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Autore: Floramoss    19/08/2017    13 recensioni
Harry e il suo tutore alle prese con una prova di cucina..... quale sarà il risultato? Sicuramente con zucchero quanto basta!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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FRAGOLE CON PANNA                                                                               
 
                                                                             Basta un poco di zucchero e la pillola va giù…
 
Harry era rientrato da scuola poco dopo le quattro, come faceva ogni giorno, aveva salutato il suo accompagnatore di turno, una infaticabile quanto petulante signora Weasley, come faceva ogni giorno, aveva tolto giacca e berretto, posato la cartella, sfilato le scarpe e infilato le pantofole, come faceva ogni giorno. Fin qui la ripetitività rituale e consolatoria aveva fatto intendere a Severus che la giornata era trascorsa come la precedente, e come la precedente della precedente. Tutto apparentemente tranquillo nei limiti concessi dalla convivenza con un bimbetto di 8 anni. Seduto alla scrivania del suo studio, il maestro di pozioni correggeva alcuni test proposti agli studenti del 4 anno proprio quel mattino. Non era particolarmente soddisfatto dei risultati, benché fossero i migliori ottenuti in quel primo trimestre. L’umore di conseguenza non era dei più felici: salutò Harry, gli chiese se era andato tutto bene, attese la risposta del bambino pregando che fosse un si, gli disse di aspettarlo in salotto che lo avrebbe raggiunto a breve per il tè poi tornò col naso puntato sulle pergamene magiche, lasciando al solo fuoco e al suo crepitio il privilegio di rompere il silenzio quasi sacro della stanza. Un silenzio che ad un orecchio attento come il suo parve da subito troppo assordante. Normalmente un essere umano di 8 anni è per natura ‘rumoroso’: anche il semplice respirare ne tradisce la presenza, figurarsi dopo 6 ore abbondanti trascorse con altri soggetti di identico calibro all’interno di un recinto dove si sviluppano dinamiche emotive di vario ordine e grado, sacrificate continuamente sull’altare della, sia ben chiaro, ‘sacrosanta’ disciplina. Si può solo sperare che giunga presto la sera a spegnere tanto ardore, oppure augurarsi che le attività diurne siano state di tale intensità da giustificare un black out anticipato sull’ora della buonanotte. Quell’ insolito stonato silenzio finì col rendere Severus sospettoso e paradossalmente incapace di concentrarsi sul suo lavoro. Cosa stava succedendo in salotto?  Che Harry si fosse addormentato sulla scatola di biscotti? O stava macchinando qualcosa? Se il fatto di trattare quotidianamente con mocciosi di tutte le età lo rendesse piuttosto abile nel decifrare i comportamenti del suo protetto, come tutore non si riteneva ancora sufficientemente scaltro. Al di fuori dall’aula sapeva di avere ancora delle riserve, e il rapporto uno a uno talvolta complicava le cose, perché era totalizzante, poteva andare solo in una direzione e non era facile portarlo su un piano solo educativo. Lasciò la sua scrivania evitando di rompere quel silenzio e si affacciò nel soggiorno: il bambino aveva preso in mano un libro e stava seduto nella sua poltrona. Strano, era un comportamento insolito, i libri non erano il suo primo pensiero quando rientrava da scuola.
-Harry cosa è successo? – Il piccolo trasalì. Guardò Severus e il suo sguardo era colpevole. Severus si sentì autorizzato a procedere con l’interrogatorio, sebbene un po' a malincuore perchè rimproverare il figlio di James non gli dava quella soddisfazione che un tempo aveva creduto di poter provare. Però era successo qualcosa e non poteva ignorarlo. Si fece avanti nella stanza finché raggiunse Potter e richiamò di nuovo la sua attenzione perché Harry aveva abbassato nuovamente gli occhi sul libro senza emettere suono.
-Non credo che tu sia in grado di comprendere un libro scritto in gaelico, a meno che non abbia qualche dote di cui nessuno mi ha ancora parlato. E in ogni caso, stai tenendo il libro al contrario. – Harry tentò di giustificarsi, evidentemente colto in fallo:
- Guardavo le figure. -
- Non ricordo illustrazioni su quel volume. E tu sai che conosco la mia biblioteca come le mie tasche. Allora? Vuoi dirmi cosa è successo? – Il mutismo del bambino iniziava ad esasperarlo. Sapeva bene di essere una persona che incuteva soggezione ma aveva detto ad Harry che avrebbe dovuto raccontargli tutto, le cose belle come quelle brutte, anche se a lui sembravano bruttissime, non dovevano esserci segreti perché se volevano vivere insieme questa era una delle regole da rispettare. Nulla doveva andare sottovalutato quando si trattava di Potter. Il dubbio e i timori del passato non erano mai del tutto sepolti, non dopo che l’uomo con gli occhi rossi era apparso nei sogni del bambino.
-Tanto lo so che mi sgridi. –
-Questo lo deciderò io ovviamente. Ma prima devo sapere di che si tratta. – Ancora silenzio, e Severus iniziava a fremere. Ma aveva pian piano imparato a gestire i tempi del bambino e quindi decise di non desistere, senza però entrare a gamba tesa sull’avversario. Prese posto nella sua poltrona, lì di fronte. Accavallò elegantemente la gamba e poggiò le mani in grembo.
