Film > The Big Four
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Autore: ElfaNike    20/08/2017    1 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La città di Corona non le era mai sembrata così estranea. L'aveva già vista addobbata per il Carnevale, e quindi difficilmente avrebbe potuto pensarla più sfarzosa. E invece... le strade erano affollate di gente vestita a festa, ogni balcone e ogni finestra era rinverdito di fiori mentre nastri e bandiere vibravano e volteggiavano al vento lieve della giornata. In ogni vicolo si sentivano musiche e canti, e si vedevano balli festosi.
Rapunzel avanzava silenziosa in tutta quella fanfara, stretta nel suo lutto simbolico. Avrebbe dovuto essere lì assieme a loro. Questo pensiero le artigliava il cuore in una morsa gelida che le piegava le sopracciglia e la bocca in una smorfia triste e nostalgica: mai, neppure quando quell'altra la abbandonava per giorni, aveva mai sofferto tanto la solitudine.
La gente le sfilava accanto presa dalla gioia e dalle danze. La musica che lei non ascoltava la tagliava fuori da ogni discorso e ogni attenzione. A capo chino, camminava lentamente per le strade e, con ancora tutto il pomeriggio davanti, aspettava.
Arrivò quasi soprappensiero al pozzo dove Hiccup, fino a pochi giorni prima, andava regolarmente a prendere l'acqua per i garzoni del fabbro. Quando mise piede nella piazzola, si aspettava quasi di vederlo lì in piedi, sorridente, che la rassicurava che ormai da lui era tutto finito, che erano tornati e sarebbero stati insieme per sempre. Ma non c'era. Rapunzel raggiunse il pozzo a piccoli passi, per sedersi sul bordo, appoggiarsi ad uno dei due pali di legno e cominciare a singhiozzare. Non era così ce se l'era immaginato. Non doveva essere lì da sola, nella sua testa: quella sera avrebbe dovuto essere l'inaugurazione della loro nuova vita di viaggiatori!
Pascal si accostò lentamente al suo volto e con un gesto di conforto le sfiorò il mento.
Lei si sforzò di sorridergli, sotto il cappuccio scuro, e si fece forza. Non doveva piangere. Stava per realizzare il suo grande sogno. Doveva esserne felice. Ma allora perché si sentiva così vuota...?
Non volendo mettersi in condizione di deprimersi ulteriormente, scivolò a terra e ricominciò a vagare per i vicoli e le strade della città.
Quando tornò nelle vie più affollate, un bambino le offrì una bandierina del sole giallo in campo viola. Lei rifiutò, scusandosi con un sorriso. Fu alzando lo sguardo che vide qualcosa che le fece correre la mano alla sua fidata padella, saldamente agganciata alla cintura sotto il mantello: una signora, sicuramente benestante, visti i gioielli che ostentava e la corporatura non indifferente, vestita di un abbondante abito rosa antico, i rossi capelli raccolti in uno chignon decorato, chiacchierava amabilmente con un capitano di vascello, a giudicare dall'uniforme in cui era stretta la sua corporatura alta e ossuta. L'uomo avanzava guardando la strada attraverso il monocolo in bilico sui suoi baffoni candidi e arricciati, la pelata appuntita che luccicava sotto il sole del pomeriggio. Distratti dalle loro moine, non si accorgevano che, dietro di loro, un giovane allungava la mano verso il diadema di brillanti della dama. Alto, dalle spalle larghe e robuste, aveva gli occhi coperti dai capelli castani, ma la sua bocca era serrata in una smorfia di concentrazione.
Senza che Rapunzel avesse il tempo di fare alcunché, il ragazzo aveva già sgraffignato l'oggetto ed era sgattaiolato lontano. Per senso di giustizia, Rapunzel lanciò uno sguardo d'intesa a Pascal, e si mise sulle sue tracce.
Lo trovò in un vicoletto poco lontano, intento a studiare il maltolto. Assumendo lo sguardo più serio possibile, si appropinquò: -Dovresti rendere quell'oggetto, per favore.-
Il giovane alzò lo sguardo su di lei, basito: -Prego?-
-Ti ho visto. Quel diadema non ti appartiene. Dovresti restituirlo.- ripeté lei con tono altalenante. Sotto il mantello, le sue dita si strinsero attorno al manico della padella.
