Ok, credo di dovere qualche spiegazione a tutti... questa
storia non è nuova, l’avevo già postata tempo fa con un discreto successo, ma
poi l’ispirazione si era esaurita e avevo deciso di lasciarla in sospeso.
Ora sono un po’in un periodo di secca con i miei soliti
personaggi e ho pensato che cambiare aria potesse essere una buona idea e cosa
c’è di meglio che riprendere in mano una vecchia storia per ritrovare l’ispirazione?
Quindi eccomi qui con la versione riveduta e corretta di
questo mio raccontino... spero di finirlo, questa volta?
Me lo lasciate ancora qualche commentino? *O*
Un grazie a chi mi presta il suo computer per pubblicare in
trasferta!!!
Temperance
Piccola nota: so che ci sono alcune incongruenze con il
libro, come ad esempio il fatto che Peter e Sirius siano animagi già al primo
anno, ma ho preferito così ai fini della trama... spero mi perdonerete! ;-)
Il mio amico
I personaggi appartengono solo ed esclusivamente a J.K Rowling, la canzone “Il mio amico” è di Gianni Morandi
e la storia non è scritta a fini di lucro.
Tonks entrò a passo di carica nella stanza dove Sirius stava pulendo il camino e si lasciò sprofondare nel divano consumato dalle tarme.
“Ho finito di sistemare la mia roba in camera. Ti ringrazio dell’ospitalità, Sirius... Dopo che quell’idiota di Babbano mi ha sfrattata, non avrei saputo dove altro andare.”
“Ma?”
“Ma cosa?”
“C’è qualcosa che ti dà fastidio, lo sento dal tono della tua voce.”
“Dalla mia voce?”
“Sì, Dora. É come quando tua madre ti portava a mangiare il gelato, da bambina. Lei te lo comperava alla vaniglia e tu la ringraziavi, ma la tua voce diceva chiaramente ‘Non è male ma avrei preferito la fragola.’”
La ragazza sospirò.
“Inutile che ti dica che va tutto alla grande, vero?”
“Sì, perfettamente. Dai, sputa il rospo.”
“É Remus...deve proprio stare qui anche lui?”
“Beh, sì... Silente gli ha ordinato di farmi la guardia. Ma scusa, che cos’ha Remus che non va?”
“Non lo so... mi inquieta... É strano, silenzioso, a volte sembra un fantasma. Non riesco a ... a stabilire un contatto con lui che vada oltre il ciao, come stai.”
Tonks aveva conosciuto Remus il mese prima, quando era entrata nell’Ordine ed era l’unico con il quale non fosse ancora riuscita a stringere amicizia.
Cosa totalmente inconcepibile, per lei.
Persino Malocchio, a suo modo, era meno distante di quel mago alto e distinto che l’affascinava e spaventava al tempo stesso.
Gli pensava spesso, anche quando non avrebbe dovuto ma Remus Lupin continuava ad essere un mistero ai suoi occhi.
“Beh, questo è perché lui é timido e tu sei un uragano.” Rispose Sirius, scompigliandole i capelli rosati e facendola sorridere. “Siete come la panna e il cioccolato, come il Diavolo e l’acqua santa... fate fatica a trovare un punto in comune, è normale.”
“Siete molto amici, tu e lui?”
“I migliori. Affiderei la mia stessa vita a quel vecchio lupo mannaro... anzi, in un paio di occasioni credo di averlo già anche fatto.”
“Ma perché è così...così...”
“Così Remus?” Il mago dai capelli neri si strinse nelle spalle. “Lo è sempre stato. Non è cambiato molto, da quando andavamo a scuola.”
Tonks si sistemò meglio sul divano, incrociando le gambe all’indiana e prendendo a succhiare di gusto una ciocca di capelli che aveva avuto la malaugurata idea di andarle negli occhi.
Sirius pensò che fosse estremamente tenera, così simile ad una bambina... semplicemente perfetta per lui.
“Perché non mi parli un po’ di lui? Magari è la volta che riesco a immaginarmelo come una persona normale.”
Sirius si sedette, accanto alla cugina.
“Che cosa vuoi sapere?”
