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Autore: SophLandd    19/08/2017    1 recensioni
«Mi sei mancato.» Le parole gli escono senza preavviso, e si sorprende lui stesso.
L'ha detto in un sussurro, ma abbastanza forte da essere sentito.
Alza lo sguardo verso il ragazzino, notando come gli occhi di lui sembrino così persi e lucidi.
Ma è solo un secondo, perchè poi tornano freddi come prima.
Freddi come la morte.
«Non ti avrei mai ucciso.» Sospira l'umano, per poi uscire una volta per tutte dal loft. Derek resta in silenzio a guardare la porta, dando un pugno al tavolo di fianco.
\ Capitolo 4.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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"I missed you more than I thought I would."

Stiles non aveva faticato affatto nel trovare Peter. Dopo la chiacchierata con Malia, essendosi già più che arrabbiato, aveva pensato di diventare più forte, così da poter venire considerato allo stesso livello degli altri. Non voleva più essere un peso, il solito ragazzino indifeso.

E, nonostante avesse mostrato di essere diventato molto più forte e di poter tenere testa ad un licantropo, a nessuno sembrava importare. 
In quanto mortale veniva considerato sempre allo stesso modo. 
E Stiles si era stancato.

Così aveva chiesto a Malia delle informazioni su suo padre, spacciando il tutto per semplice curiosità. 
E così aveva saputo che Peter era tornato in circolazione, e che viveva in un lussuoso appartamento a Beacon, oltre ad averne altri sparsi per l'America. La fortuna volle proprio che Peter fosse in città in quel periodo, così Stiles si decise ad andare a trovarlo, subito dopo aver beccato il Branco alla riunione senza di lui. 
Non poteva chiedere il morso a Scott, non l'avrebbe mai ottenuto da lui.
Così gli restava solo Peter, il quale è tornato Alpha da poco più di un anno.

L'Alpha guarda il ragazzino con evidente stupore. Stiles, con la sua espressione seria, gli fa capire che non sta affatto scherzando.

«Quindi vorresti il morso?» Chiede Peter, per assicurarsi che l'umano non abbia sparato una cavolata. 
Gli occhi color ghiaccio del licantropo lo scrutano attentamente, come per studiare ogni sua mossa.

«Sì.» Conferma il ragazzino, incrociando le braccia al petto.
Sa che Peter può ascoltare i suoi battiti, per capire che non sta mentendo.

«Lo sai che potrebbe ucciderti?» Domanda ancora l'Alpha, restando seduto sulla poltrona.

«Non sono più debole come una volta.» Gli fa notare il ragazzino, e il licantropo per qualche secondo annuisce, guardandolo con leggero sguardo malizioso. 
Già, ha notato bene che l'umano è cambiato, dall'ultima volta. 
Molto bene.

«Quindi?» Diventa impaziente Stiles, prendendo le sue parole come un assenso. L'Alpha sembra rifletterci attentamente.

«No.»

Stiles pensa di aver capito male.

«Cosa, scusa?»

"No." Risponde fermamente Peter, e a quel punto Stiles comincia ad alterarsi, allargando le braccia.

«Perchè no?! Vuoi qualcosa in cambio?» Esclama, non capendo come mai l'Alpha si tiri indietro davanti ad una proposta simile. Alla fine era stato Peter stesso, qualche anno prima, a chiedergli se voleva il morso. 
E adesso cosa cambiava?
Se voleva qualcosa in cambio, lo dicesse subito.

«Mio nipote mi ucciderebbe.» Sospira il licantropo, mentre il ragazzino lo guarda perplesso. E adesso perchè mette in mezzo l'ex Alpha?

«Perchè Derek dovrebbe ucciderti?»

«Un anno prima della sua partenza, Derek scoprì che ti avevo fatto quella proposta, e giuro che non l'ho mai visto così incazzato, anche se in fondo non posso dargli torto.» Borbotta Peter, mentre Stiles continua a non capirci un granchè.

