattiva notizia," commentò Thorin mestamente.

"Sì," disse Bilbo, "Lo è."

Caddero in un silenzio che, dopo qualche minuto, cominciò ad essere sgradevole.

"Ti senti bene?" chiese Bilbo, non solo per rompere la quiete - era ancora preoccupato per le ferite di Thorin.

"Sì. Oin mi ha controllato le ferite ieri notte, e qualunque magia abbia fatto lo stregone ha fatto il suo lavoro. Sono quasi guarite."

"Bene," disse Bilbo. Il silenzio imbarazzante tornò, ma per fortuna non a lungo. Thorin decise di spezzarlo stavolta.

"Fammi dare un'occhiata alla tua lancia." Disse.

Bilbo lo guardò, divertito. "Penso che ci dovesse essere un "per favore" lì, da qualche parte," disse, ma acconsentì e gli passò la lancia.

Thorin la scrutò per qualche passo e mormorò pensieroso. "È una lama insolita, di certo. Il legno dell'asta è frassino…" Bilbo decise di non menzionare il fatto che lo sapeva già, "… e probabilmente è stato cambiato un paio di volte. E la punta è… vecchia, e molto affilata. È di buona fattura." Sembrava sorpreso. "È molto vecchia" ripetè, quasi tra sé e sè. "Non usiamo più questi rivetti," toccò qualcosa vicino alla punta che Bilbo non riuscì a vedere. "Non dalla Seconda Era.

"È nanica?" chiese Bilbo, incredulo.

"Sì," Thorin sembrava stranamente compiaciuto. "Anche se non sono certo da quale clan provenga."

Thorin riconsegnò la lancia a Bilbo. "Come l'hai trovata?"

"È stato Tuit," disse Bilbo, fissando ancora la lancia. Gli sembrava di vedere l'arma sotto una luce totalmente nuova. "È un po' una gazza - me l'ha regalata per la mia maggiore età, anche se per gli hobbit funziona al contrario." Allo sguardo interrogativo di Thorin, aggiunse: "Tra noi hobbit è il festeggiato a fare regali agli altri."

Thorin fece cenno di aver capito. Il silenzio, quando scivolò di nuovo su di loro, fu un po' meno spiacevole.

Dopo qualche istante, Bilbo scorse Kili e Fili più avanti. I fratelli stavano tentando di reprimere le risate, fallendo completamente, e ora Bilbo riuscì a vedere perché. Apparentemente stavano facendo un gioco che consisteva nel vedere quanti fiori e ciuffi d'erba - era una pigna quella? - riuscivano a mettere nel cappuccio di Oin senza che il nano se ne accorgesse. Il povero Oin, che camminava poco più avanti di loro, non aveva idea di cosa stesse accadendo.

"Sono proprio pestiferi, eh?" commentò Bilbo affettuosamente.

"Ebbene sì," concordò Thorin, e Bilbo pensò di aver sentito una sfumatura di calore nelle sue parole. "La loro madre - mia sorella - è l'unica che riesce davvero a metterli in riga."

"Tua sorella? Oh, ma certo, sapevo che sono i tuoi nipoti, ma non ti ho mai sentito parlare di lei."

"Sì, mia sorella minore. Si chiama Lady Dis, ed è piuttosto formidabile."

"Beh, lo deve essere, con quei due come figli!" rise Bilbo. "Vive nei Monti Azzurri, giusto?"

Thorin annuì. "Le chiederò di dare uno sguardo alla tua lancia, la prossima volta che la vedo. È sempre stata più brava di me a identificare l'origine di un'arma."

"Si unirà a te, quando Erebor sarà riconquistata? Tornerà alla montagna?"

"Sospetto di sì, e nessuno sarà capace di persuaderla del contrario, anche se volessero. Manderemo la notizia al nostro popolo quando riprenderemo Erebor. Penso che molti sceglieranno di tornare. Avrò bisogno di nani da governare se devo essere re, dopo tutto."

"E poi cosa?" chiese Bilbo. Si era sempre chiesto cosa sarebbe successo dopo che Erebor fosse riconquistata, e ora aveva la possibilità di scoprirlo.

Thorin sembrò colto alla sprovvista dalla domanda, come se non ci avesse davvero mai pensato. "Suppongo… suppongo che riaprirò le miniere per prima cosa, così possiamo commerciare. C'erano voci di una vena di mithril, nei giorni prima dell'arrivo del drago."

