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Autore: Lamy_    20/08/2017    1 recensioni
L’ibrido che possiede il Fuoco Rosso, la stessa che è stata bandita dalla comunità di Nephilim, ridotta ad una emarginata, e che cerca a tutti i costi di condurre una vita normale, è pronta a tornare in azione. Uno spietato assassino sta mietendo vittime, pertanto è necessario un intervento tempestivo per porre fino agli omicidi. Il Console ha bisogno di un team che si muova nell’ombra, che non abbia scrupoli a infrangere le regole, e soprattutto che risolva l’emergenza. Astrea Monteverde è la persona adatta alla missione.
Ma, tra una relazione da portare avanti ed un gruppo di ragazzini a cui badare, deve tenere a mente una cosa: il suo peggior nemico le sta dando la caccia e non ci impiegherà molto a trovarla.
Nuovi incontri, nuovi amori, nuovi tradimenti e incantesimi animano un’avventura tutta da scoprire.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Rafael Lightwood-Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO QUARTO: L’INCUBO DELLE TRE REGINE.
 
 
Alle sei del mattino Astrea stava già facendo colazione. Dopo essere tornati dalla festa di Viktor, aveva impiegato un paio d'ore per togliere i residui di sangue dai capelli e dalla pelle, mentre gli abiti erano irrecuperabili e li aveva dovuti gettare. Tanisha era stata sistemata, ancora sotto effetto della polvere fatata, nella cuccetta accanto a quella di Glenys, e Nikolai aveva occupato un divanetto della sala giorno perchè il suo rumoroso russare disturbava il riposo degli altri. Sally aveva deciso di dormire, per quelle poche ore dopo l'alba in cui dormiva, nella saletta notte in cui una brandina spoglia faceva da arredamento. La stanzetta matrimoniale, ossia un letto a due piazze e un comodino, era stata lasciata ad Astrea e a Raphael.
"Già sveglia?"
Nikolai si sedette al tavolino e si passò una mano tra i capelli scompigliandoli. Astrea gli passò una tazza di latte che lui accettò volentieri.
"Sì, non ho dormito molto. Come mai sei in piedi a quest'ora?"
"Mi sveglio sempre all'alba per annaffiare le piante di mia madre, e poi vado a fare visita alla tomba di mio padre."
Astrea si ritrovò nel ragazzo, comprendeva il dolore per la perdita, la sensazione costante di abbandono. Lei, al contrario di lui, allontanava il ricordo dei suoi genitori e continuava imperterrita le sue giornate per evitare che il dolore e la rabbia la consumassero.
"Nik, mi dispiace. Mi dispiace per averti strappato da tua madre e dalla tua vita da studente. Quando sarà tutto finito, ti prometto che tornerai a casa tua e dimenticherai tutto questo."
Nikolai sorseggiò il latte, i grandi occhi blu in netto contrasto col pallore del suo viso. Le ricordava Alec, sia nell'aspetto sia nel carattere. Quante cose erano cambiate tra lei e Alec, e a pensarci bene non avevano mai affrontato la questione nel modo giusto.
"Voglio solo tornare da mia madre, il resto poco mi importa. Senti, ma tu non eri stata derunizzata?"
Astrea fece un mezzo sorriso aspettandosi quella domanda da un momento all’altro.
“Beh, è vero che sono stata bandita dalla comunità dei Cacciatori, mi hanno sequestrato le armi, lo stilo, la strega-luce e anche l’Istituto, ma in fondo resto una figlia di Raziel e non ho commesso alcun reato per cui meriti la derunizzazione. Diciamo che mi hanno soltanto allontanata perché un Nephilim con le abilità magiche di un Nascosto fa paura e va tenuto a debita distanza. Le rune che scompaiono sono soggette ad un incantesimo che semplicemente le copre, ma restano comunque sotto pelle.”
Il giovane licantropo sembrò dispiacersi per la malasorte toccata a quella ragazza minuta e dai grandi occhi nocciola che celavano una profonda tristezza.
"La seduta per il gruppo degli alcolisti anonimi è finita?" esordì Sally, solo una camicia da notte a coprirla e i capelli perfettamente legati in una coda alta.
"Disse la vampira con una cotta per la fata stramba." ribatté Nikolai con un'alzata di spalle. Sally spalancò gli occhi, di certo non si aspettava quella reazione. Astrea ghignò.
"Abbassa la voce, stupido cagnaccio!"
"Quindi è vero?" disse Astrea con un finto stupore. Sally la spinse per farsi spazio e sedersi.
"Glenys mi piace come piace a tutti voi, niente di più."
"E' come dire che a me piace Astrea come piace a Raphael. Sei ridicola." la rimproverò Nikolai ridendo.
"Va bene, idioti. Mi piace Glenys. Adesso non ne parliamo più. E tu, cagnaccio, non dirlo a nessuno o ti raso il pelo."
"Bocca cucita!"
Sally rubò la tazza di Astrea e mandò giù un sorso di latte e caffè. Notò che la Nephilim era già vestita, indossava un paio di jeans e una maglia a maniche corte verde militare (faceva ancora abbastanza caldo per essere metà settembre), ed era scalza. Come al solito, i capelli scuri erano tenuti indietro da un fermaglio e il suo viso non registrava  macchie di trucco.
