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Autore: Mr Lavottino    21/08/2017    5 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
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L'immagine del cadavere di Gabriel rimase impressa nelle loro menti. Un altro di loro era morto. Erano rimasti in nove.
Lazaro stava piangendo a dirotto, tenendo il cadavere del turco in mano. La sua testa era poggiata contro il petto dell'amico, ancora incredulo per ciò che era successo. Nessuno proferiva parola, si limitavano ad osservare quella scena come avevano fatto con tutte le altre. Silenzio.
Il rosso di tanto in tanto si asciugava le lacrime con la manica della maglietta. Per la prima volta da quando era lì non stava badando alla sua immagine. Cercava sempre di apparire forte e pieno di sé ma in quella circostanza non poteva riuscirci.
Si alzò dopo qualche minuto, lasciando il cadavere steso per terra. I suoi occhi erano diversi, così come la sua espressione. Sembrava abbattuto ma voglioso di sopravvivere. Voleva uscire da quell'inferno e avrebbe fatto di tutto per riuscirci.
Portò i suoi occhi, spenti e privi di emozione, su Ronaldo, stando fermo per un po' per formulare in modo corretto la frase.
- Prendi il cadavere e portalo dove gli altri.- disse solamente. Nessun tono nella sua voce, che risultava insolitamente piatta e cupa. Le sue mani erano costantemente chiuse in un pugno e le sue sopracciglia abbassate, dandogli quell'aria cattiva che lo rendeva inquietante.
Dopodiché si diresse verso il bus, facendo cenno agli altri di seguirlo. Attese il ritorno di Ronaldo e, assicuratosi l'attenzione del gruppo, incominciò a parlare.
- Dobbiamo sopravvivere. Costi quel che costi. Chiunque pensi di non potercela fare è pregato di scendere dal pullman.- nemmeno un briciolo di rimorso. Parlò con un tono dittatoriale, tenendo anche la voce il più alta del solito. Ci fu un brusio generale, poi qualcuno si alzò.
Sasha si diresse verso l'uscita senza proferire una parola.
- Ehi, che diamine stai facendo?- Pitch cercò di attirare la sua attenzione, ma venne bellamente ignorato. Si alzò e le corse dietro, cercando di raggiungerla.
- Che cazzo vuoi?- si girò verso di lui con un'espressione arrabbiata in volto. Respirava affannosamente, irritata da qualcosa.
- Ma che ti prende?- chiese il castano, facendosi di qualche passo più vicino a lei. La mora si mise a ridere, tentando di non colpirlo in volto seppur la voglia fosse tanta.
- Ti ho visto. Te la fai con l'autolesionista. Strano, l'hai insultata fino a poco fa. - non tentò nemmeno di parlare in modo garbato. Gettò fuori tutto il disprezzo che aveva nei confronti della gotica, senza contenersi troppo.
- E questo cosa c'entra?- controbatté lui, appoggiando istintivamente la mano sulla spalla della ragazza, che lo allontanò violentemente.
- Non mi toccare! Io ti ho aspettato, Pitch! L'ho fatto. Ma non mi ha portato a niente.- colpì con la mano la fiancata dell'autobus in un vano tentativo di sfogarsi.
- Questo non dovrebbe comunque portarti a voler morire!- strillò con tutte le forze che aveva in corpo, ma l'unica risposta che Sasha riuscì a dargli fu una risata ironica.
- Vedi? Sei cambiato. Prima degli altri non te ne fregava un cazzo. Facevi ironia sulla morte di Valeria, su quella di Matthew e, probabilmente, anche delle altre. E a me vederti così fa pena. - si fermò, giusto per osservare l'espressione sul volto del castano, che stava radicalmente cambiando. - Hai sempre maltrattato Skarah e ora, all'improvviso, ti rendi conto di provare qualcosa per lei. Tu non sei Pitch.- il ragazzo rimase immobile per un po', cercando di metabolizzare quelle parole nella sua mente.
Effettivamente era così. Il suo era stato un cambiamento radicale e impercettibile di cui non si era nemmeno accorto. La sua ironia, l'aria da gradasso e il suo atteggiamento spavaldo. Li aveva persi. Non sapeva cosa rispondere, troppo immerso nella riflessione a cui era appena stato indotto.
- Io... non...- tentò di bazzicare qualche parola, venendo prontamente bloccato dalla mora, fin troppo stufa del suo modo di fare da rammollito.
