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Autore: tror_i_thou_doom    17/08/2017    10 recensioni
L’ambiente scolastico fa parte della vita di ognuno di noi.
Spesso, è li che accade tutto.
E’ li che si arriva bambini e si esce adulti, è li che avvengono i più grandi cambiamenti di una persona, è li che si sceglie per il proprio futuro.
Alcuni lo vedono come un ingiustizia, altri come un opportunità per la vita, altri come un dovere o routine quotidiana.
Ma in qualunque modo venga visto, resta sempre e comunque un avventura.
Un avventura in cui sembra di essere in tanti, ma in verità si è sempre da soli.
Ogni azione, ogni scelta ha una conseguenza, e non si può tornare indietro per cambiarla.
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Jet the Hawk, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
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 Capitolo 9: Velvet tears


Knuckles Hoxha:


- Alouette du souvenir
c’est ton sang qui coule
et non pas le mien
Aloulette du souvenir
J’ai serré mon poing
Aloulette du souvenir
oiseau mort jolì
tu n’aurais pas du venir
manger dans ma main
les graines de l’oublì. -

                (Sang et Plumes – Jacques Prévert )

SHADOW ZIEGLER

“ Le ferite bruciano.  
  Corrodono.
  Sono concrete, sono astratte.
  A volte uccidono.. Alcune velocemente, e il dolore termina li con te, è una cosa immediata.
Altre invece uccidono lentamente, e ti prosciugano la vita , in agonia e dolore.
Poi ci sono quelle ferite che guariscono, quelle che lasciano un segno profondo su carne e anima, quelle che non si possono cancellare o dimenticare; quelle si uniscono a formare una corazza.”
Aveva trovato quelle parole su un foglietto, un foglietto profumato e scritto con una grafia molto curata.
Cosa ci facesse nel suo quaderno di francese di certo era un mistero.
-Cos’è?- La voce tagliente di Sergei lo distolse dai suoi pensieri.
Non fece in tempo a rispondere, il russo gli aveva già strappato aggraziatamente il foglietto di mano.
Quel ragazzo non smetteva mai di arricchire la sua stranezza , a partire dai suoi vestiti, fino alle mille sfumature del suo carattere.
Grugnì, lasciando cadere il pezzo di carta a terra, il quale atterrò ai piedi della sedia sulla quale lui stava sedendo.
-Beh, ci siamo dentro tutti..- Disse in un sospiro, poggiandogli le mani dalla presa salda nell’incavo del collo e facendolo tremare.
-Sai cosa ho notato, di quello?- Vide gli occhi gelidi di Sergei nel riflesso dello specchio davanti a loro, puntare a terra, verso il foglietto.
-Cosa?-
-Ha lo stesso profumo della puttanella..-
Ecco dove aveva già sentito quel profumo a lui famigliare, addosso a Jet.
E quella era la sua scrittura, ricordava di averla vista alla lavagna.
Perché mai una cosa simile scritta da lui avrebbe dovuto trovarsi nel suo quaderno? Come ci era finita quella roba li? Ce l’aveva messa il suo proprietario? Non ne aveva idea, non doveva pensarci.
Però Sergei aveva ragione: ci erano dentro tutti.
Sobbalzò quando sentì il calore delle mani dell’altro scemare all’improvviso.
-Pensi mai a farla finita?- Tornò immediatamente a fissare il riflesso del più grande nello specchio, il quale fece un piccolo passo indietro, andando così ad appoggiarsi con le spalle al muro del suo piccolissimo bagno spoglio.
No Sergei, no.
Non sono io a doverla fare finita.
Perché questa domanda poi?
Tu vuoi Sergei? Vuoi chiuderla così, come un codardo?
Non vuoi anche tu fargliela pagare, a tutti coloro che ti hanno fatto del male?
O forse quello è il modo migliore per farla pagare a chi si ha attorno, ma tu attorno non hai nessuno quindi, perché Sergei? Perché?

-E’ una cosa stupida,banale ed inutile.- Disse semplicemente, non avrebbe mai lasciato uscire i suoi veri pensieri, non lo faceva mai con nessuno.
-Banale, banale.. Tante cose lo sono, questo mondo è slavato.. Privo di vita ed iniziativa, per quante troppe SIANO queste creature brulicanti alle quali la vita poteva essere risparmiata.. Ma inutile Shad? Sarebbe davvero un opzione tanto inutile a detta tua?-
Si avvicinò di scatto a lui, appoggiandogli una mano su una spalla e la testa accanto alla sua.
-Vedi Shad..- Allungò il braccio libero davanti agli occhi di entrambi, e mimò un orizzonte con un gesto semicircolare. –Quando ti guardi avanti, vedi qualcosa? Vedi un futuro? Lo vedi migliore? No.. Non puoi essere sicuro che lo sia poiché il futuro è cieco.. Quindi che male c’è a non vedere nulla per sempre, quando noi costantemente abbiamo il nulla davanti?-
Cercò di borbottare una risposta, non riusciva a comprendere cosa stesse passando per la testa al ragazzo accanto a lui, ma quei suoi pensieri lo spaventavano.
-Tranquillo te lo dico io, sarebbe uguale.. E allora preferisco stare qui ed essere un burattino della vita e della società solo per diciassette anni.. E non ottanta, o novanta..-
Si staccò da lui, accendendosi una sigaretta.
La alzò in aria, attirando la sua attenzione su di essa.
-O magari anche sessanta..-
Uscì dal bagno, dirigendosi verso un armadietto nella sua sala, da un cassetto tirò fuori la prima bottiglia di alcol che trovò a caso.
-Cinquanta..!- Sergei la schiantò a terra con rabbia.
Sobbalzò all’assordante rumore dei pezzi di vetro che si frantumano a terra, rimase per un attimo a fissare inorridito lo scempio che più tardi avrebbe dovuto pulire, poi tornò a dare di nuovo attenzione a Sergei, che stava delirando.
Tirò fuori dalla propria tasca un sacchettino contenente chissà quale droga. –Trenta!- Gridò, tirandolo verso di lui, che prontamente lo schivò ed ignorando il dolore e le fitte alla spalla si alzò, l’altro nel frattempo portò una mano nella tasca della propria felpa e ne tirò fuori uno di quei barattolini arancioni che aveva visto a casa sua, ne aveva visti di simili anche tra le mani di Jet o Silver.
-Venti!- Il russo lo lanciò a terra con forza facendolo aprire, causando a tutto il contenuto di spargersi in ogni angolo del suo pavimento; mise da parte lo shock momentaneo ,e lo raggiunse il più velocemente possibile quando lo vide tirare fuori un coltellino , puntandolo al proprio braccio.
-Dic-ciassette..- Mormorò, quasi ridendo.
Lo bloccò per gli avambracci, costringendolo a spostare la lama e a mollare poi l’arma, che cadde a terra.
Odiava il rumore del metallo contro qualsiasi su perficie dura, infatti rabbrividì a quel suono.
-Smettila Sergei, smettila.-
Lo osservò attentamente, in ogni suo piccolo dettaglio.
Gli occhi leggermente a mandorla, già il loro taglio era più simile a quello di una lama che ad un occhio umano.
Erano verdi, erano taglienti e profondi, incavati, intrisi di rosso scarlatto e stanchi.
Più stanchi del solito, più distanti di sempre.
L’altro distolse lo sguardo sconcertato e lui continuò a fissarlo severamente.
-Scusami, pulisco io..- La sua voce non era mai stata più morta, spenta.
-E’ casa mia.-
-Ti ho ferito e in più sono stato io a fare questo scempio, tu devi riposare e so come pulire un pavimento..- Disse, spostandosi.
-Sergei, aspetta un attimo..-
Lo prese per una spalla, lui si girò tenendo il capo abbassato.
Lo guidò fino alla propria stanza e lo fece sedere sul proprio letto, l’altro rimase a fissare apaticamente un punto indefinito.
Il suo viso era sempre stato magro, scavato, ma mai così tanto sciupato; e il suo sguardo magnetico era allo stesso tempo terribilmente vuoto.
Ci fu un lungo silenzio, un silenzio pesante ed insopportabile.
-Io sto male, Shad.- Disse duramente.
-Si lo vedo, è evidente.-
-E la parte più dolorosa di tutto ciò.. Non sono le ferite inflitte da mio padre,o coloro che credono che io abbia dei disturbi, ne gli insulti o l’odio di tutti.. E’ la solitudine.
Io sono solo contro ad un mondo crudele.. E l’unica- Si alzò – L’unica soluzione..- Mormorò con voce tremula e profonda, prendendolo per i capelli e torcendogli la testa, per poi poggiargli le labbra all’orecchio.
Lo intimoriva, restò ad ascoltarlo come paralizzato.
-E’ essere ancora più crudeli, e se il mondo ti ammazza mille volte allora tu devi ammazzarlo un milione, un miliardo, un infinità di volte!-
Le sue parole erano come un trapano nei suoi timpani.
Tremò, ed urlò quando l’altro gli morse con forza l’orecchio, una volta terminato il suo discorso.
Se lo staccò di dosso, lo spinse con forza facendolo cadere violentemente a terra.
Per un attimo vide lo smarrimento, la delusione ed il terrore nei suoi occhi.
Poi il russo si lasciò andare, rilassò i muscoli appoggiando la testa al fianco del suo letto e pianse in silenzio.
Quelle lacrime silenziose, considerate vergogna e simbolo di impotenza.
Le aveva viste mille volte farsi strada prepotentemente sulla pelle giovane di Sergei.
Non le tratteneva con lui, ma non si scomponeva mai.
Nessun singhiozzo, nessun muscolo sul suo viso contratto.
Solo lacrime, che escono dai loro appositi condotti.
Perché ti ho trascurato così tanto? Perché ti ho abbandonato? Perché mi hai spinto a lasciarti affrontare tutto da solo? Perché mi hai permesso di odiarti? Oh Sergei, tu saresti stato un bellissimo essere vivente, se solo non fossi stato messo al mondo e cresciuto dal marcio, nel marcio.
Eri e sei, solo un innocente che ha dovuto imparare a difendersi, a tutti i costi.
Mi dispiace, lo sai? Sai che io non ti dirò mai tutto ciò, vero?
Non ne sono capace, non ne ho il coraggio.
Nessuno ti risolleverà Sergei, solo un pazzo potrebbe provarci, nessuno potrebbe riuscirci.

Troppi pensieri, pensava troppo quando stava con lui.
Troppi pensieri e troppe poche parole.
-Io non volevo farti male Shad, non ne avevo intenzione, non so perché l’ho fatto..-
Gli tirò un occhiataccia, fulminandolo con lo sguardo.
-Potresti magari cercare di darti una regolata , magari prima di agire.-
-Vorrei tanto cambiare,non essere.. Me.-
-Non puoi farlo, e devi accettarlo.-
-Sono stufo di guardare in uno specchio, e vedere il mio riflesso.-
-Smettila con queste infantili crisi esistenziali, se non ti piace chi sei impegnati di più a vivere, invece di lamentarti.-
-Fammi castano.-
-Cosa.. Ma.. Che c’entra ora!?-
-‘Sti capelli da fighetto di merda li trovo molto infantili, voglio un colore normale.-
-Rasarli a zero e lasciare che ricrescano del tuo colore la trovi una così cattiva idea?-
-Ho detto un colore normale Shad!-
-Rosso è normale.-
-E tutte quelle strisce bianche? Sembrerei un vecchio!-
-Quante volte ti devo dire che non sono capelli bianchi per la vecchiaia? Mancano solo dei pigmenti.-
-Senti, lascia perdere.. Andiamo da Kamal, prendiamo una tinta castana e torniamo qui.-
-Sei serio? A quest’ora?-
-Kamal non chiuderebbe nemmeno se di fuori ci fosse l’apocalisse.-
Si portò due dita alle tempie, scuotendo la testa.
-Tu sei pazzo, muoviamoci che poi devo anche pulire quella merda che hai ridotto del mio salotto.-
-Non che sia molto diverso dal solito..-
Disse, alzandosi quasi a fatica.
-Cazzo amico, sembra quasi che abbiamo avuto un scontro corpo a corpo con un treno.- Disse, stiracchiandosi leggermente.
-Se continui a buttare merda su questa mia giornata, te lo farò avere sul serio uno scontro corpo a corpo con un treno.-
Disse funereo, raccogliendo l’occorrente per uscire.
-Mi faresti un favore.-
-Vaffanculo.-

Passare due giorni con Sergei, fu come passare due giorni all’inferno.
Non era mai stato tanto felice per un lunedì in vita sua.
Durante il tragitto fu particolarmente silenzioso, non era molto da lui starsene zitto.
-Cosa c’è, Sergei?-
-Niente, solo.. Grazie per avermi sopportato questo fine settimana Shad.-
-Te lo meritavi.-
Scosse la testa ridacchiando.
-Io non merito proprio nulla.. Comunque, sono soddisfatto dei capelli, è stata una buona idea.
-In effetti.. Però a me piacevano di più i tuoi naturali.-
-Mi stanno male… Beh, siamo a scuola.-
Si fermarono davanti al cortile.
-Già.. Lo so.-
-Mh.. A presto allora, Shad.-
-Aspetta, dove andrai dopo scuola?-
-Non lo so, mi farò venire un idea!- Esclamò, dileguandosi tra la folla.

Era tutto troppo calmo quel giorno.
Troppo, per gli standard di quel luogo.
Arrivò in classe in anticipo e la trovò deserta.
-Ma che cazzo..-
Si sedette al banco, tirò fuori il cellulare.
Notò tristemente che Sonic non aveva risposto ne visualizzato nessuno dei messaggi che gli aveva mandato nei giorni precedenti.
Doveva essere spaventato, o arrabbiato.
Lo avrebbe rivisto prima o poi, e avrebbe chiarito con lui.
Solo dopo cinque minuti buoni qualcuno entrò in classe.
Era Miles, distolse subito lo sguardo da lui.
Quel ragazzino era solo capace di sparare sentenze e studiare.
Come una specie di robot vivente.
Lo detestava,ma principalmente lo ignorava.
Non si seppe spiegare perché tutti fossero in ritardo quel giorno, ne perché fossero così tranquilli.
Ne Sonic, ne Amily, ne Silver si erano presentati  a nessuna delle lezioni.
Jet e Anil c’erano invece, ma sembrava che avessero messo una barriera invisibile tra loro e il resto del mondo, non ebbe modo di rivolgergli la parola.
Noia, noia totale.
Scrisse ancora al ragazzo che si era appropriato di un pezzo del suo cuore, ma non ricevette alcuna risposta, una volta ancora.
A quel punto si sentì sicuro, non poteva continuare così.
Quel giorno sarebbe andato a casa sua, e se non lo avesse trovato lo avrebbe cercato ancora.
Non poteva lasciarselo scappare, non lui.

SONIC HARVEY

-A-amy? Che vorresti fare..?-
Deglutì, stava sudando freddo.
Lei aveva un coltello tra le mani.
-T-tu.. Tu mi hai presa in giro, tu mi hai tradita! Fai schifo, tu fai schifo! Le persone ti adorano perché non vedono la merda che sei veramente! Dolce, carino e testa di cazzo! Non ne posso più di sentirmi uno straccio.. Le altre ragazze, le sento parlare nei corridoi, e mi danno della puttana! A me! Capisci? Quando l’unico stronzo puttaniere qua sei tu! E’ ora di finirla.. Muori stronzo!-
Vide la lama schiantarsi contro al suo petto, e gridò.

Si guardò attorno, aveva il fiato corto ed era sudato.
Si trovava nella sua stanza, nel suo letto.
Cercò di calmarsi e regolare il respiro, si portò le mani alla testa e la strinse.
Rimase così per qualche attimo, poi si alzò imprecando.
Erano le quattro di mattina, ed era stanco.
Aveva passato il fine settimana in compagnia dell’insonnia.
I suoi erano fuori per lavoro, quindi poteva permettersi di saltare la scuola quel giorno.
-Sto andando fuori di testa..-
Disse fra se e se, dirigendosi verso al bagno con passo strascicato.

Lasciò l’acqua bollente scorrere sulla propria pelle, come fosse un abbraccio.
Doveva schiarirsi le idee, doveva tornare in se.
In poche settimane era passato da essere uno studente e cittadino modello, a frequentare due persone allo stesso tempo.
Una bellissima ragazza, dolce, solare, piena di vita.
Amy era perfetta.
Ed un ragazzo che aveva mentito pure sulla propria età, si era portato a letto innumerevoli persone della scuola, era parte del gruppo più temuto della medesima, proveniente da una famiglia di alcolizzati e drogati, spacciatore, che lo aveva trattato come uno zerbino da sempre.
E lui chi aveva scelto? Shadow, ovviamente.
Doveva essere impazzito.
Doveva aver perso il cervello.
Aveva giocato con il cuore di quella povera ragazzina innocente, Amy era un petalo di rosa e lui lo aveva calpestato con il suo egoismo.
L’aveva ferita, per stare con un ragazzo sbandato.
E lui nemmeno era attratto dai ragazzi, solo Shadow ci era riuscito.
Non se lo seppe spiegare, era una cosa malata la loro relazione.
Non perché erano due ragazzi, no.
Ma perché l’altro ragazzo era Shadow Ziegler.
Lui aveva pure dato il suo corpo , a quel ragazzo.
Si piegò in due al pensiero, pianse.
Perché stava piangendo?
Gli piaceva stare con lui, aveva amato ogni secondo di quel rapporto.
Ma forse, non aveva guardato in faccia la realtà.
Scourge, che aveva scoperto chiamarsi Sergei, lo aveva veramente preso a coltellate.
Era sempre stato convinto che il gruppo in cui stava Shadow, fosse solo una tipica banda di bulletti.
Ma no, quella merda era seria.
Shadow e Sergei erano.. Soci.
Quello in cui Shadow si era buttato era un mondo assai pericoloso, e lui lo aveva visto da vicino solo per qualche minuto.
Ne era terrorizzato.
Si sentiva vulnerabile, si sentiva in pericolo.
Si sentiva sporco, si sentiva custode di un segreto marcio che lui mai avrebbe voluto proteggere.
Ma sarebbe stato costretto a conviverci, doveva tenere tutto nascosto per Shadow.
Anche loro erano nascosti, solo la ragazza alla quale aveva rotto il cuore era completamente a conoscenza del loro segreto, se non pochi altri.
Sapeva che lei non ne avrebbe parlato con nessuno che potesse spargere l’informazione, sapeva che non avrebbe messo in pericolo ne lui ne Shadow.
Perché lei infondo era comprensiva, e anche odiandolo non riusciva a tradirlo.
Cosa che lui aveva fatto fin dall’inizio, si sentiva un verme.
Non voleva più vederlo.
Non voleva più vedere ne lui, ne lei.
Voleva smettere di stare male, voleva  scacciare quel peso dal proprio petto.
Voleva scappare dai guai in cui si era cacciato, lasciarseli alle spalle.
-Vorrei non averti mai conosciuto.. SHADOW ZIEGLER, IO VORREI NON AVERTI MAI CONOSCIUTO! MAI!- Gridò, con tutta la forza che aveva nel petto, nelle corde vocali.
Poi i suoi singhiozzi si andarono ad unire al crepitio della doccia, per infiniti secondi, per interminabili ore.