"Hai finito di fissarmi? Sei inquietante, Sally!"
La vampira distolse lo sguardo e le fece la linguaccia.
"Avete qualche indizio? Chi credete sia l'assassino?" chiese Nikolai, guardando prima Sally e poi Astrea. Quest'ultima scosse la testa.
"Immaginiamo possa essere un mondano, forse con la Vista. Non crediamo possa essere un vampiro perchè il cuore è stato strappato da mano inesperta e lo indicano i bordi frastagliati; lo stesso vale per un Nephilim e per qualsiasi altro Nascosto, perchè sicuramente sarebbero stati più precisi e metodici. In questi omicidi nulla è metodico, ma neanche lasciato al caso."
"Lo avrebbero potuto fare per depistare le indagini." rifletté Sally. Astrea scosse di nuovo la testa.
"No. Tutto fa pensare che l'assassino voglia lasciare un messaggio a qualcuno, ed è sicuro che questo qualcuno lo stia ascoltando. Potrebbe trattarsi di vendetta. Sono omicidi ben pianificati, anche troppo, per trattarsi di un semplice killer. Sta inviando dei segnali mettendo in scena questo teatrino.”
"Ha ucciso un membro di ogni razza, e questo vuol dire che ci sta dicendo che è lui ad avere il controllo. In questo modo ci sta guidando verso la verità, come se volesse essere scoperto." disse Nikolai, gli occhi azzurri fissi sulle mani, la bocca contratta in una smorfia di riflessione.
"Ammettendo che voi abbiate ragione, qual è il messaggio che sta lanciando e qual è il prossimo pezzo del puzzle?" chiese Sally, la curiosità aveva catturato anche lei. Astrea si portò le ginocchia al petto e poggiò la testa su di esse. L’anello di famiglia e quello di pietra azzurra erano freddi contro la guancia.
"Non possiamo neanche esaminare i corpi, dal momento che i Centurioni hanno seppellito tutto nella Città di Ossa. E il cadavere del vampiro non ci è stato molto d'aiuto. Dovremmo pensare a cosa possa collegare le vittime tra di loro, o cercare nella storia di ognuno un evento particolare che abbia innescato questa serie di omicidi."
"Credi che abbiano fatto qualcosa di male?" azzardò il licantropo, al che Astrea annuì.
"L'assassino potrebbe ritenerli responsabili di qualche malefatta per cui dovevano pagare con la morte."
"Non potrebbe trattarsi di magia incanalativa? Magari qualcuno ha bisogno di acquisire poteri magici attraverso il sacrificio di queste vittime." fece Sally, i capelli color platino erano in opposizione all'ombra che baciava la sua figura al riparo dal sole.
"Magnus ha ipotizzato la stessa cosa, ma non ci sono attività magiche sulle cartine. Forse si sta preparando, e la preparazione richiede tempo, quindi la magia potrebbe attivarsi più in là." disse Astrea con un'alzata di spalle.
"Almeno possiamo escludere tutti i membri del Mondo Invisibile!" esclamò Nikolai con un sorriso. Sally inclinò la testa e lo osservò per qualche istante, poi sospirò.
"Sai quanti mondani esistono al mondo? Potrebbe essere chiunque."
"Non è chiunque, è chi conosce il nostro mondo."
"Astrea!"
Glenys, ancora in tenuta da notte, con i capelli legati in lunghe trecce e senza trucco, corse lungo il corridoio principale del jet per raggiungere la cucina. Aveva il viso arrossato, le guance gonfie e respirava a fatica. Astrea scattò in piedi rapita da un brutto presentimento.
"Che succede?"
"Raphael non sta bene."
Astrea non diede peso al fatto che la fata per la prima volta si fosse riferita a loro senza convenevoli, e rimase interdetta a quelle parole. Sally le posò una mano sulla spalla per svegliarla dallo stato di trance.
"Cosa vuol dire che non sta bene?"
Veloce e abile come una Cacciatrice, Astrea andò a passo svelto nella sua camera da letto. Raphael non stava bene per davvero: era pallido, sudava freddo, i capelli gli si appiccicavano sulla fronte, si muoveva come afflitto dalle convulsioni. Aveva gli occhi chiusi, ma continuava a ripetere un nome: Guadalupe, il nome di sua madre. Astrea salì sul letto e prese a scrollarlo per farlo svegliare, eppure lui continuava con la sua cantilena. Al tatto era bollente come se avesse la febbre a quaranta.
"Che gli prende?" mormorò Nikolai a Glenys, ancora frastornata dal terribile risveglio. Sally si avvicinò al suo amico e gli toccò la gola, controllò che il cuore battesse e che il sangue scorresse.
"Che facciamo?" Astrea era sotto shock, gli occhi spalancati e lucidi, le mani sulle spalle del ragazzo.
"Chiamo immediatamente Magnus. Glenys, cerca tra le tue polveri qualcosa che possa aiutarci; Nikolai, tu pensa a Tanisha."
I tre lasciarono la stanza in fretta. Raphael aveva smesso di chiamare sua madre, eppure continuava ad agitarsi come se stesse facendo un brutto sogno da cui non riusciva a riprendersi. Astrea bagnò un asciugamano e gli tamponò la fronte e il collo accaldati, mentre lo cullava perchè si calmasse.
 