-Allora facciamo il gioco del silenzio Potter. Vediamo chi si stanca prima. Se stai pensando che ho i test da correggere e quindi una certa premura, ti ricordo che sono un mago adulto e posso gestire cose del genere in maniere che tu nemmeno immagini, quindi non sarà questo a darmi pena e a mettermi fretta. Tu invece, se non ricordo male visto che oggi è mercoledì, hai un appuntamento per cena. –
-E’ lo stesso, non ci vado da Ron, tanto non ci andrei comunque. – La cosa era più grave del previsto, quindi, se Harry rinunciava con tanta arrendevolezza alla sua serata cinema.
-Credevo che il film di stasera fosse da vedere assolutamente. –
-E’ uno dei preferiti del signor Weasley e Ron dice che ti viene mal di pancia dal ridere. Ma io so che mi metti in castigo e che non lo vedrò, anche se in realtà ne ho visto un pezzo una volta di nascosto quando ero dagli zii e so già come va a finire. -  
Ottimo, dunque c’era un qualcosa di tanto grave da meritare una punizione, un ricordo doloroso della vita con quegli scellerati dei Dursley, una piacevole serata, secondo i parametri altamente discutibili di Arthur, di intrattenimento in stile babbano. Un composto interessante: da bravo pozionista doveva analizzare bene tutti gli elementi a disposizione e stabilire come utilizzarli prima di combinare un disastro. Doveva anzitutto capire dove aveva origine il misterioso fattaccio e di che natura fosse, poi avrebbe deciso se una serata davanti a quella cosa tanto sciocca chiamata televisione fosse opportuna o meno. Harry adorava le serate televisione, perché c’erano la torta di Molly, e lo stare seduti tutti vicini sul tappeto, e i commenti stupidi, e le risate o qualche sobbalzo di paura. Poi Harry si fermava a dormire, perché aveva più senso e il giorno successivo sarebbe andato direttamente a scuola partendo da li. Erano momenti in famiglia, una famiglia vera benché un po' sopra le righe e lontana dalla compostezza di una classica famiglia borghese. Sicuramente migliore della vita in famiglia che Potter aveva sperimentato a Privet Drive, sicuramente più completa e appagante di quella che gli stava offrendo lui.
-Harry lo sai che prima o dopo vengo a saperlo. Quindi questa perdita di tempo è inutile, e io inizio anche a preoccuparmi. – Il tono per nulla minaccioso incoraggiò Potter che silenziosamente scivolò giù dalla poltrona, sparì nella propria stanza per tornare subito dopo, sempre a testa bassa, porgendo a Piton uno dei suoi quaderni. Severus intuì che il problema era quindi di tipo scolastico e questo servì immediatamente a rasserenarlo.
- Hai preso una nota. – disse senza scomporsi. Harry sollevò gli occhi sbalordito. Come aveva fatto a capirlo senza nemmeno avere aperto il quaderno? Severus chiari immediatamente il dubbio.
- Non serve essere dei maghi Potter, credo di avere sufficiente esperienza in questo genere di cose visto che di note ne dispenso ogni giorno. –
- So che ti arrabbi tanto quando metti le note ai tuoi studenti. Bofonchi sempre. E dici “suo padre gli farà vedere i sorci verdi”. Io non voglio vederli i sorci verdi…. Anche se in realtà sono anche un po' curioso…sono verdi per davvero?-  
Severus era quasi tentato di mettersi a sorridere, ma si trattenne per non perdere l’autorevolezza di quel momento. Si mantenne composto.
-E’ un modo di dire Harry. Avanti dammi quel quaderno. – Il mago trovò subito la pagina che cercava, scorse velocemente le righe scritte in una calligrafia minuta e ordinata, non nervosa come la sua, poi alzò gli occhi sul bambino con uno sguardo incredulo.
-Una torta Harry? Qui c’è scritto che non hai svolto il compito assegnato: preparare una torta con panna e fragole. E’ uno scherzo? –
-No era il compito da fare per lunedì scorso. Tutti hanno portato una torta tranne me. –
Severus non riusciva a metabolizzare l’informazione.
-No, scusa Harry, vuoi dire che tutti i tuoi compagni hanno portato una torta con fragole e panna? Ma ti ho iscritto a una scuola primaria o a un corso per pasticceri? Che babbanate sono? -
Harry guardò il suo tutore come si guarda un alieno: non gli Avoca mica detto una cosa strana alla fine, era normale preparare un torta per la scuola, lui preparava intrugli del resto, perché scandalizzarsi tanto? E poi non avevano fatto tutti la stessa cosa, la maestra li avevi divisi in gruppi. A lui era toccata quella torta lì, rosa, anche se avrebbe preferito quella con le palline ripiene di crema e con sopra il cioccolato, che sembrava anche un mucchietto di caccole di capra ma era buonissima e ne avrebbe mangiata a quintali. Non ebbe il tempo di spiegare tutto questo a Severus perché l’uomo guadagnò subito il caminetto e si mise in contatto con Molly Weasley.