Quel pomeriggio non fu un incubo a svegliarlo, ma il bussare insistente contro la porta principale di casa sua.
Si alzò ancora intorpidito dal sonno che in quei giorni gli era venuto a meno.
Aprì la porta, e tutto per un attimo si bloccò.
-N-no.. No, vattene.-
-Sonic.. Ti prego.. Lo so starai pensando che io sia un mostro, c-che io faccia schifo .. Non posso darti torto, lo penso anche io di me, ma per favore non abbandonarmi..-
-Smettila, io.. Non voglio più vederti, stammi lontano.- Disse secco, quelle parole fecero male pure a lui.
Vide lo sgomento sul suo viso.
-I-io.. Ho fatto tutto ciò che potevo per proteggerti, per averti accanto senza farti correre rischi.. Cosa ho sbagliato? Dimmelo..-
Non lo aveva mai visto così remissivo, o arrendevole.
-T-tu.. Esistono altri modi per avere dei soldi.-
-Io..- Si passò una mano sul viso. –Lo so, ok? Lo so.-
-Bene, allora se lo sai perché mai continui!? E’ pericoloso! Quel pazzo ti ha preso a coltellate!- L’altro sgranò gli occhi, fece un passo avanti avvicinandosi a lui minaccioso.
-Sergei non è pazzo!-
Lo lasciò confuso.
Perché mai avrebbe dovuto difenderlo? Dopo ciò che gli aveva fatto per di più.
-Shadow ma lui..- L’altro lo interruppe prima che potesse trovare delle parole adatte.
-Lascia perdere Sergei, non è colpa.. Senti, lascialo perdere e basta, quella questione è risolta ormai, è acqua passata.-
Abbassò lo sguardo, non sopportava di averlo così vicino.
-Sonic.. -
Si rifiutò di alzare gli occhi su di lui, non ne aveva il coraggio.
Sapeva che facendolo avrebbe ceduto, si sarebbe lasciato di nuovo trasportare da quegli stupidi sentimenti che provava nei suoi confronti.
Lo sentì chiudere la porta, poi si mosse di nuovo annullando la distanza tra loro.
-Ero così preoccupato.. Non hai risposto nemmeno ad un messaggio, ho avuto paura per te.. E mi sei mancato.-
-Io.. Ti detesto, tu mi rovinerai la vita..-
-Ne sei certo?-
Chiese il più grande, tremò sentendo le sue braccia avvolgerlo.
-Vaffanculo..- Disse, girandosi verso di lui.
Gli era mancato.
Gli era mancato quel profumo.
Gli erano mancate quelle braccia dalla presa forte.
Gli era mancato il suo respiro nell’incavo del collo.
-Mi dispiace, non vorrei che tu stessi così teso per colpa mia, ma Sonic..-
-Sta zitto, abbracciami e sta zitto.-
L’altro sospirò, stringendosi leggermente più forte  a lui.
Fece lo stesso.
Perché si sentiva tanto protetto, da una persona così sbagliata e spaventosa?
Perché doveva essere proprio lui?
Perché un ragazzo? Perché Shadow Ziegler?
Smise di farsi domande quando sentì le labbra dell’altro sulle sue, il suo cervello smise di funzionare.
Tutto prese fuoco dentro di lui, il suo petto,i  suoi nervi.
-I tuoi sono a casa?-
Chiese l’altro, completamente accecato dalla lussuria.
-No.- Rispose, perdendosi nei suoi occhi.
-Mi sei mancato tanto.. Mi è mancato tutto di te, Sonic.-
Tremò sotto al tocco preciso e deciso delle sue dita, che scorrevano ardenti sulla sua pelle.
Era come una maledizione, che li legava.
Si sentiva vivo con lui, tra le sue braccia, o pelle contro pelle.
-Anche tu mi sei mancato..-
Rispose, accecato da quel piacere dal quale ormai era dipendente.
Poi chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare con tutto se stesso in quegli attimi di paradiso.

Aprì gli occhi sentendo lo scalpitio dell’acqua della doccia.
Shadow non era accanto a lui, intuì che si stesse facendo un bagno.
Osservò il cestino contenente i fazzoletti che aveva usato per ripulirsi qualche ora prima, sospirò.
Quella era la conferma, che il loro legame sarebbe stato fin troppo difficile da distruggere.
In quel momento non ne sentiva nemmeno il bisogno, si odiò per essere andato in paranoia togliendosi almeno tre giorni di sonno.
Era stato tutto molto inutile.
Si era preoccupato e dannato per nulla.
Era stato terribilmente sciocco a credere di poter cancellare Shadow dalla propria vita così facilmente.
Lui aveva molti difetti, ma non bastavano per far cambiare idea al suo cuore.
Nel profondo lo voleva con se, accanto a se.
Voleva che ci fosse lui nei momenti felici e in quelli di bisogno.
Voleva essere confortato dalle sue parole, e perdersi nel calore dei suoi baci.
L’acqua smise di scorrere, e qualche minuto dopo Shadow fu fuori dal bagno, solo con dei boxer addosso.
Lui gli sorrise, ricambiò avvicinandosi.
-Ho dato di matto , perdonami.. Resta con me Shadow.-
-Volentieri, sto bene qui con te, non desidero altro..-
Gli lasciò un bacio a fior di labbra, poi corse nel bagno per darsi una ripulita veloce.
Era contento che fosse li.
Era contento di non aver dato ascolto ai propri stupidi tormenti.
Non poteva cacciarlo, volente o nolente Shadow era parte della sua vita.
E avrebbe continuato ad esserlo.
Ci sarò, io per te ci sarò.
Come tu sei sempre qui per me, Shadow Ziegler.



BLAZE CHANDER

Perché tanta rabbia?
Perché tanta collera?
Era per Silver? O era forse per la sua vita che stava andando a rotoli?
Magari per il mondo meschino, o forse.. Forse stava solo impazzendo.
Oh si, stava impazzendo.
Non passò il finesettimana con gli altri, si rifiutò di uscire dalla propria stanza.
Era per la vergogna.
Il confronto con gli altri la spaventava, chissà cosa avrebbero pensato di lei.
Aveva aggredito Jet senza motivo, si era scaldata tanto con Anil per nulla, e non aveva più rivolto parola a Silver.
Voleva farsi perdonare, voleva far tornare tutto come prima.
Se ne stava rannicchiata in un angolo della propria stanza semibuia, svuotata di ogni sentimento.
Aveva pianto tutte le lacrime che aveva in corpo, e si sentiva come pietrificata.
Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, escluse le palpebre che ogni tanto si chiudevano e si aprivano, molto lentamente.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare.
Non era la Kitcher, i suoi modi di fare erano di gran lunga più sicuri.
-Blaze?-
Quella voce sembrava così lontana, e confortante.
Era Silver.
Non era andato a scuola, era rimasto.
-Va via.-
Non voleva che se ne andasse, sbatté la testa contro al muro, maledicendosi mentalmente.
-Dai su, aprimi..-
Ci fu qualche attimo di puro silenzio, poi si alzò.
Si sgranchì , era rimasta in quella posizione veramente a lungo.
Aprì la porta, e rimase ferma ad osservare il ragazzo davanti a lei.
Aveva un aspetto decisamente migliore, i capelli erano quasi in ordine e la sua pelle aveva ripreso un bel colorito.
Anche i suoi occhi erano meno vuoti.
-E’ ora di darti una sistemata.- Disse in un sospiro, entrò e la prima cosa che fece fu spalancare le finestre.
La luce la investì, costringendola a coprirsi gli occhi con un braccio.
Sentì l’altro avvicinarsi a lei, che si prese qualche attimo per abituarsi a quella luce potente del mattino.
- Cristo Blaze, hai sviluppato una specie di fobia delle docce o cosa? Va a lavarti.-
Rimase a fissarlo imbarazzata.
In effetti, era stata un vegetale per almeno due giorni.
Non si era mossa ne per pulirsi, ne per nutrirsi.
-S-si.. -
Quasi scappò, non voleva essere vista in quelle condizioni pietose.
Si precipitò in bagno e si spogliò, poi corse nella doccia.
Lasciò le gocce di acqua ghiacciata infrangersi violentemente sulla sua pelle, si strofinò via di dosso la sua vita sporca, logora.
Ripulì i propri capelli dal marcio di quel pianeta, che si stava impossessando di ogni fibra del suo corpo.
Infine si insaponò, sostituendo l’acre odore del mondo con del profumo.
Sciacquò via tutto,rilassandosi.
Aveva fame, gli era tornata.
Si accorse di avere anche la gola secca, arida.
Doveva bere, doveva mangiare, doveva vivere.
Si asciugò di fretta, poi si legò l’asciugamano al petto ed uscì.
-Merda!-
Si era dimenticata della presenza di Silver nella sua stanza.
Sebbene fosse coperta, si sentiva vulnerabile e spoglia.
L’altro sgranò gli occhi, e si girò di scatto dalla parte opposta.
-Scusa, scusami! A-aspetta farò in un attimo..-
-Muoviti!- Disse lui, doveva essere molto imbarazzato.
Ma mai quanto lo era lei.
Doveva essere rossa come un peperoncino, le sue guance erano un incendio.
Prese della biancheria e dei vestiti puliti dall’armadio, per poi richiudersi in bagno.
Si concesse un attimo per riprendersi dalla vergogna, poi si vestì.

-Blaze questo posto è troppo affollato, non mi piace!-
Lei e Silver erano andati a pranzare in un fastfood poco lontano dal centro, erano li solo da dieci minuti e lui non aveva fatto altro che andare in paranoia.
-Sta zitto e mangia,nessuno ti creerà problemi Silver.-
-Potevamo mangiare al centro.-
-Non mi andava, fanno sempre le stesse cose.-
-Donne, sempre a lamentarsi..-
Lo fulminò con lo sguardo, poi appallottolò la sua birra finita e gliela tirò in testa, guadagnandosi qualche occhiata e risatina dalla clientela.
-Aiah! Scherzavo, Jävla fan..! -
Ridacchiò, lui si massaggiò la nuca.
-Che cazzo hai detto?- Chiese ridendo.
-Niente.-
- Era una specie di bestemmia in ostrogoto?-
-Era una semplice imprecazione in svedese.. Ma non saprei esattamente come tradurla.-
-Prova.-
-Mmh.. Direi che porca puttana ci starebbe, anche se alla lettera non ha molto senso:diavoli dannati direi.-
-Wow.. Ma perché non posso avere amici normali?- Chiese scherzosamente, ridendo.
-Siamo solo speciali, vedila così.-
Gli fece un ghigno divertito, stava bene con lui.
-Sono felice di averti conosciuto, Silver Åkesson.-
Lui sbuffò, lei alzò un sopracciglio.
-Che c’è? Ho forse detto qualcosa di male?-
-No, anche io sono felice di averti conosciuta.. Però si pronuncia con la “O”, aspetta che ti faccio un tutorial: O-kes-sòn! E’ facile!-
Rise ancora, scuotendo la testa e addentando una patatina fritta.
-Beh, tenterò di ricordarmelo.-
-Te ne sarei immensamente grato.-
-E poi sono le donne a lamentarsi sempre.- Disse, scimmiottandolo.
-E piantala!- Esclamò lui, tirandole un pezzo di lattuga.
Era bello stare in sua compagnia, le faceva scordare tutto il male che la circondava, le faceva dimenticare ogni brutto pensiero, la faceva ridere.
Incredibile come le persone cercano disperatamente il meglio, e poi a volte lo trovano casualmente,così all’improvviso.. Quando meno ci se lo aspetta.
Non aveva mai pensato , ne cercato qualcuno come lui.
Era sincero, era testardo e gentile, cocciuto e a volte infantile.
Non aveva bisogno di impressionare, non voleva passare avanti a nessuno, ne essere notato.
Era come era, non si faceva condizionare.
Lui era certamente un amico.
Uno di quelli che non se ne vanno facilmente.
Uno di quelli che nascondono un mondo dentro di loro, un mondo che tu devi scoprire poco alla volta, passo dopo passo.

Quel pomeriggio lo passarono seduti su una collinetta desolata, a conversare.
-Silv senti.. Ma precisamente, che ti ha detto Anil due giorni fa,in bagno..?-
Rimase in silenzio per qualche attimo, poi parlò.
-Mi ha chiesto come stavo.. Poi mi ha dato qualche consiglio per alleviare il dolore alle braccia.. Mi ha chiesto alcune cose su Jet, a quanto pare ha avuto uno dei suoi attacchi a casa sua, e lui non sapeva come agire.. Mi ha dato delle dritte su cosa fare per distrarmi in questi giorni, e su cosa potrei provare  a fare per calmarmi quando mi trovo in certe situazioni, prima di degenerare.. E’ stato molto gentile e lui.. Spero con tutto me stesso che riesca ad aiutare Jet, io non posso più farlo da solo..  Lo ha portato a scuola, lo sta facendo magiare , è veramente molto bravo.
Lo protegge, protegge anche noi in un certo senso..-
Rimase ad ascoltarlo rapita, con attenzione.
-Non avrei dovuto dar di matto con lui, non sono riuscita a controllarmi, io e la Kitcher stiamo lavorando su questa cosa che ho..Sono come un vulcano, qualche volta erutto quasi senza motivo.-
-Ho notato.. Ma non fartene una condanna, nessuno di noi è sano di mente.. Cutie pie.-
Sorrise a quel soprannome.
-Grazie, Honey bee.-
-Per cosa?-
-Per esserci, per essere qui con me..-
-Oh, è un piacere Blaze, non c’è bisogno di ringraziare.- Disse lui, ridacchiando e guardando il sole lontano, che iniziava a tramontare.
-Dovremmo tornare al centro.- Disse, tristemente.
-In effetti si, forza, dobbiamo andare a tenere compagnia a Knuckles.-
-Knucks..?-
-Tu.. Oh cazzo, non te lo ha detto nessuno..N-non.. Non hai letto i messaggi di Wave..?-
-N-no.. Cosa? Cosa è successo mentre facevo il vegetale?- Chiese, tesa.
-Sua madre.. Mh..Blaze, sua madre è morta..-
Si portò le mani alla bocca, tutto nel suo cervello andò in confusione.
Non aveva più risposto ai loro messaggi, era scappata dopo aver fatto la sua scenata, non c’era stata per nessuno , proprio nel momento del bisogno.
-C-cazzo sono una stronza.. Sono veramente una stronza!-
Corse, più veloce che poté verso l’ospedale, seguita da Silver che se ne stava in silenzio alle sue spalle.
-E’ al centro!- Disse solo.
Corse più forte quando fu dentro all’edificio, raggiunse la stanza di Jet e Silver con il petto che le bruciava, e le lacrime agli occhi.
Aprì la porta.
C’era un silenzio tombale.
Tikal stava facendo delle treccine ai capelli di Jet, il quale aveva un espressione atterrita, e giocava distrattamente con le pellicine delle dita di Anil.
Anil era serio, teneva lo sguardo basso.
Wave se ne stava seduta su un davanzale, si girò lentamente verso di lei e appena la riconobbe saltò giù, annullando la distanza tra loro.
-Dove cazzo eri? Perché non hai risposto?- Chiese adirata, ma pur sempre sottovoce.
-I-io..- Tutti volsero lo sguardo a lei.
-D-devo delle scuse a tutti.. Soprattutto ad Anil e Jet.. Spero possiate perdonarmi io.. Io non so che cazzo mi fosse preso e.. – Abbassò lo sguardo – Lui dov’è?- Chiese con un filo di voce.
-E’ in bagno ora.. Blaze.. Ascolta, l’importante è che tu sia qui, stai bene..?-
-Si ma.. Ora non importa, davvero.. -
-Lui sembra un morto che cammina, non ha ancora detto una parola da quando è successo..-
-Bisogna dargli tempo Wave..Dobbiamo stargli vicino.-
-Lo so, quindi non te ne andare Blaze, non farlo mai più.-
-Ci sarò, lo prometto.-
Il rumore dello sciacquone interruppe il silenzio.
Si sentirono alcuni passi lenti e stanchi.
Poi la porta del bagno si aprì.
Knuckles era paonazzo, aveva gli occhi gonfi e il naso arrossato.
La guardò per qualche attimo, poi la lasciò perdere andandosi a stendere sul letto di Jet, si rannicchiò e non emise alcun rumore.
Wave sospirò, andandosi a sedere accanto a lui.
Gli accarezzò i capelli, lo coccolò.
Lei riuscì solo a piangere, impotente davanti al dolore che la morte poteva portare con se.





Silver Åkesson:



-Even if I say
It'll be alright
Still I hear you say
You want to end your life
Now and again we try
To just stay alive
Maybe we'll turn it all around
'Cause it's not too late
It's never too late-

                          (From Never Too Late by Three Days Grace)


MILES PROWER


-Miles, devo affidarti un compito molto importante.-
Annuì, la preside gli sorrise.
-Sempre che tu te la senta.. -
-Sono sempre pronto a dare un aiuto, signora.-
-Bene, si tratta di alcuni ragazzi che frequentano i tuoi stessi corsi.-
Deglutì, sapeva bene a chi si riferiva, se lo sentiva.
-Vedi, precisamente sono due.-
Sospirò, si riferiva decisamente a loro.
-Chi?-
Chiese, nonostante fosse certo della risposta.
-Jeton Hawkers e.. – Imprecò mentalmente, mentre la preside si sforzava per leggere l’altro nome.
-Silver Åkesson?-
-No, questa volta no.- Disse ridacchiando.
Doveva essere pure lei a conoscenza di certi fatti riguardanti quei due.
Ma se non era Silver, chi poteva mai essere l’altro ragazzo?
- Ah, non potrebbero chiamarli in modo normale questi figli?-
Si lamentò lei, lui ridacchiò.
-Signora preside, sta per caso parlando di Anil?- Gli ritornò alla mente il fatto che tutti i professori facevano fatica a leggere il suo nome durante l’appello.
-Si, si lui.. Ora ti spiego cosa dovresti fare.-
-Certo.- Disse serio.
-Questa cosa vale più per Anil che per Jet, si tratta della lingua.-
-La lingua?-
-Ho notato molte difficoltà da parte di Anil, sia nei test scritti che orali.- Si abbassò, tirò fuori una cartellina da un cassetto e la poggiò sulla scrivania.
Ne estrasse alcuni test e glieli passò.
-Puoi osservare tu stesso, ci sono parecchi errori.. Ma è normale, Anil studia la nostra lingua solo da poche settimane.-
Osservò attentamente quei compiti.
Si vedeva che studiava, e la sua scrittura era molto ordinata.
Però vi erano effettivamente molti errori grammaticali e addirittura alcune parole erano in una lingua molto simile allo spagnolo.
-Jet , invece?-
-Lui se la cava abbastanza, ma ancora ha molte incertezze, riesce a parlare l’inglese quasi correntemente.. Però guardando i suoi test scritti, potrai accorgerti anche tu dei suoi errori.-
Tirò fuori un'altra cartellina, era molto più spessa rispetto a quella di Anil.
Gli passò alcuni test, e lui li osservò.
La sua scrittura era piccolissima, ordinata e curata.
Fu sorpreso di notare quanto fossero alti i suoi voti, nonostante tutti i problemi causati allo svolgimento delle lezioni e i molteplici errori ortografici.
-Oh.. Che bella scrittura..-
-Lo ho notato anche io, Miles, quella che ti sto chiedendo non è una cosa da poco, perciò riceverai dei crediti.-
Si sentiva già meglio con quella prospettiva.
-Quindi in poche parole, dovrei farli esercitare? Gli devo dare ripetizioni di inglese?-
-Si, per comodità potrete usare le ore pomeridiane o quelle di laboratorio.-
-Perfetto, è tutto chiaro.-
-Sapevo di poter contare su di te , Miles.-
-Si figuri signora, ora posso andare?-
Annuì, la salutò in modo formale e poi uscì.
Prese un profondo respiro, buttò fuori l’aria e si incamminò verso la propria classe.
Era quasi deserta, vi era solo Shadow.
Non si fermò a guardarlo tanto a lungo, era indifferente alla sua presenza.
Poi vide entrare Anil e Jet, non perse tempo.
Li raggiunse, loro lo guardarono quasi apaticamente.
-Jet,hai per caso finito di fare finta di non conoscermi? -
-Io.. Perdonami Miles, ti darei delle spiegazioni ma tu non mi crederesti quindi non importa, hai bisogno di qualcosa?-
-La preside mi ha chiesto di dare ripetizioni di inglese a te e ad Anil.-
-Oh.- Fu l’unica risposta che ottenne.
-Quando?-
-Nelle ore pomeridiane, o quelle di laboratorio.-
-Ok.. Altro?-
Alzò un sopracciglio, il suo comportamento era odioso.
-No, iniziamo oggi.-
-Come ti pare, ma solo un ora, ho da fare oggi.-
Scosse la testa, lasciandolo perdere.
-Tu Anil?-
-Anche io sono impegnato.-
-Un ora al giorno potrà bastare, dopotutto Anil mi sembra intelligente, e tu Jet.. Vabé tu sei già a buon punto.-
-Molto simpatico.- Disse Anil, con tono fermo e scandendo lentamente ogni parola.
Fremette, il suo sguardo lo intimoriva.
-Hai altro da dire o chiedere?- Chiese, il suo umore sembrava quello del cupo mietitore, anche quello di Jet.
Nel caso di Jet era normale, lui era sempre così.
Ma Anil sembrava l’esatto opposto di Jet.
-Emm.. No.. E’ successo qualcosa ragazzi?- Chiese, per educazione.
-Si, ma non credo ti importi veramente, a te non importa di nessuno Miles.-
La risposta di Jet fu molto fredda, il gotico si avviò verso i banchi seguito da Anil,ma lui non riuscì a restare zitto.
-Ti è morto il gatto,Jet?- Chiese sarcastico.
L’altro si bloccò, poi si girò e in un attimo se lo ritrovò addosso.
Lo aveva preso per il colletto della maglia e lo stava guardando furente.
-No, brutta testa di cazzo, ma magari qualcuno è morto veramente e forse, ma dico, FORSE.. A me non VA di perdere tempo a farmi prendere per il culo dal bambino di merda che sei! Vuoi insegnarmi a parlare la tua lingua? Ok, ma fuori da ciò, stammi lontano!-
Gli diede una leggera spinta lasciandolo andare, lui riprese subito l’equilibrio e lo guardò andarsene, sconcertato.
Lo aveva già visto incazzato, o frustrato.
Ma non si aspettava una reazione come quella da parte sua.
Lo osservò, si sedette ad un banco casuale e rimase a mangiucchiarsi le unghie con fare agitato per qualche minuto.
Anil gli stava massaggiando le spalle, era teso.
Cosa poteva essere successo?
Era morto qualcuno a loro caro? Dopotutto le parole di Jet erano state chiare e non emettevano repliche.
Decise di lasciar perdere, non erano problemi suoi, aveva altro a cui pensare.
Quel pomeriggio non aveva molto da studiare e ne avrebbe approfittato per andare a trovare Cosmo.
Si era sentita male dopo la festa, si era presa la febbre e forse pure il virus intestinale.
Cosmo, era ancora un chiodo fisso.
Si stava infatuando di lei, ogni giorno sempre più.
Doveva imparare a controllarsi, o sarebbe stata una cosa deleteria, quella che si stava creando tra loro.