"E questo è… un bene, giusto?"

Thorin non sembrava sapere cosa fare delle sue sopracciglia - si accigliò, poi le sollevò entrambe, poi si accigliò di nuovo. "Non sai cos'è il mithril?" disse, lentamente. "Mastro Baggins, mi stai prendendo in giro. Permettimi di educarti."

Bilbo ebbe la netta sensazione di dover assistere ad una lezione su metalli e minerali che gli piacesse o no.  

Mentre camminavano, Thorin disse a Bilbo delle abilità artigianali dei nani, di come sapevano trasformare i metalli più preziosi in qualcosa di ancora più meraviglioso. Di come sapevano estrarre blocchi di roccia dalla terra e scalpellarli fino a trovare la scintillante pietra nascosta all'interno, come fosse un regalo da Mahal stesso che aspettava solo di essere trovato. Thorin parlò delle profonde e oscure miniere, tunnel nell'abbraccio della terra, la rivelazione che era trovare il bagliore dell'oro nel buio pesto, la luce alla fine del tunnel. Nonostante non provasse alcunché per rocce inanimate o oro, Bilbo si ritrovò ad ascoltare rapito tutto ciò che Thorin aveva da dire. La sua voce si era riempita di passione per la sua arte, e per la prima volta il flusso della conversazione scorse senza intoppi tra di loro, finché non arrivarono da Beorn.

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La giornata aveva continuato ad essere estremamente calda e umida, e quando Gandalf fermò la Compagnia, erano tutti appiccicosi di sudore. Gandalf annunciò che si trovavano sul confine del territorio di Beorn, e che sarebbero dovuti essere cauti nell'avvicinarsi. Il paesaggio aveva iniziato a cambiare nell'ultima mezz'ora di tragitto, e davanti a loro si stendevano quelle che sembravano essere miglia infinite di campi fioriti, con api enormi che svolazzavano in quel tripudio. Luaithre atterrò poco dopo che Gandalf ebbe indicato loro di entrare a due a due, a intervalli di cinque minuti.

"Qui è dove ci separiamo," disse lei alla Compagnia. Gli altri tre giovani uccelli volavano ancora nel cielo sopra di loro. Poi, a livello più personale, si rivolse a Bilbo: "Ci vediamo dall'altra parte. Stai attento, Bilbo. La strada che hai d'avanti è infida."

"Così continuano a ricordarmi tutti." Sospirò Bilbo.

"Vi ringraziamo per l'aiuto e non lo dimenticheremo," disse Thorin, "quando riprenderemo Erebor, vi ricompenseremo con dell'oro, lo giuro."

Gli occhi dorati di Luaithre si posarono su di lui con freddezza. "La tua offerta è gentile, lo so perché i nani tengono al loro tesoro. Ma le aquile non hanno bisogno di ninnoli. Qualunque cosa abbiamo fatto e qualunque cosa faremo nel futuro è per amicizia. Non abbiamo bisogno di essere ripagati in oro e gemme."

Thorin aveva l'aria di voler ribattere con qualcosa di pungente, così Bilbo si intromise e deviò l'attenzione di Luaithre sui saluti. La abbracciò, e con un ultimo cenno, lei si riunì ai suoi simili nel cielo. Gli altri nani gridarono i loro saluti mentre se ne andava, ma Thorin rimase cocciutamente in silenzio.

"Ora, vieni con me Bilbo," disse Gandalf, "Noi andremo per primi, anche se penso che dovresti toglierti quella tua tunica."

"Perché?" disse Bilbo.

"Perchè, mio caro hobbit, Beorn potrebbe essere avverso alle piume di aquila che ci hai cucito sopra tanto abilmente."

Bilbo si accigliò, "Ma perché? Non sapevo che si preoccupasse tanto della moda, questo Beorn."

"Non fa niente," sospirò rassegnato Gandalf, "Sta solo più che puoi in silenzio, ma soprattutto: sii educato."

Finito quello strano scambio di frasi, Gandalf e Bilbo fecero il loro ingresso. Il campo divenne sempre più fitto man mano che si addentravano, e Bilbo scorse due cavalli ad osservarli da lontano.

"Probabilmente diranno a Beorn che ha visite," Gandalf disse a Bilbo quando i due cavalli corsero via.

