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Autore: Revil96    18/08/2017    1 recensioni
Limitarsi a guardarla, fingendosi una semplice amica era un supplizio. Esserle indifferente, e non oltrepassare il limite era quasi impossibile, ma fu quando si rassegnò all'idea che lei non potesse mai essere sua che un semplice gioco rimescolò tutte le carte in tavola.
[Swanqueen]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze

Nella storia diversamente dalla storia originale, Storybrooke non è più limitata da nessuna barriera, quindi è possibile raggiungere anche il mondo esterno.

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia. 

Alla Prossima 😊👋🏻

 

                   Friendship Proposal

 

 

Non so che cosa sia peggio: non sapere chi sei ed essere felice, o diventare quello che hai sempre voluto essere, e sentirti solo.

(Daniel Keyes)

 

 

~ PoV Regina

 

Regina fuggì nel luogo più isolato della sua residenza, per schiarirsi le idee.

Non riuscì a calmarsi, e più si ostinava a procrastinare e a fuggire dai suoi dubbi più quelli comparivano nei momenti meno opportuni.

"Regina."

Quella voce simbolo dell'alternativa che il destino volesse regalargli non le procurò nessuna sensazione piacevole, disturbandola ulteriormente.

"Robin."

Finse, forse perché non voleva ferirlo. Non riusciva a comprendere perché quella ragazza simbolo delle sue sciagure la sconvolgesse rendendola inerme, mentre lui non le trasmettesse nulla. L'indecisione non era un tratto che apparteneva alla sua personalità, eppure non riuscì a non essere così titubante. Al ritorno nella Foresta Incantata pensò che costruirsi una famiglia e vivere serena sarebbe stato il suo perfetto lieto fine, e che se ne avesse avuto l'opportunità non avrebbe esitato ad inseguire quella felicità. Eppure ora quella consapevolezza sembrò svanire, quasi come se non fosse mai esistita. 

Robin si avvicinò e le prese le mani.

"Regina perché mi stai evitando? Pensavo che ieri avessi gradito la mia compagnia. Forse mi sono sbagliato?"

Regina decise che non l'avrebbe illuso, e che sarebbe stata sincera.

"Robin ho riflettuto sulla nostra serata e su ciò che voglio. Non nego che mi piacevi, e che forse in passato saremmo potuti essere anime gemelle, ma non sono pronta per vivere una relazione, e illuderti è l'ultima cosa che vorrei."

L'espressione di Robin cambiò drasticamente, non aspettandosi una risposta simile.

"Forse ho sbagliato a fidarmi di te. Non sono gli altri a negarti la felicità, sei tu la causa. Non meriti nulla, e molto presto questa finta personalità che fingi di avere cadrà in pezzi, e resterai completamente sola."

Robin la lasciò sola, a ripensare a quelle infamie. Regina pensò a quanta realtà ci fosse in quelle parole, e se fosse realmente lei la causa della sua infelicità. Trattenne le lacrime e fuggì, isolandosi nella sua cripta. 

 

~ PoV Robin

 

Robin credeva che lei fosse fragile, e che potesse usarla e manovrarla a suo piacimento. A renderlo ancora più furioso fu constatare che l'idea che avesse di lei fosse sbagliata, e quello fu abbastanza per ledere il suo orgoglio. L'istinto lo portò a volersi vendicare, e approfittandosi dell'apparente assenza di Regina portò via con se dalla sua stanza un piccolo souvenir. 

 

~ PoV Emma

 

Non riuscì a non pensarla insieme a lui, e quel messaggio non fece altro che rimarcare quella sensazione spiacevole. Distaccarsi era stato essenziale per frenare l'inevitabile. Tornare indietro ed esserle completamente indifferente sarebbe stato impossibile, ed era per quello che Emma non avrebbe dovuto farsi coinvolgere in quella scommessa. Conoscendosi era consapevole che se si fosse immischiata non sarebbe stata più la stessa persona.

Sembrava che l'universo giocasse a manipolarla, facendole scegliere sempre i momenti meno opportuni per innamorarsi.