-Ohi, ohi, ohi, mi sa che non hai proprio capito il principio del furto, tu.- ridacchiò lui, alzandosi dal muro su cui si era appoggiato -E poi io non prendo ordini da uno che non mostra neppure il suo volto.-
Quelle parole la punsero nel vivo. Con un gesto fluido, Rapunzel si portò la sinistra al cappuccio e si scoprì.
Il ragazzo colse il movimento e guardò. Seguì un momento di silenzio: il giovane fissava il volto di Rapunzel, circondato della luce della strada principale, con occhi progressivamente più spalancati e mandibola a penzoloni.
Lei incrociò le braccia, la padella sempre in mano: -Adesso devi rendere quel diadema.-
Ma lui non si mosse, si schiarì la voce, poi sfoderò il suo sorriso più seducente: -Ehi, ciao.- Si appoggiò con la mano alla parete, l'altra al fianco, e incrociò le caviglie: -Da quando una biondina come te va in giro da sola per le strade di una città così grande?-
-Non cambiare discorso.-
Lui non perse il sorriso accondiscendente: -Se no che fai?-
SDENG!

Quando il ragazzo si riprese, era seduto contro il muro. Sentì qualcosa di umido e con uno scatto disgustato scacciò Pascal, che l'aveva svegliato infilandogli la lingua nell'orecchio.
-Ah! Ma è orribile!- esclamò oltraggiato, sfregandoselo.
-Ora mi prenderai sul serio.- la ragazza era seduta di fronte a lui, le gambe incrociate
-Sì... sì, sì. Ascolta, biondina...-
-Rapunzel.-
Lui la squadrò perplesso: -Rapunzel. Sì. Forse siamo... ehi, aspetta! Dov'è...-
-...il diadema? Ce l'ho io qui. Devi restituirlo.-
Il ragazzo la fissò incredulo: -Come? Me l'hai preso e non sei andata a renderglielo?-
-È una cosa che devi fare tu.- s'impuntò lei.
Lui sospirò, poi annuì, con un'espressione seria: -Sì... sì, hai ragione.-
-Davvero?-
-Ma certo! È una festa importante, come ho potuto approfittarne così?- il giovane si alzò in piedi e tese la mano.
Rapunzel tirò fuori il diadema, incredula: -Perfetto, andiamo...- ma non fece in tempo a finire la frase che lui aveva già afferrato il gioiello ed era corso alla fine del vicolo.
-Sei troppo ingenua, biondina!- urlò, prima di sparire nella folla.
-Cosa? No!- urlò lei, correndogli dietro. Inutile: era già svanito nel nulla.
Scocciata, Rapunzel si lisciò la gonna viola e gialla che si era confezionata per l'occasione e riprese a camminare con passo lungo e deciso.
Quell'episodio l'aveva depressa ancora di più: quando Merida e Hiccup avevano deciso di partire, l'avevano fatto armati delle loro convinzioni, delle loro spade e del loro carattere carismatico. Non c'erano dubbi sul fatto che sarebbero sopravvissuti tranquillamente e avrebbero portato a compimento con successo e facilità la loro missione. Quello che l'aveva bloccata di più, quando aveva deciso di non seguirli, era proprio il fatto che lei, invece, sarebbe stata solo un peso: non conosceva nessuno di quelle isole lontane, avrebbe combattuto delle guerre a cui non era preparata solo per loro due, o peggio: sarebbe stata esclusa dal campo di battaglia, proprio perché estranea. Non sarebbe stata in grado di usare altre armi che la sua padella, nonostante le lezioni e i consigli di Merida non era in grado di utilizzare una lama affilata contro un altro essere umano. E non avrebbe neppure avuto il carattere per imporsi in due popoli chiaramente coesi e uniti. Sarebbe stata la terza incomoda di una guerra che non la concerneva. Questa era la verità.
Riflettendo su questi cupi pensieri, non si era resa conto di essersi allontanata troppo dalla festa. Il quartiere buio e labirintico in cui si ritrovò all'improvviso le fece venire i brividi lungo la schiena. Ormai il sole stava calando: doveva tornare velocemente sotto al castello per non perdersi la liberazione delle lanterne.