-Prova di nuovo.-
-Non mi viene!-
-Smettila di lamentarti! E’ facile, coun-try.
Caunt- chui!-
-Cant-tri! E’ quello che sto dicendo!-
-No! No, tu stai dicendo Cunt-tree! Cristo capisco perché nessuna viene a parlarti, sei qui da tutta la vita e dici albero puttana anziché paese! E poi per carità, quelle “r”.. Sembra che tu stia per sputarmi addosso!-
-Non è così facile come sembra!-
-Cazzo.. Quando ho accettato non immaginavo potesse essere così difficile, fortuna che tu eri bravo a parlarlo l’inglese.- Disse ironico, stava per avere un crollo di nervi.
- Casse toi!-60
-Hey! Non mi insultare nella tua lingua incomprensibile, non è educato!-
- La tua lingua è incomprensibile!- Jet sottolineò la parola “tua”, poi incrociò le braccia e smise di dargli attenzione.
Sospirò.
-Anil, spero che con te possa essere più facile.-
-Se smetti di tirartela e di fare lo stronzo sarà facilissimo.-
Si schiaffò una mano sul viso, era furente, ma cercò di contenersi.
-Bene, allora iniziamo dalle basi.. Anche tu Jet, un ripasso ti farà più che bene.-
Disse severamente, nessuno ebbe nulla da obiettare.
Sospirò ancora una volta, quella giornata non aveva fatto altro che sospirare ed incazzarsi.
Quelle ripetizioni sarebbero state un inferno, ma la ricompensa non gli dispiaceva.
Pensò a Cosmo tutto il tempo, mentre gli altri facevano esercizi basilari e semplici.
Quell’ora terminò, sembrava che fosse durata un era.
-Bene, più tardi li correggerò e domani riguarderemo gli errori insieme.-
-Ciao.- Disse Jet, secco.
Uscì dal laboratorio di arte in un batter d’occhio.
-Beh.. Grazie, a domani.- Anil fece per uscire, ma si fermò.-E perdona Jet, stanno succedendo brutte cose a lui e i suoi amici ultimamente, spero che tu possa essere almeno un po’ comprensivo.-
Annuì, e lui se ne andò.
Risistemò le proprie cose nel suo zaino, poi corse alla fermata dei tram.
Pioveva, ma se ne fregò.
Tanto in un attimo sarebbe stato a casa, al riparo.
Al riparo da tutto, ma non dai pensieri.

Era bella, era bella anche quando non stava bene.
Avevano passato la sera assieme, lei aveva sempre tantissime cose da raccontargli, e lui adorava ascoltarla.
Gli piaceva la sua voce, era soffice e musicale.
Alla fine si era addormentata accanto a lui, non voleva svegliarla.
Prese tutto il coraggio che aveva con se, e le diede un bacio su  una tempia prima di andarsene.
La osservò ancora per qualche secondo sullo stipite della porta, poi se ne andò dopo aver salutato i suoi genitori.
Corse verso casa, correre era un buon modo per sfogarsi e liberarsi di tutto.
Forse avrebbe dovuto iniziare a correre più spesso, vedendo la piega che stavano prendendo le cose.
Ormai era chiaro, non contava più solo essere uno studente modello.
Nemmeno lui sarebbe scappato a quell’odiosa fase della vita.
Era troppo tardi, quindi doveva imparare ad adeguarsi, e a godersi la sua giovinezza.


AMILY ROSE


Un click, e il video fu on-line.
Si era ripresa, doveva riprendersi.
Doveva continuare a fare video, a farsi sentire sui social.
Aveva tirato fuori i suoi vestiti sgargianti dall’armadio, stava buttando via l’ombra dalla sua vita.
Era giovane, non valeva la pena di buttarsi via per un ragazzo.
Non ci mise molto a realizzare quanto fosse stata stupida nelle ultime settimane, e che in realtà andava tutto bene.
Poteva scottare all’inizio, si.
Ma non era stata bruciata, era stata una sciocca a farne un dramma.
Quella mattina sarebbe uscita con Rouge,perdere un giorno di scuola non era poi così tanto dannoso.
Ma data la loro meta, forse per il suo portafoglio lo sarebbe stato.
Non resisteva allo shopping, era il suo punto debole.
Amava abbinare i vestiti, passare di negozio in negozio e cercare il capo migliore quasi in modo maniacale.
Era anche un modo semplice per fare vlog, soprattutto in presenza di Rouge.
Coloro che la seguivano adoravano vederla apparire nei suoi video.
Voleva bene a Rouge, c’erano sempre state l’una per l’altra.
Qualsiasi fosse la situazione.

-Di questo passo finiremo schiacciate dal nostro stesso lardo.-
Constatò, osservando il cono gelato a tre gusti dell’amica.
-Tutta salute per le curve tesoro!- Disse lei, leccando  un po’ di gelato alla fragola che stava colando per via del caldo.
-Tu sei alta come una giraffa, ci vuole più grasso per coprirti, io diventerei di certo una sottospecie di pallone.-
-Ma piantala e mangia.- Disse l’amica, ridendo.
Rise anche lei, non amava mangiare il gelato in inverno, ma quando usciva con Rouge era un obbligo.
Ne mangiavano uno ogni volta che uscivano.
-Cazzo Rou, tra non molto sarà Natale! Dobbiamo assolutamente organizzare qualcosa di grosso.-
-Si, dovremmo iniziare ad organizzarci già da ora.-
-Decisamente.-
-Potremmo farlo da me, casa mia è molto grande e ho le sale apposite per le feste.-
-Si, a casa mia rischio sempre dei danni.-
-Festa a scuola e festa a casa, sarà dura.. E io devo pure studiare.-
-Beh, tutti dobbiamo.-
-Si, ma io ho delle cose da recuperare, e devo farlo entro Natale.- Disse, stiracchiandosi.
-Sarà il caso che io ti aiuti, no?- Chiese sorridendo.
-Definitivamente.-
Ridacchiò, era sempre felice con lei.
-Grazie mille Amy, è bello poter contare su di te.-
-Non ringraziare, è un dovere! Tu faresti lo stesso per me.-
-Lo so, lo so.-

Pioveva quella sera, ma non ne fu sorpresa.
Li pioveva sempre.
Era come una condanna, qualsiasi fosse la stagione pioveva.
Tranne d’inverno, d’inverno nevicava tantissimo e spesso le strade erano ghiacciate.
Diede un occhiata al calendario appeso ad una parete della stanza di Rouge.
Non mancava molto a quei pomeriggi passati davanti al camino, con una tazza di cioccolata calda e una grossa coperta addosso.
Non amava l’inverno, ma amava il modo in cui univa le persone.
Era d’inverno che passava più tempo con gli amici, con Rouge.
Tutti chiusi in casa, per proteggersi dal freddo e scaldarsi con la compagnia l’uno dell’altro.
Chissà se era così anche per altre persone, l’inverno.
In quei primi mesi di scuola aveva conosciuto tanta gente, molti erano stranieri.
Magari da loro l’inverno era caldo, magari per loro era tutto diverso.
Lei era sempre stata molto curiosa, e le sarebbe tanto piaciuto sapere anche il punto di vista degli altri.
Non solo sull’inverno, ma su qualsiasi tradizione o cosa abituale.
-Appunti finiti,provo a ripeterti.-
Si riscosse dai suoi pensieri e sorrise all’amica.
Le prese il quaderno di mano per controllare che stesse dicendo le cose giuste.
Si fece presto sera, e decisero di andare a mangiare una pizza.
Avvertì i suoi genitori che avrebbe dormito da lei, trovava quasi incredibile che le concedessero tutte quelle uscite, eppure non era tanto inverosimile la loro fiducia nei suoi confronti, non aveva mai dato loro motivo di preoccuparsi.

-Cazzo se è buona! Me ne mangerei tre, sul serio.-
Rouge parlò con la bocca piena, facendola ridere.
In effetti era vero, quella pizza era buonissima e non costava nemmeno tanto.
Non erano mai state li prima, di solito andavano a mangiare in centro, ma la pizzeria dove andavano abitualmente era chiusa.
L’avevano trovata per caso, non era molto distante dall’ospedale.
-Dobbiamo ricordarci di questo posto.-
-Decisamente.-
-Potremmo anche andare a fare un salto da Testa d’Argento e Jet, sai?-
Quell’idea gli era balzata in testa all’improvviso.
Non ci aveva mai pensato, di andarli a trovare.
O di avere più contatto con loro.
Però dopo la conversazione che aveva avuto con Jet, provare ad essergli amica non le dispiaceva.
-Abitano qua vicino?- Chiese Rouge, addentando un'altra fetta di pizza.
-Stanno nel centro di salute mentale, quello dietro l’ospedale.-
-Oh, qua vicino, potremmo farci un salto si.-
Si guardò attorno.
Lo faceva sempre nei ristoranti, nei fastfood o nelle pizzerie.
Le piaceva osservare le persone, a volte lo faceva senza accorgersene.
Il suo sguardo si andò a posare su una figura abbastanza famigliare.
-Quello non è Anil? Al bancone.-
La sua amica assottigliò lo sguardo, poi annuì.
-Si, è decisamente lui.-
-Lo saluto?-
-Non so, se vuoi fallo.-
-Non è che poi lo metto in imbarazzo?-
-Tu? La gente pagherebbe per essere salutata da te, tesoro.-
-In effetti.. Beh ok.-
Si alzò in piedi e cercò di attirare la sua attenzione scuotendo il braccio.
Di attenzione ne ottenne parecchia, più o meno quella di tutta la gente seduta ai tavoli.
Ma Anil non la vide, o almeno era quello che lei pensava.
Si risedette leggermente delusa.
Una ragazza gli servì le pizze che probabilmente aveva ordinato, erano parecchie.
Lui le passò i soldi e la salutò, ma prima di uscire si girò nella loro direzione.
Lei lo salutò nuovamente con un impacciato gesto della mano, Rouge invece si mise a sghignazzare.
Le schiacciò un piede, e lei smise di ridere dopo poco.
Probabilmente solo perché Anil stava raggiungendo il loro tavolo, altrimenti sarebbe certamente scoppiata a ridere più forte.
La conosceva fin troppo bene.
-Ciao Amy, ciao Rouge.-
Anil le salutò, sembrava molto stanco.
-Ciao,è bello vederti! Di solito non becchiamo mai nessuno in giro.-
Disse, sorridendogli.
-Come state?-
-Bene, oggi è stata una giornata rilassante e pesante allo stesso tempo! Tu come stai? Ti trovi bene qui?-
-Sono un po’ scosso , sinceramente.. Comunque mi trovo abbastanza bene, ci sono delle persone un po’ strane ed altre insopportabili, ma è normale.-
Disse, ridacchiando.
-Jet si è ripreso?- Chiese Rouge.
-Si,lui sta decisamente meglio.-
-Fate un pizza-party?- Chiese, sorridente.
-No.. No in realtà sto solo prendendo la cena per tutti.- Il suo tono fu quasi funereo, non era da lui essere così cupo.
-E’ successo qualcosa..?- Chiese Rouge, confermando i suoi stessi pensieri.
-In effetti si, non so se lo conoscete, Knuckles.-
-Hoxha?- Chiese l’amica.
-Si, lui.-
-Era alla festa, so perfettamente chi è.-
-Io invece non ce l’ho presente, che è successo?- Chiese, preoccupata.
-Sua madre era molto malata, e.. Se ne è andata sabato notte.-
-Oh cazzo..- Commentò Rouge, ci era rimasta parecchio male.
-Quindi ora gli è rimasto solo il padre?-
-Direi di si, Wave non mi ha raccontato molti dettagli.. Una volta avevo ascoltato una loro conversazione e forse Knuckles ha accennato qualcosa su di lui.-
-So solo che non sono in buoni rapporti, non l’ho mai conosciuto bene quel ragazzo.-
Disse Rouge, abbasando lo sguardo.
Ci fu qualche attimo di silenzio, fu lei ad interromperlo.
-Noi.. Pensavamo di venire a fare un saluto a Jet e Silver, è un problema se passiamo lo stesso? Magari possiamo confortarlo un po’, intendo Knuckles.-
-Non penso ci sia alcun problema,però vi avverto che non è di molte parole e che in due giorni nessuno di noi è riuscito a riscuoterlo.-
-Credo sia normale, dopo una tale perdita.- Disse Rouge alzandosi, andò al bancone.
Lei ed Anil la seguirono con lo sguardo.
L’amica chiese un contenitore, una volta ottenutolo corse da loro e vi ripose dentro le loro pizze consumate solo per metà.
-Ecco, così possiamo andare tutti insieme.- Disse, prendendo il cartone.
Anil annuì.

Non impiegarono molto tempo a raggiungere la loro destinazione.
Ne lei ne Rouge erano mai state li dentro prima di allora.
I corridoi erano deserti, e illuminati da qualche lampadina posta qua e la.
Anil si fermò davanti ad una porta, identica a tutte le altre, si potevano distinguere solo dai numeri sopra ad esse.
La aprì, fece entrare loro per prime.
Lo sguardo di tutti cadde su di loro, chi sorpreso, chi indifferente.
-Ciao Amy.- Jet la salutò con un gesto aggraziato della mano, lei ricambiò il saluto e gli sorrise.
Anil si chiuse la porta alle spalle, poi appoggiò i vari cartoni a terra.
In poco tempo tutti furono seduti in cerchio attorno alle pizze, lei e Rouge si unirono a loro.
L’atmosfera li era molto, molto pesante.
Nessuno osava dire una parola, se qualcuno parlava lo faceva sottovoce e raramente.
Dopo qualche minuto la porta si aprì, facendola sobbalzare.
Tutti si girarono.
Era Wave, e con lei c’era Knuckles.
Le tornò in mente chi fosse appena lo vide.
L’amica lo stava sostenendo, lui non collaborava.
Non gli andava nemmeno di camminare, era decisamente sotto shock.
-Su vieni, devi mangiare.-
Il povero ragazzo annuì, molto lentamente.
Wave lo fece sedere in mezzo a loro, prese il cartone di pizza suo e quello dell’amico.
Prese uno spicchio e lo passò a lui, che lo prese con la mano tremante.
Mangiò, lentamente.
Tutti mangiarono lentamente.
Lei si guardò attorno.
Quello era il luogo dove Jet e Silver passavano la maggior parte delle loro giornate, gran parte della storia del loro passato si era svolta li, tra le mura di quell’edificio.
Non si seppe spiegare il perché, ma pensando a ciò un brivido le attraversò la spina dorsale.
Si fermò ad osservare Jeton.
Aveva un aspetto migliore, se pur ancora provato dalle settimane precedenti.
I suoi capelli erano lunghi e sani.
Molto scuri, e lisci.
Creavano un effetto contrastante sulla sua pelle diafana.
Le sue labbra pure, erano carnose e quasi rosse.
Forse per il fatto che se le mordeva, ma anche quelle risaltavano sulla sua pelle, lo stesso valeva per i suoi occhi.
Era veramente una bella creatura, ed era strano per lei vederlo mangiare.
Ai suoi fianchi vi erano Silver ed Anil.
Anil, forse era stato proprio lui a risollevare quel ragazzo, anche se di poco.
Quel paese aveva decisamente bisogno di uno come lui.
Passò il proprio sguardo a Knuckles.
La morte portava dolore, poteva leggerlo nei suoi occhi, e in quelli di tutti i presenti.
Wave gli sussurrava parole rassicuranti continuamente, e gli accarezzava la mano libera.
Passarono la notte così, in silenzio.
Non gli dispiacque restare, per qualche ragione non ebbe alcuna intenzione di abbandonare quei ragazzi.
Dopo averli allontanati da se con pregiudizi e sparato sentenze su di loro, si era ritrovata ad apprezzarli.
Erano cupi, erano strani.
Ma erano uniti, e sebbene lei non facesse parte del gruppo, li con loro e con Rouge.. Si sentiva bene.


KNUCKLES HOXHA


Aprì gli occhi, pesavano come macigni.
Non impiegò più di qualche secondo a riprendersi.
-Knucks..-
La voce preoccupata di Wave raggiunse le sue orecchie e lui tremò.
Era come se fosse diventato ipersensibile.
Qualsiasi emozione era troppo forte, qualsiasi sensazione.
Il cuore minacciava di esplodergli nel petto, la gola era secca.
Non riusciva a parlare, le sue corde vocali erano come annodate.
-Knucks, cos’hai?-
-M-mia m-mamma..-
Wave sgranò gli occhi, in un attimo fu tra le sue braccia, non era un abbraccio.
Wave stava cercando di sollevarlo.
-D-devo andare da lei..-
Il pensiero di lei che avrebbe potuto andarsene da un momento all’altro gli riattivò i muscoli, fu come una scarica di adrenalina.
Tolse la fatica a Wave, e si alzò da solo.
Corse, corse per tutto l’edificio seguito da Wave, Tikal e Silver.
Quando raggiunse l’ospedale, la consapevolezza iniziò a pesare.
Faceva male, era spaventato.
Era come essere sott’acqua.
Non riusciva a capire se stesse respirando, ne se stesse piangendo.
Si bloccò davanti alla porta di quella stanza, quante porte in quel reparto aveva aperto nella sua vita.. Forse quella sarebbe stata l’ultima, ma lui avrebbe di gran lunga  preferito doverci tornare milioni di volte, pur di non perderla.
Sentì la presa forte di Wave sulle sue spalle.
-Sii forte, entra..-
Annuì.
Quella che tirò, fu la maniglia più dura della sua vita.
La porta che aprì, fu la più pesante.
Poi la vide.
Quel viso angelico e distrutto.
Quel viso da guerriera, guerriera che lo aveva protetto e cresciuto.
Guerriera che aveva fatto enormi sacrifici, per garantire il meglio per lui.
E ora lei stava li, stesa esanime e vuotata delle sue forze.
Si sentiva in colpa, sentiva di non avere fatto abbastanza per salvarla.
Ma come poteva lui uccidere il suo cancro? Quello che l’aveva divorata, che le aveva disintegrato ossa e nervi, bruciato gli organi fino a far si che di lei rimanesse solo un corpo morto, in attesa di prendere il suo ultimo respiro.
La sua mano era congelata, il suo sguardo vuoto  e stanco puntava al soffitto.
-M-mamma..- Non voleva piangere, era convinto di poter essere forte ma la voce gli tremava.
-Figlio mio..- Un sussurro, era solo un sussurro.
-Sei così bello.. – Scosse la testa, e le strinse più forte la mano.
-M-mamma resta con me..-
- I-io sarò sempre con te.. Figlio mio.. Tu sai vivere, ti ho insegnato come si fa.. Quindi vivi anche p-per me.. Resta sempre nella luce.. E se mai ci sarà buio, io sarò li tesoro.. A guardarti dall’alto.. Sarò la tua luce per sempre e non dovrai avere paura..-
Si abbassò, abbracciandola.
-M-mamma.. Come farò a sorridere? Come farò a non stare male..?-
-Oh tesoro mio..- Sentì la sua mano tra i suoi capelli, li accarezzava lentamente.
-Farà molto male all’inizio..  Ma non sei solo.. E tornerai a sorridere, te lo prometto..-
-Vorrei p-poterti avere con me per sempre.. M-mamma..-
-Un giorno tesoro, saremo di nuovo assieme.. E..- Si fermò un attimo, il suo respiro era affaticato, sembrava quasi che stesse soffocando e quella semplice azione che dovrebbe essere involontaria, sembrava costarle tutte le sue ultime briciole di forza.
La guardò negli occhi, erano lucidi.
I suoi erano appannati, non riusciva a fermare le lacrime.
-M-mamma..-
-Ssh.. N-nessuno potrà m-mai più.. Separarci..-
Annuì, e si strinse di nuovo a lei.
Sarebbe voluto tornare bambino, avrebbe voluto  di nuovo le sue coccole, i suoi abbracci rassicuranti, i suoi rimproveri.
Avrebbe voluto fermare il tempo, avere il potere di salvarla.
Annientare il suo cancro.
Avrebbe voluto avere più tempo, per stare con lei, per raccontarle delle sue giornate.
Per sentire i suoi di racconti, racconti di una donna che non ha mai perso la bambina in se.
Avrebbe voluto vedere il suo sorriso il giorno in cui si sarebbe diplomato, la sua espressione orgogliosa il giorno in cui sarebbe andato al ballo della scuola, avrebbe voluto fare tante cose assieme a lei.
Ma la morte, gliela stava strappando via.
La morte gliela avrebbe portata via e lui non avrebbe potuto farci nulla.
Poteva solo piangere, disperarsi e sperare nel nulla.
Nulla poteva cambiare, non poteva salvarla.
-Knuckles..-
Era la voce di Judith, un infermiera che ormai conosceva bene.
-Tua madre deve riposare un po’ ora, è molto stanca.. Torna tra qualche ora, ok?-
-M-ma..-
-Oh, non preoccuparti.. N-nel caso.. Lo sai, ti farò chiamare..-
-V-va bene..-
Si staccò da sua madre, anche se non voleva farlo.
Lei gli sorrise debolmente, poi chiuse gli occhi.
-A dopo mamma..-
Mormorò ormai allo stremo.
Judith lo accompagnò fuori, assieme agli altri.
-Sii forte.-
Gli disse, prima di tornare dentro alla stanza, a svolgere i suoi controlli vari.