- Ci siamo conosciuti quattro anni fa. Mi hai aiutata a smettere con l'erba e con tutte quelle stronzate, mi hai fatta innamorare di te. Ricordi? Penso di sì, cose del genere non si dimenticano facilmente.- quelle parole riportarono alla mente eventi che credeva, o meglio sperava, di aver dimenticato.
La prima volta in cui aveva avuto la fortuna, o sfortuna, di incontrare Sasha era stata quattro anni prima. Lui aveva tredici anni ed era appena diventato orfano. Oltretutto sua sorella era stata rinchiusa in un istituto di riabilitazione giovanile per via delle sue tendenze omicide.
Era alla festa di compleanno di un suo compagno di classe, con il quale non era nemmeno in buoni rapporti, ed era stato convinto, controvoglia, ad andarci dalla nonna, sostenendo che fosse un'ottima occasione per risanare i rapporti.
La notò subito. Indossava una magliettina corta che le arrivava fino all'ombelico e dei jeans strappati. Osservò per qualche minuto i suoi movimenti, quasi assuefatto da quella presenza. Ancora non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Passò la serata a bere bevande gassate a sedere ad un divano, salutando di tanto in tanto qualche suo compagno di scuola che gli passava davanti. Poi, all'improvviso, sentì qualcuno sedersi al suo fianco.
Era quella ragazza. Il suo volto angelico attirò la sua attenzione, portando a guardarla per qualche secondo come un deficiente. A lei quel gesto strano non sfuggì, tanto che rispose subito a tono.
- Che hai da guardare, eh?- colto alla sprovvista sobbalzò d'istinto, facendo cadere la bibita dal bicchiere e sporcandosi i pantaloni. La mora si mise a ridere, mettendolo in imbarazzo.
- Niente, non ti preoccupare.- fece cenno con la mano di lasciar perdere, ma quella gli si avvicinò lentamente. Estrasse un fazzoletto dalla borsa e lo poggiò sulla macchia, tenendoci la mano sopra.
- Che sbadato.- ridacchiò, mettendolo ancora più a disagio - Io sono Sasha, tu?- boccheggiò un po', rispondendogli dopo poco.
- Pitch. Mi chiamo Pitch.- quello fu il loro primo incontro. Dopo quella serata si susseguirono numerose uscite, in cui i due ebbero modo di conoscersi meglio.
Il loro legame si unì, portandoli anche a mostrare i propri difetti all'altro. Si ricordava che una sera, dopo essere stato agli allenamenti di Hockey, la vide entrare in un vicolo scuro assieme ad altre persone che lui sapeva essere poco raccomandate.
La seguì, trovandola a fumare dell'erba assieme a loro. La prese per il braccio e la portò lontano da lì, sgridandola. Quella fu la prima crepa. Un piccolo segno destinato a diventare un'enorme voragine che pian piano li avrebbe risucchiati, portandoli alla distruzione del loro rapporto.
Perché accadde nuovamente. Sasha continuò con il suo stile di vita alternando l'alcol e il fumo e Pitch decise di lasciarla perdere. Le era corso dietro per troppo tempo.
Senza nemmeno accorgersene i ruoli si erano invertiti. Adesso era la mora a desiderarlo. Era arrivata addirittura a dire addio alla sua vecchia vita, aveva rinunciato alle dipendenze e si era data una regolata.
Ma ormai il treno era passato e Pitch era cambiato. Apatico, odioso e strano. La ignorava e con la scusa della differenza di età l'aveva bidonata. Però lei non si era mai arresa, anzi, lo aveva atteso, sperando che cambiasse idea. Lo stalkerava e gli dava fastidio in più modi, cercando di non far avvicinare nessuna ragazza.
Per questo aveva visto il suo repentino cambiamento come qualcosa di stupido. Si sentiva tradita. Tradita dal motivo che l'aveva portata a smettere da tutto lo schifo. Da ciò che l'aveva resa dipendente, che l'aveva quasi trascinata verso una brutta strada.
- Io non ti ho aiutata. Hai fatto tutto da sola.- disse, cercando di mantenere il contatto tra i loro occhi. La mora riprese a ridere, colpendosi la pancia.