 

                    Giorno Successivo

 

~ PoV Regina

 

La discussione, insieme alle parole di Robin fecero sì che lei si svegliasse con una forte emicrania.

Massaggiandosi le tempie sperò che il dolore le passasse, e che potesse rilassarsi e pensare alla trasferta a Boston programmata nel pomeriggio. 

Forse avrebbe dovuto rimandarla, ma poi pensò che non sarebbe servito a nulla, e che cambiare ambiente sarebbe stato l'ideale per chiarire i suoi dubbi.

 

~ PoV Emma

 

Un'anima in pena vagava per Storybrooke, quasi come se non avesse meta. 

Più volte Emma ebbe l'istinto di chiamarla, ma non riuscì a calpestare il suo orgoglio. Pensò a quanto fosse stata una follia pensare che Regina avrebbe potuto provare le stesse emozioni che in quello stesso momento le dilaniavano il cuore.

Stanca dei tanti dubbi che la tormentavano, decise che non avrebbe mai voluto affrontare un'altra giornata simile, e che l'avrebbe affrontata, parlandole apertamente. 

Dal viale che ospitava la casa di Regina sentì degli strani suoni ridondanti, diversamente dalla quiete che solitamente presentava.

Ancora più strano per Emma fu scoprire che quei suoni provenissero dalla magione di Regina.

Credendo che fosse impazzita, incuriosita bussò alla porta bianca, ma ad accoglierla non fu la persona che si sarebbe aspettata.

"Nick?"

Lo sguardo del ragazzo un po' spaventato insospettì ulteriormente Emma.

"Mamma?"

Emma capì immediatamente che Regina non fosse lì, e che nemmeno Henry ci sarebbe dovuto essere.

Prese il telefono, ma Henry la fermò.

"Non chiamarla!"

"Perché?"

Lo sguardo di Emma fu più eloquente di quanto immaginasse. Nella sua testa furono diversi gli scenari che immaginò, alcuni dei quali se fosse stata razionale avrebbe definito folli, paragonandoli a Regina Mills.

Quella fu una delle rare volte in cui Henry ebbe paura della reazione che potesse avere la madre, quella che solitamente era la più comprensiva. 

Henry le spiegò che Regina non fosse a Storybrooke, e che sarebbe stato inutile preoccuparla inutilmente.

"Perché non mi ha avvisato? Avresti potuto passare il fine settimana nel mio appartamento."

"Volevo stare un po' da solo. Scusami."

La porta suonò nuovamente, e diversi adolescenti erano sul portico con diversi litri di alcolici, e molti cartoni di pizza.

Richiudendo la porta, Emma parlò ad Henry

"Solo? Perché non mi sembra che ti manchi la compagnia. Vorrei evitare di farti fare brutte figure, quindi se riuscirai a farli sparire dal portico, non interverrò."

Henry uscì fuori dalla villa, e insistendo riuscì a dileguare i ragazzi dal 108 di Mifflin Street.

"Avresti potuto evitare. Non è semplice essere la prole della Salvatrice, e il figlio del sindaco, e sicuramente il tuo intervento non mi faciliterà le cose ."

Henry disse quelle parole con un velo di rabbia che non passò inosservato ad Emma

"Scherzi? Sei solo un ragazzino se inviti una marmaglia di adolescenti, in una casa piena di oggetti di valore, solamente per il giudizio che potrebbero avere gli altri su di te. Non avresti mai dovuto organizzare una festa. Non siamo in un film americano Henry, questa è la vita reale, e dovresti comportarti da adulto, ma visto che agisci come un ragazzino, prenderò i provvedimenti adeguati. Sei in punizione. Prepara la borsa, andremo nel mio appartamento."

Accompagnarono Nick, e in silenzio si diressero nell'appartamento di Emma.

Vedendolo dirigersi in camera sua, Emma lo fermò.

"Non parlarmi non risolverà il problema."

