Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: PollyJane    16/06/2009    1 recensioni
Quelli che rivelano subito il proprio amore, senza timori né attese, non vengono mai creduti e non vengono mai considerati. L’idea comune è che l’amore sia una solida pianta, destinata a fiorire solo dopo un lungo periodo di tempo, ma tutto ciò che è comune era estraneo a quell’amore vero, puro, profondissimo, che non trovava ragione nel tempo ma nella passione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quelli che rivelano subito il proprio amore, senza timori né attese, non vengono mai creduti e non vengono mai considerati. L’idea comune è che l’amore sia una solida pianta, destinata a fiorire solo dopo un lungo periodo di tempo, ma tutto ciò che è comune era estraneo a quell’amore vero, puro, profondissimo, che non trovava ragione nel tempo ma nella passione.

Un Romeo innamorato canta la sua serenata di strada. E’ un Romeo stregato dall’amore, e chi l’ha stregato è una Giulietta dei tempi moderni, un po’ svampita e molto astuta, che lo lega a sé attraverso il laccio della promessa di una notte d’amore.  Nessuno sa come andrà a  finire tra questi giovani innamorati che si rincorrono come in preda ad una febbre perché spinti e mossi da un bisogno profondissimo.  Non c’è un domani. I due giovani sembrano quasi posseduti da una presenza demoniaca che li spinge l’uno verso l’altra. Non c’è volontà in questo, non c’è il proposito del comune gioco di potere, ma soltanto un’irresistibile e cruda fame, fame di tutto l’amore del mondo che vive in loro e cresce fino a diventare qualcosa di indefinito, al medesimo stato delle cose grezze. 

Chi dice che l’amore deve essere costruito su solide fondamenta, basato su promesse ed eretto su piramidi di parole? Il vero amore, posso ora dire guardando Il giovane Romeo e la giovane Giulietta, si esprime nella immediatezza di un attimo, nella potenza di uno sguardo, nella passione di un lungo abbraccio, nell’intreccio di due amanti che stanno bruciando, nel sospiro delle voci, nei sorrisi felici, sinceramente. Questo è certo tutto quello che si deve sapere dell’amore, e niente altro. La pienezza di questi sentimenti, la loro verità.

Il vero amore era lì: era triste, era infinitamente bello e appassionato. Il vero amore era quel fuoco e quel gioco crudele che Romeo e Giulietta tessevano a vicenda in faccia all’altro, era nella menzogna che ogni giorno si raccontavano pur conoscendo la reciproca verità. Il vero amore era in quella menzogna apparentemente crudele, ma che in realtà era un gioco infantile che entrambi conducevano con piena consapevolezza. Quella menzogna non era però il tradimento dell’uomo che mostra al mondo due facce e al contempo cerca di nasconderle. Piuttosto era una menzogna d’amore che entrambi accettavano, e rispettavano, come un patto.

Romeo e Giulietta giocavano al gioco dei traditori, corrotti, malvagi e sporchi, ma quanto era puro quel gioco, e quanto di più distante da quello che sembrava essere! Quello era il vero amore, libero da tutto, da ogni rimorso, ogni paura di perdere l’altro, ogni speranza. Un amore che era vuoto ma sempre pronto, in un attimo, a riempirsi di tutti i sogni che ci sono al mondo. Era un amore in cui tutti i sogni si componevano e disfacevano più volte nello stesso giorno. Un amore che poteva essere tutto e che poi non era niente, e viceversa. Che per questo aveva qualcosa dell’infinito: era alfa ed omega, fine e principio, buio e luce, e poteva essere tutte queste cose in un solo momento.

Giulietta e Romeo si amavano, ma nemmeno loro stessi ne erano coscienti. Avrebbero ricordato per sempre il cuore battere così forte al suono della voce più dolce e a quell’orecchio così cara. Quando Giulietta disse addio, il suo viso era rigato da un albero di lacrime, che scendevano lungo i due lati del viso, ma Romeo non poteva saperlo, e così rispose soltanto all’addio, ma senza nessuna pretesa e senza nessun rancore. Certo, Giulietta avrebbe voluto da Romeo qualunque tipo di promessa, o un patto che la legasse finalmente a lui, oppure avrebbe preferito essere lasciata libera, e sola. Ma Romeo non poteva permettersi promesse, un po’ per la sua indole naturalmente instabile, un po’ per quella nullità che c’è in ogni promessa. E poi nemmeno Romeo sapeva che cosa si celasse nel suo cuore, e se lo sapeva era troppo spaventato per lasciare che quella cosa regolasse la sua vita.

