Little boy in a cupboard
La veritā č qualcosa di unico e indissolubile e risolve ogni problema ed č reale.
-Albus?-
Le palpebre sembrano pesanti, chiude gli occhi, vuole dormire. Ma una luce improvvisa lo distrae cosė, lentamente, li riapre.
-Al, cosa ci fai sveglio a quest'ora?-
A volte, puō succedere in qualunque momento anche mentre mangia anche mentre cammina anche mentre non fa nulla e basta, gli sembra di vivere in un enorme sogno.
-Sai Harry, č da qualche tempo che Albus si comporta in modo strano. Forse dovremmo parlargli-
-Strano, dici?-
-Oggi pomeriggio si č messo a pulire i mobili, i mobili, capisci?-
-Secondo me sta solo cercando di imitarti, sai come sono i bambini. Ti vedrā come un idolo, o qualcosa del genere-
-Sė, forse... probabilmente hai ragione-
Aveva letto da qualche parte che per capire se si č in un sogno basta chiedersi Dove sono? Come ci sono arrivato fin qui?
-James! Va a chiamare i tuoi fratelli, si mangia-
-Ehi, Lil! Fa vedere alla mamma il bellissimo disegno che hai fatto-
-Ti piace, mamma?-
-Lo trovo stupendo, brava Lily!-
-Albus, dov'č?-
-Non so-
-Ma non era insieme a te?-
-No, no. Non lo vedo da un po'. Ma č normale, non preoccuparti-
-Giā, non preoccuparti. Al sparisce sempre-
Ultimamente accadeva spesso, le domande che si poneva erano diventate un'abitudine. Per capire, per distinguere il vero dal falso.
-Albus, tesoro, cosa ci fai in piedi a quest'ora?-
-Preparo la colazione-
-Non č compito tuo, ma se vuoi darmi una mano bastava dirmelo. Sono solo le sei del mattino. Coraggio Al, torna a dormire-
-Ma mamma! Se non lo faccio poi lui si arrabbia!-
Si china di fronte al figlio e lo bacia sulla fronte.
-Non credo proprio che papā se la prenderā con te per una cosa del genere-
Molto spesso perō la risposta era sempre e solo Io sono qui, sono sempre stato qui
-Albus...-
-Cosa c'č, papā?-
-C'č qualcosa che desideri dirmi?-
A volte pensa: I sogni sono strani, nei sogni ogni cosa sembra meno importante e sai solo che tutto č giusto ma in fondo non lo sai per certo e, in fondo, non č cosė anche la realtā? E allora come si fa a distinguerli? O sono forse la stessa cosa?
-Ciao mamma, ciao papā-
-Albus! Che ci fai nel sottoscala?-
-Dormivo-
-Vai a letto, č tardi, e comunque un bambino non dovrebbe dormire in un sottoscala-
-No, papā, ti sbagli. Questa č la mia stanza-
La sua č una strana realtā e Albus la deve spiegare perchč, pensa, diventerā vera solo se ci sarā almeno anche un'altra persona a sapere della sua esistenza.
-Albus, devi dirci la veritā, lo capisci? Non puoi continuare ad andartene in questo modo come se nulla fosse, io e tuo padre eravamo preoccupati-
La veritā, questo gli avevano spiegato, č qualcosa di unico e indissolubile e risolve ogni problema ed č reale.
-Io ero qui, vi aspettavo ma voi non siete venuti! Dove eravate finiti?-
Albus lo vede quello sguardo, quello che spesso ha visto gli adulti lanciarsi tra di loro, e capisce cosa pensano, ed č terribile il buco nel petto che sente allargarsi, e fa male, e poi i suoi genitori lo osservano.
La veritā č qualcosa di unico e indissolubile e risolve ogni problema ed č reale.
E cosė Albus capisce: la veritā non č uguale per tutti e ognuno comprende appieno solo la propria veritā. Ma come si fa a determinare quanto la veritā corrisponda al vero?
-Papā. Devo andare papā... lo so, mi dispiace... scusa papā, ma se non preparo la colazione in tempo poi zio Vernon e zia Petunia si arrabbieranno-
Dove sono? Sono qui. Come ci sono arrivato? Sono sempre stato qui