"Non abbiamo nulla di cui discutere, oppure vorresti togliermi la libertà di andare in camera mia?"

"Vorrei discuterne, se è possibile. Non mi sarei mai aspettata che potessi tradire la fiducia di Regina, solamente per dimostrare qualcosa ai tuoi amici."

"Le dirai di quello che è accaduto questa sera?"

Per quanto ci fosse un profondo amore che li unisse, Emma quella sera constatò quanto fosse speciale il rapporto tra Henry e Regina.

Fu quella semplice domanda, che le dimostrò quanto il non deluderla gli importasse più di qualunque altra cosa.

"Sarai tu a dirglielo."

Il suo viso cambiò di tonalità.

"Sarebbe questa la mia punizione?"

"Si."

Scontento della chiacchierata, si rinchiuse nella sua camera, e pensò alle parole di Emma, e a quanto sarebbe stato difficile dire alla madre che la fiducia che gli aveva concesso fosse stata sfruttata nei modi peggiori.

 

~ PoV Regina

 

Esausta, varcò la soglia della sua camera d'albergo. Pensò a quanto fossero estenuanti  quei meeting, e che era stata fortunata a non dovervi partecipare fino alla rottura della maledizione. Si tolse i tacchi, e si distese sul letto.

I suoi occhi si chiusero, rilassandosi, ma il vibrare del suo cellulare la interruppe.

 

~ PoV Emma

 

Emma si chiese il perché gli adolescenti fossero così strani, e che essere nei panni di Regina non fosse il massimo. Non avevano mai avuto nessuna lite, che sfociasse nel non parlarsi oppure nel punirlo. Non voleva che Henry si allontanasse da lei, eppure era consapevole che essere stata così risoluta era l'unica mossa che avrebbe potuto fare, e non se ne pentì.

Si spoglio dei suoi jeans, indossando dei semplici pantaloncini, e una canotta.

Stanca, rilesse i messaggi scambiatosi con Ruby, e nel rileggerli sentì il suo stomaco torcersi dalla rabbia. Pensò che forse fosse stata lei a fraintendere, e ciò non fece altro che deprimerla ulteriormente.

Stanca del suo stato d'animo decise di reagire, e toccando il display del suo cellulare, incurante dell'ora inoltrò la chiamata.

Squillò diverse volte, finché non rispose.

 

~ PoV Regina

 

Quella quiete durò pochi istanti, finché non suonò il telefono.

Quando visualizzò l'Id una strana sensazione mista a paura e curiosità la colpì.

Lo fece squillare più volte, quasi come se si volesse fare desiderare.

"Miss Swan."

Emma non pensava che le rispondesse, e dalla sorpresa quasi dimenticò di cosa volesse parlarle.

"Regina. Sei sveglia. Perché sei sveglia?"

Quando il panico si impossessava di Emma, perdeva tutte quelle cognizioni mentali che la rendevano speciale, quasi come se fosse una bambina ingenua. Quella sfumatura d'innocenza l'ammaliava, forse perché in lei era assente, oppure perché quelle erano le stesse peculiarità che caratterizzavano Henry. 

"Non credevo ti creassi questi problemi, quando hai deciso di chiamarmi alle..."

Si tolse il cellulare dall'orecchio, e vide l'orario.

"00:30 am"

"Se non ti ho disturbato, possiamo parlare un po'?"

"Si."

"Davvero? Nessuna predica sulla mia maleducazione, o altro?"

"Nulla."

"Mh..."

"Se preferisci però potrei arrabbiarmi, forse ti farebbe più piacere?"

Quelle parole cariche di sarcasmo, fecero innervosire Emma, che stanca le espresse tutto il suo rammarico.

"Preferirei che ti arrabbiassi, perché a questa versione di te, affabile e quasi gentile non sono abituata."

Regina ripensò alle parole di Robin, e associandole a quelle di Emma giunse ad una conclusione.

"Forse non sono la persona che credi che io sia."

Quella frase destabilizzò Emma.

"E chi saresti?"