Quella notte non passò mai, anzi  fu un giorno infinito. Romeo e Giulietta si erano mescolati, si erano spogliati e si erano rivelati. Avevano pianto, si erano lamentati l’uno dei difetti dell’altro, si erano rimproverati, avevano sorriso, poi riso sinceramente e di gusto, poi avevano giocato, si erano rincorsi, si erano disperati, avevano perso la speranza e poi l’avevano riacquistata, si erano smarriti in un sogno ed erano riemersi nella realtà, ed era parsa loro, in quel momento, ancora più bella del sogno. Si erano raccontati l’un l’altro, si erano accarezzati, si erano amati e si erano odiati. Poi si erano stretti e si erano addormentati. Nel cuore della notte Romeo aveva preso a baciare la schiena di Giulietta. Lei aveva sentito il sangue scorrere più impetuosamente nelle vene, aveva sentito un brivido  profondo, come mai le era successo, partire dalla base della schiena e diffondersi in tutto il corpo. Giulietta aveva capito allora che cosa fosse la passione,e l’aveva amato per averle permesso di scoprire quell’universo così discusso ma per lei così nascosto. A Giulietta parve che il mondo si fermasse lì e allora, alle tre e trenta del mattino. Capì che il suo fare l’amore prima di Romeo non era stato amore, ma una sequenza di atti fatti per dare e ricevere un piacere squallido, impersonale, freddo, distante.

Romeo e Giulietta passarono la notte a leggere poesie d’amore. A Giulietta parve che Romeo la comprendesse più di quanto non la comprendessero persone con cui era cresciuta. Le parve che Romeo fosse nato per lei, per amare ciò che lei amava, per farle provare l’amore. Erano pazzi, entrambi. A volte lei era triste e malinconica. A volte lui era esageratamente presuntuoso.  A volte lei sembrava prendersi troppo sul serio. A volte lui sembrava perdersi nelle sue originalità. A volte lei dimenticava chi fosse realmente, e sembrava essere tutto e non essere niente. A volte lui sembrava perdersi nei suoi pensieri, e d’improvviso diventare scostante.  A volte lei si buttava nelle sue manie.

Nel grigiore e nella disperazione della triste vita di Giulietta, Romeo parve comparire come un regalo tanto inaspettato. Romeo uscì spavaldo dal portone dell’edificio e nell’attimo in cui vide Giulietta, seduta su un vecchio motorino giallo, rimase pietrificato per un secondo, nell’attesa che qualcosa accadesse. Era bellissima, alta e bionda, con la pelle, delicata, del colore dell’avorio. Giulietta lo ammirò per la sua parlantina e per il suo modo di fare così sicuro e attraente.

‘ Prima mi sarebbe piaciuto essere il tuo amante, ricordi? Non ci avrei messo nulla a mollare il mio lavoro da medico per venire da te a fare il giardiniere. Pur di stare con te.. ma ora non vorrei mai assistere al tuo matrimonio, preferisco sposarti io e poi mantenerti per sempre. Non sopporterei l’idea che tu possa sposarti con un altro’

‘ Ma non potrei mai sposarti’

‘Io starei con te per tutta la vita, e tu mi faresti sognare, con le tue poesie, con i tuoi sogni, non potrei mai stancarmi di te ’

‘ Quando sono con te mi sembra un giorno che siamo due anime gemelle, e il giorno dopo mi sembra che tu non abbia niente in comune con me, e che tu invece non possa promettermi, né darmi niente. Però poi mi sembra che tu sia così simile a me.  Anche io sono fatta così’

‘Tu mi piaci da morire, mi piaci per quello che sei, per quello che fai, mi piaci per i tuoi sbalzi d’umore  e per le tue lune, mi piace tutto di te, anche quando sei arrabbiata senza motivo e anche quando ti prendi troppo sul serio ’

‘ Mi piace sognare insieme a te ’

‘ Io voglio che tu sia libera ’

‘Meraviglia..perché piangi? Perché? Perché stai piangendo?’

‘ Perché non voglio stare male, per nessuno, non permetterò mai più a nessuno di farmi stare male’

Giulietta aveva già da tempo realizzato, e compreso quello che Romeo stentava a credere: erano il tempo ed il luogo ad essere sbagliati in tutta quella storia d’amore. La dolcezza e le molte asperità di Romeo, la rudezza e le morbidezze di Giulietta sarebbero state un collante se fossero stati vicini. Ma erano lontani, lontani, lontani per una distanza impossibile da colmare, e infinita come il tempo.  Ogni giorno l’immagine dell’altro sbiadiva reciprocamente dai loro ricordi, e quell’immagine finiva per diventare un’ombra, o una nebbia a tratti fitta e a tratti più leggera. Il ricordo dei loro volti era talvolta più netto, e ricordavano il profumo forte o dolce misto a sudore, il tatto forte e possessivo, gli occhi grandi o azzurri come il mare, lo sguardo diabolico o lo sguardo semplice, il sorriso traditore e il sorriso sciocco. Però altre volte tutto questo ricordare sembrava così irreparabilmente lontano, e non c’era speranza in questo.