Non dovettero aspettare a lungo per conoscere Beorn. Presto screstarono una collina e un'enorme casa di legno fu loro rivelata, il suo abitante in piedi davanti ad essa, appoggiato alla sua ascia. Quella montagna d'uomo li salutò.

"Buon pomeriggio," disse Gandalf, e procedette a spiegare la loro ardua situazione, anche se Bilbo notò che lo stregone si riferiva solo a loro due, non alla Compagnia che aspettava di raggiungerli.

"Posso offrirvi aiuto, se mi racconterete la vostra storia," disse burbero Beorn dopo che Gandalf finì di spiegargli, "ma chi è questo piccoletto? Sei grosso come il mio pollice e hai piume sui vestiti."

Bilbo si offese, anche se in verità a stento arrivava al ginocchio di Beorn. Ma c'era una tensione nel tono di Beorn quando si era riferito alle piume che rese Bilbo circospetto. Decise di essere onesto e sperare che sarebbe stato soddisfacente, ma Gandalf lo interruppe prima che potesse aprire bocca.

"Oh, è un'usanza hobbit, vedi," disse, "a nessun animale è stato fatto del male."

"Un'usanza?" ripetè lentamente Beorn.

Stavolta Bilbo riuscì a parlare prima che Gandalf potesse dare il via a qualsiasi ridicola menzogna stesse pensando. "Sono dei miei amici," disse Bilbo, "mi sono state date in dono. Faccio parte della popolo delle Aquile di Manwë."

"Tu, parte del loro popolo?" sbuffò incredulo Beorn.

"Sì," disse Bilbo, piano ma con fermezza.

Beorn lo fissò ferocemente, ma Bilbo aveva vissuto con le aquile per anni, e le aquile hanno lo sguardo più feroce di tutti. Non distolse gli occhi.

"Hmm," disse Beorn dopo una lunga pausa. "Non ho mai incontrato le Aquile di Manwë, ma si sono sempre mantenute a rispettosa distanza dalle mie terre, e non hanno mai preso animali da me." Sorrise all'improvviso, rivelando una bocca piena di grossi denti bianchi. "Brave a uccidere goblin, pure. Venite dentro, su, e sbrigatevi a raccontarmi questa storia."

Gandalf e Bilbo ripresero fiato e seguirono il mutevole Beorn all'interno.

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Dopo i ridicoli eventi che seguirono e dopo che Gandalf fu riuscito - con racconti e arguzia - a far entrare l'intera Compagnia nelle sale di Beorn, fu servita loro la cena. L'intera Compagnia fu scioccata nello scoprire che sarebbero stati serviti da animali. Beorn aveva detto qualcosa ai vari cani e pecore che aiutavano a servire, qualcosa in una lingua che fece rizzare le orecchie affinate di Bilbo. Stranamente, riuscì a capire tratti degli ordini di Beorn, e riconobbe qui e là alcune parole della lingua delle aquile. Ma quando provò a parlare alla pecora che lo stava servendo nella lingua delle aquile, ricevette solo un "bee" confuso per risposta, insieme ad una strana occhiata da Nori, e non ci provò di nuovo.

Beorn si congedò mentre la Compagnia banchettava - non c'era carne sfortunatamente, ma ci diedero dentro comunque senza lamentarsi come avevano fatto a Granburrone. Dopo il pasto e quando tutti si furono accomodati con le pance piene, fumando le pipe e rilassandosi al focolare, Thorin annunciò che sarebbero ripartiti il pomeriggio seguente, appena Beorn gli avesse fornito le scorte. Nessuno era ansioso di procedere, e la dichiarazione di Thorin aveva attenuato la soddisfacente sensazione di essere sazi, al caldo e al sicuro. Bilbo si infilò nel sacco a pelo quella notte e ripensò alle parole di Luaithre e Deas. Per quanto entusiasti fossero i nani di procedere oltre e arrivare a casa, c'era un sentiero oscuro davanti a loro; quando finalmente riuscì ad addormentarsi, l'inquietudine per il viaggio che li attendeva seguì Bilbo nei sogni.

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Con gran frustrazione di Thorin, non potettero andarsene il giorno dopo. Gandalf li aveva informati a colazione - di nuovo servita dagli animali - che Beorn si era allontanato per controllare la veridicità della loro storia, e non sarebbe tornato prima di pranzo. Senza nulla da fare, la maggior parte della Compagnia si spostò fuori, per sedersi nel portico di Beorn o sull'erba soffice del giardino. Kili, Fili e Ori si erano inventati una specie di gioco che prevedeva un gran correre in giro e saltare addosso ad Ori per buttarlo a terra a caso. Bilbo poteva sentire le proteste di Ori da dove era seduto, il giovane nano insisteva che gli venissero ripetute le regole, o almeno potevano smetterla di andargli addosso?