 
New York , 1952.
La famiglia Santiago si era da poco trasferita nella grande mela. Un anno prima il capofamiglia, Benito Santiago, aveva lasciato Madrid per emigrare negli Stati Uniti d'America, dove aveva trovato lavoro presso un'industria di gomme per automobili. Da una settimana lo avevano raggiunto sua moglie Guadalupe e i suoi figli, entusiasti di vivere in quella città che apriva loro numerose possibilità. Raphael era il più diffidente della famiglia, sempre sospettoso che qualcosa di brutto potesse accadere, ma era il più gentile e dolce dei ragazzi. Sua madre pensava che da grande sarebbe diventato un uomo eccezionale, migliore di suo padre e dei suoi fratelli.
"Mamma, credi che potrei iscrivermi ai corsi di studi della Facoltà di Legge a settembre?" chiese Raphael, chino sul terzo libro della settimana, mentre sua madre tagliava a piccoli tocchetti le carote. La donna sorrise.
"Oh, mi amor, puede hacer lo que quiera. Sei tanto giovane ed intelligente, ragazzo mio, hai il mondo ai tuoi piedi. Sarei così contenta di avere un figlio avvocato! Immagina la reazione di tua zia Maria, quella vecchia invidiosa, che faccia farebbe, perchè suo figlio è un semplice muratore."
Il ragazzo rise al pensiero di zia Maria e della sua faccia verde di invidia. Il giorno dopo si iscrisse a Legge, e le lezioni sarebbe cominciate una settimana successiva. Raphael pensò che, dopotutto, quella città gli stava portando fortuna. Aveva conosciuto Sylvie, l'amore della sua vita, e adesso si spianava la strada per fare carriera.
 