- Beh, comunque sia non è questa la cosa importante. Che ti succede, eh? Tu non saresti mai sceso dal pullman per parlarmi in questo modo. Non è da te. - Sasha continuava a fissarlo, aspettando una sua azione o un qualcos'altro che le dimostrasse che era quello di sempre. Le sarebbe andato bene anche un pugno o un insulto.
- Il mio cambiamento non dovrebbe portarti al volere morire!- non si mosse. Rimase fermo. Si stava contenendo, tentando di non passare alla mani e questa cosa la irritava. Lei voleva vedere il Pitch di cui si era innamorata. Quello per cui avrebbe fatto di tutto. Ma ormai era sparito.
- Sai che ti dico? Fanculo te, fanculo il pullman e fanculo quel fottuto demone. Ha fatto bene Chris ad ammazzarti! Andy del cazzo! È colpa tua se Pitch è diventato così! Vaffanculo!- la mora si sfogò, senza contenersi. Ma forse quelle parole erano di troppo.
Si sentì strana e, guardando a terra, si accorse che si stava lentamente alzando, come sollevata da una forza misteriosa. Improvvisamente iniziò toccarsi il collo, come se qualcosa le stesse stringendo la trachea con forza.
- Sasha?! Che ti succede!- urlò il castano, richiamando l'attenzione dei presenti nel bus, i quali scesero rapidamente raggiungendoli.
La ragazza continuava a dimenarsi, mentre la presa sul suo collo diventava sempre più forte. Boccheggiò un po', riuscendo a dire due parole.
- F-Fanculo Andy. - ci fu un attimo di silenzio e, dopo poco, il corpo della ragazza venne lanciato addosso ad un albero.
Tutti rimasero impietriti nell'osservare quella scena. Un ramo le aveva infilzato la pancia, uccidendola sul colpo. Il sangue continuava ad uscire, mentre l'espressione sul volto di Sasha era inaspettatamente serena. Dei rivoli di sangue iniziarono a scendere dalla sua bocca, andando a finire sull'erba. Lentamente il prato divenne rosso, completamente imbrattato da quella morte brutale.
Pitch rimase immobile. Non mosse nemmeno un muscolo. I suoi occhi erano sgranati sul corpo della ragazza, più precisamente sulla sua faccia. Sembrava un angelo. La testa leggermente inclinata e gli occhi chiusi le davano un'aurea strana, rendendola visibile in un modo che il castano non era mai stato in grado di fare prima d'ora.
E dopo quella vista le lacrime scesero da sole. Sentì le gote umide ma non si preoccupò di asciugarle. Era troppo occupato ad osservare quello scempio. Fu colto da numerosi brividi che gli percorsero la schiena fino ad arrivare alle gambe.
Tutti quanti si limitarono ad osservare il ragazzo senza fare niente, consapevoli che non sarebbe stati di alcun aiuto. Però Skarah gli si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lui.
- Mi dispiace.- sussurro, tenendo la testa bassa. La reazione di Pitch la lasciò sconvolta. Si alzò e, dopo averla guardata per qualche istante, la allontanò da sé con una spinta.
- È colpa tua. È colpa tua se è morta!- strillò, portandosi le mani alla testa e cercando di smorzare i sensi di colpa che ormai avevano preso pieno controllo della sua mente.
- Ma che stai dicendo?- ribatté la mora, ricevendo però soltanto un'occhiataccia da parte del castano.
- Stai zitta. Sei solo una puttana!- cacciò un urlo fortissimo e si avvicino a lei con tono minaccioso, venendo prontamente fermato da Ronaldo.
- Calmati!- lo bloccò tenendolo fermo a terra. Pitch continuava a dimenarsi, tentando di colpire il moro, finché quest'ultimo non decise di colpirlo con forza sul petto, smorzandogli il respiro.
Lentamente il castano chiuse gli occhi calmando la situazione.
- Che ne facciamo del cadavere?- domandò Hiro, il quale stava tenendo Lorde abbracciata a sé per non fargli vedere tale visione.
- Non credo possiamo levarlo. È troppo in alto e poi è incastrato nel ramo. - obiettò Drake, continuando a guardare il cadavere. Non gli faceva nessun effetto. Soltanto la visione del copro di Aiden era riuscito a smuoverlo.
- Ragazzi dobbiamo cercare di andarcene. Qui sta diventando sempre più pericoloso.- Lazaro richiamò l'attenzione del gruppo, ormai messo alle strette dal demone. Sapevano perfettamente che, uno ad uno, avrebbero fatto tutti la stessa fine.
