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Autore: esserre93    12/08/2017    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Quella mattina Amelia aprì gli occhi, si alzò dal letto e si posizionò di fronte allo specchio della sua nuova camera. I capelli mori appena legati in uno chignon le lasciavano il viso scoperto: era assonnata. Si stiracchiò e non appena riaprì gli occhi, gli si illuminarono di un azzurro cielo. Si specchiò ancora un po’, c’era qualcosa che non riconosceva in quell’immagine riflessa. Probabilmente doveva ancora abituarsi all’aspetto della nuova Amelia, nonostante ora indossasse solamente un pantaloncino e una maglia sportiva. Si guardò indietro e fu tentata di rimettersi a letto, ma fu richiamata dalle voci dei suoi nipotini, che probabilmente erano in cucina a fare colazione.
-    Buongiorno a tutti! – con il suo sorriso Amelia illuminò l’intera cucina e posando le sue labbra prima su Zola, poi su Bailey, andò a versarsi una tazza di caffè. 
-    Buongiorno Amelia, oggi cosa hai in programma?
-    Devo andare in ospedale, mi ha chiamata Il dott. Hunt
-    Ti darà il posto?
-    Non mi ha anticipato nulla. Derek dov’è?
-    In ospedale, tornerà tra poco
-    Ok io faccio una doccia e corro lì. Vuoi che accompagni io i bambini?
-    Lo faresti davvero?
-    Cero, nessun problema. Chi vuole venire con la zia?
-    Io! – Zola alzò immediatamente la mano, seguita dal piccolo di casa
-    Perfetto, allora preparativi che si parte!
Quella nuova vita le stava iniziando a piacere. Partire da Los Angeles per trasferirsi a Seattle si stava rivelando una buona decisione.
-    Buona giornata bambini
-    Grazie zia!
Amelia lasciò i nipoti al nido e salì nello studio del capo, era già lì. Dalla vetrata potette vedere i suoi movimenti all’interno della stanza: era al telefono e qualcosa lo preoccupava. Con una mano si strofinava la testa e la bocca era arricciata in una smorfia. Amelia si ritrovò a sorridere di fronte a quella scena. Era affascinata da quell’uomo. Non appena lo vide riagganciare la cornetta, bussò alla porta ed entrò
-    Buongiorno dott.Hunt
-    Buongiorno Shepherd e chiamami Owen
-    Solo se mi chiamerai Amelia
-    Affare fatto. Ti ho fatta venire qui per informarti che da oggi sarai a tutti gli effetti un neurochirurgo del Grey Sloan Memorial Hospital
-    Grazie!! – con uno slancio Amelia si ritrovò ad abbracciare Owen. Quando si accorse di ciò che aveva appena fatto, imbarazzata si staccò
-    Mm mm scusami, è che sono fatta così 
-    Cosi come? Un terremoto? Uno tsunami? Un vulcano? – un’espressione divertita si dipinse sul viso dell’uomo
-    Me lo dicono in tanti
-    Mi piace come sei fatta
-    Quindi posso andare a cambiarmi?
-    Certo, vai pure
-    Ci vediamo in giro, giusto?
-    Giusto
Uscendo dalla stanza, Amelia fu attraversata da una ventata di freschezza. Era molto che non si sentiva così.
-    Ciao Amy!
Percorrendo il corridoio che portava nella stanza degli strutturati, Amelia si imbatté in Arizona; come al solito sorrideva e come al solito l’aveva chiamata Amy, ma prima ancora che potesse dirle qualcosa, la bionda la anticipò.
-    Ho saputo che sei la nuova neurochirurga
-    A quanto pare si 
-    Allora avremo la possibilità di conoscerci meglio
-    Sempre se mi chiamerai con il mio nome completo
-    L’ultima persona che ho chiamato in un modo che a lei dava fastidio l’ho sposata, meglio non rischiare?
-    Sei sposata?
-    Si – Arizona alzò la mano sinistra e indicò ad Amelia la fede – la conoscerai presto
-    Lavora qui?
In quel momento, dal bagno uscì una donna alta, pelle olivastra, capelli e occhi scuri 
-    Esatto, lavoro qui. Callie Torres chirurgo ortopedico
-    Io sono Amelia
-    So chi sei, Arizona mi ha parlato di te
-    Lei hai già parlato di me? Che onore
-    Amelia smettila. Non devi andare a prepararti?
-    Certo, vado
Prima di entrare nella stanza degli strutturati, Amelia aspettò che le due donne si allontanassero e le vide confabulare qualcosa. Molto probabilmente alla Torres aveva dato fastidio il suo commento sarcastico riguardo Arizona, ma non poteva farci niente, quella donna le trasmetteva energia positiva.
Il suo telefono squillò per la sua prima chiamata al pronto soccorso e corse verso l’emergenza. Nella stanza in cui era stata chiamata trovò una dott.ssa minuta dai capelli rossi  che impartiva ordini, una specializzanda di colore e un’infermiera. 