Non si era dato pace per tutto il pomeriggio, ne alla sera.
Era giunta pure la notte.
Ormai si era consumato le unghie e le pellicine delle dita fino al sangue.
Aveva bevuto tra caffè, e stava camminando avanti ed indietro per il corridoio deserto del reparto.
-Knucks.. Per favore, siediti e cerca di calmarti..- Era stato Jet a parlare, lui e Anil li avevano raggiunti quel pomeriggio.
-C-come potrei mai stare calmo?- Chiese,cercava di stare il più zitto possibile, perché ogni volta che parlava la voce gli tremava, e il cervello gli dava l’impulso di piangere.
-H-hai ragione.. Scusami..-
Erano tutti molto cupi e frustrati, i suoi amici.
Erano tutto ciò che gli restava, ormai non aveva nemmeno più la speranza.
Loro gli erano vicino, sua mamma aveva ragione.
Non era solo.
Solo dopo un'altra mezz’ora di ansia e panico, riuscì a sedersi.
Jet gli lasciò il suo posto, e andò a prendergli un bicchiere d’acqua, che lui si sforzò di bere.
Wave gli prese una mano, e gliela accarezzò.
-Oh Knucks.. Mi dispiace così tanto..-
L’amica stava piangendo.
Lei e sua madre si adoravano.
Furono numerosi i pomeriggi che passarono tutti assieme.
Spesso le due si mettevano a cucinare torte e biscotti, e lui stava li con loro a parlare, parlavano tanto.
Si raccontavano tante cose, e stavano così bene..
Odiava l’idea che tutto potesse finire.
Anzi, era certo che sarebbe finito.
La abbracciò, e lei fece lo stesso.
Rimasero così a lungo, in silenzio.
C’era tanto,tanto silenzio.
Nessuno osava emettere un singolo fiato, nessuno osava muovere un muscolo.
Era quella la morte.
Era ciò che portava con se.
Quel silenzio era li per annunciarla.
Lo sentì, lo percepì il momento.
Fu come una consapevolezza improvvisa.
Qualcosa di ignoto si fece strada in lui e gli fece contorcere lo stomaco, contrarre i muscoli.
Iniziò a sudare, e tremare allo stesso tempo come fosse congelato.
Non era l’unico, no.
Qualcosa era cambiato nell’espressione di tutti, ogni singolo presente era a disagio.
Era così, la si poteva percepire la morte.
Tutti la potevano sentire.
Non passò molto prima che Judith si presentasse in fondo al corridoio, con passo insicuro.
Scattò in piedi, ma le gambe gli tremarono.
In un attimo si ritrovò sorretto da Anil.
-Cerca di stare calmo, siamo tutti qui,non avere paura..-
Non lo stava veramente ascoltando,il suo cervello aveva smesso di funzionare definitivamente.
L’infermiera non dovette nemmeno dirgli nulla.
Entrò in quella stanza aiutato da Anil, ogni passo era una tortura, ogni respiro bruciava.
Sentiva la sua voce che cercava in vano di rassicurarlo, sentiva quelle degli altri.
Ma non capiva, non riusciva ad ascoltarli veramente.
La vide.
Il suo petto si muoveva velocemente, in modo sconnesso.
Il suo respiro era ormai assente, sembrava quasi che la stesero strozzando.
Si gettò accanto a lei,le prese una mano  e si nascose nel suo petto.
Non voleva vedere, era troppo sentire, avrebbe preferito essere sordo.
Cieco, muto e privo di emozioni.
-Mamma per favore no, non andare via mamma, mamma.. – Quasi non riusciva a parlare, le lacrime glielo impedivano.
-T-tesoro..- Quel sussurro strozzato lo fece tremare, sua madre era terrorizzata quanto lui, la conosceva troppo bene.
-Sono qui mamma, sono qui con te, non sei sola.. Non avere paura, andrà tutto bene mamma.. Starai bene, e mi guarderai dall’alto sorridendo.. Mamma..-
-Guardami.. -
Esaudì quella sua richiesta, ma gli fece male.
Scoppiò in un pianto incontrollato, ma non smise di guardarla.
I suoi occhi erano bellissimi, così giovani e già dovevano chiudersi.. Era ingiusto.
Sua madre gli sorrise.
-A-a presto, figlio mio.. V-vivi una bella..Vita.. E sii felice.. Ti voglio bene..-
-M-mamma! Mamma.. – Gli prese una mano portandosela alla guancia.
Era fredda, ed era violacea.
-A presto m-mamma.. Anche io ti voglio bene.. Ti voglio bene.. T-ti..-
Non ce la fece più.
Crollò.
Il suo cuore collassò.
Le braccia persero forza, riappoggiò la mano di sua madre senza lasciarla andare.
Rimase ad osservarla spossato, prosciugato di tutto se stesso.
I suoi occhi erano vuoti ora, il suo petto si muoveva velocemente.
Ma sapeva che non stava veramente respirando, erano solo gli ultimi movimenti involontari del cuore, il suo sangue aveva già smesso di circolare.
Era morta.
Il suo corpo era li, poteva vederlo.
Ma sua madre non c’era più.
Fu un vuoto incolmabile.
Il suo pianto era straziato, ma si ridusse presto ad un lamento addolorato.
-MAMMA.. ODDIO.. Dio perché.. PERCHE’ DEVE ESSERE COSI’.. PERCHE’ LEI , PERCHE’? – L’ultimo grido gli fece male alla gola, infatti si concluse con un singhiozzo strozzato.
Sentì delle braccia avvolgerlo, sentì del calore sulla pelle.
-Basta Knucks.. Basta..-
Era Wave, ne era certo.
Si lasciò andare alle lacrime ancora una volta, tra le sue braccia.
Non gli sembrava vero.
Non riusciva ad immaginare una vita senza di lei.
Era troppo presto.
Ma la morte non conosce ne giustizia ne età, e se l’era portata via.

Erano passate ore.
Ore di lacrime, ore di strazi.
Non esisteva una cura per quel dolore, nulla lo poteva alleviare.
Pianse fino a che non ne ebbe più le forze,vomitò fino a che non riuscì più a muoversi.
Poi tutto divenne il nulla.
Non sentiva nulla, come se da un momento all’altro si fosse trasformato in una pietra.
Sentiva gli altri, sentiva le loro parole e le capiva.
Ma era come se non potessero raggiungerlo.
Non sentiva più niente.
Ne la fatica, ne il dolore,ne i propri pensieri.
Non c’era più la paura, non c’era più la frustrazione.
Era quasi un apatia confortante, come se quel vuoto angoscioso lo stesse cullando.
Vuoto.
Era tutto vuoto.
Per quanto ancora lo sarebbe stato? Per quanto ancora sarebbe stato assente dal corso della vita?
Chiuse gli occhi.
Si spense.

Sonic Harvey:

-Ma poi non bastano gli occhi e non ti basta il pensiero
e vuoi la voce all'orecchio e vuoi toccare con mano
e vuoi vedere che vedi, ad occhi chiusi tu?
Li vedi ,gli occhi con gli occhi
negli occhi ma...
Cercare gli occhi con gli occhi e dentro gli occhi cercare
il primo amore da fare e farlo come lo sai
che con lo sguardo lo fai ,tra gli occhi e gli occhi suoi-

                             (Da
Gli occhi negli occhi di Riccardo Cocciante – Giulietta e Romeo)

SILVER  ÅKESSON


A volte succede.
Tu resti fermo, e il mondo va avanti.
Sempre più veloce, ininterrotto.
E’ quasi nauseante.
Era incredibile quanto i giorni potessero scorrere veloci, ma sembrare sempre maledettamente fermi.
Era passata più di una settimana, ma era come se fossero trascorse solo poche ore.
Era un chiodo fisso nel cervello.
Lui aveva visto tutto l’accaduto, tutto lo strazio.
Vedere morire qualcuno,era più doloroso di quello che lui si era sempre immaginato.
Prima di vedere la madre del suo amico andarsene, era incosciente.
Incosciente di quanto dolore una morte potesse portare.
Incosciente del valore della vita.
La vita.. Bella, brutta, ingiusta.
Non era importante come fosse.
Ma averla.
La vita stessa ti da la possibilità di cambiare le cose, per renderle migliori.
Solo in quei giorni si rese conto di quanto lui fosse andato vicino a gettarla.
Di quanto dolore avrebbe causato a chi teneva a lui, per uno stupido capriccio.

Jet stava sistemando le proprie cose, e lui lo osservava in silenzio.
Lui stava meglio.
Si era rimesso in piedi, una volta ancora.
Forse non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di Anil, ma ciò non toglieva il fatto che Jet fosse fortissimo.
Si avvicinò a lui, gli sfiorò una spalla spaventandolo leggermente.
L’amico si girò ridacchiando.
-Scusa Silv, non mi ero accorto che ti eri spostato.- Disse, spostandosi un ciuffo di capelli dietro all’orecchio.
Gli sorrise teneramente, quel ciuffo ribelle si spostò nuovamente e questa volta fu lui a prenderglielo , iniziando ad attorcigliarselo tra le dita.
-Jet.. Mi dispiace così tanto.. Per quello che ho fatto, per quello che è successo in questi giorni e per tutte le volte che per colpa mia tu sei stato male.-
-L’importante è che tu sia qui Silv, con me, con gli altri.. Con Blaze.-
All’ultimo nome fece un piccolo sorrisino compiaciuto.
Conosceva bene quel sorriso.
-Oh.. No, no! Non ci pensare neanche,è solo un amica!- Disse sicuro, ottenendo solo una piccola sghignazzata dall’amico.
Era così bello vederlo felice.
-Questo lo vedremo quando tra un mese mi chiederai di accompagnarti a prendere i preservativi perché da solo ti vergogni.-
Arrossì di colpo, imbarazzato.
-M-ma che dici! Al massimo sarò io a dover accompagnare te, visto l’affiatamento tra te e Anil.- Disse, malizioso.
Jet gli diede le spalle ed incrociò le braccia.
-Beh almeno io ammetto che non mi dispiacerebbe stare con lui.-
Rise, abbracciandolo da dietro.
Si staccò da lui un attimo dopo, ed iniziò a pettinargli i capelli con le dita.
-Sono sempre stupendi.- Constatò.
-Lo so, credo che siano l’unica cosa bella che mi è stata data dai miei genitori di merda.-
-No.. Anche la pelle, gli occhi, la bocca.. Le unghie, il tuo viso e tutto il tuo corpo.-
-Dici sul serio?-
-Si Jet, mi chiedo spesso come sia possibile che da quei due ammassi di melma sia scappato fuori tu.-
Lo fece ridere.
La sua risata, era uno dei suoni più belli che conoscesse.
-Sei molto gentile Silv..-
-Tu meriti tutta la gentilezza del mondo.-
Gli disse, iniziando ad intrecciargli i capelli in una treccia vichinga.
Giocare con i capelli di Jet era uno dei suoi passatempi preferiti, e all’amico non dispiaceva.
-Silv, ti senti pronto per domani..?-
-Beh si, non sono solo e poi a scuola mi odiano tutti,nessuno farà domande sulla mia assenza e potrò stare tranquillo.. Piuttosto sono preoccupato per Knuckles, credo che per lui tornare sarà più difficile.-
-Già.. Se penso a quello che gli è successo mi viene da piangere.. Ma almeno ci siamo noi con lui, non è solo Silv.-
-Almeno questo..-
-Si sono pure aggiunte quelle due, non sarà mai solo e riuscirà a superare questa tragedia.. Ne sono certo.-
-Certo che ci riuscirà..Prima o poi si supera tutto.-
Disse, terminando la treccia.
Jet gli passò un elastico , con il quale la assicurò.
L’amico si girò verso di lui sorridente.
-Silv, sarebbe bello se tutto restasse così, come in questi giorni..Mi sento  bene, tu ti stai riprendendo, abbiamo degli amici..-
Gli portò una mano sulla spalla, poi scese fino alla sua mano accarezzandogli il braccio.
Intrecciò le loro dita.
-Vieni con me.-
Disse,tirandoselo dietro.
Jet lo seguì senza dire nulla.
Lo portò fuori, faceva freddo ma non importava a nessuno dei due.
L’amico doveva avere capito quale fosse la meta, perché si mise a correre senza che lui avesse detto nulla, nella direzione esatta.

Era il loro albero.
Avevano passato un infinità di pomeriggi alla sua ombra, a raccontarsi di loro.
-Dovremo dirgli addio quando usciremo da qui.- Disse, accarezzandone il tronco.
-Lo verremo a trovare.- Disse Jet,facendolo ridere.
-Stiamo parlando di un albero come fosse una persona, Jet.-
-Siamo mai stati normali noi?-
-No, no mai..-
Tirò fuori un pacco di sigarette dai pantaloni, e ne offrì una all’amico che accettò volentieri.
-Dovremmo smettere..- Mormorò Jet, accendendosi la sua e facendo un tiro.
-Lo so, ma non mi importa sinceramente.- Disse lui, inspirando il fumo.
-Se solo potessi trovare un altro modo per sfogarmi, smetterei volentieri.. E’ solo uno spreco.-
-Lo so, lo so..-  Disse vago, giocherellando sbadatamente con dei fili d’erba.
-Ho una sola paura fissa adesso, sai?-
-Quale?- Chiese, posando lo sguardo su di lui.
-Mi sento così bene che.. Ho paura, ho paura di poter ricadere e farmi più male di prima..-
-Oh Jet, ci sarà sempre qualcuno a prenderti..Non ci pensare, qualsiasi cosa accada.. Andrà bene, te lo prometto.
E poi, Anil non ti permetterà di crollare.
Io non ti permetterò di crollare.
Se non ci sarò io a sorreggerti, lo sai che ci sarà lui.-
Lo vide arrossire leggermente, si portò con grazia una mano al viso.
-Che carino che sei, quando ti prendi una cotta per qualcuno.-
-Smetti!-
-Perché? Lui ti piace no?-
-E come potrebbe non piacermi! Il suo corpo è stupendo, pure il suo viso lo è! La sua voce mi fa sciogliere ed è così gentile, dah!- Si stese a terra, portandosi un braccio sul viso. - E’ semplicemente perfetto Silv, sono fottuto, fottutissimo!- Rise, stendendosi su un fianco e reggendosi su un gomito.
Era buffo, soprattutto quando si infatuava veramente.
Era la prima volta che lo vedeva così.
L’amico lo fulminò con lo sguardo.
-Che hai da ridere? Almeno tu con Blaze hai qualche speranza! Io mi sto cuocendo per una sottospecie di dio greco, invece!-
Rise ancora, facendo un tiro dalla sua sigaretta.
-Scemo, hai molte più possibilità tu.-
-Allora ammetti che ti piace.-
-No, ho solo detto che avrei meno speranze di te.-
-Ne riparleremo al vostro matrimonio.-
Roteò gli occhi e si alzò in piedi.
-Dove vai?- Chiese Jet, seguendolo con lo sguardo.
-A buttare questa.. –
-Butta anche la mia.-