- La casa!- Chris urlò, facendo voltare tutti i presenti verso di lui.
- Eh?- ottenne solo qualche mugugno indistinto dal gruppo, che non aveva capito dove stesse andando a parare.
- Ora ricordo! Quella casa nella foresta è la stessa in cui scendeva sempre Andy quando prendeva il bus!- parlò velocemente, cercando di farsi capire.
- Intendi dire che quell'abitazione fatiscente potrebbe farci capire di più su come andarcene?- Ronaldo tentò di dire ciò che aveva capito, ottenendo un cenno positivo da parte dell'autista.
- Ricordi la stanza chiusa? Potrebbe contenere qualche indizio.- spiegò, attirando l'interesse del gruppo.
- Ne sei sicuro? Sarà sicuramente molto pericoloso.- obiettò Lazaro, tentennando leggermente. Dalla morte di Gabriel si era leggermente ripreso, riuscendo per lo meno a fingersi il solito bravo ragazzo di sempre.
- Sono consapevolissimo di ciò, ma dobbiamo tentare.- tenne il suo sguardo fisso verso il rosso, tentando di convincerlo con la sua risoluzione. Quello sbuffò, acconsentendo poi con un cenno della testa.
- Chi andrà?- chiese Hiro, osservandosi intorno. Lorde non di certo e anche Skarah era fuori questione. Pitch era svenuto e lasciarlo da solo con loro due sarebbe stato pericoloso.
- Beh, mi pare scontato. Io, Drake e Chris. Voi tenete d'occhio il castano, quello fa solamente casino.- disse, con ironia, Ronaldo. - Siete pronti?- guardò i due, che fecero di sì con la testa.
- Bene, allora io e Lazaro restiamo qui.- concluse Hiro, osservando i tre che pian piano si allontanavano sempre di più in direzione della casa.
- Aspettate! Prendete questa.- Lorde lanciò una piccola torcia portatile, presa dalla borsa di Miranda, e la tirò verso Chris, che la prese al volo. Poi proseguirono per la loro strana, sperando di non arrivare troppo tardi a destinazione.
Camminarono sempre per mezz'ora, riuscendo a ritrovare l'edificio fatiscente. Ronaldo aguzzò l'occhio, notando che dalla finestra si vedeva la stanza in cui erano stati vittima di Poltergeist. Lo specchio era sempre rotto.
Uno di quei frammenti era nella sua tasca ed era quello che aveva usato per uccidere Manuel. Non provava rimorso per ciò che aveva fatto, ma un leggero senso di rimorso, causato dal suo essere comunque un umano, lo corrodeva dall'interno. Però tale emozione veniva ignorata bellamente dal moro, conscio di averlo fatto sotto richiesta di Matthew. Infondo glielo aveva promesso.
Si fermarono per un istante davanti alla porta, per prepararsi mentalmente. Poteva essere l'ultima soglia che varcavano.
- Toglimi una curiosità, Chris. Hai qualche teoria riguardo a quello specchio?- chiese Ronaldo, indicando la finestra della cameretta con un dito.
- Beh, credo che il riflesso ci mostri i nostri rimorsi più grandi. Tu hai visto Matthew?- il moro si perse per un attimo in quella spiegazione, concludendo che era la più sensata.
- Sì, credo sia così. Quindi Drake, stai attento.- il terzo, che era la prima volta che veniva lì, non capì subito e si limitò a fare un cenno positivo con il pollice.
Si addentrarono dentro la casa, accendendo le loro torce. I mobili erano tornati al loro posto e non sembrava esserci stata traccia di alcun evento paranormale, cosa da cui erano stati bersagliati l'ultima volta che vi erano entrati.
- Dobbiamo cercare una chiave.- concluse Chris, indicando i vari scaffali presenti nella stanza.
- Non è meglio controllare se è ancora chiusa a chiave?- propose Drake, alzando le spalle. L'autista ci pensò un attimo, poi acconsentì.
- Voi due andate su, io resto qui e inizio a cercare le chiavi.- disse, lasciandolo al quanto straniti.
- Ma non avevi paura?- abbozzò Ronaldo, completamente preso alla sprovvista da quell'indicazione.
- Sì, ma ora non ho tempo per queste stronzate. Devo rimediare a ciò che ho fatto.- dopo questa breve conversazione i due salirono al piano superiore, lasciandolo da solo.