“Tutto.” Occhi puntati su di lui.
Non era davvero possibile dirle di no... e, d’altronde, perché avrebbe mai dovuto voler fare una cosa del genere?
“Allora direi che è il caso di cominciare dall’inizio! Ci siamo conosciuti al nostro primo giorno a Hogwarts, quando avevamo undici anni. Io e James Potter avevamo già legato in treno e avevamo subito notato quel ragazzo timido, che si muoveva a stento in mezzo alla massa degli altri studenti. Lo avevamo già etichettato come uno sfigato da torturare per divertirci e ci stupimmo non poco quando fu assegnato alla nostra stessa casa. Non aveva l’aria di un vero Grifondoro, ma, si sa, quel che dice il cappello è legge, quindi non contestammo: ci sarebbe risultato più facile tormentarlo. Tuttavia, non ci mettemmo molto a capire che ci eravamo sbagliati. E di grosso, anche.”
Il
mio amico cammina
Che
sembra un pendolo
Attraversa
la strada
E
tutti lo guardano
In
questo mondo veloce si muove a fatica
Ma
tu guarda che razza di scherzi
Ti
fa la vita.
Il
mio amico è sempre stato così
Fino
da piccolo
Con
la faccia bambina impaurita
Che
sembra un cucciolo
Quando
parla il mio amico
Farfuglia
piano
E
le parole nell’aria si sciolgono
Come
venissero da lontano.
Remus camminava lentamente per i corridoi di Hogwarts, avanzando un po’ a zigzag a causa del libro che si teneva davanti agli occhi e che gli impediva di vedere dove andassero a posarsi i suoi piedi.
Tutti lo guardavano.
Le ragazzine erano affascinate da quel loro compagno un
po’ strano e i ragazzi non capivano come etichettarlo.
Tra gli altri, due giovani Grifondoro stavano discutendo
su di lui.
“Di’ quello che vuoi, per me Lupin non è normale.”
Sentenziò il giovane dai lunghi capelli neri, raccolti in una coda di cavallo,
rivolto a quello con gli occhiali accanto a lui. “Insomma, lo hai mai visto staccare
gli occhi da quei suoi stramaledetti libri?”
“No, mai.” Rispose l’altro. “Uno di questi giorni
dobbiamo preparargli un bello scherzetto. Credo che possa essere divertente
quasi come con Mocciosus.”
“Beh, non esagerare, ora...”
“Hai ragione: lui è insuperabile!” Ma Sirius già non lo
sentiva più.
“Ehi, James,
guarda!”
Lucius Malfoy e la sua cricca si stavano avvicinando a
Remus e sulla faccia del biondo campeggiava un ghigno per niente rassicurante.
Come sempre, dopotutto.
“Ciao, Remmy” Lo salutò Malfoy.
“Mi chiamo Remus.” Rispose lui, quasi sottovoce, senza
alzare gli occhi dalle pagine.
Lucius gli strappò il volume dalle mani e lo fece cadere
a terra, poco lontano da lì.
“Cosa c’è, ibrido, hai paura di guardare in faccia un
vero mago?”
Remus non rispose, ma i suoi occhi si dilatarono per la
sorpresa.
“Oh, che c’è, cuccioletto? Non pensavi che avrei scoperto
il tuo segretuccio? Stai attento, mannaro, perché ho una bella collezione di
aglio e paletti di legno e non mi farò di certo scrupoli ad usarli con te.”
Detto ciò, Lucius e soci si allontanarono, ridendo come matti.
James e Sirius stavano per intervenire. Dopotutto, per
quanto strano, Remus era sempre un loro compagno, ma non ebbero nemmeno il
tempo di pensare di fare qualcosa, perché Lupin estrasse la bacchetta e
sussurrò a mezza voce alcune parole che ai due amici risultarono
incomprensibili. Pochi secondi dopo, comunque, Malfoy lasciò cadere, gridando,
quattro grosse tarantole, che fino a poco prima erano stati i suoi libri di
testo.
“Aglio e paletti sono per i vampiri, non per i
licantropi, Malfoy.” Mormorò Remus, con
voce calma e pacata, mentre i Serpeverde fuggivano, braccati dagli ingombranti
aracnidi.