«Perchè non dovrei essere morso?»

Peter lo guarda come se fosse più che ovvio.

«Pensi sia così facile essere come noi, Stiles? Lo vedi da solo, tutto quello che devono affrontare ogni giorno i tuoi amici! Ogni volta che si presenta un pericolo si devono prendere innumerevoli responsabilità, e possono morire ogni volta!»Si spiega Peter, più che convinto di avere ragione.

«E io rischio di morire ogni giorno di più, restado umano!» Ribatte Stiles. Peter scuote la testa, come se il ragazzino non ci potesse arrivare da solo. Eppure è così intelligente.

«Quando finirai il college, Stiles, te ne andrai sicuramente da qui. 
Molto probabilmente le strade fra te e i tuoi amici si divideranno, e potrai avere un'esistenza normale, come tutte le persone. Invece, loro? 
Dovranno convivere sempre con il fatto di essere dei licantropi, Stiles! 
E non saranno mai al sicuro, in nessun posto. Fidati, Stiles, è così.
È questo che vuoi? Rinunciare ad una vita normale, tranquilla? Rinunciare alla tua umanità?» Stiles dischiude la bocca alle parole dell'Alpha, non ricordandosi affatto che Peter fosse così saggio. Dio, tutte le sue parole sembrano avere un fottuto senso.

«E tu?» Osa chiedere Stiles, intuendo che il licantropo parli anche per esperienza personale. 
Peter lo guarda negli occhi.

«Io? Io sono costretto sempre a stare all'allerta, Stiles. Sono stato per un periodo a New York, e, nonostante sembri una città senza creature sovrannaturali, non è così. 
Ci sono sempre licantropi o altri che cercano di avere la supremazia sulle altre creature. E sai cos'altro? 
Ho trentacinque anni, Dio, e non so neanche se riuscirò mai a trovare qualcuno. O almeno qualcuno umano, perchè trovalo qualcuno che non scappi via di fronte alla tua natura! 
Che non ti etichetti come mostro!» Finisce di sfogarsi Peter, mentre il ragazzino si siede sul divano di fronte alla poltrona.

«È che a volte mi sembra di essere completamente inutile.» Mormora Stiles, chiudendo le mani a pugno.

«Tu hai questo, Stiles.» Fa Peter, indicandosi la testa. «Hai un cervello eccezionale. Non eri tu che facevi sempre i piani, Stiles? Un umano serve sempre in un Branco.»

Stiles annuisce lentamente.

«E se mi volessi mettere con un licantropo? Insomma, non sarebbe la stessa identica cosa?» Chiede allora.
Peter intuisce subito di chi stia parlando, ma non lo dà a vedere.

«No, Stiles. A quel punto attirereste molti più licantropi, e poi è diverso. 
Sai cos'é la soulmate, vero?» Chiede Peter, mentre il ragazzino annuisce.

«Sì, l'anima gemella del lupo. E in questo caso ce l'avete anche voi licantropi.»

«Già, e se un umano è destinato ad essere la soulmate di un licantropo...allora non c'è nulla da fare. È qualcosa per sempre, ma questo non significa che ti devi ritrovare ad essere costretto a perdere la tua umanità. Se la parte del lupo sceglie un umano, Stiles, lo fa perchè lo vuole così com'è. Umanità compresa, e toglierla potrebbe poi diventare un problema. Il lupo potrebbe arrivare a rifiutare la sua stessa soulmate.» Spiega l'Alpha, mentre il ragazzino ascolta in silenzio.

«Grazie, Peter, davvero.
Cos'hai fatto questi due anni?" 
Cambia poi discorso il ragazzino, mentre il licantropo si alze, per andare a preparare due camomille.