Rimasero li per qualche ora.
Si stava per addormentare quando vide una figura abbastanza famigliare in lontananza.
Stava venendo nella loro direzione, era Anil.
Gli sorrise quando li raggiunse.
Jet era già finito nel mondo dei sogni, provò a svegliarlo ma non ci riuscì.
Anil rise a suoi inutili tentativi di destare l’amico.
-Fa nulla, lascialo dormire.. Come stai?-
-Beh.. Non male, anche se il mondo lo vedo così veloce.. E’ come se non mi aspettasse.-
-Ti capisco.- Disse, sedendosi davanti a lui.
-Davvero?- Chiese  osservandolo, lui annuì.
-Mi sono sempre sentito così, quando ero solo.-
-Io però non sono solo..-
-Lo so, ma credo che sia una sensazione comune a molti, anche se le situazioni sono diverse.-
Aveva ragione.
Aveva sempre ragione.
-Sono felice che ci sia anche tu con lui.- Disse, osservando Jet.
L’amico stava dormendo beato, il suo viso era rilassato e decorato da un dolce sorriso appena accennato.
Anil gli posò una mano su un ginocchio e sospirò, sorridendo.
-Sta facendo dei passi da gigante, è un lottatore.-
-Lo so, invidio la sua forza.. E’ ancora in piedi dopo tutto quel che è successo.. E’ anche merito tuo Anil, non so come ringraziarti.-
-Non devi, Silver.. Gli hai fatto tu quella treccia, o è stata Tikal?- Chiese, curioso.
Lui ridacchiò.
-Si, gliela ho fatta io.-
-Gli sta molto bene.-
-Beh, esiste qualcosa che gli starebbe male?-
-Non credo, forse i capelli gialli.-
Ci pensò su un attimo, poi rise.
-In effetti si, quelli gli starebbero male.-
Vide Jet aprire gli occhi lentamente, sbiancò quando si accorse di Anil.
In un attimo si tirò su, agitato.
Anil ridacchiò osservandolo, scosse la testa e gli sorrise.
-Ben svegliato Jet, stai tranquillo non mordo.-
Jet si calmò ed arrossì, abbassò la testa ed evitò il più possibile il contatto visivo con Anil.
-L-lo so, non sapevo fossi qui eheh..- Disse vago.
Rise vedendo l’amico comportarsi in quel modo, gli faceva tenerezza.
Rimase ad osservare quei due parlare, ridere e scherzare.
All’inizio non poteva fidarsi del più grande.
Ma fu in quei giorni che avevano passato tutti assieme che si accorse di quanto fosse importante la sua presenza li.
Non aveva mai visto Jet lasciarsi andare così tanto con qualcuno che non fosse lui.
E Anil, lui era veramente una persona meravigliosa.
Aveva scavalcato e raso al suolo qualsiasi pregiudizio nei confronti dell’amico,nei confronti di tutti loro.
Jet gli aveva raccontato tutto quello che il più grande faceva per lui, poteva non sembrare molto ma lo era.
Non si vergognava di lui con nessuno, rispondeva per le rime a qualsiasi commento negativo da parte di altri studenti, e non aveva paura di annullare la vicinanza tra loro quando persone come Storm e i suoi scagnozzi lo mettevano in pericolo.
Lo teneva stretto a se, e loro non si avvicinavano.
-Silv.- La voce di Jet lo riscosse dai suoi pensieri. –Guarda chi arriva!-
Seguì lo sguardo di Jet, e vide Blaze non molto lontana da loro.
Sorrise istintivamente.
Gli piaceva stare in compagnia di quella ragazza.
Per qualche motivo che lui non sapeva spiegarsi, riusciva a parlarle di qualsiasi cosa.
Senza vergogna, senza timore di poter essere giudicato.
Lei era capace di farlo sentire leggero , più leggero di una foglia.
Con lei riusciva ad essere spensierato, a non preoccuparsi.
La ragazza si gettò a terra ed incrociò le gambe.
-Ciao belli! Posso unirmi a voi?- Chiese, la sua voce era allegra.
-No non puoi, serve il permesso.- Le rispose Jet scherzoso.
-Come se a me importasse di qualsiasi legge o permesso!- Ribatté lei, ridendo.
-Giusto, giusto.-
Blaze tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne offrì a tutti, solo Anil non accettò.
-Dai raccontatemi qualcosa di bello.- Disse lei, osservandoli uno ad uno.
-Ho appena trovato un post di Julie-su, qualcuno in macchina le ha fatto il bagno con una pozzanghera piena di fango.- Disse Jet, scorrendo con il pollice sul suo cellulare.
Risero tutti.
-Non vedo l’ora di avere la patente anche io.- Disse Blaze, facendo un tiro.
-Così i capelli di stanno da dio.- Continuò lei, sputando il fumo verso Jet.
-Oh, grazie.. Me li ha fatti Silv.- Disse lui, accarezzandosi aggraziatamente la treccia.
-Io intendevo proprio dire che mi ricordi un dio, tipo quelli vichinghi hai presente?-
-Si, ho letto tutto quel che riguarda la mitologia nordica!-
-Anche io! E’ stupenda, mi convertirei se esistesse ancora.-
I due continuarono a parlare di asi, vani, elfi chi più ne ha più ne metta.
Lui ed Anil rimasero ad ascoltarli leggermente sconcertati.
Poi qualcuno attirò la sua attenzione.
Era un ragazzo leggermente barcollante, nascosto nella sua felpa scura.
Stava camminando sul marciapiede che  racchiudeva il parco del centro,a sua sorpresa entrò nel vialetto principale, ma anziché andare verso l’edificio prese la loro direzione.
Quando fu più vicino Blaze e Jet ammutolirono , ed Anil si fece teso.
-Ti serve aiuto?- Chiese il più grande.
Il ragazzo incappucciato annuì.
-Avete un accendino?- Quella voce non gli era nuova, ed ebbe presto un brutto presentimento.
-Si.- Disse Blaze, passandogli il suo.
Il ragazzo estrasse una sigaretta dalla tasca della felpa, e prese l’accendino.
La mano gli tremava, fece quasi fatica ad accendersi quella sigaretta.
Si sedette con loro, che si guardarono confusi.
Ridiede l’accendino a Blaze, che lo afferrò leggermente titubante.
-Possiamo vederti, o è chiedere troppo?-
Domandò Anil, risparmiando a loro di doverlo fare.
-Oh.. Potete, si.- Il ragazzo fece un tiro, buttò fuori il fumo  e poi riprese. -Ma non credo che ne sarete felici.- Disse, poi afferrò il cappuccio e lo tirò giù lentamente.
Jet sgranò gli occhi, scattò in piedi e fece qualche passo indietro.
-N-no, no.. Anche qui no, vattene.-
Anil guardò Jet confuso.
Era normale, non aveva mai visto Scourge nel mezzo di quel gruppetto , non sapeva che facesse parte della compagnia di Storm.
-Non ti faccio nulla dolcezza, torna pure a sederti.- Disse Scourge, con tono amaro.
Sbuffò, gli dava fastidio averlo vicino.
-Cosa vuoi Scourge?-
-Chiamami pure Sergei..-
- Non me ne frega un cazzo di come ti chiami, che vuoi da noi?-
- Solo..- Si morse le labbra, sbuffò.
-Solo cosa?-
-Dormire.-
Aggrottò le sopracciglia, cercò di trovare qualche parola di senso compiuto, ma riuscì solo a starsene zitto.
-Tu.. – Iniziò Jet. –Quale cazzo è il tuo problema!?-
-Non credo che mi vada di parlartene, bambolina.-
-E piantala di darmi ‘sti nomignoli del cazzo.-
Sergei alzò le spalle.
-Tutta la scuola lo fa.-
-Senti, non puoi lasciarci in pace e basta?- Chiese, spazientito.
-No!-
-Come sarebbe a dire no?-
-Non capite che non sto scherzando?-
Ci fu qualche attimo di silenzio totale.
Poi fu Blaze a parlare.
Lei a differenza di Anil, sapeva tutto.
-E perché mai noi dovremmo aiutarti? Tu non hai fatto assolutamente nulla di buono per noi, hai solo fatto del male a Jet senza alcuna ragione.-
Sembrava che Sergei nemmeno l’avesse ascoltata, il suo sguardo era più lontano.
Lo seguì, vide un uomo di mezza età sulla strada, seguito da qualche altra persona.
Sembravano tutti fatti o ubriachi, uno più dell’altro.
Sergei imprecò, coprendosi nuovamente con il cappuccio.
L’uomo schiantò una bottiglia di birra a terra, attirando l’attenzione di molti oltre a loro.
-Giuro che se trovo quel pezzo di merda, lo ammazzo!-
Rabbrividì, vide Jet tremare.
Sapeva quali ricordi stessero passando in quel momento per il cervello dell’amico.
Jet si spostò, sembrava sul punto di piangere.
Andò a piazzarsi davanti a Sergei, coprendolo dalla visuale di quel gruppo di uomini.
Solo in quel momento capì.
Jet aveva assimilato la situazione molto più velocemente di lui.
-Grazie..- Sentì anche lui il sussurro di Sergei.
Quando il pericolo fu lontano, Jet riprese le distanze dal ragazzo e andò a cercare conforto tra le braccia di Anil.
-Ora tu spieghi.- Disse Blaze, con voce ferma.
-Spiegherò, ma vi prego.. Ho bisogno di un posto sicuro dove dormire, ho passato una settimana dormendo si e no tre ore in tutto..-
-Vieni.-
Disse, alzandosi.
Lo detestava, non gli doveva niente.
Ma lui era così.
Non sarebbe mai riuscito a lasciare qualcuno in pericolo di vita, mai.

-Quindi in poche parole lo stronzo ha un padre di merda che vuole ammazzarlo a tutti i costi, gira come un randagio da una settimana ed è venuto a chiedere protezione ai suoi bersagli principali?-
Chiese Wave, accarezzando i capelli  scompigliati di Knuckles, il quale stava osservando apaticamente il vuoto.
-Esattamente..- Le confermò Blaze.
-Wow.. Io non ho parole..-
Cadde il silenzio, tornò a fissare il ragazzo che dormiva nel suo letto da ormai parecchie ore.
Era seduto accanto a lui.
-Sembra innocuo da addormentato..-
Disse, quasi senza motivo.
-E puzza anche come un montone, più tardi lo dovremmo buttare nella vasca, congelata magari.-
Ribatté Blaze, scatenando qualche risata e qualche sghignazzata.
-Sapete.. Non mi importa.. Quel che mi ha fatto, non mi importa..-
Tutti spostarono l’attenzione su Jet, aveva l’umore a terra.
-Come può non importarti?- Chiese Blaze, incredula.
-Ma non lo vedi? Non ha nemmeno un posto dove stare.. Sarà anche una testa di cazzo ma- Fu Wave ad interromperlo. –Jet..- Il più giovane portò lo sguardo su di lei, che continuò –Non difendere questo verme della società.. Suo padre è una merda, sua madre non c’è mai.. Credo sia una prostituta..Ma lui poteva scegliersi una vita migliore, poteva scappare e chiedere aiuto.. Quel che suo padre gli fa, la violenza che ha nei suoi confronti fa raggelare il sangue nelle vene.
Ma ciò non giustifica ogni sua azione.. Spaccia, è un tossico nullafacente, si immischia sempre nei peggio affari , tratta le altre persone come fossero merda e si sente uno scalino sopra a tutti.. Ha perso completamente il cervello, non ragiona.. Lui ha deciso di rovinarsi,detesta la vita ma le resta attaccato come un parassita, detesta l’umanità ma ci mette tutto il suo impegno per rovinarne una parte, è un uomo con la dignità di una larva.. E’ cattivo da dire, ma se suo padre lo ammazzasse, non sarebbe poi più di tanto una grossa perdita.-
Tutti ammutolirono, quelle parole dovevano aver avuto effetti contrastanti su tutti i presenti, in parte concordavano ed in parte ne erano rimasti amareggiati.
Forse Wave lo detestava, ed era solo l’odio a parlare.
-M-mia madre non è una puttana.. – Sussultò, sentendo la voce roca del ragazzo accanto a lui.
Il suo tono era sempre strafottente, o incazzato.
Doveva aver sentito tutto.
Lanciò uno sguardo preoccupato a Wave, che non si smosse di un millimetro, la sua espressione cinica rimase invariata.
-Il resto è vero.. Che lei si è fatta sbattere per qualche dollaro in più è vero.. Ma lo ha fatto per me.. Non c’è mai, non c’è mai perché non c’è più, Wave.. Tu hai ragione.. – Deglutì, poi riprese – Hai ragione su di me, su mio padre.. Non puoi sapere tutto, non si può origliare tutto ovviamente.. Ma molte cose le sai, e fai bene ad odiarmi.. E tu Jet, non difendermi.
Non merito di essere difeso, per quanto la mia esistenza faccia schifo.. A volte vorrei uccidere tutti sai? Quando passo per i corridoi della scuola, tratto le altre persone come delle merde, perché mi danno fastidio.
Mi danno fastidio le persone e la loro cazzo di vita normale.. E tu Jet, starai pensando.. Che la tua vita non ha nulla di normale.
Ma vedi, tu hai persone accanto.. Persone alle quali importa qualcosa di te.
Se io morissi, la gente non perderebbe neanche tempo a passare dalla mia tomba per sputarci sopra.. E questo mi fa arrabbiare, ma io non posso fare niente.
Quindi mi faccio, fino a non capirci più un cazzo.
Fino ad avere una visione distorta della realtà.
E mi metto in pericolo, fino al punto di rischiare la vita.
Ma non riesco mai a sentirmi bene.
Ed ogni volta che mio padre mi colpisce, ogni volta che affonda una lama nella mia carne, io chiudo gli occhi e spero di raggiungere mia madre.
Spero che tutto si fermi.. Ma no! No..
Quel viscido essere.. – Si tirò su a sedere, poi si alzò dal letto.
Se ne stava al centro della stanza, e tutti lo stavano fissando come pietrificati.
Il suo sguardo, il modo in cui inclinava la voce, erano terrorizzanti.
-Quel viscido essere è sempre ubriaco come la merda! Si incontra con i suoi amici fattoni del cazzo, loro.. Loro hanno fatto i peggio crimini! Se ne vantano! Loro se ne vantano.. Ogni fine settimana si vedono nella mia cazzo di casa, ed io mi chiudo nella mia cazzo di soffitta chiudendomi le orecchie, prendendomi a pugni la testa pur di non sentire le loro voci, le loro schifosissime risate!-
Si piegò in due, tenendosi la schiena.
-Quello stronzo mi da la caccia! Mi ha costretto fin da piccolo a fare cose che io non volevo fare.. Immischiava me nei suoi affari, per non rischiare!
Più volte mi ha lasciato in mezzo ad una strada in fin di vita, ed io non sono mai morto.
Quante volte ho dovuto sopportare, legato in un angolo!
Vedevo tutto, vedevo tutto!
Vedevo come picchiava, minacciava e violentava mia madre!
Mia madre era la donna più forte che io abbia mai conosciuto, mi ha difeso con tutte le sue forze, ha tentato di strapparmi dalle follie di quell’uomo, ha lottato fino allo stremo per salvarci.
Si faceva sbattere, e nascondeva i soldi.
Li stava accumulando per quando saremmo scappati.
E ci eravamo quasi riusciti! La fine di quelle torture era così vicina..
Ma quel pezzo di merda trovò i soldi.. Li spese in droga, alcol e puttane!
E scoprì il vero motivo per il quale mia madre li aveva accumulati.-
Rimase a fissare il vuoto, aveva il fiato corto e la gola secca.
Puntò lo sguardo in quello di Jet, come se gli stesse comunicando qualcosa, come se lui potesse comprendere.
E così fu.
Qualcosa era scattato nel cervello dell’amico.
Lo vide liberarsi dalla presa di Anil, scendere dal comodino sul quale era seduto.
-Non dirlo, n-non devi per forza dirlo e torturarti il cervello..I-io.. Ho capito, so di aver capito..- Si inginocchiò davanti a Sergei e rimase a fissarlo.
Jet era terrorizzato, lo leggeva nei suoi occhi, nel suo non verbale.
Sergei afferrò con forza un polso di Jet, che gemette ed iniziò a tremare.
Si mise sull’attenti, Anil stava già per intervenire ma furono le urla di Sergei a bloccare entrambi.
-L’HA MASSACRATA!-
Il petto del più grande si muoveva quasi spasmodicamente, il suo respiro somigliava più ad un lamento insofferente.
-L’ha presa per i capelli, le ha sbattuto la testa contro al frigorifero.. Il suo sangue era ovunque! Sul pavimento, su di me! L’ha tenuta ferma per il collo, le ha strappato folte ciocche di capelli , e l’ha gettata a terra.
Io tentai di fermarlo, tentai con tutte le mie forze.. Ma mi mise al tappeto in un attimo.
Ed io ricordo quelle immagini sfocate e confuse, io stavo svenendo ma ricordo tutto nei dettagli!
Un ultima volta, l’ha violentata..  Poi ha preso un coltello, la ha accoltellata ininterrottamente fino al punto in cui lei non riuscì più ad urlare, non le permise nemmeno un ultimo respiro, fu un attimo..
Gli occhi di mia madre  erano puntati nei miei,era troppo tardi e non potevo salvarla.
Urlai, lui le tagliò la gola senza alcuna pietà.. Io tentai di avvicinarmi, il suo sangue mi sporcò , ne fui sommerso.. Poi fu tutto nero.. Buio totale..-
Sergei si staccò da Jet e vomitò il nulla, anche lui ne ebbe l’impulso.
Ebbe paura.
Tutti in quella stanza ne erano rimasti traumatizzati.
-Sapete.. Cosa mi fa incazzare.. ? Quel pezzo di merda l’ha ammazzata senza pietà.. E non gli si è ritorto nulla contro.. Se l’è cavata tramite degli agganci.. E sapete cos’altro mi fa incazzare..? Tutti quei colpi andati a segno.. Sono anni che mi colpisce, e mi chiedo perché cazzo.. Ogni singolo colpo tirato a mia madre.. L’ha ammazzata.. Ed io sono sempre qui? Ha lacerato anche la mia di carne.. Ma ogni volta io ho riaperto gli occhi, ogni volta un po’ più debole, ed ogni volta vivo...-
-Sergei.. – Jet tentò di dire qualcosa, ma lui lo zittì con un gesto.
-Wave ha ragione.. Io sono quel che lei ha descritto, perdonami Rooney se non ho saputo fare di meglio.. Spero almeno che Jacob se ne vada, lui seriamente è solo un rompicoglioni.. Ed io sono solo Scourge il sociopatico di merda che fa finta di stargli dietro..-
-Io ti odio, Evdokimov.
 Ti odio e non riesco a portarti rispetto.
 La tua storia mi spezza il cuore, e c’erano cose che non sapevo.. Ma non cambierò facilmente idea.
Io ho paura per te, ed ho paura di te.
Almeno non sei un essere senza cuore, anche se ti sei bruciato il cervello..
Ed in quanto a mio fratello, Jacob o “Storm” che sia, sarà sempre una spina nel fianco,priva di ragionamento.
Si, tu sei Scourge il sociopatico di merda, e prova anche solo a negare di esserlo!
Io non ti perdonerò mai, per quanto tu mi faccia pena, e per quanto io abbia voglia di aiutarti, mi rifiuto.-
Wave concluse, fredda e secca.
Gli diede un ultima occhiata fulminante, ed uscì sbattendo la porta.
Restarono in silenzio.
Nessuno osò controbattere.
C’erano cose che loro non sapevano, e avrebbero scoperto solo col tempo.
Non biasimavano Wave per la sua reazione.
Eppure lui non se la sentiva di abbandonare quel ragazzo così.
-Sai che potremmo cacciarti e fregarcene vero?- Domandò, non ricevette alcuna risposta, solo uno sguardo assente.
-E che sarebbe la scelta migliore.- Aggiunse Blaze.
Sergei sembrava sordo a tutto, e privo di sentimenti.
-Hey.. Hey Jet..-
Il più piccolo gli diede attenzione, sembrava l’unico in grado di perdonare li dentro, ed era l’unico ad aver subito.
-Dimmi.-
-Com’è che fai tu di cognome?-
Jet rimase per un attimo interdetto a quella domanda.
-Emm.. Hawkers, perché?-
-Ecco lo sospettavo.. Cioè, nel senso.. Ecco per meglio dire, Shadow ha detto una volta di sfuggita il tuo cognome.. Ed io l’ho subito ricollegato a-
Jet sgranò gli occhi, non gli diede il tempo di terminare la frase.
-Mio padre..?-
-Si, Daniel fa parte della combriccola di mio padre .. E’ quello che più odio sai? Quando è lui a raccontare delle sue cattiverie.. Io vado fuori di testa.. Viene con la sua donna, spesso si sono portati dietro anche una bambina.. Io.. Io sentivo cosa dicevano e non potevo tollerare la presenza di una povera innocente.
Di solito non mi importa, ma non me lo sarei mai perdonato se le avessero fatto del male.
Così la tenevo con me, in soffitta.
A volte.. A-a volte le chiudevo le orecchie.
All’inizio credevo fosse un maschio, ma lei mi ha detto la verità.
Una volta mi ero fermato in corridoio e mi era capitato di ascoltare..-
Si fermò, Sergei dischiuse leggermente le labbra e guardò Jet quasi incredulo.
-O-oh merda, sono proprio andato.. Quando inizio a parlare non penso sai? Non stavo pensando al fatto che sei suo figlio, e che tutte quelle cose riguardavano.. Riguardavano te..-
Jet era sbalordito, e sconvolto.
-Cioè aspetta.. Vuoi dirmi che tu hai conosciuto mia sorella prima di me e.. E ti sei preso cura di lei ma nel frattempo ti divertivi a farmi nero.. W-wow.. Mio padre è ancora più.. Schifoso.. Di quello che pensavo.
Scusami- Ridacchiò – Mi viene da vomitare quando penso a lui..-
-S-si io l’ho vista per la prima volta tre anni fa.. E io faccio nero chi mi pare..-
- Oh.. Io poco più di una settimana fa.. -
-Ora capisco perché sei qui.-
Jet si morse il labbro inferiore.
-Già.- Disse secco, con amarezza.
-Tu devi fare qualcosa.-
Jet fece una smorfia e poi rise.
-Cos hai da ridere?-
-Cos ho da ridere?- Il più giovane si fece serio – Rido, perché dimmi sinceramente.. Che cazzo potrei fare io?-
-Ma non lo vedi? Gli psichiatri che ti seguono non sono irrilevanti, e la preside ti ha abbastanza a cuore! Tu puoi e devi fare qualcosa.-
-Pensi che la psichiatra che mi segue non lo sappia? Davvero Sergei? Sanno tutto, ma nessuno in questa città di merda fa qualcosa per renderla migliore!-
Si stavano scaldando, avevano alzato i toni e tutti erano pronti ad intervenire per fermarli.
-Cazzo Jet, riprova! Non possono veramente tacere su una cosa del genere.
 Hai tutto in pugno, puoi vendicarti lo capisci? Puoi fare finire tutta questa merda che portano avanti da anni, puoi eliminare il cancro di questa cittadina del cazzo.-
-E tu no? Cazzo quell’uomo ha massacrato tua madre!-
-N-non ci sono prove! E poi guardami, hai ascoltato quello che ha detto Wave? Perché lei non ha parlato solo per rabbia o odio, ha detto la verità su di me! Chi cazzo crederebbe a me? Chi cazzo farebbe qualcosa per uno come me!? Tu hai molta gente dalla tua parte, possono ritentare.-
-Si può sapere di che cazzo state parlando?-
Fu Knuckles ad intromettersi.
Molti ci rimasero di sasso, non apriva bocca da giorni.
-Perché,non ve lo ha detto? Non eravate tutti amici per la pelle, coccole , abbracci e amore?-
Lo sguardo di tutti fu su Jet.
Lui ed Anil sapevano, gli altri ancora no.
-Non c’è bisogno che lo sappiano.. Non ancora..-
-Sei serio? Vuoi anche tenerlo nascosto? Sai bene che ti farà solo più male.-
-Vedi Sergei.. Io lo so, ma non riesco a pensarci.
Mi vengono i crampi, mi gira la testa e mi sento svenire, quando ci penso.-
-Magari potresti sforzarti e dircelo.. – Mormorò Tikal, la quale era rimasta ferma in un angolino tutto il tempo.
-Non costringetemi, non è nulla di che.-
-Jet non minimizzare.- Disse secco Sergei.
-Si può sapere che cazzo è successo punto e basta?-
Chiese Blaze, con voce ferma.
Voleva che la smettessero.
Ma non sapeva come controllare la situazione.
Avevano iniziato a parlarsi uno sopra l’altro, un forte chiacchiericcio, sembrava il vociare di una folla al mercato mentre invece erano solo in quattro a far confusione.
Voleva che si fermassero, perché Jet stava andando in panico.
Ci si mise in mezzo pure Anil, che senza volerlo lo aveva fatto agitare ancora di più.
Lo stava tenendo abbracciato, e lui poteva  vedere il panico negli occhi dell’amico.
-LO HA STUPRATO!-
Il grido di Sergei fermò le urla, la confusione e la tensione.
Si fermò tutto.
-L-l’ho ha violentato..Ha abusato di l-lui in tutti i modi possibili ed immaginabili.. Ha ucciso la sua psiche, gli ha stracciato cuore ed anima.. Lo ha reso un corpo senza vita, lo ha spento.
Lo ha spento e lo ha utilizzato come un burattino.
Lo ha rovinato, gli ha fatto del male.
Non ha ricevuto amore nemmeno da sua madre, solo odio.
Tanto odio.
E poi appena hanno trovato il modo, lo hanno gettato.
Lo hanno buttato nelle mani di quei dottori, e se ne sono sbattuti il cazzo.
Come se lo avessero definitivamente eliminato, come se non fosse mai esistito.-
Lasciò cadere qualche lacrima, prese Jet dalle braccia di Anil e lo strinse a se.
Lo lasciò piangere, lasciò che si disperasse e che si sfogasse.
-Scusa..- Mormorò Sergei, dimostrando per una volta un po’ di umanità.