"Non sarò io a dirtelo. Se ti interessa conoscermi troverai un modo, Salvatrice."

"Perché dovrebbe interessarmi conoscerti?"

"Non saprei, forse perché siamo amiche?"

Emma sorrise, pensando che loro fossero tutto tranne che amiche, e nel profondo sapeva che anche Regina lo pensava.

"Amiche?"

"Non siamo amiche?"

"Se fossimo realmente amiche conoscerei i tuoi segreti, le tue debolezze, e in particolare la tua storia, e non quella scritta in un libro illustrato. Usciremmo insieme a bere, oppure a ballare o solamente per parlare, e invece non facciamo nulla di queste cose."

Regina rise, e quella risata non passò inosservata a Emma, consapevole che la loro tensione sessuale non avrebbe mai permesso a nessuna di loro di avere un'intimità tale da resistere all'altra dall'essere semplici amiche.

"Se non siamo amiche, cosa siamo, Emma?

Regina scandì sensualmente quelle ultime lettere, provocandole una scarica di adrenalina.

"Un po' più che delle conoscenti, però desidererei diventare una tua amica."

Regina pensò che essere vulnerabili non fosse il suo forte, e che sarebbe stata un'impresa ardua aprirsi a lei.

"Forse potrei fare uno sforzo."

In Emma nacque un barlume di speranza, e consapevole che quell'occasione sarebbe potuta sfumare alla prima lite, decise di approfittarsene.

"Perfetto, direi di cominciare."

"Ora?" 

"Sei stanca? Perché ora sarebbe perfetto."

Emma sorrise speranzosa che l'assecondasse.

"Un po', però posso rinunciare a un po' del mio sonno per darti un assaggio e placare la tua curiosità, sempre se ricambierai, naturalmente."

Emma pensò che lei non avesse nulla da rivelargli, e che il suo passato già fosse stato analizzato diverse volte, a causa delle varie vicissitudini che hanno dovuto affrontare, però se le avesse detto che non le avrebbe detto nulla d'interessante il loro gioco sarebbe finito prima di iniziare, e lei non avrebbe mai permesso che finisse così.

"Si, però pensandoci bene sarebbe stancante così, forse ho un idea."

Con queste parole Emma interruppe la telefonata, e mentre Regina pensava che fosse impazzita, il suo telefono ricominciò a vibrare.

[Emma ~ FaceTime]

Sul display quegli occhi smeraldo la rapirono, e lei comprese il perché volesse guardarla. 

Emma la osservò nei minimi particolari, dal trucco, ai capelli, alle labbra, e lei si pentì di essersi mostrata così al naturale. 

Regina rimase folgorata dalla sua semplicità, forse perché al contrario lei era più artificiosa. Forse fu per questo che rimase sorpresa quando scoprì che più Emma si mostrasse semplice e maggiore era l'attrazione nei suoi confronti. 

"Emma..."

"Aspetta."

Guardandosi intorno, trovò quello che stava cercando. Prese dei libri e lì usò per appoggiarci il telefono e darle maggiore visione della sua figura.

"Quello sarebbe il tuo pigiama?"

Regina deglutì, e rimase esterrefatta dalla muscolatura, che solitamente era nascosta dalla giacca di pelle. 

"Perché?"

"Non hai freddo?"

"Ti confiderò un segreto, nel mio umile appartamento c'è il riscaldamento, e poi a me solitamente non piace dormire col pigiama, lo indosso solamente perché c'è Henry."

Regina pensò che avrebbe dovuto ricorrere al suo fermo autocontrollo per non immaginarla nuda tra le sue lenzuola. Scelse di distogliere l'attenzione dalla visione nella sua mente per non arrossire ulteriormente. 

"Non volevi conoscermi meglio, Swan?"

Emma si morse il labbro, perdendosi nella spirale d'infinite domande che voleva porle.

Vederla torturarsi il labbro e tentennare, rese Regina nervosa, pensando che più il tempo passava e maggiori erano le possibilità che le domande potessero essere complesse. Non avrebbe mai immaginato che un semplice gioco potesse rendere Emma così impacciata.