"Sembrano degli adolescenti," commentò Bilbo quando Thorin si sedette a fianco a lui.

"Non sono molto più grandi di così," disse Thorin, "anche se, da quanto ho capito, hanno probabilmente il doppio dei tuoi anni."

"Oh?" disse Bilbo, "quanti anni hanno allora?"

"Kili settantasette, Fili ottantadue. Non sono certo riguardo a Ori - penso che ne potrebbe avere settantacinque."

"Ha! Sapevo che i nani vivono più a lungo degli hobbit, ma è straordinario. Devo sembrarvi un bambino, a soli cinquant'anni."

"Non molto," disse Thorin, "il tuo brontolare tradisce la tua maturità."

Bilbo sputacchiò. Thorin aveva appena fatto una battuta? Cercò di non fissarlo a bocca aperta, accontentadosi di una risatina. "Disse il nano più brontolone di tutti," ribatté, e per tutta risposta, un angolo della bocca di Thorin si sollevò.

Caddero in silenzio per un po', osservando Ori riuscire ad avere la sua rivincita, placcando spettacolarmente Fili con un ruggito di guerra.

"Forse, ora che abbiamo tempo da perdere," esitò Bilbo, "puoi continuare la tua lezione su Erebor?"

L'attenzione di Thorin si riportò su Bilbo.

"Intendo," si affrettò di chiarire Bilbo, "Non ho idea di come sia Erebor. Non l'ho nemmeno mai vista illustrata in un libro, e ho solo visto la montagna di sfuggita, a grande distanza."

Thorin si strofinò le nocche sulla bocca. "È difficile da descrivere," ammise, "e io non sono bravo a raccontare storie. Ma penso di poter provare in un altro modo. Ori!"

Ori si voltò al suono del suo nome, schivando con grazia la carica di Kili. "Sì, Signor Thorin?"

Thorin gli fece cenno di avvicinarsi. "Hai carta e una matita?" chiese quando Ori si fu avvicinato, e lui annuì, rovistando nella parte davanti della sua giacca. Una matita e un pezzo di carta furono presto tirati fuori e consegnati a Thorin.

Bilbo alzò le sopracciglia, divertito. "Hai carta e penna con te tutto il tempo?" chiese.

"Non si sa mai quando può servire," Ori scrollò le spalle, e fu richiamato nella mischia.

Bilbo scosse la testa. Pratici i nani, pensò con affetto. Thorin stava già abbozzando qualcosa sulla carta, aggiungendo linee spesse e indicazioni per i dettagli.

"Tutti i nani sanno disegnare?"

"No," disse Thorin, senza alzare gli occhi dal lavoro. Persino a quel primo stadio, Bilbo riusciva a distinguere un contorno emergente. "Ori è un artista, ma la maggior parte dei nani imparano a disegnare per il loro lavoro. Può non essere piacevole agli occhi come qualcosa prodotto da Ori, ma va bene per il lavoro."

Bilbo rimase in silenzio dopo di quello, osservando Thorin disegnare. Era affascinato dal modo in cui il disegno emergeva, con Thorin che aggiungeva linea dopo linea finché Bilbo non riuscì a distinguere il soggetto della sua matita. I cancelli di Erebor erano stati trasportati su carta - enormi e imponenti, fiancheggiati da due colossali statue di nani. Un fiume si faceva strada fuori dai cancelli frontali e forniva un senso della misura.

"Fantastico," sussurrò Bilbo, prendendo il disegno che gli veniva offerto, "sia la tua illustrazione che i cancelli. Sono enormi - non riesco nemmeno ad immaginarli."

"Pensavo che fosse questo il motivo per cui li ho disegnati," disse Thorin seccamente, "ma se sei sorpreso da questo, mi chiedo che faccia farai quando vedrai che questo è solo uno di tre cancelli."

"Tre?" la mente di Bilbo non poteva comprendere tre cancelli, tutti di dimensioni simili a questo. Guardò il disegno più da vicino, notando che Thorin aveva persino incluso alcuni dei complessi disegni architettonici che decoravano le colonne del cancello. "Penso di riconoscere questo schema," disse Bilbo senza pensarci, "è sorprendentemente simile a qualcosa che ho visto a Granburrone…"

Thorin gli lanciò un'occhiataccia.