Accarezzò la guancia pallida e fredda dell’amico.
Lo aveva fatto sedere su di un mobile nel bagno, mentre lui era rimasto in piedi a prendersi cura di lui, facendogli passare le forti crisi che stava avendo.
-Sei bello come un fiore, profumi e sei delicato come tale..-
Lo vide sorridere, a quel punto poté liberare un sospiro di sollievo.
-Grazie Silv.. Grazie per essere sempre qui,a proteggermi.-
-Non ringraziarmi, io ci tengo troppo a te.. Ti proteggerò sempre e comunque.-
-Sergei, lui.. E’ strano.. Ma io non posso odiarlo anche se mi ha fatto del male.
Non posso odiarlo perché so come si sta,e lui.. Come potrei odiarlo per come è? Non tutti hanno la forza per reagire in modo positivo a certi traumi..-
-Lo so, lo so.. Non lo lasceremo ok? Non gli negheremo un aiuto.-
Jet annuì.
-Dobbiamo farlo vedere dalla Kitcher.-
-Ci sono tante cose da dire alla Kitcher.. In ‘sti ultimi giorni sono successe talmente tante cose assurde, che forse faremmo bene a scriverci un elenco .- Disse l’amico, ridacchiando.
Era una risata stanca, ma almeno sincera.
-Si, dovremmo.. Senti Jet, se posso.. Ecco, non avere paura di Anil.-
-Sai bene che non ho paura di lui.-
-Tremavi prima tra le sue braccia..-
-Io.. Non è paura, è che lui mi piace tanto..-
-Beh allora se ti piace tanto, dovresti approfittare delle sue attenzioni.-
Sembrò pensarci un attimo, poi gli sorrise.
-In effetti hai ragione.-
-Bravo, devi lasciarti andare.-
Qualcuno bussò alla porta, facendo sobbalzare entrambi.
-Avanti.- Disse.
Dopo un attimo la portasi aprì, ed entrarono Anil e Blaze.
-Hey..- Disse lei avvicinandosi a Jet – Va un po’ meglio?-
Lui annuì, sorridendole.
-Per qualsiasi cosa.. Non aver paura di chiedere.-
-Grazie Blaze..-
Lo sguardo di Jet andò a posarsi da Blaze, su Anil.
Il più grande si avvicinò, appoggiandosi con i gomiti su di un lato della cassettiera,lo sguardo puntato su Jet.
L’amico arrossì, andando poi a coprirsi le guance con un gesto aggraziato della mano.
-Voglio solo che tu sappia, che io sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa con te.-
Sentire quelle parole da parte di Anil lo rincuorò.
Era bello per lui sapere che aveva Jet così tanto a cuore.
Era contento del fatto che fosse arrivato all’improvviso, come un miracolo venuto dal cielo , a prendersi cura della persona alla quale lui teneva di più al mondo.
-Io.. Sento di poter fare tutto, con te al mio fianco.-
Sorrise con piacere nel vedere Jet essere positivo.
Vederlo felice era uno dei suoi più grandi desideri.
Poi la sua attenzione passò a Blaze.
Si accorse che lo stava fissando, ed abbassò lo sguardo.
La sentì ridacchiare imbarazzata.
Anche Blaze era una fortuna per lui.
E più tempo passava con lei, più desiderava averla al suo fianco.
No, non si stava infatuando.
Sentiva solo il bisogno della sua presenza.
Forse, ne sarebbe presto diventato dipendente.
E ciò lo spaventava.
Ma per una volta, quella paura gli dava i brividi alla spina dorsale.
E quei brividi, lo facevano solo sentire più energico.
Si, erano solo scariche di energia.
Rimase ad osservare gli occhi smeraldo della ragazza.
Erano intriganti, taglienti e penetranti.
Blaze aveva sempre uno sguardo sicuro.
E non solo, lei era sempre sicura e diretta.
Lei sapeva come affrontare il mondo, anche se qualche volta le redini le scappavano di mano.
Ma lei riusciva sempre a recuperarle.
Lei era forte, e molto presto lui non avrebbe più potuto fare a meno di lei.
Si era venuto a creare un confortevole idillio.
Idillio interrotto dalla porta che si aprì di colpo, facendo saltare il cuore in gola alla maggior parte dei presenti.
Era Sergei, sembrava piuttosto spaesato.
-I-io.. Stavo camminando per i corridoi perché volevo vedere com’è questo posto, e ho trovato Wave quasi priva di sensi accanto ad una sedia, credo si sia sentita male.. L’ho portata qui.-
Sbuffò, si poteva avere un attimo di pace o era chiedere troppo?
Forse si, forse chiedere la pace era troppo.
Forse loro non se la potevano permettere, non ancora almeno.



JETON HAWKERS


Quando aprì gli occhi e gli altri suoi sensi iniziarono a destarsi, fu un ambiente a lui sconosciuto ad accoglierlo.
Il sole si infiltrava dalla finestra riscaldandogli leggermente la pelle, vi era un buon odore che doveva provenire dal piano inferiore,una situazione di calma totale per lui completamente nuova.
Era così stare in una famiglia vera? Una famiglia unita?
Percepì la presenza di un altro corpo accanto al suo, era Anil.
Si girò stiracchiandosi, andando a scontrarsi con lui, lo guardò.
Era sveglio e stava scorrendo nella sua bacheca di Facebook, poi si accorse che anche lui era sveglio e gli sorrise.
-Buongiorno Jet.- Disse lui pacato.
-Démons et merveilles,vents et marées..Au loin déjà la mer s’est retirée.
Et toi,comme une algue doucement caressée par le vent,dans les sables du lit tu remues en rêvant-61
Recitò, non riuscì a contenersi.
Gli veniva quasi naturale, come se fosse involontario.
Anil lo ascoltò rapito e leggermente confuso.
- Prévert deve piacerti proprio tanto, mh?-
-Si, tantissimo.-
-Sable mouvants è una delle mie preferite, tra le sue.-
Anil sapeva, conosceva tante cose.
Aveva tanti pregi e quello era uno dei suoi preferiti, anche se lo conosceva da pochissimo.
-Comunque Jet,solo tu sei in grado di dare un buongiorno del genere.-
-A Silver piace..- Ammise, abbassando lo sguardo.
Era stato ridicolo? Aveva forse fatto qualcosa di imbarazzante?
-Piace anche a me, come riesci ad impararle  a memoria così?-
Si mise il cuore in pace, tornò a guardare Anil con un sorriso.
-Le ho lette tantissime volte, le adoro.-
-E’ un bene, Jet.. Ora andiamo a mangiare, così poi ti accompagno al centro.-
-O-oh ma, non devi per forza venire anche tu..Non voglio disturbarti.- Odiava essere così impacciato, ma Anil lo metteva in imbarazzo.
-Non disturbi affatto! E poi, non avrei nient’altro da fare.-
Si mise seduto sulle ginocchia e puntò lo sguardo nei suoi occhi color nocciola.
-Sei gentile.- Disse, l’altro rimase a fissarlo per un attimo, poi ridacchiò.
-Sono così buffo?- Chiese amichevolmente.
-No, stavo solo pensando ad una cosa stupida..-
-Che cosa?- Chiese curioso, mordendosi poi la lingua come punizione per essere sempre troppo invadente.
-Mi fai venire voglia di essere felice.-
-Io..?- Chiese incredulo, indicandosi per poi scoppiare a ridere.
-Devi essere proprio pazzo per affermare una cosa del genere, io al massimo posso farti venire voglia di morire!- Rise ancora scuotendo la testa, poi sentendo silenzio totale da parte dell’altro alzò la testa, rendendosi conto del fatto che era stato maledettamente serio, e che non stava ridendo affatto.
Abbassò lo sguardo imbarazzato, ed iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore quasi involontariamente.
-I tuoi disturbi Jet non li considero come un ostacolo impossibile da superare, sotto a quella coltre di problemi Jet, ci sei tu..Basta guardare oltre per vedere chi sei veramente, spogliato da ciò che più ti tormenta.. Tu dai molto,a chi da molto a te.-
Un brivido gli percorse la schiena.
Le sue parole erano limpide , perfettamente bilanciate e calcolate.
La sua voce era calda, confortevole.
Quasi si sentiva abbracciato da essa.
Rimase interdetto, dischiuse appena la bocca per dire qualcosa ma si accorse di non sapere cosa rispondere, e rimase in silenzio.
-Vieni con me..-
Non si era nemmeno reso conto che l’altro si era alzato.
Anil gli tese la mano e lui la afferrò, lo tirò giù dal letto e per un attimo perse l’equilibrio, l’altro lo afferrò prontamente per le braccia e gli sorrise.
Arrossì, sentì tutto il suo viso scaldarsi.
Si staccò da lui, imbarazzato.
- Seguimi, stecchino.-
-Stecchino?- Chiese, confuso.
Alzò lo sguardo sentendo il suo respiro farsi più vicino, così come tutto il suo corpo.
Lo riabbassò immediatamente quando sentì le sue dita su una spalla.
Quasi tremò, il cuore prese a battergli forte.
Potette giurare di averlo sentito sghignazzare leggermente a quella sua reazione.
Non in modo cattivo, anzi teneramente.
Ma forse era solo la sua mente che stava vagando.
-Potrei spezzarti in due con un soffio..- Mormorò.
Quella sua voce profonda quasi gli mise paura, gli fece accapponare la pelle.
-B-beh allora spero.. C-che tu non abbia intenzione di farlo..-
Si maledisse mentalmente per aver balbettato davanti a lui, quasi stava stringendo gli occhi, anche il respiro si era fatto più difficile, quasi gli si era bloccato.
-Certo che no!- Anil si allontanò leggermente da lui, la tensione scemò completamente,il cuore riprese un battito regolare..
Riuscì ad alzare la sguardo , il quale fu accolto da un dolce sorriso di Anil.
-Era solo per dire..- Continuò il più grande con tono pacato. –Ora vieni.-
Annuì, e lo seguì.

Raggiunsero quella che doveva essere la cucina, sobbalzò quando si vide arrivare addosso un enorme cane dal foltissimo pelo marrone.
Cadde all’impatto con quel bestione, come minimo pesava più di lui.
Si ritrovò la sua enorme lingua sul viso e rise, accarezzandolo.
-Läpor, fermati!- Anil prese l’animale da sotto le zampe, liberandolo dal suo peso.
Si alzò ridacchiando e accarezzò la testa di Läpor, i suoi occhioni erano appena visibili tra tutto quel pelo.
-E’ un bel cane, è buono vero?-
-Si, è un coccolone.. Purtroppo non si rende conto di non essere più un cucciolo.-
-Non importa, è dolcissimo.-
Affondò le dita nel suo pelo morbido ridacchiando , poi la madre di Anil attirò la sua attenzione.
Uscì dalla cucina togliendosi una rete che probabilmente aveva usato per cucinare dai capelli.
-Buongiorno ragazzi, avete dormito bene?- Chiese, rivolgendo ad entrambi un caldo sorriso.
-Si, grazie per l’ospitalità..- La donna si avvicinò a lui, studiandolo.
Gli sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Sembri proprio un bravo ragazzo, niente a che vedere con quella bestia di tuo padre..-
-No, no..- Rabbrividì al solo pensiero di quell’uomo.- L’unica cosa che ci accomuna credo sia il gruppo sanguigno.- Disse, cercando di sfoderare il suo miglior sorriso falso.
Sapeva che Anil se ne era accorto, non tralasciava alcun dettaglio.
Ma con sua madre, poteva permetterselo qualche sorriso falso.
-Mi dispiace per ieri, sono stata un po’ scorretta.-
-Era solo preoccupata per suo figlio, non c’è nulla di scorretto.- Disse sincero.
Si scambiarono un ultimo sorriso, poi lei lo fece entrare in cucina seguito da Anil.
Il più grande lo fece sedere a tavola accanto a lui.
L’ansia si fece strada nel suo corpo quando vide l’enorme quantità di cibo sulla tavola.
Osservò il proprio stomaco rientrante, poi guardò nuovamente il cibo.
Anil sembrò capire cosa lo stesse trattenendo dal mettere qualcosa nel piatto,bastò che gli poggiasse una mano sul ginocchio per far si che tremasse, volgendo a lui la propria attenzione con insicurezza.
-Prendi solo quello che riesci a mangiare, mia madre cucina sempre come se dovesse sfamare un esercito, non devi per forza ingozzarti.-
Annuì.
Smise di tremare solo quando Anil gli lasciò andare il ginocchio.
Il suo corpo stava avendo reazioni esagerate alla vicinanza del più grande, reazioni evidenti che lo stavano mettendo molto in imbarazzo.
Un waffle, un waffle sarebbe andato bene.
Non poteva costringere il suo corpo a quantità di cibo alle quali non era abituato.
Sentì Anil sospirare, come se fosse deluso.
Si portò una ciocca di capelli ribelle dietro ad un orecchio, si bagnò le labbra e si costrinse ad osservarlo.
-N-non faccio colazione di solito, non sono abituato..- Anil annuì , addentando silenziosamente una salsiccia.
Sospirò e si decise a mangiare ciò che aveva nel piatto senza fare troppe storie.
Si costrinse a farlo anche se era pesante, anche se a metà avrebbe voluto svuotarsi in un water molto volentieri.
-Cosa vuoi bere?-
-Mmmh.. Acqua?-
-Se vuoi c’è anche del succo, o dell’aranciata.-
-Oh.. Va bene l’aranciata allora, non l’ho mai bevuta..- Disse sincero, la voce incrinata leggermente dall’imbarazzo.
L’altro lo fissò sgomento.
-Ma sei serio?- Chiese lui, passandogli un bicchiere che aveva appena riempito.
-Si..-
Rispose, prendendolo con le mani che quasi gli tremavano.
Ne bevve un sorso.
Aveva un sapore dolce, leggermente aspro.
Gli piacque molto, ma cercò di nasconderlo per evitare di avere reazioni esagerate e imbarazzanti.
-E’ buona.- Disse semplicemente, dopo averla finita ripose il bicchiere sul tavolo.
Si costrinse a terminare quel waffle, sapeva che Anil lo stava fissando.
Quando finì, il più grande gli accarezzò una spalla.
-Lotterò con te Jet, sarò al tuo fianco.-
Detto ciò si alzò,e  lui lo seguì in silenzio.

Si era dimenticato del fatto che Anil avesse la patente.
Gli confessò che preferiva andare a piedi, ma quella mattina avrebbero preso la macchina.
Lo osservò mentre guidava.
Il sole illuminava il suo profilo perfetto.
Quando si passò una mano tra i capelli, vide i suoi muscoli contrarsi leggermente.
Deglutì passando gli occhi sulla sua pelle mulatta, si godè ogni centimetro di quella visione angelica, i suoi capelli dai riflessi intensi, quel ciuffo che sembrava miele.
Era come stare seduti accanto ad un dio, e lui si sentiva nulla a confronto.
Si sentiva impotente, quasi non si sapeva spiegare come potesse essere vero.
Perché tra così tante persone, aveva scelto di prendersi cura di uno come lui?
Lui che non era nessuno? Lui e i suoi mille problemi.
Seguì i suoi movimenti come incantato,ipnotizzato.
La sua mano grande e curata si posò sul cambio, le vene erano appena sporgenti.
Tutta la sua struttura corporea era muscolosa, curata  e dettagliata.
Sembrava quasi un David vivente, doveva allenarsi molto per avere un corpo così.
-Che c’è?- 
La sua voce lo riportò alla realtà facendolo sobbalzare, arrossì violentemente portandosi una mano alla bocca, cercò di camuffare l’imbarazzo il più possibile.
Vide l’altro girarsi verso di lui e ridacchiare dolcemente, per poi riportare la propria attenzione alla strada.
Aveva un sorrisino compiaciuto che non seppe come interpretare.
Che si fosse accorto del modo in cui lo stava fissando?
Certamente.
Non gli sfuggiva nulla e glielo aveva dimostrato innumerevoli volte nel giro di nemmeno due giorni.
Eppure, poteva importargli veramente dell’effetto che aveva su di lui?
Era chiaramente conscio del proprio aspetto, anche se non se la tirava nemmeno minimamente.
Sapeva che era piacevole da osservare.
Sapeva di certo  dell’effetto che la sua presenza creava su di lui.
Ma perché quel sorrisino?
Svuotò la mente.
Si sarebbe solo fatto del male a pensare così intensamente a cose che non sapeva.
Guardò la strada scorrere veloce fuori dal finestrino, c’era pace in quel momento.
Stava bene li.
Tornò a guardare Anil per un attimo, le proprie labbra stese in un sorriso.
Non era un sogno, e forse gli angeli esistevano davvero.
Lo stava già salvando, lo aveva già strappato dalle grinfie delle tenebre, senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Doveva solo affidarsi completamente, e restare aggrappato a lui.

Gettò il mozzicone  a terra e lo spense con il piede, per poi sospirare sollevando lo sguardo su quella casa enorme, che già all’esterno ispirava fiducia e felicità.
Ma si sa che è solo un apparenza, che quelle case spesso ospitano solo vite distrutte.
Eppure lui sperava, sperava per la sua sorellina.
Non avrebbe permesso a nessuno di far vivere ad Edelweiss lo stesso incubo che avrebbe perseguitato lui in eterno.
-Andiamo?- Gli  chiese Anil gentilmente.
Era stato carino ad acconsentire per fare quella sosta.
Rischiava di sciogliersi anche solo al suono della sua voce profonda e pulita, lo faceva tremare con il solo vibrare della sue corde vocali.
Sarebbe finita male, lo sapeva.
Sarebbe finita malissimo.
Non riusciva a controllare quella marea di emozioni e sensazioni che Anil gli stava facendo provare.
-Si..- Gli rispose, la sua voce suonò maledettamente insicura, era teso.
-Stai tranquillo, andrà tutto bene Jet.. Sono sicuramente persone comprensive- Lo interruppe – Non sono loro a preoccuparmi..H-ho paura che Edelweiss mi odi per colpa di ciò che le hanno messo in testa i miei..-
Non riusciva  a reggere il suo sguardo e rabbrividì quando l’altro lo afferrò per una spalla.
-Guardami..-
 Alzò gli occhi  e li puntò faticosamente nei suoi.
-Forse all’inizio sarà diffidente, ma tu devi solo essere e continuare ad essere te stesso.. Perché la realtà alla fine viene sempre  a galla, i vostri genitori sono dei mostri e lei lo sa, si accorgerà di avere un fratello fantastico.. Un po’ scemo, ma fantastico.-
Si rilassò leggermente alle sue parole, gli sorrise dolcemente e lui lo lasciò andare soddisfatto.
Prese un profondo respiro , e svuotò completamente i propri polmoni prima di suonare il campanello.
Poco dopo vide una signora uscire di casa, doveva essere la stessa donna che era venuta a prendere Edelweiss con il marito.
Alice Ortiz, quello era il suo nome, lo aveva appena letto sul campanello.
Gli era sembrata una donna colta e piena di voglia di vivere, gli era sembrata una madre perfetta.
Alice lo riconobbe e lo salutò, poi rientrò in casa e gli aprì il cancellino.
Entrò insieme ad Anil, cercò conforto nei suoi occhi e vi trovò molto di più: protezione.
Il più grande gli accarezzò una spalla e scese, sfiorandogli quasi impercettibilmente un fianco, percepì delle forti scariche e brividi lungo tutta la spina dorsale che lo fecero tremare.
-Stai tranquillo, andrà bene.- Gli sussurrò lui vicino all’orecchio, provocandogli altri brividi.
Si limitò ad annuire, anche se avrebbe tanto voluto dirgli  la verità: in quel momento non erano il fatto di  trovarsi in un luogo sconosciuto, o il confronto con la propria sorellina ad agitarlo tanto, ma lui.
Esatto lui, anche solo con un suo respiro.
Ma non poteva di certo farglielo sapere.
Ci stava cascando malamente, sapeva che ne sarebbe rimasto folgorato e sapeva anche che sarebbe stato tutto inevitabile.
Lui non si sarebbe distaccato da Anil, e Anil non si rendeva conto di ciò che gli stava facendo, delle sensazioni che gli provocava , non ne era a conoscenza, non lo sapeva e non poteva capirlo.
Non doveva capirlo.
Anil voleva solo essergli amico, ma le sue attenzioni su di lui avevano tutto un altro effetto.
La voce dolce e ferma di Alice lo riportò alla realtà.
-Sei qui per Edelweiss?-
Annuì incerto.
-Vieni, devo parlarti prima che tu la veda..- Si fermò un attimo a guardare Anil, poi gli tese una mano che lui afferrò prontamente.- Piecere di conoscerti..-
-Mi chiamo Anil, piacere mio signora.- Rispose lui educatamente, lasciando poi andare la sua mano.
Lei annuì sorridente. –Venite, vi offro un tè.. O una cioccolata calda se vi va.-
Disse ridacchiando e accogliendoli in casa.
La seguirono , e si fermarono in quella che doveva essere la cucina.
-Credo che prenderò il tè..- Disse, guardando a terra.
-Anche io.- Disse Anil.