-Molly vuoi spiegarmi cosa sta succedendo in quella sottospecie di baraccone da fiera che vi ostinate a chiamare scuola? –
La comparsa della faccia di Severus tra le fiamme della cucina della Tana colse un signor Weasley che prelevava furtivamente della salsa da un calderone fumante aiutandosi con un pezzo di pane.  
-Severus! Ehm…. Manca un po' di sale… -
-Non mi interessa se tua moglie ti fa fare una dieta povera di iodio, mi interessa invece sapere perché i nostri fi… perché Harry invece di imparare a scrivere correttamente in inglese o a risolvere problemi di logica debba passare il tempo a pasticciare con la farina o a sbattere uova nella zuppiera! -  
 - Non ho idea di cosa tu stia parlando. - rispose Arthur con la bocca piena. – Sicuro che non vuoi assaggiare? – Il volto del pozionista iniziava ad assumere le sfumature delle fiamme. Accortosi del rischio imminente di esplosione il signor Weasley chiamò sua moglie.
-Cara, c’è qui Severus, puoi venire? – Molly comparve sulla soglia della cucina intenta a mescolare qualcosa di denso dentro una terrina enorme.
- Oh guarda un po', abbiamo visite. –
-Molly secondo me manca sale. –
-Arthur di sale ce n’è abbastanza, hai la pressione un po' alta e sai che non voglio che pilucchi fuori pasto. Avanti, fuori dalla cucina! – Si era avvicinata al marito e lo aveva sospinto via agitando il mestolo, risoluta senza essere davvero minacciosa, finché Arthur non sparì in salotto dopo aver fatto un cenno di saluto all’ospite inatteso.
-Allora Severus se hai messo in punizione Harry per la nota e sei venuto a dirci che salterà la serata televisione sappi che non metterò becco nelle tue decisioni, lungi da me interferire sebbene possa assicurarti che Harry era molto dispiaciuto e sembrava un cucciolo bastonato. Certo che se mi avessi avvisato che non avevi tempo di aiutarlo a preparare la torta bastava dirlo e lo avrei fatto io volentieri.–
-Come scusa? Avrei dovuto fare cosa? –
-Una torta Severus…sai quella cosa dolce, solitamente farcita e cotta al forno, di cui i bambini vanno pazzi? -
 -So benissimo cos’è una torta e la trovo un’idea assurda! -
-cosa c’è di tanto assurdo in una torta? Forse quella alle fragole non è la più adatta a un bambino, di solito preferiscono creme e cioccolato, ma consolati, a Ronald è capitata la focaccia alle uvette. Le sputa puntualmente…-
Perché quella donna riusciva sempre a far sembrare normali e ovvie cose che non lo erano affatto? Che fosse la sua pluri - testata maternità o un principio di demenza causato dalla promiscuità con le babbanerie coltivate dal marito? Ma no, insomma, i Weasley, pur con tutti i loro limiti erano pur sempre una famiglia di purosangue, sapevano quel che facevano e dicevano…. o no?…. Da quando formulava pensieri tanto lusinghieri verso le teste rosse? si riscosse immediatamente.
-Non ne sapevo nulla di torte e di queste assurdità culinarie piazzate in un curriculum scolastico! Ma in che razza di posto mi avete convinto a iscrivere Potter! –
- Severus fanno semplicemente dei laboratori, una volta la musica, una volta il disegno una volta la cucina. E’ un’arte anche quella sai? E tra tutti quei bambini potrebbe esserci un grande chef. –
- I nostri bambini saranno dei maghi! –
- Dei maghi in cucina, perché no? –
- Per Salazar Molly, Potter ti sembra uno che potrebbe diventare un cuoco? Se siamo fortunati vorrà fare il cercatore nella nazionale o allevare animali pericolosi! –
-E’ ancora un bambino Severus, non mettergli già addosso etichette. Lascialo esplorare.-
A Piton non restò che rinfoderare le armi e tentare la via dell’accondiscendenza.
-Allora, di grazia, spiegami questa cosa della torta perché ancora non l’ho afferrata.-
-Non so perché tendi sempre a farla più difficile di quella che è. I ragazzi avevano da svolgere un compito a casa, come risolvere un problema o imparare a memoria una poesia. Semplice come mescolare la farina di zucca. – e senza mai posare la grande zuppiera che teneva appoggiata al ventre come tenesse in braccio una creatura Molly ci versò dentro un po' d’acqua.
-Il segreto è nel mestolo no? Tu dovresti saperlo meglio di molti altri.-
-Non dire idiozie Molly, io preparo pozioni non budini o salse per arrosti!-
-Oh ma quanta differenza credi che ci sia? Si tratta sempre di dosare, sminuzzare, scaldare, e mescolare….- e Molly diede un altro giro di mestolo guardandolo con aria ammiccante. Lo stava prendendo in giro quella strega, conscia della sua superiorità nel campo.
-Prima che tu inizi a lanciare fiamme col rischio di bruciarmi la cena con tutta la cucina Severus, ti voglio suggerire di leggere la postilla della nota che hanno dato ad Harry.