"… un disegno che gli elfi hanno ovviamente rubato ai nani! Infidi elfi!" Concluse Bilbo elegantemente. Il mezzo sorriso di prima non era nulla in confronto a quello che ora si spandeva sul viso di Thorin, come se non potesse reprimerlo. Thorin abbassò la testa un poco, cercando di nasconderlo e riordinando l'espressione con attenzione - ma Bilbo colse un accenno di denti prima che lo facesse. Gli sembrò che qualcuno gli avesse stretto il cuore, e cercò di reprimere il senso di vittoria per aver tirato fuori da Thorin un vero sorriso.

"Ma a parte gli elfi infidi - tre? Non è un po' eccessivo?"

"Quando mai hai visto i nani non essere il più preparati possibile?" l'espressione di Thorin si scurì improvvisamente, "anche se nessuno può prepararsi ad un drago."

"Quindi come sono gli altri due?" chiese velocemente Bilbo, cercando di deviare la conversazione da discorsi sui draghi. "Sono simili a questo?"

"No, sono molto più decorati," disse Thorin, il cipiglio meno evidente. "Si chiamano i cancelli del Sole e della Luna, perché uno è decorato d'oro e l'altro d'argento. Ma come dimensioni sono simili." Lo sguardo di Thorin si fece distante, "Il cancello della Luna è particolarmente famoso, perché fu un regalo del mio bisnonno a mia bisnonna."

Bilbo sbatté le palpebre. "Scusa, hai appena detto che è stato un regalo?"

"Sì, un regalo. Mio bisnonno fu molto orgoglioso di aver disegnato e commissionato il cancello, e partecipò anche alla maggior parte della costruzione"

"Un intero cancello. Per regalo," ripeté Bilbo, incapace di comprendere la cosa.

"Sì," ripeté Thorin, divertito dalla sua sorpresa. "Provocò parecchio entusiasmo, come puoi immaginare. Mio bisnonno stava corteggiando mia bisnonna all'epoca, e i nani sono conosciuti per fare doni grandi e calcolati ai loro promessi prima della proposta di matrimonio."

"E'… beh, è un gran gesto," disse Bilbo, senza parole.

"Lo fu. Lei rispose facendogli un intero set di armatura - la migliore armatura mai creata a Erebor. Non era ricca come lui vedi, ma era un fabbro molto abile, e riversò tutta la sua conoscenza e amore nel creare un'armatura meravigliosa. Quindi vedi, ognuno fece all'altra un regalo che l'avrebbe protetto. Lo scambio fece battere i cuori di molti nani e la storia viene raccontata ancora oggi."

"Non avrei mai immaginato," ridacchiò Bilbo, "che i nani fossero dei tali romanticoni."

"Possiamo esserlo, se ci viene l'impulso," disse Thorin, alzando le spalle. "Sono certo che molti altri condividono la tua opinione - le altre genti di questo mondo sembrano considerarci freddi e senza cuore come i metalli che lavoriamo. Ma qualunque idiota che passa un po' di tempo con un nano si renderebbe conto che non è vero."

"Beh, questo idiota è contento di essersi sbagliato," disse Bilbo. Poi le sue labbra si arricciarono in un sorriso beffardo e rivolse a Thorin uno sguardo di sbieco. "E tu, Thorin? Sei uno di quei nani a cui è palpitato il cuore per questa storia?"

"Molti pochi nani non si sono emozionati per questo racconto, e molti visitano il Cancello della Luna specificatamente per ammirarne il disegno." Disse Thorin, anche se questa non fu affatto una risposta. Bilbo non lo avrebbe mai preso in giro prima, ma sentiva di poterlo fare con questo nuovo e più avvicinabile Thorin - che lo degnava di sorrisi.

"Tutta la stirpe dei Durin è così? Siete tutti segretamente romantici?" incalzò Bilbo, cercando di non gioire dello sbuffo indignato che risultò.

"È considerato un tratto virtuoso, sai, essere romantici," disse Thorin altezzosamente. "Ecco perché la storia è stata raccontata così tante volte,"

"Sei uno di quei nani, vero? Uno di quelli che sospiravano felicemente per il gesto di tuo nonno e sono andati a visitare il cancello."