Girarono l'angolo, arrivando davanti alla rampa di scale ammuffita e decisamente poco sicura. Riuscirono tuttavia ad arrivare in cima, giungendo nel corridoio da cui sarebbero arrivati alla famosa stanza chiusa.
Si ritrovarono davanti alla camere, cercando di entrare. Quella a sinistra, che avevano già visitato la scorsa volta, si aprì subito, mentre l'altra di rivelò essere ancora inaccessibile.
- Io vado giù a cercare la chiave, tu resta qui e controlla la stanza aperta.- disse Ronaldo, incamminandosi poi verso Chris. Drake sospirò, obbedendo poi al comando del moro.
Entrò all'interno, iniziando a cercare il fantomatico oggetto. Aprì tutti i cassetti del mobile che si era trovato alla sua destra, trovandovi soltanto dei vestiti e della biancheria, appartenente ad un bambino. Passò alle ante ma anche lì non c'era un granché, qualche scatola di giochi e robe del genere.
Annoiato dalla ricerca, si affacciò alla finestra. Rimase fermo a fissare il nulla per qualche minuto, finché una voce attirò la sua attenzione.
- Drake? Drake, sei tu?- conosceva bene quel timbro e quell'accento. Non aveva dubbi. Lentamente si girò, senza però scorgere nessuno.
- Drake non mi vedi?- di nuovo quella voce. Iniziò a spostare lo sguardo da ogni parte, tentando di capire da dove provenisse quel suono.
- Davanti a te, Drake.- fermò gli occhi dritti davanti a lui. C'era uno specchio. Ronaldo e Chris lo avevano avvisato al riguardo. Mosse qualche passo incerto, avvicinandosi all'oggetto. Più si spostava e meglio riusciva a vedere il riflesso. Ma non era il suo.
Capelli neri, occhi azzurri, piuttosto alto. Era Aiden. Sollevò una mano, cosa che fece pure l'altro. Il suo respiro si fece più affannoso.
- Che ci fai qui?- domandò sottovoce, senza aspettarsi una reale risposta. Ma improvvisamente il riflesso iniziò a ridere, per poi muoversi indipendentemente. Lo guardò per un po', poi si decise a parlargli.
- Beh, sono imprigionato qui.- disse semplicemente, alzando le spalle.
- E perché mai?- il battito del suo cuore aumentò velocemente. Più i secondi passavano e maggiore era la paura che provava.
- Perché mi hai ucciso, Drake. Ricordi? Nella foresta.- quelle parole gli tolsero il respiro. Iniziò a tremare, tentando di resistere all'impulso di urlare.
- Tu non sei Aiden...- tentò di convincere sé stesso, parlando però con voce titubante.
- Ti sembro forse qualcun'altro?- il riflesso iniziò a ridere, continuando a guardarlo intensamente.
- No...- stava perdendo lucidità. Doveva pensare ad un modo per uscire da quella situazione.
- Perché neghi, assassino?- quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso. Strinse la mano in un pugno e poi colpì con violenta lo specchio, frantumandolo. Numerosi pezzi caddero per terra, rendendogli impossibile vedere la faccia di Aiden.
La sua mano era ferita, ma non si preoccupò troppo della cosa. Iniziò a ridere, preso da un attacco di panico. Però si distrasse, motivo per cui non si rese conto di ciò che gli stava succedendo intorno.
I frammenti si erano sollevati attorno a lui e, nel momento in cui il suo sguardo cadde su di essi, due di loro gli si piombarono sugli occhi, accecandolo.
- Cazzo!- urlò, portandosi subito le mani sulle palpebre. Sentiva i pezzi ancora dentro il bulbo. Ma non ebbe tempo per pensarci ulteriormente, poiché tutti gli altri gli si gettarono addosso, affondando nella sua carne.
Non poteva vedere, ma sentiva il sangue scendere copiosamente dai numerosi tagli sul corpo. Le sue mani si inzupparono del liquido rosso, facendo scivolare per terra. Pian piano perse coscienza, consapevole che non avrebbe più riaperto gli occhi.
Pensò che infondo era giusto. Aveva ucciso l'unica persona che gli voleva bene e questa era la sua punizione. Sospirò, lasciandosi poi avvolgere dal dolce sapore della morte, mentre di sottofondo sentiva le urla e i passi dei due, preoccupati dal suo precedente grido.