Postilla? Quale postilla? Doveva aver davvero una faccia da ebete perché Molly sbuffò con aria di rimprovero, sebbene bonario.
-Dovevo immaginarlo che ti saresti fiondato col naso nel camino senza finire di leggere. A volte sai essere così impulsivo Professore…. Se avessi prestato attenzione avresti visto che l’insegnante richiedeva che l’alunno preparasse il dolce insieme ad un adulto, sia per maneggiare in sicurezza gli strumenti del mestiere sia per imparare l’importanza dei ruoli. E a me piace pensare anche per invogliare bambini e genitori a fare qualcosa insieme divertendosi. –
Alla fine di tutto quel discorso Severus aveva ancora addosso la faccia da ebete di prima. Molly alzò, sconfitta, gli occhi al soffitto. – Cavolo, quella ragnatela ieri non c’era, se la vede Ron è fatta…. –
-Molly vuoi dire che avrei dovuto svolgere il compito con Harry? –
-Esattamente Severus. Perché sei così lento stasera! Arthur! Arthur per favore c’è da far traslocare un ragno! –
- Non sapevo nulla della torta, Harry mi ha volutamente lasciato all’oscuro. –
- Forse sa della tua avversione per le “cose dolci” e non ha avuto il coraggio di chiedertelo. E non avendo modo di fare da solo visto che a Hogwarts la cucina non è proprio a portata di mano è andato a scuola senza compiti, da qui la nota per il bambino con la postilla per il genitore poco disponibile. –
- Io… prima di tutto io non sono il genitore di Harry ma –
-Il suo tutore, si lo sappiamo, Arthur grazie tieni la zuppiera e continua a mescolare finché cerco l’ospite abusivo. – Molly lasciò cadere il recipiente fra le braccia del marito appena riapparso e iniziò a perlustrare il soffitto usando la bacchetta come un radar.
-Harry non ha paura di me… ha solo una sana soggezione, quella che un bambino dovrebbe avere verso il suo educatore… sì, per evitare che troppa confidenza finisca col rendere il mio lavoro meno efficace. –
- Nessuno ci crede più che Harry sia solo un lavoro Severus, eccoti qua…. Mi devi un giorno di affitto. – Molly aveva trovato il ragno, lo aveva immobilizzato con un incantesimo di pietrificazione e lo stava facendo uscire dolcemente dalla finestra.
- Non si uccidono i ragni, porta sfortuna… Arthur puoi continuare tu? Vado a vedere il bucato. Severus se hai bisogno della cucina per preparare la torta chiedi senza troppe cerimonie. – Molly lasciò i due uomini soli, Arthur a mescolare una non ben definita massa pastosa, Piton a darsi dello stupido perché in fondo se l’era cercata.
- Lo devi fare, il compito insieme a Harry intendo. Puoi trovarlo divertente sai? L’anno scorso ho dovuto dipingere insieme ai gemelli, quando abbiamo finito c’era colore ovunque fuorché sulle tele ma ne è valsa la pena.-
- Scommetto che Molly non ha pensato la stessa cosa…. –
- Beh sì, abbiamo fatto un disastro di là ma siamo maghi per fortuna, si fa presto a pulire. –
Severus salutò Arthur con la sua zuppiera scuotendo la testa con rassegnazione, o con compassione?, e si ritrovò sulla sua poltrona, di fronte ad un Harry Potter in trepida attesa. Sapeva come comportarsi con lui, più di due anni di convivenza gli erano serviti a capire come muoversi e arrivare allo scopo senza fare più danni di quelli che erano già stati commessi.
-Perché non mi hai detto del compito? Che dovevo aiutarti? Hai davvero così paura di me? Ancora? - Il piccolo abbassò lo sguardo arrossendo un pochino.
-Guardami Harry. – Lo disse con tono di comando ma senza prepotenza. Il bambino allora lo fissò e Severus, come ogni volta che aveva a che fare con quegli occhi, tremò leggermente.
-Voglio il tuo rispetto Potter, non la tua paura. Voglio che tu cresca nel modo più equilibrato possibile, per quanto mi è concesso dalla poca esperienza che ho con i bambini quando non sono in aula. Voglio che tu non ti vergogni di chi sei e che impari a chiedere sempre quando hai bisogno di qualcosa. Voglio che tu mi dica le cose che ti riguardano, da quelle più sciocche a quelle più importanti perché io possa fare la scelta migliore. Per te. Hai capito? –
Potter accennò leggermente ma in realtà non aveva capito esattamente tutto, però aveva capito che il suo tutore non era arrabbiato come temeva e che gli aveva fatto un discorso serio e importante. Lui non aveva più paura da un pezzo ormai, ma quella storia della torta…. Quella storia sapeva che non gli sarebbe piaciuta, Severus aveva sempre un sacco di cose da fare, non avrebbe avuto tempo da perdere dietro ai fornelli con lui.