Si ritrovò davanti una tazza fumante di tè, Anil seduto alla sua destra e Alice seduta di fronte a loro, dalla parte opposta del tavolo.
-Jet so che è difficile, ma ho bisogno che tu mi parli dei tuoi genitori..-
Abbassò lo sguardo annuendo.
-Cosa.. Cosa vuole sapere di loro?- Chiese, facendosi forza.
-Innanzitutto, come si comportavano..-
-Loro.. Loro non hanno capito niente di come funziona la vita, o la legge.. P-passano i loro giorni a drogarsi, bere  e.. Accoppiarsi.- Si fermò, bevve un altro sorso di tè e poi riprese – Ho scoperto ieri dell’esistenza di Edelweiss, loro non me lo avevano mai detto.. Le hanno parlato molto male di me e credo che per questo motivo impiegherò molto tempo ad andare d’accordo con lei, a non spaventarla.. Io le voglio già bene, e non voglio che le accada ciò che è accaduto a me.. Sento che devo proteggerla ma.. Non so se ne sarò in grado dato che già fatico a badare a me stesso, scusi sto dilagando..-
-Non preoccuparti, mi dispiace Jet.. Ti va di dirmi quel che ti hanno fatto i tuoi genitori?-
Deglutì, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
Dover far riaffiorare certi ricordi faceva male.
-L-loro .. Loro non mi volevano e di conseguenza mi hanno trattato come se non esistessi.. Almeno per un po’, poi mia madre ha iniziato ad odiarmi alla follia.. Non si prendevano cura di me, e io non potevo farci nulla.. Quando crebbi abbastanza da capire qualcosa, iniziarono ad approfittarsi di me..
Per tenere  a posto la casa, per rinfacciarmi di essere nato.. Raramente per i loro affari più sporchi che comprendevano la droga..
Venivo punito per tutto, t-tutto.. E all’inizio erano solo botte, urli o insulti..
Poi.. Poi ..- Avrebbe voluto vomitare, urlare.
Ma si trattenne.
-Quelle punizioni, avevano deciso che non era abbastanza così m-mio padre iniziò a .. A v-violentarmi, a-ad abusare di me e io.. – L’aria gli mancò. –Mi scusi..- Non riuscì ad andare oltre, per un attimo gli si offuscò la vista e fu Anil a riportarlo alla realtà, stringendogli una mano.
Alice aveva gli occhi lucidi, si era portata una mano alla bocca e stava scuotendo la testa quasi incredula.
-Cos’è successo poi? Perché sei in quel centro?- Chiese incerta.
-Io.. Quello che ho vissuto mi ha rovinato il cervello.. Hanno approfittato dei miei traumi  per rinchiudermi la dentro, e io nemmeno sapevo la lingua.. Pensavano che fossi tardo, o muto.. Poi hanno capito che non sapevo l’inglese, ci hanno messo parecchi anni ad insegnarmi anche solo le basi.. Riesco a parlarlo ora, ma è passato veramente poco da quando faticavo a mettere in piedi un discorso.. La lingua mi ha sempre creato difficoltà, in più anche all’interno di quella struttura venivo deriso, tranne da colui che adesso è il mio migliore amico.. Non ho avuto un buon rapporto con nessuno a parte lui e la dottoressa Alina; gli altri infermieri ancora mi detestano perché sono sempre stato un caso impossibile.. Ma non posso biasimarli, chiunque prova dell’odio verso di me.. Anche perché io.. Ecco non sono .. Ciò che le persone si aspetterebbero che un ragazzo fosse, sono consapevole di essere strano e anormale, e anche del fatto che alle persone non va a genio il mio carattere, il mio stile o il mio.. Orientamento.. Oh, ora che parlo di queste cose tutte assieme mi rendo conto di essere veramente un casino..- Disse le ultime parole ridacchiando nervosamente, poi si accorse che li nessuno rideva.
Anil aveva un espressione seria, quasi funerea sul volto.
Mentre Alice si stava asciugando delle lacrime con un fazzolettino.
Finì il proprio tè in silenzio e sospirò.
-Scusate.. So che non è una bella storia..-
-Oh caro.. Mi dispiace tanto Jet, grazie per esserti sforzato di raccontarmi queste cose dolorose.. Sappi che qui sei sempre il benvenuto e che ti aiuteremo, per qualsiasi motivo io e mio marito Marcus ci saremo..-
-Grazie mille, signora..- Rispose, abbozzando ad un sorriso.
-Oh, chiamami pure Alice.. Sai, prima avrei voluto chiederti se sapevi qualcosa di più su Edelweiss, è una bambina dolcissima ma anche molto seria e sveglia.. Capisce l’inglese, però si vede che fa fatica a parlarlo.
Non ha mai frequentato una scuola, ciò deve averle creato problemi a relazionarsi.
Infatti non riesce a legare con gli altri.
Sta spesso isolata e abbiamo paura che possa alienarsi sempre più.
Contavamo sul tuo aiuto, a nostra sorpresa non c’è stato nemmeno bisogno di contattarti, sei venuto qui di tua spontanea volontà e ciò ti rende una brava persona, e anche un bravo fratello.- Disse con fare materno, lui le sorrise.
-Sono certo che stando con voi, Edelweiss riuscirà a legare con gli altri , e ad essere felice.. Inoltre io ci sarò, l’ho promesso a lei e ora lo prometto anche a te.-
-Grazie mille, Jet.- Disse lei,poi puntò ad Anil e si fece curiosa.
-Tu sei il suo ragazzo?- Arrossì violentemente  e si coprì il viso per l’imbarazzo , Anil rise.
-No signora, sono un amico.- Disse lui, pacato.
-Oh cavolo, scusatemi!- Rispose lei, ridendo.
-Non c’è problema.- Rispose Anil sorridente, lui si rilassò appena.
- Beh ragazzi, ora vi lascio andare da lei, buona fortuna!-
-Grazie.- Disse sincero.
-Non ringraziare, non ce n’è bisogno.-
Alice li accompagnò fino alla stanza di Edelweiss, poi se ne andò.
Bussò insicuro, non ci volle molto prima che la porta di aprisse di qualche centimetro , vide la sorella appoggiare il viso allo stipite della porta per poi aprirla del tutto.
Anche una bambina era in grado di metterlo a disagio , anche se era sua sorella e non aveva molto di cui preoccuparsi , l’ansia lo prese con una forte morsa allo stomaco, si mordicchiò un labbro e la sorella alzò un sopracciglio confusa.
-E’ semplice, tu dici ciao a me e io lo dico a te.- Disse lei, lui ridacchiò e si passò una mano tra i capelli, era estremamente nervoso.
-Hai ragione.. Come stai?- Chiese, cercando di iniziare una conversazione.
-Qui est-il?62- Chiese prontamente lei, aggirando la sua domanda  e puntando lo sguardo su Anil.
-C’est mon ami, Anil.-63
-Dovevi venire solo tu..-
-Mi ha accompagnato lui.- Disse, sorridendole.
Lei lo squadrò da testa a piedi , poi ridacchiò.
-Comunque io sto bene.. Sei vestito strano!-
Si ricordò di avere ancora addosso i vestiti di Anil e arrossì leggermente al pensiero.
-Sono i suoi vestiti.- Disse, indicando Anil.
-In effetti, a lui starebbero bene.- Disse lei scherzosa.
-Hey!- Esclamò lui, incrociando le braccia al petto e fingendosi offeso.
La sorellina rise e lui si sentì subito meglio.
-Grazie per essere venuto Jet, credevo te ne fossi dimenticato..-
-Una promessa è una promessa, no?- Chiese lui, sorridendole dolcemente.
-Si, ma è anche vero che non tutti le mantengono.. Jet, mi chiedo perché quei due dicessero tante cattiverie su di te.. Non sembri un mostro, ne cattivo.. Sembri solo.. Mio fratello.- Disse lei, era veramente sveglia e seria come gli aveva detto Alice.
-Loro mi hanno sempre detestato.. E ti hanno rifilato un sacco di bugie su di me, e probabilmente anche sulla vita stessa.-
Lei lo guardò negli occhi, annuendo.
Lui si inginocchiò arrivando ad avere gli occhi alla sua altezza.
-Edelweiss.. Senti ma.. Loro ti hanno mai messa in pericolo? O ferita in qualche modo..?-
Lei fuggì il suo sguardo, si incupì leggermente.
-Mamma urlava, a volte mi colpiva si ma questo lo fanno in molti.. Papà invece faceva finta che io non esistessi..-
Tremò, un brivido di rabbia gli percorse tutta la schiena.
-Bastar-, -Jet.- Lo interruppe Anil –Parla per bene.-
Gli lanciò un occhiataccia , poi scosse la testa tornando a dare attenzione ad Edelweiss.
-Ora va tutto bene.. È tutto finito.-
Il suo tono di voce gli uscì più triste del dovuto, era come se la tristezza gli fosse rimasta intrappolata nelle corde vocali, per questo era sempre malinconica la sua voce.
-Jet, e tu come stai?-
Si bloccò, per un attimo tutto si bloccò completamente.
Era come se finalmente ad una parte della sua famiglia importasse qualcosa di lui.
-I-io.. Diciamo che sto bene..- Le rispose, cercando di sorriderle.
-Tu mens..64  Dici le bugie anche tu..-
Abbassò lo sguardo e sospirò.
-Non esattamente.. Non sto male, ma nemmeno bene.. E poi Edelweiss, a volte una bugia può salvarti dalla verità.-
-Eh?- La sorella lo guardò confusa, forse aveva usato un linguaggio ancora troppo complicato per lei.
-Non farci caso..- Disse dolcemente, accarezzandole i capelli corti  e disordinati.
-Mi piacerebbe avere i capelli come i tuoi, Jet.-
Ridacchiò e le sorrise.
-Prima devono crescere.- Le disse amichevolmente.
-Io intendo rasati, qui di fianco.- Disse lei, portandosi un dito alla testa.
Sgranò gli occhi e si mordicchiò il labbro inferiore.
-O-oh, beh non so se mi permetteranno di farteli così.. Però intanto se vuoi posso darti una mano a pettinarli, sono tutti arruffati!- Esclamò, arrotolandosi un ciuffetto tra le dita.
Lei ci pensò su un attimo, poi sorrise e annuì.
-Ci sto!-
Lei era felice, non la conosceva bene, ma di certo era contento di vederla felice.

-Che succede?- Gli chiese Anil, girandosi verso di lui con un sospiro, lui si passò una mano tra i capelli e scosse la testa.
-Sento che qualcosa non va.. Ho paura di scoprire di cosa si tratti..-
-Senti.- Cominciò l’altro, spegnendo la macchina – Ora scendiamo di qui, entriamo in quel centro  e affrontiamo la situazione, per qualsiasi cosa io sarò li con te.-
Incrociò il suo sguardo e quasi restò paralizzato, da quegli occhi cioccolato che aveva, profondi come pozzi.
Lo tenevano agganciato e lo attraevano come un magnete.
Doveva riscuotersi, doveva riuscire ad uscire  da quella specie di incantesimo che Anil aveva su di lui.
L’altro ridacchiò, sembrava divertito.
Fu li che capì che lui lo sapeva.
Fu devastante.
Anil sapeva, e lui rimase quasi sgomento.
Sapeva di attrarlo, sapeva benissimo dell’effetto che gli provocava, e ciò lo divertiva.
Doveva prenderla male? Doveva? Forse no, forse lo divertiva solo perché le sue reazioni lo rendevano buffo.
Anil era gentile con lui, era diverso.
Lui non se ne stava approfittando, no, si rifiutò categoricamente di credere che fosse così.
-Jet, vieni.- Disse lui, scendendo dalla macchina.
Lo imitò insicuro e lui chiuse la vettura.
Un attimo dopo lo raggiunse.
-Devi fumare?- Gli chiese cordialmente.
Scosse la testa.
-Se mi va fumo dentro.. Sono agitato per.. Non so..-
Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.
Tra i brutti presentimenti, e la vicinanza pericolosa di Anil, non sapeva scegliere cosa lo stesse mandando in paranoia di più.
Sussultò sentendo le dita dell’altro stringersi saldamente alla sua mandibola, costringendolo a guardarlo in faccia.
Tremò, perdendosi nei suoi occhi.
Quasi le gambe gli cedettero, si sentiva come un pupazzo senza vita completamente alla sua mercé.
-Smetti di torturarti il cervello , ancora non puoi sapere cosa troverai la dentro.. Ora rilassati.- La sua voce era come un soffio: caldo, accogliente e gentile.
Lo cullava, non aveva più paura.
Si lasciò catturare,  annegò in quelle emozioni e sensazioni che lo stavano tormentando da ore.
Divennero piacevoli.
La presa di Anil si fece più leggera, fino a scemare completamente.
Si sentiva al sicuro,perso nei suoi occhi.
Sentì le sue dita scorrere lentamente lungo il suo braccio, rilasciando scariche di brividi lungo tutta la sua schiena.
Lasciò che l’altro gli prendesse la mano.
-Bravo,così.. Resta calmo.. E seguimi.-
Anil si girò, interrompendo il contatto visivo.
Rimase quasi con il fiato corto,si sentiva come se fosse appena uscito dall’effetto di un incantesimo.
Rimase in silenzio, cercando di fare come Anil gli aveva detto.
Sicuramente lo stava facendo per il suo bene.
Sapeva che non lo avrebbe distrutto, si fidava di lui.
Fu lui a guidarlo verso la loro destinazione.
Esitò, prima di aprire quella porta.
Non aveva mai visto quella stanza così tanto affollata, sicuramente era stata la dottoressa Kitcher a permettere tutto ciò.
Era molto tollerante nei loro confronti.
Molti stavano dormendo, ma si svegliarono dopo pochi attimi.
Fu Blaze ad alzarsi per prima e a venire loro incontro, tutta indolenzita.
-Buongiorno Jet- Cominciò sbadigliando, poi riprese guardando Anil con un sopracciglio alzato – E buongiorno tipo nuovo.-
-Buongiorno a te Blaze.- Disse, ridacchiando leggermente, Anil si limitò ad un sorriso di circostanza.
Vide Tikal stiracchiarsi, era rannicchiata in fondo al suo letto, accanto a Wave.
-Salve mondo!- Esclamò, alzandosi dal letto leggermente barcollante. –Cazzo, che serata..-
Rise, lo scenario era abbastanza buffo.
-Wave sta meglio?- Chiese, osservando la ragazza dai lunghi capelli viola ancora addormentata.
Aveva addosso una sua maglietta e sembrava molto rilassata.
-Direi di si, sta dormendo beata..- Gli rispose Tikal.
Poi cadde il silenzio.
Blaze e Tikal si scambiarono uno sguardo che lui non seppe come interpretare.
-Silv dorme? – Chiese, addentrandosi di più nella stanza.
Vide il suo migliore amico avvolto in una coperta,aggomitolato sul proprio letto. Ridacchiò dolcemente.
-E sempre stato un dormiglione lui.- Disse, andando ad aprire la finestra per cambiare l’aria e fare entrare un po’ di luce in quella stanza ombrosa.
Si avvicinò a Silver e si sedette accanto a lui, accarezzandogli una spalla nuda.
Da li vicino poté constatare quanto il suo viso fosse provato, e ciò non gli piacque per nulla.
Lo aveva lasciato solo, in un momento di crisi.
L’ultima volta che lo aveva fatto, lo aveva quasi perso.
Quasi d’istinto il suo sguardo scese sulle sue braccia, le teneva strette contro al petto, erano coperte.
Gliele scoprì, e sbiancò.
Lo aveva fatto di nuovo,la colpa era solo sua.
Si portò una mano tremante alla bocca, e pianse in silenzio.
Sentì il corpo dell’amico muoversi sotto alla mano libera, lo guardò sebbene le lacrime gli stessero invadendo la visuale.
-J-jet..-
Sentire la sua voce stanca e stremata fu anche peggio.
Pianse più forte, poi si asciugò le lacrime con rabbia e lo guardò negli occhi.
Erano occhi stanchi, e vuoti.
Erano occhi feriti.
Silver si mise seduto con difficoltà, e restò in silenzio.
-Perdonami Jet..-
Scosse la testa.
-La colpa è mia, solo mia..-
Sarebbe dovuto restare, dopotutto conosceva il karma.
Sarebbe dovuto restare al suo fianco, come Silver aveva sempre fatto con lui.
Era sua.
La colpa, era sua.