 
- Ehi, Chris, hai trovato la chiave?- Ronaldo era appena sceso. L'autista si girò verso di lui sbuffando.
- Mi stai dicendo che la porta è ancora chiusa?- chiese, osservandolo.
- Eh, già. Trovato niente?- il moro scosse la testa, indicandogli tutti i luoghi in cui aveva cercato.
- Guarda in cucina, forse ci potrebbe essere qualcosa.- lo incitò ad andare con un gesto della mano, mentre lui continuava ad aprire tutte le ante dell'armadio. L'altro sbuffò, dirigendosi verso il luogo comandatogli.
Si perse qualche minuto ad osservare la cucina, cosa che aveva già fatto la scorsa volta ma che ritenne opportuno fare. Sospirò, poi si avvicinò al lavello, iniziando a cercare qualcosa. Si voltò dopo poco, ricordandosi di aver controllato lì la scorsa volta alla ricerca di oggetti ma senza risultati. Fu in quell'istante che vide qualcosa luccicare davanti a lui.
C'era una piccola bacheca con sopra appesi numerosi fogli di ricette ed una chiave. Sorrise, andando subito a chiamare l'altro.
- Guarda un po' che ho trovato?- gli mosse l'oggetto dorato davanti, ottenendo uno sguardo soddisfatto come risposta.
- Ottimo, andiamo...- il suo discorso venne interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Era Drake. Corsero rapidamente, salendo la rampa di scale due gradini alla volta, giungendo infine nella stanza incriminata.
Il corpo, ormai senza vita, del moro era steso a terra con numerosi frammenti di vetro infilati nella carne e una grossa macchia di sangue ai suoi piedi. Chris si abbassò subito, andando a tastare la vena, ma non sentì alcun battito.
- È morto.- constatò, scuotendo la testa.
- Merda!- urlò Ronaldo, colpendo con forza lo spigolo della corda.
- Andiamo.- sussurrò l'autista, ottenendo un cenno positivo da parte del moro, che osservò il cadavere per qualche altro istante.
Prese un grosso respiro, poi inserì la chiave nel lucchetto e la girò a sinistra, aprendo la porta. Ciò che videro li lasciò completamente a bocca aperta.
 
 
All'interno del pullman la situazione era piuttosto calma. Pitch era stato segregato infondo al veicolo, Skarah vicino a Hiro e Lorde mentre Lazaro si era seduto nei primi posti, completamente isolato dagli altri.
Teneva le braccia incrociate al petto e pensava. Una moltitudine di cose gli attraversarono la mente, da quando era salito su quel bus maledetto fino a quell'istante, in cui aveva perso la persona a lui più cara. Non riusciva a dimostrarsi triste ma solo arrabbiato. Dopo aver letto la pagina di quaderno che Miranda aveva lasciato ad Hiro, l'immensa depressione che provava per l'addio del suo amico si era leggermente placata, poiché infondo il turco si era meritato quella fine.
Ora l'unico pensiero che aveva per la testa era quello di sopravvivere. Voleva a tutti i costi uscire vivo da quella situazione e avrebbe fatto di tutto pur di riuscirci.
Da quando aveva deciso di combattere fino alla fine per la propria vita, sentiva sempre più spesso una vocina che lo chiamava a sé. Sapeva perfettamente chi fosse ma lo ignorava. Eppure più udiva quelle parole più si convinceva che, forse, ascoltarle sarebbe stata la scelta più giusta, almeno per la sua persona.
Così, lentamente, iniziò ad abbassare le difese, permettendo a quella sottile voce di parlargli sempre più chiaramente.
- Vuoi sopravvivere, Lazaro?- quella fu la prima fase che riuscì a comprendere. Sorrise, pronto a rispondere.
- Sì, lo voglio.- quel discorso si svolgeva nella sua testa. Sentiva un leggero accenno di mal di testa, ma lo ignorava bellamente. Quel discorso lo stava interessando sempre più.
- Anche se significherebbe tradire i tuoi compagni?- l'espressione sul suo volto mutò profondamente, portandolo ad assumerne una più seria.
- Spiegati.- aveva una vaga idea di quella che potesse essere la richiesta del demone, ma non ne era sicuro. Preferiva di gran lunga sentirsela pronunciare da lui.