«Sono stato un po' in giro, sai, se non visito il mondo ora, quando? E tu invece, Stiles? Sei cresciuto davvero bene, e se non fosse per Derek ti avrei già portato a letto.» Ammette l'Alpha, come al solito senza alcun tipo di imbarazzo o pudore. Stiles boccheggia. Peter è un bell'uomo, davvero, ma forse Stiles si dovrebbe dare dei limiti sull'età. Già Derek è sette anni più grande di lui.

«Peter!! E poi cosa centra Derek?» Esclama il ragazzino, lievemente divertito, mentre il licantropo gli porta la sua camomilla, alzando un sopracciglio.

«Andiamo, Stiles, se solo ti sfiorassi con un dito mi farebbe morire di nuovo.» Alza gli occhi al cielo l'Alpha, mentre Stiles abbassa il capo. 
Dubita che a Derek interessi qualcosa, se Peter ci provasse con lui. 
Perché dovrebbe? 
Alla fine se n'è andato con quella mercenaria. Poteva benissimo scegliere lui, e non l'ha fatto.

«Come fai a dire questo?» Sussurra il ragazzino.

«Ho visto il modo in cui tu lo guardi, e il modo in cui lui guarda te.» Fa spallucce, come se fosse abbastanza evidente. Stiles resta in silenzio, quando Peter alza la camomilla in alto.

«Allora, brindiamo all'umanità!» Esclama l'Alpha, mentre Stiles lo imita. Eppure lui spesso non si sente affatto dotato di umanità. Non più.

•••

Derek è tornato a casa, volendo tutti gli altri del Branco andare a letto, anche se lui non si ritrova affatto stanco. 
Non almeno dopo quello che è successo. Dalla riunione non hanno ricavato nulla, soprattutto perchè l'arrivo di Stiles li aveva sconvolti tutti. Avevano provato a fermarlo, ma il ragazzino era scappato via. 
L'ex Alpha si va a stendere sul letto, nel buio della stanza, fissando il soffitto.

Improvvisamente gli vibra il telefono, e lo afferra immediatamente. 
Chi lo disturba a quest'ora?

"Il tuo ragazzo è qui da me.

Zio Psicopatico."

Derek corruccia lo sguardo, chiedendosi se sia un'altra delle solite cavolate dello zio.

"Sarebbe interessante la cosase solo avessi un ragazzo."

La risposta non tarda ad arrivare.

"Sai bene di chi parloStiles è qui."

Zio Psicopatico."

Derek a quel punto si alza di scatto dal letto, e chiama subito lo zio.

«Pronto?» Fa una voce dall'altro capo, aspettandosi questa chiamata.

«Prima di tutto Stiles non è il mio ragazzo. Seconda cosa, che diavolo ci fa da te??» Esclama l'ex Alpha, più che confuso.

«Se lo dici tu... voleva il morso.» Sgancia la bomba lo zio, e Derek ammutolisce qualche secondo.

«Il morso? Stai scherzando?»

«No, nipote caro, e credo sia per qualcosa che è successo con il Branco, o sbaglio?» Prova ad indovinare lo zio, avendo percepito fin da subito l'umore nero del ragazzino. Derek si porta una mano sul volto, dovendo immaginare che Stiles avrebbe fatto una cazzata delle sue. Peccato che ha frainteso tutto: non lo avevano invitato non perchè fosse un peso o inutile, ma proprio perchè non sarebbe stato d'aiuto, visto che un anno l'ha passato in accademia. E non volevano fargli perdere del tempo.

«Dove sta adesso?» Ringhia Derek, afferrando la giacca di pelle e le chiavi della Camaro.

«Tranquillo, nipote, non l'ho toccato neanche con un dito. Abbiamo conversato un pò del più e del meno, quando poi si è addormentato sul divano.» Lo tranquillizza lo zio.

«Si... si è comportato normalmente con te? Insomma, non ti ha urlato contro o altro?» Osa chiedere Derek. Lo zio sembra sorpreso dalla domanda.

«No, abbiamo parlato con tranquillità. Non che mostrasse felicità o altro, ma sicuramente non mi ha gridato addosso... perchè?»