-E se pensi che ti avrei detto di no, la torta con te non la preparo perché non ho tempo da perdere dietro ai fornelli, beh hai ragione, ma un compito è un compito e io sono anche un insegnante. Non ti nascondo che non sono entusiasta all’idea di preparare un dolce, la trovo tutt’ora un’idea stupida, checché ne dica Molly Weasley. Quindi risponderò a quella postilla, mi scuserò con la tua maestra e domani pomeriggio prepareremo quella torta. E adesso beviamo il nostro tè. –
 
***
Severus aveva deciso di utilizzare le cucine di Hogwarts: di chiedere asilo a Molly e venire pubblicamene umiliato dalla signora Sotuttosuibambiniweasley non ne aveva la benché minima intenzione. Con gli elfi era sicuramente più semplice anche se invadere il loro sacro regno richiedeva diplomazia e nervi saldi. Li assicurò che avrebbe fatto presto. Del resto che ci voleva a preparare una torta? Qualche colpo di bacchetta et voilà, il dolce è servito. Semplice, veloce, indolore. Gli elfi avrebbero dovuto abbandonare la loro roccaforte per un tempo tollerabilissimo. Dopo aver fatto mille raccomandazioni al suo pupillo su cosa non fare e non toccare in quella cucina che somigliava ad una piazza d’armi, il mago e l’apprendista si misero all’opera. Ricetta sottomano, sventolante a mezz’aria dopo un incantesimo di lievitazione, tutto finì in pochi minuti: una torta perfetta girava adesso con vanità davanti ai loro occhi, mostrandosi in tutta la sua rosa golosità. Severus aveva dipinto in volto una espressione di serafico autocompiacimento.
-Fatto Harry, con questa non possono che premiarti. E’ perfetta. Non l’assaggeremo per non rovinarla ma ho seguito le indicazioni alla virgola, non dubito che sia commestibile e oserei anche aggiungere, deliziosa. – Pensò che stava iniziando a parlare come Silente, non aveva mai utilizzato parole come “delizioso” prima di allora. Ma al personale uso improprio del linguaggio ci avrebbe pensato dopo, quello che contava era essersi tolto dai piedi quell’incombenza.
Si voltò quindi verso il bambino sicuro di trovarci stampato il sorriso della soddisfazione. Ma non ce n’era traccia. C’era piuttosto delusione. Era delusione quella che Severus vide passare negli occhi verdi di Potter, sebbene il piccolo si fosse appena lasciato sfuggire un assai poco convinto “sì, molto bella”.
-Potter che cosa non va in questa torta? -  Harry arrossì: mannaggia lo aveva scoperto subito. Con il suo tutore le bugie non funzionavano. O lui era un pessimo bugiardo. Il punto però non era la torta. Quella era bella davvero. Sicuramente anche “deliziosa” (il suo tutore aveva iniziato a parlare come il Preside, se n’era accorto?). Il punto era che lui con quella torta non c’entrava nulla perché non aveva fatto altro se non guardare gli ingredienti rincorrersi magicamente ed entrare nei recipienti e lievitare al suono di un incantesimo. I suoi compagni gli avevano raccontato di essersi divertiti un sacco e che avevano la farina anche in testa e le mani sporche di uovo e i corallini colorati perfino nelle mutande. Avevano impastato e farcito, e sbucciato le mele e sbirciato nel forno fino a vedere la torta gonfiarsi anche se qualcuna non si era gonfiata e qualcuna era esplosa. Lui non voleva essere scortese con Severus, ma proprio non ce la faceva ad esultare.
-Potter cos’è che non va nella torta? Non te lo chiederò una terza volta. –
Cosa dire? Scortesia o meno, Harry optò per la verità, Severus insisteva sempre che la verità è la scelta migliore anche quando può “pungere” un pochino.
-Il compito l’hai fatto tutto tu…. – Piton non batté ciglio. Centrato in pieno. Era tutto così chiaro: una mossa educativa totalmente sbagliata. Il compito richiedeva altro giusto? Richiedeva la collaborazione. Il risultato finale era di secondaria importanza. Arthur era un anno luce avanti a lui con il salotto imbrattato di tempera…. Elaborò in fretta una soluzione: non poteva insegnare a Potter gli incantesimi, era ancora troppo piccolo. Non restava che preparare la torta alla maniera tradizionale, alla maniera babbana benché una parte di s’è continuasse a rifiutare, inorridita, l’idea.
-Porta la torta al Preside.–
-Perché? –
-Perché è buona e qualcuno dovrà pur mangiarla. Albus è goloso, non è un segreto per nessuno.-
-E io cosa porto a scuola? –
- Ne faremo un’altra. Insieme. – Fu come pronunciare la formula della felicità, se ce ne fosse stata una. La faccia di Harry si colorò improvvisamente di una luce talmente genuina che Severus dimenticò ogni malessere sulla sua prossima performance. E mentre Potter spariva con la torta al seguito, con l’ordine perentorio di non svelare ad Albus l’origine di quell’inatteso cadeau, il neo chef provò a spiegare agli elfi che avrebbe avuto bisogno della cucina ancora per qualche tempo, assicurando che tutto sarebbe finito entro l’ora prevista per la preparazione della cena e minacciando fuochi e fiamme, per nulla metaforici, se qualche indiscrezione al riguardo avesse oltrepassato la pesante porta dei sotterranei.