- Voglio proporti un accordo, Lazaro.- la sua fronte iniziò a sudare. Era pienamente consapevole che dalla sua risposta sarebbe dipesa la vita sua e degli altri.
- Parla.- prese un lungo sospiro, attendendo la risposta dell'entità.
- Uccidili. Uccidili tutti e io ti farò sopravvivere.- si morse un labbro, mentre le sue orecchie udivano quelle parole così surreali. Sapeva che, con molta probabilità, gli avrebbe chiesto una cosa del genere, ma non era pronto a sentirlo così apertamente.
- E come farai?- voleva accertarsi che non lo stesse prendendo in giro. L'ansia continuava a salirgli sempre più addosso. Non sapeva cosa fare.
- C'è un modo per andarsene da qui. E solo io lo so. - quelle parole attirarono completamente la sua attenzione. Non voleva arrivare a tanto, ma per sopravvivere sarebbe disposto tutto. Si girò in direzione dei suoi compagni, guardandoli.
Pitch era un ragazzaccio, ma tutto sommato aveva un animo buono. Lo aveva leggermente rivalutato, seppur pensasse fosse troppo impulsivo. Ucciderlo sarebbe potuto essere un problema, ma il suo coltello lo aveva lui, quindi in qualche modo se la sarebbe potuta giocare.
Skarah la considerava una brava persona, però non aveva mai avuto l'opportunità di conoscerla meglio, pertanto poteva basarsi solo sul breve periodo passato con lei sul bus. Farla fuori sarebbe stata un gioco da ragazzi. Nemmeno si preoccupava più di tanto.
Su Lorde non aveva parole. Lo amava infinitamente e per lui avrebbe fatto di tutto, poteva provare ad usarla in qualche modo, ma non le sembrava la ragazza più adatta a fare quel tipo di cose. Anche lei sarebbe stato un ostacolo di poco conto.
Il problema più grande sarebbe stato, ovviamente, Hiro. Il nipponico era forte e l'aveva dimostrato in più occasioni. Oltretutto aveva dimostrato un'astuzia non indifferente. Non sapeva se sarebbe riuscito ad ucciderlo tanto facilmente.
Era ferito, quindi era tecnicamente avvantaggiato, però non voleva sottovalutarlo.
Prese l'ennesimo sospiro e si decise a rispondere.
- Sì, lo farò. - tentennò un pochino, perdendo poi ogni briciola di dubbio poco dopo. Doveva salvarsi e se questo era l'unico modo sarebbe stato pronto a farlo. I ragazzi che, fino a poco prima, avrebbe difeso dando anche la sua vita erano appena diventate le sue prede.
- Ottimo. Ne sono felice. Buona fortuna.- la voce infantile abbandonò la sua testa, liberandolo dall'emicrania che lo aveva colpito fino a qualche secondo prima.
Sprofondò nel sedile, tentando di rilassarsi. Ogni muscolo del suo corpo era teso, rendendogli impossibile trovare quel senso di tranquillità che era solito avere sempre. Estrasse dalla tasca il coltello di Pitch e ci giocò un po' con le mani. A breve avrebbe dovuto utilizzarlo sul serio.
Nel frattempo, dietro di lui, Hiro e Lorde erano occupati in una "discussione" che stava coinvolgendo soltanto la ragazza.
- Chissà a cosa sta pensando Lazaro...- disse aspettandosi una risposta dal nipponico. Ma questo rimase in silenzio, senza proferire parole. - Ehi, rispondimi!- colpì il braccio dell'asiatico con una mano cercando di attirare l'attenzione.
- Che vuoi?- nel suo tono di voce non c'era alcun emozione. Era piatto. Voltò lentamente la testa verso di lei, aspettando che ripetesse la domanda.
- Stavo dicendo, secondo te a cosa sta pensando Lazaro?- intrecciò le dita tra loro, assumendo un'espressione sognante.
- Ma che me ne frega.- rispose Hiro, seccato. La bionda abbassò le sopracciglia, sgridandolo.
- Non parlarmi in questo modo!- protestò, portando le mani sui fianchi e guardandolo male. L'asiatico sospirò, tentando di non insultarla.
- Senti, non ho proprio voglia di ascoltare le tue seghe mentali su di Lazaro, ok? Parlane con qualcun altro.- girò di scatto la testa verso il finestrino, perdendosi in quella vista, ormai monotona, che osservava da giorni.