«Niente.» Sospira Derek, chiudendo la chiamata. Allora sembra proprio che solo a lui debbano riservarsi certi comportamenti di Stiles. 
Sembra che il ragazzino ce l'abbia unicamente con lui, o almeno più con l'ex Alpha che con gli altri.

•••

Peter fa entrare il nipote in casa, conducendolo in salone. 
Derek si dirige subito verso il divano, osservando uno Stiles dormiente. 
Il ragazzino sembra stranamente tranquillo, in pace con se stesso. 
Derek si perde un attimo nell'osservarlo, riconoscendo in lui lo stesso Stiles di una volta.

«Tutto tuo.» Parla Peter, andandosene poi a letto. Derek capisce che il ragazzino non può stare lì, e che deve riportarlo a casa. 
Così lo solleva delicatamente tra le braccia, come se Stiles si potesse rompere da un momento all'altro. 
Poi Derek esce di casa, faticando non poco per le scale, e adagia l'umano nella Camaro, mettendola subito in moto.

Adesso deve solo riuscire a farlo entrare in casa senza che lo Sceriffo se ne accorga, sperando che la finestra della sua stanza sia aperta. 
Così parcheggia la Camaro poco lontano, e riprende il ragazzino in braccio, cercando di posizionarsi bene sotto la finestra, che per fortuna è spalancata.

Le luci della casa sono spente, e Derek spera solo che Noah stia dormendo, così che non si accorga nulla. 
Altrimenti Derek non saprebbe cosa inventarsi. Il licantropo allora prende un grande balzo, ritrovandosi in poco tempo dentro la stanza del ragazzino. Accende la debole luce del comodino, posando Stiles sul letto, e guardandosi intorno. Dio, è totalmente diversa da come se la ricordasse. 
È molto vuota, senza alcun poster o foto con i suoi amici. Una volta la stanza era più vivace, come forse lo era lo stesso Stiles.

Poi Derek nota un foglio sulla scrivania, e si avvicina per leggerlo.

"Stiquesta notte sono fuori per lavoroRientro domani pomeriggio.

Papà."

Derek sospira di sollievo, con la sicurezza di non essere scoperto. 
Poi si avvicina al letto, coprendo Stiles con le coperte, e si ferma un attimo ad osservarlo. I suoi lineamenti sembrano essere tornati delicati come una volta, e il suo nasino è sempre all'insù. 
I suoi capelli sono invece più corti, che ricadono in parte sulla fronte. 
D'un tratto il ragazzino apre leggermente gli occhi, guardando l'ex Alpha. Il suo sguardo non sembra più quello freddo e distaccato di sempre.

«Derek...derek...» Mormora. 
Il licantropo gli si avvicina. 
Sbaglio o l'ha chiamato?

«Sono io, Stiles.» Conferma.

«Non... non andartene...» Mormora il ragazzino, pensando di essere in un altro dei suoi incubi. 
Uno di quelli in cui l'ex Alpha se ne va e lui non riesce a fermarlo. 
Derek trasalisce.

«Io...»

«Resta, per favore...» Lo implora Stiles, in un sussurro.

«Non ho intenzione di lasciarti, Stiles.» Decide poi Derek, visto che sa che poi con il ragazzino dovrà parlarci il giorno dopo, per chiarire cosa diavolo pensasse di fare, e tanto lo Sceriffo non ci sará. Ovviamente tutto prima che lui vada a scuola.

Allora Stiles increspa le labbra in un sorriso, e Derek si ritrova costretto a girare la testa da un'altra parte. 
Era da troppo che non lo vedeva sorridere, e in questo momento la somiglianza, con il ragazzino che conosceva una volta, è spaventosa. 
Gli fa realizzare quanto in realtà gli fosse mancato, quanto lo Stiles di ogni giorno sia solo una brutta copia del vero lui. E la consapevolezza di ciò fa male, davvero tanto.

   
 
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