James e Sirius si guardarono, sorpresi e ammirati.
“Lo hai visto anche tu?”Domandò il primo, strabuzzando
gli occhi scuri.
“Per Silente se l’ho visto! Forse, dopotutto, il
saputello non è poi così imbranato!”
Come in seguito ad un tacito accordo, i due si avvicinarono
silenziosamente a Remus, ancora chino a raccogliere il suo libro.
“Ciao, Rem.” Lo salutò James, facendolo sussultare.
L’interpellato si alzò in fretta, lo sguardo nervoso, quasi
impaurito. A James vennero improvvisamente in mente quei minuscoli cagnolini che sua nonna si portava
sempre appresso perché, così diceva lei, le facevano una tenerezza
incontenibile.
Dopo quello che gli aveva visto fare, però, James gli
suscitava decisamente più ammirazione che tenerezza.
“Che cosa volete?” Chiese il giovane Lupin, diffidente.
“Che c’è, hai paura di noi?” Indagò Sirius, riducendo gli
occhi a due fessure.
“Non dovrei? Ieri mattina a pozioni mi avete quasi fatto
cadere nel calderone!” Rispose, stringendosi il tomo al petto.
“Sì.” Ammise James, portandosi una mano dietro alla nuca
con aria imbarazzata. “Ma quello era prima.”
“Prima di cosa?” Domandò Remus a bassa voce. James
cominciava a credere che non sapesse parlare in altro modo.
“Prima che tu facessi fare a Malfoy la figura della bambinetta
fifona!” Esclamò Sirius, raggiante, abbandonando definitivamente il fare da
bello e dannato, mentre James annuiva energicamente con un sorriso a trentadue
denti ben stampato in faccia.
“Oh, quello...” Remus si ritrovò a sorridere, suo
malgrado. “Non sopporto chi vuol fare il gradasso parlando di ciò che nemmeno
conosce.”
“Beh, caro mio, chiunque umilii così il caro Lucius non può che essere nostro
amico.” Dichiarò Sirius, facendogli l’occhiolino.
I due ragazzi presero Lupin a braccetto, uno da un lato e
uno dall’altro e si avviarono a grandi passi lungo il corridoio.
“Dovremo trovarti un soprannome.” Disse James. “I nostri
sono Ramoso e Felpato.”
“Ramoso e Felpato? Che significano?”
“Vedi” Spiegò Sirius. “Io e Jimmy siamo Animagus. Io mi
trasformo in un cane nero, felpato, appunto, e lui in un cerbiatto al quale si
presume che prima o poi spunteranno anche le corna.” James lo guardò, torvo, ma
lui lo ignorò. “Ed è da questa speranza che nasce Ramoso.”
“E tu?” Chiese
James. ”É vero quello che ha detto quell’idiota ? Sei un lupo mannaro?”
“Beh, sì... non è che ne vada molto fiero, però....”
“Forte!” Esclamarono in coro i due. Remus li guardò,
stupito, inarcando un sopracciglio.
“...forte?”
“Sì, beh... immagino che viverlo non lo sia poi così
tanto, eh?” Constatò Sirius.
“In effetti...”
“Che ne dite di Loony?” Propose James, tornando a parlare
del soprannome.
“Loony nel senso di lunatico?” Sirius storse il naso.
“No, hai ragione, Loony non va.”
“Provate a cambiare la prima lettera...” Suggerì
timidamente Remus.
“Soony?
Toony? Roony?” Tentò Sirius.
“No, cretino!” Esclamò James, tirando uno scappellotto
all’amico. “Moony!”
“Moony... Lunastorta...” Sirius parve rifletterci. “Mi
piace! Felpato, Ramoso e Lunastorta... ragazzi, sento che questo è l’inizio di
una grande amicizia!”
Sirius si fermò, notando lo sguardo divertito della cugina.
“Parla, avanti. Lo vedo che muori dalla voglia di fare commenti.”
“No, niente... è che non avrei mai creduto Remus in grado di far fuggire a quel modo Lucius Malfoy... non a undici anni, per lo meno.”