I loro cuori bramavano di stare ancora insieme e ogni giorno, con lentezza, morivano. Parlare ogni giorno senza potersi vedere o toccare era uno stillicidio insopportabile e triste. Era triste sapere di non potere più sfiorare quelle mani, abbandonarsi tra quelle braccia e morire, sì, morire tra quelle dita, e perdersi nei segreti di quegli occhi. Quegli occhi grandi. O forse era più che triste, era una tremenda malattia, un morbo, un’agonia, una condanna del cielo che dovevano scontare perché così diversi dalla conformità. Quei moderni Giulietta e Romeo dovevano nascondere il loro amore agli occhi di tutti per non far sorgere inutili gelosie, calunnie. Ma in cuor loro, mentre uscivano furtivamente di casa, e ben attenti a fingere di non essere insieme, belli come due statue, ribelli come due aquile, speravano che gli altri avessero già capito tutto e segretamente invidiassero quella loro passione così sfrenata e folle.

In un altro tempo e in un altro luogo, un luogo dove avessero potuto stare insieme, si sarebbero amati fino alla fine, fino alla morte.

Quella domenica pomeriggio finsero di non conoscersi, era il gioco della menzogna. E non appena furono lontani dagli sguardi degli altri si baciarono appassionatamente. Romeo rubò un gioco da tavolo per Giulietta, e fu emozionante e pazzo, terribilmente infantile, precipitarsi giù per il sentiero per raggiungere la strada ridendo come i matti. Risero tantissimo, e si strinsero più volte, erano contenti di essere insieme e di avere trovato qualcuno che condividesse le reciproche follie. Era questo che li legava, perché si sentivano e forse volevano essere incompresi da una realtà statica e grigia. Romeo e Giulietta si sentivano i padroni del mondo, si sentivano i re,e gridavano a squarciagola, e puntavano i piedi come i bambini quando vogliono qualcosa.

‘ Giulietta, tu sei poesia pura. Tutto quello che dici è poesia. Non mi stancherei mai di sentirti parlare, è così bello ascoltare le tue storie da mille e una notte’

Romeo aveva risvegliato qualcosa di Giulietta che era rimasto assopito per molti anni. Aveva infatti risvegliato in lei il cuore piangente, l’ardore profondo senza cui le parole non farebbero piangere, né ridere.

E Giulietta sentiva fisicamente la sua testa affollarsi di domande, e avrebbe voluto che Romeo la chiamasse, anche solo per sentire la sua voce da lontano. Fare e disfare era tutto quello che i due innamorati sapevano fare, ma non è questo quel fuoco che è l’amore?  A volte Giulietta era oppressa dallo sconforto e si domandava se le delusioni subite per il troppo amore erano servite o se poi sarebbe stato più opportuno, per modificare quella sua tremenda tendenza al dramma,  cambiare il suo atteggiamento nei confronti della vita. Ma non si poteva concludere nulla, se non che tutto quell’amore che sgorgava da entrambe le fonti serviva a sé stesso. Perché l’amore non ha bisogno di motivazioni, non ha bisogno di niente. Esiste a qualunque condizione, in qualsiasi situazione e con chiunque.

Quell’amore aveva ricucito le ferite ed aveva fatto dimenticare, e soprattutto era servito a comprendere delle cose fondamentali con una maggiore lucidità. Per esempio, Giulietta aveva capito che cosa cercasse dall’amore. Romeo aveva capito che per amore non si può morire. Giulietta aveva riversato, e rovesciato, la sua enorme sofferenza su Romeo, e lui l’aveva compresa, accolta, in parte guarita. Romeo alimentava in lei un fuoco che altrimenti sarebbe stato fatuo, e che per questo quel fuoco si chiamava amore.

Però mentre si allontanavano quel dolore si faceva cronico e cresceva, cresceva, il gioco dolce e sbarazzino dell’amore andava trasformandosi gradualmente in una grande sofferenza del cuore, e si rendeva necessario troncare quell’amore sul nascere, prima che fosse troppo tardi e distruggesse ogni forma di vita in Giulietta. Ma mentre erano lontani e sempre più infinitamente divisi era chiaro che la morte era lì e si nascondeva nei motivi di quel pretesto che ora sembrava banale, inventato per farsi male senza morire. Nessuno sapeva fermare quell’emorragia lenta che sostituiva il colpo mortale per il bene degli amanti.

La decima notte Giulietta sognò Romeo, ma come se fosse il nonno che non aveva mai conosciuto, e lo sognò come se fosse nella trepidante attesa di lui, delle sue radici, del suo significato profondo. Al risveglio pianse perché dentro di sé aveva il lutto che portava per Romeo, per non potere più sentire le sue parole e non toccare più il suo corpo, non avvicinare più a lui le sue labbra e non potere più guardare quegli occhi pieni di passione.

‘Tu parli troppo, hai una maledetta paura del silenzio ’

‘ Io odio il silenzio perché lascia intendere cose che in realtà non sono, e che sarebbe meglio spiegare’

‘Ma non capisci che ci sono cose che si comprendono solo osservandole. Tu pensi di poter conoscere una persona, ma quando parli ci sono mille cose che non sono vere, e lo capisco dal modo in cui mi guardi, o ti comporti’

‘Non è vero, sono sempre sincera’

‘ Oh, no, tu non lo sei mai. Sei spesso falsa, e molto costruita, ed è per questo che mi piaci così tanto’.

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: PollyJane