Thorin aveva apparentemente scelto di ignorare il largo sorriso di Bilbo. "No," disse, "Non lo sono. E anche se lo fossi, la storia perde il suo effetto dopo che tuo nonno l'ha ripetuta per la centesima volta a cena."

Ci fu una pausa.

 "E se avessi visitato il cancello, è stato solo per ammirare le abilità del mio bisnonno," aggiunse Thorin, e Bilbo non riuscì più a trattenersi. Scoppiò a ridere. Sentire Thorin, tutto orgoglioso e solenne, dire quest'ultima parte fu troppo, anche se sospettava che l'avesse fatto solo per farlo ridere.

Thorin attese pazientemente che la risata di Bilbo si spegnesse, ma il sorriso seminascosto era tornato, rassicurando Bilbo di non essere il solo ad essere divertito.

"Grazie, Thorin," disse Bilbo, e non era certo se stesse ringraziando il nano per il disegno, la spiegazione o la risata. Forse tutte e tre le cose.

"Prego, Bilbo," disse Thorin. Esitò - una novità per Thorin. Bilbo non l'aveva mai visto esitare prima: sembrava sul punto di chiedergli qualcosa quando Fili lo interruppe, richiedendo a gran voce la competenza di Bilbo nell'identificare qualcosa.

Bilbo lanciò a Thorin un'occhiata di scuse. Fili sembrava essere molto insistente.

Thorin alzò gli occhi al cielo. "Vai. Fili e Kili non la smetteranno fin quando non ti avranno trascinato in qualsiasi cosa stiano facendo. Ma sii pronto a partire l'istante in cui Beorn torna."

 

Bilbo annuì e si congedò, correndo verso dove Kili, Ori e Fili erano accovacciati intorno a qualcosa. Thorin lo guardò andare, e poi tornò al suo foglio, girando il disegno finito per avere nuovamente carta bianca. Mentre il gruppetto di giovani nani e uno hobbit ispezionava le piante di Beorn, Thorin si ritrovò a schizzare qualcosa senza pensarci. Le linee abbozzate rivelavano gradualmente il pettorale di un'armatura sulla pagina. Thorin lanciò un occhio critico a dove Bilbo era accucciato - riusciva a vedere chiaramente la porzione troppo esposta di collo dello hobbit persino da dove era seduto. La tunica che indossava avrebbe fatto ben poco per proteggerlo, e lo hobbit non aveva nemmeno una cotta di maglia sotto di essa. L'armatura da indossare sarebbe dovuta essere leggera, considerò Thorin, approvando l'idea e aggiustando il disegno del pettorale. Qualunque protezione avrebbe dovuto adeguarsi allo stile di combattimento di Bilbo: veloce, flessibile e basato su colpi veloci. Gli spallacci erano fuori questione, a meno che Thorin non riuscisse ad assicurarsi che non avrebbero ristretto i movimenti di Bilbo, ma dei parabracci potevano essere utili. Li aggiunse al foglio. Magari avrebbe potuto disegnare una gorgiera flessibile per proteggergli il collo. Come decorazione, per Thorin fu naturale disegnare piume sovrapposte sull'armatura, che abbracciavano le spalle e il petto. Il metallo sarebbe stato dorato, con inserti d'oro più chiari per le piume. Avrebbe potuto continuare il disegno di piume sui parabracci, ma le piume avrebbero potuto tramutarsi in foglie a metà, con qualche fiore intorno ai polsi, ad indicare le origini hobbit di Bilbo.

In qualche modo però, il foglio non finì nel fuoco, ma nella tasca del cappotto di Thorin.

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La conversazione tra Thorin e Bilbo non era passata inosservata. Balin aveva assistito alla loro interazione con occhio acuto e un sorriso divertito. Si tamburellò la pipa sul labbro, ponderando la situazione, e fermò Ori quando il giovane nano gli provò a passare accanto.
"Ori, ragazzo," gli disse, "Ho un compito per te, se sei disponibile."

"Cosa c'è, Signor Balin?" chiese Ori educatamente.

Balin diede ad un esitante Ori una lista di istruzioni piuttosto confusa, ma Ori accettò comunque. Fatto quello, Balin si mise comodo e si chiese dove fosse finito suo fratello, e se Nori avesse già imbastito una scommessa.