Spazientita Regina la esortò a parlare.

"Dovrò aspettare in eterno, oppure riuscirai a parlare prima che io crolli addormentata?"

Passandosi una mano nei capelli, Emma pensò che essere impertinenti con lei non le avrebbe garantito nulla, e quindi partì dalle piccolezze.

"Colore preferito?"

Regina inarcò il sopracciglio, perplessa dalla banalità della sua domanda.

"Davvero?"

"Forse preferiresti una domanda più intima?"

Per quanto la paura di aprirsi fosse enorme, Regina avrebbe di gran lungo preferito che le avesse chiesto qualcosa di più personale.

"Nero. A rigor di logica ora dovrebbe essere il mio turno."

Emma annuì.

"Perché hai lasciato Captain Eye-Liner?"

Passarono diversi secondi, finché non le disse la verità, evitandole infiniti giri di parole.

"Giungere a questa conclusione è stato più semplice di quanto pensassi, semplicemente non lo immaginavo in un mio ipotetico lieto fine. Stare insieme a Killian non amandolo avrebbe distrutto entrambi, e non sarei mai più riuscita a convivere con me stessa."

Regina pensò a quanto coraggio avesse avuto Emma a lasciare quello che sarebbe stato il suo perfetto porto sicuro, e non riuscì a non ammirarla.

Non indugiando oltre, Emma spezzò quello che sembrava essere un momento interminabile, usando la stessa audacia di Regina, fece proseguire il gioco im suo favore.

"Il tuo appuntamento con Forest Gump com'è andato?"

Ripensando alle parole dell'arciere Regina si incupì. Sperando che non lo notasse cercò di sviare la domanda riducendo la risposta ai minimi termini

"Bene."

"Dettagli."

Le arrivò un'occhiataccia, ma quel gesto non fece demordere la Salvatrice, intenta a voler raccogliere più informazioni possibili.

"Emma è stato un appuntamento, non c'è nulla d'interessante da sapere a riguardo."

Non volendo arrendersi, le rinfacciò quanto fosse poco coraggiosa, sperando che lei reagisse comportandosi diversamente.

"Le amiche si confidano, e non si chiudono a riccio alle prime domande indiscrete. Ruby non si vergogna a raccontarmi dei suoi appuntamenti, e in alcuni casi dovrebbe."

Vedendo vacillare Regina, pensò di essere riuscita a raggirarla. 

Contrariamente a Emma, Regina pensò che forse un po' avrebbe dovuto osare, e che quella fosse un'ottima occasione per avere delle risposte ai suoi dubbi.

Rievocò i suoi ricordi con Graham, in particolare quelli legati alla Foresta Incantata. Pensò a quanto il Cacciatore fosse dannatamente fantastico tra le lenzuola, soggiogato alla sua volontà e al suo piacere esclusivo. Quei ricordi le causarono i brividi necessari per rendere quella menzogna abbastanza veritiere e quella principessa così audace un po' meno presuntuosa.

Abbassando gli occhi, e con un flebile sorriso le disse:

"Sicura che non mi giudicherai?"

"Si." 

"Non è il mio genere, ma ha delle qualità che ho apprezzato volentieri."

Emma credeva che quella fosse la pura verità. Nelle sue parole non riuscì a trovare nessuna traccia che le confermasse il contrario. Inevitabilmente si incupì.

Regina non riuscì a non sentirsi mortificata, e contemporaneamente appagata da quel silenzio, che le riuscì a regalare più conferme di quanto le loro conversazioni facessero.

"Vorresti i dettagli?"

La provocò.

"Nemmeno morta. Pensavo volessi un lieto fine non qualcuno che ti riscaldasse il letto."

"Avevi detto che non mi avresti giudicato, eppure lo stai facendo."

Le fece notare Regina.

"Non giudico, è solamente la mia opinione."

"Perché sei arrabbiata?"

"Perché non vorrei che ti accontentassi."

