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Autore: _Mhysa_    21/08/2017    2 recensioni
Matt/Mello One Shot
“Come fai?” chiese, in un sussurro.
“Come faccio cosa?”
“Come fai ad accettare la medaglia di bronzo con questa schifosa rassegnazione?”
Matt fece spallucce, con l’indice destro si aggiustò gli occhiali sul naso, poi si accese un’altra sigaretta.
“Ti svelo un segreto, amico: ad arrivare primi non si vince un bel niente, è fatica sprecata”.
No, Mello non ci credeva, quella era una bugia, una bugia inaccettabile.
“Ti sbagli, Mail. Arrivare primi è tutto, tutto ciò che conta”.
Matt sospirò profondamente, poi fece un paio di tiri di sigaretta.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ Nove fasi p una~
 
La Wammy’s House non era un posto per tutti.
Qualche volta Matt pensava che non fosse un posto adatto nemmeno per Mello. Tutta quella pressione, unita alla smisurata ambizione che animava il suo amico, diventava un peso sempre più grande da sopportare per le sue esili spalle. Matt era convinto che, se non lo avesse aiutato, prima o poi quel peso lo avrebbe schiacciato.
Una mattina di dicembre, con i riscaldamenti al minimo nonostante il freddo gelido, Matt si ritrovò a camminare per i corridoi della Wammy’s durante l’orario delle lezioni, mani nelle tasche, occhiali storti sul naso e una sigaretta spenta tra le labbra. Andava con calma, perché sapeva dove si era diretto il suo compagno, quando di corsa era scappato dall’aula; entrò nel bagno del terzo piano, uno dei posti più isolati dell’edificio per via di una tubatura rotta che allagava perennemente il pavimento, e si fermò di fronte alla porta del secondo gabinetto, poggiando la schiena a uno dei lavandini. Attendeva, con i piedi immersi nel velo d’acqua che ricopriva le mattonelle bianche.
Dal gabinetto provenivano versi gutturali, conati di vomito; poi Matt sentì la persona al suo interno cacciare fuori anche l’anima. Mentre continuava ad attendere paziente che la storia facesse il suo corso – sempre la stessa, ogni volta – prese l’accendino dalla tasca dei jeans stretti e scuri – non portava mai la divisa, la odiava – e accese la sigaretta. Il fumo riempì l’aria.
Dopo qualche minuto, un ragazzino biondo e mingherlino dal viso pallido e smunto uscì dal gabinetto; Matt prese un fazzoletto dal distributore vicino ai lavandini e glielo porse. Gli occhi del ragazzo magro erano piccoli, iniettati di risentimento e rabbia; il corpo tremava leggermente. Non si stupì nel vedere il suo amico lì, sapeva che lo avrebbe trovato ad attenderlo.
Mello strappò dalla mano di Matt il fazzoletto e lo usò per pulirsi la bocca; poi si avvicinò al lavandino, aprì il rubinetto e si lavò per bene. Quando terminò non si asciugò, poggiò le mani al lavabo e fissò la sua immagine riflessa nello specchio, i denti digrignati, le gocce d’acqua che gli rigavano le guance e il mento, e scorrevano dalle lunghe ciglia, cadendo come pioggia su un mare nero in tempesta.
Se ne stettero in silenzio per un po’, Matt non smetteva di attendere. Conosceva quella reazione meglio di qualsiasi altra cosa, tanto da sapere a memoria ogni sua fase: 1) sgomento 2) gelosia 3) rabbia 4) bruciore di stomaco 5) fuga 6) conati 7) vomito 8) lavaggio e 9) sfogo rabbioso. E lui sostanzialmente non poteva fare niente per arrestare il processo, semplicemente si occupava di controllare che, dopo la delusione, Mello ritornasse in sé, seppur ogni volta più ambizioso e determinato di prima.
“Ma come è possibile? Come-diavolo-è-possibile?” urlò il biondo, scandendo bene le parole. La nona fase era appena iniziata.
Matt fece un tiro di sigaretta.
“Quel… quello stupido bambino! Non capisco, non capisco come sia possibile… merda!”
Il biondino rabbioso si voltò e diede un pugno al distributore di fazzoletti. Matt sospirò e si posò una mano sulla fronte.
“È così… infantile, è un bambino viziato, non fa altro che giocare con quegli stupidi giocattoli eppure… eppure arriva sempre primo! Una sola risposta, quella dannata risposta al quesito 34… ero convinto che fosse la c! Merda… deve esserci stato un errore nella correzione, la risposta deve essere quella, ne sono certo!”
Mello si passò entrambe le mani sul volto con forza, al punto da lasciare dei segni rossi sulla pelle diafana.
“Impossibile” sibilò Matt.
Il biondo lo guardò, esasperato.
“Impossibile?!”
“I test li ha corretti L”
Mello sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo, facendo schizzare goccioline d’acqua dal pavimento che finirono sui pantaloni del suo amico.
“Beh allora vuol dire che anche L può sbagliare” sentenziò.
Matt sorrise, beffardo, e scosse la testa. Fece l’ultimo tiro di sigaretta, la spense sotto il rubinetto e poi la gettò nel cestino.
“Stai delirando” disse, schernendolo.
Il ragazzo biondo, di una magrezza impressionante, digrignò di nuovo i denti e scagliò un pugno in faccia al suo compagno che lo scansò senza fatica, immobilizzandogli il polso. Mello provò a liberarsi; non ci riuscì.
“Calmati, tesoro. Questa rabbia non serve a niente, non cambia il fatto che N sia sempre primo”.
Quella subdola verità, schiaffatagli in pieno volto senza pietà, fece tornare a Mello il mal di stomaco. La sua gastrite stava peggiorando.