Rapidamente fece dietro-front, ma andò a sbattere contro un uomo che le si era parato sulla strada: alto, rosso e dalle spesse basette, gonfiò i muscoli delle braccia mentre le chiedeva, d'un sorriso affabile: -Ma tu guarda... Ti sei persa?-
Rapunzel sentì ridacchiare, e dietro di lui vide comparire un'altra persona. Probabilmente suo fratello gemello, ma questo era senza basette, aveva una vistosa cicatrice sulla guancia e una benda nera sull'occhio. Lei indietreggiò: -Per favore, vorrei passare... devo tornare al castello.-
-Al castello?- l'uomo parlava lentamente, scandendo le parole. Allungò la mano a sfiorarle il viso, con un ghigno assolutamente poco raccomandabile.
-Sì... al castello, sì.- Rapunzel estrasse la sua fedele padella.
-Oh, immagino... Visto come ti vesti sei sicuramente un ragazzina sangue blu. Non va bene che giri da sola per queste strade, lo sai? Vieni, ti riaccompagniamo.- i due uomini avanzavano senza perderla di vista.
-Veramente...- lei cercò una via di fuga ma non la trovò, quand'ecco che una voce interruppe la tragedia.
-Biondina, ecco dov'eri finita!- una mano spuntò dal nulla ad abbracciarle le spalle, e il brunetto di poco prima gonfiò il petto con un sorriso seducente davanti ai due criminali: -Mi spiace ragazzi, lei è con me.-
I due si scambiarono uno sguardo scettico, per poi ripetere: -Con te?-
-Sì. Lei è... mia cugina. L'ho portata a vedere la festa e nella folla ci siamo persi. Adesso l'ho ritrovata e la riporto indietro. Grazie per esservi occupati di lei. Ci vediamo!- e con un saluto un po' nervoso la trascinò via.
I due si limitarono a osservarli girare l'angolo, poi sparirono nelle ombre.
Quando furono abbastanza lontani, Rapunzel e il ragazzo si fermarono a riprendere fiato.
-Già quando te la sei presa con me mi sei sembrata pazza, ma andare a fare la predica anche ai fratelli Stabbington è proprio incoscienza, biondina.- esalò lui dopo un po'.
-Non... non stavo facendo loro la predica.- Rapunzel si lasciò scivolare lungo il muro fino a sedersi per terra -Mi ero persa.-
-L'ho notato. Tu non sei della zona, vero?-
-No, sì... è complicato.- lei si coprì il volto con le mani.
Il ragazzo la osservò perplesso per qualche secondo, poi si sedette accanto a lei: -Sei venuta in città per vedere le lanterne?-
-Sì.- tirò su col naso -è il sogno della mia vita.-
-Vedere per l'ennesima volta delle lanterne dopo una giornata passata fra la folla ad annoiarti? Dev'essere una cosa davvero importante.- scherzò lui, ma l'espressione triste della ragazza gli bloccò la risata in gola. Così si schiarì la voce e riprese: -E sei venuta da sola?-
-Non sono sola... c'è Pascal.-
-La rana?-
-Camaleonte.-
-È lo stesso. No, intendo... Con qualcun altro. Che ne so... famiglia... amici...- allo sguardo depresso dell'altra cambiò di nuovo precipitosamente rotta -o con nessuno... ma sì, perché no, giornatina tranquilla, hai tempo di riflettere sulle grandi domande della vita, poi fare tutto quello che ti pare, pazzie nei vicoli, cibo a volontà, nuove conoscenze...-
-Come te?-
Lui sorrise: -Come me.-
Rapunzel sollevò lo sguardo e contemplò la folla intorno a loro -Non mi hai ancora detto come ti chiami.-
-Flynn. Flynn Rider, sempre disposto ad aiutare le donzelle in pericolo.-
A quella presentazione, finalmente, Rapunzel si sciolse in una breve risata -Grazie per aver aiutato la donzella in pericolo, allora. Pensi di andarle a vedere anche tu, le lanterne?-
-In realtà non saprei...- Flynn alzò le spalle -Avevo altri programmi per la serata.-
-Come derubare qualche altra nobildonna?-
-Touché.- il ragazzo si tirò in piedi e le porse la mano: -Ma in fondo... perché no? Dai, andiamo, è quasi ora.-
Rapunzel la prese e si alzò a sua volta con un sorriso.