-    Chi è lei? Non può stare qui – la dott.ssa ora stava guardando lei in attesa di risposta. Amelia rimase per un attimo perplessa, per poi ricordarsi che non aveva avuto tempo di cambiarsi
-    Mi avete chiamato per un’urgenza
-    Ho chiamato il dott. Shepherd
-    Sono io: Amelia Shepherd, neurochirurgo
-    Scusami, credevo rispondesse Derek 
-    Non è di turno ora, ci sono io. Vado bene lo stesso?
-    Certo. Sono April Kapner
-    Wow, un altro Shepherd tra noi
Amelia si voltò verso la specializzanda che aveva appena parlato e la guardò incuriosita 
-    Tu sei?
-    Stephanie Edwards 
-    Mi daresti il quadro generale della situazione?
-    Certo. Uomo, 32 anni, trauma cranico dovuto ad una caduta da 1metro di altezza. Era in montagna a fare arrampicata
Amelia passò la luce davanti gli occhi del paziente e poi richiese una tac celebrale
-    Benvenuta a Seattle, Dott.ssa Shepherd
-    Grazie April
Durante l’attesa, Amelia decise di fare un giro per il pronto soccorso e iniziare a prendere confidenza con il posto. Rimase incantata dalle apparecchiature all’avanguardia e non si meravigliò che quello fosse un centro traumi di primo livello. Durante il “sopralluogo”, però, si sentì seguire, si voltò e dietro di lei c’era la specializzanda incontrata poco prima. Amelia piegò la testa da un lato, socchiudendo gli occhi
-    Edwards, devi dirmi qualcosa?
-    No signora – Amelia, di fronte a quella ragazza imbarazzata, dovette soffocare una risata
-    E perché mi segui?
-    Lei è la Shepherd, signora e voglio imparare quanto più possibile da lei
-    Allora, punto uno: non chiamarmi signora, mi fai sentire vecchia e punto due: segui il paziente in sala tac e chiamami non appena avrai i risultati
-    Certo signora, mi scusi dott.ssa Shepherd
La specializzanda corse verso la sala tac e Amelia potette liberare la risata repressa fino ad allora
-    Cosa ti diverte Amelia?
-    Meredith, questi specializzandi sono troppo forti
-    Non è proprio l’aggettivo che utilizzerei io, ma va bene
-    Mi chiamano signora, ti rendi conto?
-    Non ti dico come chiamavano me
-    Come? Vipera? Stronza?
-    No ma grazie eh. Purtroppo ci sei andata vicino: medusa 
-    Wow questo si che è un vero soprannome, chissà se ne daranno uno anche a me
-    Guarda, forse quella specializzanda cerca te
Amelia si voltò nella direzione indicata da Meredith e vide la Edwards correrle incontro, facendo svolazzare un foglio tra le mani. Quando si fermò davanti a lei glielo porse e si piegò per prendere fiato
-    Dott.ssa Bisogna operare
-    Hai ragione, fallo preparare subito, ci vediamo in sala operatoria
Amelia si voltò verso Meredith, che era ancora divertita dalla scena a cui aveva appena assistito, per poi dirigersi in sala operatoria. Dopo essersi lavata, prese posto dietro il paziente e un’infermiera le mise le lenti binoculari
-    Pronta Edwards?
-    Prontissima
Amelia iniziò ad incidere e gli occhi della Edwards si illuminarono
-    Dimmi un po’, a che anno sei?
-    Al secondo anno dott.ssa
-    Quindi non è la prima volta che entri in sala operatoria 
-    Ovviamente no
-    E perché sembra come se non avessi mai visto un intervento di  neurochirurgia?
-    Perché per me è come se fosse sempre la prima volta e poi operare con lei per me è un onore
-    Mi piaci, Edwards. Sai però che non potrai assistere sempre me, vero?
-    Lo so
Tre ore dopo l’operazione era conclusa. Era andato tutto secondo i piani e Amelia ne fu soddisfatta. Era un’operazione semplice, ma non entrava in sala operatoria da qualche tempo e sapere che operare le dava ancora le stesse emozioni, la face sentire viva.
-    Edwards, ti occupati tu del post operatorio?
-    Certo dott.ssa, la aggiornerò
Amelia si diresse verso la sala degli strutturati e lì incontrò Derek
-    Ciao fratellone
-    Amy, come sta andando?
-    Tutto bene, ho appena clippato un aneurisma
-    Bene, sono contento. So che stai bene, ma vorrei che tu andassi alle riunioni anche qui a Seattle
-    Lo so Derek, ci avevo già pensato, non sono una sprovveduta 
-    Lo so Amy, mi preoccupo per te
-    Non farlo
-    Amy…
-    Dimmi
-    Per qualche giorno non ci sarò, quindi ti passerò tutti i miei pazienti, te la senti?
-    Certo, dove vai?
-    A Washington, devo incontrare il presidente per uno studio che vuole farmi seguire da lì
-    Ti trasferisci?
-    Non è ancora niente di certo, quindi non dire niente a nessuno
-    Meredith che dice?