“Il vecchio Lunastorta ha sempre saputo il fatto suo, solo che è un tipo calmo, non gli piace farsi notare.” Fece una pausa, notando quanto la cugina sembrasse navigare sulle nuvole. “Tu, però, lo hai fatto, vero?”
“Che cosa?”
Da quelle nuvole, Tonks cadde in modo piuttosto violento.
“Lo hai notato.” Insinuò il mago con aria maliziosa.
La ragazza arrossì, facendo compiere ai propri capelli un rapido giro dei colori dell’arcobaleno.
“Non dire idiozie, Sirius! Sono solo curiosa!”
“Sì, come vuoi.” Acconsentì Sirius, dando però ad intendere che la sapeva lunga.
“Dai, raccontami qualcos’altro di quando eravate a Hogwarts! Mi piace ascoltarti!”
L’uomo sorrise: non aveva mai conosciuto nessuno più bravo di lei a cambiare discorso.
A parte se stesso, forse...
“Ok, ok... Vediamo... Dimmi, quando andavi a scuola che media avevi?”
“Mah, andavo bene... prendevo spesso ‘oltre ogni previsione’.”
Sirius ridacchiò.
“Beh, devi sapere che io e James già al primo anno avevamo collezionato una quantità non indifferente di ‘Troll’, mentre Remus, per quanto mi ricordo, non ha mai preso meno di ‘Eccezionale’.”
Ma
il mio amico è il mio amico
E
solo io so com’è
Lui
ha un cuore pulito
Che
un altro non c’è
Il
mio amico quando è solo
Ascolta
canzoni
E
a ogni nota riaffiorano in lui
Vecchie
e nuove passioni
Quando
tu sei arreso e non sai cosa fare
Lui
ti dice addormentati
E
prova a sognare
Vorrei
essere anch’io così ingenuo e felice
Invece
corro e da sempre
Non
trovo mai pace.
Remus era chino su una pergamena e ogni tanto voltava qualche pagina di un grosso libro, scarabocchiando appunti con una penna d’aquila di seconda mano.
Due figure si avvicinarono, furtive, alle sue spalle.
“Tu dici che ci lascia copiare?” Bisbigliò Sirius.
“Boh... dubito.
Quello è onesto fino allo sfinimento.”
Remus sogghignò.
“Guardate che vi sento” Disse, senza voltarsi.
James e Sirius gli si accostarono, contrariati, sbuffando
a tutto volume.
“La finite di fare i mantici? Sto cercando di concentrarmi.”
“Mi spieghi come accidenti fai, Lunastorta?”Chiese
Sirius, ignorandolo bellamente.
“Lasciando stare che il mio udito è più fine di quello
delle persone normali, credo vi sentirebbe arrivare anche la nonna di Silente.”
“La nonna di Silente è mor... ahio!” Il commento di Sirius fu stroncato sul nascere da
una gomitata di James.
“ Se volete un consiglio, lasciate perdere la carriera di
rapinatori.” Concluse Remus, sogghignando del piccolo sketch dei suoi amici.
“Senti un po’, Mr.Perfezione.” Cominciò Sirius,
appoggiandosi allo schienale della sedia con fare molto, molto persuasivo.
“Visto che hai sentito cosa volevamo chiederti, potresti anche risparmiarci
di ripetere la domanda.”
James si appoggiò all’altro lato della sedia con fare
cospiratorio.
Remus sospirò.
“Che materia vi serve?”
“Pozioni. Grazie, Rem, sei un mito!” rispose, pronto,
James.
Remus si alzò, sorridendo. Arrotolò la pergamena, si mise
la penna in equilibrio dietro all’orecchio e indicò ai suoi amici il volume
aperto sul tavolo.
“Io ho finito, il libro è già alla pagina giusta. Buon lavoro!”
James e Sirius lo guardarono, sgomenti.
“Avanti, ragazzi, credevate davvero che vi avrei lasciato
copiare?”Domandò lui, incrociando le braccia al petto.
“Ma Lunastorta...”
“No, James, è contro le regole e lo sai come la penso a
riguardo. Ci vediamo dopo.”
Detto ciò, uscì dalla biblioteca, lasciando gli amici
soli con il libro di pozioni e un tema tutto da scrivere.