Harry tornò trotterellando portando i ringraziamenti del Preside. Severus gli fece indossare un grembiule, ne indossò uno a sua volta, e si diedero da fare per procurarsi gli ingredienti, rigorosamente senza incantesimi di appello: dopo aver saccheggiato ogni credenza, cassetto e armadio disponibile, alla fine, sul tavolo, corrispondente a quello dei Serpeverde del piano superiore, si potevano contare:  una tortiera di 22 cm. di diametro, farina, zucchero, burro, un uovo, lievito in polvere, latte, panna da montare, fragole e pane secco, sale e limone.
-Harry dobbiamo pesare gli ingredienti. Devo farti vedere come funziona la bilancia. – Harry ascoltava il suo tutore senza perdere una parola, si sentiva così fiero.
-Non è tanto diversa da quella che mi vedi usare in laboratorio, avanti. – Potter si leccò le labbra concentrato e si mise all’opera. Una volta che gli ingredienti furono pesati, sotto stretta sorveglianza del pozionista, Harry grattugiò un po' di pane e la buccia del limone mentre Severus faceva sciogliere il burro in un pentolino.
-Ahia! –
- Stai attento! Lo sapevo che finivi col grattugiarti anche le dita….  – Severus maledì mentalmente il fatto di non poter usare incantesimi, ma vedeva Harry talmente soddisfatto che si ritrovò suo malgrado a sorridere. Era impacciato, aveva dovuto mettergli uno sgabello sotto i piedi, ma osservarlo all’opera era gioia pura.
-Questa è una ferita di guerra. – disse Harry al suo tutore mostrando orgoglioso le dita.
-Non vantarti, la battaglia non è ancora finita soldato. C’è da preparare la tortiera. Tieni, pennella il fondo e i bordi col burro fuso e poi buttaci sopra un po' di pan grattato. -
- Perché? –
-Così la torta non si attacca sul fondo. Almeno me lo auguro. –
La parte più semplice era fatta, adesso veniva il momento delle fruste.  Harry le guardò perplesso, lui si aspettava delle fruste vere, cos’erano quelle specie di bacchette bombate e a strisce?
-Harry chiudi quella bocca se non vuoi che ci finisca dentro qualche insetto. Devi sbattere l’uovo il burro e lo zucchero, devono diventare spumosi. Avanti. –
Ma c’era da rompere l’uovo, e non era ovviamente scontato neppure quello. Severus solitamente non rompeva uova per le pozioni, non per lo meno uova di gallina. Si augurò di non fare una figura da incompetente proprio davanti al suo pupillo.
-Il guscio non serve, quindi dobbiamo romperlo in due in modo da versare il contenuto nella terrina.- Harry eseguì perfettamente, lui non avrebbe potuto fare meglio.
-Tu lo hai già fatto vero? – Il bambino guardò in su strizzando un occhio e annuendo. Certo, come aveva potuto non arrivarci: i Dursley, Harry doveva aver imparato lì, quei sottosviluppati di babbani lo facevano lavorare in cucina per poi servirgli zuppa di cipolle mentre loro si abbuffavano di spezzatino.
-Harry tu non sei totalmente nuovo alle cose di cucina vero? Perché mi rifiuto di credere alla fortuna dei principianti.– Harry lo guardò come se lo avesse scoperto con le mani nella marmellata.
-Dimmi cosa sai fare e ci risparmiamo magari perdite di tempo inutili. -
-La zia mi faceva fare le cose più puzzolenti e noiose che a lei non piacevano, rompere le uova, togliere le cose dentro i pesci o il pollo, pelare le bucce e poi pulire tutto. Le cipolle fanno davvero piangere gli occhi sai Severus? Ma era lei che preparava i pranzetti e le torte…. Anche se io la spiavo….- Le ultime parole le disse sottovoce, sapeva bene che spiare non rientrava tra i comportamenti educati.  Severus sollevò il petto in un respiro profondo.
- Ti sarebbe piaciuto aiutare tua zia in cucina, Potter? –
-Sì. Lei era davvero brava, lo zio Vernon e Dudley mangiavano tanto. –
-Tu non mangiavi con loro? –
-Sì però dovevo aspettare che iniziassero loro e quello che avanzava era per me. –
-E se non ne avanzava? –
-C’era sempre qualcosa che avanzava, le cose che la zia scartava perché secondo lei non erano venute bene. –
Tornarono al lavoro, Severus ne aveva abbastanza e non desiderava per il momento ulteriori pietosi dettagli sulla convivenza con i Dursley che Potter ogni volta svelava con ingenua incoscienza. Aveva colto comunque una morale dal fatto che Harry sapesse pelare cipolle o sviscerare polli: aveva bisogno dell’approvazione di un adulto, di dimostrarsi utile. Da Petunia quello era il modo di dire “io esisto”, benché le corvée in cucina non fossero proprio una sua libera scelta. Questo desiderio di preparare insieme la torta poteva essere indice di mancanza… d’affetto? Stava facendo un buon lavoro con Potter o no? Quanto era cambiato Severus Tobias Piton se si preoccupava di non dare sufficienti attenzioni a un ragazzino. Uno sciame di gocce di una sostanza vischiosa lo colpì improvvisamente al petto. Severus riportò l’attenzione ai lavori in corso: Harry stava energicamente frustando burro, uova e zucchero come gli aveva spiegato per far diventare tutto una cosa soffice e schiumosa ma la situazione gli stava evidentemente sfuggendo di mano.