Quella sera, come tutti gli anni, per evitare l'eccessivo aumento di furti e simili l'esercito reale aveva dispiegato tutti i suoi migliori soldati (e cavalli) per le strade di Corona. Si trattava di passeggiare fra la gente, facendo il bravo e facendosi ammirare da tutti i viaggiatori che venivano apposta in città, per pescare i quattro soliti furbacchioni con le mani nel sacco. Maximus adorava quella ricorrenza. In preda alla noia, vagava con lo sguardo da una persona all'altra. C'era sempre il solito pubblico: uomini del popolo che portavano in gita la loro numerosissima famiglia, con figli esagitati e mogli incinte, bambini che correvano liberi fra le gambe degli adulti, abbandonando i loro genitori al lavoro nelle botteghe che, per l'occasione, restavano aperte fino a tardi, nobili ingessati che sembravano burattini arrugginiti in una posizione da cui non si muovevamo praticamente mai. Forse solo il collo, ogni tanto, per squadrare il loro interlocutore.
Poi, fra due cappelli, Max scorse un rapido movimento: in lontananza, uno accanto all'altra, c'erano la ragazzina del bosco e il rinomato bandito Flynn Rider, suo acerrimo nemico. Cosa ci facesse una così dolce pulzella con un tale buzzurro, lui proprio non se lo immaginava. Perplesso, avanzò di qualche passo per seguirli con lo sguardo ancora per qualche metro: se quello scavezzacollo aveva intenzione di portarsela dietro nelle sue scorribande, era suo dovere intervenire e salvarla dal perdere la retta via. Se, invece, lei fosse riuscita a far rimettere la testa a posto a quell'infingardo, allora sarebbe stato disposto a chiudere un occhio. Li osservò mentre si allontanavano, poi con un sospiro riprese la sua tediosa ronda.
-Sai, ho l'impressione che ci siamo già incontrati, da qualche parte.- riprese dopo un certo tempo Flynn.
-Ah... non saprei... non giro molto per la città.- Rapunzel si cercò una ciocca, che però era stretta nella treccia.
-Sì, immagino: è complicato.- il ragazzo ridacchiò -Però sai, una pettinatura come la tua è difficile da dissimulare, e da dimenticare.-
Rapunzel allora prese un attimo per riflettere: l'ultima volta che era stata a Corona e aveva avuto un contatto diretto con qualcuno, era stato a Carnevale. Con cautela alzò lo sguardo sul giovane alto e bruno accanto a lei: -Ah.-
-Anche quella volta eri venuta da sola?-
-Sì... cioè, no.-
-È complicato.-
-Smettila di ripeterlo.- si schernì lei sorridendo a disagio.
-Be', non saprei cos'altro potresti rispondere.-
-Ti interessa davvero?-
Flynn ciondolò un po', prima di rispondere: -In genere non mi interesso ai retroscena altrui, ma ammetto che continuando ad essere così vaga non posso che trovarti misteriosa, biondina.-
Rapunzel si strinse nelle spalle, sempre sorridendo, quando un'ombra attirò la sua attenzione: -Flynn...- chiamò, improvvisamente in guardia.
-Sono loro.- Flynn guardò nella direzione da lei indicata: -I fratelli Stabbington. Dobbiamo andare via.- le prese la mano e cambiò improvvisamente traiettoria. Inizialmente comminò rapido, poi prese a correre.
Rapunzel gli stette dietro come meglio poteva, impacciata nella sua gonna. Girarono per strade affollate e vicoli, complicando il loro percorso il più possibile. Mentre cercavano di seminarli, si resero conto che la folla fluiva placidamente verso il castello e le barche, nel buio crescente della sera.
-Oh, no! Ci perderemo le lanterne!- realizzò con un filo di voce.
Flynn la guardò con la coda dell'occhio, poi si infilò senza dire una parola in quello che era palesemente un vicolo cieco.
-Ehm... Flynn?-
Lui saltò su un paio di casse impilate accanto ad un muro e si voltò a farle segno: -Vieni!-
-Sei sicuro?-
-Certo! Ti fidi di me?- si chinò leggermente e le porse la mano.
Lei lo osservò esitante, poi la prese e si fece aiutare a salire. Flynn si arrampicò davanti a lei, mostrandole il percorso più semplice da seguire con l'impedimento della sua gonna: -Coraggio biondina! Ancora uno sforzo, siamo quasi arrivati.- Ma Flynn non la conosceva, e non si aspettava quindi certo di arrivare in cima al muro e trovarsela davanti ad attenderlo, la padella in mano, le braccia incrociate e lo sguardo soddisfatto.