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Beorn ritornò poco dopo pranzo con un umore molto più allegro: aveva trovato il loro campo di battaglia e sapeva che la loro storia era vera. Trasse molta gioia dal mostrar loro il mannaro e il suo cavaliere in cui si era imbattuto sulla via del ritorno. Il pelo del mannaro era inchiodato ad un'asse del recinto, e la testa dell'orco su un palo. Fu anche, fortunatamente, molto più incline a fornirgli le scorte per la strada, e consigli riguardo Bosco Atro. Gli fu raccomandato di non lasciare assolutamente il sentiero, e che molto probabilmente non avrebbero trovato nulla da mangiare nella foresta. L'acqua era anch'essa un problema, perché persino il fiume che attraversava il sentiero era inquinato e furono avvertiti di non bere da esso, neanche se disperati.

Ad ognuno di loro fu dato del cibo, un grande otre d'acqua e un pony da cavalcare fino al limitare della foresta, ma nonostante fossero molto più preparati ad affrontare il sentiero attraverso Bosco Atro, fu una Compagnia mesta quella che si mise in sella per lasciare la tenuta quel pomeriggio. I nani promisero di ripagare la gentilezza di Beorn, cosa che Beorn rifiutò con loro gran sorpresa. Rimase vicino al cancello, nello stesso preciso punto in cui Bilbo l'aveva visto per la prima volta, e li guardò andarsene, senza nessun addio o augurio di buon viaggio.

Beorn aveva detto loro che sarebbero serviti quattro giorni a cavallo per raggiungere Bosco Atro, ma non volevano sprecare più provviste del necessario fuori dalla foresta, e così spinsero le cavalcature e riuscirono ad arrivare ai confini della foresta la sera del terzo giorno. Si accamparono all'ombra di Bosco Atro, cercando di non guardare il sentiero che serpeggiava tra gli alberi. Bilbo era innervosito nel notare che il sentiero sembrava scomparire completamente solo pochi piedi all'interno, e sebbene fosse rimasto a fissarlo per parecchio tempo, non riuscì a distinguere nemmeno la  sagoma di un ramo nel tunnel nero pece che si apriva la strada tra gli alberi.

La mattina successiva Gandalf annunciò che non poteva proseguire con la Compagnia. Questo, e il fatto che avrebbero dovuto rimandare i pony da Beorn, provocò molto sgomento e rabbia nella Compagnia, ma Gandalf non si lasciò convincere in alcun modo. La minaccia dell'ira di Beorn li fece desistere a rilasciare i pony, ma i nani furono più testardi riguardo la faccenda dell'apparente abbandono da parte di Gandalf al momento più cruciale e pericoloso del loro viaggio. La discussione ebbe fine quando Gandalf sbottò e accennò a doveri a sud che non aveva altra scelta che svolgere. Riluttanti, i nani lo lasciarono andare.

"Ci vedremo di nuovo, Bilbo," disse Gandalf, montando sul suo cavallo. "Sii prudente, date ascolto ai miei avvertimenti e riemergerete dalla foresta sani e salvi prima di potervene accorgere."

"Addio, Gandalf." Disse Bilbo.

"Non essere così tetro! C'è solo una strada e ci sei davanti. Ma ti chiedo, Bilbo Baggins, di tenere a bada questi nani e impedirgli di vagare nel pericolo."

"Ci proverò," disse Bilbo dubbioso, e con un ultimo saluto Gandalf se ne andò.

Lentamente, come se potessero evitare di avventurarsi dentro Bosco Atro, la Compagnia smontò il campo e si avviò sul sentiero. Gli alberi, nodosi e contorti e stretti dall'edera, erano sempre più fitti con ogni passo, le grandi chiome che bloccavano il sole, finché la Compagnia si ritrovò a camminare in una strana luce soffusa. Ma il sentiero sembrava diventare persino più buio, e si avvilirono quando si resero conto che sarebbe stato così per tutto il tempo necessario ad attraversare il Bosco.

Bilbo si fermò sulla soglia - a metà tra luce e ombra - e si guardò indietro un'ultima volta. I prati verdi, inondati dal sole, sembravano già così lontani. Poteva ancora sentire un po' del calore dell'estate sul viso, e lo assaporò per un istante prima di raggiungere i nani nella loro ininterrotta marcia in avanti, nel freddo e nelle tenebre.

Sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto il sole per molti, molti giorni.

 

 

Continua...


Note della Traduttrice - reprise

SCUSATEMI ANCORA TANTISSIMO ;;;;;;A;;;;;;

KuroCyou

  
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