-Harry fermati o fra un po' il contenuto della terrina sarà dappertutto fuorché dove dovrebbe essere! – Harry si bloccò all’istante ma un ultimo schizzo di impasto finì sul naso del suo tutore. Ci fu un attimo di silenzio assoluto: le fruste erano a riposo, Harry tratteneva il respiro. Poi Severus raccolse con un dito l’impasto e lo assaggiò.
-Ottimo lavoro Potter, adesso dobbiamo aggiungere il latte e la farina. – Harry riprese allegramente il suo compito. Mentre Severus aggiungeva a filo il latte Harry aveva abbandonato definitivamente la frusta e iniziato a mescolare con un bel mestolo di legno. Ogni tanto sbirciava verso Severus, si stava divertendo parecchio e voleva dirglielo ma l’uomo pareva molto concentrato, proprio come quando era nel suo laboratorio. In realtà Severus osservava Harry già da un pezzo e tutto quel lavoro che stavano facendo insieme lo faceva sentire incredibilmente appagato.
-Mescolo io se sei stanco. –
-Un po', mi fa male il braccio. Tu come fai quando mescoli tutto il giorno le pozioni? –
-Sono allenato. E il mio braccio e miei polsi sono il triplo dei tuoi. –
-Qualche volta posso aiutarti in laboratorio? -
-Ci sono pozioni pericolose e ingredienti che non vanno toccati con leggerezza, o non vanno toccati affatto. –
-Ma io sto attento. –
-Infatti mi hai sporcato la giacca prima. –
-Ma non era una cosa velenosa quella. –
-Ci penso va bene? Magari ti faccio preparare qualche ingrediente. Ma niente che puzzi o che sia viscido o che ti faccia vomitare o lacrimare. –
Ad Harry si allargò un sorriso, non aveva colto il sarcasmo del suo tutore rivolto a chi, in realtà, non poteva sentirlo.
-Finisco io di mescolare, tu setacciaci sopra la farina. Devi metterci il sale e il lievito ti ricordi? –
- Devo fare come con la sabbia? –
-Esatto. Le fragole sono pronte? –
-Sissignore, le ho lavate e asciugate piano per non schiacciarle. Posso metterle io sulla torta?
-Prima le devo tagliare a metà. Poi le sistemerai come preferisci. - Finirono di mescolare l’impasto, le maniche della giacca del professore avevano preso una tinta biancastra, in realtà c’era farina un po' ovunque ed Harry era sicuramente da doccia, e pure la cucina ad essere sinceri….  Ma il bambino era talmente entusiasta che Severus catalogò i danni collaterali come dettagli. Il pozionista versò l’impasto nella teglia già pronta e osservò Harry uniformare la superficie con la spatola mentre tagliava le fragole. Harry le scelse una a una per posizionarle sopra in uno schema a raggiera.
-E la panna? –
-Quella ce la mettiamo alla fine, quando la torta è cotta. Controlla la temperatura del forno intanto. – E poiché Harry insisteva per infornare la torta da sé, Piton gli fece indossare i guanti, rimpicciolendoli alla taglia delle mani del bambino per evitare che gli si sfilassero. Harry stazionò davanti al forno per un po' perché voleva vedere la torta crescere.
- Harry fra un po' sarà troppo caldo lì, finirai con l’ammalarti. Ci sarebbe da preparare la panna, che dici? Hai energia per frustare ancora un po'? -
-Sissignore! –
-Guarda che se non monta bene poi non riesci a fare i riccioli sulla torta.  –
-I riccioli? Come dal parrucchiere? –
-Beh non proprio, non userai i bigodini ma la sac a poche. –
Potter fece una smorfia, evidentemente la parola gli suonava nuova.
-E’ quel sacchetto morbido che funziona come un imbuto. Lo riempiamo di panna, poi premi e la panna esce da sotto. Non hai mai visto Petunia usarlo? –
-Oh allora è l’ingozzadudley. –
-Il cosa? -
-Quando la zia preparava la crema e la metteva in quella cosa lì, il sacchetto insomma, Dudley la prendeva di nascosto e si spremeva tutta la crema in bocca. Una volta si stava strozzando e hanno dovuto portarlo all’ospedale. Io allora l’ho chiamata ingozzadudley. -
Severus ghignò: difficilmente si lasciava andare ad esternazioni simili davanti al piccolo ma questa volta poteva permettersi il lusso. Si ricompose subito e recuperò il recipiente e la panna. Li raffreddò con un incantesimo refrigerante, versò la panna e diede le fruste ad Harry per montarla.
-Harry bisogna frustare molto velocemente… vuoi che imbrogliamo un pochino? –
Potter guardò il suo tutore sbarrando gli occhi: voleva davvero imbrogliare?