-Dicevi?-
Lui rimase senza parole per un momento, poi sorrise: -Va bene, lo ammetto, sono impressionato.-
Rapunzel fece un'espressione contenta: -E adesso da che parte?-
Il ragazzo percorse il muro fino al tetto più vicino: -Per di qua.-
Salirono fino in cima e si sedettero uno accanto all'altra, sotto il pilone di una bandiera che sventolava all'angolo del tetto.
-E solo stasera, spettacolo in prima fila per la signorina!- esclamò lui, allargando le braccia sul mare di tetti introno a loro.
Rapunzel rise con lui, poi però il suo sguardo si rattristò di nuovo. Sospirò.
Flynn la osservò per un po', poi mormorò: -Immagino. È complicato.- lei alzò gli occhioni lucidi verso di lui, che riprese: -Scusa, mi è scappato. Non devi parlarne per forza, se non te la senti.-
Lei tornò a vagare con lo sguardo fra i vicoli in penombra della città: -Flynn, ti è mai capitato di sentirti... abbandonato?-
-Ohi ohi ohi, temo di non poterti rispondere: non fornisco retroscena. Però... sì, ogni tanto è capitato anche a me. Sei stata abbandonata?-
Rapunzel scosse la testa: -Dovevo partire con degli amici. Quella di oggi era l'ultima sera a Corona, per vedere le lanterne.-
-Il sogno di tutta la tua vita.-
-Già.-
-E cos'è successo?-
-Loro... non hanno potuto. Sono dovuti partire prima.-
-E non ti hanno voluta?-
-No, al contrario! Volevano a tutti i costi che andassi con loro.-
-E quindi sei tu che non hai voluto? Perché?-
-Le lanterne rappresentano tantissimo, per me. Dovevamo venire a vederle assieme. E io non ho voluto andare con loro per questo, e anche se so che non è colpa loro, che se fosse stato per loro non l'avrebbero fatto, non posso non sentirmi... abbandonata. Ma loro dovevano tornare a casa dalle loro famiglie, era urgente, e...- e scoppiò in singhiozzi.
Flynn la lasciò sfogare per un po', poi chiese con delicatezza: -E non li puoi raggiungere, dopo?-
Rapunzel tirò su col naso: -Io... non lo so.-
Il quel momento, il vento cambiò e la bandiera girò scoprendo il castello. Nel cielo nero, si alzava lenta una lanterna. Nel momento in cui la vide, Rapunzel saltò in piedi e si precipitò ad attaccarsi col braccio al palo dietro di lei, per calarsi nel vuoto e osservare lo spettacolo con i grandi occhioni sbarrati e lucidi.
Flynn, che era stato quasi scaraventato indietro dall'impeto della ragazza, si rialzò in un mulinare di piedi e mani, e accanto a Pascal osservò lo spettacolo: dalla piazza sotto il palazzo, e poi giù per tutte le vie, migliaia di lanterne vennero accese l'una dopo l'altra e lasciate librarsi nel cielo. Rapunzel si immergeva in quella magia con tutta se stessa: le lanterne avevano raggiunto la cima dell'edificio ed ora la circondavano, in alto, in basso, e volteggiavano leggere attorno al suo corpo sottile e minuto, la cui gonna si piegava ritmicamente ai movimenti d'aria. La luce calda dei fuochi accendeva i suoi colori, e il biondo dei suoi capelli e i riflessi dei ricami la facevano brillare solitaria lassù, in mezzo al cielo.
Il ragazzo trattenne il respiro, temendo quasi di rovinare quell'istante, che passò e nella sua transitorietà ne sentì tutta la bellezza, effimera, è vero, ma intensa e delicata.