"Forse dovremmo accantonare quest'argomento, e parlare d'altro."

Sfiorarono diversi argomenti, la maggior parte banali, finché Emma non le fece un'ultima domanda

"Lo rivedraioppure la volta scorsa è stata l'ultima?"

Regina scelse di interrompere quel supplizio, sia a causa della stanchezza causata dallo stress del viaggio, e sia perché vederla triste la urtava più di quanto non volesse.

"No"

"Quindi non è stato un granché?"

"Era mercoledì Emma."

"Cosa?"

"L'appuntamento."

La confusione di Emma era insolita, solitamente non le sfuggiva nulla eppure sembrava che avesse perso quella lucidità che solitamente la contraddistingueva.

"Regina sono confusa, e stanca. Non riuscirei a seguirti nemmeno se lo volessi."

"Emma qual'è il coprifuoco di Henry quando dorme da te?"

Solitamente rientrava alle due, ma questo era un loro segreto, finché lo sguardo di Regina non la incitò a dirle la verità.

"Due."

"Due? Sei un irresponsabile Emma."

"Non deviare la conversazione sono due argomenti diversi l'uno dall'altro. Potresti dirmi perché questo dovrebbe essere collegato al tuo appuntamento?"

"Sei lo sceriffo Emma, e questo prevede che tu debba risolvere i misteri."

"Abbi pietà."

La supplicò Emma.

"Solitamente Henry non rientra più tardi della mezzanotte, ma quella sera è rincasato prima a causa di un litigio con Violet, quindi non eravamo soli. Non sarebbe mai potuto accadere nulla, tranne il bacio che ci siamo dati sul portico."

Pensò che quel bacio fosse l'ultimo dei problemi, però inconsciamente era gelosa. Avrebbe voluto baciarla lei, una volta e un'altra ancora.

Le fece probabilmente l'ultima domanda della serata, forse quella più importante.

"Non è successo nulla perché non eravate soli, oppure per qualche altro motivo?"

Incrociò le dita, sperando nella seconda ipotesi.

"Non voglio più accontentarmi Emma, sarebbe semplice, ma non potrei nemmeno se lo volessi."

"Perché?"

"Perché se ricadessi nel mio vecchio stile di vita, deluderei me stessa, e Henry, e non potrei mai perdonarmelo."

Il cuore della Salvatrice fu colmo di gioia, e di speranza. Gioia dovuta all'intelligenza di Regina nel non innamorarsi di quel inetto, e di speranza che lei ricambiasse i suoi sentimenti.

"Ritornerai domani?"

"Si. Non vorrei interrompere la tua intervista sulle curiosità del Sindaco, ma potrei crollare a momenti, quindi dovremmo salutarci Emma."

"Buonanotte Regina.

"Buonanotte Principessa."

[Videochiamata Interrotta]

 

~ PoV Emma

 

"Principessa?"

Risentì la dolcezza usata da Regina, e il cuore le si riempì di gioia, finché una sensazione allo stomaco la colpì ricordandole del perché il suo stomaco brontolasse.

Segno che non fosse l'unica ad essere colpita dai morsi della fame, ritrovò Henry a prepararsi una cena improvvisata, che le offrì nello stesso istante in cui si accorse che lei fosse lì. Ricordandosi delle parole di Regina, le sensazioni scaturite dalla loro lite svanirono, e avvolgendolo nella sua stretta, lo ringraziò di essere l'ancora che riuscisse a rendere Regina così diversa, e migliore da quella che conobbe diversi anni prima.

Henry confuso dall'abbraccio di Emma, pensò a cosa avesse potuto renderla così mansueta da farle cambiare umore in un lasso di tempo così breve.

"Quest'abbraccio significa che non sono più in punizione, e che la festa resterà un segreto tra noi?"

Chiese speranzoso.

"Puoi scordartelo"

Felice della piega che avesse preso la serata, Emma diede un bacio sulla guancia a Henry, lasciandolo perplesso e confuso, più di quanto Storybrooke non facesse di solito.

 
  
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