 
"Hai trovato qualcosa?"
Sally colse Glenys nel momento in cui passava in rassegna le numerose ampolle che aveva portato con se dal convento.
"Ecco!" esclamò la fata con un sorriso. Richiuse il cofanetto e si avvicinò a Sally con due boccette di polvere bianca, una a granelli più grandi e l'altra più piccoli.
"Cosa sono?"
"Queste polveri di fata fanno abbassare la febbre e mantengono costante la temperatura del corpo, evitando che il sangue vada in ebollizione. Lui come sta?"
"Continua a delirare, e Astrea sta provando a tamponargli la fronte con un panno bagnato, ma non sembra sortire effetti. Magnus sarà qui a momenti."
Sally accompagnò Glenys nella camera del 'malato'. La scena era triste: Astrea col viso stravolto e la paura negli occhi sedeva accanto a Raphael e gli stringeva la mano, mentre lui tremava e continuava a sudare.
"Astrea, abbiamo qualcosa. Queste dovrebbero aiutarlo." disse Sally, e Glenys le mostrò le polveri. Attraversò la piccola stanza e, quando Astrea si fu messa da parte, tolse il tappo di sughero e rovesciò entrambe le sostanze sulla fronte di Raphael. La fata pronunciò una frase rituale perchè si manifestasse la magia. Pochi istanti dopo la temperatura era tornata normale, umana, e il sudore diminuiva lasciando traccia nei capelli scuri arricciati e sulle lenzuola. Astrea tornò al suo posto e, recuperato un altro asciugamano, continuò il suo lavoro. Nikolai apparve sulla soglia della porta e fece cenno a Sally di seguirlo, lasciando solo Glenys nella stanza.
"Lo stregone è arrivato." sussurrò il lupo mentre raggiungevano lo spazio giorno. La figura magra di Magnus riempiva l'ambiente, pantaloni neri di pelle, camicia e giacca in seta vinaccio, e un paio di scarpe eleganti. La sua espressione preoccupata era in opposizione al suo abbigliamento.
"Cosa è successo, per Lilith?!"
"Sta calmo, Magnus. Astrea si sta preoccupando per tutti, non abbiamo bisogno di un’altra persona ansiogena. Ti voglio lucido." disse Sally con risolutezza. Magnus si ricompose, ed annuì.
"Ci sono. Ditemi tutto."
 
 
Raphael riprese a farfugliare, ed Astrea balzò sulla sedia per cercare di capire. Non era il nome di sua madre, non stava parlando in spagnolo, era... un altro nome. Stava chiamando Sylvie. Per un attimo un moto di gelosia le oscurò il cuore, ma poi ricordò che lui era in fin di vita e poteva dire di tutto. Il ragazzo strinse le lenzuola continuando a ripetere una sola frase, quasi fosse un ricordo a cui si stesse aggrappando: Sylvie, io ti sposerò. Quando una mano le toccò gentilmente la spalla, Astrea sollevò lo sguardo e vide Magnus. Si abbracciarono.
"Lo sto perdendo di nuovo." mormorò Astrea contro la giacca costosa dello stregone. Magnus la scostò il giusto per poterla guardare negli occhi. Anche Sally, Glenys e Nikolai, che aveva somministrato un'altra dose di sonnifero fatato a Tanisha, si erano riuniti in quella stanza.
"Devo porvi delle domande per capire quale sia la natura di questo malessere." disse Magnus spicciolo, troppo afflitto per parlare.
"Credo si tratti di un incantesimo." esordì Glenys, ora indossava un lungo abito di pizzo rosa e tra i capelli erano intrecciati dei fiocchi di seta. Sally la guardò di traverso.
"Cosa te lo fa pensare?"
"La temperatura corporea non può alzarsi in modo tanto celere, soprattutto in un corpo umano. Inoltre, se non erro, è in preda a delle visioni tipiche di una potente magia." riprese la fata, intimidita da tutti gli occhi puntati su di se. Nikolai, nell'angolo della camera, fu catturato da un dettaglio: la vista sviluppata da licantropo gli permise di intravedere un segno scuro sul palmo della mano di Raphael.
"Dovete dare un'occhiata alla mano di Raphael."
Astrea afferrò la mano di Raphael e controllò il palmo. Una specie di marchio intricato macchiava la sua pelle, erano una serie di linee nere che si univano al centro. Quasi simile ad una runa. Magnus si sporse per vedere e sospirò.
"Che cos'è?" la domanda di Sally diede voce ai pensieri di tutti.
"E' un vecchio incantesimo di magia nera. Raphael è stato maledetto. Questo simbolo sta a significare che la follia oscura ha scelto lui come vittima, si chiama ‘l’incubo delle tre regine’ poiché si è tormentati dalle tre donne che più si ha amato nella vita. I ricordi e le visioni lo condurranno alla morte prima che possa aprire gli occhi un'ultima volta."
 