Verso le undici di sera, mentre Remus era disteso sul suo
letto a leggere e James dormiva sotto al baldacchino alla sua destra, quando
Sirius entrò nel dormitorio, visibilmente sconvolto e si lasciò cadere accanto al
giovane licantropo.
“Non dirmi che sei stato in biblioteca fino a quest’ora.”Disse
quello, stiracchiandosi.
“E invece te lo dico. Non ho nemmeno cenato ma quel tema
proprio non lo riesco a fare, guarda.!”
Il giovane Black lanciò una pergamena accartocciata
all’amico, che la prese al volo.
Gli occhi allenati di Remus saettarono avanti e indietro
sul foglio, decifrando con facilità gli scarabocchi di Sirius.
Quando ebbe finito, gli restituì il tema con uno sguardo
critico in allegato.
“Sir, è una schifezza.” Dichiarò.
“Grazie della comprensione. Ci ho lavorato per cinque ore
ma ti giuro che non ci capisco nulla!”
Remus sospirò: sapeva che si sarebbe pentito di ciò che
stava per fare ma non voleva che bocciassero Sirius. Certo, era decisamente
classificabile come svogliato e fannullone ma era uno dei migliori amici che avesse mai avuto.
Uno degli unici amici che avesse mai avuto, a dire il
vero.
“Dormi, Sirius. Vedrai che domani non ti sembrerà tutto
così nero.”
“Cosa?Non posso presentare quell’orrore, domani, lo sai
meglio di...”
“Dormi, ho detto. Si risolverà tutto.”
“Come fai a dirlo? Mi bocceranno, me lo sento!”
“Felpato, ti ho detto di stare tranquillo. Non ti
bocceranno, fidati.”
I due amici si guardarono negli occhi, poi Sirius salì
sul suo letto e si infilò sotto alle coperte senza nemmeno cambiarsi.
“Spero per te che tu abbia ragione, Lunastorta.”
“Io ho sempre ragione, l’hai dimenticato?”
Il giorno dopo, svegliandosi, Sirius urtò accidentalmente
con un braccio un rotolo di pergamena che non ricordava di aver posato sul
comodino la sera prima.
Sbadigliando, lo aprì e vi trovò il tema di pozioni,
corretto e arricchito e un biglietto che diceva:
“Copialo in bella, prima di consegnarlo, Troll! Remus.”
Il ragazzo sorrise.
“Sei grande, Lunastorta... il migliore.”
Poi si vestì e scese nella sala comune deserta –come al
solito era l’ultimo a uscire dal dormitorio-, dove una musica triste risuonava
nell’aria.
Remus sedeva al pianoforte e suonava ad occhi chiusi.
Attraverso l’espressione del suo volto si potevano leggere
chiaramente la concentrazione, lo sforzo nell’eseguire i passaggi più difficili
ma anche tutte le emozioni che la musica provocava in lui.
Non era la prima volta che Sirius lo vedeva così; Remus aveva
l’abitudine di fare colazione prima degli altri per potersi poi godere un po’
di solitudine.
Sirius capiva che per lui era importante, anche se non ne
comprendeva il motivo, e lo rispettava.
Sembrava che nulla emozionasse Remus come la sua musica.
Il ragazzo superò il buco del ritratto e scese nella Sala
Grande, pensando a come le stranezze di Lunastorta lo rendessero assolutamente
unico e speciale.
“Mi piacerebbe vederlo suonare...” Susurrò Tonks con aria sognante, per poi diventare di mille colori, non appena si accorse di aver esternato i propri pensieri.
Sirius sorrise, sornione, e aprì la bocca per parlare ma, una frazione di secondo più tardi, parve ripensarci e si alzò in piedi.
“Ti va una tazza di cioccolata, cuginetta?”
“Perché no?” Rispose lei, cercando disperatamente di far tornare rosa i propri capelli.
“Vado a prepararla. Quando torno, andiamo avanti a parlare del caro Moony che fa battere tanto il tuo povero cuoricino.”
Il mago si chiuse la porta alle spalle, appena prima che un cuscino riuscisse a centrarlo in piena faccia.