La morte di Miranda lo aveva scosso. Solitamente avrebbe ignorato Lorde, lasciandola parlare da sola, ma dopo quell'avvenimento non ci riusciva. Voleva essere lasciato stare.
I continui discorsi sul rosso, che lui odiava a morte, erano noiosi e pesanti per lui. Se poi, in quella condizione, doveva essere costretto a fingere che gli interessassero avrebbe preferito uccidersi.
- Trattami con rispetto!- urlò lei, incrementando il suo nervoso. Reagì di istinto, senza riuscire a controllarsi, pentendosi poco dopo della risposta appena data.
- Hai rotto le palle. A me non fotte una sega di lui. Trovati un'amichetta che gli sbavi dietro come te, almeno potete aprire un fan club, ma non dare fastidio a me con questa storia.- parlò con acidità, noncurante di ciò che diceva. I suoi occhi parevano arrabbiati, anche se in realtà erano solo stanchi.
La bionda boccheggiò un po', poi si alzò e cambio posto, trattenendo le lacrime. L'ennesimo sospiro. Ormai Hiro ci aveva fatto l'abitudine. Continuava ad emettere aria da due ore. Si voltò, controllando la situazione. Notò che Skarah non era più seduta a due sedili da lui, ma bensì si era alzata per dirigersi in direzione di Pitch.
Il castano era rannicchiato su sé stesso, completamente depresso. La morte di Sasha lo aveva distrutto.
- Senti... io...- la mora si sedette accanto a lui, tentando di parlargli. Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo, andando ad incrociarlo con quello dell'altra.
- Che cazzo vuoi.- non provò nemmeno ad essere gentile, troppo occupato a gettarsi a capofitto nella disperazione da cui stava venendo lentamente avvolto.
- Io... non voglio vederti in quello stato.- disse, cercando di tentennare il meno possibile. Appoggiò la mano su un sedile, cercando di calmarsi.
- Allora ammazzati. Quando sarai morta forse troverò un po' di pace. - Pitch strinse le mani, tentando invano di contenere la sua frustrazione.
- Perché dici così?- sentiva le lacrime scendere dagli occhi, mentre questi si arrossavano. Tremava leggermente, come spaventata.
- Per colpa tua l'ho trascurata. E lei è arrivata a voler morire!- controllò la voce, cercando di non urlare. Ci riuscì, seppur con qualche difficoltà.
- Non è vero!- fu lei ad urlare per prima, abbassando improvvisamente la testa per non avere un confronto diretto col castano. - Era gelosa, tutto qui. Tu, come del resto io, non potevi farci niente!- si alzò rapidamente dal sedili, bloccandosi a pochi passi da lui.
- Vattene via.- Pitch la guardò con disprezzo, come se quelle parole non l'avessero minimamente colpito. Un istante dopo l'espressione sul suo viso mutò. La ragazza dette uno schiaffo in volto, per poi andarsene.
Lui nemmeno rispose, si limitò a tenere la guancia rossa in silenzio, passandoci anche la sua mano sopra. Sospirò anche lui, cercando riposo nel sonno. Lentamente chiuse gli occhi, ma un rumore sospetto attirò la sua attenzione.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Salve a tutti! Ecco a voi il capitolo 10. Beh, con questo The Bus vince il premio "Storia più lunga che io abbia mai creato" e ne sono davveeeeero felice!
Forse alcuni di voi avranno notato che i capitoli sono leggermente più corti (circa 10/11 pagine rispetto alle iniziali 14/15) ma voglio rendere il tutto più scorrevole ed aggiungere dei pezzi a caso per far risultare il chappy più lungo non mi sembra una buona idea.
Detto questo, capitolo in cui la nostra Sasha ci lascia. Peccato, era la ma ragazza preferita, uff. Lazaro stringe patti con il nostro demone preferito, Pitch viene pervaso dai sensi di colpa, Skarah viene allontanata con arroganza da quest'ultimo, Drake muore, in modo anche piuttosto brutto, Rex e Chris si fanno una gitina in una casa in montagna, Lorde fa incazzare Hiro.
Signori, ci avviciniamo alla conclusione. Fa strano dirlo, ma anche questa ff sta giungendo al termine. Ad occhio e croce mancheranno due o tre capitoli, nel quale spero di dare sfogo alla mia fantasia il più possibile.
Detto questo, ci vediamo lunedì prossimo ;-)
   
 
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