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Autore: Valetiamo12    17/08/2017    0 recensioni
Mihael Keehl,conosciuto anche come Mello,viveva alla Wammy's House con molti altri bambini.Uno in particolare aveva attirato la sua attenzione e rubato il suo cuore:Nate River (Near),un bambino poco socievole e occupato sempre a giocare da solo in qualche angolo sperduto del grande edificio. Non sapeva il perché ma da quando lo aveva visto aveva provato una strana attrazione verso di lui che aveva subito nascosto dietro un finto sentimento d'odio. Dopo la risoluzione del caso Kira le loro vite si dividono.
Near vive a Tokyo convinto della morte di Mello.
Mello vive a Hiroshima scappando dalla mafia giapponese.
Cosa potrebbe succedere se fra i due ragazzi ci fosse un incontro inaspettato?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Arrivato a casa era abbastanza tardi quindi Near decise di riposarsi e di scrivere l'ultima parte del rapporto il giorno seguente. L'indomani, stranamente si svegliò tardi ma non era un problema visto che in quel periodo non doveva essere presente in ufficio: A causa del suo periodo di riposo Halle aveva ottenuto una sospensione del lavoro da tre a cinque mesi e in pratica, Near non doveva lavorare. Lo faceva comunque per non arrivare poi in ufficio con troppi casi arretrati. Il tempo di fare colazione e si mise a lavoro. All'una e un quarto decise di pranzare e di chiamare Gevanni per avere notizie. ‹Pronto? Near?› disse Gevanni dall'altra parte del telefono. «Sono io, oggi tu ed Anthony siete andati in ospedale?» ‹No, devo andarci questo pomeriggio e se le persone parteciperanno ci andrò ogni giorno. Invece Anthony è andato questa mattina e ha detto che nessuno ha parlato. Neanche una parola› «...Va bene, domani o fra un paio di giorni verrò in ospedale con te così ci divideremo il lavoro» disse e chiuse la telefonata. Visto che aveva praticamente concluso il lavoro decise di continuare il suo puzzle che aveva lasciato incompleto: raffigurava un gatto nero che ne graffiava uno bianco. Ovviamente il suo primo pensiero chi poteva essere se non Mello? Gli sembrava che quel puzzle lo volesse prendere in giro. Mello gli mancava da morire e non riusciva a pensare a lui perché poi la sua testa si riempiva di ricordi, domande, emozioni... Cose che non poteva sopportare. Butto all'aria il puzzle e scosse la testa velocemente come se potesse cancellare quello che stava provando in quel momento. Decise di andare a letto però questa volta prese le medicine così si sarebbe addormentato più velocemente. La mattina seguente chiamò di nuovo Gevanni chiedendo se sarebbe andato in ospedale e se poteva andare a prenderlo così avrebbero potuto lavorare insieme. Alle dieci e mezza arrivarono davanti all'ospedale. Le persone coinvolte nella missione {soldati, sopravvissuti, mafiosi} avevano quasi occupato due piani dell'ospedale. A Near non piaceva quel posto: sapeva di disinfettante ed era sempre affollato. Decise di iniziare dai sopravvissuti nella parte a destra del reparto continuando fino all'ultimo e poi avrebbe fatto una visita anche ad Anthony. «Gevanni io chiederò al paziente se si sente bene e se vuole rispondere a qualche domanda e in caso positivo, tu farai le domande» disse. ‹Va bene, iniziamo dalla 178› Nella prima stanza c'erano due pazienti, due donne: una giovane con in braccio un bambino e un'altra più anziana. «Buongiorno scusate se vi disturbiamo ma stiamo chiedendo hai superstiti se vogliono rispondere a qualche domanda, dare una testimonianza, qualche indizio sentito dai mafiosi ecc...» disse freddo, poi si avvicino ai lettini delle due donne e chiese. «volete oppure no?» La donna più giovane iniziò ad agitarsi mentre quella più anziana scosse la testa. ‹Ma se- › «Gevanni non stressarle si devono ancora riprendere. Grazie per la vostra disponibilità» disse e trascinò fuori Gevanni da quella stanza. ‹Come mai non mi hai fatto insistere? Così non concluderemo mai nulla› «Tu, dopo essere stato torturato per non fiatare, diresti al primo sconosciuto che passe tutto quello che vuole sentire? Non credo... Continueremo ad insistere ma ai loro occhi non dobbiamo dare questa impressione. Continuiamo con il nostro giro» Dopo molto tempo arrivarono quasi alla fine del corridoio. Erano entrati in tantissime stanze ma la maggior parte dei pazienti non voleva dire nulla, alcuni avevano detto informazioni che Near sapeva già e altri avevano avuto crisi di panico ed erano stati subito cacciati dalle infermiere. Ne mancavano cinque. Nella prima c'era un uomo abbastanza vecchio con la barba bianca e una ragazzina di massimo tredici anni. Near appena la guardò rimase sconvolto: alla sua giovane età in cui la spensieratezza e i sogni sono il tema principale, non poteva più avere una vita normale. Aveva il viso quasi completamente avvolto con numerose bende e aveva delle bruciature sulle braccia che si vedevano attraverso le garze. L'uomo non sembrava messo male finché Near non si avvicinò e vide che gli mancava una gamba: gli era stata probabilmente amputata da un'inesperto visto che aveva un taglio diagonale. Inoltre aveva dei brutti segni sui polsi come se fossero stati stretti e tirati con forza. Recitò la domanda che aveva fatto a più di quaranta persone per un'intera mattinata ma l'uomo scosse la testa dicendo un "non sono pronto" a voce molto bassa. Near si avvicinò alla ragazza e gli chiese la stessa cosa ma questa non rispose così decise di non insistere. Visitò con Gevanni altre due stanze ma neanche qui riuscì ad avere informazioni. -Mancano due stanze- si ripeteva. Near non ne poteva più, voleva uscire da quelle mura. Entrò nella penultima stanza di quel piano e si guardò attorno: c'era un letto vuoto e sull'altro era tirata la tenda. La tolse piano e vide: due bambini identici di massimo otto anni che dormivano abbracciati. Il primo aveva delle fasciature su tutto il busto che si vedevano anche con la divisa dell'ospedale, l'altro invece aveva tantissime bollicine rosse che dalla guancia arrivavano al collo e probabilmente, continuavano. -Visto che sono uguali- pensò Near -gli avranno dato la stessa tortura- Questa volta dovette trattenere un conato di vomito. Richiuse la tenda e si affrettò ad uscire dalla stanza. Fuori Gevanni gli venne incontro ‹Ero andato in bagno, allora qualcosa di nuovo?› «No, due bambini stavano dormendo quindi sono uscito» ‹Va bene, dai ci manca l'ultima stanza› disse Gevanni. Si avvicinarono alla porta ma prima di aprirla si sentì qualcuno urlare dall'interno. «NON LE VOGLIO QUESTE CAZ*O DI MEDICINE, NON LE PRENDERÒ MAI» disse una voce maschile. Near sentì il cuore accelerare e le gambe diventare molli. -Non puoi essere tu- si ripeteva, cercando di mantenere la calma. Si fece coraggio, aprì piano la porta ed incrociò gli occhi con quelli del paziente... CONTINUA
   
 
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