-Sarà un imbroglio piccolo, in realtà Harry non è neanche un vero imbroglio. I tuoi compagni usano l’elettricità, noi useremo un po' di magia per ottenere lo stesso risultato. Sei pronto? – Il mago incantò le fruste che presero a girare per conto proprio. Il piccolo parve divertito dalla cosa.
-Mi raccomando tienile bene nel contenitore se no finiamo col decorare di panna anche i muri. – Con grande precisione Harry fece il suo dovere. Terminata la cottura,  si apprestò poi all’intervento finale. Come un provetto pasticcere, in piedi sul suo sgabello, la lingua appena sporgente a coprire il labbro superiore,  prese fra le mani la sua ingozzadudley e si sbizzarrì a riempire gli spazi fra le fragole con i riccioli di panna montata. Severus lo lasciò fare, non importava se il lavoro non usciva perfetto, lo scopo era già stato abbondantemente raggiunto. Solo quando la torta giacque trionfante sul tavolo Piton si rese conto però che attorno a loro sembrava fosse passato un troll.
-Harry adesso basta crogiolarsi nell’ottimo risultato raggiunto, trattienilo un po' per domani quando farai il tuo trionfale ingresso in classe… dobbiamo ripulire la cucina o gli elfi ci interdiranno l’uso di questo posto a vita. Anche se spero che i tuoi insegnanti ci diano un taglio alle sperimentazioni educative tra i fornelli. –
Harry intanto aveva spostato l’attenzione sulla terrina dove avevano preparato l’impasto. Ne era rimasto ancora un po', sul fondo e sulle pareti. Intinse il dito e assaggiò.
-E’ buona sai? – Severus posò la bacchetta già pronta agli ordini e si avvicinò al tavolo.
-Assaggiala! – E Harry allungò un dito impiastricciato verso il suo tutore. Severus esitò… avrebbe dovuto dirgli almeno di usare il mestolo… ma la spontaneità di Harry era talmente contagiosa…. Assaggiò l’impasto direttamente dal dito impiastricciato e sì, era davvero buona. E fatta senza magia, solo con le loro mani (la panna montata sarebbe stata l’unica eccezione ma l’aveva debitamente già giustificata). Finirono insieme di ripulire la terrina, senza mestoli, usando le dita. E Piton finì con pulire senza bacchetta anche tutto il resto. Lavarono i recipienti e riposero tutto al proprio posto, ripulirono i piani da lavoro, spazzarono il pavimento da farina polveri varie e misero la torta nella ghiacciaia, rigorosamente accompagnata da un cartello urticante con scritto GUAI A CHI TOCCA. Tutto entro l’orario previsto dagli Elfi per dare il via alle operazioni di rito per la preparazione della cena.   
 
***
Severus e Harry sedevano davanti al camino, ognuno col proprio libro. Si erano lavati, avevano cenato ma le mani di entrambi odoravano ancora di zucchero.
-E’ stata proprio una bella giornata sai Severus? Non vedo l’ora di raccontarlo ai miei compagni. –
-Evita per favore descrizioni della cucina, perché faresti insorgere inequivocabilmente dei dubbi sulla tua abitazione….. Harry nessuno a Londra ha una cucina grande come quattro appartamenti se non chi abita a Buckingam Palace. –
- Oh, giusto…. È davvero una cucina gigante…. Perché qualche volta non ci facciamo da mangiare da soli? Io e te? –
- Harry sai che ho poco tempo, ci manca anche che mi metta a spignattare quando c’è già chi lo fa per noi. –
- Ma solo qualche volta…. A te non è piaciuto oggi? -
Sì che gli era piaciuto… e doveva pure ammettere che Arthur aveva avuto ragione. Che quei maledetti insegnanti babbani avevano avuto ragione…. Odiava dover dare ragione a tanta gente. Sbuffò.
-Va bene, qualche volta, ma ascoltami attentamente, qualche rara volta in cui io avrò meno compiti da preparare e tu meno compiti da fare ci facciamo prestare la cucina. –
-E prepariamo le patatine fritte. –
-Qualcosa di più sano? –
-Il pollo fritto con le ciambelle? Se vuoi ci mettiamo anche un po' di carote…..-
Severus scosse il capo. Ma le ombre create dal fuoco del camino nascosero un sorriso di perfetta beatitudine.
-Ci penseremo al momento. Ti chiedo una cortesia per domani però Harry.-
-Sì lo so non devo dire che la cucina è così grande. –
-Portami a casa una fetta della nostra torta. Anzi due, così ce le mangiamo dopocena…-
..................
 
NDA: lo so, torno dopo tanto. troppo tempo ma l’unica scusa che posso accampare è la pigrizia… e forse un po’ il calo di ispirazione. Mi auguro possiate comunque trovare gradevole questo nuovo capitolo della mia raccolta che mi piacerebbe intitolare “Storie segrete di Hogwarts”. Come forse ho già accennato in occasione di precedenti pubblicazioni, l’ordine in cui le os compaiono non è cronologico per quanto riguarda i fatti narrati benchè compresi tutti nel periodo di età di Harry che va dai 6 ai 10 anni. Un caro saluti a chi mi leggerà.
  
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