ANIL-TEJ VIJAYA


Non è mai semplice il ruolo della colonna portante.
Non è mai facile sorreggere gli altri.
Non era mai stato facile essere lui.
Li vedeva i loro sguardi, erano giudiziosi.
E aveva sempre l’impressione che loro non lo volessero.
Forse era solo lui ad essere diverso, ma il diverso serve.
Eppure, non era forse vero che anche lui aveva subito dei forti colpi nella vita?
Non era forse vero che anche i suoi demoni tentavano di farlo cadere dalla sua scalinata?
Oh si era vero, era vero.
Ma lui era testardo, e ad ogni colpo corrisponde un colpo di forza uguale e contraria.
Reagiva, combatteva.
Lui sapeva farlo, lui aveva la forza fisica e psicologica per farlo.
Ma tutto ha un punto di cedimento, un ponte, un cervello umano..
Vedere la morte per lui era sempre stato pesante.
Non conosceva quella donna, non era stato traumatico vederla morire.
Ma vedere chi le era attorno, quello è ciò che pesa.
Una vita si spegne e con lei tutto ciò che la circonda.. Almeno per un po’.
Non conosceva Knuckles , ma in quei giorni aveva imparato molto di lui, grazie a Wave.
Quella città si stava rivelando pian piano sempre più maledetta.
Si, doveva essere maledetta.
Erano le tre di notte, non riusciva a prendere sonno.
Non gli capitava spesso.
Continuava a pensare a tutte quelle disgrazie, alla scuola nella quale avrebbe messo piede entro qualche ora ridotto come uno zombie, al trasloco, la lingua.
Era troppo.
Troppe responsabilità, troppa forza richiesta.
Ed ecco che i suoi pensieri iniziarono ad aumentare , soffocandolo quasi.
La sua mente continuava a slittare da una preoccupazione all’altra, era un assillo senza tregua.
Si tirò su, prendendosi la testa tra le mani.
-Meu deus..-65 Mormorò, stringendo i denti.
Si alzò in piedi, sgranchendo qualche osso.
Scavalcò i corpi di coloro che dormivano accanto a lui, quella stanza era diventata una sottospecie di accampamento.
Entrò in bagno, la luce fioca della luna si infiltrava dalla porta che aveva lasciato socchiusa e dalla finestra semiaperta.
Si sciacquò il viso, poi poggiò le braccia ai lati del lavandino, facendo forza sulle mani e lasciando che la propria testa si incavasse tra le spalle.
Doveva uscire da quel ciclone di pensieri, gli stava venendo l’emicrania.
Sobbalzò quando sentì delle unghie scontrarsi contro il legno della porta, si guardò alle spalle con la coda dell’occhio.
Era Jet.
Quel ragazzino, la sua presenza era come una carezza al cuore,e un fastidioso solletico allo stomaco.
Si sentiva più leggero quando erano insieme, il tornado di pensieri si fermò.
I suoi tormenti cessarono di esistere.
Si girò ad osservarlo meglio, e lui si avvicinò.
-Anil? E’ tutto ok?-
Scosse la testa, perché mentirgli?
Con lui poteva parlare, con lui poteva lasciarsi andare.
Con lui poteva non essere un guerriero, poteva essere solo e semplicemente Anil.
Jet si mordicchiò il labbro inferiore, poi chiuse la porta , accese la luce e andò a sedersi nella vasca da bagno.
Non ne capì il motivo,ma lo imitò quasi incerto.
Rimase ad osservarlo negli occhi per qualche istante, poi l’altro si mosse.
Tremava, poteva vedere il suo corpo tremare.
Allungò una mano, raggiungendo la sua.
Fu un forte contrasto, la pelle gelida di Jet contro quella bollente di lui.
Il più piccolo gli stava tenendo la mano debolmente, solo con le dita.
Sembrava quasi che avesse paura, sembrava che la sua vicinanza lo spaventasse quando erano soli.
Sorrise al suo tentativo di consolarlo con quel gesto, e gli afferrò la mano più saldamente, facendolo tremare ancor di più.
-A-allora.. Vuoi p-parlarne?-
-Si..-
-C-cos’è che ti toglie il sonno?-
-Prima che te lo spieghi, puoi dirmi perché ti faccio così tanta paura? Stai tremando..-
Aveva già un idea del perché, ma voleva che fosse lui a confermarla.
-I-io.. Io non ho paura.-
Spostò un ginocchio avvicinandolo leggermente di più a lui, che di rimando scattò indietro, senza però lasciargli andare la mano.
Jet fece per dire qualcosa, ma abbassò semplicemente lo sguardo imbarazzato.
-Non ho intenzione di ferirti Jet.-
-Io.. C-credo che sarà inevitabile invece.- Concluse con tono più sicuro, alzandosi in piedi.
Stava per andarsene, ma lui si decise a parlare di se.
Non poteva farlo andare via.
-Penso troppo.-
Disse semplicemente.
Jet si fermò a metà di quella piccola stanza, continuando a dargli le spalle.
Lo raggiunse, restando fermo poi ad un solo passo da lui.
-Stanno succedendo tante cose.. Troppe tutte assieme.. -
Il silenzio tombale da parte dell’altro lo stava facendo innervosire, ma cercò di controllarsi.
-Sai.. Cambiare paese, una nuova lingua e tanta nuova gente.. Così tante storie da memorizzare, storie di vita.. Ho incontrato te e i tuoi amici.. Le vostre vite sono sconvolgenti e.. Sono qui nemmeno da due settimane, mi sono affezionato ad uno sconosciuto ed i suoi amici, amici che io mai ho avuto prima, per me l’amicizia è un mondo tutto nuovo.. Ho paura di sbagliare, mi sento un pesce fuor d’acqua, ho paura che loro mi odino, io sto solo dando del mio meglio e.. E quella signora è morta.. Sono solo un debole, è il mio tallone d’Achille .. Io.. Non sopporto la.. La morte..-
Prese un profondo respiro, non si era nemmeno accorto di aver chiuso gli occhi.
Li riaprì restando sorpreso della propria vista appannata.
Jet lo stava guardando.
-E’ stress, tu hai molto stress.. Non piangere..-
Il più piccolo si era fatto serio, gli stava asciugando gli occhi.
Lui invece si vergognava e basta.
-Ho pianto come un bambino, scusa..-
-Perché ti scusi? E’ normale, l’organismo umano ne ha bisogno.-
Aveva ragione, non era da deboli, era da umani.
Trovò conforto nei suoi occhi, nella sua voce e nelle sue semplici parole scarne.
Non sentì più il bisogno di piangere, ne quella pressione sul petto.
-Non devi sforzarti per gli altri, devi solo essere chi sei.. Sii Anil, non sforzarti di piacergli, a me piaci come sei, piaci anche a Silv ma lui non te lo dirà mai.. Tikal ti adora, Wave ama sentirti raccontare del tuo passato e dei tuoi viaggi.. Knuckles sa che gli stai vicino, e Blaze è un po’ stronza di suo, è possessiva e testarda ma anche lei ti vuole con noi, ti vuole bene.. Non sforzarti di piacere a noi ne a nessuno, sono gli altri che devono farsene una ragione ed imparare ad accettare chi si fa avanti.. La lingua? Il nuovo paese? E’ vero il tuo arrivo è stato pressoché caotico .. Ma prenditela con calma, un gradino alla volta come mi hai detto tu, costruisci la tua scala con il cuore in pace e la mente libera..Non importi limiti, sprigiona quel che hai dentro ed illumina la tua strada.. Una lingua nuova è un ostacolo più che irrilevante.. Ed un paese nuovo? Oh, la tua vecchia casa sarà lontana da qui, ma è sempre su questa pianeta che abiti, cammini sulla stessa terra di qualche mese fa, hai accanto lo stesso oceano.. Un oceano che ha tanti nomi ma una sola acqua.
Non ti fare questi problemi, tu non abiti in America o in Brasile, Africa o Svezia.. Tu abiti sul pianeta terra, le persone del passato hanno solo sentito il bisogno di crearsi un confine e dare un nome al terreno da loro calpestato.. Ma tu lo vedi quel confine? No, non esistono confini, è solo un idea comune..
Ed infine.. La morte?
La morte Anil, o Espio come piace a te.. La morte è solo una conseguenza della vita.
La vita è un bene, un bene durevole..
Io la detesto la vita , e lo sai.. Ti impone tante cose la vita..
A volte vorresti che andasse in un modo, ma finisce sempre nella direzione opposta.
A volte si vorrebbero fare tante cose con quel dono tanto delicato conosciuto come vita..
Oh si, è delicato.
La vita può terminare nei modi più stupidi ed immaginabili.
La vita è sposata con la morte, e sono entrambe imprevedibili.
Non ha senso temere la morte, temendo la morte si teme anche la vita.
Loro vanno a braccetto.
Ti fa paura la vita? A me spesso spaventa quella dannata, così come la morte.
Anche la morte a volte mi spaventa.
Anil, la morte non deve turbarti.
La morte porta pace.
Non è giusto desiderarla ardentemente, come non è giusto desiderare la sua sposa altrettanto.
Arriva per tutti il momento di chiudere gli occhi, lasciare che l’anima abbandoni dolcemente il tuo corpo.. Non fa male, non bisogna tenersi stretti l’anima, basta lasciarla andare.
Lasciarla andare in cerca di un altro corpo.
Non bisogna avere paura della stupefacente perfezione del ciclo formato da vita, e morte.-
Rimase esterrefatto.
Jet non era uno sciocco ragazzino.
Non era confuso, aveva le idee chiarissime.
Era stato tanto male, aveva vissuto realtà traumatiche le quali avevano influito violentemente sulla sua psiche.
Ma lui ragionava.
Ragionava non solo per come si sentiva lui.
Era perfettamente conscio di vedere una versione distorta della realtà, esattamente come aveva fatto lui aveva osservato le persone ed il mondo.
Si era fatto domande, e si era dato risposte complesse e ben dettagliate.
Con quel lungo monologo aveva dato luce a pensieri sui quali lui si rifiutava di riflettere.
Ecco perché lo tormentavano, ecco perché fluttuavano nel suo cervello come un uragano.
Erano in cerca di una risposta, di una riflessione.
Prima si aiutava da solo, o era suo nonno a dargli qualche dritta.
Ma in quel momento, per la prima volta era stata una voce estranea ad infiltrarsi nella sua mente.
Jet, gli aveva dato delle risposte.
Jet aveva fermato l’uragano.
Era stato quel ragazzino a togliergli quell’opprimente peso dal petto.
-Jet.. E’ stato.. Semplicemente fenomenale.. Ti ringrazio di cuore..-
Gli poggiò quasi istintivamente una mano  su un fianco, era come se il suo corpo lo invitasse a farlo.
Lo sentì tremare,e lo vide sorridere.
-Tu mi hai parlato, hai insistito, mi hai aiutato.. Mi hai accolto in casa tua, ti sei preso cura di me, di Silver e degli altri.. Senza nemmeno conoscerci, siamo praticamente degli estranei.. Sono un estraneo ma di me ti fidi, e io mi fido di te.. Mi fido di te e come tu aiuti me, io aiuto te.
Non hai trattenuto le lacrime, e hai aperto il cuore.. Hai lasciato che io incontrassi la tua anima.. Dentro di te abita una pantera Anil, e come tutte le altre persone sei ricoperto di misteri.. Eppure sei stato sincero con me, non devi ringraziare.. Ho solo lasciato uscire quel che ho dentro, quel che il mio cervello pensa, e farò sempre del mio meglio per starti accanto come fai tu con me..Sono io a doverti ringraziare.. E riguardo a quello che ho detto prima.. Sarà inevitabile che tu mi ferisca.. Ma io non ti lascerò andare, le ferite si rimarginano.. O almeno, le mie si sono rimarginate tutte.. Ora che ci penso avevo pure scritto qualcosa riguardo alle ferite, ma non trovo più quel dannato fogliettino..Chissà dov’è..-
Si portò una mano al mento e gonfiò le guance.
Era buffo e tenero.
Non si vergognava di pensarlo.
Gli scompigliò i capelli con fare amichevole e lui ridacchiò.
Lo tirò leggermente di più a se, rafforzando la presa sul suo fianco.
Si avvicinò al suo orecchio , sentì il suo corpo tremare sotto le sue dita.
- Tu sei un guerriero,e sai.. Credo di capirti quando dici che sarà inevitabile ma non posso fare altro che darti torto..Sai, come la vita e la morte.. Anche gli umani che sono loro schiavi, sono imprevedibili...-
Inspirò, i suoi capelli avevano un profumo ineguagliabile.
Si staccò da lui sorridendogli, e gli lasciò andare il fianco con una carezza.
Jet rimase li impalato, come se le sue parole lo avessero pietrificato.
Non era stupido, sapeva che Jet lo apprezzava e non solo per il suo carattere.
Ma era ancora presto, ed entrambi dovevano schiarirsi le idee su molte cose oltre che l’uno sull’altro.
Si avvicinò alla porta ridacchiando.
-Su, vieni a dormire.. Non vorrai restare li in piedi fino a domani?-
-M-magari si..-
Rispose lui, avviandosi incerto nella sua direzione.
Jet lo incantava.
Spesso rimaneva bloccato ad osservarlo, ad ascoltare il suono dolce e flebile della sua voce.
Lo stesso valeva per lui però.
Lo attraeva, e lo metteva in imbarazzo.
Lo faceva tremare e quando gli stava vicino il suo cuore diventava un maestro di danza irlandese.
Ma bisognava aspettare, e lasciarsi trascinare dalla corrente dolce di quel ruscello che li legava, che li trasportava assieme.
Non c’era bisogno di nuotare, di stare al passo o superare la forza dell’acqua.
Non bisognava cavalcare onde.
Bastava restare a galla.

Lunedì.
Lui amava il lunedì.
Il giorno in cui tutto riparte.
Ogni lunedì si rincomincia, e si può cercare di rendere migliore la settimana seguente.
Migliore di quella appena passata.
Non era lui a stare male, piuttosto le persone che aveva accanto.
Non sembra molto, ma quasi brucia quando sai di non poter strappare un sorriso dalle persone a cui tieni.
Ti chiedi, cosa mai potresti fare di più?
Ti chiedi se gli altri ci stanno provando, a rialzarsi.
Poi ti accorgi che la risposta e si, che le persone lottano.
Non sono mai guerre-lampo.
Le battaglie possono durare anche anni, e si aggiungono sempre le lotte interne.
Non esistono solo le battaglie nei libri di storia, o quelle riportate al telegiornale.
No, ogni essere vivente lotta per qualcosa.
Chi non ha la ragione lotta per la sopravvivenza.
Ma l’essere umano, dannato e complesso la ragione la possiede.
Per l’essere umano tutto prende un senso, ogni azione o evento possiede miliardi di sfumature.
L’umano è complesso.
Cercava sempre di ricordarsi di questo fatto, quando non gli tornavano i conti.
La sera prima Wave aveva avuto un collasso.
Fu lui a farla riprendere, poi la portarono in ospedale.
Knuckles e Blaze erano rimasti con lei, infatti non erano presenti quel giorno.
Anche Sergei era rimasto in ospedale, probabilmente per le sue condizioni fisiche.
Mentre pensava al giorno precedente, un movimento di Silver lo distrasse.
Erano rimasti assieme, appoggiati accanto alla porta della loro classe.
Stavano aspettando che suonasse, e che Jet uscisse dal bagno.
-Ogni volta che ci mette così tanto vado in panico.-
Il più giovane si stava mordendo nervosamente le unghie, battendo quasi in modo compulsivo un piede a terra.
-Cerca di calmarti.. Farti saltare i nervi non ti servirà a nulla.-
-Lo so, ma non riesco a trattenermi, magari ho qualche ansiolitico..-
Gli lanciò un occhiataccia, l’altro sbuffò roteando gli occhi.
-Ok, ok non prendo nulla.. Ma lasciami mangiare le mie unghie almeno.-
Sospirò.
-Come desideri.. Comunque stai tranquillo, lui è li.- Disse, indicando il fondo del corridoio con un cenno della testa.
Jet stava sulle sue, si chiudeva in se stesso sperando che le altre persone non lo notassero.
Ma lui non era invisibile, e passando da quel corridoio scatenò varie risate fastidiose, qualcuno gli urlò contro, non erano mai pochi gli insulti.
Ed anche quella volta, non mancarono degli spintoni da parte di chi si sentiva superiore.
Non fece in tempo a fermarli, e Jet se ne fregò.
Li raggiunse, sorrise quando si fermò ad un passo da loro.
-Scusate se ci ho messo molto.. Avevo la nausea, perdonatemi.- Disse dolcemente, il suo tono di voce era flebile.
Si spostò delicatamente un ciuffo di capelli dietro ad un orecchio, e tornò a sorridere.
Silver annullò la distanza tra loro, gli prese una ciocca di capelli e se la rigirò tra le dita.
-Hai vomitato?-
-No.-
-Sei sincero?-
Jet annuì con sicurezza e Silver gli accarezzò una spalla.
-Meglio.-
-Ora come stai?- Chiese, intromettendosi.
-Sto meglio..- Disse, abbassando poi lo sguardo e mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
-Jet..- Cominciò Silver, ma lui lo interruppe.
-I-il mio corpo intendo, sta meglio.- Rialzò il capo, puntando gli occhi stanchi in quelli dell’amico.
-Loro.. Troveremo assieme un modo per farli smettere..-
-Uno c’è.- Disse di getto, attirando l’attenzione dei più giovani. – Quando sono con lui non lo fanno, pure gli insulti faticano ad arrivare.-
-Certo, ma non puoi nemmeno seguirlo come un cagnolino..-
-Appunto, Silv ha ragione .. Cioè, per carità io con te ci starei sempre, ma non vorrei essere pesante capisci? Io.. Non vorrei essere una sorta di mansione, di compito..-
No,non lo avrebbe mai e poi mai visto in quel modo.
La sua compagnia per lui era importante, la sua salute anche lo era.
-Jet, a me non dispiacerebbe.- Disse sincero, cercando il suo sguardo innocente.
Innocente quanto pietrificante.
I suoi occhi davano scariche , brividi lungo la spina dorsale, facevo drizzare i capelli.
-Ne sei sicuro?-
Perché? Perché la sua voce doveva sembrare così terribilmente distrutta.
Tremava, sembrava che fosse sempre sul punto di spezzarsi.
-Si, certo che lo sono.-
Si avvicinò a lui.
Indossava dei leggings neri e felpati, una maglia a rete e sopra di essa un’altra maglia.
Era molto particolare, aveva uno scollo a barca ed era di raso nero, aderiva perfettamente al suo corpo  esile e sottile, le maniche si allargavano leggermente sul fondo.
Quei vestiti risaltavano le sue curve leggere, il suo corpo androgino.
Gli accarezzò una spalla di sfuggita, poi si fermò alla sua mano gelida, la tenne stretta.
Lui lo stava guardando con gli occhi sgranati, il suo petto prese a muoversi più velocemente.
Si soffermò ad osservare i dettagli del suo viso.
Vi erano alcune lentiggini appena visibili accanto al naso, quel giorno non aveva esagerato col trucco perciò riuscì a notarle.
Le sue iridi erano come un quadro, presentavano tantissime sfumature di azzurro, verde e grigio.
Ed erano decorate da alcune pagliuzze giallognole.
Le sue ciglia già lunghe di per se, erano truccate e parevano dei ventagli.
Ventagli che andavano ad incorniciare i suoi bellissimi occhi.
Tanta bellezza, in un corpo così dannato.
Tanta dolcezza, condannata ad una vita dettata dal terrore.
Doveva tirarlo fuori, doveva portarlo in salvo.
Quel fiore era stato calpestato fin troppo, era giunto il momento di dire basta.
E sarebbe stato lui a farlo.
Sarebbe stato lui a gridare, in mezzo ad una folla o in un deserto, sulla cima di una montagna o sulla riva di un oceano: - Ti salverò.-


 


   -Allodola del ricordo
è il tuo sangue che cola
e non il mio
Allodola del ricordo
ho serrato il mio pugno
Allodola del ricordo
uccello morto grazioso
non dovevi venire
a mangiare dalla mia mano
i chicchi dell’oblio.-

                      (Sangue e Piume – Jacques Prévert)

-Anche se dico
  Che andrà bene
  Ancora ti sento dire
  Che vuoi porre fine alla tua vita
  Ora e nuovamente proviamo
  A restare semplicemente in vita
  Magari cambieremo tutto
  Perché non è troppo tardi
  Non è mai troppo tardi-

                              (Da Never Too Late dei Three Days Grace)


60: Fanculo!
61: Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano già si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
 62: Chi è lui?
63: E’ un mio amico, Anil.
64: Menti..
65: Mio dio..

Angolo dell’autrice:

17/07/17
Salve mondo!
Stavo facendo la mia solita routine di esercizi, io li separo solitamente in tre fasi:
- Warm-up e piccoli balletti vari
-Full body work-out
-Pointe exercises o simili
Ecco bene, ero alla fase tre quando la punta sinistra mi è morta definitivamente e per salvare la mia caviglia sono finita in un lunge che nemmeno potevo immaginare di riuscire fare.. Infatti ora ho un male boia, e come passare il tempo per far riprendere la gamba? Ovvio, scrivendo.
Sono quasi alla fine del capitolo, yee!
18/07/17
E niente, oggi mi fa male tutto quindi scrivo ancora ahah
25/07/17
Sono una scansafatiche e devo assolutamente riuscire a pubblicare prima di andare a Roma! @-@
03/08/17
Ovviamente non ci sono riuscita.
09/08/17
Bene, sto scrivendo ora la parte di Anil.
Sono le due di notte, non mi sento più la schiena ed i muscoli delle gambe, i miei tendini stanno piangendo e ho una fame boia.
Quindi buona notte e spero di concludere entro venerdì.
12/08/17
Non ce l’ho fatta di nuovo, quindi ne approfitto per allungare il capitolo già che ci sono e spero di farcela in settimana.
16/08/17
Ci sono, si sono.
Dedico questo capitolo al mio mignolino, rip mignolino 21/12/99-15/08/17 ahah
---- Bene, sono le due e dieci.
Il capitolo è finito, è solo da ricontrollare, e pubblico.
17/08/17
So che è molto tempo, però che figata, un mese esatto dall’inizio dell’angolo ahah!

Emm, diciamo che ci tenevo questa volta a documentare i miei ritardi, prendetela sul ridere.
In questo capitolo sono successe tante cose, molte altre sono state chiarite.
Il puzzle inizia a prendere un senso, e molti cammini si sono incontrati.
E’  giunto il momento per questa storia, di diventare rossa.
No, non per delle scene spinte.
I personaggi sono piuttosto giovani ed interessati ad altro.
Ma con questo capitolo posso dire ufficialmente che J.C. Highschool contiene molta violenza.
Sono trattate delle tematiche delicate e particolari, forse troppo pesanti per lasciare che anche un bambino abbia il libero accesso al contenuto di questa storia.
 
Ringrazio tutti quelli che leggono e che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate questa storia.
E anche tutti quelli che recensiscono.
Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.

A presto!







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