 
"Io ti amo, Sylvie."
Sylvie, arrivata da Madrid da poche ore, sorrise divertita. Raphael era un ragazzo fantastico, era dolce, galante, sofisticato, colto, e anche ingenuo. Certo, ormai stavano insieme da sei mesi e lui aveva dimostrato in più occasioni il suo affetto ma Sylvie non era pronta ad una relazione seria. Voleva solo divertirsi come tutte le sue amiche, anche se sua madre non avrebbe condiviso.
"E' scorretto dire certe cose dopo aver fatto l'amore." ribatté la francesina ridacchiando.
"Perchè? Io ti amo, e ti amavo anche ieri che non eri qui con me."
"Sei un romanticone, Raphael. La vita non è rose e fiori, è più pietre e pioggia acida."
Raphael depositò un bacio sulla spalla nuda della ragazza, poi un altro sulla guancia, ed un altro ancora sulle labbra.
"Resta con me. Ti prometto che ci saranno solo rose per noi."
Sylvie annuì e gli diede un bacio carico di passione.
"Ti sposerò, Sylvie."
 
 
Astrea aveva lasciato la stanza di Raphael, che incessantemente era afflitto dalle convulsioni e visioni, e si era rifugiata nella piccola cucina. Prese una bottiglietta d'acqua dal frigo e lasciò che la gola secca si sciogliesse. Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime non scendevano, sembravano essersi cristallizzate come aghi nel suo cuore. Sua madre diceva sempre che c'è da preoccuparsi quando non si piange, perchè vuol dire che il dolore è arrivato al culmine, si era cementato nel petto e non voleva uscire fuori. Ed era proprio così per Astrea. Era la terza volta che rischiava di perdere Raphael. Era morto, era tornato umano, ed ora era stato maledetto. Cominciava a credere che fosse lei a portargli sfortuna. A volte pensava che, se due anni prima non si fosse presentata al DuMort, ora lui sarebbe ancora il capo-clan, Stan sarebbe vivo, sarebbe potuto tornare insieme a Sylvie, e soprattutto non sarebbe esposto al costante pericolo di morte. Ancora non capiva perchè Raphael fosse rimasto al suo fianco nonostante tutto. Certo, l'amore rende sopportabile l'insopportabile, ma lei era convinta che anche all'amore ci fosse un limite, che sembrava non esserci per Raphael. Lui era estremamente fedele e credeva che tutto capitasse per una ragione.
"Mi aspettavo di trovarti attaccata ad una bottiglia di birra."
Sally, poggiata contro lo stipite della porta, la guardava con compassione.
"Raphael odia il fatto che io beva, lo sai."
"Raphael non è qui e potrebbe non esserci mai più."
Astrea alzò gli occhi sulla sua migliore amica e inclinò la testa sperando di aver capito male.
"Che hai detto?"
"Oh, avanti, Astrea. Lo sappiamo che Raphael sta per morire. Non c'è soluzione alla morte."
"Magnus e Glenys stanno cercando una cura, tu cosa stai facendo? Stai perdendo tempo invece di salvare il tuo amico." sputò acida Astrea, aveva iniziato a crollare e non si sarebbe fermata.
"Devi fartene una ragione, amica mia. Hai salvato Raphael troppe volte. Ti devi abituare all'idea che lui è umano, potrebbe morire e lasciarti da un momento all'altro. Non resterà al tuo fianco per sempre. Un domani ci saremo solo io, te, Magnus e Max. Raphael, Alec e Rafe saranno solo un lontano ricordo. Niente dura per sempre." l'espressione di Sally si era addolcita, ma quella di Astrea era una maschera di dolore e rabbia.
"Ho fatto di tutto per salvarlo e non lo lascerò morire proprio adesso. Raphael è troppo importante perchè io possa vivere senza di lui. La nostra immortalità è una condanna, Sally, e noi siamo stati condannati all'ergastolo. Sarà un'eterna sofferenza. Io una vita senza Raphael non me la immagino. Non posso farcela se lui se ne va. Lo salverò ogni qualvolta sarà necessario."
Adesso il viso di Astrea era stravolto dalle lacrime che cadevano pesanti come macigni. Il cuore le era esploso, non riusciva più a mantenere la calma. Lei era sempre stata quella superficiale, quella spericolata, quella che non si preoccupa mai, ed invece era fragile, sensibile e si abbandonava alla tristezza troppe volte.
"Hai sfidato la morte, Astrea. E ricorda che tornerà un giorno e vincerà. Una vita per una vita, la morte non risparmia nessuno."
Astrea puntò il dito contro Sally, gli occhi lucidi, la voce tremante, ma ancora tanta voglia di combattere.
"Qui nessuno muore."
 