-    Puoi immaginarlo
Amelia guardò il fratello uscire dalla stanza. Proprio ora che lei era tornata, lui se ne andava. A quanto pare due Shepherd nello stesso ospedale non potevano stare.
-    Amy?
La mora scrollò le spalle e sentendosi chiamare in quel modo e aggrottò la fronte
-    Arizona, mi chiamo Amelia. Cosa faresti se ti chiamassi Ari?
-    Mi piacerebbe – la bionda scoppiò in una risata, che contagiò anche Amelia – come sta andando il tuo primo giorno?
-    Alla grande, ho anche eseguito un intervento, quindi sono a pieno ritmo
-    Mi fa piacere. Senti, per quella cosa di prima con Callie…
-    Scusami sono stata inopportuna
-    È che stiamo passando un periodo un po’ difficile
-    Se ti va possiamo parlarne
-    Ci vediamo stasera da Joe?
-    Avrei un’altra idea
-    Va bene, sai se Meredith è a casa stasera?
-    Penso di sì, perché?
-    Magari le chiedo di guardare mia figlia, così quando accompagno te prendo lei
-    Hai una figlia?
-    Si, Sofia. Ha 3 anni
-    Wow, non me lo aspettavo
-    Perché?
-    Non so, non mi aspettavo neanche fossi sposata. Sei una donna dalle mille sorprese a quanto pare
-    Eh già. A stasera allora
Amelia sentiva nei confronti di Arizona un senso di appartenenza, come se si conoscessero da anni e questa sensazione le piaceva. Era sicura sarebbero diventate ottime amiche. Per questo motivo aveva deciso di parlarle di una cosa che le stava molto a cuore.

Amelia fece parcheggiare Arizona nel parcheggio di un edificio. Guardò la bionda e sapeva di non aver capito dove fosse, d’altronde in quel posto vai solo se ne hai bisogno. Quando entrarono, si ritrovarono in un’ampia stanza, delle sedie erano posizionate a file parallele e una persona alla volta si alzava per raccontare di se
-    Amelia, mi hai portata in una riunione di alcolisti anonimi?
-    Avevo bisogno di compagnia. È la prima volta qui a Seattle. Non te la senti?
-    Si certo, non mi aspettavo tu fossi…
-    Tra poco saprai tutto
Amelia prese posto in una delle sedie rimaste libere, mentre Arizona rimase in disparte in fondo alla stanza. Quando toccò parlare ad Amelia, fece un grande respiro e si alzò
-    Buonasera a tutti, sono Amelia ed ho abusato di alcool e droga. Un anno fa il mio ragazzo è morto nel mio letto a causa di un’overdose e da quel momento ho deciso di dare un taglio netto a tutto ciò che mi ricordava di lui e a tutto ciò che riguardasse alcool o droga. È un anno che sono pulita.
Durante il suo discorso, Amelia cercò con lo sguardo Arizona, che era ancora in fondo alla stanza. I loro sguardi si incrociarono e in quel momento capirono che il loro legame sarebbe stato più profondo di quanto potessero immaginare. 
Quando la riunione terminò, Amelia si avvicinò alla bionda e la strinse in un abbraccio
-    Grazie per non essertene andata 
-    Non avrei mai potuto farlo. Mi dispiace per ciò che ti è accaduto
-    Fa parte del passato. Facciamo un giro?
Non avevano una meta designata, infatti Arizona guidava molto lentamente, dando modo ad Amelia di parlare di ciò che voleva
-    Anche se sono pulita da molto tempo ho bisogno di queste riunioni, come ho bisogno del mio lavoro
-    Lo capisco, ma perché hai portato proprio me?
-    Sento di potermi fidare, Arizona. Sento un legame con te che va al di là di ogni cosa
-    Mi sento una stupida per averti proposto di vederci da Joe
-    Non potevi saperlo, non è successo nulla. Raccontami di te
-    Sono qui a Seattle da circa 5anni. Sono sposata ed ho una figlia
-    Dimmi qualcosa che non so
-    Ho perso mio fratello, era un militare
-    Mi dispiace
-    Tua figlia, invece? Come l’avete avuta? Quando l’hai portata da Meredith ho notato che somiglia molto a Callie
-    È biologicamente sua figlia, l’ha avuta con Mark
-    Mark Sloan? Quando è morto non potevo crederci 
-    Neanche noi, è stato un periodo bruttissimo
-    Eri anche tu sull’aereo, vero?
-    Si, mi ha portato via questa – Arizona alzò il pantalone e fece vedere la protesi ad Amelia, che rimase a bocca aperta
-    Cavolo. E con Callie come mai vanno male le cose?
-    Da quel maledetto incidente aereo non ci siamo più riprese. Quando poi l’ho tradita le cose sono solo peggiorate ed ora riacquistare la sua fiducia è molto difficile e la capisco
-    Tu la ami molto?
-    Si, ma suppongo non basti
Amelia fece segno ad Arizona di accostare e la abbracciò. Un abbraccio che fece scaturire dentro di se una moltitudine di emozioni, che non aveva mai provato prima. Chi era quella donna?
   
 
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