Un addio troppo doloroso
Le sue
lunghe braccia mi avvolsero in un caldo abbraccio, sotto il pianto muto
del
cielo.
Il mio cuore
era spinto al parossismo dalla straziante quiete che trasmetteva il suo
petto.
Avrei
venduto la mia anima per sentire il minimo movimento scuotere il suo
cuore in
mia presenza, per sentirlo scalciare, fremere, agitarsi per me.
Ma non era
così.
Le sue
labbra fredde lambivano la mia fronte, il suo alito caldo mi lasciava
un senso
di torpore che si insinuava attraverso la pelle, nelle vene e pompava
il cuore
di una terribile tensione.
Le sue mani
lunghe e affusolate scorrevano sulla mia schiena perfetta, mentre i
suoi occhi
blu come l’oceano erano nascosti dalle palpebre serrate e
incorniciate da scure
ciglia e leggere sopracciglia.
La punta del
suo naso, ghiacciata, mi sfiorò la guancia fredda dal basso
verso l’alto fino
all’orecchio. Li si soffermò e con delicatezza le
sue labbra mi lasciarono un
piccolo bacio.
Il mio corpo
intorpidito ebbe un leggero sussulto, il mio respiro divenne
velocemente affanno
e lui si ritirò spaventato.
I suoi occhi
blu, semplicemente stupendi, mi fissarono desolati, laconici;
lasciarono
trasparire un’impagabile apprensione che dovetti tristemente
ammettere.
Sospirai
affranta.
«Perché ti ostini a rimanere? Non provi niente, lo
so. Vattene» dissi l’ultima
parola lentamente, come per timore che poi me ne sarei pentita.
I
polpastrelli della sua mano destra mi sfiorarono adagio lo zigomo
appena
colpito da un fiocco di neve.
Esitò
sulla
mia pelle fredda: «Tu sei importante. Tutto di te
è speciale per me. Mi hai
dato ciò che nessuno mi aveva dato prima, mi hai capito, mi
hai dato un’altra
possibilità. Non voglio abbandonarti». Mi
fissò grave, desolato.
Mi
vibrò
sulle labbra un sorriso debole. «Ti capisco, proprio
perché ti amo! Ma se
continuerai a restare soffrirò sempre di più,
perché i tuoi sentimenti non sono
gli stessi che provo io. Ti prego… Vattene!»
dissi, questa volta più forte.
L’espressione
indecifrabile sul suo volto mi lasciò attonita e spaventata.
«Tu
sei
tutta la mia vita. Non so come farò a vivere senza di te, ma
so che così non
riesco più ad andare avanti» sussurrai ormai alle
lacrime.
Il suo odore
mi pungeva ancora le narici anche a un metro da lui. Le gambe volevano
cedere,
le braccia desideravano ricongiungersi con le sue; tutta me stessa lo
reclamava,
mentre la nostra lontananza aumentava fino a diventare insopportabile e
impossibile da abbattere.
Quello era
una addio.
E per
sempre.