 
 
Glenys e Magnus si fissarono in silenzio mentre le grida che provenivano dalla cucina si facevano sempre più animate. Sally ed Astrea non litigavano mai, ma in quel momento sembrava che fosse scoppiata una guerra. Raphael si lamentava ancora, alternando brividi, preghiere in spagnolo, e visioni. Nikolai stava consultando un libro di magia che lo stregone gli aveva chiesto di controllare.
"Cosa sta dicendo?" disse Glenys, che accostò l'orecchio al viso di Raphael per capire cosa stesse blaterando. Resterò con te. Stava anche sorridendo.
"Credo si tratti di un ricordo legato ad Astrea. Scopriamolo!"
Magnus tese una mano alla fata, che titubante la strinse, e chiuse le dita attorno al polso di Raphael; era magia comunicativa, con un tocco tutti avrebbero visto quale visione il malato stesse figurando.
 
"Hai finito di lavorare, super capo?"
Raphael stava lavorando da ore chiuso nello studio, quello che un tempo era appartenuto a Carlos Monteverde, ed Astrea aveva pensato di accertarsi che non fosse sommerso dalle cartacce. Il vampiro se ne stava seduto alla scrivania e scarabocchiava su un foglio.
"Non immagini quante rogne mi stanno dando quei maledetti vampiri. Stan non riesce a tenere a bada le lamentele. Guarda!"
Le passò un foglio stropicciato su cui si sovrapponevano diverse calligrafie che avanzavano pretese: lenzuola di seta; nuovi calici; tende più scure; doppia razione di sangue a pranzo.
"Beh, a quanto pare gli abitanti del DuMort sono esigenti." scherzò la Nephilim, al che il vampiro rise.
"Alle volte sanno essere proprio dei bambini, ma non carini, quelli piagnucoloni che strillano capricci!"
"Mi dispiace. Sei lontano dal tuo clan per accontentare me." il tono rammaricato di Astrea costrinse Raphael a staccare gli occhi dal foglio.
"Non dire stupidaggini, por favor. Sono qui perché é dove voglio essere, accanto a te. É complicato gestire il clan a distanza, ma preferisco di gran lunga stare lontano da loro che da te."
"Stan mi odia per questo." ammise la ragazza, poggiata al bordo della scrivania, dando le spalle al Nascosto. Raphael le si avvicinò, silenzioso e felino come suo solito. Le accarezzò dolcemente una guancia. Lei gli sorrise.
"E da quando a te interessa cosa pensa Stan?"
"A me interessa cosa pensi tu, e non cosa pensa quella testa dura. Voglio essere sicura che resterai qui, con me."
"Resterò con te, Astrea. Sempre."
 
 
Era giunta la sera, e le condizioni di Raphael non miglioravano. Erano tutti alla disperata ricerca di una cura. Consultavano libri di magia, leggevano le indicazioni su pozioni e polveri, cercavano nei vecchi manuali di magia nera che Magnus aveva accumulato negli anni. Sally, sebbene vampiro, era stanca e aveva fame, al contrario di Astrea che non si era presa nemmeno una pausa per mangiare. Litigare con la sua migliore amica era stato orrendo, le pesava sul cuore ciò che le aveva detto, ma in fondo lo aveva fatto a fin di bene. Quando ebbe finito di esaminare la lista di pagine che lo stregone le aveva suggerito, si allontanò con la scusa di doversi nutrire.
"Vi state forse nascondendo, myLady?" il sorriso di Glenys fece spuntare un sorriso anche a Sally.
"É la prima volta che io ed Astrea litighiamo. Prima d'ora non era mai successo e adesso sembra che un solco invalicabile ci divida." confessò la bionda, le labbra contornate dal rossetto rosso piegate all'ingiù, le braccia incrociate come a volersi consolare da sola.
"É normale discutere tra amici. Malgrado io non abbia vaste conoscenze in campo poiché ho trascorso la mia vita chiusa in un convento da sola, credo che questi momenti chiariscano quanto importante e solida sia il vostro rapporto. Astrea é sconvolta per ciò che sta capitando al suo amato, e anche voi vi comportereste così in tale circostanza, e tocca a voi comprendere che la sua disperazione é plausibile e giustificata. Non allontanate la vostra amica per uno screzio da poco." la gentilezza e la sincerità di quella parole sorpresero la vampira abituata ad avere e accettare consigli solo dai suoi amici più stretti. Sally osò guardare Glenys, il suo viso decorato da un leggero make-up, i capelli castani ben pettinati, e quel vestito che le conferiva un non so che di principesco.
"Sei bella." disse poi di getto, senza pensare, decisa a godersi quel momento. Glenys arrossì violentemente, si portò una mano sul petto e abbassò gli occhi. Sally le sollevò il mento con delicatezza, quasi fosse una bambola di porcellana, e le sorrise ampiamente.
"Lady Sally, io..."
Ma Glenys non ebbe mai la possibilità di continuare: le sue labbra entrarono in contatto con quelle fredde della vampira dando vita ad un bacio dolce ma intenso. Sally non accennava a volersi staccare e Glenys sperava che non lo facesse. Quello era il suo primo bacio e lo stava dando ad un vampiro, per lo più donna, quando invece doveva essere destinato al marito che sua madre Sive avrebbe scelto per lei. Quando si allontanarono, Sally aveva gli occhi luminosi così come quelli della fata.
"Chiamami solo Sally d'ora in poi."
 