Quando le ultime lanterne si diradarono, Rapunzel si voltò verso di lui: la passione le bruciava lo sguardo e una nuova fiamma le donava un'espressione decisa: -Sì, li raggiungerò, dopo.-
Il ragazzo si riscosse a quelle parole inaspettate: -Come... come?-
-Flynn, devo chiederti un favore.-
-Ti ascolto.-
-Tu sei un ladro, giusto?-
Il ragazzo scambiò con Pascal uno sguardo titubante: -Sì...?-

Quella sera, come tutti gli anni, per evitare l'eccessivo aumento di furti e simili l'esercito reale aveva dispiegato tutti i suoi migliori soldati (e cavalli) per le strade di Corona. A quell'ora i militari non erano ancora rientrati, per cui la sorveglianza era ridotta al minimo alle entrate secondarie. Max lo sapeva. Appena erano tornati, lui e il capitano, lui si era diretto di sua iniziativa nei cortili del retro del castello, per prevenire qualsiasi tentativo di evasione dalle segrete.
Fu così che vide la prima delle guardie aggredite. Improvvisamente sul chi-va-là, il cavallo si avvicinò ad esaminare il corpo. Non c'erano segni di lesioni, ma un gran bernoccolo dimostrava che era stato colpito da qualcosa di piatto, in metallo. Un clangore improvviso gli fece alzare lo sguardo verso la porta, rimasta socchiusa accanto ad un'altra guardia svenuta: incredibilmente, l'aggressore (o gli aggressori) non stava cercando di uscire, ma di entrare. Colto dalla curiosità, Max non diede subito l'allarme, e si introdusse cautamente nelle segrete.

Flynn osservava perplesso lo stile di combattimento di Rapunzel. Lui gliel'aveva detto, quando si erano avvicinati all'ingresso, che difficilmente alle tre di notte i soldati di guardia avrebbero creduto che lei non era lì per scopi criminali. Lui gliel'aveva detto, che avrebbero dovuto difendersi da eventuali reazioni. Ma lei non l'aveva voluto ascoltare. Adesso avanzava in mezzo alle celle brandendo la sua fidata padella, accoppando tutte le guardie che reagivano male quando lei iniziava: -No, mi ascolti, la prego...-
Dopo er mavesso a dormire l'ennesimo poveretto, il ragazzo le si affiancò: -Mi ricordi perché ti sto aiutando?-
-Devo incontrare una persona.-
-Sì, ma non vedo perché tu non abbia potuto aspettare domani per chiedere un colloquio.-
-L'ultima volta che sono stata al castello ho... avuto dei problemi con i soldati.-
-Cosa?!- Flynn spostò lo sguardo su Pascal che, dalla spalla della sua amica, annuì con un sorriso tranquillo.
-E anche perché dubito che riuscirei a farla parlare come si deve, in presenza delle guardie.-
-Far parlare chi?-
-Lei.- Rapunzel si fermò nella penombra: un vestito rosso sbiadito e stracciato, i capelli crespi e bianchi, la pelle traslucida su vene nere e contorte. Una donna dall'espressione arcigna, il volto solcato da profonde rughe cattive intorno ad occhi grigi impalliditi dall'età: il corpo ossuto si mosse alle loro parole, una voce gracchiante ne fuoriuscì velenosa: -Sapevo che prima o poi saresti venuta da me. Avvicinati, fiorellino, lasciati guardare.- Madre Gothel si tirò faticosamente a sedere, e allungò la sua mano nodosa al di là delle sbarre, verso Rapunzel, con un sorriso di vittoria.

 




Angolino dell'autrice:
Capitolo completamente dedicato a Rapunzel. Pensavo sarebbe stato noioso da scrivere, con una sola dei grandi quattro, e invece si è rivelato estremamente interessante!
Molti mi hanno chiesto se Flynn sarebbe apparso nella storia ed ecco la risposta: sì! Non è particolarmente attivo ma la sua presenza gioca un ruolo fondamentale, da qui in poi: vedrete. Ho deciso di cambiare completamente la scena delle lanterne, anche a costo di renderla meno magica che nell'originale, per non toccare neanche da lontano proprio la scena originale: non è possibile rendere a parole ciò che quelle immagini rendono in maniera così poetica. Inoltre ho dovuto ridurre in una sera sola la fiducia e l'intesa che nel film si sviluppano su tre giorni e molte avventure in più, ma quello non è il fulcro del capitolo.
Il fulcro è l'evoluzione di Rapunzel, che da prigioniera di sua madre diventa dipendente dai suoi amici, per liberarsi ora da questa stessa dipendenza. E a proposito di sua madre: sorpresa! Rapunzel è andata a cercarla! E ora, che cosa succederà? To be continued...
A presto!
Nike

  
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