“Non può essere, non è giusto. N non è migliore di me” sbraitò.
“E allora impegnati di più e dimostralo” sentenziò Matt, mollando la presa.
Mello fece ricadere le braccia lungo il corpo, come se di colpo fossero prive di ossa; abbassò il capo, ciuffi della frangetta bionda gli coprirono gli occhi piccoli e cupi.
Ci fu un lungo silenzio, prima che aprisse di nuovo bocca. Stavolta senza urlare.
“Come fai?” chiese, in un sussurro.
“Come faccio cosa?”
“Come fai ad accettare la medaglia di bronzo con questa schifosa rassegnazione?”
Matt fece spallucce, con l’indice destro si aggiustò gli occhiali sul naso, poi si accese un’altra sigaretta.
“Ti svelo un segreto, amico: ad arrivare primi non si vince un bel niente, è fatica sprecata”.
No, Mello non ci credeva, quella era una bugia, una bugia inaccettabile.
“Ti sbagli, Mail. Arrivare primi è tutto, tutto ciò che conta”.
Matt sospirò profondamente, poi fece un paio di tiri di sigaretta.
“Sei cocciuto… e permaloso” borbottò.
“Può essere, ma un giorno… un giorno io batterò tutti, risolverò un caso che nemmeno L sarà capace di risolvere, e N dovrà soltanto riconoscere che senza di me il mondo non ce l’avrebbe fatta. E quel giorno… quel giorno non è lontano, Mail”.
La Wammy’s House non era un posto per tutti, e decisamente non era un posto per Mello, di questo Matt si convinse. Però il mondo lì fuori, quello oltre le finestre limpide e i corridoi freddi di quell’edificio era un posto perfetto per il suo amico. Un posto dove ognuno può trovare ciò che cerca; e lì, ne era certo, Mello sarebbe stato il primo. Avrebbe vinto la medaglia d’oro.
“Già… un giorno…” ripeté il biondo, le pupille ridotte a due puntini invisibili, le iridi lucide, i pugni stretti.
Così si stava concludendo anche la nona fase; quella volta Matt decise di aggiungerne una decima, solo per una volta, giusto per capire cosa sarebbe accaduto e come avrebbe reagito Mello. Nella sua testa la chiamò cioccolata; allora prese dalla tasca del suo gilet di montone una tavoletta di cioccolata fondente settanta percento, la preferita di Mello, non troppo dolce né troppa amara - come la loro relazione, d’altronde -  e la porse al suo amico ben avvolta nella carta rossa.
Mello rimase praticamente sbigottito.
“Io… cosa…”
Matt non disse niente, solo sorrise, sornione.
Il biondino allungò il braccio e prese la cioccolata; non la mangiò subito, si fermò a osservarne la carta. Era la sua marca preferita, la migliore sul mercato.
A quel punto, in modo del tutto spontaneo e inaspettato, le gambe di Matt si mossero verso la figura esile che avevano di fronte. Il ragazzo assecondò il suo corpo, sporse la testa, protese le labbra e le premette su quelle di Mello. Erano morbide e sapevano di burro cacao alla vaniglia.
Mello spalancò gli occhi e rimase immobile; non aveva mai baciato nessuno, prima di quel momento. E gli piacque, fu dannatamente piacevole; Matt continuò per un po’, lui al contrario di labbra ne aveva sfiorate parecchie, eppure quel bacio fu diverso. Gli sembrò così intenso, e per un attimo si sentì come se tutta la sua vita, fino a quell’istante, avesse avuto l’unico scopo di condurlo a quel semplice e innocente bacio. Fu un gesto che compì con naturalezza, come se fosse già scritto nel suo destino dalla nascita e lui non potesse fare altro che goderne appieno.
Si staccarono, lentamente, e si scrutarono a lungo; due vetri arancioni filtravano lo sguardo divertito e contento di Matt. Mello ancora faticava a realizzare ciò che era appena accaduto.
“Andiamo, il test di matematica è iniziato da dieci minuti”.
Così dicendo il ragazzo senza divisa si avviò verso la porta, la sigaretta ben stretta tra indice e pollice.
La voglia di essere il primo almeno in matematica riportò Mello alla realtà e gli fece tornare i muscoli attivi; si incamminò dietro al suo amico – era giusto considerarlo così? Cosa erano in realtà? – e uscendo dal bagno scartò la cioccolata e la addentò.
“Comunque stai fumando troppo, dovresti darti un freno”.
Matt fece un segno con la mano, come se stesse scacciando una mosca fastidiosa.
“Un giorno smetterò”.
E mentre finiva la sigaretta prese il suo Game Boy color dalla tasca del gilet e iniziò a giocarci.
E così anche la decima fase si era conclusa.  
Tutto era tornato come prima, ma niente sarebbe stato più lo stesso.
 
 
 
 











 
Note d’autrice
Mi vergogno un po’ per la confessione che sto per fare, ma ve la devo: ebbene sì, a ventiquattro anni suonati ho visto per la prima volta Death Note. Lo so, ho avuto un’adolescenza orribile XD scherzi a parte, ovviamente l’ho adorato, divorandolo in pochissimo tempo.  E ovviamente sono piombata anche io nel tormentone della ship Matt/Mello; eppure ancora mi chiedo: come facciamo a shipparli se si vedono insieme praticamente per dieci secondi? Non lo so, ma questa è la realtà, quindi eccovi una storia su di loro, ambientata nel periodo in cui sono ancora studenti alla Wammy’s House.
Spero che vi sia piaciuta e se vi va lasciate un commento.
Baci a tutti
_Mhysa_
 
 
 
 
 
 
 
  
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