 
 
"Ho trovato qualcosa!" esclamò con eccessiva allegria Nikolai, sventolando in aria un libro massiccio dalla copertina incrostata di muffa. Era trascorsa un'altra ora prima che il licantropo facesse quella uscita, un'ora in cui Sally e Glenys aveva mantenuto un continuo gioco di sguardi, e nella quale Astrea e Magnus si erano dati il cambio per assistere Raphael.
"Fammi vedere." disse lo stregone, e cominciò a leggere la pagina indicatagli da Nikolai.
"Trovato qualcosa di utile?" chiese Astrea con l'ansia che le vibrava in tutto il corpo. Poche ore e Raphael sarebbe morto, questa volta per sempre. Magnus annuì sorridente.
"Qui dice che la follia oscura può essere recisa compensandola. Dobbiamo recuperare gli oggetti legati alle persone che lui ha visto nelle visioni, poi dobbiamo recitare una formula contro la maledizione e ci serve il Fuoco Rosso per evitare che il marchio ricompaia in futuro."
Astrea non si abbandonò al sollievo, anzi sembrava più cupa.
"Le visioni riguardavano sua madre, me e Sylvie. Possiamo usare il crocifisso che Guadalupe donò a suo figlio ed io posso usare qualcosa di mio, ma per Sylvie? Non abbiamo nulla di lei."
"Magia sostitutiva!" disse Glenys indicando Sally. Sul viso di Magnus si accese la speranza, mentre Astrea era ancora scettica.
"Possiamo usare Sally al posto di Sylvie. Dunque, ho bisogno di un recipiente di pietra, di un vostro oggetto caro, e di Raphael. Diamoci una mossa, non abbiamo molto tempo!"
Glenys e Nikolai si occuparono del recipiente; Sally cercò un oggetto da sacrificare; Astrea seguì Magnus in camera. Raphael era pallido, sudato, e il suo lamento in spagnolo sembrava non voler cessare.
"Perché ti serve il Fuoco Rosso?"
"Oh, cara, tu sarai la ciliegina sulla torta di questo incantesimo! Il Fuoco Rosso brucerà il punto del palmo dove si è formato il marchio, in questo modo sparirà per sempre."
Nikolai porse un recipiente di pietra che aveva trovato nella dispensa a Magnus. Era rimasto stupito dalla quantità di oggetti magici o utili alla magia conservati sul jet, allora era vero che gli Shadowhunters erano pronti a tutto. Glenys stava accanto a Sally, entrambe sulla soglia della porta.
"Avete gli oggetti? Nel recipiente, per favore." disse Magnus allungando le mani. Sally fu la prima a consegnare una pagina ingiallita e piegata in quattro.
"É una pagina della Bibbia di Raphael in cui si parla del perdono. Me l'ha regalata quando ci siamo conosciuti." spiegò la vampira gettando la carta nelle mani dello stregone. Astrea frugò nella valigia di Raphael e ne estrasse una collana, era il crocifisso di sua madre. Lo diede a Magnus.
"Manca solo il tuo oggetto personale, Astrea."
La ragazza era incerta, non aveva nulla che potesse ricondurre a lei. Poi un luccichio la fece sorridere appena. Si sfilò l'anello dei Monteverde e lo fissò per qualche istante.
"I miei genitori sarebbero d'accordo." così dicendo, lo consegnò nelle mani di Magnus.
"Adesso preparati ad usare il tuo potere. Quando vedrai il marchio sciogliersi, dovrai agire ed evitare di ustionarlo, ovviamente!"
Magnus prese ad agitare sapientemente le mani sopra al recipiente, scintille blu sprizzavano nella stanza, e recitò un antico incantesimo. Astrea tornò con la mente a quel ricordo che le permetteva piena facoltà del Fuoco e di dosarlo: sua madre che le raccontava la favola della buonanotte, la pace nel cuore, un senso di felicità totale.
"Adesso!" gridò quella che doveva essere la voce di Sally. Astrea aprì gli occhi e le fiamme arsero in esse: tese il dito indice e si sprigionò un filo di fuoco che si abbatté sul marchio bruciandolo e consumandone la magia nera. Ad incantesimo terminato, Astrea cadde a terra e fu afferrata da Nikolai prima che battesse la testa.
"Ha funzionato?" disse con un filo di voce, stanca e dolorante. Nikolai guardò Magnus, poi sorrise.
"Ha funzionato. Sei stata brava."
 
 
 
Erano le dieci di sera passate. Il jet era silenzioso: Magnus era tornato da Alec; Nikolai stava scaricando la tensione costruendo il modellino di un drone; Sally e Glenys stavano chiacchierando tra di loro; e Tanisha era ancora sotto effetto del sonnifero. Raphael si era ripreso meglio di quanto tutti si aspettassero, ma al suo risveglio Astrea non c'era. Aveva chiesto di essere lasciata da sola ed era stata rispettata la sua volontà. Raphael aveva cenato, si era fatto una doccia, aveva cambiato le lenzuola e si era addormentato. Alla fine Astrea, con lo stomaco che brontolava, aveva ceduto alla fame e si era preparata un panino accompagnato da una birra. Era rientrata in camera e si era diretta in bagno per una doccia veloce. Infilatasi la biancheria e una canottiera nera, uscì per prendere il pigiama.
"Questo é il premio per essere ancora vivo?" la voce divertita di Raphael fece sobbalzare Astrea, ch si voltò con una mano sul cuore. Era così bello vederlo sorridere. Aveva davvero temuto di perderlo quella volta. Si ricordò di indossare solo gli slip e una canottiera, ma non si sentì in imbarazzo. Si sedette sul letto in silenzio.
"Sono vivo, Astrea. Va tutto bene."
"Sei quasi morto, ho rischiato davvero di perderti, quindi non va bene proprio niente."
"Guardami."
Astrea si girò a guardarlo e riconobbe il solito Raphael, i capelli scuri spettinati, il sorrisetto di scherno, gli occhi penetranti, eppure lo stava amando più di prima. Lui la costrinse a sedersi a cavalcioni in modo da non doversi spostare ma da poterla guardare negli occhi.
"Non mi perderai mai qualsiasi cosa succeda. Vivo o morto, resterò sempre con te."
"Resta vivo più a lungo che puoi, ti supplico." quella preghiera morì sulle labbra di Raphael che premevano sulle sue. Un bacio lento, intriso di tristezza e speranza, di voglia vivere e restare insieme. Quel toccò sembrò riportare entrambi a galla dopo una tempesta, come se la luce fosse esplosa in quella stanza semibuia.
"Ti amo così tanto, Astrea. Dios." sussurrò, stampandole un bacio sulla fronte.
"Non lasciarmi." fu la risposta di Astrea, una muta disperazione che bruciava come sale su una ferita aperta.
“Hai davvero sacrificato l’anello di famiglia per me? Non avresti dovuto.”
“Ho anche bruciato il crocifisso che ti aveva regalato tua madre. Non fa niente, gli oggetti non contano nulla se servono a salvarti la vita. Io ti salverò sempre, costi quel che costi.”
E nell'oscurità di quella notte, la luna a fare da sfondo, entrambi si aggrapparono l'uno all'altro per non affondare o per affondare insieme, a seconda dei punti di vista.
 
 
 
Salve a tutti! :)

Che fatica questo capitolo, accidenti!
Astrea proprio non si arrende alla morte, lei la combatterà sempre. Del resto, Sally ha ragione quando sostiene che un giorno dovrà pagare il conto “una vita per una vita”. Però, di certo, Raphael non morirà oggi.
Spero che questo capitolo vi piaccia perché ci tengo particolarmente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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